Ciao magre! Anche i manichini hanno le curve

In Svezia, i primi manichini 'in carne'
In Svezia, i primi manichini ‘in carne’

Ci sono dei momenti in cui una donna prenderebbe a calci le vetrine dei negozi di abbigliamento: con una clava, una mazza o a mani nude, frantumerebbe l’armonia estetica di quello sorcio surreale, così artificiosamente luccicante e dannatamente perfetto da gravare su nervi particolarmente irritabili.
Questo moto collerico –destinato, tuttavia, a restare un atto in potenza-, lungi dall’essere lo sfogo istintivo di uno stato d’animo irascibile, esplode di norma nel periodo primaverile, quando lo specchio inizia a rimandare il riflesso di un’immagine un po’ appesantita dai bagordi calorici dell’inverno.
Ma l’imminente bisogno di scoprirsi è alle porte: abbonamenti in palestra e diete al limite della sopravvivenza s’invocano come fiduciosi palliativi allo sconforto, che però degenera comunque quando micro pantaloni, gonne lunghe un palmo di mano e abitini strizzati fasciano i corpi artificiali dei manichini dei negozi.

Le inanimate modelle, fantocci monocolore dai capelli lucidi e sguardo assente, avrebbero la funzione di mostrare le collezioni della nuova stagione e dare prova della portabilità dei capi con la velleità scellerata di riprodurre in una scala inverosimile la reale anatomia femminile. Forzate nelle pose più improbabili, le insulse statue ostentano una discutibile perfezione fisica, gambe lunghe e ginocchia sporgenti, vitini da vespa e culetti scultorei, che, se per alcune corrispondono al guanto di sfida per una repentina remise en forme, per altre costituiscono un vero e proprio affronto all’intelligenza umana, data l’assurdità di misure striminzite per una donna che si possa definire tale.

Ed è questo il motivo per il quale la foto scattata nel 2010 da una blogger svedese in un punto vendita della catena Ahlènse sta ottenendo il plauso di un numero esponenziale di ‘like’, dopo la pubblicazione su Women’s Rights News’, pagina Facebook che si occupa della promozione dei diritti delle donne.
Finalmente un completino intimo è indossato da un manichino tornito: un reggiseno di pizzo viola trova la ragione del suo essere sostenendo forme sostanziose e una culotte in pendant cinge i fianchi di un corpo che, seppur impalato, ha una certa verosimiglianza con la fisicità del genere femminile, adulto e in salute.

Consapevoli di come solo la location di una vetrina renda l’artificio dell’impeccabilità visiva -per giunta, solo nella parte anteriore, dato che poi basta entrare nel negozio per accorgersi che aghi e spilli stringono i capi sul retro dell’esile figurina-, sono tante coloro che si augurano l’introduzione di simili bambole espositive nei negozi di tutto il mondo, poiché jeans e shorts addosso a fisici ‘normali’ accrescerebbero in chiunque il desiderio di acquistarli, rendendo l’idea di un’effettiva vestibilità.

E se poi venissero realizzate anche con un cenno di sorriso al posto del solito avvilente broncio, allora sì che si placherebbe la stizza e fare shopping sarebbe divertente per tutte… le taglie.

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