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“Umbria Jazz 1973-2023”, a Perugia una mostra celebra i 50 anni del famoso festival musicale

Testo e foto a cura di Vanessa Bocci


A Perugia, negli spazi espositivi della Galleria Nazionale dell’Umbria, sino al 27 agosto  sarà possibile visitare la mostra fotografica “Umbria Jazz 1973-2023” per celebrare i 50 anni del festival musicale. I curatori  sono Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria e Carlo Pagnotta, direttore artistico di Umbria Jazz
; la mostra riunisce alcuni fotografi, i quali hanno saputo  immortalare momenti importanti della storia del festival.

Mostra “Umbria Jazz 1973-2023”
Mostra “Umbria Jazz 1973-2023”

La rappresentazione è costituita da circa 100 immagini che raccontano una grande storia, gli artisti appartengono a generazioni diverse, ma allo stesso tempo sembrano dialogare tra di loro con lo stesso linguaggio rendendo il percorso espositivo omogeneo e armonico: Andrea Adriani, Massimo Achilli, Giancarlo Belfiore,  Elena Carminati, Roberto Cifarelli, Sergio Coppi, Riccardo Crimi, Pietro Crocchioni, Tim Dickenson, Hiroki Fujioka, Marco Giugliarelli, David Morresi, Pino Ninfa, Carlo Pieroni, Karen Righi, Mimmo Rossi, Andrea Rotili, Adriano Scognamillo, Pio Scoppola restituiscono momenti, vissuti e spaccati di cinquanta anni di storia memorabili.

Mostra “Umbria Jazz 1973-2023”
Mostra “Umbria Jazz 1973-2023”

La mostra è divisa in due sale, nella prima sala  sono collocate   le immagini dei manifesti delle varie edizioni del festival partendo dal 1973 fino ad arrivare al 2023 con un tripudio di colori accessi e rappresentazioni, che spaziano da fantasie geometriche passando per illustrazioni bizzarre come il manifesto del 2019, nel quale è riprodotta una figura maschile con una divisa di un giallo accesso impreziosita da oggetti che rimandano al mondo della musica e all’interno della bocca ha un sigaro dove fuoriescono note musicali, un’immagine che colpisce l’occhio dell’osservatore per la sua originalità e stravaganza. Prima di accedere alla seconda sala, c’è uno spazio dedicato alla proiezione di momenti indimenticabili della manifestazione.

Mostra “Umbria Jazz 1973-2023”
Mostra “Umbria Jazz 1973-2023”

Successivamente si arriva alla seconda e ultima sala della mostra, dove il visitatore può ammirare in tutto il suo splendore le straordinarie immagini di alcuni momenti delle varie edizioni del festival, le quali immortalano strumenti musicali, cantanti jazz durante le loro esibizioni andando a catturare i gesti, gli sguardi di grandi artisti che hanno saputo trasmettere un vortice di emozioni e sensazioni nel pubblico.  La bella foto è quando guardandola senti con le orecchie del cuore la musica. Senti il lirismo di Chet Baker, la malinconia esistenziale di Miles, il furore di Mingus, la lucida follia di Monk, il romanticismo di Stan Getz. Vedi la storia che ti scorre davanti, una storia raccontata magistralmente da grandi fotografi del jazz, le cui immagini sono icone finite nei libri o sulle copertine dei dischi.

Mostra “Umbria Jazz 1973-2023”
Mostra “Umbria Jazz 1973-2023”

La mostra, accompagnata da un catalogo bilingue edito da Shira, è realizzata grazie alla collaborazione con il Ministero della Cultura, Regione Umbria, Comune di Perugia, Comune di Orvieto, Fondazione Perugia, Soprintendenza Archivistica e Bibliografia dell’Umbria.L’esposizione restituisce la storia di Umbria Jazz , ma ci restituisce anche l’arte dei fotografi rendendo immortale la forza della manifestazione, che ha saputo porre Perugia sulla scena nazionale e internazionale. Una mostra che ha lo scopo di raccontare mezzo secolo di storia del jazz, il quale hacaratterizzato una città, come quella perugina, che ha visto passare per le sue vie grandi nomi, i quali hanno fatto la storia della musica jazz incantando con le loro performance generazioni differenti, ma accomunate da una passione, quella di stare sotto i palchi dei loro idoli, oppure tra le strade per cercare lo scatto giusto. Anche le persone comuni hanno fatto la loro parte per costruire un patrimonio, che ha permesso di poter raccontare una storia così vasta e dettagliata di una manifestazione che ha regalato emozioni autentiche in cinquanta anni di storia. La mostra Umbria Jazz 1973- 2023 non è solo un racconto per immagini, ma uno spartito sul quale sono iscritte le note di un festival che è riuscito ad essere internazionale prima per sé stesso e poi per il pubblico. La musica e l’arte ancora una volta si incontrano per dare luogo ad una esposizione senza precedenti restituendoci cinquanta anni di persone, di esperienze, di lavoro grazie a fotografie e manifesti per regalarci una storia dettagliata di una rappresentazione che ha portato una piccola regione come  l’Umbria sulla scena mondiale.

Capolavori attraverso i secoli nella mostra “Imago Iustitiae” al Museo Correr di Venezia

Testo e foto a cura di Vanessa Bocci

Il Museo Correr di Venezia dal 10 giugno al 3 settembre 2023 ospiterà la mostra: “Imago Iustitiae. Capolavori attraverso i secoli. La mostra è promossa dal Comune di Venezia  ideata e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura di Roma in sinergia con la Fondazione Musei Civici di Venezia el’archeologa e storica dell’arte Marina Mattei nelle vesti di curatrice.

 “Imago Iustitiae. Capolavori attraverso i secoli”, Museo Correr di Venezia
“Imago Iustitiae. Capolavori attraverso i secoli”, Museo Correr di Venezia

L’esposizione ha l’obiettivo di affrontare il tema dell’iconografia della Giustizia nelle sue molteplici sfaccettature, sia sul piano della storia, sia attraverso l’arte, in cui la Giustizia è rappresentata come incarnazione della virtù morale. Il lungo cammino di Giustizia, espressa come Persona, nasce da molto lontano, accoglie e comprende figure significanti e complementari, ma anche elementi astratti dalle sue manifestazioni, peculiarità come sequenze filmiche e storie raccontate dei suoi procedimenti. Persone dell’immaginario, definite come Allegorie riassumono e ricordano i suoi volti, descrivono il lungo percorso della civiltà, sintetizzato con simboli e attributi fino ad arrivare a nuovi artisti che sembrano rinunciare alla figurazione, optando ad una descrizione tramite stimoli visivi alternativi.

 “Imago Iustitiae. Capolavori attraverso i secoli”, Museo Correr di Venezia
“Imago Iustitiae. Capolavori attraverso i secoli”, Museo Correr di Venezia

Giustizia con il passare delle epoche si modifica, evolve ma  continua a conservare  lo stesso significato, ovvero la ricerca di un ordine e di un equilibrio che garantisca risorse per tutti, che consenta all’uomo uno scambio e una evoluzione costante. La Giustizia, aspetto del sapere per eccellenza, molto spesso è rappresentata portando tra le mani il volume dove l’immagine è contenuta, si tratta dell’ “Offerta del libro” uno schema fissato prima della stampa che, a nome dell’autore, Ella consegna al dedicatario, garante di equità e buon governo o esecutore e promotore del diritto. La mostra comprende sei sezioni, corrispondenti allo svilupparsi della Figura allegorica, dagli albori delle civiltà fino ad arrivare all’età moderna, sono esposti reperti archeologici, monete e medaglie, le quali vanno a caratterizzare la sezione I e II.

 “Imago Iustitiae. Capolavori attraverso i secoli”, Museo Correr di Venezia
“Imago Iustitiae. Capolavori attraverso i secoli”, Museo Correr di Venezia

Opere su carta, legno, tela e tavola sulle quali la figura della Giustizia è la vera e unica protagonista trasformandola in una vera e propria dea, come Virtù e come Personificazione Allegorica della stessa città di Venezia nelle sezioni  II e III. All’interno della sezione IV abbiamo la rappresentazione dei luoghi della Giustizia dal tempio ai palazzi di epoca moderna costruiti con apparati decorativi di grande pregio la celebrano traendo schemi e contenuti dall’antico. Nella sezione V si lascia spazio alle idee e alle azioni dei giuristi e letterati, i quali si sono sempre adoperati per eliminare la pena di morte e la figura principale è riassunta nella persona di Cesare Beccaria, che si fece promotore dell’abolizione della pena di morte dimostrando l’infruttuosità di un atto così brutale definendola meno utile della detenzione perpetua. Il percorso si conclude con la sezione VI, dove si trovano una serie di scene che mostrano atti e protagonisti di Giustizia immortalati come eroi e santi e, infine episodi di pratica della legge, grandi quadri che imprimono nella mente dell’osservatore  perché restino impressi i valori della mostra.Sono presenti anche opere di Guercino, Andrea Del Sarto, Martini, Nani, Reni, Sansovino, Vasari, Maccari e un bulino di Raffaello. Inoltre, sono esposte tre opere di artisti contemporanei come, Ai Weiwei, Kendell Geers e Koen Vanmechelen, concesse dalla Fondazione Berengo.

 “Imago Iustitiae. Capolavori attraverso i secoli”, Museo Correr di Venezia
“Imago Iustitiae. Capolavori attraverso i secoli”, Museo Correr di Venezia

La storia della Giustizia raccontata tramite immagini, simboli, luoghi e idee, le quali si modificano con il passare delle epoche in un percorso immersivo, nel quale si entra completamente rimanendone avvolti e catturati da quella lotta tra bene e male, dove il tentativo costante di sublimare la parte migliore, contro la colpa e il peccato è davvero il messaggio che arriva da una donna bellissima e coronata con la bilancia e la spada che vede tutto anche se a volte è bendata. Una donna, che seduta su di un trono ricorda all’umanità i principi fondanti del vivere civile. Cogliere l’immagine astratta e cercare di tramandarla perché sia comprensibile non è cosa assai facile, ma i più grandi artisti di tutti i tempi si sono ingegnati nel tentativo di afferrare e riprodurre un bisogno comune, un insieme di norme, procedure e gesti, i quali regolano e strutturano la vita di ogni singolo individuo.

“Physis and rendering”, NFT olografici e foto digitali nella personale di Vincenzo Marsiglia al Visionarea Art Space di Roma

Avamposto dell’arte contemporanea nel cuore di Roma, a pochi metri dalla Basilica di San Pietro, Visionarea ArtSpace inaugura il 2023 con Physis and rendering, personale di Vincenzo Marsiglia, a cura di Davide Silvioli con la collaborazione di Davide Sarchioni, in mostra da oggi 1 febbraio sino al 25 marzo 2023.

“Physis and rendering”
“Physis and rendering”

Artista dalla profonda attitudine interdisciplinare – con presenze alla Biennale d’Architettura di Venezia, alla Fondazione Dino Zoli di Forlì, alla Casa del Mantegna di Mantova, al Museo di Palazzo Collicola di Spoleto, al Museo del Presente di Rende – per l’occasione Vincenzo Marsiglia propone un percorso tra NFT olografici e fotografie digitali, realtà aumentata e occhiali hololensper un incontro ravvicinato con le nuove frontiere dell’arte contemporanea, tra digitale e reale.

“Physis and rendering”
“Physis and rendering”

I lavori in esposizione vanno, infatti, da esiti rispettivi delle serie “Fold”, “Modus”, “Star stone”, “Prospect”, fino a NFT olografici e fotografie digitali eseguite con il dispositivo Hololens 2: visore di ultima generazione a realtà mista e aumentata, applicato per la prima volta nel campo di ricerca delle arti visive dallo stesso Marsiglia.

“Physis and rendering”
“Physis and rendering”

Physis and rendering – mostra organizzata con il supporto della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanueleraccorda quindi una cerchia di opere distintive degli indirizzi di ricerca intrapresi dall’artista durante il suo percorso pluriennale, al punto da restituirne una versione sintetica e paradigmatica.

“Physis and rendering”
“Physis and rendering”

«La mostra – scrive il curatore Davide Silvioli – approfondisce la complessità dell’operato dell’artista attraverso una chiave di lettura critica mirata a stabilire continuità tra risultati dovuti a processi differenti. Dalla realtà tangibile della physis alla realtà virtuale del rendering, l’identità del progetto replica la facoltà della ricerca di Marsiglia di saper abitare entrambi questi emisferi del reale, rilevandone punti di contatto. Termine costante di un lessico evidentemente declinato al plurale è la nota Unità Marsiglia (UM): un modulo grafico dalla forma di stella a quattro punte. Quest’ultima corrisponde all’ente fondamentale del suo universo estetico, unità indivisibile di tutto l’esperibile artistico. Quale generatore e narratore di contesti alternativi e complementari, il logo UM, circa gli ultimi sviluppi dell’attività di Marsiglia, in cui vi è un ricorso alla tecnologia sempre più significativo, transita dalle proprietà della materia fisica alle funzioni di media digitali come monitor lcd, ledwall, visori».

“Physis and rendering”
“Physis and rendering”
“Physis and rendering”
“Physis and rendering”

«La peculiarità di Vincenzo Marsiglia risiede nell’individuare sempre nuove soluzioni per lavorare sulla realtà aumentata e sviluppare in modi innovativi la possibilità di interagire con lo spazio reale attraverso la tecnologia. – commenta il Prof. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – L’interesse dell’artista si focalizza in particolare sul dialogo fisico/digitale, che è il mezzo per mettere in relazione la dimensione visionaria di chi fa arte con il mondo concreto e tangibile che ci circonda. Grazie alla Fondazione che mi onoro di presiedere, ho già dato spazio nel 2021, a Palazzo Cipolla, a questa nuova frontiera del linguaggio artistico, ospitando la grande mostra antologica di Quayola, uno dei maggiori esponenti della media-art a livello internazionale: come Quayola, anche Marsiglia ci aiuta a pensare e comprendere il tempo in cui viviamo, utilizzando il giusto linguaggio per esprimere una visione del mondo del XXI secolo. La mostra Physis and rendering si qualifica dunque come un vero e proprio viaggio esperienziale, laddove il potere delle tecnologie è anche questo: far vivere esperienze nuove e creare inedite visioni».

“Physis and rendering”
“Physis and rendering”

Vincenzo Marsiglia è nato a Belvedere Marittimo (CS), nel 1972. Ha studiato all’Istituto d’Arte di Imperia e all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, diplomandosi in pittura. Inizia l’attività espositiva negli anni Novanta, con mostre personali e collettive in gallerie, musei e spazi pubblici, in Italia e all’estero. È docente presso l’Accademia di Belle Arti Aldo Galli – IED di Como e l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia. La sua ricerca ha origine da un elemento visivo corrispondente a una stella a quattro punte, che è divenuta, nel tempo, una componente distintiva del suo lavoro; autentico “logo” dell’artista. L’aspetto compositivo delle sue opere sembra rispecchiare una pratica ossessiva, generando esiti sempre nuovi in cui questo simbolo si permea con stoffe, ceramica, pietra, vetro, carta, articolandosi secondo variazioni continue di ritmo e di forma. La sua estetica, per rigore ed equilibrio, è riconducibile alla tradizione dell’Astrazione geometrica, del Minimalismo, dell’arte Optical. Negli ultimi cicli di lavori, l’artista sperimenta l’uso di tecnologie per testare le proprietà del suo linguaggio in funzione di nuove soluzioni espressive. Lavori di questa tipologia manifestano una nuova considerazione della contemporaneità, legata agli strumenti di comunicazione che la caratterizzano. Il proposito è quello di conseguire una categoria di opera d’arte mutevole, in potere di completarsi con l’interazione con lo spettatore.

“Physis and rendering”
“Physis and rendering”
“Physis and rendering”
“Physis and rendering”

Artista: Vincenzo Marsiglia
Titolo: Physis and rendering
Curatore: Davide Silvioli con la collaborazione di Davide Sarchioni
Testi in catalogo: Davide Silvioli e Davide Sarchioni
Durata: Dal 1 febbraio al 25 marzo
Inaugurazione: martedì 31 gennaio dalle 18:00 alle 21:00
Luogo: VISIONAREA Art Space – Auditorium della Conciliazione Indirizzo: Piazza Pia 1, Roma
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Mail: info@visionarea.org
Web: www.visionarea.org

Photo credits Courtesy of Press Office

“Arte Liberata”, alle Scuderie del Quirinale in mostra i capolavori salvati dalla guerra

Le Scuderie del Quirinale presentano Arte Liberata 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra, una nuova grande esposizione, dal 16 dicembre 2022 al 10 aprile 2023, a Roma, curata da Luigi Gallo e Raffaella Morselli ed organizzata dalle stesse Scuderie in collaborazione con la Galleria Nazionale delle Marche, l’ICCD – Istituto Centrale per il catalogo e la Documentazione e l’Archivio Luce – Cinecittà.

La mostra offre una selezione di oltre cento capolavori salvati durante la Seconda Guerra Mondiale, oltre che un ampio panorama documentario, fotografico e sonoro – riuniti grazie alla collaborazione di ben quaranta Musei ed Istituti – per un racconto avvincente ed emozionante di un momento drammatico per il nostro Paese ma altrettanto lungimirante e fondativo per una nuova coscienza civica. Un omaggio doveroso alle donne e agli uomini che, nella drammatica contingenza bellica, hanno interpretato la propria professione all’insegna di un interesse comune, coscienti dell’universalità del patrimonio da salvare.

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Al centro del progetto espositivo l’azione lungimirante di tanti Soprintendenti e funzionari dell’Amministrazione delle Belle Arti – spesso messi forzatamente a riposo dopo aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò – che, coadiuvati da storici dell’arte e rappresentanti delle gerarchie vaticane, si resero interpreti di una grande impresa di salvaguardia del patrimonio artistico-culturale.

Fra questi si annoverano Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli, Emilio Lavagnino, Vincenzo Moschini, Pasquale Rotondi, Fernanda Wittgens, Noemi Gabrielli, Aldo de Rinaldis, Bruno Molajoli, Francesco Arcangeli, Jole Bovio e Rodolfo Siviero, agente segreto e futuro ministro plenipotenziario incaricato delle restituzioni: persone che, senza armi e con mezzi limitati, presero coscienza della minaccia che incombeva sulle opere d’arte, schierandosi in prima linea per evitarla, consapevoli del valore educativo, identitario e comunitario dell’arte.

Storie avvincenti, dunque, dall’alto valore civile, che si dipanano in mostra attraverso tre principali filoni narrativi.

Il primo – Le esportazioni forzate e il mercato dell’arte – si riferisce all’alterazione subita dal mercato dell’arte all’indomani della stipulazione dell’asse Roma-Berlino (1936); per assecondare le brame collezionistiche di Adolf Hitler ed Hermann Göring, i gerarchi fascisti favorirono il permesso di cessione di importanti opere d’arte, anche sotto vincolo, come il Discobolo Lancellotti(vincolato dal 1909), copia romana del celebre bronzo di Mirone – fra le opere di spicco della rassegna – o i capolavori della collezione Contini Bonacossi di Firenze.

Il racconto afferente al secondo nucleo – Spostamenti e ricoveri – trova principio nel 1939, quando, con l’invasione della Polonia da parte di Hitler, il ministro dell’educazione Giuseppe Bottai mise in atto le operazioni di messa in sicurezza del patrimonio culturale, con la conseguente elaborazione del piano per lo spostamento delle opere d’arte.Da qui si dipanano molte storie: i rapporti tra i sovrintendenti italiani e il Vaticano, l’impegno dei singoli funzionari per inventariare e nascondere i beni culturali nel Lazio, in Toscana, a Napoli, in Emilia e nel Nord Italia, l’impegno fondamentale di curatrici donne, quali Fernanda Wittgens, Palma Bucarelli, Noemi Gabrielli, Jole Bovio ed altre, nonché la razzia della Biblioteca Ebraica di Roma.

Tra le figure-chiave di questa sezione figura Pasquale Rotondi, il giovane soprintendente delle Marche che fu incaricato di approntare un deposito nazionale e mise in salvo nei depositi di Sassocorvaro e Carpegna capolavori provenienti da Venezia, Milano, Urbino e Roma, per un totale di circa diecimila opere sotto la sua custodia.
Un caso esemplare nella formazione di un’identità professionale degli storici dell’arte italiani.

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Il terzo ed ultimo filone – La fine del conflitto e le restituzioni – prende in considerazione le missioni per il recupero e la salvaguardia delle opere trafugate al termine della guerra. Ai funzionari italiani si affiancarono gli uomini della “Monuments, Fine Arts, and Archives Program” (MFAA), una task forcecomposta da professionisti dell’arte provenienti da tredici diversi paesi ed organizzata dagli Alleati durante il secondo conflitto mondiale per proteggere i beni culturali e le opere d’arte nelle zone di guerra. Con la fine della guerra ha inizio l’avventura delle restituzioni dei beni trafugati dai nazisti con oltre seimila opere ritrovate finora.

Un’occasione unica per ammirare, per la prima volta riunite nello stesso luogo, opere di altissimo valore artistico fortunatamente sopravvissute: dal Discobolo Lancellotti alla Danae di Tiziano Vecellio a Santa Palazia di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, dai celebri ritratti diAlessandro Manzoni di Francesco Hayez e di Enrico VIII di Hans Holbein il Giovane fino a numerosi capolavori custoditi nella Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, quali Crocefissione di Luca Signorelli, l’Immacolata Concezione di Federico Barocci e la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca.

In mostra anche circa centoquaranta riproduzioni fotografiche ed oltre trenta documenti storici nonché più di una ventina di estratti da filmati d’epoca; testimonianze significative di una delle pagine più drammatiche della storia del nostro Paese.

Distruzioni e razzie di monumenti e opere d’arte fanno parte da sempre delle manovre belliche; la Seconda Guerra Mondiale va considerata, tuttavia, come un momento imprescindibile della moderna riflessione sulla tutela dei beni culturali, con un nuovo approccio ai temi del restauro e della museografiache seguì agli esiti drammatici del conflitto.

Dall’esperienza di quegli storici dell’arte nacque un nuovo modo di intendere la tutela e la valorizzazione dei Beni Culturali, a partire dalla fondazione dell’attuale Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Non solo, nel secondo dopoguerra, la museografia italiana avviò una delle stagioni più prolifiche per la valorizzazione e la divulgazione del capitale culturale del Paese: i musei italiani divennero il campo di sperimentazione di una didattica permanente rivolta a tutti i cittadini, luoghi della coscienza civica in rapporto con il territorio.

Mario De Simoni, presidente Scuderie del Quirinale

“È una mostra di storie. Storie di donne, di uomini, di opere d’arte protette, salvate, perse e recuperate. Il racconto della tutela in tempo di guerra resta un monito sui rischi che corre il patrimonio artistico, messo in salvo dagli interpreti di una vera e propria epopea: le loro gesta eroiche costituiscono un esempio di patriottismo e di senso del dovere, testimoniando l’efficacia dell’azione di un’intera generazione di funzionari dello Stato che mise in salvo l’immenso patrimonio culturale italiano, offrendolo alle generazioni successive. Una mostra che è un esempio di collaborazioni istituzionali, con la partecipazione della Direzione Generale Musei del Mic, della Galleria Nazionale delle Marche, dell’Archivio Luce – Cinecittà, dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, e di collaborazione con partner che hanno sostenuto il progetto: Ferrovie dello Stato Italiane, American Express, Unilever-Magnum, Banca Passadore & C., Fondazione Passadore 1888, che ringrazio per esserci stati a fianco in questa occasione”.

Raffaella Morselli, curatrice

“La túche, il destino o la sorte a cui i greci antichi sottopongono le avventure di dei e di uomini, è il sostantivo che meglio si addice alle opere riunite in questa mostra. Ognuna di loro avrebbe potuto non esserci più se qualcuno non avesse lavorato perché questa o quella fosse imballata, nascosta, trasportata, salvata. La resistenza delle storiche e degli storici dell’arte, in quella che è stata la guerra degli oggetti, è stata la chiave di volta per determinare la fortuna del patrimonio italiano in pericolo durante la II guerra mondiale. Questa mostra cuce, per la prima volta, tante storie di singoli operatori animati da una forte coscienza civica, e trasforma le loro singolarità in una grande epopea collettiva di passione e di impegno”.

Luigi Gallo, curatore

“La mostra racconta la storia di un’epica impresa di salvaguardia compiuta da donne e uomini che credevano nel valore etico dell’arte e del suo ruolo nella nostra identità nazionale; fra loro si contano funzionari dello Stato, rappresentanti delle gerarchie vaticane, civili e militari che, con coraggio e determinazione hanno permesso di trasmettere al presente l’immenso, delicatissimo patrimonio culturale italiano. Ed è una fortuna, perché senza passato saremmo senza futuro. Lo testimonia l’azione di Pasquale Rotondi, lo storico direttore di Palazzo Ducale, che tutti nelle Marche ricordano per la lucidità delle sue scelte, la compostezza del suo comportamento, lo spessore della sua cultura. In suo onore la Galleria Nazionale delle Marche ha collaborato alla mostra con prestiti prestigiosi ed un importante lavoro di ricerca e documentazione che testimonia la lungimiranza della sua azione di tutela. L’operazione è stata resa possibile anche grazie alla disponibilità dei Musei Civici e Diocesani, nonché dalla collaborazione delle Soprintendenze”.

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Iniziative:

Come di consueto, anche in occasione della mostra Arte Liberata 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra, le Scuderie del Quirinale propongono ai visitatori, a partire da gennaio 2023, un ricco programma di incontri collaterali: una serie di conferenze – coordinate dal giornalista Paolo Conti ed organizzate presso la sede delle Scuderie del Quirinale –  volte ad approfondire alcuni aspetti peculiari della rassegna attraverso il racconto di storici dell’arte, archeologi, documentaristi e dei protagonisti del recupero delle opere d’arte trafugate, quali i Monument Men ed il Nucleo Arma dei Carabinieri.

Seguendo il percorso tracciato dalla rassegna, gli incontri condurranno i partecipanti attraverso un avvincente racconto delle atmosfere, dei ricordi vivi e dei sentimenti che hanno caratterizzato i difficili anni di guerra in cui molto nel nostro Paese sembrava perduto.

Il programma degli incontri è disponibile su: www.scuderiequirinale.it

Il catalogo è edito da Electa

 Photo credits Alberto Novelli 

“La gioia di vivere a colori”, a Palazzo Maffei Marescotti la mostra romana dell’artista Paola Salomè

Si inaugura a Roma il 21 aprile, alle ore 17, presso la Galleria La Pigna, nel prestigioso Palazzo Maffei Marescotti  di via della Pigna 13, l’esposizione dell’artista  Paola Salomè, intitolataLa gioia di vivere a colori” che ha l’obiettivo di  trasmettere al pubblico un messaggio di positività e amore per la natura e la vita in un momento storico segnato da vicende tristi e dolorose. L’artista ha trasformato un periodo negativo come è stato per molti il lockdown in un periodo positivo e ricco di fermento artistico.

Infiammarsi, acrilico su tela_credits Courtesy of Press Office
Infiammarsi, acrilico su tela_credits Courtesy of Press Office

L’esposizione di Paola Salomè vuole essere uno spunto per risvegliare quegli animi intorpiditi dal grigio dei giorni che abbiamo vissuto con l’avvento della pandemia e che tutt’oggi tendono ad incupirci a causa della guerra: la vivacità dei colori, la fluidità delle linee, il senso di libertà che queste opere emanano attraverso le ampie campiture di grande respiro, esprimono una magia delicata attraverso la quale ognuno di noi può trovare un senso di pacificazione e di armonia con l’universo.L’amore per ogni istante della vita mi porta ad esprimere con passione sentimenti ed emozioni. Ed è così che vorrei fosse vissuta la mia arte… assaporando intensamente il profumo dei miei coloriLe mie opere riflettono la gioia di vivere partenopea, con colori come il giallo che trasmette luce, il verde della natura, l’azzurro del mare..le mie opere nascono dagli stati d’animo. Cerco di rappresentare l’amore verso tutto, verso la vita, la famiglia, i figli”, spiega l’artista.

La luce della vita, acrilico su tela_credits Courtesy of Press Office
La luce della vita, acrilico su tela_credits Courtesy of Press Office

La mostra è curata da Leonarda Zappulla, critico e storico dell’arte: “Il linguaggio pittorico di Paola Salomè trae ispirazione dalla realtà, rivelando il vivo desiderio dell’artista di rappresentare la natura irradiata dalla luce della vita. Dalla visione dei suoi dipinti emerge una folgorante energia positiva: l’uso di cromie brillanti e intense caratterizza la sua produzione, costituita da opere in cui il dato reale è solo un punto di partenza da cui sconfinare per dare libera espressione all’estro creativo, che permette all’autrice di rappresentare il vero in maniera spontanea ed istintiva assolutamente sua e immediatamente riconoscibile”.

La vita, polittico olio su tela_credits Courtesy of Press Office
La vita, polittico olio su tela_credits Courtesy of Press Office

A partire dall’impostazione coloristica sino a giungere a quella spaziale, le opere della Salomè sono esempi di una ricerca stilistica volta a raffinare il tratto, con lo scopo di dar vita ad un linguaggio essenziale dato per sovrapposizioni che rimandano all’arte pop ma con un’accezione romantica del tutto italiana. Con consapevolezza l’artista dà ritmo alle opere seguendo il flusso della sua immaginazione e delle proprie emozioni, lontana da stilemi o accademismi. Hanno così origine opere in cui le forme essenziali vengono cristallizzate in un’atmosfera sognante: realtà e fantasia non sono entità contraddittorie, bensì coordinate e coesistenti.

Il sogno, olio su tela_credits Courtesy of Press Office
Il sogno, olio su tela_credits Courtesy of Press Office

Tra le opere preferite dell’artista : Infiammarsi” è una tela che si trova nella Galleria di via Margutta a Roma e che è stata scelta anche per il Carrousel du Louvre a ParigiCon quest’opera ha voluto creare una bellezza che illumina, nonostante il periodo buio che stiamo vivendo. Ha voluto rappresentare una sfera di fuoco vivissimo che resiste nonostante il mare freddo intorno. Poi abbiamo “Il sogno”, opera esposta alla fiera di Ferrara ammessa al premio Vittorio Sgarbi e l’opera “La Vita”, un politico maestoso dall’aura coinvolgente, e “La luce della vita”, in cui è espressa tutta la poetica dell’artista.

 

Paola Salomè fa parte del progetto I Narratori del Nostro tempo commentate da Vittorio Sgarbi, nel quale il noto critico ha commentato la sua opera affermando: “Paola Salomè è un’artista post naïf, questo vuol dire che la sua naïveté non appartiene ad un filone, ad un genere che è quello della favola, quello del racconto di un luogo dove tutto è come nel mondo infantile […] Ecco allora i suoi riferimenti a Chagall, a Gauguin, a Kandinskij, che sono classici moderni che non impongono regole, misure e mestiere, ma semplicemente stati d’animo espressi con una grande purezza”, ha dichiarato il critico d’arte Vittorio Sgarbi.

 

La gioia di vivere a colori, personale di Paola Salomè, sarà visitabile alla Galleria La Pigna – Palazzo Maffei Marescotti, Via della Pigna 13 – Roma dal 22 al 29 aprile 2022 con i seguenti orari: dalle 15:00 alle 19:00 (lun. – ven.) sabato dalle 10:00 alle 13:00. Vernissage esclusivamente su invito giovedì 21 aprile dalle 17:00 alle 20:00.

“Unconventional Touch. Reset”, ad Altaroma gioielli e accessori nella mostra di OTP sotto la cupola di Raffaello

L’arte e le opere architettoniche di Raffaello da Urbino, come la storica cupola dell’Università e Nobil Collegio degli Orafi Argentieri Sant’Eligio”, incontrano l’alto artigianato con la nuova mostraUnconventional Touch. Reset Gioielli e Accessori”, progetto targato dall’associazione no profit Officine di Talenti Preziosi (OTP) in calendario, dal 7 al 10 luglio, nella Sezione In Town della kermesse capitolina Altaroma. L’opening contingentato, previsto per giovedì 8 luglio dalle ore 17.00 alle 20.00, svelerà nel percorso espositivo con gli abiti di Alessandra Giannetti, ospitato da una location di prestigio nel cuore della Capitale, le creazioni di 43 giovani designer e professionisti del settore che hanno deciso di fare squadra  puntando sul bello e ben fatto. Per valorizzare le meraviglie del luogo nonché le sinergie con le realtà artigiane locali. Sulla piattaforma Digital Runway di Altaroma, inoltre, sarà trasmesso un video emozionale, realizzato dalla giovane regista Caterina Biasiucci insieme al fotografo Valerio Polici, che consentirà di ammirare i piccoli-grandi capolavori dell’expo in presenza dove le modelle indosseranno i costumi  firmati Monica Campri Beach Couture.

Pendant tif porta rossetti, collier realizzati con le cortecce, braccialetti porte bonheur con ciondoli al peperoncino. Collane green, con piume o piccoli aeroplani che spiccano il volo verso la libertà. Foglie, eco-pelle,  pezzi di ferro arrugginiti riusati, il sughero e texture naturali nel segno del riciclo creativo, omaggiando la femminilità. Tocchi classici e barocchismi, fra antico e moderno, fino alle lavorazioni 3d. Per l’edizione estiva della manifestazione dedicata alla moda in città, OTP, con un gruppo di esperti del settore, ha istituito un corso progettuale in cui i diversi team, uniti dall’estro dei partecipanti, hanno creato innovativi gioielli ed accessori che interpretano la voglia di ricominciare. Un vero e proprio “Reset”, come il titolo dell’esposizione, per guardare al futuro dimenticando i tragici momenti di isolamento che hanno colpito il comparto dell’oreficeria e del manufatto. L’idea progettuale si ispira ad una parola chiave, forse quella che meglio riassume lo stato di trasformazione e la ripartenza verso il cambiamento.

«Riportare allo stato iniziale, azzerare per poi ricominciare. Viviamo un momento storico che ha visto forzare le restrizioni causate dalla pandemia e ridimensionare, attraverso le restrizioni, i nostri sogni. Soprattutto quelli dei talenti emergenti – spiega la presidente dell’associazione Marina Valli affiancata dalla vice Gioia CapoleiNon solo in ambito personale, ma anche nel mercato dei consumi e nelle cerimonie d’acquisto. Abilità e processi hanno subito una radicale rivalutazione, perdendo a volte il loro significato, mentre valori intimi, profondi e privati si sono trasformati in elementi imprescindibili di un nuovo lessico sociale. Non tutto si è corrotto o è andato perso, ma l’approccio generato dalle trasformazioni dovute al Covid-19 ha ridisegnato desideri e modi, mettendo l’accento sui mutamenti». Si ripensa dunque agli oggetti, attribuendo loro significati e significanti più idonei, capaci di trasferire messaggi al di là della materia.

L’obiettivo di OTP è quello di servirsi di linguaggi inediti e sperimentali, comunicando con maggiore empatia e utilizzando strumenti non convenzionali per aprirsi ad un domani migliore. Lasciarsi andare al “Reset” vuol dire affrontare un’esperienza caratterizzata da un “Unconventional Touch”, un tocco originale che ha contagiato le superfici e i contenuti : i 5 trend presi in esame dai 43 designer, orafi e argentieri che hanno aderito all’iniziativa sono: il Gioco dell’evasione, alla ricerca degli spazi di fuga e divertimento, l’Imperfetto corretto con la rivalutazione del naturalmente diverso e del recupero, il Vero me, caratterizzato dalla rivalutazione dell’autostima riscoprendo una bellezza inedita. Così come l’Empatia social, che si serve della condivisione online dei cambiamenti, e l’Estetica scenografica in uno storytelling fatto d racconti che superano il tradizionale immaginario. Una riflessione complessa e articolata, da cui emergono possibili proposte e soluzioni che narrano il tempo presente, la sensibilità maturata che si tramuta in oggetti, segni e sensazioni grazie alle forme, i materiali sostenibili, le tecniche antiche che si mescolano alla visione contemporanea del savoir faire, i modi e gli ideali che tentano di rappresentare la rinascita azzerando il passato.

Preziosa la collaborazione della fashion manager di  brand nazionali ed internazionali Agnese Sanchez, la quale ha creato per l’evento un singolare sodalizio in cui la moda sposa gioielli e accessori. Conferenze, presentazioni di libri e talk accompagneranno le 4 giornate, fino al 10 luglio. Quest’anno OTP ha indetto un concorso interno, selezionando un Istituto per il design del gioiello: lo IED. Saranno esposti lavori degli allievi del terzo anno, che hanno concluso la loro formazione accademica. OTP vuole promuovere le nuove generazioni che saranno il futuro del comparto, proprio in virtù dell’obiettivo cardine dell’associazione che è quello di di costruire un ponte tra universo scolastico e mondo del lavoro, anche tramite l’organizzazione di corsi  o webinar in streaming.

ABOUT OFFICINE DI TALENTI PREZIOSI (OTP):

Lo scopo dell’associazione no profit Officine di Talenti Preziosi, sin dalla sua nascita nel 2013, è quello di creare un ponte per i giovani delle accademie e il mondo del lavoro, coinvolgendo artigiani e professionisti, nonché appassionati, per promuovere la cultura del gioiello in tutte le sue espressioni attraverso corsi di aggiornamento ed eventi esclusivi. Un punto di incontro e dialogo tra le tante realtà del settore e i buyer con la mission di valorizzare l’interesse verso la cultura e la qualità del manufatto prezioso nonché dell’accessorio moda, evocando la storica tradizione artistica e artigiana dell’oreficeria romana: il gioiello, l’ornamento e l’accessorio sono veri e propri oggetti d’arte sperimentale. Negli scorsi anni OTP ha presentato al pubblico tematiche all’avanguardia, proponendo originali bijoux, ma non solo. Dalla ricerca sui sensi fino alla sostenibilità: il primo evento è stato dedicato al gusto, “Food Bijou – 2015”, a cui ha fatto seguito il tema dell’olfatto con “Bijou & Parfum – 2016” e infine, includendo il “sesto senso”, è stato realizzato “Sensi e Bijou- 2017” presentato ad Altaroma 2017 nella sezione In Town. Poi, “Bijou & Gioielli…Km 0… Kilometroitaly” ad Altaroma 2018, sezione In Town, “Bijou Green, verso un Mondo migliore”, durante Altaroma 2019 sezione In Town e “Sostenibilità & Bijou, Accessories. Verso nuovi Orizzonti” nella scorsa edizione invernale. Oggi, la sede operativa di OTP è un hub creativo in via Margutta, la celebre strada capitolina popolata da artisti, pittori e atelier.

DESIGNER, ORAFI E GIOIELLIERI, PARTECIPANTI AL PROGETTO:

Riccardo Alfonsi, Balistreri Gioielli D’Arte, Franchi Argentieri, Corrado Sacchi Gioielli, Cristiana Perali, Le Vitali Gioielli, Gioielli Dop, Aldo Vitali  

DESIGNER ORAFI  SOCI DELL’ASSCIAZIONE OTP :

Valentina Allotti, Kristina C, Gioia Capolei, Christel Deliège, Marina Ettorri, Daniela Ferrero, Elisa Marcantonio, Chiara Mingiardi, Laura Mustacciuoli, Nadè by Nadia Coretti, Liliana Palaia,  Anna Pinzari,  Maria Paola Ranfi, Carlo Maria Sambati, Michele Soave, Lorella Verrillo. PatSa di Patrizia Santamaria, Francesco Lops jewellery ,Vu Elle jewels, Maria Laura Venturelli, Alessandra Malandrino, Chiara Fenicia, Erica Vacchiano, Ana Paula Valandares, Silvia Orani, Barbara Amici, Maria Viola Mazza, Giorgia Pettineo, Domitilla Camponeschi, Daria Leuzinger, Stkreo di Stefania Tortella, Lucia Pietrolonardo, Monica Medot, Cristina Innocenti e Virginia Checcacci, Emera Gioielli, Marina Valli.

ABOUT NOBIL COLLEGIO DEGLI ORAFI E ARGENTIERI SANT’ELIGIO

La Corporazione degli Orefici venne fondata tra la fine XIV e l’inizio del XV secolo, unita inizialmente con altre due Corporazioni, quella dei Fabbri-Coltellinari e i Sellari con sede nella Chiesa di San Salvatore alle Coppelle, unite nel culto del medesimo santo protettore, Sant’Eligio Vescovo di Noyon vissuto nel VI e VII secolo maestro della Zecca dei Re Clotario e Dagoberto. Data fondamentale per la nascita, in qualità di Corporazione autonoma, denominata“Università e Nobil Collegio degli Orefici Argentieri dell’Alma città di Roma” è il 13 giugno del 1508 con l’acquisto di un terreno nei pressi della Strada Giulia per edificare la propria chiesa e redigere il proprio Statuto della costituenda Università.  L’anno seguente il 12 giugno 1509 Papa Giulio II con una sua “bolla papale” autorizzava “I diletti figlioli dell’Università degli Orefici in Roma di costruire et edificare e far fabbricare una chiesa, ovvero una cappella, sotto detta invocazione di Sant’Eligio, in strada Giulia et in loco per tale effetto si trovasse più comodo”. Il progetto fu affidato all’artista, ed amico fraterno di molti dei 42 Orafi che formarono il gruppo dei primi iscritti all’Università, Raffaello da Urbino, che dopo molti anni di controversie per la paternità dell’opera architettonica, fu definitivamente ascritto ad autore dell’opera dal 1884  da parte dello storico Geymüller che ritenne esaustiva, per l’attribuzione dell’opera a Raffaello, e dopo di lui tutti i maggiori storici dell’architettura, la citazione che appare su di un disegno, oggi agli Uffizi, di Sallustio Peruzzi, figlio di Baldassare autore del progetto della cupola, che rappresenta la chiesa di Sant’Eligio e riporta la scritta “Sant’Alo’ degli Orefici a strada Giulia opera di Raffaello da Urbino”. Raffaello propone per la sua costruzione un elemento innovativo, di derivazione bramantesca, un edificio a pianta centrale, come anche proposto nel fondale del suo dipinto lo “Sposalizio della Vergine” della Pinacoteca di Brera.  La chiesa è anche decorata da preziosi affreschi opera dei pittori di grande evidenza del periodo cinquecentesco e dell’inizio del ‘600. Al cento dell’abside è visibile la “Madonna con Gesù tra i Santi Eligio, Stefano, Giovanni e Lorenzo” opera del 1575 di Matteo da Lecce, probabile autore a cui si debbono anche alcune decorazioni a “grottesche” di chiara influenza raffaellesca ai lati dell’altare maggiore. Altri autori, presenti sempre nella decorazione dell’altare maggiore, sono Taddeo Zuccari, con le figure di “due Profeti” e “Dio Padre che sorregge il Cristo in Croce”, e gli “Apostoli Disputanti” e la “Pentecoste”. L’affresco dell’altare di sinistra raffigura l’”Adorazione dei Pastori” ed è opera di Giovanni de Vecchi (1536-1614) quello dell’altare di destra che rappresenta l’”Adorazione dei Magi” è opera di Francesco Romanelli (1610-1662) dipinto sopra un affresco precedente, dello stesso soggetto, opera di Federico Zuccari andato perduto nel crollo del 1600 di quella parte della chiesa assieme alla facciata, ricostruita, sempre all’inizio del ‘600, dall’architetto Flaminio Ponzio.  Nei  secoli successivi in Nobil Collegio, che vedrà tra i suoi iscritti i maggiori artisti  operativi nel campo dell’Oreficeria-Argenteria in Roma, quali, solo per citare i più celebri, da Benvenuto Cellini a Luigi e Giuseppe Valadier a Fortunato Pio Castellani, assolve, conservandone traccia nel suo prezioso e unico, per quantità e completezza di documenti, Archivio Storico, a tutti gli oneri ed gli incarichi operativi delle disposizioni Statutarie del Centro Artistico e Culturale degli Orafi Romani, nella sua correlazione con tutte le altre Arti del Disegno. Nel 1870, con la proclamazione dell’Unità d’Italia, le ultime Corporazioni ancora operanti, come quella degli Orafi, furono chiuse e il Nobil collegio fu sostituito negli anni successivi dal “Consorzio degli Orefici ed Argentieri Capi d’Arte in Roma” con scopi meramente di sussidio in caso di malattia dei suoi iscritti.  Nel 1971, il Consorzio, con Decreto del Presidente della Repubblica, modifica il suo Statuto e torna, con la denominazione Storica “Università e Nobil Collegio degli Orafi Gioiellieri Argentieri dell’Alma città di Roma” a ricoprire, riunendo tra i suoi iscritti i nomi ed i rappresentanti  delle famiglie più illustri  del mondo orafo romano, il ruolo di promozione e tutela rivolta principalmente ai giovani ed al mantenimento delle nobili tradizioni dell’Arte dei Maestri Orafi Romani. Tornano in possesso del Nobil Collegio la propria Sede Storica la raffaellesca Chiesa di Sant’Eligio, le storiche proprietà immobiliari e il suo prezioso Archivio Storico intatto e completo della testimonianza di una delle eccellenze artistiche dello Stato Pontificio il mondo degli Orafi Argentieri e della loro ineguagliabile arte che per secoli ha rappresentato e continua a rappresentare un vanto della Cultura Artistica della Capitale. Nell’ottica dei suoi scopi Istituzionali, il  Nobil Collegio organizza: eventi con conferenze e simposi  tenuti da stimati storici, di rilevanza nazionale ed Internazionale, su temi di carattere storico ed artistico. Poi, concorsi e borse di studio per promuovere il settore giovanile tra gli Orafi, studenti di Istituti d’Arte, designer, lavoratori ed apprendisti di aziende e laboratori orafi, corsi di formazione, perfezionamento e aggiornamento delle Tecniche Artistiche.  Creazione e gestione di relazioni accademiche e professionali con i più importanti protagonisti delle Istituzioni per la diffusione dell’Arte e della Cultura Orafa in tutto il mondo.

ASSEGNAZIONE DEI PREMI:

Premio Università degli Orefici, istituito nel 1989, che nel corso degli anni è stato conferito ad eminenti personalità della cultura storico-artistica nazionali ed internazionali, tra cui, solo per citarne alcuni: Prof Gianluigi Colalucci, Prof Federico Zeri, Prof Paolo Marconi, Prof.ssa Jennifer Montagu, Sig.a Anna Bulgari Calissoni, Prof. Claudio Strinati. Premio Armando De Simoni e Gilberto Lefevre, indirizzato ai giovani orafi nelle varie elaborazioni tecniche, studenti e giovani provenienti da Laboratori orafi, Scuole professionali e da Istituti del settore. Premio Edelmiro Vespasiani, per tesi di Laurea su argomenti Storici ed Artistici relativi alla Cultura Orafa. Premio “GioielloinArte”  che valuta elaborazioni artistiche su di un tema prestabilito. Ultimo di questo Concorso, che avrà luogo alla fine del travagliato periodo dovuto alla Pandemia, ha come tema la figura artistica e la lezione di Raffaello come fonte di ispirazione.

ABOUT MONICA CAMPRI BEACH COUTURE:

Il costume da bagno abbraccia il fascino della couture. Fondato nel 2017, quello della stilista Monica Campri è stato il primo brand a definire e promuovere esplicitamente il concetto di “beach couture” con l’intento di colmare uno spazio ancora inesplorato nel mondo del beachwear e di dare nuova importanza alle creazioni da indossare. Con la sua cifra stilistica riconoscibile, e una prospettiva di mercato unica, ogni capo vanta uno standard senza precedenti di sartorialità e attenzione ai dettagli, che trascende le tendenze, le stagioni e le occasioni. Orgogliosamente made in Italy sotto ogni aspetto, il marchio si impegna a rappresentare al meglio il fashion italiano, riconosciuto all’estero come sinonimo di qualità, raffinatezza e perfezione nei particolari.

MAIN PARTNER DELL’EVENTO:

Università e Nobil Collegio degli Orafi Argentieri Sant’Eligio, Assicurazione: Alexander International Broker srl  Fashion manager Agnese Sanchez, Monica Campri Beach Couture, Alessandra Giannetti, Modelle Style di portamento dell’Accademia Koefia, Make up-Hair styling dell’Accademia di Trucco professionale, Roma. Degustazione Cantine Casale del Giglio. Cortometraggio, riprese foto e video a cura di Caterina Biasiucci e Valerio Polici.

Le creazioni dello stilista Antonio Martino nella mostra “Robotizzati” al WeGil di Trastevere

Il designer Antonio Martino partecipa alla mostra Robotizzati. Esperimenti di moda, di scena al WeGil di Trastevere a Roma con due creazioni della collezione Japanese Renaissance. La Leggenda di Tanabata: un cappotto blu in lana con fodera vintage in seta stampata e un kimono dress  in douchesse rossa di seta stampata con lungo strascico. Il percorso espositivo, ideato e curato da Stefano Dominella con la direzione artistica di Guillermo Mariotto, è visitabile fino al 24 gennaio presso l’hub culturale della Regione Lazio ed è realizzato da LAZIOCrea e con il patrocinio di Unindustria – Unione degli Industriali e delle Imprese del Lazio.

Antonio Martino_Rinascimento Giapponese_credits Courtesy of Press Office
Antonio Martino_Rinascimento Giapponese_credits Courtesy of Press Office

 

Ringrazio Stefano Dominella e Guillermo Mariotto per il prestigioso invito ricevuto e sono onorato di partecipare con due pezzi unici della mia collezione di alta moda all’esposizione performance che celebra i super robot giapponesi e il Sol Levante, un mondo che mi ha sempre affascinato e che ha ispirato la mia ultima linea, presentata nel calendario ufficiale di Alta Roma. Mi auguro che il periodo difficile che stiamo attraversando finirà presto e spero di poter approdare quanto prima in Giappone con i miei abiti, in un’ottica di internazionalizzazione e con il supporto delle istituzioni e delle ambasciate italiane”, ha dichiarato Martino.

Le creazioni dello stilista Antonio Martino in mostra al WeGil di Roma_credits Courtesy of Press Office
Le creazioni dello stilista Antonio Martino in mostra al WeGil di Roma_credits Courtesy of Press Office

 

Gli ingressi alla mostra e agli spazi del WeGil (Trastevere – Largo Ascianghi, 5, Roma) saranno gestiti nel pieno rispetto delle più recenti indicazioni in termini di distanziamento sociale previste per i luoghi pubblici al fine di contrastare la diffusione del coronavirus e sarà possibile acquistare i biglietti online su www.liveticket.it/wegil.

 

 

Ad Altaroma in mostra bijoux e accessori per esorcizzare il Covid-19

Un’ “Onda Creativa”, partita durante il lockdown con incontri virali in rete, contagia anche Altaroma. L’associazione no profit “Officine di Talenti Preziosi”(OTP), fondata nel 2013 nella Capitale dalla docente di design del gioiello e presidente Marina Valli, affiancata dal 2016 dalla vicepresidente, jewelry designer e docente Ied Gioia Capolei, ritorna alla kermesse capitolina con il progetto espositivo “Oasi, nuovi approdi per l’arte dell’ornamento”. In questa particolare edizione, OTP e la Galleria INCINQUE OPEN ART MONTI, che condividono la medesima mission, hanno deciso insieme di creare nuove sinergie e di rafforzare la presenza sul territorio unendosi in un evento esclusivo durante la Fashion Week per la valorizzazione delle proposte artistiche. E raccontare i nuovi linguaggi nell’arte dell’ornamento del panorama romano.

OTP ha sfruttato l’isolamento forzato per creare nuove collaborazioni tra i suoi associati e le realtà vicine, basate su un lavoro di gruppo tramite webinar con analisi e spunti della storica Anna Fiorelli, potenziando la creatività degli associati e dei partner attraverso la realizzazione di pezzi finalizzati all’evento esclusivo in calendario. Si entra in una nuova era, è necessaria una nuova visione di un mondo futuro, diverso e che abbracci culture differenti. “La parola chiave è Trasformazione– spiegano Valli e Capolei- Osserviamo e viviamo una nuova realtà, una nuova vita, sperimentiamo nuove dinamiche, con regole molto restrittive che stanno  cambiando la quotidianità e il bisogno di socialità. Ma come saranno i gioielli e gli accessori del futuro?”.

In una mostra reale visitabile fino dal 15 al 17 settembre alla Galleria Incinque OpenArt Monti, diretta dall’architetto Monica Cecchini, e virtuale grazie ad un video sulla piattaforma digitale di Altaroma, un’esplosione di creatività per esorcizzare il Covid-19: orecchini da portare con la mascherina, bottigliette per il gel igienizzante tempestate di pietre pregiate, amuleti porte-bonheur  dal fascino brasiliano per i millennials che hanno affrontato la quarantena da soli lontano dalla famiglia. Ma anche couture mask ricamate, bijoux con le spire tipiche del coronavirus che diventa un bijou da collezionare. Borse fatte a mano, conciate con pelli ecosostenibili, anelli e bracciali futuristici per il domani che verrà, strizzando l’occhio al rispetto dell’ambiente. L’esperienza della pandemia ha arricchito i creativi di Officine di Talenti Preziosi di una nuova sensibilità, accrescendo l’esigenza di una maggiore attenzione alla sostenibilità green, etica e sociale, rileggendo la percezione dell’oggetto d’arte e dell’ornamento per riscrivere, attraverso il suo valore simbolico, i cambiamenti negli usi e nei costumi della vita di tutti i giorni con le sue necessità.

Accanto all’expo è stato realizzato un cortometraggio, appositamente ideato da una giovane regista, Caterina Biasiucci, in collaborazione con il fotografo Valerio Polici, per interpretare e rendere visibili gli oggetti artistici esposti indirizzandosi, in particolare, ai giovani e ai millennials con linguaggi estetici sperimentali e attrattivi. Professionisti e persone comuni saranno coinvolti per indossare le creazioni dei designer. Una scelta registica che è la naturale conseguenza dell’orientamento etico di Officine di Talenti Preziosi e della Galleria InCinque Open Art Monti. Lo short movie intende raccogliere l’esperienza di riflessione e creatività di OTP dettata dalla quarantena. L’obbligatoria interruzione di ogni attività formativa e produttiva, il distanziamento, la profonda crisi personale e identitaria hanno fatto ripensare all’esperienza post-bellica, in cui il senso dell’arte e dell’ornamento è stato stravolto e ha assunto un nuovo significato. Il corto si ispira al vissuto, la regista ha condiviso con Officine di Talenti Preziosi l’impostazione di ispirazione neorealista: pochissimi attori professionisti, volti significativi selezionati tra la gente per dare voce, immagine e corpo all’idea di nuovi approdi della creatività nell’arte dell’ornamento. Per rispettare l’impostazione neorealista sono stati scelti ambienti “veri” e non ricostruiti, svolgendo le riprese en plein air, dove è più facile rispettare tutte le precauzioni previste dai protocolli di sicurezza anti-contagio Covid.

GUARDA IL VIDEO EMOZIONALE “Oasi, nuovi approdi per l’arte dell’ornamento” sulla piattaforma digitale di Altaroma: http://digitalrunway.altaroma.it/.

Per gli outfit, OTP ha immaginato gli abiti dello storico Concept Store LOL di Fabio Casentini in via Urbana 98, raffinata boutique dall’eleganza minimal in cui convivono armoniosamente collezioni trendy e accessori ricercati: una delle tappe capitoline da non perdere per chi ama lo shopping e dove, tra mille vicoli caratteristici e numerose botteghe, poter fare acquisti di pregio.

ABOUT OFFICINE DI TALENTI PREZIOSI (OTP):

L’obiettivo di Officine di Talenti Preziosi, sin dalla sua nascita, è quello di creare un ponte per i giovani delle accademie e il mondo del lavoro, coinvolgendo artigiani e professionisti, nonché appassionati, per promuovere la cultura del gioiello in tutte le sue espressioni attraverso corsi di aggiornamento ed eventi esclusivi. Un punto di incontro e dialogo tra le tante realtà del settore e buyer con la mission di valorizzare l’interesse verso l’arte, la cultura e la qualità del manufatto prezioso e dell’accessorio moda, evocando la storica tradizione artistica e artigianale dell’oreficeria romana: il gioiello, l’ornamento e l’accessorio sono veri e propri oggetti d’arte sperimentale.

L’associazione ha inoltre dedicato un Premio alla memoria di Giovanni Valli, designer di Bvlgari dal ’45 al ’90 e padre della presidente Marina Valli, aperto ad operatori del settore, orafi, e giovani creativi che hanno frequentato scuole ed istituti specialistici. Dal prossimo mese di ottobre, OTP terrà brevi corsi di aggiornamento nel settore del design curati, anche online, dalla new entry Gian Luca Lera.

 

Negli scorsi anni OTP ha presentato al pubblico tematiche all’avanguardia, proponendo originali bijoux, ma non solo. Dalla ricerca sui sensi fino alla sostenibilità: il primo evento è stato dedicato al gusto “Food Bijou – 2015”, a cui ha fatto seguito il tema dell’olfatto con “Bijou & Parfum – 2016” e infine, includendo il sesto senso nella globalità dei sensi, è stato realizzato “Sensi e Bijou- 2017” ,presentato ad ALTAROMA 2017 nella sezione IN TOWN. Poi “Bijou & Gioielli…KM 0… KILOMETROITALY” ad ALTAROMA 2018, sezione IN TOWN, “Bijou Green, verso un Mondo migliore”, durante ALTAROMA 2019 sezione IN TOWN, e “Sostenibilità & Bijou, Accessories. Verso nuovi Orizzonti” ad ALTAROMA nel gennaio 2020.

Per perseguire i suoi scopi, dalla sua fondazione Officine ha organizzato ogni anno eventi, corsi di formazione, esposizioni, conferenze e attività editoriali. Riunisce le eccellenze del settore, incontra e si confronta con diverse realtà per dare sempre più voce al mondo del gioiello. Tra le figure di spicco ed esperti che hanno partecipato ai webinar dal titolo “L‘Aperitivo del GioielloLucia Silvestri, responsabile ufficio stile di Bvlgari, Paola De Luca, founder e creative director di The Futurist, la storica del gioiello ed esperta di design Anna Fiorelli ed il jewelry designer Alessio Boschi, il designer di accessori Gian Luca Lera, la jewelry designer Ilaria Lanzoni e Giorgia Di Simone, il jewelry designer Gioviano Sgarlata, l’imprenditore e jewelry designer Fabrizio Falcinelli.

MORE INFO ON YOUTUBE:

https://www.youtube.com/results?sp=mAEB&search_query=officine+di+talenti+preziosi

ABOUT  “INCINQUE OPEN ART MONTI”, la Galleria dell’architetto Monica Cecchini:

Incinque Open Art Monti nasce nel 2016 a Roma, nel cuore del rione Monti, con l’obiettivo di rappresentare l’interconnessione tra arte, architettura, design ed artigianato. Un concept dell’evoluzione del lavoro che, attraverso la fusione delle esperienze personali, cerca il rilancio della creatività in tutti gli ambiti e la valorizzazione dell’arte e della cultura. Puntando alla contaminazione tra eventi culturali e territorio. Il concetto è proprio quello di uno “spazio aperto” all’arte, all’architettura, al design, alle attività formative e culturali, ubicato in un affascinante edificio medievale risalente al 1300, che viene messo a disposizione per esplorare i diversi aspetti della contemporaneità. Ogni progetto vuole essere vissuto in sintonia con il connettivo urbano e sociale, ideato seguendo i concetti di sostenibilità e di valorizzazione del patrimonio culturale immateriale. Dal 2019, nel cuore del centro storico l’Art Gallery intende promuovere la cultura del gioiello contemporaneo nella Capitale. Incinque, partendo dalle profonde radici culturali e dall’eccellente passato nelle arti orafe, pone come fine della valorizzazione quello di generare nuova linfa creativa.

DESIGNER PARTECIPANTI A “Oasi, nuovi approdi per l’arte dell’ornamento”:

Valentina Allotti, Kristina C, Glauco Cambi, Gioia Capolei, Christel Deliège, Gabrielle Delille Jewelry Creations, Doni Del Mare Gioielli, Marina Ettorri, Daniela Ferrero, Laura Forte, Giun, Fabiana Lanzilao_Jewelry, Emanuele Leonardi, Gian Luca Lera, Lina Mancini, Elisa Marcantonio, Gianluca Merlonghi, Chiara Mingiardi, Laura Mustacciuoli, Nadè by Nadia Coretti, Lucio Napolitani, Oro Bronzo di Sabrina Marzi, Liliana Palaia, Sabrina Pancot Jewels, Gloria Passidomo Uo Mum Jewels®, Angela Pezzino, Anna Pinzari, Angela Maria Poti, Manuela Radice, Maria Paola Ranfi, Carlo Maria Sambati, Michele Soave, Sognando_loScirocco_Jewels, Marina Valli, Lorella Verrillo.

MAIN PARTNER DELL’EVENTO:

Galleria InCinque Open Art Monti, Abiti e Stylist Concept Store LOL Roma, modelle Style di portamento dell’Accademia Koefia, Make up-Hair styling a cura di Maria Lucia Di Casola Flavia Todaro dell’Accademia di Trucco professionale, Roma, Degustazione Vini Nani-Martin, Valdobbiadene, Cortometraggio e Riprese Foto e Video di Caterina Biasiucci e Valerio Polici.

 

Photo credits della gallery_Valerio Polici

 

 

 

Il linguaggio dei segni di Joan Miró in mostra al Palazzo delle Arti di Napoli

Joan Mirò_Courtesy of Press Office
Courtesy of Press Office

Il mondo fantastico, onirico, febbrilmente creativo di Joan Miró viene presentato al pubblico dal 25 settembre 2019 al 23 febbraio 2020, al PAN Palazzo delle Arti Napoli, con l’esposizione dal titolo “Joan Miró. Il linguaggio dei segni”.  La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, con il supporto del Ministero della Cultura Portoghese e il patrocinio dell’Ambasciata del Portogallo in Italia, è organizzata dalla Fondazione Serralves di Porto con C.O.R. Creare Organizzare Realizzare di Alessandro Nicosia.  A cura di Robert Lubar Messeri, professore di storia dell’arte all’Institute of Fine Arts della New York University, sotto la preziosa guida di Francesca Villanti, direttore scientifico C.O.R., il percorso espositivo riunisce ben ottanta opere tra quadri, disegni, sculture, collage e arazzi, tutte provenienti dalla straordinaria collezione di proprietà dello Stato portoghese in deposito alla Fondazione Serralves di Porto.

Joan Mirò_Courtesy of Press Office
Courtesy of Press Office

La mostra

Le 80 opere esposte coprono il lungo arco della produzione artistica di Miró, dal 1924 al 1981; più di sei decenni di attività creativa in cui l’artista catalano sviluppa un linguaggio rivoluzionario che trasforma l’arte del XX secolo.  Attraverso la pittura, il disegno, la scultura, la ceramica, l’arazzo e l’incisione, Miró esplora il linguaggio dei segni, il rapporto tra le immagini e il loro significato.

Nell’estate del 1924 Miró mette a punto una svolta radicale nella sua indagine sulla formazione dei segni. Scrivendo a un amico, così descrive il suo recente lavoro: “Figurazione di una delle mie ultime x (non riesco a trovare la parola qui; non voglio dire tela o pittura.) (…) Ritratto di un’affascinante amica parigina. (…)Una linea verticale per i seni; uno è una pera che apre e sparge i suoi piccoli semi. (…) Dall’altra lato, una mela beccata da un uccello. Scintille volano fuori dalla ferita causata da questo becco. (…) Nell’angolo superiore della tela ci sono delle stelle. (…) Si può a malapena definire un dipinto, ma non me ne frega un accidenti.”

Joan Mirò_Courtesy of Press Office
Courtesy of Press Office

 

Facendo l’inventario del mondo che lo circonda, Miró inizia a ridurre gli oggetti a semplici sagome e a elementi essenziali. Questo processo di riduzione e semplificazione elimina dal suo lavoro qualsiasi traccia di illusionismo rappresentativo e di spazio. Comincia a pensare alla superficie pittorica come a uno spazio destinato a segni e iscrizioni piuttosto che come a finestre sul mondo. Un rapporto misurato e geometrico tra la figura e lo sfondo, tra massa e spazio era stato una costante della tradizione pittorica occidentale per cinque secoli. Miró mina la logica stessa di quel codice visivo: il segno diventa un sostituto di qualcosa che non è più fisicamente presente. Nel perfezionare e ampliare il suo vocabolario visivo, Miró sviluppa uno stile esclusivo e originale, inaugurando così un nuovo linguaggio dei segni, che modifica il corso dell’arte moderna. A guidarci nel difficile e, allo stesso tempo, affascinante percorso dell’arte di Mirò, uno studioso di lunga consuetudine e profonda sensibilità: il professor Robert Lubar Messeri, che ne segue le impronte da anni, con eccellente competenza. Lo studioso ha individuato nove sezioni per spiegare i punti nodali dell’artista spagnolo.

Joan Mirò_Courtesy of Press Office
Courtesy of Press Office

Il linguaggio dei segni

A partire dalla Ballerina del 1924, viene messo in evidenza come Miró sfrutta le molteplici funzioni della linea come contorno, come scrittura e, nel caso dell’orizzonte, come indicatore dello spazio, consentendo scambi produttivi di significato.

La figura nella rappresentazione

Dall’inizio degli anni Venti, la figura diventa il soggetto prediletto delle indagini di Miró. Se i cubisti hanno messo la figura sotto pressione nell’ambito dell’illusionismo occidentale, Miró ha minato la logica stessa di quel codice visivo. Sceglie proprio un soggetto famoso come La Fornarinadi Raffaello per mettere in scena il suo attacco all’illusionismo occidentale.

La figura nello sfondo

Miró dà vita a un universo di uccelli volteggianti, corpi astrali, figure gesticolanti e creature fantastiche che sembrano muoversi senza sforzo sulla superficie della tela. A volte la figura è “trovata” nel processo stesso della creazione – come evocata dai segni e dalle macchie presenti sulla tela grezza.

Collage e l’oggetto

Miró è uno dei grandi artisti del collage del XX secolo. Già nel 1916 incorpora un frammento del quotidiano di Barcellona La Publicidad in uno dei suoi dipinti. Da quel momento in poi tornerà ripetutamente al collage nel corso della sua lunga carriera.

I dipinti selvaggi

I “dipinti selvaggi” sono l’espressione di rabbia verso un mondo impazzito, travolto dalla follia dell’odio che porterà inevitabilmente alla guerra. Un insieme di lavori, tra cui i Dipinti su Masonite, nettamente materici, del 1936 raccontano il suo stato d’animo.

L’elasticità del segno

Miró svuota finalmente i segni di riferimento, spogliando il linguaggio fino ai suoi componenti primari. Il segno e il gesto grafico hanno la precedenza sul significato.

Calligrafia e astrazione gestuale

Sono diversi fattori che hanno influenzato il nuovo modo di lavorare di Miró, due in particolar modo: la calligrafia giapponese e il successo dell’Action Painting in America e in Europa.

La materialità del segno

Durante la primavera del 1973,Miró, collaborando con il tessitore Josep Royo, realizza una nuova serie di opere a metà strada tra pittura e scultura definite dal critico Alexandre Cirici Pellicer Sobreteixim. Nelle fitte trame di juta, lana, cotone, canapa e una miriade di altri materiali che Royo prepara, Miró incorpora oggetti comuni.

Le tele bruciate e la morte del segno

Miró esegue, sempre con Royo, nel dicembre 1973, cinque Tele bruciate. Dopo aver tagliato le superfici con un coltello, l’artista applica masse di pigmento su varie aree della tela, usando una torcia per stendere la vernice. Miró e Royo bruciano con cura le varie sezioni del supporto, rendendo visibile la struttura del telaio carbonizzata. Poi aggiunge altra vernice e il processo ricomincia.

L’esposizione offre, quindi, al pubblico l’opportunità di ripercorrere,tappa per tappa, il cammino artistico dell’artista spagnolo, esplorando i momenti nodali del suo percorso, evidenziandone mutamenti ed elementi di continuità.

“Un quadro – diceva Miró – non si finisce mai, non si comincia nemmeno, un quadro è come il vento: qualcosa che cammina sempre senza posa”. Auspicava che le sue opere potessero essere un seme pronto a germogliare tra le mani delle future generazioni. I visitatori della mostra sapranno cogliere quel seme e farlo fiorire.

Joan Mirò_Courtesy of Press Office
Courtesy of Press Office

La storia delle opere

Tutte le 80 opere oggetto dell’esposizione sono sbalorditive, così come la storia che le ha condotte fino a Porto. Questo insieme di capolavori, appartenuti a uno dei più autorevoli e raffinati mercanti d’arte moderna, Pierre Matisse – figlio del più noto pittore Henri – rimane sconosciuta ai più per molti anni, finché il collezionista giapponese, che le aveva gelosamente custodite fino al 2005, decide di venderle al Banco Português de Negociós. Un semplice investimento per la banca portoghese, che preferisce non esporle e tenerle al sicuro all’interno di un caveau. Quando il Banco Português, in forti difficoltà economiche, stabilisce di mettere sul mercato l’eccezionale acquisizione, si solleva una protesta su scala nazionale, tanto da far intervenire lo Stato Portoghese, che sospende la vendita e incarica il Museo di Serralves di conservarle. Tra ottobre 2016 e giugno 2017, le opere sono state presentate per la prima volta al Museo Serralves di Porto, in una esposizione che ha ottenuto oltre 300.000 visitatori.

Ora arriva a Napoli, dando a cittadini e turisti la grande opportunità di ammirare una collezione davvero unica al mondo.

Hanno collaborato al progetto espositivo: La Reggia Designer Outlet, BCC – Banca di Credito Cooperativo di Napoli, Ferrovie dello Stato Italiane, Aeroporto Internazionale di Napoli, MUU Muuzzarella, TIPS on NAPLES, Napoli da Vivere.

 

“Visionaire à porter”, l’acqua diventa un’opera d’arte in una mostra a Roma

 

Road to green 2020 organizza una mostra con i collage digitali di Elettra Nicotra, per sensibilizzare sul tema dell’acqua. L’evento è ospitato all’interno del Parco degli Acquedotti di Roma, per due weekend di settembre

Acqua come fonte di vita e bene primario da preservare. È questo il tema principale della mostra Visionaire à porter, nata da un’idea di Barbara Molinario e organizzata dall’Associazione Road to green 2020, che proporrà una serie di collage digitali realizzati dall’artista siciliana Elettra Nicotra, appositamente per l’Associazione. L’esposizione allestita all’interno del Parco La Torre del Fiscale, presso il Casale Torre del Fiscale, all’interno del Parco degli Acquedotti di Roma, è gratuita e sarà visitabile nelle giornate del 20, 21 e 22 settembre e 27, 28 e 29 settembre. L’evento si inserisce all’interno della manifestazione Cultura Municipio VII – Aquae Septimae, Progetto a cura dell’Assessorato municipale alle Politiche culturali, che rientra nell’ambito dell’iniziativa Primavera di Rinascita, la cui organizzazione è stata affidata a DBG Management & Consulting, voluta e finanziata attraverso un bando dal Municipio VII di Roma Capitale, in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Parco Regionale dell’Appia Antica.

Plastica nelle acque_Courtesy of Press Office
Plastica nelle acque_Courtesy of Press Office

Road to green 2020 è da anni impegnata nella promozione della sostenibilità e di comportamenti a basso impatto ambientale. Nelle sue campagne, ricorre spesso il tema dell’acqua, fonte di vita per ogni organismo, e da molti erroneamente considerata come una risorsa inesauribile. Per questo motivo, l’Associazione ha deciso di realizzare una mostra, in cui il fil rouge fosse l’acqua. Dispensatrice di vita, di purificazione, a volte limpida, talvolta torbida. Le opere pongono l’accento sull’importanza di non sprecare questa importantissima risorsa e sull’impegno che ciascuno di noi dovrebbe avere nel mantenere puliti fiumi, mari e oceani.

In particolare, in “Plastica nelle acque”, viene rappresentata una donna mentre riemerge dall’acqua, con i capelli al vento. Se la parte superiore del quadro mostra un’immagine quasi onirica, con colori vivi e luminosi, la parte inferiore ci ricorda come l’eccessivo accumulo di plastica nelle acque del mondo, sia una potenziale fonte di morte, rappresentata con un teschio, che emerge da cumuli di bottiglie e lattine. “Sono molto soddisfatta di come Elettra sia riuscita a rendere graficamente questi concetti che per la nostra Associazione sono di vitale importanza. – Ha commentato Barbara Molinario, Presidente di Road to green 2020 e curatrice della mostra. – L’acqua è una risorsa importantissima, senza la quale non ci può essere vita. Lo avevano compreso già gli Antichi Romani, che costruirono questo meraviglioso acquedotto che fa da sfondo alla nostra mostra, ma in molti oggi sembrano averlo dimenticato, sottovalutando cosa voglia dire sprecarla o inquinarla. Abbiamo deciso di affidare all’arte e alla sua potenza questo messaggio per noi così importante, affinché possa essere trasmesso in modo più immediato, prepotente ed efficace”.

Acqua come evoluzione_Courtesy of Press Office
Acqua come evoluzione_Courtesy of Press Office

Nei collage di Elettra Nicotra si fondono arti diverse, moda, ambiente e ricerca del bello. Una visione del mondo che ha del surreale e del concreto allo stesso tempo, in grado di mostrare il mondo per ciò che è e, allo stesso tempo, anche nelle sue molteplici versioni alternative possibili.

L’artista Elettra Nicotra

Elettra Nicotra è una figlia dell’Arte che cresce in mezzo alla musica e che fin da bambina s’immerge nelle più svariate forme di espressione artistica, passando dalla musica alla moda, alla fotografia, al design e al collage art. Diplomatasi a pieni voti nel 2010 presso l’Accademia Del Lusso Montenapoleone 5 (Milano) in Fashion Styling ed Editoria della Moda, collabora dal 2013 con il web magazine Fashion News Magazine in qualità di coordinatrice redazionale, creatrice di contenuti moda & beauty e grafico. Collabora con l’ufficio stampa Barbara Molinario in veste di grafico, nonché con l’Associazione No Profit Road to green 2020 per la quale cura grafiche e testi. Parallelamente, è attiva nel campo musicale, come cantante, compositrice e chitarrista con esperienza di quindici anni sul palco. Il suo concentrato di esperienze artistiche è riversato in un concept album “Awakening”, del quale è autrice di musica e testi, uscito il 26 Gennaio 2017 per Freecom Music SRL, e prodotto da Giovanni “Giuvazza Maggiore (Eugenio Finardi, Levante, Afterhours, Subsonica e altri). “Awakening” è stato accolto con entusiasmo dalla stampa specializzata italiana ed è stato presentato in programmi televisivi come “Web Notte – Repubblica.it” di Ernesto Assante e Gino Castaldo, “Edicola Fiore” di Fiorello ed in oltre trecento radio italiane ed internazionali. Attualmente è impegnata nelle registrazioni del suo secondo album previsto per il 2020.

Specchio d'acqua_Courtesy of Press Office
Specchio d’acqua_Courtesy of Press Office

 

Per maggiori informazioni sugli eventi e prenotazioni: http://dbgmec.com/aquae-septimae/

 

GLI APPUNTAMENTI DI AQUAE SEPTIMAE

 

Venerdì 20 settembre

LUOGO: LA TORRE DEL FISCALE Via dell’Acquedotto Felice 120 – 00178 Roma

All’interno del casale.

 

ORE 10:30 – 11:30

Conferenza stampa di inaugurazione del percorso inclusivo e interattivo di segnaletica e dell’anno sportivo e scolastico.

 

ORE 11:30 – 12:30

Incontro culturale a cura dello storico dell’Arte prof. Vittorio Maria De Bonis

 

Sabato 21 e domenica 22 settembre

LUOGO: LA TORRE DEL FISCALE Via dell’Acquedotto Felice 120 – 00178 Roma

 

ORE 16:00 – 17:00

Corso di outdoor training all’aria aperta con Valentina Ottaviani, influencer nota anche come The Rapunzel Vibes

 

Domenica 22 settembre

LUOGO: LA TORRE DEL FISCALE Via dell’Acquedotto Felice 120 – 00178 Roma

 

ORE 17:00

Performance con le influencers di Instagram @quellediroma. Per l’occasione, verranno ricreate le suggestive atmosfere della Roma Antica.

 

ORE 18:00 – 20:00

Concerto a cura dell’Associazione musicale Cappella Musicale Costantina. Un quintetto di archi diretto da Paolo De Matthaeis suonerà dal vivo accompagnato da un coro di 25 elementi.

 

Venerdì 27 settembre

LUOGO: Presso il parco antistante la Parrocchia San Policarpo – Piazza Aruleno Celio Sabino, 50, 00174 Roma

 

ORE 16:30

Presentazione del romanzo Il karma in un paio di scarpe, della giornalista e scrittrice Orietta Cicchinelli, autrice del romanzo Hijo de Puta-La parabola di un legionario e del racconto La madre. Orietta Cicchinelli racconterà la sua ultima opera e ne leggerà alcuni brani.

 

Sabato 28 e domenica 29 settembre

 

LUOGO: LA TORRE DEL FISCALE Via dell’Acquedotto Felice 120 – 00178 Roma

 

ORE 16:00 – 18:00

Rievocazione Storica a cura di Associazione Culturale Officina Romana Parabellum – Cohors II Praetoria. Verranno riprodotti spaccati di vita militare e sarà allestito una sezione di Castrum, l’accampamento militare Romano, e riproposte alcune delle attività che il soldato Romano svolgeva quotidianamente.

 

21, 22, 27, 28, 29 settembre

LUOGO: LA TORRE DEL FISCALE Via dell’Acquedotto Felice 120 – 00178 Roma

 

ORE 16:00 – 19:00

Mostra di pannelli per promuovere la sostenibilità ambientale e la conoscenza delle pratiche anti-spreco dell’acqua a cura dell’Associazione Road to green 2020.

 

ORE 16:30 – 17:30

Laboratorio creativo per bambini dai 6 ai 10 anni, esposizione e realizzazione di Bijoux costruiti con materiali di riuso a cura di Sbottonando.

 

ORE 16:00 – 20:00

Presenza di Gelato Velato e Cibi dell’antica Roma Ville Romane Catering.

 

 

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