Evgen Bavčar, uno sguardo nel buio

Vedere e guardare, quella   linea sottile capace di disegnare diverse realtà.
L’essenziale è invisibile agli occhi. Non si vede bene che col cuore.”  Diceva così il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, una grande verità nascosta dietro una frase ormai inflazionata.
Eppure, a dare l’ennesima prova di una realtà ormai comprovata, arriva la mostra di Evgen Bavčar, fotografo cieco dall’età di 12 anni.
Come può fotografare un non vedente?” E’ questa la prima domanda che sorge spontanea, eppure la risposta arriva in modo semplice e naturale dallo stesso artista:  “Mi dovete chiedere non come, ma perché fotografo. Scatto in rapporto ai rumori, ai profumi e soprattutto in relazione alla mia esperienza della luce. Poi scelgo le mie foto facendomi consigliare con lo sguardo libero da ossessioni personali”.


Il buio e’ una spazio” e’ il nome della mostra allestita al museo di Trastevere fino al 25 marzo.

Provate a chiudere gli occhi, rilassatevi e lasciatevi andare. Il buio, la paura dei piccoli e l’inquietudine dei grandi, può diventare una risorsa. Ad occhi chiusi si sogna, si immagina, si “guarda”, si può avere una visuale aperta verso il mondo, una visione “sentita” con gli occhi del cuore. L’ esposizione mostra alcuni degli scatti in bianco e nero più famosi del fotografo e porta per la prima volta in Italia alcuni scatti a colori.
Evgen Bavčar, che nasce nel 1946 in Slovenia e diventa cieco in seguito a ben due incidenti a distanza di un anno l’uno dell’altro, attualmente è uno dei fotografi internazionali più quotati.
Io non sono che un artista che cerca di vedere ovunque delle immagini. Anche se queste gli sono proibite. Offro alla vista la trascendenza delle immagini che esprimono lo sguardo spirituale del mio terzo occhio.Il terzo occhio, quello situato nella sua mente, quello necessario alla sua arte. “Io percepisco le mie fotografie con l’aiuto del mio terzo occhio, quello che va al di la del visibile. Nonostante i nostri occhi siano in origine fatti di argilla, il terzo occhio può superare questo limite. Il terzo occhio è quello che ha permesso agli antichi Greci di vedere il futuro, di trascendere il reale dell’immediatezza della percezione visiva. E’ questo terzo occhio che ci permette di contemplare lo spazio onirico.” 
Immagini come visioni, espressioni di un sogno che parte dai sensi. Le immagini di Evgen Bavcar sono una vera e propria sfida al limite fisico della sua cecità. Le opere prendono forma dai suoi ricordi e dalle suggestioni evocate dal mondo circostante, che Bavcar rielabora con grande profondità, creando “visioni dell’anima” oniriche ed emozionanti.
Vedere e guardare, la distanza tra gli occhi e cuore, tra la realtà e la verità. Un misto di emozione e sentimento che colpisce, dove le foto vanno guardate col cuore e non con gli occhi.

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