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Dal Wrap Dress al memoir: Diane von Fürstenberg si racconta in un libro

La stilista Diane von Fürstenberg
La stilista Diane von Fürstenberg

Un’icona di stile, di eleganza che non è appariscenza ma semplicità, quella semplicità che si modella con i segni del tempo, quella che cattura perché profuma di verità e grande consapevolezza.  Diane von Fürstenberg rappresenta tutto questo, una donna che ha deciso di aprire le porte del suo backstage più importante, quello che non è fatto di modelle e creazioni, ma piuttosto di emozioni, sensazioni e un passato che le ha insegnato tanto e le ha dato la carica per poter donare alle generazioni presenti e future un modello di vita: “siate le donne che vorreste essere”.

Lei che, quasi inconsapevolmente 40 anni fa creò un capo iconico, uno di quelli che entrano nella storia non tanto per i tessuti pregiati o i ricami singolari, quanto piuttosto per il valore sociale che si portano dietro. Lei ci è riuscita, avvolgendo la silhouette di ogni donna con del jersey stampato, privo di zip e bottoni, ma dotato solo di una cintura da annodare intorno alla vita per valorizzare la bellezza delle curve femminili. È così che nasce, dal matrimonio tra sartoria, ingegneria e una grande dose di furbizia, il wrap dress: iconico abito femminista. Si, perché Diane, ancora oggi pensa davvero che il femminismo sia un dettaglio importante che tutte le donne debbano portare come torcia nella loro esistenza, per ricordare a se stesse quanto sia importante essere fiere, forti e potenti, perché il potere è un’arma a doppio taglio, “se dubiti del tuo potere, dai potere ai tuoi dubbi”.

Wrap dress indossato da Minka Kelly, New York FW12

A distanza di anni, quella che è considerata una delle designer più importanti dei nostri tempi, ha deciso di raccontarsi, ma non per tirare le somme di una carriera ormai giunta qui alla fine, tutt’altro, lo fa al fine di condividere le proprie esperienze in modo tale che queste possano essere da stimolo per chi ancora ha un lungo percorso davanti e anche per chi crede che invece sia troppo tardi per “reinventarsi”. Non è così, non è mai troppo tardi, non è mai detta l’ultima parola, perché siamo solo noi a decidere cosa fare della nostra vita. “Carattere. Intelligenza. Forza. Questo fa la bellezza” scrive nel suo ultimo libro presentato a Milano, quella città che conserva, come fosse uno scrigno dorato, moltissimi attimi importanti della sua vita.

La donna che volevo essere è il titolo che Diane ha scelto come chiave di volta di queste pagine così importanti in cui scrive quanto, nella sua vita, sia stata fondamentale la figura della madre, la quale l’ha sempre considerata la sua “bandiera di libertà”. Sarà stato probabilmente questo, il racconto di come è venuta al mondo quasi come fosse un miracolo della natura (la madre era stata prigioniera nei campi di concentramento e pesava poco più di 20kg), a donarle tutta la forza che da sempre la contraddistingue. La stilista racconta come, all’età di 20 anni, non sapeva esattamente cosa avrebbe voluto fare nella sua vita, ma aveva ben chiaro il tipo di donna che avrebbe voluto essere. Grandi insegnamenti, momenti toccanti ed emozioni senza tempo, le pagine scritte da Diane von Fürstenberg, sono proprio questo; piccoli pezzi di un puzzle, quello della sua vita, che crescerà ancora e ancora finché riuscirà a dimostrare al mondo quanta forza conserva dentro di sé.

Copertina del libro "La donna che volevo essere"
Copertina del libro “La donna che volevo essere”

“G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy” , il primo libro sulla storia di colui che ha reso celebre la moda italiana nel mondo

G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy” è il primo libro che racconta la storia di colui che ha reso grande la moda italiana nel mondo. Tutti sanno che è stato il ‘padre della moda italiana’, ma in pochi conoscono il lungo percorso che portò Giovanni Battista Giorgini a organizzare la leggendaria sfilata del 12 febbraio 1951 a Villa Torrigiani. L’evento con cui la moda italiana mosse i primi passi sulla scena internazionale, per poi ‘trasferirsi’, sempre su idea di Giorgini, nella Sala Bianca di Palazzo Pitti. E quasi nessuno sa che per poco la nascita della moda italiana non avvenne a New York invece che a Firenze.

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G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy è il primo libro che racconta questa storia straordinaria, che non riguarda solo la nascita della moda italiana ma appunto del Made in Italy, e lo fa attraverso una profonda rilettura dell’Archivio Giorgini, l’enorme documentazione da lui stesso lasciata, relativa alla sua vita sia privata che lavorativa. Il nuovo volume  è stato presentato a Roma, al Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, da Neri Fadigati (presidente Archivio Giorgini e curatore del libro), Daniela Calanca (Alma Mater Studiorum, Università di Bologna), Vittoria Caratozzolo (Sapienza, Università di Roma, con un incontro moderato da Alessio de’ Navasques.

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Un coffee table book di oltre 230 pagine, in inglese e italiano – edito da Gruppo Editoriale in collabo- razione con Polimoda – dove dell’archivio si svelano non solo le foto storiche, ma anche lettere, inviti, programmi, articoli e altri materiali dell’epoca. A questo importante apparato grafico si unisce il racconto corale di grandi firme italiane e internazionali, quali Gian Luca Bauzano, Daniela Calanca, Grazia d’Annunzio, Eva Desiderio e Sonnet Stanfill. Le cui penne ripercorrono la vita di Giovanni Battista Giorgini, a partire dai suoi primi viaggi negli anni Venti in America, dove proponeva ai buyer un campionario dei nostri migliori prodotti artigianali.

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In questi viaggi, nel dopoguerra, Giorgini notò il grande cambiamento sociale e di stile che stavano viven- do gli Stati Uniti. Parigi esercitava un grande fascino oltreoceano, ma la sua moda era elaborata, pom- posa e soprattutto cara. I buyer non vedevano l’ora di trovare abiti semplici e portabili con cui riempire le vetrine dei loro grandi magazzini, frequentati da giovani donne affaccendate tra lavoro e famiglia. Al- trettanto vogliose di spendere i soldi guadagnati per apparire carine e eleganti come le dive del cinema. Nasce da qui l’idea di organizzare una grande sfilata di abiti italiani in occasione della mostra Italy at Work.

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L’idea andò in fumo per il rifiuto del grande magazzino B. Altman & Co.. Giorgini però non si arrese e decise di portare il progetto della sfilata nella sua città. Fu quindi per questo diniego americano che la moda italiana è nata a Firenze e non a New York. Aprono il volume i contributi di chi Giorgini l’ha conosciuto, come lo stilista Roberto Capucci, e di grandi personaggi della moda come Ferruccio Ferragamo, Laudomia Pucci, Bruce Pask, Men’s Fashion Director di Bergdorf Goodman e Neiman Marcus, e Antonella Mansi, presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana. Una pubblicazione rivolta non solo agli appassionati che desiderano scoprire tutto su questo importante pezzo di storia italiana, ma soprattutto agli studenti di moda e ai giovani stilisti, che grazie all’attento lavoro di Polimoda sull’Archivio Giorgini, in queste pagine possono trovare i capi che hanno fatto la grande la moda italiana e i modelli, alcuni ormai di più di 70 anni fa, che risultano ancora oggi di grande attualità. Con firme come Simonetta, Schuberth, Fontana, Marucelli, Veneziani, Fabiani, Galitzine, Emilio Pucci, Roberto Capucci, Valentino e molti altri. “G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy è vendita nelle migliori librerie d’Italia, oltre che su gruppoeditoriale.com e sui principali portali di vendita online.

Photo credits Courtesy of Press Office

– Cover  del libro G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy, edito da Gruppo Editoriale

– G.B.Giorgini 1955 N.A.G. credito Archivio Giorgini

– SimonettaSport_1957 credito Archivio Giorgini

– Valentino_1963 credito Archivio Giorgini