Intervista a Luca Lanzoni: “Se si ha da dire qualcosa, nella moda lo si può fare”

L’inizio nei panni di stylist, l’arrivo a ELLE come responsabile del sito e una nuova nomina all’orizzonte. Luca Lanzoni ci racconta la sua personale visione della moda tra lavoro, passione e dedizione

“Se si ha da dire qualcosa, nella moda lo si può fare”. Queste le parole che hanno introdotto la mia chiacchierata con Luca Lanzoni, responsabile del sito di ELLE Italia. Avverto così da subito una personalità aperta, multisfaccettata, che ha sempre voluto esprimere le proprie sfumature (nonostante abbia un debole per il blu) attraverso tutti i canali che la moda gli ha messo a disposizione. Lo raggiungo telefonicamente in tarda serata e lui mi rivela di essere ancora in redazione. Lo immagino seduto alla scrivania, con la luce milanese che comincia ad affievolirsi sulle finestre dei grandi uffici di ELLE.

Come hai inziato il tuo percorso nel campo della moda?

La mia carriera ha inizio negli anni ’90, proprio agli albori di Internet, quando se ne parlava ancora nel campo universitario e nessuno sapeva cosa sarebbe successo di lì a pochi anni. Ho concluso gli studi in lettere moderne e diritto delle comunicazioni sociali, campo che nonostante non avesse alcun legame con la moda, mi ha permesso di avvicinarmi da subito al mondo della comunicazione. La moda è sempre stata però una passione: inizio dunque a lavorare come stylist per riviste indipendenti francesi per poi incontrare sulla mia strada Collezioni (volume semestrale che conteneva tutte le sfilate), che mi ha permesso di guardare subito agli addetti ai lavori, in Italia e nel mondo, ad andare alle sfilate di Milano e Parigi. Un lungo periodo dedicato alo styling, ma durante il quale ho sempre scritto. La iper specializzazione che c’è oggi crea persone a cui manca la visione di insieme, che è stata invece la mia impronta.

E l’arrivo a ELLE?

L’arrivo a ELLE è successivo al lavoro all’interno di Glamour, per il quale mi occupavo del sito digitale, uno dei primi tra le poche testate online che stavano sorgendo. È stata la prima esperienza digital nel verso senso della parola. 10 anni fa sono arrivato a ELLE, dove in un primo momento mi sono occupato di Copy per passare poi al sito. Nell’ultimo periodo ho lavorato molto con le interviste, avendo così la possibilità di parlare direttamente con gli stilisti, per scoprire cosa si cela dietro il loro mondo. Fino ad oggi sono stato Responsabile del sito di Elle nella sua globalità, ma mi sto apprestando ad iniziare una nuova avventura per cui mi occuperò della parte moda a livello digitale delle varie testate Hearst, con un occhio particolare, il mio.

Che tipo di percorso consigli a chi vuole intraprendere un lavoro nel campo del giornalismo/styling di moda?

Se si ha tanto da dire, internet e i social network sono sicuramente uno strumento molto utile. Nella moda poi lo si può fare in maniera ancora più ampia, attraverso le parole oppure in modo ancora più immediato, con l’immagine. Uscire in evidenza e farsi notare è più facile adesso, nonostante ci sia tanta competizione. Differenziarsi è difficile, ma sicuramente ci sono delle strade di accesso alla portata di tutti.

Il mio è stato un percorso casuale, fatto di passione, incontri giusti, che molte volte mi ha costretto anche ad inventarmi tutte le cose possibili per potercela fare. Quando ero giovanissimo, anche io cercavo di imbucarmi alle sfilate insieme ai miei amici. Oggi quando ci incontriamo ricordiamo ancora quei momenti.

Come hai vissuto il passaggio dalla rivista cartacea al mondo digitale? 

Ho vissuto il cambiamento in maniera molto naturale. Anni fa scattavo le polaroid e le appendevo sopra la mia scrivania. Ora il mio desk è la bacheca di Instagram e le polaroid sono le foto che scatto con il cellulare. Fantastique poter condividere le cose. Mantengo però ancora una certa privacy sulle mie fonti, su quello che vedo e su quello che racconto.

Sei un nostalgico della carta stampata?

Non si può essere nostalgici, se lavori nella moda sai che passerà di moda. Devi essere pronto a cambiare anche tu. È un mondo in continua evoluzione e così anche la sua comunicazione: dalla carta alle foto, da Instagram alle stories e alle dirette di Facebook, vedremo quali saranno i nuovi linguaggi.

Secondo me l’esplosione del digitale contribuisce a rendere le riviste ancora più forti: oggi si ha ancora di più la consapevolezza di avere tra le mani un momento di astrazione, di sogno.

Quali sono le qualità necessarie per diventare un buon giornalista di moda?

Per diventare un buon giornalista di moda è importante avere delle qualità innate come la sensibilità, la memoria visiva e l’eccellenza nel gusto. Una grande preparazione, qualità tecniche, savoir faire e inventiva, accompagnati dalla capacità di adattarsi e resistere allo scorrere del tempo. Nella moda bisogna essere folli, ossessionati. Mangiarla, sognarla viverla. La moda è un mondo che vive di ossessioni e tu stesso, per averci a che fare, lo devi volere fortemente.

Ti racconto un aneddoto: quando facevo lo stylist, lavoravo con giornali no budget. Capitava dunque di dover curare anche due shooting di seguito, uno di giorno e uno di notte, a seconda di come venivano inviati i modelli. Io non mi accorgevo dello scorrere del tempo. Se guardi l’orologio e non vedi l’ora che sia finita, allora non è il lavoro che fa per te.

 

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