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Snapchat e moda. Storia di un nuovo amore in passerella

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Logo di Snapchat, il social del fantasmino.

 

“C’era una volta, in un favoloso mondo patinato, una bellissima donna che si chiamava Moda. Era una di quelle bellezze paradisiache la cui semplice visione era riservata solo ed esclusivamente ad una ristretta élite di persone, appartenenti naturalmente al suo stesso mondo di provenienza. Tutto sembrava andare avanti in un modo sereno e tranquillo, scandito da una cadenzata routine. La bella principessa si mostrava al pubblico solo due volte nel corso di un singolo anno, con qualche eccezione nel caso in cui ci fossero eventi particolarmente importanti di Haute Couture. I giorni, i mesi, gli anni, trascorrevano così in modo quasi monotono e così, quella donna che non si era mai permessa di alzare la voce, venne improvvisamente scossa dalla voglia improvvisa di rompere quella vita monotona e far presente i suoi desideri. Così, dall’alto della sua carica prestigiosa, decise di comunicare a tutti i suoi sudditi: stilisti, sarti, modelle e tutti coloro i quali gironzolavano attorno al suo castello, che era arrivato il momento di abbattere le mura di cinta e guardare oltre. Aveva capito che fuori dal mondo incantato all’interno del quale trascorreva la sua esistenza, qualcosa stava cambiano e lei, non poteva assolutamente rimanerne allo scuro. Così le mura venendo abbattute, i cancelli furono aperti e vennero convocati a corte tutti quei nuovi fanciulli che, appartenenti ad una nuova generazione, si pensava potessero apportare grandi idee e novità nella sua vita. La bella Moda però non si accontentò inizialmente di scegliere un solo pretendente ma li mise immediatamente subito alla prova; fu così che Facebook, Twitter, Instagram e il timido Snapchat iniziarono la loro “lotta” per conquistare il cuore della principessa, ognuno secondo il proprio stile. Twitter decise di non abbandonare il suo aspetto elegante e raffinato, cinguettando di qui e di lì in modo sempre piuttosto ermetico, insomma non andava mai oltre le 140 battute. Facebook invece partì “in quarta” mettendo in mostra tutte le su potenzialità; iniziò a creare pagine che contenessero le foto di Moda, pubblicò video, foto, post più o meno lunghi cercando di racimolare sempre più like che invece il tranquillo Instagram non si dovette sforzare di ricercare. A quest’ultimo bastò qualche foto, il filtro giusto e un paio di hashtag per portare sul piatto della principessa un numero di follower davvero incredibile. Moda fu così colpito da Instagram e il suo fashion molto street, se ne innamorò, ma quando stava per gettarsi fra le sue braccia, accadde qualcosa di davvero inaspettato. Mancava un pretendente all’appello durante la riunione finale, il timido e sempre ritardatario Snapchat che però accaparrandosi l’esclusiva in tempo reale e soprattutto limited edition di molti amici della principessa moda, riuscì a baciarla e farla sua per sempre. Fu così che bastò una fashion week per convincere la bella Moda a rendere pubblico l’inizio di questa storia d’amore. I suoi amici, colpiti da questa grandissima novità, iniziarono a manifestare le loro idee. Alcuni decisero di commentare con un pollice rivolto verso il basso altri invece, come Burberry, Louis Vuitton, Dior, Michael Kors si sbizzarrirono fra cuori e mi piace iniziando anche ad instaurare un rapporto con il nuovo amico Snapchat che all’interno della patinata corte di madame Moda, conquistò davvero tutti che poi…” (to be continued)

Sfilata Burberry. Ph. GettyImages
Sfilata Burberry FW2017. Ph. GettyImages

Beh, come avrete potuto notare, la nostra storia non ha una fine. Sapete perché? Perché abbiamo deciso di raccontarvi una love story piuttosto moderna, anzi proprio attuale e in via di sviluppo che continua a costruirsi ogni giorno, anche mentre io scrivo e voi leggete, probabilmente qualcosa starà cambiando. È proprio per questo che abbiamo deciso di mettervi al corrente di questo meravigliosi rapporto di amorosi sensi nato fra il mondo della moda e il social del fantasmino, senza però scrivere una fine. Un amore nato quasi per caso che però, stando ai dati resi pubblici durante le fashion week appena terminate, mostra dei dati davvero molto interessanti. “La scorsa New York Fashion Week ha registrato un crollo delle conversazioni su Instagram e Twitter rispetto all’edizione precedente, coinvolgendo 660 milioni di persone a fronte dei 5,8 miliardi di settembre” o meglio è quello che ha ipotizzato il CEO di Pixlee, Kyle Wong, secondo il quale tutto si dovrebbe imputare proprio all’avvento di Snapchat. Ricordiamo che il social, secondo un rapporto di comScore, è il terzo più grande per livello di penetrazione tra i Millennials statunitensi compresi fra i 18 e i 34 anni, dopo Facebook e Instagram.

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Chiara Ferragni, The Blonde Salad

Chi però ha contribuito fortemente a rendere “appetibile” Snapchat fra il pubblico nostrano, è stata la trend setter più famosa al mondo nel panorama delle fashion blogger: Chiara Ferragni che con il suo The Blonde Salad è stata una delle prime a portare dietro le quinte e nel front row delle sfilate, tutti i suoi follower proprio grazie ai mini video pubblicati nel social in questione. Movie e foto che ricordiamo si autoeliminano dopo pochissimo tempo, ed è forse questa una delle peculiarità che ha contribuito a renderlo davvero, come direbbe una blogger: glamour! Oltre alla Ferragni sono molti altri i nomi che si potrebbero fare fra le figure del settore che hanno esposto la loro preferenza nei confronti di Snapchat che risulta essere fra i social, il più umano, informale ed immediato. 

Sfilata Alexander Wang. Ph. GettyImages
Sfilata Alexander Wang. Ph. GettyImages

“Il fascino di Snapchat sta nel fatto che è possibile vedere gli eventi moda da diversi punti di vista, quello del fotografo del make up artist, della modella del designer ecc…”, ha affermato Nick Bell, head of content di Snapchat. E a fronte di quanto appena letto possiamo capire perché questo fantasmino bianco e giallo, sia diventato, all’interno dell’immenso cyberspazio, la piattaforma di condivisione più amata da direttori creativi, maison e influecer che spesso decidono di mostrare in esclusiva le proprio collezioni o i dietro le quinte dei fashion show, proprio tramite quei piccoli video della durata di 10 secondi. Un po’ come fece Valentino in occasione di Zoolander o Gucci che ha anticipato così la pre-collezione 2016-2017. Insomma la nostra storia si potrebbe concludere con un “e vissero felici e contenti” ma attenzione, tutto fra qualche secondo potrebbe scomparire quindi vi consiglio di screenshottare o condividere subito!

 

 

Gucci Icons of Heritage: Cut&Craft

Col lancio dell’ultima campagna globale “Gucci Icons of Heritage: Cut&Craft”, i numerosi fans di Gucci uno dei marchi iconici del Made in Italy nel mondo, potranno avvalersi del patrimonio storico e del know-how dei maestri artigiani pellettieri di casa Gucci per riprodurre tre celebri cult bags che hanno fatto la storia della tradizione artigiana della Maison fiorentina, tre autentici modelli di punta della griffe: la New Bamboo, la Jackie e la Stirrup.

Il canale promozionale prescelto del concorso, partito lo scorso 6 settembre, è invece il popolarissimo social media Facebook, grazie a un’apposita tab situata sulla pagina fan ufficiale di Gucci, dalla quale i partecipanti potranno scaricare delle semplici istruzioni per il montaggio dei tre modelli di borse in versione pop-up, vale a dire in carta.

E dopo la fase di costruzione e personalizzazione, si scatta la foto della propria creazione definitiva, la si carica e infine si condivide in una galleria fotografica con gli altri utenti, che in seguito dovranno votare le loro opere preferite tra tutte quelle in gara: gesti immediati ma soprattutto davvero attuali ed efficaci per mostrare la propria attitudine fashion e lasciare quindi una personale ed indelebile impronta creativa nel web.

Campagna Gucci "Cut&Craft" con borsa New Bamboo

Gli utenti desiderosi di manifestare la propria vena creativa e di mettersi in gioco per potersi sentire “designer per una volta”, potranno quindi accedere alla competizione e scoprire i tre iconici modelli prima attraverso dei filmati in 3D che ne raccontano la storia.

Inoltre, i concorrenti continuano a lasciarsi ispirare dalla New Bamboo, la Stirrup e la Jackie grazie anche alla ricca galleria di immagini delle collezioni attuali tramite un link al flagship store digitale del marchio dalla doppia G.

Modello Jackie

I partecipanti quindi, dopo aver esplorato a fondo la tipologia e l’allure delle tre famose borse, possono scaricare i cartamodelli da costruire per mettersi finalmente all’opera ed avere l’esclusiva opportunità di interpretare la propria borsa dei sogni forgiandola col proprio gusto individuale e reinventarla quindi “a propria immagine e somiglianza”.

Tramite delle semplici istruzioni video, i provetti stilisti vengono guidati nella riproduzione, e quindi nella realizzazione vera e propria ma in carta del modello di borsa preferito, mettendo così a frutto soltanto la propria abilità creativa nelle operazioni di ritaglio e assemblaggio e infine, di decorazione dell’oggetto.

Modello Stirrup

Ma il verdetto finale spetta al Direttore Creativo di Gucci, la designer romana Frida Giannini, che decreterà, a suo insindacabile giudizio, i tre progetti più estrosi e brillanti tra i nove finalisti della competition.

Le foto dei progetti vincitori degli aspiranti artisti e fashion designers avranno il privilegio di essere pubblicate come immagine-cover della pagina Facebook della Maison e godranno dell’irripetibile opportunità di essere visibili alla foltissima community di fans Gucci, che comprende un pubblico di ben 9 milioni di utenti.

Armatevi di forbici, colla, pazienza e soprattutto tanta fantasia per conferire il vostro personalissimo stile a queste tre borse-capolavoro senza tempo.

Cosa aspettate dunque a realizzare con le vostre mani il vostro accessorio del cuore sognando di vederlo protagonista in un’ammaliante vetrina della vostra griffe preferita o ancora, magari di indossarlo?

Frida Giannini, Direttore Creativo Gucci

International Journalism Festival, il successo della kermesse perugina

L’International Journalism Festival quest’ anno è giunto alla VI° edizione ( hastang ufficiale per twitter #ijf12 ) riuscendo, dal suo primo esordio nel 2007, a trasformare tutti gli anni Perugia nella capitale mondiale del giornalismo.

Dal 25 al 29 aprile scorso, le vie della città gremivano di giornalisti in erba e professionisti di varie testate, che con telecamera alla mano erano pronti ad immortalare i big dell’informazione durante le loropanel discussion, keynote speech e svariati workshop.

Il festival anche questa volta ha registrato numeri incredibili e impensabili rispetto a quanto si poteva immaginare 6 anni fa, quando sul finire del 2006 ad Arianna Ciccone e Christopher Potter è venuta l’idea di realizzare un evento di tale portata: 200 eventi, oltre 500 speaker, più di 200 volontari, freelance e blogger che collaborano insieme. Questi i numeri del 2012.

Ma da dove nasce tutto questo successo?

Lo abbiamo chiesto al co-fondatore del festival Christopher Potter, che con un accento inglese ci ha raccontato la genesi di un successo annunciato.

Come è nata l’idea di un festival del giornalismo insieme ad Arianna Ciccone, e come siete riusciti a realizzarla?

“Arianna è una giornalista e dopo aver lavorato in diverse redazioni ha deciso di creare qualcosa di suo, perché il giornalismo è anche altro, ovvero partecipazione dal basso, citizen journalism e social network. Così ha messo in piedi un’agenzia di comunicazione, “Il Filo di Arianna” per continuare a lavorare nel campo della comunicazione e dell’ufficio stampa. Poi è arrivata l’idea del festival così quando me l’ha proposta ho detto “bella idea, ma irrealizzabile”. Invece siamo alla VI° edizione. Siamo cresciuti, è stato un passaggio organico. Abbiamo deciso di creare qualcosa in house. Il 2007 è stato l’inizio di questo successo”. 

Arianna Ciccone e Christopher Potter – Fondatori e Direttori IJF


Per quanto riguarda le risorse, come si è riusciti ad arrivare ad un successo internazionale partendo da Perugia?

“Le risorse sono innanzitutto gli sponsor, che possono essere pubblici, privati, istituzionali, enti locali, la Regione stessa. Noi facciamo delle proposte e loro decidono se aderire o meno. L’ingresso è libero per tutti gli eventi”. 

Panel Discussion – “Abolire l’Ordine?”

Questo anno più che mai la professione giornalistica è a rischio. Sta vivendo un momento di incertezza tra riforme e ipotetiche abolizioni. Cosa ne pensa? Cosa può apportare il festival ai giornalisti emergenti?

“La crisi non c’è solo nell’editoria, ma in tutti i settori e non solo in Italia. Offrire un’occasione per gli aspiranti giornalisti come quella data dal festival, grazie alla presenza delle grandi firme del giornalismo nazionale e internazionale, di docenti delle università e di chi lavora nel campo della comunicazione e dei social media, è un’esperienza molto più formativa che leggere un libro, perché fatta di contatto diretto con chi l’informazione la fa. Questo è un momento di trasformazione per il giornalismo, che diventa oggi partecipazione e celebrazione condivisa con tutti. Grazie alle nuove tecnologie, ai video, ai reportage, basta una videocamera per fare uno scoop, e con i social network è più facile divulgare e far conoscere al mondo”.

Quali sono secondo lei le peculiarità che differenziano il giornalismo italiano da quello inglese e americano?

“Il sistema giornalistico italiano è ingessato rispetto ai modelli inglesi e americani, che sono più meritocratici e aperti. In Italia è come negli altri settori dell’economia e della politica, sono chiusi. Oggi vedo che il giovane giornalista è in fermento. Sono bravi, intraprendenti, hanno voglia di fare e imparare. Secondo me c’è un grande futuro, c’è dinamismo positivo nel giornalismo e il festival è un’opportunità e un modo per rendere viva questa voglia di apprendere e di arrivare, collaborare e condividere con gli strumenti innovativi. Negli ultimi 2 anni il modo stesso di fare notizie ha subito una svolta con la rivoluzione dei social media. Le news vengono ora veicolate tramite facebook, twitter, e i giovani devono approfittare di questo momento per fare passi avanti. Negli ultimi 6 mesi su twitter comunicano tutte le maggiori testate giornalistiche e gli stessi direttori come Ezio Mauro, direttore de “la Repubblica “.

Quali sono le novità del festival 2012?

“E’ stato potenziato il numero dei workshop, che sono 49, gratuiti come tutti gli altri eventi. Sono ad alto livello e con importanti docenti come ad esempio i vincitori del premio Pulitzer, i due esperti di data journalism Sarah Cohen della Duke University e Steve Doig della Walter Cronkite J-School. Nei workshop c’è un forte lavoro di condivisione e questo è un segno di integrazione e collaborazione”

finisce col dire Christopher Potter, sottolineando l’importanza del partecipare a questi meeting con gli addetti ai lavori provenienti dai quattro angoli del mondo, che trasmettono con trasparenza le loro conoscenze, capacità ed esperienze, e del vivere di persona certe realtà per farle proprie ed avere uno sprint in più dato dalla comunità.

Nell’era del Web 2.0 dove gli smarthphone sono sempre più evoluti, i tablet così tascabili da entrare in un jeans, il festival ha sposato la magia creata dai social network e social media ed è la comunità di questi che lo sostiene,  lo arricchisce di contenuti e progetti, diventando esso stesso una grande piattaforma digitale con un imponente flusso di idee ed esperienze da trasmettere.

Ora la cronaca si affronta in pixel, il web è diventato non solo multimedia, ma è coinvolgimento della comunità, associazione e creatività. Il giornalismo ora è online, e un giornalista di nuova generazione deve essere assolutamente crossmediale.

 

Panel Discussion – You, the Mobile Journalist

 

“You, the Mobile Journalist” è il contest della panel discussion, dove sono intervenuti personaggi rilevanti del mondo dell’informazione e della tecnologia, e il leit-motiv della nuova generazione di giornalisti. I cellulari con l’internet mobile hanno moltiplicato la possibilità di fare informazione, trasformando la realtà in un territorio d’indagine molto più vasto e accessibile.

Web mobile, telefonini sempre più connessi e le nuove prospettive del newsmaking, hanno cambiato letteralmente il mestiere del giornalista. “Questa è una grande chance – dice Luigi Contu, direttore ANSA il giornalismo si può solo arricchire da un processo del genere”

“La notizia si sta espandendo nell’era del “me-media” e il mondo è sempre più connesso” sostiene Lee Raine, direttore IALP Pew Research Center, che analizza all’interno di un workshop come le persone usano internet, smartphone e i social media per avere notizie, crearle e diffonderle.

Novità esclusiva del festival è stata la Twitterview a “Rete unificata” al direttore de “la Repubblica” Ezio Mauro in diretta su repubblica.it, sul sito del Festival e sulle 590 web tv del network altratv.tv.

 

Twitterview al direttore de “la Repubblica” Ezio Mauro

 

L’incontro, con punto focale sull’ attualità, politica e informazione, è stato condotto dalla fondatrice del festival Arianna Ciccone, e le domande venivano anche da Twitter dove una battaglia a colpi di hashtag è partita dall’inizio del dibattito per assicurarsi un incontro virtuale con una firma della carta stampata e del web.

In assoluto la prima volta, che un’intervista a un direttore di un grande giornale, va online in modo così condiviso.

A chiudere la manifestazione perugina è statoMichele Santoro, quasi il personaggio più atteso dell’evento sui media, che ha dato un doppio appuntamento al festival, uno con la stampa e l’altro con il pubblico.

Nell’incontro con la stampa insieme a Carlo Freccero, ha annunciato la propria candidatura alla presidenza della RAI, come direttore generale e presidente.

Michele Santoro

Un’altra idea di TV, senza censure e di alto spessore culturale, che sia trasparente e sopratutto partecipativa, in cui il dibattito sia aperto e lontano dalle perverse logiche del favoritismo e dalle influenze esterne.

Questa è la TV, ma sopratutto la RAI che Santoro vorrebbe e che racconta tra gli applausi del pubblico che lo segue e approva la lezione sulla libertà, fatta al suo secondo incontro su “Che cos’è il servizio pubblico”.

Il prossimo appuntamento è con la VII° edizione dell’ International Journalism Festival, sempre a Perugia dal 24 al 28 aprile 2013.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Web in Vogue, Neko-V veste i social network

I tanti social network in circolazione – vedi alle voci Twitter, Facebook, MySpace, Google, passando per Wikipedia, Youtube, MSN e anche Tumblr – sono ormai entrati a pieno diritto nella nostra vita. Ormai un dato di fatto. Ma chi avrebbe mai detto che diventassero delle vere e proprie griffes da indossare? In pochi ci avremmo pensato (e scommesso). Fra questi spicca senz’altro l’inedita proposta creativa del giovane fashion designer italiano Victor Faretina.

Sotto lo pseudonimo Neko-V il creativo ha ideato in esclusiva per la web community DeviantArt, fucina di idee stilistiche innovative, digitali e molto artistiche, la collezione speciale di abiti Web in Vogue: una capsule collection che si ispira – per colori, grafica e stile – proprio alle più famose pagine web che scandiscono puntualmente la nostra esistenza. Ecco che si intende quando si dice che il social network è di gran moda. E qui la moda assolve al suo ruolo di assoluta portavoce delle tendenze del momento e non rimane quindi a guardare.

Calamitato dal prepotente fascino dei nuovi mezzi di comunicazione, il mondo fashion si dichiara pronto a “fronteggiare” con gli strumenti a sua disposizione la dirompente invasione di post, tweet , blogs e video nella nostra vita.

La loro dimensione virtuale oggi viene reinterpretata nella nuovissima versione vestito da red carpet grazie alla proverbiale intuizione e dunque al lavoro di Victor, che prendendo spunto dall’essenza tematica di ogni sito ha ripensato tutti i social media più diffusi nella Rete e li ha declinati in una versione “mise” pronta da sfoggiare.

La particolarità che risalta all’occhio osservando ogni abito è data dalla sua peculiarità di rispecchiare scrupolosamente le caratteristiche grafiche e cromatiche del suo relativo social media abbinato. Mix’n’match decisamente all’avanguardia e frutto della passione del giovane talento emergente di Neko-V, che farà contenti tutti gli affezionati di Facebook &Co e che metterà sicuramente in risalto l’originale potenzialità creativa dello stilista.

Per ora gli abiti in questione sono soltanto bozzetti, ma Victor comunque rassicura il pubblico di voler decisamente continuare sulla strada intrapresa: “Ho intenzione di farne un vero e proprio progetto – dichiara – realizzando nel concreto una versione-vestito per ciascun programma e comunità web.” Ecco ciò che succede quando il Fashion collima con i Followers.


“A cosa stai pensando?” “Mi piace… la t-shirt!”

On line è acquistabile la t-shirt che visualizza il proprio stato di Facebook

Gli utenti attualmente attivi su Facebook sono circa 17milioni soltanto in Italia ed è questo il target a cui si rivolge un nuovo curioso gadjet. La moda degli abiti social sembra in ascesa ed è su questa scia che trova spazio la t-shirt su cui pubblicare il proprio stato di Facebook. Viene dagli Usa questo nuovo capo che integra un mini display sul quale viene visualizzato l’ultimo aggiornamento di stato, la frase con cui da tempo gli utenti amano rispondere nei modi più vari alla classica domanda “a cosa stai pensando?”(ma ci sono indiscrezioni che preannunciano a breve una versione 2.0 con Twitter).

Trascorrere il proprio tempo fra le pagine di questo social network a caccia di link, gruppi e amici forse era sembrato troppo poco e già recentemente negli Stati Uniti era nata la moda di indossare le foto profilo degli gli amici di Facebook su una maglietta realizzata grazie a Super Shirter, sito che acquisisce le immagini degli amici relativi ad un account e ne realizza un collage. All’utente non occorre fare altro che scegliere colore e taglia della T- Shirt, effettuare il pagamento e attendere la spedizione.

La nuova frontiera del “social dress”, invece, funziona così: la maglietta “comunica” con l’applicazione ufficiale Facebook per iPhone o iPad e recupera lo stato sul profilo così che in pochi secondi questo viene mostrato sul display posizionato sul petto. Un oggetto un po’ geek, tendente al nerd che risponde allo scopo di non solo con tutti gli amici online ma anche con chiunque sia nei paraggi, dandogli la possibilità di lasciare un “LIKE” semplicemente schiacciando l’omonimo tasto. La maglietta a sua volta è in grado di comunicare i consensi alla pagina FB anche se tecnicamente non si connette alla rete; la parte “interna”, infatti, ha un cavetto per il con i dispositivi Apple a cui è demandata la connessione. Se sui dispositivi della mela non è aperta l’applicazione del noto social network la maglietta non è in grado di acquisire lo stato, una soluzione forse un po’ scomoda che avrebbe potuto utilizzare un sistema Wi-Fi o Bluetooth.

Il display si alimenta con comunissime pile stilo ed è completamente removibile in caso di lavaggio. La maglietta è disponibile solo nella tonalità di blu che richiama il logo del social network, è realizzata in cotone, unisex e disponibile nelle taglie Small, Medium e Large a circa 68€ (spese di spedizione incluse) sul sito www.latestbuy.com.

Non che il principio alla base di questa invenzione sia completamente nuovo. Negli anni ’90 esplose la moda degli store t-shirt maker in cui stampare qualsiasi genere di scritta o disegno. Da sempre l’obiettivo della moda è quello di comunicare, mostrare e condividere ed è per questo che probabilmente si accompagna perfettamente all’utilizzo dei social network che hanno come scopo la circolazione di informazioni. Ma che sia questo il futuro che ci attende? Scriverci qualcosa addosso ed aspettare che qualcuno ci “clicchi” per mostrarci approvazione? Chissà se è il caso di abbandonare il dialogo per una scritta digitale e il calore della cara vecchia “pacca sulla spalla” per un asettico “click-
mi piace”.

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