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California, alla scoperta dei mille volti di San Francisco

Tra le città più famose e conosciute della California spiccano sicuramente Los Angeles e San Francisco, due dei centri che ogni anno attirano moltissimi turisti da ogni parte del mondo. Se la prima è più nota per l’universo movie e per quanto concerne musica e intrattenimento, San Francisco invece è conosciuta per essere più a “portata d’uomo” e per contenere al suo interno una serie di contraddizioni affascinanti che la rendono unica e che attraggono ogni anno una tipologia di turisti sempre varia. Se da una parte infatti, nella seconda metà degli anni 60 a Haight-Asbury si è insediata la comunità hippy e qui è ancora possibile andare a caccia di pezzi di storia che testimoniano questi anni, dall’altra invece sono molti i quartieri lussuosi e residenziali di San Francisco che catturano l’attenzione dei turisti affascinati da questa splendida città.

San Francisco_credits Courtesy of Press Office
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Il primo quartiere in assoluto da menzionare è quello di Pacific Heights. Meta da sogno per tutti, è la zona che maggiormente racconta la vita lussuosa dei californiani. Qui, infatti, non si trovano esclusivamente le ville mastodontiche dei milionari ma anche numerosissimi turisti che visitano questa zona per entrare in contatto con la vera vita residenziale degli americani. La zona a nord-est delimitata da Market place è sicuramente quella che merita una visita perché raccoglie al suo interno i quartieri che vale la pena visitare. Interessante anche dal punto di vista storico, il quartiere nato intorno al 1870 è stato rinnovato nei primi anni del 900 e in alcuni distretti è ancora possibile vedere le case vittoriane di fine 800. Se mentre passeggiate avete la sensazione di essere in un quartiere in cui siete già stati, non stupitevi: tra le altre dimore famose, qui troverete la casa di Mrs. Doubtfire, film in cui Robin Williams interpretava una particolare baby sitter e la casa di Full House ovvero la casa della serie gli Amici di papà trasmessa tra il 1987 e il 1995.

San Francisco_credits Courtesy of Press Office
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Un altro caso è quello rappresentato dal quartiere finanziario di San Francisco, il Financial District. Cuore pulsante e centro nevralgico della città, si differenzia dal precedente per non essere ricco di dimore ma piuttosto di multinazionali che negli anni hanno scelto questa come zona in cui stabilire la propria attività. Con la scoperta dei giacimenti d’oro e poi il periodo della Gold Rush ci fu un enorme investimento immobiliare che portò allo sviluppo di grattacieli altissimi lungo tutta Market Street.

San Francisco_credits Courtesy of Press Office
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Infine non si può non menzionare il quartiere di Russian Hill, situato vicino a Chinatown e a Nob Hill, delimitato da Van Ness Avenue ad ovest, Bay Street a nord, Taylor Street ad est e Broadway Avenue a sud. Questa zona si contraddistingue per avere un fascino elegante e ricercato respirando meno l’atmosfera snob presente nella vicina zona di Nobi Hill.

Russian Hill sorge su una delle Seven Hills, le uniche sette colline ‘originali’ presenti a San Francisco. Deve il suo nome al cimitero russo che fu creato qui nell’Ottocento, durante il periodo della Gold Rush. Il quartiere è conosciuto per la presenza della famosa Lombard Street, costruita nel 1922 e nota per la pendenza e la tortuosità del suo corso.

San Francisco_credits Courtesy of Press Office
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Questa particolare caratteristica gli ha consentito di ottenere negli anni il riconoscimento di crookedest street, la strada più tortuosa al mondo. La scelta di creare una strada così tortuosa è figlia di uno stratagemma elaborato per ridurre la forte pendenza del percorso considerato molto pericoloso. Nonostante le difficoltà di vivere in un’area che in alcuni punti ha conservato una pendenza che supera il 50%, sono molti i vip che hanno scelto questa zona per stabilire la propria dimora: la famiglia Atkinson, proprietaria di una delle più antiche case di San Francisco costruita nel 1853, Fanny Stevenson, moglie di Robert Louis Stevenson e il premio Nobel Milton Friedman.

Asturie, il paradiso “green” della Spagna incastonato tra mare e monti

Le Asturie sono un punto di riferimento per il turismo sostenibile in Spagna.
Più piccole della regione delle Fiandre, con un milione di abitanti e appena 10.600 chilometri quadrati, ospitano 400 km della costa meglio conservata della Spagna, oltre a 7 aree dichiarate riserve della biosfera dall’Unesco, tra cui il primo Parco Nazionale spagnolo: quello dei Picos de Europa.

Asturie
Asturie

Le Asturie sono l’ultimo rifugio selvaggio in Europa occidentale per specie come l’orso bruno. Un territorio plurale ed esuberante, che ha saputo armonizzare i rapporti tra ambiente e attività umana.

Asturie
Asturie

Una destinazione ecoturistica ancorata a tradizioni secolari che si sono concretizzate in usi, costumi e anche in paesaggi. Si tratta di un territorio incastonato tra la montagna e il mare, due paesaggi che in certe zone si incontrano letteralmente, con solo un’ora di macchina tra l’alta montagna e alcune delle oltre 200 spiagge.

Asturie
Asturie

L’Unesco ha inserito nei suoi elenchi 5 grotte asturiane che vantano le prime manifestazioni dell’arte paleolitica, oltre a uno dei complessi architettonici altomedievali più grandi, coerenti e meglio conservati d’Europa: il preromanico asturiano.

Asturie
Asturie

Quest’ultima è l’eredità del Regno delle Asturie, a cui si deve anche l’origine del Cammino di Santiago nei primi anni del IX secolo. Distanti solo 25 km le une dalle altre, le tre città sono accoglienti e sicure, di dimensioni tali da poter essere vissute a piedi o in bicicletta. Il Cammino primitivo, che riproduce il primo percorso di pellegrinaggio verso Santiago, parte dalla cattedrale di Oviedo/Uviéu, capitale delle Asturie.

Asturie
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Oviedo fa parte dell’area metropolitana asturiana e condivide il suo prestigio con Gijón/Xixón e Avilés. Gijón/Xixón è la città più popolosa e un esempio di armoniosa convivenza dell’uomo con il mare. Avilés, invece, è un gioiello architettonico il cui centro storico, ricco di vie porticate, ospita il Centro Niemeyer, l’unico edificio del prestigioso architetto in Spagna.

Asturie
Asturie

Le Asturie sono “Cocina de Paisaje”, perché affacciarsia una finestra di qualsiasi villaggio asturiano è come aprire il frigorifero di casa. I pascoli delle valli, i frutteti delle pianure e il Mar Cantabrico sono al tempo stesso magazzini e produttori di alimenti in un ambiente naturale tra mare e montagna. Le Asturie vantano oggi una delle scene gastronomiche più effervescenti della Spagna, dove le cucine più all’avanguardia, rappresentate da 10 chef stellati, scelgono ingredienti naturali e tradizionali, promuovendo un modello di gastronomia sostenibile.

Asturie
Asturie

La conservazione delle ricette tradizionali è dovuta anche, in gran parte, al lavoro delle Guisanderas, un collettivo di cuoche che offrono versioni aggiornate della cucina tradizionale nelle loro “casas de comidas”. Un autentico esempio di slow food e di gastronomia sostenibile.

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Le Asturie sono tra i primi produttori di sidro spagnolo, con una cultura del sidro che aspira a diventare Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Sono poi la culla di prodotti riconosciuti a livello internazionale, come i formaggi, tra cui Cabrales, Gamonéu, Afuega’l Pitu e Casín, degni rappresentanti di una delle regioni casearie più ricche (e piene di sapore) d’Europa.

Photo credits Courtesy of Expert Academy & Spain.info

Tahiti, in viaggio alla scoperta degli incantevoli giardini profumati

Papeete, jardin de paofai_credits Courtesy of Thaiti Tourism
Papeete, jardin de paofai_credits Courtesy of Thaiti Tourisme

Una volta atterrati a Papeete, punto di approdo di un vero e proprio paradiso terrestre, si apre un modo intero di opportunità per scoprire luoghi di bellezza ineguagliabile e vivere esperienze indimenticabili. Il Mercato centrale, il museo delle perle, le escursioni nell’entroterra e la spiaggia di sabbia nera, una gita in traghetto fino a Moorea, oltre alle altre isole (più di 100) raggiungibili per via aerea o per mare.
Un percorso meno noto ma altrettanto affascinante per gli amanti della natura, fermandosi a Tahiti, è quello tra i vari giardini e parchi dell’isola, vere e proprie oasi di pace che offrono un panorama fresco e variopinto.

I Jardins de l’Assemblée de Polynésie française sono situati nel centro di Papeete, presso la sede dell’Assemblée de Polynésie française. Questo giardino custodisce fauna e flora che crescono rigogliose attorno a specchi d’acqua abitati da carpe. Sono presenti Tiki, un magnifico baniano e la scultura della Regina Pomare, che sembra sovrintendere alla tranquillità di questo luogo.

Papeari, jardin botanique harrison smith_credits Courtesy of Thaiti Tourism
Papeari, jardin botanique harrison smith_credits Courtesy of Thaiti Tourisme

I Jardins de Paofai offrono una meravigliosa vista sulla baia di Papeete. Passeggiando tra la vegetazione lussureggiante si troveranno grandi alberi da cocco, palme e diversi tipi di fiori, che uniti alla tranquillità del posto e ai molteplici servizi rendono il parco una meta molto gettonata per chi ama fare attività all’aria aperta. All’interno del parco si trova anche il monumento the Hokule’a, una canoa tradizionale che ricorda e celebra le antiche migrazioni polinesiane transoceaniche.

Spostandosi verso sud, a Teva i Uta, si trovano Les Jardins D’eau De Vaipahi, uno spazio sacro per purificarsi, con sentieri escursionistici immersi nel verde. Cascate, stagni e piante tropicali condurranno i visitatori verso un panorama mozzafiato. All’interno del giardino è possibile rifocillarsi con frutti locali e snack deliziosi venduti da donne del luogo. All’interno del parco c’è anche il percorso che si narra fosse seguito dalle anime dei defunti del clan Teva. Un’oasi rilassante, il tempo è sospeso in questo bellissimo sito naturale.

Poco più a sud, in direzione di Tahiti Iti, sorge l’Harrison Smith Botanical Garden, in cui si possono ammirarre alberi imponenti di quasi 50 anni, diversi tipi di piante, tra cui alberi da frutto, fiori colorati e graziosi stagni con le ninfee. Il parco venne istituito nel 1919 da Harrison Willard Smith, un fisico americano amante della botanica, certo che a Papeari avrebbe trovato sia il clima che il terreno giusto per creare un giardino botanico. Acquistò uno spazio di 137 ettari in cui raccolse specie provenienti dall’America, dall’Asia e dall’Africa. Dal 2017, la gestione del giardino botanico è stata affidata al Service du Tourisme.

Spagna, ecco la Catalogna da scoprire in bicicletta

La Catalogna vanta un’ampia rete di percorsi ciclabili che ne consentono la scoperta al ritmo lento e benefico dei pedali, coglierne l’essenza e apprezzarne la diversità e la ricchezza di paesaggi naturalistici e urbani, senza tralasciare storia, cultura e tradizioni. Dalla Costa Brava alle Terres de l’Ebre, dalle vette dei Pirenei alla Val d’Aran, passando naturalmente per la capitale Barcellona: la straordinaria diversità territoriale permette sia di fare un buon esercizio fisico, andando alla ricerca di tappe impegnative e passi di montagna, sia di optare per un’esperienza più soft, raggiungendo alcuni dei luoghi più iconici del Paese.  Qualsiasi sia il grado di intensità o la tipologia di bici scelta, mountain bike, da strada, gravel, e-bike, questo è sicuramente uno dei modi migliori per scoprire l’essenza di questa splendida terra, pedalando lungo diversi percorsi ciclabili in solitaria, con la famiglia o in compagnia di amici, in totale libertà, ma pur sempre a stretto contatto con la natura.

Catalogna
Catalogna

Nel cuore dei Pirenei, in Val d’Aran

La prima zona che vale la pena inserire nel programma di viaggio, considerata il non plus ultra per chi ama lo sport di montagna, è la Val d’Aran che – grazie alla sua posizione privilegiata e all’ampia varietà di paesaggi – permette di scoprire una Catalogna più intima, caratterizzata da piccoli villaggi, distese naturali incontaminate, custodi di una fortissima identità culturale.

Prima destinazione di montagna al mondo ad essere riconosciuta con la certificazione di turismo sostenibile Biosphere Destination dall’Istituto di Turismo Responsabile, ente associato all’UNESCO e all’Organizzazione Mondiale del Turismo, oltre ad essere dal 2004 Destinazione per il Turismo Sportivo, questa valle incastonata nei Pirenei è sicuramente un paradiso per gli amanti della bicicletta che qui trovano oltre 800km di percorsi adatti a qualsiasi grado di difficoltà.

Dagli spettacolari passi di montagna, scenari del mitico Tour de France, ai vertiginosi circuiti di enduro per i più professionisti nelle foreste di Baricauba, La Tuca e la montagna di Montromies, agli oltre 400km di percorsisegnalati per la mountain bike attraverso boschi lussureggianti, a numerose possibilità per la gravel bike sia su superfici asfaltate che su sentieri naturali, alle tranquille pedalate lungo il fiume che collegano i villaggi che sorgono in questa zona e più idonei agli amanti della bici su strada, fino ad una serie di percorsi specifici per eBike che si distinguono per la bassa difficoltà tecnica e la bellezza dei tragitti.

Vies Verdes, recupero di vecchi binari e valorizzazione del territorio

Le Vie Verdi della Catalogna sono itinerari che si snodano sinuosi tra vecchi tracciati ferroviari della provincia di Girona e di Tarragona. Oggi rappresentano un esempio virtuoso di recupero di patrimoni storici dismessi, trasformandosi in sentieri adatti al cicloturismo (e anche a passeggiate), dove appagare la propria curiosità anche grazie alla ricchezza culturale e storica del territorio, situato nel nord-est della regione.

Catalogna
Catalogna

Pedalare a ritmo lento tra villaggi poco conosciuti, dalle valli più interne dei Pirenei al litorale della Costa Brava, dai paesaggi rurali agli scenari più urbani, è una forma di turismo sostenibile che permette di conoscere la Catalogna nel suo animo più intimo e autentico, che non è possibile cogliere percorrendo i percorsi più tradizionali. Si tratta comunque di itinerari con tappe brevi in leggera discesa, realizzabili in giornata, o in più giorni, ideali per una vacanza in famiglia con bambini.

Una delle Vie Verdi più incantevoli è quella che, dalla Costa Brava, permette di raggiungere i Pirenei (Itinerario del Carrilet I), snodandosi lungo un percorso di grande importanza paesaggistica, ecologica e culturale nella straordinaria zona vulcanica di La Garrotxa, a Olot, dove spiccano ben 4 coni vulcanici, crateri, boschi di faggi su fiumi di lava e spettacolari gole con pareti in basalto, frutto di esplosioni millenarie. Lungo il percorso incontrerete Girona, un vero e proprio gioiello di architettura medievale, perfettamente conservato, dove consigliamo di trascorrere una notte, per quindi arrivare a Sant Feliu de Guíxols, in Costa Brava, lungo l’Itinerario Carrilet II.

Catalogna
Catalogna

Per ammirare l’incantevole bellezza dei panorami mediterranei di questo tratto di costa catalana, si può anche optare per l’Itinerario del Ferro e del Carbone che ripercorre la tratta che seguiva il treno dalle miniere di Carbone di Ogassa a El Ripollès (area di forte tradizione metallurgica): un percorso semplice, che segue dolcemente il corso del fiume Ter, o l’Itinerario del Tren Petit che ripercorre la linea del piccolo tram-treno che collegava le meraviglie della Costa Brava, dal mare all’entroterra, regalando scorci incantevoli della zona dell’Empordà, dove sorgono piccoli villaggi che sembrano piccoli musei a cielo aperto, ricchi di storia e tradizioni.

Se invece si intende andare alla scoperta della punta meridionale della Catalogna, nelle Terres de l’Ebre, è possibile scegliere tra due itinerari che si snodano tra mandorli e foreste di pini, nella provincia di Tarragona. Lungo il primo itinerario della Terra Alta si incontrano luoghi e paesaggi spettacolari, intervallati da tunnel e viadotti, mentre con l’itinerario del Baix Ebre si percorrono circa 26 chilometri lungo il fiume Ebre, in un alternarsi – quasi a creare un vero e proprio mosaico – di paesaggi montuosi, prati e fattorie e argini fluviali fino a Tortosa, la città delle tre culture.

Il Consorzio delle Vie Verdi di Girona

ll Consorzio delle Vie Verdi di Girona ha iniziato a gestire questi percorsi nel 2003. Il Consorzio è l’ente locale che gestisce tutti i percorsi delle Vie Verdi di Girona, creato e integrato dalla Provincia di Girona e dai comuni e dai consigli provinciali dei percorsi. Il suo compito principale è quello di effettuare la manutenzione e il miglioramento dell’infrastruttura, la promozione del suo utilizzo e l’espansione della rete.

Nel 2013 è stato realizzato il percorso Pirinexus, anch’esso gestito dal Consorzio, un percorso ciclabile circolare che collega i territori situati su entrambi i versanti della catena montuosa dei Pirenei e che si collega con EuroVelo8; l’ultimo percorso integrato dal Consorzio si chiama Pirinexus Litoral, un asse in parte pedalabile in parte percorribile con altri mezzi pubblici di mobilità sostenibile, che attraversa le zone della costa di Girona e si collega con Rosselló.

La Costa Daurada, il paradiso per le biciclette

Certificata quale Destinazione di Turismo Familiare specializzata in cicloturismo, Cambrils si trova nel centro-sud della Costa Daurada. È certamente un luogo onirico: gli amanti delle due ruote si troveranno qui a pedalare tra montagne e mare, tra vette e costa, in un emozionante susseguirsi di sensazioni e visioni indimenticabili.

Piste ciclabili che corrono lungo l’intero litorale e attraversano il tratto urbano in pianura, come l’itinerario che da Salou permette di raggiungere Cambrils e costeggia costantemente il mare, lungo tutti i 7 km della tratta o, se un sentiero più lungo non spaventa, resta da provare l’itinerario ad anello del Baix Penedès. Si parte e si arriva a El Vendrell, città natale di Pau Casals (celebre compositore e direttore d’orchestra catalano) e per 37 km attraverserete questa zona tra foreste, vigneti e una storia che affonda le radici nell’antica Roma.

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Essenza Maori: in viaggio tra i miti e le leggende proibite della Polinesia selvaggia

Poste metà strada tra la Nuova Zelanda e le Hawaii, le Isole Cook sono rimaste tra le poche mete long-haul internazionali Covid-19 Free. Il distaccamento forzato dal resto del mondo è stato necessario per tutelarsi ma si è rivelato anche utile per velocizzare un processo di riscoperta dei valori e delle tradizioni di questo piccolo paradiso. Già 15 anni fa si era dato il via ad un’analisi introspettiva riportando nelle scuole l’insegnamento della lingua Maori, oltre all’inglese, allo scopo di valorizzare l’aspetto culturale e storico non disdegnando, però, il supporto della tecnologia.  Si dice, infatti, che per conoscere bene un luogo ed il suo popolo, sia importante anche avvicinarsi alla lingua locale… Per questo, nel 2017, è nata Hika Kia Orana, applicazione che permette ai visitatori (e non solo) di tradurre istantaneamente dall’italiano al Maori non solo frasi pratiche di viaggio, ma anche canzoni e preghiere locali. La volontà di conservazione insita in ogni Cookiano è strettamente legata ai Kia Orana Values e, in particolare, allo spirito del Mana Tiaki, la responsabilità che ogni abitante sente nel cuore di tutelare e preservare per le generazioni future la cultura ed il patrimonio ambientale del piccolo paradiso. Ecco allora qualcuno di quei tratti culturali che questo popolo straordinario tramanda con successo da secoli.

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Le origini

Gli abitanti delle Isole Cook sono discendenti dei veri polinesiani, i migliori navigatori del Pacifico. Circa l’87% dei cookiani è rappresentato, infatti, da autentici Maori che nel IX secolo partirono da Hawaiki, la loro terra d’origine, verso Aotearoa, la “terra della lunga nuvola bianca”, l’attuale Nuova Zelanda. Una conoscenza sofisticata della navigazione li ha portati, senza paura, alla ricerca di nuove terre. Il loro coraggio, la loro abilità e la loro forza superarono avventurieri leggendari provenienti dal Portogallo o dalla Spagna, così come gli olandesi o gli inglesi. Dal 1.500 AC le isole polinesiane venivano gradualmente popolate dagli antenati Maori che sbarcarono nelle loro Vakas (magnifiche giganti canoe a doppio scafo) guidati dalle stelle e dal loro famoso potere di navigazione. La Vaka più famosa qui è sicuramente la tradizionale Marumaru Atua, orgoglioso simbolo delle Isole Cook che appartiene, di fatto, al suo popolo. Dal 2012, Marumaru Atua ha navigato solo grazie alle antiche mappe stellari in tutto il mondo, senza strumentazione, in rappresentanza dei Cook Islanders, promuovendo il turismo in questo piccolo paradiso, e prevede di continuare a funzionare come “aula galleggiante”, per condividere l’orgogliosa storia del viaggio nel Pacifico con gruppi scolastici locali e turisti, per il whale-watching e per motivi di ricerca ambientale per  “Marae Moana“, la più grande riserva marina del mondo.

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I canti proibiti diventano inni

Nel 1821 i primi missionari cristiani guidati dal reverendo John Williams della London Missionary Society fecero del loro meglio per arginare quelli che consideravano desideri carnali degli abitanti, che in realtà rappresentavano l’eredità culturale degli isolani di Cook. Non era permesso cantare, ballare o suonare. Il loro arrivo ha alterato lo stile di vita tradizionale, ma in qualche modo gli abitanti delle Isole Cook sono riusciti a preservare magnificamente la loro orgogliosa eredità polinesiana e fonderla con la loro fede cristiana. Anche se non siete praticanti, non perdetevi la messa domenicale nella cattedrale di Avarua, recitata in lingua in Maori. È uno spettacolo nello spettacolo, cappellini di ogni foggia e colore indossati dalle donne, abiti di lino bianco, borsette di paglia e foulard, mentre vengono intonati canti sacri e melodie.

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Le leggende antiche

Ina e lo squalo

Vi siete mai chiesti come mai gli squali abbiano un incavo sulla testa? Ebbene, molto tempo fa c’era una bellissima fanciulla di nome Ina che chiese a uno squalo di portarla su un’altra isola per andare a far visita al suo ragazzo. Durante il viaggio Ina aveva fame e decise di aprire una delle noci di cocco che aveva portato con sé. Non avendo niente con cui aprirla, però, decise di spaccarne una sulla testa dello squalo. Lo squalo se la scrollò di dosso e se la mangiò, ma da quel giorno gli squali hanno la testa leggermente “ammaccata”. Chissà se sia con l’obiettivo di redimersi per questo “leggendario” episodio che nel 2012 le Isole Cook hanno istituito nelle loro acque il più grande santuario degli squali al mondo, uno spazio protetto di ben 1,9 milioni di kmq per i grandi predatori, in cui sono proibiti la pesca, il possesso e la vendita di prodotti di squali, fondamentali per la salute degli oceani e per la cultura di queste isole.

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La leggenda di Raemaru

Un’altra simpatica leggenda riguarda Maru, la montagna che migliaia di anni fa sorgeva orgogliosa sul lato occidentale di Rarotonga. Maru, la più alta dell’isola, copriva i raggi di sole all’alba permettendo agli abitanti del villaggio vicino di dormire più a lungo, con grande invidia di tutti gli altri villaggi. La sua fama non tardò a giungere anche sull’isola di Aitutaki, che invece di montagne non ne aveva nessuna. Vaeruarangi e Tamatoa, i due capi dell’isola, un bel giorno chiamarono a raccolta i loro migliori guerrieri e li istruirono a costruire grandi vakas e di partire alla volta di Rarotonga per conquistare la famosa montagna. Dopo una giornata di mare, i guerrieri avvistarono Rarotonga e l’orgoglioso picco di Maru. Scesero a terra nelle prime ore della notte mentre la gente dormiva profondamente. Corsero alla montagna, ne tagliarono la punta in poche ore, pronti a far ritorno alle loro vakas in attesa. Ma tutto quel lavoro stava producendo parecchio rumore e il villaggio, piano piano, cominciò a svegliarsi e ad accorgersi di ciò che accadeva. Gli abitanti di Aitutaki corsero veloci, aggrappati al loro premio, raggiunsero le loro canoe e si allontanarono prima che gli abitanti del villaggio potessero raggiungerli. Remarono e persero di vista l’isola di Rarotonga prima dell’alba.

Dopo quattro giorni di duro lavoro i guerrieri raggiunsero Aitutaki, ma durante il lungo viaggio tanti pezzi del monte si erano staccati e persi nell’oceano.  Ormai di Maru non era rimasto che una collina. La ribattezzarono allora Maunga Pu, che significa cima della montagna, in ricordo del loro successo.

Nel frattempo, a Rarotonga, la gente sconvolta per aver perso un gioiello così prezioso si preparava alla guerra. La vita non era più la stessa senza la cima di Maru: i raggi di sole dell’alba arrivavano presto disturbando il sonno degli abitanti del villaggio. Tuttavia, prima che le loro canoe da guerra fossero pronte, essi scoprirono che svegliarsi presto aveva i suoi vantaggi.

Era possibile catturare pesci più grandi e migliori all’alba! Ecco allora che la popolazione di Rarotonga decise di rinunciare alla guerra cominciando ad apprezzare questa nuova montagna, ora un po’ più bassa e piatta.

 

 

 

Dagli spazi urbani a Gozo, tutti i benefici dello yoga sull’isola di Malta

Chi pratica lo yoga sa bene quanto il luogo in cui si eseguono gli asana, sia fondamentale per trovare la concentrazione necessaria e per il raggiungimento del benessere atteso. Qualsiasi sia lo stile di yoga che pratichiate, avete mai pensato a partecipare ad un retreat a Malta completamente dedicato a questa disciplina? L’arcipelago posto nel cuore del Mediterraneo, col suo clima dolce, si presta perfettamente a dare il benvenuto agli amanti di questa pratica antichissima, ancora oggi tanto amata e diffusa, offrendo servizi e strutture idonee ad esaltare i risultati dati dall’esercizio, non solo per via delle numerose scuole specializzate che si trovano sulle isole, ma anche grazie a tutti i plus che solo Malta può offrire. La natura che caratterizza l’arcipelago, come potrete facilmente immaginare, si presta felicemente alla pratica all’aperto. Sia che preferiate la scenografica costa per essere accarezzati dalla profumata brezza marina, sia che, invece, preferiate il placido entroterra, troverete luoghi intrisi di un’intensa carica energetica, soprattutto in momenti topici della giornata come le scenografiche albe.

Yoga a Malta_ credits Instagram
Yoga a Malta_ credits Instagram

Quello che forse non sapete è che a Malta è possibile praticare lo yoga all’aperto anche in luoghi più urbani: per esempio sui bastioni di un’antica fortificazione barocca o ai piedi di un monumento storico come ce ne sono tanti in città gioiello quali Valletta, Mdina o Vittoriosa, centri dall’innegabile fascino dove troverete anche boutique hotel elegantissimi ed accoglienti, in grado di offrirvi il confort ideale, ma anche di organizzare sessioni private dove e quando lo desideriate. A Gozo, seconda isola dell’arcipelago è possibile organizzare retreat nelle farmhouse: splendide case coloniche costruite in pietra calcarea, caratterizzata dai tenui colori del miele, e circondate dalla rigogliosa macchia mediterranea. Immaginatevi a srotolare il vostro tappetino in un tranquillo giardino privato, a bordo della vostra piscina e accanto al rosa vivace di una grande bouganville, circondati dalla quiete di questa piccola isola. Tenete anche in considerazione la possibilità di affiancare la pratica dello yoga con altre attività, come le tante discipline sportive outdoor praticabili a Malta.

Yoga a Gozo nell'isola di Malta_credits Courtesy of Malta Tourism Authority
Yoga a Gozo nell’isola di Malta_credits Courtesy of Malta Tourism Authority

Sport a cui ci si può dedicare sia in alternativa, ma anche in una vera e propria commistione di generi: potreste uscire in barca a vela per poi fermarvi in una caletta isolata a meditare al tramonto, oppure potreste uscire in mare per una sessione di yoga sup e sulla tavola entrare in contatto con la nostra energia vitale, ma potreste anche decidere di avventurarvi in un’escursione a piedi o in bici tra le morbide colline della campagna maltese e trovare un angolino tutto vostro dove eseguire la routine preferita. Non dimentichiamoci infine che un soggiorno a Malta sarà davvero di benessere a tutto tondo perché supportato da un’alimentazione sana e rinvigorente a base di prodotti a Km 0 freschi e saporiti, tipici della dieta mediterranea.

Trekking ad alta quota: dal ghiacciaio Baltoro al K2, un’avventura dalla vista mozzafiato

Circa. 5.150 metri è l’altitudine del campo base K2: li raggiungerete con i tempi dovuti, alternando giornate d’acclimatamento a lunghe camminate in stile alpinistico tra ghiacciai e morene, in 20 giorni di spedizione al cospetto di 7 delle 19 vette più alte al mondo.

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Un paesaggio unico contraddistingue il sentiero che si snoda lungo il possente ghiacciaio Baltoro: il trek inizia a Johla, l’ultimo villaggio della Shigar Valley e nelle giornate che seguiranno, durante camminate la cui lunghezza può variare dalle 2 alle 8 ore, vi imbatterete in spettacolari vedute – dallo Snout di Baltoro e il magnifico panorama delle Cathedral Towers al Paju Peak, Chirichi Biaho, Trango Towers fino al Mustagata Tower, G IV, Matha Peak e il maestoso K2, solo per elencarne alcune – e monterete il campo mobile in privilegiati punti di osservazione della magnificenza che vi circonda.

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Ricorderete tutto di questa esperienza irripetibile, che per molti di voi traduce un sogno in un cassetto in realtà, ma tre sono gli elementi che ci piace estrapolare da un programma che è intenso fisicamente quanto emotivamente.

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Il primo, è l’essenza stessa di questa spedizione ovvero avere la possibilità di compiere uno dei trekking in Pakistan più desiderati e leggendari assieme; il secondo è quello di trovarsi al cospetto della maestosità delle vette della catena Karakoram, tra cui il solenne K2 e, infine, lasciarsi ammaliare dall’elegante simmetria del monumento del Pakistan a Islamabad.

La partenza è unica (dal 3 al 23 agosto) come unica è quest’esperienza.

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Gardaland, fuochi d’artificio e taglio della liana per la nuova attrazione “Jumanji The Labyrinth”

Colorati fuochi d’artificio e, per restare in tema, un simbolico “taglio della liana” hanno segnato l’apertura ufficiale della nuova attrazione, JUMANJI® The Labyrinth e l’apertura ufficiale della stagione 2023 di Gardaland. Ben cinque le novità proposte nel Parco, che da oggi apre ininterrottamente tutti i giorni.

Gardaland, “Jumanji The Labyrinth”
Gardaland, “Jumanji The Labyrinth”

Jumanji The Labyrinth, che conferma la collaborazione di Merlin Entertainments – di cui Gardaland fa parte – con Sony Pictures Entertainment.

Gardaland, “Jumanji The Labyrinth”
Gardaland, “Jumanji The Labyrinth”

Il nuovo live show Nautilus, altamente coinvolgente a livello emotivo e dalla forte componente tecnologica, che vede il contributo straordinario di Cesara Buonamici, iconico volto del giornalismo televisivo italiano.

Gardaland, “Nautilus”
Gardaland, “Nautilus”

La nuova area Milano Moderna, una ricostruzione in scala 1:20 di 11 grattacieli tipici dello skyline meneghino, all’interno della Miniland di LEGOLAND® Water ParkLa nuova Experience® Mowgli’s 4D Jungle Adventure, uno speciale adattamento dell’intramontabile Mowgli, al cinema 4D. E poi CoComelon Meet&Greet con il protagonista della famosa serie musicale CoComelon.

Con oltre 3 milioni di presenze nel Resort nel 2022, più di 50 milioni di euro investiti negli ultimi 3 anni, la collaborazione dei grandi player del mondo dell’entertainment come Lego e Sony Pictures Entertainments, Gardaland – che vede da sempre una forte presenza di visitatori italiani – registra anche il ritorno degli stranieri.

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Grand Bahama, l’isola più amichevole e settentrionale nell’arcipelago dell’America centrale

A partire dal 22 giugno raggiungere Grand Bahama sarà facile come… prendere un volo diretto da Milano Malpensa e approdare a Freeport, la vivace e stimolante capitale dell’isola, dove tutto ha inizio: la vacanza perfetta per tutti, dalle coppie alle famiglie, dagli appassionati di sport agli amanti della natura, è più vicina di quanto si pensi.

C’è una risposta per tutti, sull’isola di Grand Bahama: non importa chi sei o da dove vieni, adorerai lo spirito e la cultura dell’isola, la proposta estremamente varia di attività a contatto con la natura e il mare, il litorale protetto dalla barriera corallina, aspetti così peculiari dell’isola e di tutto l’arcipelago delle Bahamas.

Grand Bahama, arcipelago delle Bahamas
Grand Bahama, arcipelago delle Bahamas

Unitamente al comodo volo diretto operato da Neos dal 22 giugno prossimo al 7 settembre 2023, l’opportunità da non perdere questa estate la offre il leader indiscusso delle vacanze all inclusive in villaggio, Bravo con il Viva Fortuna Beach: la soluzione, caratterizzata da meravigliosi panorami marini, garantisce la giusta tranquillità per un soggiorno piacevole anche grazie all’ampia scelta di intrattenimenti guidati dall’équipe di animatori parlanti italiano.

Inoltre, non c’è momento migliore del 2023 per visitare Grand Bahama: questo, infatti, è l’anno delle celebrazioni dei 50 anni dall’indipendenza delle isole delle Bahamas e si prevede un calendario fitto di appuntamenti culturali.

Da non perdere

La passerella del Lucayan National Park ti farà attraversare tutti gli ecosistemi di Grand Bahama. Se puoi, visita il parco con la bassa marea, quando si può apprezzare la vista di Gold Rock Beach. Il Lucayan National Park protegge uno dei sistemi di grotte sottomarine più estesi al mondo, resti preservati degli indiani Lucayan e ambienti naturali come foreste di pini, insenature di mangrovie e barriere coralline.

L’Heritage Trail rappresenta l’azione della natura sull’isola di Grand Bahama: il vecchio sentiero sterrato era la principale arteria di trasporto dell’isola; una volta abbandonato, la natura si è re-impossessata dei suoi spazi. Lungo circa 8 chilometri, mostra un’impressionante varietà di piante, uccelli e farfalle, il sentiero è il luogo ideale per passeggiate felici!

Il Peterson Cay National Park è uno dei parchi nazionali più piccoli delle Bahamas ma offre l’opportunità di apprezzare la bellezza dell’isola da un diverso punto di vista. Dalle profondità delle acque turchesi, facendo snorkeling attraverso colorate barriere coralline potrai osservare banchi di pesci tropicali e altre specie marine. Un sito interessante per lo snorkeling è Deadman’s Reef, dove recentemente sono state fatte importanti scoperte riferite agli indiani Lucayan: una meravigliosa esperienza di archeologia subacquea.

Grand Bahama, arcipelago delle Bahamas
Grand Bahama, arcipelago delle Bahamas

Un ecosistema così ricco e così, al contempo, delicato, ha bisogno di tutela e di progetti di salvaguardia. Un’iniziativa su tutte è Coral Vita: nel 2018, Sam Teicher e Gator Halpern, i fondatori, hanno avviato un vivaio di coralli nell’isola di Grand Bahama per arginare le conseguenze del cambiamento climatico alle Bahamas. La struttura funge anche da centro didattico su flora e fauna marine e ha guadagnato fama come attrazione turistica.

Dalla natura alla cultura, nascosta dietro le maschere del festival Junkanoo, celata nelle pennellate di un dipinto a olio su tela o negli intagli di una scultura in legno. Per le anime artistiche, Grand Bahama offre numerose gallerie d’arte: al mercato di Port Lucaya, nella Leo’s Art Gallery i vivaci dipinti di Leo Brown illustrano la vita sull’isola.

Inaugurato l’8 agosto 2022, il Bahamas Maritime Museum a Freeport, Grand Bahama, racconta per la prima volta la storia della ricca eredità marittima delle Bahamas. Tra le centinaia di isole e isolotti, il mare ha sempre definito la storia delle Bahamas dai nativi Lucayan agli orrori della tratta degli schiavi sino alle flotte del tesoro spagnolo e alla repubblica dei pirati.

Il Museo Marittimo delle Bahamas approfondisce questi temi, partendo dal gioiello della corona naufragato e infine, restituito dal mare: i resti del galeone spagnolo Nuestra Señora de las Maravillas (Nostra Signora delle Meraviglie), perso al largo delle isole settentrionali il 4 gennaio 1656.

Un viaggio alle Bahamas non si può dire tale senza l’esperienza del Fish Fry, chioschi dall’aria informale presso i quali si possono gustare le specialità bahamiane. I frutti di mare e il pesce sono l’alimento base della cucina, in particolare lo strombo(conch – si pronuncia ‘konk’), un mollusco dalla carne soda e bianca, utilizzato in una varietà infinitamente fantasiosa di piatti: servito crudo, spruzzato di lime e spezie, ilconch è l’emblema della freschezza, ma può anche essere fritto, cotto al vapore o in deliziose frittelle accompagnate da una salsa rosé.

A Grand Bahama puoi fare l’esperienza del Fish Fry il mercoledì a Smith’s Town.

Grand Bahama, arcipelago delle Bahamas
Grand Bahama, arcipelago delle Bahamas


Bravo Viva Fortuna Beach

Il motto delle Bahamas è “Da noi è meglio” e il Bravo Viva Fortuna Beach, con la sua spiaggia bianchissima e il mare dai colori intensi, conferma appieno l’affermazione legata all’arcipelago caraibico. La struttura, della catena alberghiera Viva Resorts, è ospitata sull’isola di Grand Bahama e dista solo 18 chilometri dall’aeroporto di Freeport. Si compone di 274 camere, quattro ristoranti e, insieme a meravigliosi panorami marini, offre la giusta tranquillità per un soggiorno magico e allo stesso tempo divertente grazie all’ampia scelta di intrattenimenti organizzati dall’équipe di animatori sempre pronti a coinvolgere gli ospiti.

Inoltre, uno dei suoi punti di forza è il centro immersioni Viva Diving, certificato PADI 5 stelle, che propone corsi e uscite per principianti ed esperti.

Photo credits Courtesy of Press Office

Vienna, il nuovo ritratto dell’Imperatrice Sissi va oltre la sua bellezza

Vienna presenta una nuova immagine dell’Imperatrice Sissi, un ritratto per andare oltre la sua bellezza.

L’iconico dipinto di Franz Xaver Winterhalter scompare. Al suo posto una poesia che racconta vicende di Sissi dimenticate. Fino a fine marzo al Museo di Sissi, all’Hotel Imperiale e al Museo del Mobile l’arte racconta attraverso le immagini una storia iconica.

L’Imperatrice Elisabetta, meglio conosciuta come Sissi, era certamente una precorritrice rispetto al suo tempo; ugualmente la sua immagine attuale è ormai superata. Negli ultimi 125 anni si è guardato soprattutto a elementi come la bellezza, la cura del corpo e la drammaticità della sua storia. Ma chi era la vera Sissi? Dal 1 marzo e fino a fine marzo al   Museo di Sissi –  nella Hofburg di Vienna –  ma anche all’Hotel Imperial e al Museo del Mobile il ritratto di Sissi assume nuove sembianze attraverso la poesia: una nuova luce sull’immagine che si è creata negli anni.

La Vienna dell’800 è indissolubilmente legata all’imperatrice Elisabetta
Il fascino che la avvolge è più attuale che mai e la sua storia viene continuamente riproposta, per soddisfare così un pubblico nuovo e globale. Dai noti e romantici film con Romy Schneider degli anni ‘50 all’“Imperatrice” – la nuova miniserie per Netflix – e al lungometraggio “Corsage”, ogni generazione ha creato la propria versione di Sissi. I riflettori però sono sempre stati puntati sugli stessi elementi: la sua bellezza, i suoi abiti, la depressione, i disturbi alimentari, gli eccessi sportivi, le sue presunte scappatelle e la ricerca dell’eterna giovinezza.

Vienna, il ritratto dell’Imperatrice Sissi
Vienna, visitatori al Museo di Sissi

La vera donna, imperatrice e madre, è rimasta sempre più sullo sfondo

Sebbene abbia lasciato un’eredità incredibile, la si ricorda solo per l’aspetto esteriore e i drammi. « Per la giovane Sissi il concetto di bellezza non esisteva. Appena giunta alla corte di Vienna comprese che ciò che ci si aspettava da lei era solo questo. Il suo aspetto fu strumentalizzato. A dipingere il celebre ritratto dell’imperatrice del 1865 fu Franz Xaver Winterhalter, pittore iconico per il mito di Sissi che contribuì a diffondere la sua fama e bellezza in tutto il mondo», spiega Michael Wohlfart, curatore del Museo di Sissi. Proprio per smantellare quest’immagine superficiale e portare alla luce la vera personalità dell’imperatrice Elisabetta, la sua più famosa raffigurazione, la tela originale di Winterhalter, dal 1° marzo è stata ricoperta da un ritratto del tutto nuovo e particolare di Sissi. L’idea è quella di portare il visitatore a riflettere su chi era veramente questo iconico personale: andare oltre al concetto di bellezza. E allora ecco che emergono le sue conquiste, le sue qualità, le emozioni. “Sisi’s New Portrait” – questo il nome del progetto – lo fa mettendo in mostra una poesia essenziale e minimalista che racconta vicende riguardanti l’imperatrice che sono andati perse dietro alla sua immagine.

L’Ente per il Turismo di Vienna promuove quest’iniziativa in cooperazione con il Museo di Sissi, il Museo del mobile di Vienna – entrambe Istituzioni appartenenti allo Schönbrunn Group – e l’Hotel Imperial.
“Sisi’s New Portrait” è in mostra fino a fine marzo al Museo di Sisi, all’Hotel Imperial e al Museo del Mobile.

Ricordare le donne per la loro personalità. Non per il loro aspetto

Il nuovo ritratto, con la particolare veste grafica della poesia, porta a riflettere su ciò che si dà per scontato e a cambiare punto di vista. Chi osserva arriva con dei preconcetti che rapidamente cambiano quando si scoprono determinate azioni che fece nel corso della sua vita: il sostegno dei rifugiati e l’affermazione dell’autonomia del popolo ungherese.

Elfriede Iby, responsabile della sezione scientifica dello Schönbrunn Group dichiara: “Sissi era una precorritrice del suo tempo sotto molti aspetti. Era una donna strategicamente molto intelligente: anche se il suo parere “ufficialmente” non contava nulla, Sissi era perfettamente consapevole dell’effetto che i suoi gesti avevano sul pubblico. Le sue numerose poesie, una valvola di sfogo per affrontare questioni legate alla politica, alla società e alla famiglia in modo ironico e mirato, fanno luce sulle sue opinioni e sui suoi sentimenti”.

L’immagine della donna
Un tema più importante che mai, per il quale tanti si battono in tutto il mondo e che la Giornata Internazionale della Donna, l’8 marzo, ricorda in modo particolare. E non fu solo Sissi a essere ripetutamente etichettata nel corso degli anni. Il ritratto mette in discussione le basi di come viene percepita la figura femminile nella nostra società e la formula visuale evidenzia chiaramente che ancora oggi l’aspetto delle donne spesso mette in ombra i loro meriti e i talenti.

L’appello alla fine della poesia: “Remember women for who they were. Not for what they looked like”. Un monito questo che non si può mai ripetere abbastanza.

Vienna, il ritratto dell’Imperatrice Sissi
Vienna, il ritratto dell’Imperatrice Sissi

Norbert Kettner, Direttore dell’Ente per il Turismo di Vienna
«In occasione dell’8 marzo, la Giornata della Donna, che noi estenderemo all’intero mese, desideriamo offrire un palcoscenico ai talenti e alle eredità in ambito artistico, tecnico o sociale di straordinarie personalità femminili che operarono a Vienna. L’imperatrice Elisabetta è soltanto una delle numerose donne che per secoli sono rimaste nella memoria collettiva soprattutto per aspetti esteriori. ‘Sisi’s New Portrait’ ci propone una pioniera, il cui operato spesso è stato offuscato dall’immagine della sua persona nella pop culture. Vienna, la città in cui Sissi ha vissuto, operò e agì, oggi continua ad essere un grande polo d’attrazione per il pubblico, è certamente il luogo più consono per rendere omaggio alla vera eredità dell’Imperatrice».

Più di quello che si pensa: celebri donne viennesi
L’imperatrice Elisabetta è solo una delle donne la cui immagine mette in ombra spirito innovatore e lascito storico persino dopo la morte. Alma Mahler-Werfel, Hedy Lamarr, Emilie Flöge, Margarete Schütte-Lihotzky, tutte queste donne erano più che solo compagne, dive del cinema o muse. Erano pioniere, e il loro operato è rilevante ancora oggi. A marzo, per il Mese della Donna, l’Ente per il Turismo di Vienna punta i fari su queste eccezionali donne viennesi mettendole in scena in tutto il mondo sui suoi canali digitali. Anche il Museo della Tecnica di Vienna, che in occasione della 150esima ricorrenza dell’Esposizione Universale di Vienna ricorda il Padiglione delle Donne del 1873, si dedica al tema della “Visibilità della donna”. Questo tipo di esposizione allora del tutto nuovo, che per la prima volta diede spazio anche all’occupazione femminile nelle fasce popolari, funse da apripista per la visibilizzazione del mondo del lavoro femminile. La rassegna straordinaria fa parte di tutta una serie di appassionanti iniziative realizzate nel quadro di “Visione e ripartenza – 150 anni dall’Esposizione Universale di Vienna”, il tema dell’anno dell’Ente per il Turismo di Vienna.

La poesia
You want to see Sisi.
For her beauty, her glory, her victory.
You want to see Sisi.
For her dresses,
her hair, her excesses.
You want to see Sisi.
For the drama, the obsession,
the supposed depression.
But if you only see.
What you want to see.
You’ll fail to see.
That her legacy helps today’s refugees.
That she believed in people’s autonomy.
That she loved to learn.
That her convictions were stern.
You’ll fail to see.
That she suffered like the rest of us.
Like the best of us.
So, whenever you see
Sisi’s victory, glory, beauty.
Never again fail to see.
The real Sisi.
Remember women for who they were.
Not for what they looked like.

Credits
L’iniziativa è nata nel laboratorio creativo congiunto dell’Ente per il Turismo di Vienna e dell’agenzia Jung von Matt Donau. L’obiettivo di questo partenariato per l’innovazione è quello di sviluppare soluzioni comunicative fuori dagli schemi, che portino avanti “il brand di Vienna” e stabiliscano nuovi parametri di riferimento.

Photo credits Courtesy of Press Office

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