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Quando Lily-Rose Depp ha incantato il fashion con l’abito da sposa firmato Chanel

A cura di Alessia Tomassini

“La bellezza inizia nel momento in cui inizi ad essere te stesso” è una delle celebri frasi di Coco Chanel.

L’abito da sposa della collezione Primavera/Estate 2017 indossato da Lily-Rose Depp, che ne ha sfoggiato uno rosa confetto tutto ruches con un lungo strascico e romantiche maniche a palloncino, è sicuramente la prova di come una donna può sentirsi bene con sé stessa, indossando un abito che la fa sembrare una principessa. La donna Chanel è una figura femminile perfetta, elegante e raffinata ma anche semplice e pratica. Una donna indipendente che sa cosa vuole e che non ha bisogno dell’aiuto di nessuno se non il suo. Grazie a Chanel lei si è iniziata a vedere come una “persona” e non come un bell’oggetto da sfoggiare. La donna Chanel è uno stile di vita e lo si capisce da come cammina, perché fa del mondo la propria passerella e di ogni giorno una sfilata.

 Oggi finalmente è libera di parlare e di esprimersi come meglio desidera. Questo, però, non accade ovunque, infatti ci sono ancora molti Paesi in cui la sua condizione è subordinata all’uomo.

Riprendendo il tema dell’abito da sposa, indossato dalla figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis , il wedding dress non è sinonimo di praticità, ma il vestito rosa confetto sottolinea la femminilità e l’eleganza, caratteristiche appartenenti all’indimenticata stilista Coco Chanel.

L’attrice si trova al fianco di Karl Lagerfield, conosciuto durante un incontro avvenuto con la madre quando la ragazza aveva solamente otto anni. All’età di 15 anni è diventata ambasciatrice di Chanel, con la quale la mamma aveva collaborato in precedenza.screenshot_20230508-112253_instagram

Un abito del genere non lo si deve indossare lo si deve sentire. Quindi, come si potrebbe immaginare il proprio abito nel giorno più bello della  vita?

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 Photo credits Lily-Rose Depp Official Instagram

Fashion ID #7 | Anna Dello Russo

Anna Dello Russo
Nella foto:Anna Dello Russo

SOUND TRACK: Chic – Le Freak

Sin da piccola sognava di lavorare nel mondo della moda. Ammirava silenziosa le ricche signore baresi sfoggiare preziosi gioielli la domenica a messa, immaginando come sarebbe stato poter fare altrettanto. Signori e signore ecco a voi Ms Anna Dello Russo, una delle icone di stile più stravaganti del fashion business internazionale. Un gusto unico, quasi provocatorio, per l’abbinamento dei colori e una passione sfrenata per l’abbigliamento in tutte le sue declinazioni hanno portato questa estrosa ed irriverente signora a definirsi “vestale” alla corte di Re Moda.

Pugliese di origini, Ms Anna Dello Russo vanta una laurea in arte e letteratura alla prestigiosa Domus Academy di Milano. Un curriculum di tutto successo, alla faccia dei meridionali spesso vittimisti in tal senso, che farebbe invidia a chiunque. Dal 2000 al 2006 è direttrice per L’Uomo Vogue e per quasi vent’anni è fashion editor per Vogue Italia. Ossessionata, come lei stessa racconta, dalla passione per le paillettes, i pizzi e i merletti, ha deciso di farsi ritrarre su alcune t-shirt in dieci mise  che celebrano il suo stile inconfondibile per il decimo anniversario di yoox.com. Anna Dello Russo non ha rinunciato proprio a nulla durante il corso della sua lunga carriera: da speaker radiofonica su Radio Deejay nel 2011 fino alla fragranza Beyond, profumo da lei stessa firmato dall’originale confezione a forma di tacco a spillo. Nel 2006 approda a Vogue Japan nelle vesti  di fashion editor at large.

E ancora, Ms Anna Dello Russo è stata modella per il magazine francese Purple, magistralmente fotografata da Manuela Pavesi.

È dell’autunno 2012 l’innovativa collezione disegnata in esclusiva per H&M in limited edition in cui, agli esclusivi occhiali da sole, alle clutch  e agli accessori dall’allure barocca  si alternano pezzi unici di bigiotteria assolutamente stravaganti.

Anna Dello Russo  H&M
H&M collection by Anna Dello Russo, October 2012

Per la preview della collezione ritroviamo la stylist nei panni  di fashion singer cantare la sigla del programma Pinocchio che ha condotto su Radio Deejay. Talento o strategie di marketing?

 Oltre 4000 paia di scarpe nell’armadio, gioielli, vestiti di ogni tipo e griffe che non indossa più di una volta e, ovviamente, un solo grande hobby, la moda,  rendono questa passionaria fashionista, spesso criticata dai più, un’eroina di stile del XXI secolo.

Anna Dello Russo

Al Corriere della Sera ha dichiarato: «Ho due appartamenti, uno è per i vestiti, lo zerbino davanti all’ingresso è firmato Chanel (…) Non ho tempo per un fidanzato, i suoi vestiti non entrerebbero in casa!».

Che cosa aspettarsi da Anna Dello Russo, una irriverente signora che, dopo il divorzio, ha riciclato lo strascico in chiffon di 18 metri del suo abito da sposa, realizzato per l’occasione dai suoi amici stilisti Dolce e Gabbana, per fare le tende di casa?

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Nella foto: campagna pubblicitaria del profumo Beyond by Anna Dello Russo

“Chanel, la donna che legge”. La biblioteca in mostra a Venezia

Da Sabato 17 Settembre fino all’8 Gennaio 2017 Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’arte moderna di Venezia ospiterà la mostra “Culture Chanel: la donna che legge”, con l’intento di raccontare la storia di Gabrielle Chanel e della famosa casa di moda da lei fondata.

Si tratta della settima tappa del progetto “Culture Chanel” la cui direzione artistica è affidata a Jean-Louis Froment che dal 2007 propone un racconto culturale della maison. La mostra ideata con la collaborazione di Gabriella Belli vuole mostrare la libreria di mademoiselle Coco, un insieme unico di testi raccolti durante tutta la sua vita, fonti d’ispirazione per le sue creazioni rivoluzionarie.

Qual era il rapporto di Coco Chanel con i libri? Quali letture hanno plasmato la sua visione del mondo della moda durante la sua carriera? La mostra è un percorso tra fotografie, articoli, quadri, disegni e dediche, tra letture di autori contemporanei come Verlaine, Mallarmè e Proust, passando prima tra Orazio, Virgilio, Omero e tutti gli altri autori classici greci da lei tanto amati. “I libri sono stati i miei migliori amici”, confidò la stilista al suo amico Paul Morand.

«Dalla solitudine dei suoi anni nell’orfanotrofio di Aubazine fino alla fine della sua vita, i libri e i loro autori hanno guidato il cammino di Gabrielle Chanel, hanno nutrito la sua immaginazione e dato risposta alla sua sete di invisibile, mostrandole di volta in volta come la sua stessa visione del mondo potesse prendere forma», si legge in una nota di presentazione della maison.

Gabrielle_Chanel
Gabrielle_Chanel

Sono 350 i pezzi che compongono la mostra divisi in quattro sequenze: La vita che conduciamo, Le confidenze dell’invisibile, Thoughts that make you think e Gli aspetti del tempo. La sua biblioteca non fa altro che svelare il suo personale vocabolario estetico, l’amore per il classicismo e per il Barocco, la passione per la Russia e per gli ori di Venezia. Oltre ai volumi,in mostra ci saranno anche oggetti provenienti dall’appartamento di Coco Chanel, alcuni di essi saranno esposti al pubblico per la prima volta come gioielli, abiti e profumi.

Apre l’allestimento un appunto scritto da Gabrielle Chanel: “The life we lead always amounts to so little, the life we dream of, that’s the great existence because it will continue beyond death” (La vita che conduciamo non è mai granché, la vita che sogniamo è invece la grande esistenza perché la continueremo oltre la morte).  Un video mostra i volumi ancora perfettamente conservati così come li aveva lasciati la stilista: le rilegature, i leoni ,simbolo di Venezia e segno zodiacale di Chanel – e le sfingi, lo scrittoio a cui più volte la stilista è stata fotografata, l’atmosfera impalpabile e incantata in cui si può avvertire ancora il passaggio della padrona di casa.

Un appuntamento imperdibile non solo per gli amanti della moda ma anche per gli appassionati di letteratura. Un viaggio artistico e culturale tra le opere di mademoiselle, la quale, alla stregua dei poeti da lei tanto ammirati è riuscita a imporre uno stile in grado di sfidare il tempo e collocarsi tra i grandi lasciti del ‘900. La mostra è l’intimo ritratto di una donna, mostrata attraverso le sue letture, che ha fatto della sua vita una leggenda.

 

La moda ai tuoi piedi. Ad ognuna il suo sandalo per l’estate

Estate: tempo di vacanze, di mare e di relax. C’è chi va in spiaggia, chi preferisce rilassarsi in una spa, chi si riposa a casa, ma senza rinunciare al glamour. Oltre a mettere in mostra le gambe, si scoprono i piedi. Si sfoggiano sandali di tutti i tipi: colorati, impreziositi da brillantini, bassi, con zeppa, originali o più classici. Insomma, per tutti i gusti.

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La novità per l’estate 2016 sono di sicuro i sandali alla schiava, indossati anche dalle bellissime Kendall Jenner, Adua Del Vescovo e  Letizia Ortiz che li preferiscono con tacchi vertiginosi e lacci fin sopra al ginocchio o addirittura fino alle cosce, ma c’è anche la versione bassa. Jimmi Choo lancia la variante in camoscio con punta open-toe e nastri da legare al ginocchio.

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Per chi preferisce la comodità può scegliere i sandali flatform con suola alta colorata o bianca, come quelli proposti da Alberto Guardiani o con suola dentellata di Desigual. Nero Giardini impreziosisce il modello con gioielli e pietre colorate.

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Altro modello molto acquistato sono le espadrillas, le classiche calzature con para in corda che possono essere basse o altissime. Paloma Barcelò si spinge fino a 13 cm di zeppa, Michal Kors e Tabitha Simmons pensano a modelli in denim, Valentino preferisce la stampa floreale o il pizzo.

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Qualcuno storcerà il naso, qualcun altro li amerà: sono i sandali in stile ciabattina, le slippers, pensate per uscire, disegnate e prodotte anche con materiali preziosi. Brand famosi come Roger Viver inseriscono nelle loro collezioni sandali flat con la punta aperta e il tallone scoperto, Chanel preferisce la versione colorata, tinte pastello per salvatore Ferragamo.

©CHANEL

Di sicuro una valida alternativa alle calzature con tacco sottile, per lo più molto scomode, sono i sandali o le dècolletès con tacco grosso. Gucci li propone in versione sabot con tallone scoperto, Miu Miu preferisce la punta tonda e fibbie colorate lungo la tomaia.

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Spopolano i sandali etnici: frange colorate, pom pom, charms, perline e pietre colorate. Dolce&Gabbana, Sam Edelman non rinunciano a questi modelli.

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Ad ognuna il suo sandalo.

God save my bag. Che mondo sarebbe senza la borsa?

Molte donne le cambiano tutti i giorni, altre preferiscono sempre le stesse e alcune addirittura non le usano per paura di sciuparle. Infondo nessuna signora può farne davvero a meno, nessuna rinuncia alla borsa! Guai a definirle semplici accessori da abbinare en pendant con le scarpe. E’ un oggetto indispensabile, contiene ciò che di più privato si vuole portare con sé e rappresenta uno dei dettagli più importanti del total look. Gli uomini non ne capiscono. Le distinguono solo per le dimensioni, ignorando che analizzandole si può dedurre il carattere di una donna e dal contenuto se è creativa o più pratica. Non immaginano neanche quanto può essere difficile acquistarne una.

 

by Pexels
by Pexels.

Scegliere una borsa è come scegliere una compagna: è una cosa seria! Va guardata, provata più volte e immaginata nelle più svariate situazioni: anche sopra un tavolino di un bar deve essere perfetta. Ogni borsa ha un suo carattere e quando una donna trova quella più compatibile e affine al proprio, scocca l’amore. Amore sempre esistito. Dai bauli alle cappelliere, questi alleati del gentil sesso, sono stati i compagni di viaggio perfetti, chic e funzionali. Nonostante siano cambiate epoche e mode, la borsa resta lì, pronta a essere stretta, mostrata e ostentata come fosse un diamante. E’ questo il caso delle it-bag. Borse che hanno subìto il trascorrere del tempo senza mai perdere il proprio valore, essendo considerate ancora oggi come dei must have. La prima sicuramente è la Birkin, creata da Hermes per Jane Birkin accontentando la sua richiesta di una borsa da viaggio comoda ma elegante. Il valore attuale supera i 6000 euro e le liste d’attesa sono lunghe anni.

Baguette Fendi
Baguette Fendi

Più reperibile, ma ugualmente costosa, la Chanel 2.55 ricordando la sua infanzia. Una delle prime borse portabili a tracolla, in pelle trapuntata perfetta sia con un tubino nero che con tailleurs in jersey. Lo Speedy di Louis Vuitton indossato da Audrey Hepburn, resta l’oggetto del desiderio della maggior parte delle teenager. La Baguette Fendi è diventata il simbolo di una maison, che la ripropone in ogni collezione, rielaborandola in materiali diversi. Ad ogni donna la sua borsa. Preziosa o presa in saldo, vintage o recentissima, la cosa che più conta è che riesca ad esprimere qualcosa di chi la indossa: il carattere, il suo alter ego e qualcosa anche di immaginabile.

 

 

Parigi Haute Couture. In passerella cenerentole postmoderne

Si conclude così l’Haute Couture di Parigi, dedicata alle collezioni autunno-inverno 2016/2017, con l’immediata riflessione su come ormai non si voglia più dare quella tipica immagine della donna charmante con indosso il suo abito da sera. Non sono mancati di certo i preziosi longdress, dalle linee sinuose e avvolgenti, con applicazioni Swarovski o profili ricamati, ma l’alta moda parigina non è stata solo questo, anzi.

La moderna cenerentola andrà al ballo anche con il tailleur, o ancora, con i cappotti, le sottovesti, la jumpsuit e perché no, anche con le scarpe basse. Non solo, c’è chi ha osato di più e ha inserito degli elementi prettamente maschili come Alexis Mabille e i suoi abiti da gran ballo, con ampie gonna e colori decisi, ma con l’elemento spiazzante della simil giacca annodata in vita. C’è chi, invece, ha rivoluzionato il concetto di colore romantico e da sera per dargli invece una connotazione decisamente più dark, ed è proprio quello che ha fatto Donatella Versace. Le ispirazioni  si fanno, nelle sue creazioni, più cupe e quindi anche i colori come il glicine non sono più eterei ma ispirano alla sensualità del corpo femminile.

Credits Versace Official Instagram
Credits Versace Official Instagram

Chanel, al contrario, decide di optare per il completo in giacca e pantalone a tinta unita. La sua cenerentola è decisamente più pratica, con la sua divisa da giorno con tanto di guanti e stivaletti, gli ampi pantaloni dai ricami in 3D, le giacche rivestite di cristalli e i tailleur dal taglio più classico, con gonne a pieghe o svasate. E dalla praticità si passa all’urban style di Aouadi, che facendo della sua collezione una sintesi tra l’Oriente e l’Occidente, utilizza i paesaggi di Douanier Rouseau e l’effetto dei kaleidoscopi e da vita a degli abiti avvolgenti, che alternano i ricami classici e orientaleggianti ai materiali più moderni. Interessanti le calzature, grazie alla collaborazione con Francesco Russo, che altro non sono che dei sandali bassi da sposa con suola in pelle bianca e applicazioni perlate da indossare con dei gambaletti bianchi.
L’alta moda vede anche una cenerentola in versione military di Alexandre Vauthier. I capi da lui disegnati, dal taglio deciso, presentano dei completi con pantaloni abbinati a camicie abbondanti e legate in vita da lunghe cinture forate, per non parlare delle larghe fasce in tessuto annodate ai minidress in piume e agli abiti da sera da profondi spacchi laterali.

Credits Schiaparelli Official Intsagram
Credits Schiaparelli Official Instagram

Tutti contrasti forti, per una cenerentola moderna, al passo con i tempi e libera di poter osare, non solo nei modelli ma anche nelle fantasie. Ce lo dice Schiaparelli e il suo “Circo di luce”, come lo definisce il direttore creativo della maison, Bertrand Guyon, che propone donne “forti”, dalle spalle decise, gonne a corolla voluminose, e bretelle-gioiello degli abiti a fantasia arlecchinesca, irradiati da cristalli Swarovski.
È questa la donna-cenerentola dell’Haute couture parigina: moderna ma allo stesso tempo tradizionale che può uscire, quando e come vuole, dai soliti schemi.

Willow Smith è la nuova testimonial Chanel

Willow Smith, Karl Lagerfeld
Willow Smith profilo Instagram

A nove anni diceva che il suo obiettivo nella vita era “diventare famosa”, e pare che ce la stia facendo. Willow Smith, figlia quindicenne di Will e Jada Pinkett Smith è la nuova brand ambassador della maison Chanel. La notizia è stata resa nota tramite un comunicato stampa subito dopo la sfilata della collezione Fall/Winter 2016/2017 presentata l’8 marzo al Grand Palais di Parigi. La cantante e attrice americana era apparsa proprio la mattina stessa accanto alla mamma nel front row della sfilata, vestita di una catsuit grigia molto aderente, abbinata ad ankle boots bicolore e guanti da motociclista (Karl docet). A completare il look “spaziale” un intenso eyeliner blu elettrico.

Willow indossa abiti Chanel nelle sue apparizioni pubbliche già dal 2013, anche se l’incontro con Karl è avvenuto l’anno seguente, quando proprio lo stilista/fotografo l’ha immortalata per la copertina di “V”.

Willow Smith
Willow Smith profilo Instagram

La giovane Willow è cresciuta a pane e spettacolo, nel 2007 esordisce al cinema accanto al padre nel film “Io sono leggenda”, nel 2010 firma il suo primo singolo Whip My Hair con l’etichetta di Jay-Z. Nel mondo della moda debutta nel 2014, diventando il volto di Marc Jacobs per l’autunno inverno 2015/2016. Da allora la ragazza non si è più fermata, dimostrando voglia di emergere e determinazione, doti delle quali i celebri genitori, che hanno sempre supportato la sua carriera, vanno molto fieri. Anche il fratello maggiore di Willow, Jaden Smith, vanta, a soli 17 anni, una carriera cinematografica e musicale di tutto rispetto e una collaborazione con Justin Bieber per il singolo Never Say Never.

Dopo Lily-Rose Deep, Karl Lagerfeld non si è lasciato scappare un’altra celebre figlia di, continuando a dimostrare quanto la capacità di stilista si accompagni a quella di abile promotore del marchio che rappresenta. Dalle sue sfilate, trasformate in veri e propri eventi mediatici, alla scelta delle sue testimonial, Kaiser Karl non sbaglia una mossa.

Willow Smith, Kendall Jenner
Willow Smith profilo Instagram

Willow ha annunciato la notizia sul suo profilo Instagram, pubblicando una foto con Karl accompagnata dalla dichiarazione: “Grazie a Karl Lagerfeld e all’intero team Chanel per aver allargato la percezione della bellezza scegliendomi come ambasciatrice Chanel. Sono davvero onorata”, il tutto completato dall’hashtag #BLACKGIRLMAGIC.

Ancora non è chiaro come e quando la ragazza apparirà, ma sicuramente Karl non deluderà le aspettative.

 

Kristen Stewart nuovo volto di Chanel make-up

 

 

 

 

È Kristen Stewart la nuova testimonial della 2016 EYES COLLECTION di Chanel.

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Non nuova a collaborare con la grande maison francese, è stata questa volta fotografata da Mario Testino. L’attesa per gli scatti è tanta e minima l’anteprima; la potremo infatti vedere solo a partire da maggio 2016.

Non ci sorprende la scelta fatta da Karl Lagerfeld. Sono infatti proprio gli occhi il punto di forza della giovane attrice diventata famosa grazie alla saga Twilight.

Non solo testimonial della campagna make-up. La bella Kristen è stata anche la protagonista, insieme a Geraldine Chaplin, del nuovo film diretto da Lagerfeld che racconta, attraverso brevi cortometraggi, la vita di Mme Coco.

Once and Forever” il titolo. All’interno di questo la Stewart interpreta un’attrice che si cimenta nella parte dell’inimitabile Coco.

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A differenza degli scatti della campagna, il corto è già visibile.

Presentato negli studios di Cinecittà, nel dicembre scorso, in occasione della sfilata della Paris-Rome 2015/2016, è ora disponibile online.

Una Kristen un po’ Coco, un po’ ragazza di oggi. Un contrasto ben giocato che ci auguriamo di rivedere negli scatti di Mario Testino, ma su cui abbiamo pochi dubbi.

https://www.youtube.com/watch?v=6O2gmRPj-UI

 

Addio ad André Courrèges, stilista visionario e genio creativo

Credits Google
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Vestiti di plastica, stivali bianchi, morbidi e piattissimi, minigonne che lasciano poco all’immaginazione e occhiali da sole in plastica, sempre bianchissima. Vengono subito in mente gli anni Sessanta. A pochi però viene in mente che dietro c’è un grande genio, uno stilista visionario e sperimentale come André Courrèges.

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Il designer francese, rivoluzionario della moda e amante del progresso, che con la sua impronta ha segnato l’haute couture parigina, ci ha lasciati la notte del 7 gennaio dopo una battaglia contro il Parkinson durata trent’anni.

Nato nel 1923 a Pau, in Francia, figlio di un maggiordomo, André Courrèges aveva studiato alta ingegneria prima di entrare nel mondo della moda ed innamorarsene completamente. Alla fine degli anni Quaranta, diventa tagliatore per Cristobal Balenciaga, dove resta per undici anni e dove incontra la sua futura moglie Coqueline Barrière. Con lei inaugura nel 1961 quella che diventerà presto la celebre Maison Courrèges.

Credits Getty Images
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Così lo stilista inizia la sua carriera nel mondo della moda, adottando le sue amate geometrie e quei tagli che sembrano disegnati con squadra e compasso su gonne ed abiti modernissimi. La sua silhouette dall’eleganza minimal e le gonne a trapezio in tessuti nuovi come il vinile, faranno impazzire tutte, comprese celebrità del calibro di Brigitte Bardot, Jackie Kennedy, Romy Schneider e Catherine Deneuve, che Courrèges vestiva spesso.

E ancora, gonne in argento e plastica trasparente sopra il ginocchio, pantaloni da donna, quadri e righe, fantasie optical, il bianco e nero, oblò aperti sulla pelle nuda, contrasti e modernità. Si accanisce contro tacchi e al reggiseno, da lui considerato “the chain of slave”, delle catene da schiave. André Courrèges era un accanito sostenitore del progesso, del futuro e delle continue sperimentazioni che, fino al 1994, lo hanno tenuto al vertice della sua casa di moda con lo stesso entusiasmo e voglia di cambiamento che aveva agli esordi.

Credits Getty Images
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Famosa la sua collezione Età Spaziale, che segnava il trionfo dell’argento e delle geometrie siderali, anticipando, da vero visionario, quelle suggestioni futuristiche poi diventate un cult con Star Treck. Abiti dalle linee pulite o leggermente scivolate, portati con stivali bianchi e cappellini squadrati creavano un nuovo stile. Uno stile che sarebbe attualissimo anche oggi.

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La purezza dei suoi capi e il rigore della sua moda avevano conquistato davvero tutti, compresa la stampa americana, suscitando l’invidia dei colleghi. Chanel lo aveva accusato di fare abiti da bambine, piuttosto che da donne vere e proprie. Lo stilista aveva risposto a Mademoiselle Coco che, in effetti, i suoi abiti erano in grado di ringiovanire meglio di un bisturi.

«Per tutta la vita, André Courrèges, con sua moglie Coqueline, ha continuato ad avanzare, a inventare per rimanere davanti. Un progettista visionario che ha intuito quello che sarebbe stato il XXI secolo e che credeva nel progresso. È questo che rende così moderno Courrèges oggi», hanno detto Jacques Bungert e Frédéric Torloting, presidenti del gruppo di Courrèges che hanno rilevato l’azienda nel 1994, quando lo stilista si ritirò per dedicarsi alla pittura e alla scultura, lasciando la moglie a continuare l’attività. «Un creatore rivoluzionario che usò forme geometriche e materie nuove, Courrèges ha lasciato la sua impronta sull’alta moda» così lo ricorda su Twitter il presidente francese Francois Hollande. E così vogliamo ricordarlo anche noi, celebrandone il genio creativo e l’attualissima versatilità.

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Quale stagione sfila? Rivoluzione in vista per le settimane della moda

Smartphone in passerella alla New York Fashion Week (Photo: Albert Urso/Getty Images)
Smartphone in passerella alla New York Fashion Week (Photo: Albert Urso/Getty Images)

Ammettiamolo: febbraio si avvicina, con lui arriveranno le settimane della moda e alla domanda “quale stagione sfila?” un brivido di impreparazione corre lungo la schiena.

I veri feticisti del fashion avranno già storto il naso e risposto immediatamente “l’Autunno/Inverno 2016/2017, è ovvio”, ma il ben più ampio bacino dei non addetti ai lavori potrebbe non essere così competente.

Se i frequentatori abitudinari delle sfilate sanno bene che, nel caso delle collezioni donna, la stagioni presentate sono sfalsate di sei mesi rispetto a quelle reali (con la Primavera/Estate in passerella a settembre/ottobre e l’Autunno/Inverno, per l’appunto, a febbraio/marzo), il pubblico meno addentro alla materia è spesso perplesso per tale dissincronia.

È forse questo uno dei motivi che ha spinto il Council of Fashion Designers of America (CFDA) ad iniziare i lavori per far sì che presentazioni di collezione e stagioni reali coincidano. Una rilevante conseguenza sarebbe la quasi immediata messa in vendita dei capi visti in passerella.

La presidente del CFDA Diane von Furstenberg (Photo: Patrick Demarchelier)
La presidente del CFDA Diane von Furstenberg (Photo: Patrick Demarchelier)

La stilista Diane Von Furstenberg, presidente del CFDA, ha infatti incaricato lo studio di consulenza Boston Consulting Group di effettuare, proprio questa stagione, una ricerca sulla possibile influenza che un cambiamento nel calendario del prêt-à-porter potrebbe avere su mercato e pubblico. Questo partendo dal presupposto che, grazie alla realtà odierna di social media come Instagram, i vestiti sono in rete non appena le modelle mettono piede fuori dalle quinte, e i seguaci dei brand si domandano come mai possano acquistarli solo dopo sei mesi.

«Ci sono stilisti, commercianti, tutti a lamentarsi degli show. – Ha dichiarato la von Furstenberg. – A causa dei social media qualcosa non funziona più, le persone sono confuse.» La stilista ha poi aggiunto:«Abbiamo qualche idea. A tutti sembra che avere delle presentazioni orientate al consumatore sia un’ottima soluzione.»

Il presidente della Camera Nazionale della Moda Carlo Capasa (Photo: Crisalidepress)
Il presidente della Camera Nazionale della Moda Carlo Capasa (Photo: Crisalidepress)

A quanto pare, però, tutta questa concordanza non si è estesa oltre oceano. Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ha dichiarato: «[…] agire in questi termini significherebbe sposare una visione principalmente marketing oriented. In secondo luogo, si ingenererebbe una perdita di appeal dei brand emergenti, impossibilitati ad aggredire il mercato in questo modo dall’assenza di un’adeguata struttura industriale alle spalle».

Di una struttura industriale c’è di sicuro bisogno: l’anticipo di sei mesi delle presentazioni di collezione è soprattutto dovuto alle tempistiche di produzione di abiti e accessori una volta selezionati da critici e (soprattutto) compratori. Se una delle opzioni prospettate dal CFDA andasse in porto, questo processo sarebbe mantenuto grazie a minimaliste anteprime in showroom ad uso esclusivo di stampa e buyers, mentre al grande pubblico sarebbe riservato, a stagione in corso, lo spettacolo dei runway shows. Con buona pace dei detrattori di Chanel e delle sue mastodontiche realizzazioni.

Tentativi di percorrere queste strade sono già in atto: dopo la chiacchieratissima sfilata di Givenchy aperta a 800 fortunati, Rebecca Minkoff ha deciso, per l’imminente settimana della moda di New York, di mandare in passerella la sua collezione primavera/estate di fronte ad un pubblico costituito in larga parte da consumatori. Diametralmente opposta è invece la scelta del londinese Thomas Tait, vincitore lo scorso anno del LVMH Young Fashion Designer Prize, il quale opterà per presentazioni su appuntamento con soli stampa e buyers.

Rebecca Minkoff e Thomas Tait: due nuovi modi di concepire la sfilata.
Rebecca Minkoff e Thomas Tait: due nuovi modi di concepire la sfilata.

Orientato al marketing o al consumatore che sia, è ormai innegabile che il mondo dei défilé stia attraversando un periodo di piena rivoluzione. L’ipotesi del CFDA potrebbe avvicinare ai ritmi dei social, ma anche nascondere lo spettro – se così lo si può definire – del fast fashion (con Zara ed H&M in testa), un’industria per il pubblico assetato di novità, ma che spesso confonde la velocità dell’ottenere gli abiti desiderati con la ricerca e la qualità degli stessi, principi che invece fondano il prêt-à-porter di lusso.

E che dire del senso della sfilata in sé? Da santuario del gotha della moda a puro evento-spettacolo, una sua mondanizzazione sarà abbastanza attraente dal punto di vista commerciale per abbattere i costi già ingenti? 

I prossimi mesi potrebbero fornire qualche risposta, o chissà, magari altri interrogativi. Resta il fatto che l’emozione del silenzio prima della passerella illuminata è difficile da dimenticare.

Atmosfera di attesa per lo show di Lanvin. (Photo: Getty)
Atmosfera di attesa creata da Etienne Russo per Lanvin. (Photo: Getty)
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