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Dal Wrap Dress al memoir: Diane von Fürstenberg si racconta in un libro

La stilista Diane von Fürstenberg
La stilista Diane von Fürstenberg

Un’icona di stile, di eleganza che non è appariscenza ma semplicità, quella semplicità che si modella con i segni del tempo, quella che cattura perché profuma di verità e grande consapevolezza.  Diane von Fürstenberg rappresenta tutto questo, una donna che ha deciso di aprire le porte del suo backstage più importante, quello che non è fatto di modelle e creazioni, ma piuttosto di emozioni, sensazioni e un passato che le ha insegnato tanto e le ha dato la carica per poter donare alle generazioni presenti e future un modello di vita: “siate le donne che vorreste essere”.

Lei che, quasi inconsapevolmente 40 anni fa creò un capo iconico, uno di quelli che entrano nella storia non tanto per i tessuti pregiati o i ricami singolari, quanto piuttosto per il valore sociale che si portano dietro. Lei ci è riuscita, avvolgendo la silhouette di ogni donna con del jersey stampato, privo di zip e bottoni, ma dotato solo di una cintura da annodare intorno alla vita per valorizzare la bellezza delle curve femminili. È così che nasce, dal matrimonio tra sartoria, ingegneria e una grande dose di furbizia, il wrap dress: iconico abito femminista. Si, perché Diane, ancora oggi pensa davvero che il femminismo sia un dettaglio importante che tutte le donne debbano portare come torcia nella loro esistenza, per ricordare a se stesse quanto sia importante essere fiere, forti e potenti, perché il potere è un’arma a doppio taglio, “se dubiti del tuo potere, dai potere ai tuoi dubbi”.

Wrap dress indossato da Minka Kelly, New York FW12

A distanza di anni, quella che è considerata una delle designer più importanti dei nostri tempi, ha deciso di raccontarsi, ma non per tirare le somme di una carriera ormai giunta qui alla fine, tutt’altro, lo fa al fine di condividere le proprie esperienze in modo tale che queste possano essere da stimolo per chi ancora ha un lungo percorso davanti e anche per chi crede che invece sia troppo tardi per “reinventarsi”. Non è così, non è mai troppo tardi, non è mai detta l’ultima parola, perché siamo solo noi a decidere cosa fare della nostra vita. “Carattere. Intelligenza. Forza. Questo fa la bellezza” scrive nel suo ultimo libro presentato a Milano, quella città che conserva, come fosse uno scrigno dorato, moltissimi attimi importanti della sua vita.

La donna che volevo essere è il titolo che Diane ha scelto come chiave di volta di queste pagine così importanti in cui scrive quanto, nella sua vita, sia stata fondamentale la figura della madre, la quale l’ha sempre considerata la sua “bandiera di libertà”. Sarà stato probabilmente questo, il racconto di come è venuta al mondo quasi come fosse un miracolo della natura (la madre era stata prigioniera nei campi di concentramento e pesava poco più di 20kg), a donarle tutta la forza che da sempre la contraddistingue. La stilista racconta come, all’età di 20 anni, non sapeva esattamente cosa avrebbe voluto fare nella sua vita, ma aveva ben chiaro il tipo di donna che avrebbe voluto essere. Grandi insegnamenti, momenti toccanti ed emozioni senza tempo, le pagine scritte da Diane von Fürstenberg, sono proprio questo; piccoli pezzi di un puzzle, quello della sua vita, che crescerà ancora e ancora finché riuscirà a dimostrare al mondo quanta forza conserva dentro di sé.

Copertina del libro "La donna che volevo essere"
Copertina del libro “La donna che volevo essere”

“G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy” , il primo libro sulla storia di colui che ha reso celebre la moda italiana nel mondo

G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy” è il primo libro che racconta la storia di colui che ha reso grande la moda italiana nel mondo. Tutti sanno che è stato il ‘padre della moda italiana’, ma in pochi conoscono il lungo percorso che portò Giovanni Battista Giorgini a organizzare la leggendaria sfilata del 12 febbraio 1951 a Villa Torrigiani. L’evento con cui la moda italiana mosse i primi passi sulla scena internazionale, per poi ‘trasferirsi’, sempre su idea di Giorgini, nella Sala Bianca di Palazzo Pitti. E quasi nessuno sa che per poco la nascita della moda italiana non avvenne a New York invece che a Firenze.

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G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy è il primo libro che racconta questa storia straordinaria, che non riguarda solo la nascita della moda italiana ma appunto del Made in Italy, e lo fa attraverso una profonda rilettura dell’Archivio Giorgini, l’enorme documentazione da lui stesso lasciata, relativa alla sua vita sia privata che lavorativa. Il nuovo volume  è stato presentato a Roma, al Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, da Neri Fadigati (presidente Archivio Giorgini e curatore del libro), Daniela Calanca (Alma Mater Studiorum, Università di Bologna), Vittoria Caratozzolo (Sapienza, Università di Roma, con un incontro moderato da Alessio de’ Navasques.

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Un coffee table book di oltre 230 pagine, in inglese e italiano – edito da Gruppo Editoriale in collabo- razione con Polimoda – dove dell’archivio si svelano non solo le foto storiche, ma anche lettere, inviti, programmi, articoli e altri materiali dell’epoca. A questo importante apparato grafico si unisce il racconto corale di grandi firme italiane e internazionali, quali Gian Luca Bauzano, Daniela Calanca, Grazia d’Annunzio, Eva Desiderio e Sonnet Stanfill. Le cui penne ripercorrono la vita di Giovanni Battista Giorgini, a partire dai suoi primi viaggi negli anni Venti in America, dove proponeva ai buyer un campionario dei nostri migliori prodotti artigianali.

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In questi viaggi, nel dopoguerra, Giorgini notò il grande cambiamento sociale e di stile che stavano viven- do gli Stati Uniti. Parigi esercitava un grande fascino oltreoceano, ma la sua moda era elaborata, pom- posa e soprattutto cara. I buyer non vedevano l’ora di trovare abiti semplici e portabili con cui riempire le vetrine dei loro grandi magazzini, frequentati da giovani donne affaccendate tra lavoro e famiglia. Al- trettanto vogliose di spendere i soldi guadagnati per apparire carine e eleganti come le dive del cinema. Nasce da qui l’idea di organizzare una grande sfilata di abiti italiani in occasione della mostra Italy at Work.

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L’idea andò in fumo per il rifiuto del grande magazzino B. Altman & Co.. Giorgini però non si arrese e decise di portare il progetto della sfilata nella sua città. Fu quindi per questo diniego americano che la moda italiana è nata a Firenze e non a New York. Aprono il volume i contributi di chi Giorgini l’ha conosciuto, come lo stilista Roberto Capucci, e di grandi personaggi della moda come Ferruccio Ferragamo, Laudomia Pucci, Bruce Pask, Men’s Fashion Director di Bergdorf Goodman e Neiman Marcus, e Antonella Mansi, presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana. Una pubblicazione rivolta non solo agli appassionati che desiderano scoprire tutto su questo importante pezzo di storia italiana, ma soprattutto agli studenti di moda e ai giovani stilisti, che grazie all’attento lavoro di Polimoda sull’Archivio Giorgini, in queste pagine possono trovare i capi che hanno fatto la grande la moda italiana e i modelli, alcuni ormai di più di 70 anni fa, che risultano ancora oggi di grande attualità. Con firme come Simonetta, Schuberth, Fontana, Marucelli, Veneziani, Fabiani, Galitzine, Emilio Pucci, Roberto Capucci, Valentino e molti altri. “G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy è vendita nelle migliori librerie d’Italia, oltre che su gruppoeditoriale.com e sui principali portali di vendita online.

Photo credits Courtesy of Press Office

– Cover  del libro G.B. Giorgini and the Origins of Made in Italy, edito da Gruppo Editoriale

– G.B.Giorgini 1955 N.A.G. credito Archivio Giorgini

– SimonettaSport_1957 credito Archivio Giorgini

– Valentino_1963 credito Archivio Giorgini

Libri di moda: ecco 8 volumi da leggere subito

Essere un esperto o un giornalista di moda non significa soltanto saper scrivere bene e avere una grande passione per il mondo del fashion. Un bagaglio culturale ricco e variegato, con conoscenze che possano spaziare dalla storia della moda e la fotografia, a campi come attualità, economia, arte e cinema è indispensabile. Lo studio continuo, l’aggiornamento costante e l’attenzione alle novità contribuiscono alla formazione di quello spiccato senso critico che una giornalista deve assolutamente possedere. Un vocabolario settoriale ricco a cui poter attingere nella stesura degli articoli e un ampio campo di conoscenze permettono poi la creazione di contenuti di qualità, con riferimenti colti e originali. Un buon giornalista non deve dunque mai smettere di studiare e aggiornarsi.

Ecco 8 libri assolutamente da leggere e rileggere, per avere conoscenze sulla storia, sul vocabolario e sulla comunicazione di moda sul web.

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Vuoi diventare giornalista di moda? Potrebbe interessarti il Master in comunicazione e giornalismo di Moda di Eidos Communication in partenza a settembre 2017

1. Storia della moda dal XVIII al XX secolo di Enrica Morini

Avere una panoramica sulla storia della moda è essenziale per poterne scrivere, analizzare i fenomeni attuali e prevedere i cambiamenti futuri. Storia della moda dal XVIII al XX secolo di Enrica Morini è un viaggio attraverso tre secoli di cambiamenti e sviluppi, per arrivare alla moda moderna, passando di capitale in capitale, da Parigi, a New York, da Londra a Milano, Firenze e Roma. Questo libro illustra il percorso del sistema moda e tutte le trasformazioni sociali che essa ha subito per diventare oggi un fenomeno di massa.

2. Parole di moda. Da A-line dress a Zuava di Michela Zio e Monica Camozzi

Un buon giornalista di moda deve conoscere il lessico di settore, a cui attingere nella stesura dei propri articoli. Dai capi ai tessuti, dagli accessori alle scarpe, dalla terminologia storica “tecnica” ai neologismi di settore. Parole di Moda è un vocabolario fashion che contiene in ordine alfabetico tutti i vocaboli ricorrenti e anche i meno noti, che sono ormai entrati a far parte del lessico quotidiano di giornalisti, sarti, stilisti e fashion blogger.

3. Modabolario dizionario tecnico creativo di Antonio Donanno

Un vocabolario innovativo e originale quello di Donanno, con termini che si articolano nei vari settori tecnologici, storici, stilistici, sartoriali e industriali del tessile/abbigliamento, arricchito da molte figure a colori, fra dipinti, fotografie e illustrazioni scelte per integrare il testo scritto e spiegarlo attraverso l’immediatezza visiva. Non si tratta però solo di un semplice vocabolario: Modabolario contiene anche un inserto realizzato dal semiologo-psicologo Pietro Brunelli che esamina il fenomeno moda degli ultimi cinquant’anni e di oggi e un ultimo capito interamente dedicato agli stilisti.

4. La comunicazione della moda (significati e metodologie) di Hélène Blignaut e Luisa Ciuni

L’avvento di Internet, con la nascita di numerosi giornali digitali e blog, ha portato a un aumento delle nozioni inesatte, urlate e confuse. Per fare una buona comunicazione di moda è quindi necessario secondo Blignaut e Ciuni rinnovare la capacità di osservazione dei fenomeni per ricominciare a distinguerli e ridare una mano a chi comunica per mestiere. Questo volume si pone proprio questo obiettivo, rivolgendosi agli studenti e ai professionisti (giornalisti, addetti stampa o studiosi di pubblicità) ai quali offrire una nuova guida per farsi leggere, ascoltare e seguire.

5. Alla corte di re moda di Daniela Fedi e Lucia Serlenga

Un’altra caratteristica che un buon giornalista non può non possedere è la curiosità. La voglia di scoprire, conoscere, andare oltre ciò che appare, per poi raccontarlo. Cosa si cela nel backstage delle sfilate di moda? Daniela Fedi e Lucia Serlenga, due giornaliste da anni impiegate in questo settore, lo raccontano senza peli sulla lingua, svelando tutti i segreti che si celano dietro le quinte dei fashion shows.

6. Comunicare la moda. Il manuale per futuri giornalisti e addetti stampa del settore di Hélène Blignaut, Luisa Ciuni, Maria Grazia Persico

La comunicazione di moda viene analizzata a 360° in questo volume, concentrandosi sia sulla figura del giornalista di moda, ma anche su quella dell’addetto stampa e sul rapporto che intercorre tra i due. Qual è il ruolo e quali sono i mezzi del giornalista che si occupa di moda e dell’addetto stampa che comunica la sua azienda all’esterno? Come si scrive un articolo su una sfilata e come si prepara un corretto ed efficace comunicato stampa? Come far fruttare al meglio la collaborazione tra giornalista e addetto stampa? Queste sono alcune delle domande a cui Blignaut, Ciuni e Persico cercano di dare una risposta.

7. Runway: The Spectacle of Fashion di Alix Browne

Un libro interamente dedicato alle sfilate e all’importanza delle scenografie. Si va dalla prima sfilata di Raf Simons da Dior, che fece ricoprire le pareti della sala in cui si trovava il pubblico di fiori veri, agli spettacoli accuratissimi di Miuccia Prada, a quelli dall’ambientazione sempre diversa di Karl Lagerfeld per Chanel.

8. Fashion Blogger, new dandy? di Giulia Rossi

C’era una volta il giornalista di moda, l’esperto. Poi, con il web, è arrivato il fashion blogger, inizialmente un semplice appassionato, poi sempre più professionale e dalle qualità complesse da accostare più che al giornalista in senso stretto a un influencer o a una celebrity. Il libro ripercorre gli approcci alla moda dei principali filosofi e sociologi, poi descrive nel dettaglio il fashion blog nelle sue principali tipologie, illustrandone case history e confrontandoli con i media tradizionali, per poi analizzare le principali tendenze della comunicazione online della moda. Una panoramica completa sull’evoluzione contemporanea di uno dei fenomeni più pervasivi e influenti dei nostri tempi: per comprendere come la moda, intesa come spinta all’uniformità e nello stesso tempo motore di creatività e distinzione, sappia essere anche un importante fattore di mutamento e una lente straordinaria con cui leggere la società nel suo complesso.

E voi? Qual è il libro di moda che vi interessa di più?

Quando la “celebrità” rende liberi… di scrivere un libro

Prezzemoli di minestre catodiche riscaldate, tuttologhi esperti di ciarle internettiane, all’arrembaggio culturale! Imbracciate il fucile dell’intellettualismo casereccio e trivellate le librerie a colpi di letteratura qualunquista: scrivete anche voi un libro.
Tanti vostri colleghi lo hanno già fatto, suvvia, non ci vuole tanto.

Considerate di partire avvantaggiati, perché siete già famosi. La casalinga che vi segue in tv e legge di voi sui rotocalchi vi considera parte della famiglia. Nei salotti televisivi, aggiunge la seggiola della sua cucina e siede curiosa accanto a voi. Si arrabbia se vi mettono le corna, gioisce se vi fidanzate con l’attore belloccio, si commuove per la nascita di vostro figlio.
Se scrivete un libro, lei lo acquisterà di certo e potrà dire alla vicina che non legge solo le trame delle fiction, ma “libri veri”, quelli con la copertina rigida.

Non temete, perché non ci vuole la laurea. Per carità, se ce l’avete è meglio perché allunga la biografia, ma un diploma è più che sufficiente. E, anzi, se il vostro curriculum scolastico si ferma alla terza media, a volte è pure meglio, così fate vedere che siete arrivati dove siete arrivati da soli, senza l’aiuto di “spintarelle”.
Non è necessario neppure aver letto tanti libri, tanto ognuno ha il suo stile narrativo, quindi voi direte di averne uno tutto vostro. Ma, mi raccomando, se non avete dimestichezza con i congiuntivi, limitatevi a frasi semplici (soggetto-predicato-complemento): al massimo direte che “si è voluto usare un linguaggio semplice, fruibile da chiunque, per arrivare al cuore di tutti”. Funziona sempre. Altrimenti chiedete l’aiuto di un amico che con la penna ci sa fare: voi dettate e lui scrive forbito, con tanto di periodi ipotetici complessi, consecutio temporum impeccabili e vocaboli illustri. Alla fine, racconterete che è stato scritto a quattro mani: voi sarete gli “autori“, poi aggiungete un “con” al nome dell’amico.
Non sapete di cosa parlare? Pensateci un attimo.

Eravate dei ferventi onnivori e avete deciso di diventare vegani? Perfetto, i motivi che vi hanno portato a detestare chi scanna i maiali e l’amore viscerale per le mele che madre natura fa cadere dagli alberi è un argomento vincente.
Come pure la conversione mistica che vi ha convinti di essere i nuovi Messia, la storia della vostra famiglia che è “incredibile”/”pazzesca”/”straordinaria”, l’irrefrenabile passione per le ricette di cucina: sono tutte storie che stuzzicano la curiosità del pubblico, cari potenziali tele-scrittori.

E se proprio nella vostra vita non c’è nulla da raccontare, prendete spunto dai fatti di cronaca e insinuate dubbi angoscianti, tipo “perché mai la morta è stata ammazzata?”, “come può la depressione guidare la mano dell’assassina?”, “chi ha visto cosa?” e “perché non hai parlato?”.
Vedrete, è più semplice di quanto crediate.
Troverete di certo un editore che pubblichi le vostre memorie, perché chi buca lo schermo fa vendere tante copie.
Poi preparatevi alle interviste in tv per presentare la vostra fatica letteraria e lì confesserete, mano sul cuore e occhi lucidi, che avete sempre voluto scrivere, che il sacro fuoco della letteratura ardeva in voi ancor prima del reality show cui avete partecipato, e sbancherete anche in libreria, abbiate fede.

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Altra cosa: è importante che la foto per la quarta di copertina vi ritragga sorridente, con un’espressione mite e, all’occorrenza, sofferta, magari in bianco e nero e di tre quarti, che immortali il profilo migliore.
Ora aspettate che il vostro ego venga fortificato dai dati delle vendite.

Intanto però, se smanettate su internet e vi imbattete in post come quello di Roberto Crotoneo, (un giornalista che fa il critico letterario e di libri ne ha scritti un bel po’) andate avanti, non leggete, perché non vi riguarda. In bocca al lupo, talentuosi letterati.

Photo credits web

“All about Eve”, il libro tributo per ricordare la fotografa Eve Arnold

Nel 2012, a distanza di pochi mesi dalla scomparsa della fotografa Eve Arnold, usciva il libro che raccoglie gli scatti di una donna che ha segnato la storia della fotografia dell’ultimo secolo. Ritrattista e documentarista, le sue foto hanno fatto il giro del mondo. Allieva di Alexey Brodovitch alla New School for Social Research di New York, suo il primato della prima fotografa donna ammessa all’agenzia Magnum. Una carriera iniziata alla fine degli anni ‘40 e che l’ha vista occuparsi, nel corso degli anni, di temi sempre diversi, mossa da un’inestinguibile curiosità per la vita in ogni suo aspetto. Dai ritratti per Dirk Bogarde, Francis Bacon e Irene Papas del 1978 si passa con disinvoltura ai viaggi in Afghanistan, Cuba, Cina e Mongolia, periodo a cui risalgono le bellissime immagini dell’addestramento dei cavalli per le milizie cinesi. Senza dimenticare gli scatti delle campagne pubblicitarie per Optrex, Pentax e Rolex. Una professionista in grado di mantenere alto il livello del proprio lavoro in un settore che all’epoca era dominato dall’altro sesso.

Horse training for the militia, Inner Mongolia, China, 1979. Photograph: © Eve Arnold/Magnum Photos

Nel libro All ABout Eve, la curatrice Zelda Cheatle e l’esperta Brigitte Lardinois ripercorrono le tappe del percorso artistico di Eve Arnold attraverso le foto che l’hanno resa famosa e alcuni inediti. Un’ampia selezione di scatti provenienti dall’archivio di un collezionista privato tra cui le serie dedicate a Marilyn Monroe e a Malcom X. Oltre agli scatti che l’hanno resa famosa, le curatrici del libro che alla fine degli anni novanta ebbero la fortuna di conoscerla da vicino e di frequentarla in quanto collaboratrici della Magnum, hanno inserito un’opera poco conosciuta ma assolutamente degna di nota. Uno stupendo autoritratto del 1948 che mostra Eve Arnold, giovane, chic e a proprio agio davanti alla sua macchina fotografica. Una sorpresa perfino per il suo pubblico più affezionato che cela una storia divertente. Si racconta infatti che quel giorno Eve Arnold fosse rimasta chiusa nello studio di un suo amico in Pennsylvania e stanca di aspettare avesse cominciato a fotografarsi per ammazzare il tempo.
Il libro accoglie anche i suoi primi lavori del 1951 che ritraggono i lavoratori emigrati delle fattorie di Long Island, tra cui il ritratto di gruppo della famiglia Davis in pieno stile Eve Anorld. Contorni definiti e immagini quasi surreali.

Marilyn Monroe resting, Illinois 1955. Copyright: Eve Arnold/Magnum Photos

E il viaggio tra i suoi scatti continua attraverso gli indimenticabili ritratti delle celebrità del suo tempo: dal regista John Huston colto in un momento di intimità domestica in compagnia della figlia, ad una scena giocosa tra il giovane Michael Caine e Candice Bergen durante una pausa delle riprese del film “Il Mago”, oppure una divertita Marylin Monroe con il marito Arthur Miller sul set di “Gli spostati”, o ancora Andy Warhol assorbito da un suo quadro nello studio di New York e una meravigliosa Mia Farrow durante le prove. Scatti che fanno parte di una stagione in cui le star non erano ossessionate come oggi dalla propria immagine e si concedevano con generosità ad artisti del calibro di Eve Arnold. Basti pensare che la collaborazione tra  Monroe e Arnold durò più di un decennio, periodo durante il quale vennero scattate numerosissime foto.
Considerata tra le pioniere del fotogiornalismo, i suoi reportage sapevano rivelare molto sugli accadimenti politici e allo stesso tempo sui cambiamenti della società moderna. Famoso il ritratto in bianco e nero dal titolo “Divorzio a Mosca” che mostra la rottura di una coppia alla fine degli anni sessanta (e con essa più in generale la crisi dei valori familiari che per molti anni erano stati alla base delle convinzioni dei benpensanti in Russia).
Sensibilità particolare e capacità di essere sempre al momento giusto e nel posto giusto l’hanno accompagnata lungo una carriera costellata da riconoscimenti importanti: il National Book Award del 1980 e il Lifetime Achievement Award dall’American Society of Magazine Photographers. All about Eve, qualcosa di più di un libro. All about Eve, ovvero la magia di Eve Arnold.

Info: www.artsensus.com

 

La Rai e la storia della moda: intervista a Fabiana Giacomotti

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Addentrarsi nella storia della Rai, soprattutto per quanto riguarda lo stile e la moda, non era compito affatto facile, ma Fabiana Giacomotti, giornalista, scrittrice e autore tv, ce l’ha fatta e ci ha regalato un libro che ben presto diventerà un must per tutti coloro che studiano la storia e i costumi della moda: “La tv alla moda – Stile e star nella storia della Rai”, edito da Silvana Editoriale con RaiEri.

Nell’anno del sessantesimo anniversario di Mamma Rai, ripercorrere la storia dell’Italia attraverso i programmi e le icone che hanno segnato un’epoca era d’obbligo: abbiamo intervistato l’autrice per conoscere da vicino aneddoti e curiosità, dal piccolo schermo alla realtà.

Quanto la Rai ha dettato moda, in fatto di tendenze e costume in questi sessant’anni?
“La Rai ha interpretato la moda e l’ha resa accessibile anche a chi non poteva avere accesso a quel mondo dorato. Nei primi anni Cinquanta solo le facoltose donne di città vivevano da vicino la moda, la maggior parte della popolazione non sapeva nemmeno cosa significasse. Ecco, la Rai fece da mediatrice culturale: i primi servizi moda andarono in onda nel 1957 ed erano sfilate in studio, raccontate da grandi conduttrici, come Bianca Maria Piccinino, che tramite un linguaggio accessibile, aprivano le porte di un universo quasi esclusivo a un pubblico molto più vasto. Se pensiamo poi a chi ci lavorava, in Rai, dalle grandissime Mina, Milva e Patty Pravo, vere icone di stile, a Corrado Colabucci, Piero Gherardi e Pietro Tosi, costumisti eccellenti non solo per la tv, ma anche per il cinema e la moda, beh allora è un attimo capire come la Rai rappresentava la moda, parlava di moda, era di moda”.

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Icone di moda che hanno lavorato in Rai: tre nomi e il perché della scelta.
“Alcuni li ho già fatti, come Mina, Milva e Patty Pravo, di un’eleganza senza pari, sempre dall’aspetto molto curato. Indossavano degli abiti molto moderni, che potrebbero essere di moda anche oggi con qualche astuto accorgimento. Ma se parliamo di costume e di influenza sulle mode a venire, allora la vera regina è lei, Raffaella Carrà, una vera innovatrice, un’icona di stile, poliedrica e sempre capace di reinventarsi, senza mai sembrare fuori luogo: non è l’emblema dell’eleganza, ma di sicuro ha un carisma, un’intelligenza e un’energia senza pari”.

L'autrice Fabiana Giacomotti
L’autrice Fabiana Giacomotti

Scartabellando negli archivi Rai e facendo ricerca, quali aneddoti curiosi sono saltati fuori?
“Episodi veri e propri non ne ho, più in generale sicuramente posso asserire che in passato c’erano molti meno problemi a vestire più volte lo stesso abito, lo fece più volte Raffaella Carrà, ma non solo. Alcuni abiti sono stati reinterpretati e rimaneggiati da diversi stilisti, quindi si riconosce proprio la stratificazione di stili nello stesso capo: in alcuni casi veniva massacrato, in altri invece usciva un capolavoro come risultato finale. Infine, ciò che ho imparato studiando la moda e il costume nella tv è l’importanza della finzione: oggi come allora, numerosi abiti di scena venivano creati giusto per durare il tempo di un programma o per venire bene in video. Per esempio, uno dei capi più belli che abbia mai visto era un top in maglia di lurex, con una serie di frange fatte di catenelle del ferramenta attaccate al collo tramite un lucchetto: una cosa assurda, se ci si pensa, ma che in video lasciava senza fiato. La bravura dei costumisti era di rendere con niente (anche ai tempi non c’era budget) un’idea fantastica, che durasse almeno lo spazio di un programma”.

Qual è stato il programma Rai per eccellenza, che ha segnato un’epoca, sia in termini di moda che di costume?
“In passato direi Studio Uno e Milleluci, quest’ultimo per la riproposizione della storia dello spettacolo. Oggi direi Tale e quale show, in particolar modo per i costumi curati da Donato Citro, un bello spettacolo con un’idea che regge”.

Per celebrare quest’importante anniversario, ha curato la mostra “1924-2014. La Rai racconta l’Italia”: ce ne parla?
“È una mostra che si avvale della prestigiosa partecipazione e collaborazione di Piero Angela, Piero Badaloni, Andrea Camilleri, Bruno Pizzul, Arnaldo Plateroti, Emilio Ravel, Marcello Sorgi, Bruno Vespa e Sergio Zavoli e di cui ho curato la parte che riguarda i costumi e la moda, appunto. Dopo l’esposizione al Vittoriano di Roma è approdata alla Triennale di Milano, per poi volare a Torino e a New York. È un’occasione per ripercorrere insieme la storia d’Italia e della nostra  televisione, rivivendo i grandi cambiamenti sociali, culturali, scientifici dei quali l’Italia e il mondo sono stati protagonisti”.

Photo credits Courtesy of Press Office

“Da 100 a 10. Un viaggio nella musica in Rolls-Royce”: ecco il libro di Angelo Calculli, già manager di Achille Lauro

Angelo Calculli, manager di Achille Lauro dal 2018 al 2022, pubblica il suo libro “Da 100 a 10. Un viaggio nella musica in Rolls-Royce” per Readaction Editrice, disponibile in tutte le librerie e digital store. Fautore del successo mainstream di Achille Lauro, così come l’artista stesso ha dichiarato in un’intervista a Il Sole 24 Ore: «Angelo, che se non ci fosse probabilmente oggi non staremmo facendo questa strada perché è una persona che…un grande visionario, che ha messo tanta della sua esperienza, non solo nella mia musica, ma nella mia vita. Mi ha insegnato tanto e appunto, mi ha anche permesso di osare perché molte volte anche rischiare è importantissimo».

Cover del libro “Da 100 a 10. Un viaggio nella musica in Rolls-Royce”_credits Courtesy of Press Office
Cover del libro “Da 100 a 10. Un viaggio nella musica in Rolls-Royce”_credits Courtesy of Press Office

Calculli racconta all’interno del suo libro cosa voglia dire essere un manager musicale con un case study tra i più emblematici della storia musicale italiana pop contemporanea, con quattro partecipazioni al Festival di Sanremo, di cui una come super ospite, grazie a una strategia manageriale frutto di visione, studio, esperienza e istinto. Con passione, sincerità e precisione, offre uno sguardo dietro le quinte ad aspiranti manager, fan e appassionati di musica, analizzando i successi, senza nascondere le insidie di un ruolo che affascina molti ma che rimane spesso nell’ombra.

«Ho sempre avuto qualcuno affianco a me che ha vissuto in prima linea questa avventura e che è in grado di smentire o confermare le cose che dico e che scrivo.” – dichiara Calculli -Una sera fui invitato all’Atlantico a Roma a vedere un concerto, diciamo così. Lì mi resi conto che io con quel mondo non c’entravo nulla. Invitai l’artista a guardare il film Velvet Goldmine (una biografia non autorizzata di David Bowie) perché mi dava l’impressione di essere quel personaggio. Il resto è raccontato in questo libro che ho iniziato a scrivere nel 2022, anno in cui ho deciso di lasciare il progetto per una mancanza di coerenza. Avevamo intrapreso una strada verso il rock con sfumature pop-punk ma la direzione, nonostante proclami e dichiarazioni, è mutata verso un prodotto eccessivamente commerciale, rispolverato e distante dagli album 1969, 1969 Achille Idol  Rebirth e da alcuni brani dell’album Lauro», conclude.

“Da 100 a 10. Un viaggio nella musica in Rolls-Royce” presenta nella quarta di copertina un QR code che una volta scannerizzato con il proprio smartphone, conduce ad una landing page ricca di contenuti esclusivi ed in continuo aggiornamento, tra cui la filmografia inedita di Angelo Calculli. Alla presentazione del suo libro presso la Camera dei Deputati lo scorso 4 maggio, seguirà un tour non convenzionale, ricco di live music e ospiti d’eccezione. Prossimi appuntamenti: Matera, 30 maggioRoma 6 luglio e Taranto 8 luglio.

Nella foto Angelo Calculli_credits Courtesy of Press Office
Nella foto Angelo Calculli_credits Courtesy of Press Office

I proventi dell’autore derivanti dalla pubblicazione saranno devoluti in beneficenza a Don Angelo Tataranni, Emporio Solidale “Il Granello di Senape” – Parrocchia S. Rocco, Matera.

Acquista “Da 100 a 10. Un viaggio nella Musica in Rolls-Royce” qui: https://amzn.to/3MHhrD5

 About Angelo Calculli 

Dopo una vita da avvocato d’azienda, passa al cinema e alla musica, vincendo premi prestigiosi e animando la vita culturale della sua terra. Poi arriva l’incontro con Lauro De Marinis, meglio noto come AchilleLauro che lo porta ad abbandonare il mondo cinematografico per dedicarsi a quello della musica. Per molti anni lavora come avvocato d’impresa per grandi aziende italiane e multinazionali sia del mondo agro-industriale che del Food & Beverage, anche con un lungo trascorso in Florida, dove collabora come legale di aziende italiane e americane allo sviluppo di reti distributive, in particolare nella contea di Miami. Dopo la crisi dell’export del 2002, causata dalla forte valorizzazione dell’euro sul dollaro, la sua attività si concentra in Italia e in particolare nel mondo delle grandi imprese del distretto del mobile imbottito di Puglia e Basilicata. Nel 2008 le aziende vertice del distretto del mobile imbottito, lo nominano project leader della task force nata per contrastare la crisi di settore e nello stesso anno fa parte del direttivo Api Matera, nella sezione mobile imbottito. Una costante, però, nella sua vita c’è sempre stata: la forte passione per la musica e per il cinema. Produce diversi cortometraggi di successo nel circuito festivaliero e vince il Globo d’Oro come produttore del corto “Sassiwood” con Sergio Rubini. Co-produce anche interessanti lungometraggi tra i quali: “L’Esigenza di unirmi ogni volta con te” con Marco Bocci e Claudia Gerini, con la regia dello scomparso Tonino Zangardi, “L’Eroe” con Salvatore Esposito e Cristina Donadio, ed altri.

Attualmente è Direttore Artistico di MK3, generatore di crescita e successo per nuove leve della musica pop/urban italiana ed è anche manager di artisti del calibro di Claudio Santamaria (per le attività legate alla musica), Joe Bastianich (per le attività legate alla musica) e Michele Monina. Angelo Calculli è inoltre Direttore Artistico dell’Oversound Music Festival e della rassegna Estati D’Animo di Matera.

Dai Beatles a Donna Summer, tornano i racconti di musica pubblicati da Coniglio Editore

Torna, dopo oltre 10 anni di assenza, Coniglio Editore. La storica casa editrice rilevata dalla Trerefusi, già proprietaria di Iacobellieditore, sarà focalizzata esclusivamente sui racconti di musica, quella leggera  in particolare. Con saggi e approfondimenti relativi a contesti e biografie di autori, compositori, interpreti e lavoratori del backstage musicale che hanno saputo costruire un apparato solido nella storia, nel costume e nella società contemporanea, saranno pubblicate ex novo opere che stimoleranno un universo immaginario collettivo di ricordi, saperi, aneddoti.

È già in libreria il primo volume, REGISTRANDO I BEATLES. HERE, THERE, AND EVERYWHERE, scritto dallo storico tecnico del suono dei Fab Four, Geoff Emerick, il cui lavoro in studio fu di fondamentale contributo per gli album Revolver, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, The Beatles e Abbey Road. Si tratta in questo caso della traduzione di un libro, scritto a 4 mani con Howard Massey, che è entrato nella storia degli operatori del settore.

Coniglio Editore, credits Courtesy of Press Office
Coniglio Editore, credits Courtesy of Press Office

Si annunciano, nel frattempo, i titoli delle prossime uscite, tra le quali vi sono novità assolute: tra queste DONNA SUMMER LA VOCE ARCOBALENO. Da Disco Queen a Icona Pop di Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano (di imminente uscita); E SOTTOLINEO SE… Giorgio Calabrese, un italiano medio senza rete di Cesare Borrometi con Vito Vita; ENZO JANNACCI NON RINGRAZIA NESSUNO di Vito Vita e Alessio Lega, e POP STORY. Suite per consumismo pazzia e contraddizioni di Riccardo Bertoncelli. Tra i “cult” in ristampa si segnalano ALL’OMBRA DI SGT. PEPPER. Storia della musica psichedelica inglese di Federico Ferrari e C’ERA UNA VOLTA LA RCA. Conversazioni con Lilli Greco, di Maurizio Becker.

Una grande festa di “Welcome Back” è stata organizzata negli spazi del locale RiverSide di Roma, alla presenza del fondatore dello storico marchio, Francesco Coniglio. In tale occasione sarà anche illustrato il libro sui Beatles dal suo traduttore, Luigi Abramo, leader della band I Beatles a Roma, che si esibiranno, dopo la presentazione, in un concerto con il miglior repertorio del gruppo di Liverpool.

È online il sito ufficiale della Coniglio Editore sul quale, direttamente, potranno anche essere pre-ordinate ed acquistate le copie dei libri.

La Roma dell’artista Roberto Di Costanzo diventa un “Viaggio segreto con Eros”

Roberto Di Costanzo, maestro della nobile arte del disegno e del ritratto, si presenta ai suoi ammiratori a distanza di sette anni dalla sua ultima pubblicazione, con un nuovo carnet de voyage “Roma. Viaggio segreto con Eros”, edito da Edizioni Efesto, nella collana in artem. Un’opera ideata durante il periodo del lockdown che ha come protagonisti due capisaldi della vita dell’artista: la sua amata Roma ed il suo gatto nero Eros. Il libro, narrato per immagini, vuole essere un tributo alla bellezza romana, un percorso visionario ed onirico attraverso gli occhi del gatto Eros, che scopre e celebra le meraviglie architettoniche della Città Eterna. Ventidue disegni ad inchiostro di china e pastello che ritraggono Eros nel suo tour romano, partendo proprio dall’Atelier dell’artista situato in Via Giulia 111 e attraversando ponti storici, palazzi nobiliari, fontane barocche, ville monumentali, fino al rigore “metafisico” dell’Eur.

Roberto Di Costanzo_Roma. Viaggio segreto con Eros_Courtesy of Press Office
Roberto Di Costanzo_Roma. Viaggio segreto con Eros_Courtesy of Press Office

L’opera artistica nasce in occasione del quinto compleanno del felino Eros, notturno e fedele compagno dell’artista. Per la ricorrenza Roberto Di Costanzo affida al suo amato gatto la narrazione poetica e segreta della città vuota, dall’arcobaleno di Villa Pamphilj, al tramonto sulla Piramide Cestia, fino alla luna piena, che illumina San Pietro, su Via Piccolomini. Nel carnet de voyage, dedicato al suo maestro Piero Tosi, l’artista intende destinare al suo pubblico di estimatori ed allievi un forte messaggio di tenacia e di speranza, nel quale la difficoltà del momento storico vissuto può diventare opportunità creativa, trasformando la sofferenza in vera bellezza.

Roberto Di Costanzo_Roma. Viaggio segreto con Eros_Courtesy of Press Office
Roberto Di Costanzo_Roma. Viaggio segreto con Eros_Courtesy of Press Office

La prefazione dell’opera è affidata a Paolo Maria Noseda, che così si è espresso: “Per quest’opera artistica, Roberto Di Costanzo ha scelto i gatti di Roma, i veri anfitrioni che vivono liberamente la bellezza di una città millenaria… un soggetto iconico e allo stesso tempo semplice per trasporre la metafora della libertà, della scoperta, del sapere acquisire un punto di vista privilegiato sulla vita, esibendo tuttavia un certo distacco e noncuranza, ma restituendo vita a materiali che sembrano solo apparentemente inanimati e tutto ciò attraverso una silente presenza di un gatto. Dopo anni di bianco e nero, i suoi paesaggi sono ora peculiarmente velati di colore e assumono un significato nuovo che è il simbolo della tridimensionalità dell’essere umano all’interno della sua esistenza. Una storia e un viaggio dell’anima.” La pubblicazione è disponibile in tutti i circuiti delle maggiori librerie italiane.

Roberto Di Costanzo_Roma. Viaggio segreto con Eros_Courtesy of Press Office
Roberto Di Costanzo_Roma. Viaggio segreto con Eros_Courtesy of Press Office

About Roberto Di Costanzo:

Roberto Di Costanzo. Illustratore, ritrattista, pittore. Dopo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, si diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia in costume, scenografia e arredamento per il cinema sotto la guida del suo mentore, il Maestro costumista Piero Tosi. Comincia quindi a lavorare come illustratore per numerose case editrici italiane ed estere tra cui Azimut e Editions Nomades. Dopo molte mostre collettive e personali in Italia, presenta le sue opere all’Espace Pierre Cardin su invito dello stesso Pierre Cardin, ed entra in contatto con il pubblico di collezionisti francesi. I suoi lavori vengono poi esposti alla Casa dell’Architettura di Roma, all’Institut Français – Centre Saint-Louis e alla 71esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia durante la quale rende omaggio a Federico Fellini con una serie di illustrazioni a china ispirate ai suoi film.

Oggi le opere di Roberto Di Costanzo sono entrate in prestigiose collezioni private in ambito europeo ed internazionale. Il suo percorso lo ha inoltre condotto a sperimentare la realizzazione di opere di grande formato che negli ultimi due anni ha esposto tra Roma, Parigi e Milano. Al momento è insegnante di anatomia artistica e disegno dell’architettura presso l’Accademia Italiana. Dal 2018 conduce masterclass e seminari di disegno del paesaggio presso isole o dimore storiche, proponendo ai suoi allievi l’esperienza del disegno dal vivo en-plein air con grande successo di pubblico di tutte le età.

Nel 2019 ha inaugurato il suo atelier in Via Giulia 111, nel cuore di Roma, dove propone corsi di disegno, mostre ed eventi culturali; l’atelier vanta come madrina dello spazio Anna Fendi, già estimatrice e collezionista delle opere del maestro.

About Edizioni Efesto:

Il marchio editoriale è nato all’inizio del 2013, con l’intento di pubblicare principalmente opere accademiche tecniche e scientifiche, con un bagaglio di esperienza maturata in anni di lavoro con i libri delle Edizioni Ingegneria 2000 e Siderea, storici marchi romani dell’editoria accademica di tipo tecnico. Successivamente si è deciso di pubblicare volumi di altri settori disciplinari (filosofia, storia, arte, archeologia).

Oltre alla manualistica accademica e alla saggistica, sono presenti in catalogo due collane di narrativa. In fase sperimentale, qualche volume del catalogo è disponibile anche in versione ebook.

 

“L’Alfabeto della Moda” nel libro di Sofia Gnoli

Gli abiti castigati di Catherine Deneuve in “Bella di giorno”, i travestimenti camp di David Bowie, i cappellini color sorbetto della regina Elisabetta… Tra consigli di eleganza, curiosità e qualche pettegolezzo, questo alfabeto della moda descrive l’atmosfera intorno a un certo tipo di abito, di accessorio o di stile. Come in un viaggio nel tempo, tornano alla memoria arbitri d’eleganza, creatori di moda e stelle del cinema, che hanno insegnato a milioni di donne come vestirsi, camminare, dissimulare i propri difetti e perfino pensare.

Courtesy of Press Office
credits_Courtesy of Press Office

Da Gabriele d’Annunzio a Diana Vreeland, da Coco Chanel fino a Mae West, che affermava falsamente svagata: «mi fanno ridere le donne che vogliono governare il mondo da sole, senza uomini chi è che ti tira su la chiusura lampo sul dietro di un abito?». Tutti suggerimenti che in un momento di totale assenza di regole aiutano a sorridere e a tenere alto il morale. C’è questo e molto altro nel libro della storica della moda Sofia Gnoli dal titolo “L’Alfabeto della Moda“, edito da Carocci con le illustrazioni di Aldo Sacchetti.

About Sofia Gnoli

Sofia Gnoli, studiosa di moda, docente universitaria e giornalista, scrive sul “Venerdì” e sulla “Repubblica”. Fra le sue ultime pubblicazioni: The Origins of Italian Fashion (V&A Publishing, 2014). Con Carocci editore ha pubblicato Moda. Dalla nascita della haute couture a oggi (8 a rist. 2019) ed Eleganza fascista (2017).

Sfere extra pp. 208, € 14,00

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