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Venezia, luogo d’arte cinematografica e di couture: Festival del Cinema e “Trame di Moda”

Anche quest’anno il Lido di Venezia è tornato a brillare con la 69a edizione del Festival del Cinema, e a far splendere sotto la luce dei riflettori attori, dive del cinema e le tanto protagoniste indiscusse, pellicole cinematografiche. A dirigere la kermesse è ritornato, dopo la lunga reggenza di Marco Muller, il direttore del Museo del Cinema di Torino, Alberto Barbera, che con una sferzata di energia, e accompagnato dalla bellissima madrina d’eccellenza Kasia Smutniak, ha apportato una diversa linea direttiva al festival, volta al rinnovamento e alla sperimentazione, aprendo la strada ai giovani a livello internazionale e puntando su nuovi talenti.

Con Barbera le opere cinematografiche sono tornate ad essere il punto di riferimento essenziale della rassegna, e ad aver rilievo per la presenza alla mostra, non è più soltanto il prestigio dei grandi nomi, ma l’ampio spazio che è stato dato in questa edizione a quei paesi che fino ad ora erano stati lasciati ai margini come le regioni del sud-ovest asiatico, asia orientale, settentrionale e meridionale, nonchè le regioni dell’Europa settentrionale ed euroasiatica, a cui è stata riservata la Sezione “Orizzonti”, ovvero le nuove correnti del cinema mondiale.

KasiaSmutniak e il Direttore del Festival del Cinema Alberto Barbera

In totale 173 film a partecipare al Festival, ripartiti per sezioni e categorie: la Sezione Ufficiale comprendeva i 18  film in concorso per “Venezia 69”, ovvero i lungometraggi in prima mondiale, poi vi erano 27 film “Fuori Concorso”, ossia opere firmate da autori di riconosciuta importanza, per la sezione “Orizzonti”, le nuove correnti del cinema mondiale, erano presenti 33 titoli tra lungometraggi, corti e documentari, mentre nella categoria “80”, una retrospettiva di film provenienti dall’Archivio Storico della Biennale, vi erano 10 film, in “Venezia Classici”, film classici restaurati e documentari sul cinema, erano presenti 30 film, poi c’era la categoria “Proiezione Speciale” che comprendeva 3 film. Accanto alla Sezione Ufficiale vi era anche quella Autonoma, che conteneva 9 film nella “Settimana Internazionale della Critica” e 36 titoli cinematografici per le “Giornate degli Autori”.

Giuria al completo per “Venezia 69” Presidente Michael Mann

La Mostra del Cinema si è così conclusa lo scorso 8 Settembre aggiudicando il Leone d’Oro per il miglior film a PIETA’, lungometraggio coreano di Kim ki-Duk. Il regista aveva già partecipato alla kermesse nel 2004 vincendo un Leone d’Argento per Ferro 3. Il suo nuovo film ha conquistato la giuria della Sezione di “Venezia 69″  presieduta da Michael Mann, Marina Abramovic, Laetitia Casta, Peter Ho-Sun Chan, Ari Folman, Matteo Garrone, Ursula Meier, Samantha Morton, Pablo Trapero. Il Leone d’Argento per la miglior regia è andato a THE MASTER di Paul Thomas Anderson (Stati Uniti), Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile è stata assegnata ex-aequo ai due protagonisti del medesimo film, Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix. Il Premio Speciale della Giuria a PARADIES: GLAUBE di Ulrich Seidl ( Austria, Germania, Francia), Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Hadas Yaron nel film LEMALE ET HA’CHALAL di Rama Bursthein (Israele). Dopo tutte queste onorificenze a film esteri anche l’Italia riceve un riconoscimento con il Premio Marcello Mastroianni, che va al giovane attore emergente Fabrizio Falco interprete sia nel film BELLA ADDORMENTATA di Marco Bellocchio (Italia) che nel film E’ STATO IL FIGLIO di Daniele Ciprì (Italia). Il Premio per la Migliore Sceneggiatura è stato consegnato a Olivier Assayas per il film APRES MAI di Olivier Assayas (Francia), e il Premio per il Miglior Contributo Tecnico per la fotografia è stato consegnato a Daniele Ciprì per il film E’ STATO IL FIGLIO di Daniele Ciprì (Italia). Inoltre è stato consegnato il Leone del Futuro – Premio Opera Prima Luigi de Laurentis a KUF (Mold) di Ali Aydin (Turchia, Germania) per la Sezione Autonoma della “Settimana Internazionale della Critica”, aggiudicandosi anche i 100 mila dollari messi a disposizione dalla Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentis, equamente divisi tra regista e produttore.

Paolo Baratta, Michael Mann e Alberto Barbera

Anche nella categoria “Orizzonti” sono stati vari i film, che hanno ricevuto premiazioni da una giuria presieduta da Pierfrancesco Favino, in veste di presidente, Sandra den Hamer, Runa Islam, Jason Kliot, Nadine Labaki, Milcho Manchevski, Amir Naderi. Questi dopo aver visionato 32 film in concorso hanno assegnato a SAN ZIMEI di Wang Bing (Francia, Hong Kong) il Premio Orizzonti per il miglior film nella categoria lungometraggi, Premio speciale della Giuria Orizzonti a TANGO LIBRE di Frédéric Fonteyne (Francia, Belgio, Lussemburgo). Il Premio Orizzonti YouTube per il miglior cortometraggio è stato consegnato a CHO-DE di Yoo Min- young (Corea del sud), e l’European Film Awards 2012-EFA è andato a TITLOI TELOUS di Yorgos Zois (Grecia). Leone d’Oro alla Carriera 2012 è stato assegnato a Francesco Rosi, lo Jaeger-Lecoulture Glory to the Filmmaker a Spike Lee, il Premio Persol a Michael Cimino, e il Premio L’Oréal Paris per il Cinema assegnato a Giulia Bevilacqua. Nomi importanti li ritroviamo anche tra i giurati di “Opera Prima”, come Shekhar Kapur, Michel Demopoulos, Isabella Ferrari, Matt Reeves e Bob Sinclair.  

 

Dopo il documentario autobiografico Arirang e l’inedito Amen, Kim Ki-duk torna con Pietà al cinema di finzione, una pellicola che ci consegna un regista rigenerato, con un rinnovato sguardo alla società e agli oscuri meandri dell’animo umano. La storia racconta di Kang-do, uno strozzino di mestiere cinico e spietato. L’uomo riscuote i debiti per una compagnia di prestiti privati usando metodi poco ortodossi, arrivando anche a rendere storpi i debitori insolventi, per poter riscuotere il premio dell’assicurazione che in precedenza erano stati costretti a firmare. Un giorno nella vita di Kang-do fa irruzione Mi-sun, una misteriosa donna che sostiene di essere sua madre. L’uomo inizialmente la respinge con fastidio, ma la tenacia di Mi-sun finisce col far breccia nella sua apparente mancanza di sentimenti. Con pazienza e perseveranza la donna riesce a conquistare la fiducia e l’affetto di Kang-do, che per lei decide così di cambiare vita e di abbandonare la sua attività criminale. Ma, nel momento in cui Mi-sun viene rapita, apparentemente da una delle vittime passate di Kang-do, l’uomo è costretto a fare i conti con il proprio passato. Pietà mostra così di funzionare meglio delle ultime opere del regista, il suo cinema è un mezzo di auto-terapia, strumento di cui egli si serve spesso.

Paul Thomas Anderson dopo il capolavoro del Il Petroliere, torna al cinema con una grande prova di enorme intensità tematica e grande spessore tecnico, impreziosite dalle straordinarie interpretazioni di Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman. E’ stato il film più atteso e la grande sorpresa di questo festival, aggiudicandosi il Leone d’Argento, The Master di P.T. Anderson non ha deluso le aspettative della critica, e si proclama già protagonista nella notte degli Oscar nel 2013. Storia di un veterano della seconda guerra mondiale, Freddie Quell, traumatizzato e ossessionato, vaga senza meta in America fino a quando non finisce per caso su una nave in rotta da San Francisco a New York. Qui incontra Lancaster Dodd, filosofo scrittore e fisico, ma sopratutto leader spirituale di una setta chiamata La Causa, che professa la necessità di annullare il lato animalesco di ciascuno di noi e che crede fermamente nella possibilità di accedere ai ricordi dello spirito e delle precedenti esistenze nel corso dei millenni antecedenti. Per far questo Freddie deve quindi abbandonare i propri vizi e le proprie necessità, abbandonare il suo desiderio di libertà e lasciare i propri ricordi per essere così pronto a conoscere la vera nautura del suo spirito.

Paradies: Glaube di Ulrich Seidl racconta la via crucis di un matrimonio e il desiderio di amore. Questo è il secondo episodio della “Trilogia Paradies”, e mentre qui la protagonista Annamaria, tecnico radiologo, è convinta che il Paradiso si trovi in Gesù, e dedica le sue vacanze a opere missionarie, perché l’Austria possa essere ricondotta sulla retta via, durante il suo pellegrinaggio quotidiano attraverso Vienna la donna va di casa in casa portando con sé una statua della Madonna. Un giorno, dopo anni di assenza, il marito di Annamaria ritorna, è un musulmano egiziano relegato su una sedia a rotelle. Il primo episodio invece era incentrato su Teresa, sorella di Annamaria, che trova il Paradiso in Kenya, in un amore più terreno.

Lemale Et Ha’ Chalal di Rama Burshtein è la storia di una famiglia cassidica ortodossa di Tel Aviv. La figlia più giovane, la diciottenne Shira, sta per sposarsi con un coetaneo promettente che appartiene al suo stesso ambiente. E’ un sogno che si realizza e Shira è emozionata. Nel giorno di Purim, sua sorella Esther, muore nel mettere al mondo il proprio figlio. Il dolore che colpisce la famiglia causa il rinvio delle nozze di Shira. Tutto cambia quando viene proposto a Yochay, marito della defunta Esther, il matrimonio con una vedova belga. Yochay ritiene che sia ancora troppo presto, sebbene sa che prima o poi dovrà riprendere moglie. La madre delle ragazze, temendo che il genero possa lasciare il paese portando con sé il suo unico nipotino, suggerisce il matrimonio tra Shira e Yochay. Quest’ultima dovrà scegliere tra il prorpiro sogno e il dovere verso la famiglia.

Bella Addormentata di Marco Bellocchio è un film che si svolge interamente in giro per l’Italia, in vari luoghi e in 6 giorni, gli ultimi di Eluana Englaro, la cui vicenda resta sullo sfondo. Personaggi di fantasia dalle diverse fedi e ideologie le cui storie si collegano emotivamente a quella vicenda, in una riflessione esistenziale sul perchè della vita e della speranza malgrado tutto. Un senatore deve scegliere se votare per una legge che va contro la sua coscienza o non votarla, disubbidendo alla disciplina del partito, mentre sua figlia Maria, attivista del movimento per la vita, manifesta davanti alla clinica dove è ricoverata Eluana. Roberto, con il fratello, è schierato nell’opposto fronte laico. Un nemico di cui Maria si innamora. Altrove una grande attrice cerca nella fede e nel miracolo la guarigione della figlia, da anni in coma irreversibile, sacrificando così il rapporto con il figlio. Infine una ragazza tossicodipendente ricoverata in ospedale dopo aver tentato il suicidio, viene salvata da un medico.

E’ Stato il figlio di Daniele Ciprì racconta della famiglia Ciraulo che abita nella periferia di Palermo. Nicola il padre, si ingegna per mantenere tutti rivendendo il ferro delle navi in disarmo. La loro vita anche in questa dura realtà è comunque serena. Un giorno un proiettile vagante, destinato ad un regolamento di conti, colpisce la figlia più piccola. La disperazione è incommensurabile. Si apre uno spiraglio di speranza almeno per un cambiamento economico quando Giacalone, il vicino di casa, suggerisce a Nicola di chiedere un risarcimento per le vittime di mafia allo Stato. Dopo varie peripezie tragicomiche viene concordata la somma. Sperando di ottenere a breve il denaro, la famiglia comincia a spendere prima di incassare, indebitandosi con tutti. Nicola cade nelle mani di un usuraio, amico di Giacalone. Quando finalmene la somma arriva, una volta pagati i debiti l’importo iniziale si è ridotto. La famiglia Ciraulo non hanno un conto in banca e i soldi giacciono sul tavolo con intorno tutta la famiglia, che deve decidere come investirli. Ogni proposta viene puntualmente bocciata da Nicola, che solo alla fine palesa la sua idea, ovvero comperare una Mercedes. Quella macchina è simbolo di ricchezza, unico vero riscatto dalla miseria agli occhi della gente. Ma la Mercedes diventerà per i Ciraulo il simbolo della Miseria e della Ricchezza, strumento di sconfitta e di rovina.

 

Après Mai (Something in the air) di Oliver Assayas non è solo un film politico, perché le vicende di quegli anni e le lotte dei protagonisti sono solo uno sfondo su cui si mettono in evidenzia i sogni, le passioni ed i timori dei ragazzi, facendo si che il film di Assayas tenda al romanzo di formazione. Siamo agli inizi degli anni ’70 e il film prende il via da una manifestazione del 9 Febbraio del ’71, una protesta a sostegno di due dirigenti della Sinistra Proletaria, che incarcerati richiedevano lo statuto di prigionieri politici. Manifestazione che assunse un atteggiamento drastico e violento nei confronti dei diversi gruppi che cercavano inutilmente di riunirsi. Su questo sfondo, di scontri e vicende drammatiche, la storia di giovani studenti prende vita. Sono loro i protagonisti di Après Mai, appartenenti al movimento studentesco, ragazzi che portano avanti la lotta della sinistra contro la borghesia e le sue imposizioni socioculturali. L’autore riesce a dipingere un discreto affresco di un periodo di confusione, vissuto tra compromessi alla ricerca della propria identità. Gilles e i suoi compagni compiranno un viaggio che attraverserà l’Italia fino a giungere a Londra, un viaggio non solo esteriore ma sopratutto interiore fatto di scelte decisive per trovare se stessi in un epoca tumultuosa.

Un Giorno Speciale di Francesca Comencini è un film che cerca di raccontare le ore trascorse insieme di due protagonisti con ritmo e costruita spontaneità. Gina e Marco sono giovanissimi e decisi a diventare “qualcuno”. Si incontrano una mattina in periferia a Roma. Lei ha un appuntamento con un politico che potrebbe mettere una buona parola e aiutarla a entrare nel mondo dello spettacolo, lui è l’autista che ha il compito di condurla all’appuntamento. E’ l’occasione che entrambi attendevano. Il primo giorno di lavoro. L’entrata nel mondo dei grandi. Ma nulla va come dovrebbe andare. Il politico è impegnato in una seduta parlamentare che si protrae a lungo, rimandando l’appuntamento di ora in ora, lasciando i due ragazzi in un limbo d’attesa che si trasforma ben presto in una giornata speciale. Una giornata che li porterà dalla provincia al cuore della capitale, in cui i giovani impareranno a conoscersi. Ma il futuro immediato è sempre in agguato. E proprio quando Marco e Gina hanno gettato la maschera entrando in sintonia, quella telefonata dell’appuntamento, tanto attesa, cade sulle loro teste riportandoli alla realtà. Quando Marco riporta a casa Gina, ormai è scesa la notte e il silenzio sopra loro. Le loro vite sono cambiate.

Non solo una passerella da red carpet di film eccelsi e super premiati, ma anche una sfilata di abiti preziosi e sfavillanti indossati da star del cinema, immortalati da scatti che diventeranno un ricordo per gli anni a venire e storia per il nostro futuro, un pò come fanno la storia del cinema, e non solo, anche quei vestiti esposti all’evento collaterale, in concomitanza del festival, inaugurato lo scorso 2 Settembre al Museo di Palazzo Mocenigo di Venezia. Occasione questa per scoprire una mostra che ripercorre e celebra la moda negli 80 anni di storia della Mostra del Cinema. Intitolata Trame di Moda – Donne e stile alla Mostra del Cinema di Venezia, rimarrà aperta fino al 6 gennaio 2013. Oltre settanta capi provenienti dalle collezioni, dalle maison di moda e dai costumisti più famosi del mondo. Un percorso espositivo senza precedenti, che riporta in scena abiti di ben nove film fra altrettanti modelli femminili ed epoche storiche diverse.  L’esposizione è stata organizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, e dal Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume. La realizzazione della mostra è stata progettata da Fabiana Giacomotti, scrittrice e docente di Scienze della Moda e del Costume alla Sapienza di Roma, insieme ad Alessandro Lai, costumista e storico dell’arte, con un allestimento di grande impatto a cura di Sergio Colantuoni.

L’evento è stato messo in scena nei suggestivi spazi di Palazzo Mocenigo, ponendo in risalto sopratutto, le corrispondenze fra i costumi dei grandi film girati nella città lagunare, la moda attuale, che a questi film e a queste suggestioni si è ispirata, e i preziosi capi conservati nel museo. Un viaggio in cui le andrienne (sopravveste femminile settecentesca) di Palazzo Mocenigo, dialogano con l’abito della bambola meccanica disegnato da Danilo Donati per Il Casanova di Federico Fellini, e con la preziosa reinterpretazione di Karl Lagerfeld e Fendi destinata a uno storico ballo di palazzo Corsini, e dove i delicati abiti principeschi da sera creati da Piero Tosi per Silvana Mangano in Morte a Venezia, trovano la loro dichiarata ispirazione nelle mise più sognanti degli stilisti di oggi, come quelle di Alberta Ferretti e Atelier Versace. Da Mambo e Tempo d’Estate a Senso, da Il talento di Mr.Ripley a Le Ali dell’Amore, sono tutti film e costumi che hanno ispirato i grandi stilisti.

Un excursus inedito e dal fascino irresistibile destinato a celebrare anche una parte significativa degli ultimi cinquant’anni, ovvero quella riservata ai grandi abiti del red carpet e a quelli delle attrici più illustri che li hanno indossati, come Anna Magnani, da Valentina Cortese a Gwyneth Paltrow, e ancora Anne Hathaway, Keira Knightley, Alba Rohrwacher, Tilda Swinton e Madonna. Il sogno e l’incanto continua con gli abiti da favola di Dior, Emilio Pucci, Elie Saab, Chanel e Valentino, che hanno sfilato sulla croisette veneziana indosso ad attrici come Monica Bellucci e Sophia Loren, icone di bellezza e di stile.

La moda e il cinema, l’una fonte d’ispirazione per l’altra e viceversa. Forti di un legame speciale, che da sempre vede stilisti e costumisti collaborare, grazie al proprio estro con il mondo del cinema, creando così abiti e costumi, che nel corso degli anni hanno fatto sognare e reso indimenticabili le attrici che li hanno indossati in scena, e che con essi hanno sfilato sinuose ed eleganti sul famigerato tappeto rosso. Un legame questo inscindibile, che al tempo stesso vede gli stilisti trarre ispirazione per le proprie creazioni dal cinema, elevando così le attrici stesse, a vere e proprie muse ed icone di bellezza, di moda, e simbolo di un’era intramontabile. Un allestimento quello della mostra, che fa sentire lo spettatore travolto da un turbinio di emozioni da sogno, come in una favola, che per tutto il tempo del percorso, sembra essere realtà. Ci si sente trasportati sulle colonne sonore dei grandi film, nel cuore del cinema, dentro gli abiti e attraverso essi è possibile rivivere quei momenti magici. Una mostra che celebra lo speciale e magico trait d’union che c’è tra la settima arte e la moda, nella sognante e affascinante cornice veneziana, luogo d’amore, città sull’acqua, regno d’arte cinematografica e dall’ irresistibile profumo di storia.