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POSTmatter, il magazine digitale POSTfuturistico

Tutto ebbe origine da un’App. Da applicazione per Ipad a rivista digitale fino a trasformarsi in una mostra multimediale di arte, moda e tecnologia in cui gli spettatori, attraverso particolari interfacce digitali, potessero sfogliare con un touch un magazine in formato gigante. Si è trattato di POSTexhibition, l’evento creato a Milano (14-16 marzo) da POSTmatter, la rivista digitale inglese che in pochi anni ha ottenuto un successo strepitoso. Grazie infatti alla genialità di Meri Media, l’applicazione per la moda nata nel 2010 si è trasformata in un editoriale per tablet che, dopo aver vinto diversi premi, tra cui il Digital Magazine Award ai Webby, è approdato in rete diventando sito web nel 2013. Da qui un’escalation irrefrenabile dovuta al fondatore e direttore artistico Remi Paringaux   (già a Vogue Nippon e Dazed and Confused), lungimirante e visionario, che insieme a Barnaby Sheeran, programmatore di computer grafica, coniuga in modo originale e sorprendente Visual Art, moda e design.

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Lo scopo, quindi, è quella di creare sperimentazioni di cinestetica unendo moda, arte e scienza, tanto da definire POSTmatter “una convergenza tra mondo digitale e mondo fisico. Per questo, secondo il concept di Paringaux, è fondamentale far sì che il lettore o lo spettatore siano direttamente partecipi, spinti oltre il confine fisico e gettati in quello digitale attraverso i movimenti che loro stessi devono compiere. Dunque nessuno è passivo di fronte alle immagini, quasi vive, che POSTmatter propone non solo nel web ma anche agli eventi. 

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La mostra milanese, infatti, che si è svolta all’interno della Chiesa di San Carpoforo e che sarà itinerante, vuole dimostrare come la filosofia di POSTmatter sia concreta e realistica: “il mondo digitale non è più un’astrazione, ma una condizione dell’esistenza stessa”. Quindi, come nella vita tutto si mescola in modo quasi indistinto, così POSTexhibition non è altro che la commistione senza soluzione di continuità tra sacro e profano, reale e virtuale, astratto e concreto, arte e tecnologia passando per la moda.

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Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro sinergico di grandissimi professionisti, come  Kate Shillingford, responsabile dei servizi di moda e video per Dazed and Confsued, e stylist di Garet Pugh; Robert Rimbaud, sound artist scanner, e infine del designer Carlo Borromeoideatore del set  dell’evento multimediale.

 

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Sono numerosi i videoin cui gli effetti speciali, davvero sorprendenti, dimostrano come la contaminazione tra moda, arte e grafica sia possibile attraverso una metamorfosi continua da una form all’altra in modo del tutto naturale e nel contempo irreale (non a caso  il video di Bart Hess, per citarne uno, si chiama POSTmorphic) .

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