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Con “Les Journées Particulières” si aprono le porte del lusso

Dopo il successo delle due passate edizioni, torna per la terza volta l’iniziativa del gruppo di lusso LVMH nota come “Les Journées Particulières” : per tre giorni, dal 20 al 22 maggio 2016 sarà possibile scoprire i segreti e curiosare lì dove le creazioni di alcuni brand celebri vengono ideate e realizzate. Le più importanti maison del gruppo Moët Hennessy – Louis Vuitton, infatti, apriranno le porte ai loro estimatori. Luoghi solitamente chiusi al pubblico, spesso custoditi in palazzi storici di rara bellezza, faranno da sfondo a workshop ed omaggi al savoir-faire artigianale che si cela dietro le collezioni mostrate in passerella e nei negozi. Sono 51 per l’esattezza i luoghi aperti al pubblico tra Italia, Francia, Spagna, Inghilterra, Svizzera e Polonia, divisi tra moda e pelletteria, profumi e cosmetici, orologi e gioielli e vini e alcolici.

House of Dior. Courtesy LVMH
House of Dior. Courtesy LVMH.

Ad esempio, sarà possibile entrare nella nuova sede di Fendi nel Palazzo della Civiltà Italiana a Roma, nel lanificio di Loro Piana a Roccapietra (Vercelli), oppure ancora nell’atelier di Louis Vuitton a Fiesso D’Artico (Venezia). Sarà, inoltre, possibile guardare e toccare con mano pezzi d’artigianato unici nella famosa boutique di Bulgari in Via Condotti. Durante Les Journées Particulières 2016, Emilio Pucci a Castelfiorentino e Acqua di Parma in Piazza di Spagna a Roma, organizzeranno alcuni workshop per mostrare come vengono realizzati alcuni tra i prodotti più celebri dei brand del lusso. La realtà del marchio Pucci, ad esempio, sarà raccontata dai protagonisti che quotidianamente vi lavorano, come modelliste, sarte e stilisti di stampe anche grazie alla mostra “Elements”, a cura di Maria Luisa Frisa, ideata per poter tratteggiare e raccontare , tra tradizione e contemporaneità, i codici di stile del brand fiorentino.

Volando a Parigi, sarà possibile visitare i Salons di Christian Dior in Avenue Montaigne, i Salons Chaumet passando per l’atelier di calzature Berluti in zona Champs-Elysées e, per la prima volta, il sito di produzione del marchio Guerlain a Chartres, dove sarà possibile seguire la realizzazione di alcuni tra i cosmetici più apprezzati nel mondo. Louis Vuitton, aprirà inoltre i laboratori di Asnières e quelli a Sainte-Florence in Vandea, mentre Moët & Chandon accoglierà nel suo laboratorio di ricerca a Épernay gli amanti delle bollicine. Ancora, a Madrid Loewe farà entrare i fashion addicted nel suo atelier di moda situato sulla centralissima Gran Via, mentre Hublot aprirà le lussuosissime porte della suo laboratorio svizzero di orologeria, a Nyon.

Courtesy of Berluti/LVMH.
Courtesy Berluti/LVMH.

L’edizione 2016 sulla carta si prepara a battere i record degli anni passati anche in virtù dell’estensione da due a tre giornate de “Les Journées Particulières”:  l’iniziativa nel 2011 aveva  raccolto 100 mila adesioni, nel 2013 il numero di partecipanti era salito a 120 mila.

Per consultare il calendario ufficiale dell’evento firmato LVMH basta andare sul sito interamente dedicato a queste “giornate particolari”, dove sarà possibile consultare il programma completo e assicurarsi il proprio posto prenotando la visita che più ci interessa (c’è infatti un massimo di due visite a persona, per poter consentire al maggior numero di estimatori di partecipare agli eventi). Le iscrizioni vere e proprie apriranno il 21 Aprile, ma nelle passate edizioni i posti disponibili, vista la rarità della manifestazione, sono andati a ruba in pochissimo tempo. Dunque, meglio non farsi scappare l’occasione!

Per i veri appassionati dei marchi del lusso e per i consumatori più accaniti quest’occasione sembra essere, ancora una volta, importantissima per poter toccare con mano la manifattura artigianale di alto livello che contraddistingue da sempre i brand del gruppo LVMH e mostrare, inoltre, l’importanza delle economie europee in questo settore, mettendo in risalto la creatività e l’unicità che da sempre le contraddistingue.

Courtesy Louis Vuitton.
Courtesy Louis Vuitton.

Alber Elbaz lascia la direzione creativa di Lanvin

Prima Alexander Wang con Balenciaga, poi è stato il momento di Raf Simons con Christian Dior e, adesso, anche la storica casa di moda francese, Lanvin, ha deciso di congedare lo stilista israeliano Alber Elbaz. Sembrerebbe che si stia diffondendo una tendenza che si insidia nei più celebri marchi del lusso, portando con sé profumo di rivoluzione e cambiamenti. Alla base della decisione ci sarebbero dei dissidi tra lo stilista e la proprietaria della società, la taiwanese Shaw-Lan Wang, iniziati mesi fa, quando lo stilista ha suggerito alla Wang di vendere le quote a un investitore che sapesse sviluppare meglio le capacità dell’azienda. Da alcune indiscrezioni, sembrerebbe che lo stilista volesse rafforzare il settore degli accessori, soprattutto delle borse, proposta che non si sposava con le visioni della Wang. Idee e opinioni divergenti, hanno fatto sì che la proprietaria pensasse bene di tagliare il cordone che da anni univa la maison a “papà” Alber.

Alber Elbaz

Nella foto Alber Elbaz

ùEppure nel 2001, Alber Elbaz fu fortemente voluto a maison Lanvin direttamente dalla Wang, dove indossò le vesti di padrone di casa per ben 14 anni. Elbaz non ha tardato a palesare il proprio talento, riportando la casa di moda all’antico prestigio: infatti, sotto la sua direzione, la storica maison ha ottenuto ottimi risultati anche dal punto di vista economico, fatturando, nel corso dell’ultimo anno, ben 250 milioni di euro.“Come potrei andarmene? Le persone che lavorano lì mi permettono di fare ciò che faccio. Loro sono la mia orchestra”, queste erano le dichiarazioni dello stilista in un’intervista al Financial Times ma, gli ultimi avvenimenti, suggerirebbero che il direttore abbia riposto la bacchetta e detto “au revoir” alla sua orchestra. Dall’introduzione dell’abito da cocktail anche per il giorno all’uso di fiocchi e accessori ovunque; dalle ballerine portate al successo commerciale agli orli lasciati a vivo: il genio creativo di Elbaz ha travolto la maison come un uragano, portando cambiamenti e innovazioni che saranno sempre attribuite al suo nome.

Alber Elbaz in passerella

Alber Elbaz in passerella

Lo stilista ha salutato il suo pubblico in occasione della presentazione della collezione Primavera/Estate 2016, lo scorso 1 ottobre a Parigi. Le sue creazioni hanno illuminato la Ville Lumière, in un trionfo di raffinatezza e opposti che si sposano tra loro in un mood in perfetto stile Lanvin. L’abbigliamento maschile contamina quello femminile, il casual diventa elegante, abiti da sera degni di red carpet sfilano accanto a pantaloni dal taglio maschile e le giacche sartoriali sono arricchite da maxi fiocchi. La palette di colori va dal bianco al nero, fino ad arrivare a stampe multicolor. Nella lista dei possibili successori nelle cui mani passerà lo scettro di Alber, spiccano nomi come Simone Rocha, Joseph Altazzurra e Lucas Ossendrijver, che dal 2005 dirige la linea uomo. Per Elbaz, dal canto suo, sembra essere stato rinnovato l’invito da parte del gruppo LVMH che, già nel 2001, l’avrebbe voluto ai vertici di Dior. Ora che la maison è “orfana” di stilista, che sia proprio lì che il nostro stilista israeliano libererà nuovamente la propria arte?

LVMH – Hermès. La pace fra i giganti del lusso.

Hermes-LVMH

 

Il 3 settembre 2014 si è conclusa una delle battaglie più combattute del mondo della moda. O quanto meno è stata firmata una tregua per i prossimi anni. I duellanti? Gli storici rivali LVMH, il gruppo del lusso più importante del mondo a capo del quale regna Bernard Arnault, e Hermès, la “piccola” casa di moda francese a direzione familiare.

La disputa era iniziata nel 2010, quando LVMH (già proprietario di brand di moda come Louis Vuitton, Dior, Givenchy e Fendi, ma anche di alta gioielleria come Bulgari e distillati e alcolici come Moët & Chandon) iniziò una scalata del gruppo Hermès a insaputa della proprietà. Pari al 23,5% sono le azioni possedute a tutt’oggi dal gruppo LVMH, Dior e dallo stesso Arnault. Una scalata ostile, una condizione inaccettabile per la più piccola Hermès, che ancora oggi si fa vanto di essere una società a direzione familiare. Così la famiglia Dumas, i diretti discendenti di Thierry Hermès che controllano l’azienda, crea una holding per proteggersi.

HERMES AGAINST Bernard Arnault LVMH Humor Chic by aleXsandro Palombo

Dopo quattro anni di battaglie legali che hanno visto Hermès citare in giudizio LVMH per insider trading, si è infine giunti a un accordo, frutto della mediazione del presidente del Tribunale di Parigi Franck Gentin. Entro il 20 dicembre 2014, gran parte delle azioni conquistate da Arnault nel corso degli anni dovrà essere ridistribuita fra gli azionisti di LVMH: 1 titolo Hermès per ogni 21 azioni LVMH. Dior, maggiore azionista di LMVH, dovrà a sua volta distribuire le azioni Hermès nella medesima misura. Al termine dell’azione, a Bernard Arnault resterà, a titolo personale, soltanto l’8,5% del capitale.

L’accordo prevede inoltre che il gruppo non acquisti ulteriori azioni Hermès per i prossimi cinque anni.

Comprensibile è il profondo interesse che LVMH ha nei confronti del rivale. Hermès è infatti uno di quei brand che, nonostante la crisi, non ha fatto che aumentare i profitti nel corso degli anni. Ciò è sicuramente determinato da politiche manageriali di successo, in cui fondamentale è la sostanza più che la forma, in cui la qualità resta di primaria importanza e così l’identità del marchio. Il prodotto Hermès acquisisce valore col tempo, non è necessariamente legato alla moda, è puro lusso. Eterno, essenziale ed elegante. Che entra nel mito.

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Lvmh Young Fashion Designer Prize: ecco la prestigiosa giuria di esperti

delphine arnault 1Un premio ricercato ed esclusivo pretende una giuria ricercata ed esclusiva. Così è stato per il Lvmh Young Fashion Designer Prize, il contest ideato dal gruppo Lvmh Louis Vuitton Moët Hennessy per supportare i giovani talenti creativi, di cui si proclamerà il vincitore a fine maggio 2014.

Più di 500 giovani fashion designer si sono iscritti, nella speranza di arrivare a vincere la borsa in palio di 300 mila euro più un aiuto personalizzato per lo sviluppo della propria azienda da parte di un team selezionato per un anno. Ma solo trenta saranno i semifinalisti e dieci coloro che accederanno alla fase finale.

Per selezionare la Top Ten, è stato composto ad hoc un ‘comitato di esperti’ di tutto rispetto, che conta prestigiosi nomi nazionali e internazionali. Eccone alcuni: Sarah Andelman, direttrice artistica di Colette (Parigi); Tim Blanks, giornalista di Style.com (Londra); Angelica Cheung, caporedattrice di “Vogue Cina” (Pechino); Patrick Demarchelier, fotografo (New York); Babeth Djian, caporedattrice di “Numéro” (Parigi); Lilian Pacce, giornalista di moda e scrittrice (San Paolo); Sarah Mower, collaboratrice della redazione del magazine “Vogue US” (Londra); Tomoki Sukezane, stilista (Tokyo); Dasha Zukhova, caporedattrice di “Garage Magazine” e fondatrice del Garage Museum of Contemporary Art (Mosca), ma anche Natalie Massenet, fondatrice e presidente esecutivo di Net-a-Porter (Londra). Ma non solo, del panel di esperti fanno parte anche le top model Natalia Vodianova e Mariacarla Boscono, e i fashion editor Carine Roitfeld, fondatrice di CR Fashion Book e Katie Grand, caporedattrice di Love’s.

I prescelti verranno successivamente valutati da una giuria di stilisti, composta dagli otto direttori artistici delle società del gruppo LVMH: Nicolas Ghesquière (Louis Vuitton), Marc Jacobs (Marc Jacobs), Karl Lagerfeld (Fendi), Humberto Leon e Carol Lim (Kenzo), Phoebe Philo (Céline), Raf Simons (Dior), Riccardo Tisci (Givenchy). Ad essi si aggiungono Delphine Arnault, Jean-Paul Claverie (consigliere di Bernard Arnault e direttore delle sponsorizzazioni di LVMH) e Pierre-Yves Roussel (PDG del Fashion Group LVMH).

delphine arnault 1

Ognuno di loro avrà il compito, dopo uno showroom organizzato nella sede di LVMH durante la settimana della moda di Parigi, di votare per le sue dieci collezioni preferite. Al termine di queste votazioni, saranno eletti i dieci finalisti, tra i quali la giuria sceglierà a maggio 2014 il ‘Giovane Stilista di Moda’ dell’anno.

Les Journées Particulières: il backstage della moda dove nascono i sogni

Les Journées Particulières

 

Innovative e originali per il mondo della moda, giunte alla loro seconda edizione, sono le Journées Particulières. Un week-end quello del 15 e 16 Giugno scorso in cui è stato possibile conoscere più da vicino i laboratori delle prestigiose maison di moda più famose. Un’occasione quella ideata da LVMH, colosso del lusso, per scoprire la moda non solo dalla prospettiva di una passerella, ma nell’ottica del “dietro le quinte”.  

Le  Journées Particulières sono delle giornate di porte aperte volute da Antoine Arnault, direttore di comunicazione di Louis Vuitton e amministratore del gruppo LVMH, per mostrare il savoir fair e i mestieri della corporation. In questa edizione 2013 sono state celebrate 40 maison, rispetto alle 25 case di moda aperte nel 2011. Un grande incremento ottenuto grazie al grande successo riscosso dall’evento, permettendo così a tutti gli appassionati del fashion style di scoprire la professionalità e i mestieri delle 100mila persone, tra uomini e donne, che lavorano nel gruppo LVMH. Orologiai, sarte, dame de table, calzolai, maestri cantinieri, gioiellieri, addetti al remuage, première d’atelier e chef hanno avuto occasione di rivelare al grande pubblico i segreti del loro mestiere. Questo evento unico nel suo genere, ha dato la possibilità di entrare dietro le quinte del sogno.

A rendere ancor più suggestivo l’evento sono state le visite, le dimostrazioni, le conferenze e i percorsi interattivi, aperti in oltre 40 luoghi emblematici delle più prestigiose maison del lusso d’Europa, che hanno dato la possibilità di capire come vengono realizzati i capi di alta moda, visitare le cantine degli champagne più famosi e le migliori case di orologi Svizzeri permettendo di condividere con tutti la passione di questi artigiani uniti assieme dallo stesso amore per l’arte, la qualità e l’eccellenza.

 

Les Journées Particulieres puntano a svelare la catena produttiva delle maison, e in questa edizione sono state coinvolte tre strutture toscane del gruppo LVMH, che hanno aperto gratuitamente al pubblico le porte di Villa di Granaiolo a Castelfiorentino di proprietà della famiglia Pucci, la pelletteria di Fendi e la casa di manifattura di accessori di Bulgari. La Villa di Granaiolo, dove sono custodite le collezioni di Emilio Pucci, ha organizzato un percorso artistico e storico in varie tappe. L’itinerario si è snodato attraverso uno spazio dal tema Black and White, scelto dal Marchese Pucci per la collezione d’esordio. Un’altra area era dedicata al lavoro delle mani e una a quella delle stampe, da quelle create a penna alle lavorazioni in digitale. Spazio ai giovani anche in questo evento. Infatti quattro nuovi promessi designer hanno mostrato delle creazioni ispirate a capi iconici, lavorando per una settimana nell’azienda di Emilio Pucci.

Inno all’artigianalità e al lavoro manuale, queste giornate hanno voluto celebrare i prodotti fatti a mano. Infatti troppo spesso non si da la giusta importanza a tutto il lavoro che sta dietro al prodotto che viene acquistato, e lodare il lavoro che le mani fanno per realizzare un capo, un accessorio, oltre ad essere un dovere da parte del consumatore è anche un diritto che spetta a questi abili artigiani per riconoscere loro le grandi qualità e doti artistiche, che hanno nel trasformare un campione di stoffa in opera d’arte. L’importanza del lavoro artigianale è preliminare a questo evento in quanto è significativo sottolineare alle nuove generazioni quanto le mani siano preziose e ricche, e quanto con esse si riesce a creare e costruire qualsiasi cosa. Questo è il primo passo fondamentale verso una nuova economia che si muove su valori altri.

Un’altra fiorente realtà del territorio fiorentino, che è stata coinvolta nel progetto, è Bulgari. La struttura di manifattura degli accessori è stata aperta per la prima volta al pubblico dando così l’opportunità a chiunque di poter osservare la produzione degli oggetti con i propri occhi. Nelle Journées Particuliéres sono state mostrate le fasi della produzione delle borse, compresa la tecnica dell’agatatura, ossia il trattamento al quarzo di agata che serve per dare alle borse di coccodrillo quell’aspetto più bombato e lucido che ricorda le preziose pietre. Spostandosi di pochi chilometri di distanza a Bagno a Ripoli troviamo la pelletteria di Fendi, dove vengono tagliati, cuciti e a mano gli otto modelli di borse della linea Selleria. In questa struttura produttiva lavorano più di 270 persone, che rielaborano l’eredità dei fondatori, Adele e Edoardo Fendi, che nel lontano 1925 ebbero l’intuizione di applicare al trattamento del cuoio romano l’arte dei maestri sellai locali. In questa sede produttiva vengono anche realizzati alcuni modelli icona personalizzati, come la Pekaboo, in versione extra lusso che possono arrivare anche fino a 30mila euro.

    

Le altre tappe esclusive del percorso Particulières dove i sogni diventano realtà sono partite dall’Italia per approdare in Francia e per proseguire poi verso Svizzera, Scozia e Polonia. Al 30 di Avenue Montaigne a Parigi, i saloni della maison Dior ha fatto entrare i suoi visitatori come sono stati visitabili anche i palazzi Vivienne e Desmartes di Kenzo. A Orphin invece è stato possibile ammirare il celebre sito di produzione di Guerlain che ha offerto una eccezionale visita ai suoi laboratori per assistere alla produzione della sua ultima creazione, La Petite Robe Noir, partendo dal trattamento delle materie prime utilizzate sino ad arrivare al confezionamento finale. Una volta nella ville Lumière è stato impossibile non visitare Asnières a nord di Parigi, dove ha sede il centenario laboratorio di pelletteria e dimora familiare di Louis Vuitton. Per quanto riguarda invece il tour vinicolo francese, tappa d’obbligo è stata Cognac, cittadina che dà il nome al famoso distillato di cui Hennessy è il suo massimo esponente, per poi arrivare nella regione della Champagne-Ardenne. Qui a Le Mesnil-sur-Oger, gli enologi dello champagne Krug hanno svelato le antiche arti vinicole, mentre a Reims ci si poteva fermare nelle cantine scavate nelle cave di gesso, le famose crayères di Veuve Cliquot Ponsardin, per poi giungere al castello e ai vigneti di chez  Moët & Chandon. Più a nord, precisamente in Scozia si poteva osservare all’opera gli artigiani del whisky di Glenmorangie, mentre in Polonia era possibile visitare la distilleria della celebre vodka Belvedere.

In Svizzera a spalancare le porte delle loro case sono le aziende produttrici di orologeria come la Zenith, Tag Heuer e Hublot, che hanno ospitato una serie di workshop con i mastri orologiai per far imparare i processi di assemblaggio dei movimenti, la posa dei quadranti e delle lancette dei famosi orologi. Louis Vuitton ha aperto la sua maison non solo in Francia, ma anche in Italia a Fiesso d’Artico, il paese della calzatura tra Padova e Venezia dove è stato possibile ammirare le lavorazioni delle calzature maschili e femminili. A Milano invece è stato possibile visitare la boutique di Acqua di Parma, dove un workshop dedicato alla produzione di pennelli da barba e decorazione dei tappi per flaconi ha visto molti partecipanti. A Roma invece il Palazzo Fendi e il suo show-room hanno aperto i battenti all’interno del museo di arte contemporanea MAXXI, così come lo storico negozio di Bulgari in via condotti ha permesso di visitare e ammirare alcuni pezzi unici di alta gioielleria indossati dalle grandi star del cinema, nonché assistere ad alcune fasi del processo di creazione dei gioielli.

Cambio di direzione artistica in casa Balenciaga: chi prenderà il posto dell’amato Nicolas Ghesquière?

La notizia è oramai ufficiale, da fine Novembre, il designer francese Nicolas Ghesquière non sarà più il direttore creativo della maison Balenciaga. Il matrimonio forte, che sembrava indissolubile da 15 anni, tra lo stilista francese e la maison spagnola, è invece terminato con un breve comunicato spedito a tutto il mondo, e ad annunciarlo è stato lo stesso François-Henri Pinault, presidente e direttore generale di PPR (Pinault-Printemps- Redoute, il gruppo che controlla il marchio dal 2001), dove dichiara che Cristobal Balenciaga è stato un maestro dell’arte della couture, un genio la cui visione avant-garde, dettò grandi tendenze sia nella moda dei suoi tempi, che in quelli di oggi, ispirò generazioni di designer, rivoluzionando i dettami canonici di un’epoca, con un talento creativo indissolubile nel tempo, senza paragoni, e Nicolas Ghesquière, il suo successore, con la sua creatività ha apportato un contributo artistico talmente essenziale e unico alla maison, da poterla risollevare e rinnovare in un momento di indubbia crisi. Una decisione presa di comune accordo a cui non segue nessuna dichiarazione aggiuntiva da parte dello stilista uscente, ne tanto meno nessuna sfilata segnerà ufficialmente l’addio di Ghesquière alla maison, di cui ha guidato egregiamente il timone creativo dal 1997.

Nicolas Ghesquière

Nicolas Ghesquière in 15 anni della sua vita interamente dedicata alla maison Balenciaga, ha ricostruito da zero il marchio, attraverso un approccio creativamente radicale, con un risultato eccellente dopo il suo intervento. All’attivo ci sono infatti più di 62 negozi e corner Balenciaga nel mondo, considerando che è uno dei marchi più adorati dalla stampa mondiale. Nato nel 1971 a Comines nel nord della Francia, cresciuto nella vicina Loudun e da li quasi subito trasferitosi a Parigi, Nicolas è considerato uno degli stilisti più virtuosi ed eclettici della sua generazione e, nonostante la giovane età, è già visto oggi come un grande maestro. Enfant prodige sin da subito, manifesta grandi doti sartoriali e a soli 15 anni inizia uno stage presso il marchio Agnès B. a Parigi. Ne segue un altro presso la designer Corinne Cobson, e più tardi diventa assistente per diversi anni di Jean Paul Gaultier. Dopo diverse esperienze come freelance sopratutto in Italia, con il brand Callaghan e Trussardi, nel 1995 viene assunto da Balenciaga per disegnare per una licenziataria abiti e capi d’abbigliamento in maglia e da funerale destinati tutti al grande mercato giapponese.

collezione P/E 2008

Nel 1997 quando il designer Josephus Thimister, responsabile del ready to wear, lascia la maison, Nicolas a soli 26 anni prende il suo posto, diventando il nuovo direttore creativo con l’obiettivo di rivitalizzare il brand. Battesimo avvenuto con successo sulle passarelle parigine con la sua prima collezione del ready to wear, primo step di una storia di successo, che ha scritto un capitolo importante nella storia del costume moderno. E questo è proprio quello che ha fatto, rileggendo con una nuova luce i canoni della maison e innovandone l’immagine senza stravolgere un heritage così importante nato dalle laboriose mani di Cristobal nel lontano 1915. Nei lunghi anni della sua attività, lo stilista francese ha perseguito con costanza un ideale di moda intellettuale, incominciata dal suo precursore, sempre aperta alle contaminazioni con l’arte visuale, il cinema, l’arte figurativa, in un mix di citazioni d’archivio, lavorazioni d’atelier, materiali iper-tecnologici e silhouette sartoriali altamente sperimentali. Sono bastate poche stagioni per riportare Balenciaga ad un nuovo smalto dalla posizione di declino in cui si trovava, grazie alle famose creazioni di Ghesquière, estreme ed estremamente sofisticate, ispirate ad un’estetica precisa che si basa su logiche elitarie, ai tempi considerate poco commerciali. In poco tempo l’impolverata maison de couture del passato è diventata una delle più avvenieristiche e contemporanee case di moda cool di oggi.

collezione A/I 2008

Amato da tutti e sopratutto dalle giornaliste come Susy Menks, Sally Singer, e da fashion icon come Charlotte Gainsbourg e Chloe Sevigny, il termine che più delinea la sua moda è “all’avanguardia”. Nel giugno del 2001 riceve l’International Designer of the year Award dal Council of Fashion Designers of America. Nello stesso anno il brand passa di proprietà ed entra a far parte del Gucci Group, precursore della divisione lusso di PPR, acquisendo Balenciaga dal Groupe Jacques Bogart, un’azienda di profumi e abbigliamento, lasciando al creativo la possibilità di mantenere una partecipazione pari al 9%. Finalmente Ghesquière ha la possibilità di accedere ai sontuosi archivi d’epoca di Cristobal Balenciaga, che danno un forte input al suo concetto di design. Sin da allora, con maggiore libertà di azione e con il suo particolare estro creativo, lo stilista francese fa di ogni stagione un nuovo gioco, con nuovi temi sempre diversi, improntando le sue collezioni con un tocco rétro e futurista. Da quando la griffe è entrata a far parte della scuderia PPR, facendone un indiscutibile emblema del lusso sofisticato, Ghesquière ha potuto utilizzare mezzi che pochi potevano permettersi, potendo così sfruttare al meglio la sua inesauribile vena creativa e la capacità di rendere i suoi défilé degli eventi imperdibili, capaci di attirare l’attenzione di qualsiasi media, tanto da essere definito dalla giornalista di moda più famosa al mondo, Susy Menks dell’International Herald Tribune, “il più originale e intrigante designer della sua generazione”.

collezione A/I 2009

Balenciaga diventa Ghesquière e Ghesquière diventa Balenciaga in un gemellaggio indissolubile all’insegna della sperimentazione irriverente, della rivoluzione futuristica, scandita sfilata dopo sfilata grazie ad una architettura progettuale a 360 gradi. Con i suoi abiti, il suo design e le sue idee, Nicolas vuole dare un tocco personale alla linea della griffe, ma assolutamente rispettando i dettami principali di questa maison. Si, perché il percorso artistico del celebre couturier Cristobal Balenciaga, oggi fonte d’ispirazione moderna, ha influenzato non solo la storia della moda francese, ma anche quella europea e oltre oceano, grazie alla sua spiccata capacità nel mescolare insieme materiali diversi.

Cristobal Balenciaga

Maestro del taglio e della precisione Cristobal è stato capace di creare sul corpo umano geometrie morbide ed eleganti. Spagnolo di nascita, classe 1895, nato a Getaria, ereditò dalla madre sarta l’amore per l’arte sartoriale, tanto che a soli 20 anni aprì la prima maison di alta moda a San Sébastian. Il grande successo di quegli anni gli permise le altre due aperture a Madrid e a Barcellona. E’ nel 1937 che Balenciaga approda nella ville Lumière, precisamente in Avenue George V civico 10, dove aprì la sua maison. Ed è prorpio la capitale dell’haute couture che lo consacra come simbolo indiscusso di stile ed eleganza, o come diceva lo stesso Christian Dior “il couturier dei couturier, il maestro di noi tutti”. Con le sue doti riuscì a far apprezzare alla Parigi degli anni ’50, gli elementi del suo paese come il pizzo, il bolero e il contrasto tra il rosso e il nero. Egli dedicò tutta una vita alla creazione degli abiti, e riuscì ad andare oltre i confini della moda, per questo è considerato un vero e proprio artista. Intuizioni geniali e innovazioni sorprendenti, unite ad una precisione maniacale, sono alla base di tutte le sue creazioni come camice senza colletto, scollature piatte, abiti a palloncino, a tunica, a sacco e scamiciati. L’intensità geometrica, tratto distintivo dello stilista, e mai tradito da Ghesquière, è sublimata dall’uso e dalla scelta dei colori, che sono forti e profondi, come il verde bottiglia, il giallo limone, il viola, il nero, il rosa confetto e il rosso. Amante del contrasto tra colori e tessuti, amava abbinare preziose stoffe tradizionali come la seta, il taffettà, il tweed e il canvas a tessuti nuovi, sperimentali, come il nylon. Tutti, compresi i suoi avversari di stile, erano d’accordo nel ritrovare nella maestria sartoriale di Balenciaga doti architettoniche, pittoriche e scultoree. Lo stesso couturier considerava queste caratteristiche necessarie per l’estro e lo spirito di un creatore di moda. Per Cristobal infatti il vero stilista doveva essere un architetto nel design, uno scultore nelle forme, un pittore nei colori, nonché un musicista nell’assemblare questi elementi in modo armonico, e un filosofo per l’ideologia, che secondo egli c’era dietro ogni abito. Era dunque un architetto per i tagli impeccabili, grazie ai quali i tessuti scelti per ogni abito assecondavano le forme del corpo piuttosto, che costringerle in rigide geometrie, esaltando la figura femminile e mettendola in condizione tale da potersi esprimere incondizionatamente. Pittore non solo per la scelta dei colori, ma sopratutto per le influenze di artisti come Diego Velàzquez e Goya, a cui si ispira per l’uso di tonalità scure. Ed infine scultore per la predilezione di stoffe preziose, sopratutto rigide per seguire le forme progettate.

Couturier ufficiale della casa reale spagnola, apprezzato dall’aristocrazia europea e dalle donne più belle e potenti dell’epoca, Cristobal realizzò abiti per una ristretta élite di persone in grado di rendere omaggio a tanta arte. Le sue creazioni non erano tanto appariscenti, ma al contrario erano espressione di una eleganza sobria, raffinata ed interiorizzata. Negli anni ’50 Balenciaga si scontrò spesso con la filosofia del celebre Christian Dior. A differenza di quest’ultimo il couturier spagnolo aveva bisogno del contatto fisico con l’abito e desiderava conferire libertà al corpo femminile eliminando così stecche, imbottiture, corpetti rigidi, discostandosi così dalle tecniche stilistiche del XIX secolo. La sua conoscenza dei tessuti gli permetteva di poter prendere ispirazione dalle stoffe per le sue creature, tanto da inventare un tessuto perfetto per creare volumi e sopratutto adatto per gli abiti da sera, questo era il Gazar. Non è un caso infatti se Coco Chanel lo considerava uno dei pochi e veri couturier in grado di tagliare il tessuto, assemblarlo e cucirlo con le sue mani, mentre gli altri li reputava solo dei disegnatori. Nel 1968 diventato un simbolo incontrastabile nell’universo dell’alta moda e dell’eleganza, si ritira dalle passerelle. Nell’era del boom economico e della rapidissima ascesa del pret-à-porter, all’apice della sua fama e del suo inesauribile estro creativo, preferisce uscire di scena lasciando un’impronta indelebile nella storia della moda. Saranno i suoi successori, sarà Ghesquière in prima persona a mantenere vivido il suo ingegnoso talento e a continuare la storia della sua moda, proprio come ha fatto sino ad ora, riscrivendo un capitolo della vita di Cristobal Balenciaga, che grazie allo stilista francese e alle sue opere, ha dato nuova luce alla maison proprio in onore del suo ideatore.

La coppia Balenciaga-Ghesquière è dunque diventata simbolo e interprete di un codice internazionale, e sin da quando Nicolas ha cominciato a lavorare nella maison ha fatto si che potesse parlare al mondo con il suo stile. Ed è così che il management del brand da il via ad un piano di sviluppo worldwide. Arrivano le capsule collection legate alla riedizione dei pezzi d’archivio, nonché le mini collezioni di singole tipologie di prodotto. Fioriscono le licenze nell’eyewear e anche nel settore dell’Haute Parfumerie, che Ghesquière ha rivalorizzato grazie a nuove fragranze entrate nel mercato, come l’ultimo profumo, “Florabotanica” la cui testimonial è la diva di Twilight, Kristen Stewart. Arriva il menswear a completare l’universo principalmente femminile, e le celebrities ad indossare le sue mise d’autore sui lunghi red carpet. Tutto al fine di creare una chez Balenciaga che sviluppa un giro d’affari più di 210 milioni di euro sempre in continua crescita. L’elemento principale che ha contribuito al successo internazionale della maison è per eccellenza la “Balenciaga le Dix Motorcycle Bag”, la borsa in pelle con frange e borchie diventata un vero cult e must have tra le fashioniste e giovani trendsetter di tutto il mondo. Questa cult bag è disponibile in diverse misure, first, city e work a seconda della grandezza, rettangolare e prodotta in morbidissima pelle d’agnello. Ma l’elemento che contraddistingue la Motorcycle sono le frange. Durante gli anni i colori sono stati moltissimi come le forme, ma la silhouette dal gusto un pò rock e un pò parisienne, le conferisce quello chic in più che l’ha resa famosa.

E’ nel 2003 che apre la prima boutique a New York, e nel 2004 viene prodotta una Balenciaga Edition, ovvero una capsule collection ispirata a pezzi iconici d’archivio. Mentre la sua prima collezione nel ’97 aveva un carattere più architettonico, quella autunnale del 2006 diventa uno dei suoi punti forti, grazie ai cappotti cocoon e ad abiti di tessuti raffinati ispirati alle passate creazioni di Cristobal. Per la primavera 2007, una delle collezioni più iconiche degli ultimi tempi, Ghesquière ha proposto modelli fascianti, declinati in uniformi ispirate alla fantascienza, come giacche nere di pelle borchiata con spalline e leggings dorati “robotici”, ricoperti da lamine dorate. Per l’autunno dello stesso anno lo stilista si è ispirato al tema della multiculturalità, utilizzando tessuti a lavorazione ikat per una collezione dall’immagine college-preppy. Nelle stagioni successive il designer continua a proporre creazioni sperimentali partendo dagli abiti scolpiti e a clessidra stampati con esuberanti motivi floreali per la primavera 2008, per arrivare alle giacche squadrate abbinate ai micro-shorts presentati per la primavera 2012. Tra i capi che maggiormente definiscono lo stile Balenciaga oggi troviamo i pantaloni skinny, le giacche in pelle dal taglio asciutto e gli abiti con forme e volumi ben delineati, in materiali come il latex o la pelle lucida, decorati con vari pattern e textures.

collezione P/E 2012

Dopo 15 anni di lodevole matrimonio creativo tra lo stilista e la maison del gruppo PPR, e dopo un viaggio cool attraverso le sue 31 collezioni che il designer francese ha regalato alla griffe, e le ultime 11 cover dedicate al lavoro estetico di un grande maestro della moda contemporanea, ci si chiede chi prenderà il suo posto, e se la “new entry” sarà in grado di essere all’altezza dell’uscente genio per continuare la sua opera. Ma anche un’altra domanda si sta ponendo oggi il fashion system, ossia quale sarà il futuro di Ghesquière? Dopo l’arrivo di Raf Simons a Dior, in sostituzione di John Galliano, e quello di Hedi Slimane a Saint Laurent, al posto di Stefano Pilati, la moda transalpina sta conoscendo una stagione di forte rimescolamento dei valori. E solo il tempo al tempo potrà dare il verdetto se questo turbinio di arrivi e partenze, avrà giovato o meno alla moda. Il mistero del futuro designer aleggia ancora sopra chez Balenciaga, la decisione deve essere ancora presa, e PPR nel frattempo sta considerando un certo numero di candidati, sebbene ci si continua ad interrogare sui motivi della separazione del duo, che secondo  indiscrezioni potrebbero essere legati a “crescenti attriti” interni. Isabelle Guichot, ceo di Balenciaga, ha dichiarato di avere una “short list” di possibili candidati, e che per il momento occorre concentrarsi sull’organizzazione del brand, sulla guida del team e sul potenziale sviluppo del marchio. La Guichot sostiene di avere grandi ambizioni e importanti prospettive di crescita perché la maison è forte ed è stata sviluppata sino ad ora per potersi esprimere senza timori anche nel prêt-à-porter, che procede con le 6 capsule collection: pelle, maglieria, pantaloni, t-shirt, seta e abiti neri, oltre alla linea vintage, nota come Edition.

collezione P/E 2013

“L’azienda è matura e l’attività è veramente in una fase di evoluzione” sottolinea la Guichot, e la volontà del management è quella di continuare la strategia avviata anni fa, che ha portato il brand ad essere uno dei maggiori attori del lusso nel mondo, come pure ha osservato il managing director di PPR, Jean François Palus, affermando che Balenciaga si è ingrandita di ben 11 volte da quando è stata rilevata e ci sono ancora margini per un’espansione geografica, retail e del prodotto. Lo chief executive officier ha affermato che la direzione creativa di Ghesquière “è stata un’esperienza incredibile per Balenciaga, per creatività, contenuti e durata. Nicolas ha molti talenti. Ha bisogno di esprimere il suo talento e sono sicura che lo farà […] il cambio di direzione creativa fa parte della vita di una casa di moda”. Tra la rosa dei possibili candidati troviamo Alexander Wang, sulla cresta dell’onda già dal 2007, anno in cui ha presentato ufficialmente il brand che porta il suo nome. Wang ha già un universo di fedelissimi appassionati dei suoi tagli netti, dal fit perfetto e dalle silhouette decise. Favoriti sono anche Joseph Altuzzara, Olivier Theyskens, Pedro Lourenco, la coppia Lazaro Hernandez e Jack McCollough di Proenza Schouler, che però sono già impegnati nello sviluppo del loro brand. Mary Katrantzou, J.W. Anderson e Thomas Tait, accanto a Bouchra Jarrar, nota per le sue creazioni made to measure, e già conosciuta in casa Balenciaga per avervi lavorato.

Stivaletti collezione Nicolas Ghesquière

In elenco c’è anche la favorita Natacha Ramsay, per anni prima assistente e braccio destro di Ghesquière. Nella fashion list spicca perfino la figura di Christopher Kane, giovane stilista scozzese che ha fondato e lanciato il brand che porta il suo nome. Infatti François-Henri Pinault sarebbe interessato da tempo, a rilevare la quota del marchio del designer inglese e il deal potrebbe combaciare con l’affidamento della direzione creativa. Per il management di Balenciaga sarebbe preferibile nominare qualcuno capace di continuare la storia di una maison nata come innovatrice per eccellenza e che, negli anni di Ghesquière ha conquistato il pubblico glamour di stagione in stagione. Prenderne il comando è una responsabilità incredibile dopo un tale successo, che rimarrà scolpito nella storia della moda. Per quanto riguarda il destino dello stilista, da una parte l’International Herald Tribune ipotizza, che potrebbe essere in seno al Gruppo LVMH, grande concorrente di PPR, per dirigere una linea che porta il suo nome sotto la supervisione di Delphine o Antoine Arnault, figli di Bernard Arnault presidente LVMH. Dall’altra si potrebbe pensare che lo stilista dalla fama internazionale, potrebbe essere l’erede creativo di una grande maison francese ancora in cerca di un direttore creativo: Elsa Schiaparelli. Ma si sa, i colpi di scena modaioli non finiscono mai, non ci resta che aspettare le decisioni del fashion system.

Louis Vuitton & Marc Jacobs: c’est la mode!

Anno 1854. Città: Parigi. Piena Rivoluzione Industriale in corso. Da qui parte l’appassionante storia di due magiche parole che evocano il lusso per eccezione, ovvero Louis Vuitton.

Dal 7 marzo fino al 12 settembre, presso il Museo delle Arti Decorative di Parigi si tiene un’imperdibile mostra dedicata a un binomio vincente, a due geniali icone della moda contemporanea: Louis Vuitton e Marc Jacobs, anima creativa della famosa casa di moda francese dal 1997.

L’esordio della Maison targata LV ha per protagonista un abile artigiano parigino alla prese con la sua modesta ditta di pelletteria che si trova ad affrontare un fervido clima di tumultuosi cambiamenti che investono il costume della società dell’epoca.

Complici quindi la Rivoluzione Industriale in corso ed il sempre maggiore numero di viaggiatori aristocratici e facoltosi, Louis Vuitton riesce a trasformare così il suo umile progetto iniziale nel fastoso impero del fashion che conosciamo oggi, diventando in primis uno dei più prestigiosi produttori di bauli di lusso in pelle.

L’allestimento, curato da Pamela Golbin, intende essere così un tributo all’estro di due geni creativi allo stesso tempo così diversi e così visionari e si snoda su due livelli principali: al primo piano lo spazio dall’appeal più storico dedicato al fondatore della griffe delle celebri stampe monogram, Louis Vuitton appunto, che viene rappresentato dalla serie di bauli da lui realizzati a partire dal 1854 fino al 1892.

Al secondo piano invece, si effettua un balzo in un presente indubbiamente più tecnologico: è di scena l’artefice del successo del brand Vuitton negli ultimi 15 anni, il noto designer americano Marc Jacobs, che viene illustrato attraverso un’affascinante retrospettiva del suo lavoro stilistico.

Esposti su manichini in movimento, assistiamo ad una carrellata delle sue creazioni relative all’ultima decade e mezzo della sua carriera.

E poi si prosegue con foto, video e anche una gigantesca e spettacolare “chocolate box” con le 53 borse firmate LV e create da Jacobs.

Il tutto a sottolineare la capacità dello stilista di tradurre in chiave contemporanea i codici stilistici più classici della Maison, tramite una rilettura che tiene conto di un’assoluta fedeltà alle origini.

Marc Jacobs frequenta la High School Of Art and Design. Si diploma nel 1981 e da lì entra alla Parsons School di New York, dove vince il Perry Ellis Thimble Gold Award nel 1984. Nello stesso anno si aggiudica anche il Chester Weinberg Thimble Gold Award ed il Design Student ofthe Year Award. Mentre studia ancora alla Parsons, Jacobs sviluppa e vende la sua prima lineadi maglieria e progetta la sua prima collezione per Reuben Thomas. In questi giorni si allea in una partnershipcon Robert Duffy della Jacobs Duffy Inc., che continua fino ai nostri giorni. Nel 1986, sostenuto da Onward Kashiyama, disegna la sua prima collezione alla quale dà il suo nome.

Nel 1987 Marc viene insignito del Perry Ellis Award per il nuovo talento di Moda dal Consiglio di Fashion Designers of America(CFDA).

Jacobs attualmente è Direttore creativo di Louis Vuitton, incarico che ricopre dal 1997. Ha guidato Vuitton in collaborazioni di rilievo come Stephen Sprouse‘s graffiti borse, Takashi Murakami‘s color pastello accessori e il primo pret-a-porter con la Louis Vuitton imprimateur.

Le sue linee di abbigliamento Marc Jacobs e la meno costosa Marc by Marc Jacobs, creata nel 2000, sono attualmente molto popolari.

Louis Vuitton fonda il marchio omonimo nel 1854 a Parigi e fu ben presto imitatissimo. Nel 1855 apre il suo primo punto vendita di Londra, a Oxford Street. Nel 1867 il brand partecipa all’Esposizione Universale di Parigi. Risale al 1888 l’invenzione del pattern Damier Canvas, nel cui logo figura per la prima volta la scritta: “Marque Louis Vuitton deposeé”. Con la morte di Louis Vuitton, avvenuta nel 1893, il controllo dell’azienda passa a suo figlio George. Nel 1896 avviene il lancio dell’iconica linea Monogram,che alle iniziali del fondatore (LV) affiancava simboli di fiori e quadrifogli ed era ispirato al design di richiamo orientale in voga nell’epoca Vittoriana.

Nel 1901 il gruppo lancia sul mercato la prima Steamer Bag. Nel 1913 viene aperta la storica boutique negli Champs Elyseés di Parigi, seguita da nuove aperture di punti vendita a New York, Bombay, Washington, Londra, Alessandria d’Egitto e Buenos Aires. Negli anni successivi sono introdotte la Keepall Bag e la Noé, la cui funzione originaria è quella di trasportare bottiglie di champagne, e in seguito anche la Speedy, uno dei bestseller della Casa francese.

A partire dal 1977 e sotto la guida di Odile Vuitton (nipote di George) e suo marito Henri Ricamier, il marchio diviene una multinazionale quotata anche alla Borsa di Parigi. In quell’anno avviene anche la jointventure col gruppo del lusso Moet Hennessy, da cui il nome Moet Hennessy Louis Vuitton SA, il cui acronimo è LVMH.

Oggi l’azienda rientra nei maggiori produttori di beni di lusso, vantando un fatturato di 14,3 miliardi di dollari e 300 filiali in tutto il mondo, oltre a un esclusivo sito internet ufficiale, www.louisvuitton.com dove è possibile acquistare un prodotto LV da casa.

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