Salvatore Ferragamo: il calzolaio prodigioso in mostra a Firenze

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Camminare vuol dire conoscere; conoscere vuol dire scoprire. E Salvatore Ferragamo lo sapeva bene.

Nato come ciabattino in un piccolo paese dell’Italia del Sud e divenuto dopo anni di sacrificio “il calzolaio delle Star”, Ferragamo dedica tutta la sua vita alla ricerca sperimentale di bellezza e comodità. Le sue scarpe raccontano un sogno e come una fiaba insegnano che la passione e la libera creatività possono abbattere qualunque muro.

E proprio questo è il tema della mostra Il calzolaio prodigioso – Fiabe e leggende di scarpe e calzolai, inaugurata il 18 Aprile e che resterà aperta al pubblico fino al 31 Marzo 2014 presso il Museo Salvatore Ferragamo a Firenze. La giornata del 19 Aprile è stata dedicata a un ciclo di conferenze che ha attraversato la tematica della fiaba in tutte le sue sfumature, grazie al convergere di forme d’arte diverse ma con un unico scopo: far sognare.

La mostra, curata da Stefania Ricci, Sergio Risaliti e Luca Scarlini, prende vita dal desiderio di restituire alla figura del calzolaio la sua dignità e dal ritorno in scena della figura dell’organizzatore-committente, come ci tiene a sottolineare Mauro Borrelli durante la conferenza di apertura dell’evento. Borrelli, regista del cortometraggio White Shoe, si oppone alla mistificazione delle cosiddette arti minori ed esalta il ruolo svolto dai curatori della mostra, i quali hanno recuperato la funzione di promotori di cultura e arte coinvolgendo numerosi artisti in un unico progetto.

White Shoe mette in scena un aneddoto della vita di Ferragamo, considerato come il punto di partenza dell’artista. Il piccolo Salvatore, interpretato da Reese Gonzales, realizza un paio di scarpe bianche da dare in dono alla sorella per il giorno della sua Prima Comunione. Il bambino però dovrà affrontare un manichino di stoffa, che altro non è che la sua paura interiore di fallire. Solo un atto d’amore e la forza impetuosa della creatività lo renderanno libero. Un altro filmato in scena all’interno della mostra è L’arcobaleno e la sposa perduta, diretto da Francesco Fei, il quale trasforma in un simbolo fondamentale per la trama narrativa il modello di scarpe Rainbow della collezione di Salvatore Ferragamo e indossate dalla sposa protagonista.

All’allestimento della mostra hanno partecipato anche altri artisti che hanno rivisitato il significato della scarpa attraversando il mondo delle fiabe. Liliana Moro, ad esempio, si ispira alla fiaba popolare francese Pelle d’asino, in cui la scarpa è completamente assente e gioca sulle luci e le ombre della storia, creando una caverna che collega le sale della mostra. Frank Espinosa ha realizzato una graphic novel traendo spunto dalla vita di Salvatore Ferragamo e Ann Craven ha ritratto con la pittura ad acquerello su carta alcuni modelli classici dell’ideatore del sandalo invisibile. Interessante è anche la presenza di un estratto del manoscritto di Federico Garcia Lorca dal titolo La zapatera prodigiosa.

La prima sala è dedicata alle creazioni dell’artista campano racchiuse in teche trasparenti, quasi a proteggerne la magia. Tra esse si fanno notare le scarpe realizzate per Anna Magnani, i tacchi preziosi ricoperti di strass e i modelli ispirati al mondo dei fiori e delle farfalle.

Il calzolaio è come un demiurgo che fin dai tempi antichi ha guidato gli uomini nel loro personale cammino e li ha aiutati a condurre il viaggio della loro vita. Salvatore Ferragamo, amante delle donne e dei loro piedi, era consapevole dell’importanza del suo ruolo e di ciò che le sue creazioni potevano rappresentare: una straordinaria espressione di libertà.

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