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Virgilio Sieni, l’artista toscano presenta in prima romana due delle sue nuove produzioni

Dopo lo straordinario successo dei due appuntamenti con il coreografo libanese Bassam Abou Diab, Diafanie. Materia e Luce, la stagione danza 2023 realizzata dal Centro Nazionale di Produzione della Danza ORBITA | Spellbound, prosegue con un nuovo focus autoriale, questa volta dedicato a uno dei maestri  della coreografia contemporanea, Virgilio Sieni.

Il celebre artista toscano presenta in prima romana due delle nuove produzioni del 2022: giovedì 9 febbraio in Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, nell’ambito del festival Equilibrio, in collaborazione con ORBITA | Spellbound, andrà in scena Le tue labbra/Sul Cantico mentre il giorno seguente, venerdì 10 febbraio, ci si sposta al Teatro Palladium per Satiri, presentato in collaborazione con Fondazione Musica per Roma/Equilibrio Festival.

Le tue labbra, interpretato da una coppia di danzatori della Compagnia Virgilio Sieni su musica originale eseguita dal vivo da Daniele Roccato, è una delle coreografie che compongono un trittico dedicato al Cantico dei Cantici. Tutto il duetto è giocato sull’essere abbagliati: non solo dalla luce ma dalle risonanze dei riflessi che collaborano alla nascita dei movimenti dal buio. In questo notturno interrotto e attraversato da momenti di abbaglio i gesti provengono dalle zone abissali del buio. Intorno ai corpi regna il vuoto notturno e solo le misure della luce riflessa tracciano una mappa sensibile di avvicinamenti e adiacenze. L’infinito che si raggruma in uno spazio minimo appare inesauribile.

Virgilio Sieni-Le tue labbra_Ph. Filippo Manzini
Virgilio Sieni-Le tue labbra_Ph. Filippo Manzini

“Tra i libri della Bibbia, – dichiara Sieni – il Cantico dei Cantici ci giunge con una voce sempre nuova che ancora freme tra noi. Parole tremolanti, colme di adorazione, di pieno immersivo: sono anche gesti che gli amanti si scambiano. Odori, sguardi ravvicinati, luci notturne, rumori e richiami e ancora torsioni, occhi contro occhi, pupille che si guardano, braccia che si aprono, rannicchiamenti repentini, passi che arrivano alla porta: un atlante di posture notturne tra la terra, le dune, sotto un riparo, nel primitivo spazio della luce.

Satiri invece vede in scena i due danzatori Jari Boldrini e Maurizio Giunti accompagnati dalla musica di Johann Sebastian Bach eseguita dal vivo al violoncello da Naomi Berrill. Il Satiro, come ci dice Nietzsche ne La nascita della Tragedia (1872) e per richiamo sapienziale Giorgio Colli ne La nascita della filosofia (1975), potrebbe essere colui che getta lo sguardo nell’abisso dicendo sì alla vita. I due danzatori sono contagiati dall’interno, investiti dalla contemplazione rivolta al gesto simile, adiacente, simmetrico che si apre a una disposizione musicale. Le danze segnano lo spazio della materia inebriante che parla con il corpo. Danze sulla soglia segnano lo spazio, forme di intesa e empatia che esplodono tra dionisiaco e apollineo. Il gesto sottrae al quotidiano quelle posture che poi tornano sotto forma di un’altra lingua, di corpo che trascolora e, come una nebulosa auratica, si confonde tra lontananza e vicinanza e opera secondo un’attenzione rivolta alla tattilità spaziale che ci comprende.

Virgilio Sieni
Virgilio Sieni- Satiri

About VIRGILIO SIENI 

È danzatore e coreografo attivo in ambito internazionale per le massime istituzioni teatrali, musicali, fondazioni d’arte e musei. Si forma in discipline artistiche e architettura, dedicandosi parallelamente a ricerche sui linguaggi del corpo e della danza. È stato uno dei fondatori della Compagnia Parco Butterfly e nel 1992 crea la Compagnia Virgilio Sieni, affermandosi come uno dei protagonisti della scena contemporanea internazionale. Dal 2003 dirige a Firenze CANGO Cantieri Goldonetta, Centro di Produzione della danza per la ricerca e la trasmissione sui linguaggi del corpo, uno spazio per ospitalità e residenze di artisti. Nel 2007 fonda l’Accademia sull’arte del gesto, un contesto inedito di formazione e creazione che coinvolge persone di qualsiasi età, provenienza e abilità, sull’idea di comunità del gesto. Gli è stato assegnato per tre volte il premio UBU (2000, 2003, 2011), nel 2011 il premio Lo Straniero e nel 2013 è stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et de Lettres dal Ministro della cultura francese.

È stato Direttore della Biennale Danza di Venezia dal 2013 al 2016, sviluppando un piano quadriennale sul concetto di abitare il mondo tra polis e democrazia, concependo la città attraverso la sua metafisica. La sua ricerca si fonda su un’idea di corpo come luogo di accoglienza delle diversità e come spazio per sviluppare la complessità archeologica del gesto.

Crea il suo linguaggio a partire dal concetto di trasmissione e tattilità, con un interesse verso la dimensione aptica e multisensoriale del gesto e dell’individuo, approfondendo i temi della risonanza, della gravità e della moltitudine poetica, politica, scientifica e archeologica del corpo.

ORBITA/DIAFANIE. MATERIA E LUCE: LA STAGIONE DANZA 2023

Realizzata da ORBITA | Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza, nasce finalmente a Roma la prima stagione organica dedicata alla danza contemporanea: dal 10 gennaio al 17 maggio 2023 alTeatro Palladium e al Teatro Biblioteca Quarticciolo, Orbita presenta le creazioni più significative dei grandi e riconosciuti autori italiani come Virgilio Sieni, Abbondanza Bertoni, Roberto Castello, Michela Lucenti, Michele Di Stefano e Mauro Astolfi al fianco di incursioni alla scoperta dei nuovi protagonisti della danza contemporanea internazionale come Bassam Abou Diab dal Libano, Masoumeh Jalaliehdall’Iran, Michael Getman da Israele e Caroline Shaw con Vanessa Goodman dal Canada, che presentano i loro lavori per la prima volta in Italia e a Roma; ma anche il debutto nazionale del nuovo spettacolo dello spagnolo Marcos Morau e il ritorno a Roma di Un poyo rojo, lo spettacolo “fenomeno” franco-argentino che dal 2008 ha conquistato tutto il mondo.

Venti spettacoli, di cui cinque in prima romana e quattro in prima nazionale, e quattro focus autoriali, fra cui quello su Virgilio Sieni realizzato in collaborazione con Fondazione Musica per Romanell’ambito del festival Equilibrio, che si aggiunge a quelli su Compagnia Abbondanza Bertoni, Bassam Abou Diab e su Poyo Rojo, il collettivo che ha dato il titolo al celebre spettacolo. A completare il quadro, tre residenze artistiche e un film, oltre a una serie di incontri con gli autori prima e dopo la visione degli spettacoli.

Diafanie. Materia e luce. Questo il titolo, evocativo e puntuale al tempo stesso, della stagione disegnata da Valentina Marini – già direttrice generale di Spellbound Contemporary Ballet e direttrice artistica del festival Fuori Programma – che cura l’intera programmazione di Orbita. Al centro di questa coesistenza di materia e luce, il corpo in scena come materia attraversata da questioni geopolitiche, sociali, pulsioni desideranti e ribelli. Materia da cui traspaiono, dunque, pungoli del nostro presente.

IL CENTRO DI PRODUZIONE NAZIONALE DELLA DANZA ORBITA | SPELLBOUND

Orbita Spellbound è il nuovo Centro di Produzione Nazionale della Danza, il primo con sede a Roma e uno degli otto centri italiani riconosciuti dal Ministero. Nasce nel 2022 dall’intento dell’Associazione Spellbound di sopperire all’assenza di un incubatore produttivo del settore nell’area centromeridionale e grazie alla pluriennale esperienza in ambito artistico e produttivo della compagnia Spellbound Contemporary Ballet, realtà italiana di punta sul piano internazionale guidata dal coreografo Mauro Astolfi nelle vesti di direttore artistico e da Valentina Marini alla direzione generale.

Sede principale è il Teatro Palladium, un teatro di ateneo che ne suggerisce il modello di produzione artistica e scientifica, da cui si diramano le molteplici traiettorie verso spazi satellite della Capitale, diversi per funzioni e identità. Produzioni e sollecitazione di formati innovativi, programmazione, progetti in rete, formazione sono gli assi portanti di Orbita Spellbound che vuole posizionarsi come crocevia di progettualità tra i centri produttivi collocati nelle zone settentrionali e meridionali del Paese, raccogliendo l’urgenza di ricucire una cerniera che, da una parte faccia da raccordo tra le risorse creative in essere sul territorio locale e dall’altra funga da punto di riferimento per la filiera produttiva su scala nazionale e internazionale.

Dalla sua nascita a oggi Orbita Spellbound ha presentato, fra gennaio e marzo 2022, la prima rassegna Orbita, e in autunno prima la rassegna Supernova e dopo Voices From Czech Republic, un focus sulla coreografia contemporanea della Repubblica Ceca. In programma nel 2023, Orbita/Diafanie. Materia e Luce è la prima stagione organica di danza contemporanea prodotta dal Centro.

Photo credits Filippo Manzini/ Courtesy of Press Office

Oscar 2016. Kate e Leo, il politically correct e gli abiti da favola

 

Da sinistra: Mark Rylance(miglior attore non protagonista), Brie Larson, Leonardo DiCaprio e Alicia Vikander. Credits: Google.
Da sinistra: Mark Rylance(miglior attore non protagonista), Brie Larson, Leonardo DiCaprio e Alicia Vikander. Credits: Google.

Ancora una volta la notte più attesa dell’anno è stata anche la più discussa, sia per quello che abbiamo visto sul red carpet che all’interno del Dolby Theatre di Los Angeles. Il 28 Febbraio scorso, infatti, tutte le star della Hollywood più glamour hanno gareggiato ancora una volta a colpi di pellicole e strascichi. Da molti verranno ricordati come gli Oscar che hanno (finalmente) visto vincere un Leonardo DiCaprio emozionatissimo, premiato nella categoria degli attori protagonisti, grazie alla sua interpretazione in “Revenant- Redivivo”. Dopo cinque nomination, l’Academy ha pensato che fosse giunto il momento di premiare uno dei migliori attori in circolazione. Tanto che alla ragazza incaricata di porre la targa col suo nome sulla statuetta dorata, DiCaprio ha simpaticamente chiesto: “Fai ogni anno questa cosa? Beh, io non potrei saperlo!”.

Kate Winslet in Ralph Lauren e Leonardo DiCaprio in Giorgio Armani, alla cerimonia degli Oscar. Credits: Google.
Kate Winslet in Ralph Lauren e Leonardo DiCaprio in Giorgio Armani, alla cerimonia degli Oscar. Credits: Google.

Ha fatto commuovere i più romantici l’arrivo di Leo in passerella, in posa di fronte agli obiettivi dei fotografi insieme all’amica/collega di lunga data Kate Winslet che, oltre ad esser stata criticata da alcuni per l’abito nero troppo simile ad una busta della spazzatura, non è riuscita a conquistare la statuetta come miglior attrice non protagonista, categoria nella quale ha invece trionfato la giovanissima attrice di origini svedesi Alicia Vikander per l’intensa interpretazione in “The Danish Girl“. Un abito, il suo, tra i più discussi del red carpet: un esclusivo giallo firmato Louis Vuitton (di cui Alicia è testimonial) che ha diviso il pubblico in perplessi e amanti del look. Molti altri abiti, invece, sono stati apprezzati per l’eleganza e la semplicità. E’ il caso di Rachel McAdams, in gara con “Il caso Spotlight (premio come miglior film dell’anno), splendida con un make-up naturale e un leggerissimo abito color verde smeraldo disegnato dallo stilista semisconosciuto e giovanissimo August Getty (l’unica, visto che di solito gli stilisti da red carpet sono altri). Un punto in più per aver osato!

Rachel McAdams in August Getty. Credits: Google.
Rachel McAdams in August Getty. Credits: Google.
Da sinistra: Alicia Vilkander in custom Louis Vuitton e Olivia Wilde in Valentino Haute Couture. Credits: Google.
Da sinistra: Alicia Vilkander in custom Louis Vuitton e Olivia Wilde in Valentino Haute Couture. Credits: Google.

Cate Blanchett può essere facilmente inserita nella lista di quelle che non sbagliano mai un colpo (ma proprio mai), grazie al suo abito celeste Armani Privé e gioielli Tiffany&Co. Perfetta, come da copione. E poi ancora Charlize Theron in un classicissimo rosso Christian Dior. Olivia Wilde invece, in Valentino Haute Couture, ha giocato benissimo con i contrasti: abito bianco algido ma con la schiena nuda, acconciatura neoromantica e collier sexy.

Da sinistra: Cate Blanchett in Armani Privé, Brie Larson in Gucci e Charlize Theron in Christian Dior. Credits: Google.
Da sinistra: Cate Blanchett in Armani Privé, Brie Larson in Gucci e Charlize Theron in Christian Dior. Credits: Google.

Tra le ultime ad arrivare sul red carpet, si è fatta notare Jennifer Lawrence, diversa dal solito in un trasparente abito nero in pizzo firmato Christian Dior Couture. Stessa scelta di colore anche per il celebre afterparty a casa di Vanity Fair, dove a trionfare sono stati proprio gli abiti neri e, soprattutto, le applicazioni, gli inserti e i dettagli metallici (silver ma soprattutto gold, proprio come le statuette). Trasformando la notte in una delle più sexy dell’anno.

Jennifer Lawrence prima in Christian Dior Couture, poi in Alexander Wang. Credits: Google.
Jennifer Lawrence prima in Christian Dior Couture, poi in Alexander Wang. Credits: Google.
Da sinistra Anne Hathaway, Olivia Munn, Selena Gomez, Alicia Vikander e Kate Hudson al party di Vanity Fair. Credits: Google
Da sinistra Anne Hathaway, Olivia Munn, Selena Gomez, Alicia Vikander e Kate Hudson al party di Vanity Fair. Credits: Google

Una notte di premi in alcuni casi prevedibili, come la vittoria del cartone animato “Inside Out” e quella di Leo (come ormai ci piace chiamarlo), quest’anno favoritissimo. In altri casi sorprendenti, come quello della giovane Brie Larson, che alla prima nomination si è subito accaparrata la celebre statuetta nella categoria delle attrici protagoniste, per la sua splendida e commovente interpretazione in “Room“, fasciata in uno splendido abito blu firmato Gucci e realizzato da Alessandro Michele su misura per l’attrice. In effetti, nonostante non fosse tipico dello stile della maison fiorentina, Michele si è dichiarato orgoglioso di vestire una delle sue favorite in gara.

Brie Larson in Monse al party di Vanity Fair. Credits: Google.
Brie Larson in Monse al party di Vanity Fair. Credits: Google.

E se questi dovevano essere gli Oscar della protesta (a causa dell’assenza di nomination black), sono diventati invece quelli del politically correct. Si è parlato (tra uno sbadiglio e l’altro) della questione razziale, ripercorrendo la storia delle candidature nere e con degli sketch non sempre apprezzati o riusciti da parte di Chris Rock, presentatore dell’evento per la seconda volta. Se dunque, negli ultimi anni, la forza degli Oscar era proprio nelle gag che si frapponevano tra una premiazione e l’altra, stavolta nemmeno queste trovate (la migliore sicuramente quella della vendita di biscotti delle scout girls ai presenti in sala) sono riuscite a portare brio sul palco degli Academy Awards.

Chris Rock e le Scout Girl che hanno raccolto soldi per beneficenza vendendo biscotti in sala. Credits: Google.
Chris Rock e le Scout Girl che hanno raccolto soldi per beneficenza vendendo biscotti in sala. Credits: Google.

A far brillare gli Oscar quest’anno sono state le star: da DiCaprio che al suo primissimo Academy Award parla dell’importanza di una consapevolezza ambientale, a Kate Winslet che lo guarda commossa. Da Alicia Vikander che con il suo abito da favola bacia il principe (Michael Fassbender, non uno qualsiasi) e poi conquista il suo happy ending, fino a Lady Gaga (che si è esibita sul palco a favore delle vittime di abusi sessuali). Dal tenerissimo Ennio Morricone, che ritira un premio importante quanto mai doveroso salutando tutti con un “Buonasera signori”, fino ad Alejandro G. Iñárritu (per la seconda volta di fila regista dell’anno), per poi arrivare ai creatori di “Mad Max-Fury Road, il pluripremiato della serata con ben sei statuette. Per loro, di sicuro sarà stata una delle notti più splendenti.

Finale della cerimonia con i vincitori sul palco. Credits: Google
Finale della cerimonia con i vincitori sul palco. Credits: Google