Archivi tag: benetton

La moda è dialogo: Benetton e Stella Jean insieme per la prima capsule collection

United Colors of Benetton fondata nel 1965 da Giuliana, Luciano, Carlo e Gilberto Benetton, a 50 anni dalla nascita, ha deciso di lanciare la sua prima capsule collection in collaborazione con la stilista Stella Jean. 

L’azienda made in Italy, per la precisione di Treviso, conta più di 5.000 negozi presenti in tutto il mondo e deve la sua notorietà, oltre che ai suoi prodotti, anche al suo stile di comunicazione: non si possono non citare le campagne shock dirette dal fotografo Oliviero Toscani.

233546287-b5f364d1-a263-4753-b21b-da739e7faebd
Campagna shock firmata dal fotografo Oliviero Toscani per Benetton

 Benetton si è sempre contraddistinta per l’attenzione nei confronti della maglieria, sulla celebrazione del colore come pilastro stilistico e sull’esaltazione della diversità. Non manca l’impegno sociale: da poco ha lanciato la campagna “Clothes of Humans“, basata sul fatto che le emozioni e i sentimenti sono meravigliosi.

Proprio in queste caratteristiche che  contraddistinguono l’azienda  si crea il rapporto con la stilista Stella Jean. Nata a Roma, nel 2011 è tra i vincitori del concorso promosso da Vogue Italia “Who is on Next?”. Nel 2013 durante il Pitti Uomo ha presentato la sua prima collezione dedicata all’uomo. Sempre in quell’anno viene scelta dallo stilista italiano Giorgio Armani per sfilare come ospite durante la Fashion week milanese. Il suo stile basato sull’attenzione per i giochi cromatici riprende le sue origini creole proposte in una miscela di contaminazione con la cultura occidentale per poi attualizzarle. La designer collabora con artigiani africani e haitiani per preservare e sostenere l’economia di queste popolazioni ma anche per dare vita ad un prodotto unico ed artigianale carico di cultura.

Stella Jean
Stella Jean

 L’impegno nel sociale e la passione per i colori sono gli elementi fondamentali dell’incontro tra Benetton e Stella Jean per la nascita della prima capsule collection promossa da Vogue Italia e realizzata con una comunità di artigiani italiani.

“La moda è dialogo” , questo è il pensiero condiviso sia dalla designer Stella Jean che da Benetton, uniti nell’impegno etico, nella promozione dell’artigianalità e nella valorizzazione del colore.

La collezione, ispirata ai Navajo Yei (popolo nativo americano situato nell’Arizona), sarà composta da accessori, maglioni, vestiti e cappotti dai colori eccentrici. Si sostiene così il territorio e il lavoro delle tradizioni artigianali dove la moda è il filo conduttore.

La capsule collection verrà lanciata attraverso un’evento e sarà disponibile all’ inizio di dicembre sia online sia nei principali negozi dell’azienda.

Schermata 2016-11-03 alle 17.52.15

Contaminati dalla moda: continuano le adesioni alla “Detox Campaign” di Greenpeace da parte di molte case di moda

detox-greenpeace-e1359041867692

La Campagna Detox di Greenpeace continua con determinazione a portare avanti la sua missione: convincere le case di moda ad azzerare gli scarichi di sostanze chimiche pericolose per la salute dell’uomo entro il 2020, imponendo ai loro fornitori di rivelare tutte le emissioni di sostanze chimiche tossiche nell’ambiente e nei corsi d’acqua.

Costanti ricerche effettuate da Greenpeace rivelano come le industrie tessili rilascino pericolosi scarichi nei principali fiumi in Cina. Questi impianti riforniscono grandi brand internazionali come i giganti dell’abbigliamento sportivo Nike e Adidas. La pericolosità degli scarichi di queste industrie, che dipende dalle sostanze chimiche usate per le varie fasi della produzione, dalla pittura dei tessuti al lavaggio fino alla loro finitura, rappresenta una minaccia per l’ambiente e per la salute umana. Alcuni di questi composti chimici, come gli alchilfenoli e i composti perfluorurati alterano il sistema ormonale dell’uomo agendo anche a concentrazioni molto basse. Molti di questi fanno parte di un gruppo di sostanze persistenti nell’ambiente, che si accumulano lungo la catena alimentare fino ad arrivare all’uomo. Trasportati lontano dalla loro fonte di origine attraverso le correnti oceaniche e atmosferiche, è stata rilevata la presenza di questi agenti chimici nei tessuti dei pesci, che finiscono sulle nostre tavole, negli uccelli, nelle balene e negli orsi polari.

Quando-l-abito-o-le-scarpe-uccidono_h_partb

I risultati delle ricerche di Greenpeace non si limitano ovviamente ai soli impianti cinesi, ma interessano tutto il mondo e sono indicative di un problema ben più vasto, che va oltre il territorio della Cina e del settore tessile. Riguarda la vita umana. L’associazione ambientalista sottolinea il bisogno di innovazione e di leadership da parte delle aziende, chiedendo loro un modo diverso di produrre senza inquinare le acque del nostro pianeta con sostanze tossiche e persistenti.

La catena di fornitura dell’industria tessile è molto complessa, e generalmente è il proprietario del marchio a dettare le regole sul processo di sviluppo del prodotto, compresa la ricerca e il design. E’ il brand stesso, che sceglie il fornitore con cui entrare in commercio esercitando anche il controllo sull’uso degli agenti chimici nei processi produttivi  negli articoli di consumo. Di questi brand, che fanno uso di sostanze tossiche, c’è un gruppo in particolare, che oltre a proclamarsi leader nell’abbigliamento sportivo, hanno la dimensione e la reale capacità di spingere il settore dell’abbigliamento verso un nuovo sistema di produzione. Queste aziende potrebbero davvero impegnarsi ad essere la soluzione del problema, e non solo la causa se lo volessero veramente. Devono solo agire seguendo i loro slogan “Just do it” , “Impossible is nothing”, “Make the change”. Greenpeace invita tutti questi brand a diventare campioni in un futuro senza sostanze nocive promuovendo l’eliminazione delle miscele pericolose dalla catena di produzione e dai prodotti in commercio.

url

Negli ultimi mesi l’azienda Limited Brands, proprietaria dei noti marchi di biancheria intima “Victoria’s Secret” e “La Senza”, ha lanciato il suo impegno pubblico per la lotta contro i ftaliti, impegnandosi a stipulare contratti con fornitori che utilizzano formulazioni chimiche prive di ogni composto pericoloso. Questa è la quattordicesima azienda ad assumersi un impegno credibile, dopo aver rilevato la presenza di sostanze cancerogene nei capi di biancheria venduti negli Stati Uniti, e la prima a garantire la totale eliminazione dei prodotti tossici dalla produzione dei capi. L’azienda stessa ha dichiarato di essere consapevole che l’accesso all’acqua pulita è un problema di portata mondiale ed è quindi orgogliosa di unirsi in un progetto che risani il Pianeta. Anche Limited Brands ha dato una data precisa per l’eliminazione totale dei PFC, luglio 2015. Limited Brands da diavolo tossico diventa angelo Detox.  

G-Star, noto marchio olandese di moda giovanile è il quindicesimo fashion brand ad aderire alla campagna Detox di Greenpeace, impegnandosi ad eliminare lo scarico di tutte le sostanze nocive dalla sua filiera produttiva entro il 2020. Il noto marchio ha dichiarato ai suoi clienti e concorrenti che “i tessuti tossici sono un errore della moda. Per G-Star è arrivato il momento di scegliere la via della trasparenza e della tutela di coloro che vivono nelle acque colpite dall’inquinamento delle industrie della moda”. Il brand si è così impegnato seriamente nella sua opera ambientale tanto da eliminare gli ftalati e gli alchilfenoletossilati entro questo anno, e i composti perfluoroclorurati entro il 2014, accettando dei tempi di eliminazione che sono più rapidi di quelli di qualsiasi altro brand coinvolto nella campagna Detox.

Detox Action against G-Star Raw Shop in Zurich Detox Aktion gegen G-Star Raw in Z¸rich

Dopo Levi’s, Zara e H&M, anche Benetton ha preso l’impegno di eliminare gli agenti chimici pericolosi dai propri prodotti e in tutta la catena di fornitura entro l’anno 2020. Un grande passo avanti da parte di un’altra azienda italiana, che attuerà politiche di trasparenza nei confronti dei suoi consumatori sulla propria filiera produttiva. Benetton è il tredicesimo marchio globale che si sta impegnando a ripulire la propria catena produttiva ed è il nono a fornire una data precisa, il 2015, per l’eliminazione completa delle sostanze chimiche tra cui i PFC (perfluorocarburi). Entro fine 2013 inoltre Benetton rivelerà i valori delle emissioni delle sostanze chimiche pericolose di ben 30 dei loro fornitori, 15 dei quali in Cina. L’azienda inoltre dichiara di garantire in questo modo a chi vive in prossimità di queste industrie, il diritto di conoscere esattamente cosa viene scaricato nell’ambiente in cui vivono.

Sulla base del principio di precauzione e prevenzione Greenpeace ha chiesto l’aiuto anche dei governi per un intervento istituzionale più ampio riguardante le politiche globali di gestione delle sostanze chimiche. L’approccio nuovo e consapevole auspicato dall’associazione ambientalista deve necessariamente includere il principio di sostituzione, secondo cui le sostanze chimiche dannose vengano sostituite progressivamente con quelle alternative e perché no, del tutto naturali provenienti dall’ambiente stesso. Il secondo passo sarà quello di isolare chi non rispetta queste norme e comprenderne le responsabilità.

HUNGARY-ENVIRONMENT-GREENPEACE-DEMO

Un’altra azienda, che ha deciso di aderire alla richiesta di Greenpeace per la salvaguardia del pianeta è la società comasca Canepa Spa, primo produttore di tessuti pregiati come la seta e il jacquard per le principali firme dell’ haute couture e del  prêt-à-porter italiano e del mondo. Oltre ad aderire alla campagna Detox, l’azienda è diventata il primo produttore a livello mondiale a sottoscrivere pubblicamente il Detox Commitment. ” Siamo orgogliosi ad essere la prima impresa tessile al mondo a sottoscrivere il Detox Commitment di Greenpeace – ha dichiarato Elisabetta Canepa – Questo è il nostro contributo a una moda libera da sostanze tossiche che aiuterà i migliori brand dell’alta moda a produrre gli splendidi capi che sanno creare e che con i nostri tessuti avranno anche il pregio di non inquinare un bene prezioso come l’acqua”. In particolar modo Canepa richiederà all’80% dei propri fornitori di rivelare da gennaio 2014 i quantitativi delle sostanze chimiche pericolose emesse. Canepa ha inoltre incluso nell’eliminazione delle sostanze anche la metacrilammide, una sostanza che presenta elevati rischi per l’uomo, su cui l’azienda ha lavorato nei mesi precedenti all’impegno.

greenpeace-detox-campaign-672x351

Dopo Valentino Fashion Group, prima azienda italiana a dare il buon esempio impegnandosi fermamente nella sfida lanciata da Greenpeace, ora è la volta dell’azienda comasca ad impegnarsi volontariamente nello sviluppo di materie e sostanze alternative a quelle pericolose per la salute del pianeta. Chiara Campione, Project leader di The Fashion Duel afferma, che dal lancio della campagna Detox i consumatori di tutto il mondo hanno fatto sentire la loro voce. A questi, per la prima volta nella storia della campagna ambientale di Greenpeace, si unisce un produttore, Canepa. “E se un’azienda come questa, che lavora per tutti i più importanti marchi del lusso, può impegnarsi così seriamente – continua Chiara Campione – non hanno davvero più senso l’indecisione di Gucci e Armani, la lentezza di Versace, Ermenegildo Zegna e Ferragamo e l’opposizione di Dolce e Gabbana, Prada, Chanel e Roberto Cavalli a ripulire le proprie filiere e i nostri vestiti dalle sostanze tossiche e dalla deforestazione”

La domanda ora è quando queste e altrettante case di moda italiane e non saranno in grado di rispondere alle richieste dei consumatori e delle popolazioni locali, colpite dall’inquinamento delle proprie risorse idriche, smettendo di inquinare il pianeta e di investire invece nella moda che non costa nulla al pianeta? 

 

 

 

 

The Detox Catwalk: la nuova piattaforma online di Greenpeace

greenpeacePrevenire, diffondere, eliminare. Sono questi i tre principi su cui si basa l’iniziativa promossa da Greenpeace nei confronti del mondo della moda, messo sotto torchio dal gruppo di ambientalisti ormai da molto tempo. The Detox Catwalk, la sfilata detox, è il nome della nuova piattaforma interattiva online che giudica ventiquattro marchi del fashion system in base al proprio comportamento green e al rispetto delle tre regole fondamentali.

Il podio è occupato da alcune aziende leader nel greenwashing, le quali hanno dimostrato piena disponibilità a cambiare le politiche inquinanti per difendere l’ambiente e rispettare il consumatore. Tra queste spicca Valentino, che non soltanto si è impegnata nell’eliminazione di sostanze tossiche nei tessuti e nei processi di produzione, ma ha dimostrato grande interesse anche nel progetto Deforestazione Zero, che difende le foreste dallo sfruttamento barbaro per la realizzazione di prodotti e packaging. Per questo grande impegno, il marchio Valentino emerge anche nella classifica di Greenpeace #thefashionduel.

Molto importante anche il ruolo svolto da Benetton, brand attento ai processi di produzione con misure di controllo dagli standard sempre più elevati, e Levi Strauss, H&M e Mango, che hanno scelto di eliminare le sostanze pericolose e di intraprendere una politica di trasparenza nei confronti del consumatore.

Se però sono tanti i marchi dall’atteggiamento ineccepibile, c’è ancora qualcuno che sceglie di non partecipare o di non essere troppo coinvolto come Armani e Only the brave. A detta di Chiara Campione, project leader del progetto #thefashionduel, infatti Armani “non sta affrontando il problema dell’eliminazione delle sostanze tossiche con la dovuta serietà” e Only the brave “continua a rifiutarsi di agire coraggiosamente per ripulire i propri prodotti da sostanze”.

Poi ci sono marchi come Adidas e Nike che invece hanno scelto di prendere accordi solo sulla carta e non rispettarli concretamente.

L’attenzione di Greenpeace è rivolta al mondo della moda e a determinati brand da oltre due anni ormai, ma non tutte le aziende hanno scelto di abbandonare le vecchie politiche inquinanti. Chiara Campioni parla di una moda pulita come “l’unica direzione possibile”, nonostante ancora ci sia chi cerchi di sfuggire ed evitare la sola strada che possa salvaguardare uomo e ambiente.

Benetton l’impresa della visione

Quasi cinquanta gli anni di una delle aziende italiane più conosciute nel mondo: Benetton, che per celebrare, o meglio per ricordare la lunga carriera, pubblica il volume dal titolo Benetton e l’impresa della visione.

Niente celebrazioni, non è nel nostro stile. Semmai questo volume è un invito a guardare avanti. A cercare, prima di tutto dentro di noi, nuove idee, altri traguardi, ulteriori obiettivi.

E tanti sono gli obiettivi raggiunti dal fondatore del gruppo Luciano Benetton, il quale nel 1965 a Ponzano Veneto, Treviso, diede vita a un laboratorio artigianale di maglieria che man mano con il passare degli anni è diventata una vera e propria azienda di abbigliamento, nonchè una delle realtà tessili più importanti del paese.

Mia sorella Giuliana- racconta Luciano Benetton- confezionava maglie per un negozietto delle nostre parti. Un giorno mi regala un maglione di un luminosissimo colore giallo. Beh, tutti lo volevano. Erano stanchi dei colori tristi e smorti dell’epoca. Allora ho detto: dai proviamo, tu Giuliana crei e io vendo.

Tante le storie raccontate per una stessa azienda: dai maglioni di trenta colori, alla diffusione dei punti vendita, allo sbarco in India e negli Stati Uniti, fino ad arrivare alla comunicazione.

Nella prima fase di vita, 1966-1983, l’azienda scelse, infatti, una comunicazione che non si allontanasse dai cliché del tempo: ambienti stereotipati, giovani con capi tutti uguali, per restituire al fruitore, dal punto di vista strategico, l’immagine di una azienda che venisse associata ai valori positivi della bellezza e del successo. Fu a partire dal 1984 che i messaggi veicolati cambiarono: conflitti tra essere e apparire, identità e differenze, unicità e molteplicità; tutto questo grazie all’ingaggio di Oliviero Toscani, il quale ne ridisegnò i tratti distintivi fotografando nelle grandi campagne pubblicitarie conflitti non ancora accettati dalla società italiana: palestinesi e israeliani, bene e male, bianco e nero.

Campagne dal forte impatto sociale, ma anche, fotografie di un paese non ancora del tutto consapevole dei cambiamenti in atto, con un ritorno di immagine per l’azienda notevole.

Una storia testimoniata da immagini, ma sopratutto da persone: i lavoratori dei tanti stabilimenti, gli amministratori delegati succedutisi nel tempo, ma in primis il recente passaggio di testimone dal fondatore del gruppo al figlio Alessandro.

La Borsa Valori: fashion statement o moda passeggera?

To list or not to list : questo sembra essere l’amletico dubbio che affligge ultimamente le grandi griffe. La quotazione rappresenta, infatti, l’ultimo trend condiviso da grandi e piccoli marchi di moda, croce e delizia per i big del lusso che, in prospettiva delle nuove e variegate possibilità offerte dai mercati emergenti, quali Cina, Brasile, India e Russia, cercano uno strumento per rafforzare la propria struttura patrimoniale.

Ultimo in ordine di tempo Graff, brand inglese di gioielli, detentore di un patrimonio societario stimato intorno ai 5 miliardi di dollari, che secondo il Women’s Wear Dialy, avrebbe presentato la documentazione necessaria per il listing presso la Borsa di Hong Kong, la stessa strategia adottata da Prada nell’estate del 2011, che assieme al gruppo Ferragamo a Piazza Affari, aveva infiammato il panorama azionario internazionale, registrando entrambi un incremento del 10% dopo pochi giorni dalla quotazione. La situazione non si è affatto congelata durante la rigida stagione invernale, dato l’esordio a Wall Street durante il mese di Dicembre di Michael Kors , che aveva chiuso la prima giornata di trattative a 944 milioni di dollari (circa 20 dollari ad azione), attestandosi poi su una media di 27 dollari, in crescita, quindi, rispetto al prezzo di presentazione. Altri possibili inseguitori in questa corsa al listing, i piumini di Moncler (la cui quotazione è stata già più volte  rinviata), il cashmere di Cucinelli e il denim di Diesel: il patron Renzo Rosso ha infatti manifestato pubblicamente la possibilità di un eventuale esordio in Borsa.

E a ragion veduta, visti i risultati dei primi nove mesi del 2011 delle aziende italiane che hanno scelto la strada della quotazione, secondo un analisi Pambianco, società di consulenza e analisi del sistema moda ( disponibile il resoconto per intero su www.pambianconews.com ). Svetta al primo posto, per ricavi e redditività, Bottega Veneta, con un +31,7%, seguita da Ferragamo (+27,6%) e Prada (24,9%): nel complesso, il campione delle dodici aziende prese in analisi per il periodo gennaio-settembre 2011,  ha attestato i ricavi a 14,183 miliardi, con un incremento dell’ 11,1% rispetto al 2010. Riassumendo: i grandi marchi italiani accumulano utili, vendendo soprattutto nei paesi emergenti, caratterizzati da una crescita stimata del 7,4%  rispetto ad un più modesto 1,6% per i paesi dell’Ocse.

Per chi fa il suo ingresso con il botto, c’è chi lascia senza troppi rimpianti: è il caso del Gruppo Benetton, che ha annunciato per i prossimi mesi di marzo e aprile, un offerta pubblica d’acquisto totalitaria, passo necessario per ritirare tutte le azioni presenti sul mercato e salutare così Piazza Affari dopo 25 anni di attività. Un duro colpo per la famiglia Benetton, che per prima, assieme a Della Valle aveva scommesso sulla quotazione come strumento di liquidità, e che si è ritrovata nel giro degli ultimi anni con calo degli utili netti di circa 70 milioni di euro solo nel 2010: il delisting risulta, così, una scelta obbligata per contenere i danni, semplificare la gestione dell’azienda e concentrare le operazioni in settori molto più redditizi, quali autostrade, autogrill e stazioni.

L’esperienza negativa dei fratelli di Ponzano Veneto, non sembra però impensierire gli analisti che credono fermamente nel

Le dieci aziende più quotabili secondo Pambianco

potenziale della Borsa valori: ne è un esempio un’indagine sulla quotabilità condotta sempre da Pambianco, che mostra quali siano le aziende italiane che, per caratteristiche tecniche e oggettive, avrebbero i numeri per tentare questa strategia nell’arco dei prossimi 3-5 anni. Ironia del caso, tra il marchio Dolce&Gabbana (al primo posto) ed il gruppo Calzedonia e Diesel (rispettivamente terzo e quarto posto) spicca Emporio Armani: di certo non sembra possa essere una strategia perseguibile da Re Giorgio, vista la sua dura critica nei confronti dei gruppi che avevano scelto la strada della quotazione (uno su tutti: Prada), rea di sottrarre potere decisionale allo stilista, lasciando una maison alla mercè delle banche.

Nel bene o nel male, la quotazione in Borsa resta uno strumento valido, al pari di altre strategie di espansione: agli imprenditori il compito di saperlo utilizzare al meglio.

Che la corsa al listing abbia inizio.

Novità in casa Benetton: blog & nuovo direttore creativo

Tira aria di novità in casa Benetton. A cominciare dalla nomina fresca di qualche settimana del nuovo direttore creativo del brand, ovvero You Nguyen, già global senior vice president merchandising and design della linea donna del celebre marchio di denim Levi’s. Laureato alla University of Hartford e diplomato presso il Franco American Institute of Management nel 1985, Nguyen verrà presentato ufficialmente al fashion business e alla stampa proprio quest’oggi presso lo showroom di Corso di Porta Vittoria a Milano.

Ma non è l’unica novità. Sul web, già da qualche settimana, è attivo il nuovo blog, o meglio United blogs of Benetton, dove convergono le voci delle singole nazioni: Italia, Spagna, Gran Bretagna, Francia, Portogallo Messico, Filippine, Cina, Taiwan, a cui presto si aggiungeranno altre voci da tutti gli angoli del pianeta. Un modo semplice e immediato per raccogliere impressioni e opinioni da tutto il mondo su quattro aree tematiche: fashion, sulle ultime tendenze dalle passerelle e sullo street style; tech, per essere sempre aggiornati sulle innovazioni tecnologiche intelligenti che facilitano la vita e aumentano la qualità delle relazioni con gli altri; young, per dar spazio al ‘nuovo’ per eccellenza che avanza, cioè i giovani e le loro idee; culture, dedicata all’arte, alla musica, alle tradizioni locali e globali viste come occasione per abbattere le barriere sociali e culturali.



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...