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Burberry goes green: sarà toxic free entro il 2020

titlepic_story_fullL’educazione a una coscienza green e al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente passa anche e soprattutto attraverso l’esempio. Per questo, la scelta di Burberry, brand britannico del lusso, di eliminare le sostanze chimiche pericolose dai suoi prodotti è emblematica del percorso intrapreso dall’azienda di moda e del periodo che stiamo vivendo, in cui è importante dare segnali forti ai consumatori e ai propri fan.

Un impegno serio, preso con Greenpeace, ma soprattutto dopo due settimane di pressione sui social media da parte dei consumatori. Ora Burberry si è pubblicamente impegnata ad eliminare tutte le sostanze chimiche pericolose, prima dall’abbigliamento e poi dal resto dei propri prodotti, entro il primo gennaio 2020. Ma già a tra qualche mese l’azienda inizierà a rendere note le informazioni sulle sostanze chimiche contenute negli scarichi in acqua dei suoi fornitori nel mondo ed entro il primo luglio 2016 eliminerà tutti composti perflorurati e polifluorurati dalla sua filiera, sostanze usate per impermeabilizzare i tessuti.

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Una mossa giusta e consapevole, sulla scia dell‘esempio dato da Valentino già un anno fa, che non può fare altro che aumentare la reputazione di questo marchio.

“L’impegno di Burberry dovrebbe dare la sveglia a tutti marchi dell’alta moda – commenta provocatoriamente Chiara Campione, responsabile del progetto “The Fashion Duel” di Greenpeace Italia – Con la Settimana della Moda di Milano ormai alle porte ci chiediamo cosa aspettano marchi come Gucci, Versace e Louis Vuitton a passare dalla parte di coloro che stanno lavorando per garantire a noi e ai nostri figli un futuro libero da sostanze tossiche”.

Lvmh Young Fashion Designer Prize: ecco la prestigiosa giuria di esperti

delphine arnault 1Un premio ricercato ed esclusivo pretende una giuria ricercata ed esclusiva. Così è stato per il Lvmh Young Fashion Designer Prize, il contest ideato dal gruppo Lvmh Louis Vuitton Moët Hennessy per supportare i giovani talenti creativi, di cui si proclamerà il vincitore a fine maggio 2014.

Più di 500 giovani fashion designer si sono iscritti, nella speranza di arrivare a vincere la borsa in palio di 300 mila euro più un aiuto personalizzato per lo sviluppo della propria azienda da parte di un team selezionato per un anno. Ma solo trenta saranno i semifinalisti e dieci coloro che accederanno alla fase finale.

Per selezionare la Top Ten, è stato composto ad hoc un ‘comitato di esperti’ di tutto rispetto, che conta prestigiosi nomi nazionali e internazionali. Eccone alcuni: Sarah Andelman, direttrice artistica di Colette (Parigi); Tim Blanks, giornalista di Style.com (Londra); Angelica Cheung, caporedattrice di “Vogue Cina” (Pechino); Patrick Demarchelier, fotografo (New York); Babeth Djian, caporedattrice di “Numéro” (Parigi); Lilian Pacce, giornalista di moda e scrittrice (San Paolo); Sarah Mower, collaboratrice della redazione del magazine “Vogue US” (Londra); Tomoki Sukezane, stilista (Tokyo); Dasha Zukhova, caporedattrice di “Garage Magazine” e fondatrice del Garage Museum of Contemporary Art (Mosca), ma anche Natalie Massenet, fondatrice e presidente esecutivo di Net-a-Porter (Londra). Ma non solo, del panel di esperti fanno parte anche le top model Natalia Vodianova e Mariacarla Boscono, e i fashion editor Carine Roitfeld, fondatrice di CR Fashion Book e Katie Grand, caporedattrice di Love’s.

I prescelti verranno successivamente valutati da una giuria di stilisti, composta dagli otto direttori artistici delle società del gruppo LVMH: Nicolas Ghesquière (Louis Vuitton), Marc Jacobs (Marc Jacobs), Karl Lagerfeld (Fendi), Humberto Leon e Carol Lim (Kenzo), Phoebe Philo (Céline), Raf Simons (Dior), Riccardo Tisci (Givenchy). Ad essi si aggiungono Delphine Arnault, Jean-Paul Claverie (consigliere di Bernard Arnault e direttore delle sponsorizzazioni di LVMH) e Pierre-Yves Roussel (PDG del Fashion Group LVMH).

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Ognuno di loro avrà il compito, dopo uno showroom organizzato nella sede di LVMH durante la settimana della moda di Parigi, di votare per le sue dieci collezioni preferite. Al termine di queste votazioni, saranno eletti i dieci finalisti, tra i quali la giuria sceglierà a maggio 2014 il ‘Giovane Stilista di Moda’ dell’anno.

Cinema Visionaries: la moda e il grande schermo di nuovo insieme

gucci the film foundationModa e cinema, ovvero il connubio perfetto. Lo sa bene la maison Gucci, che per celebrare la pluriennale collaborazione con The Film Foundation, ha indetto e promosso la kermesse cinematografica Cinema Visionaries. Dal 22 Gennaio al 19 Marzo, infatti, il Cinema Odeon di Firenze ospiterà otto pellicole restaurate dall’associazione presieduta dal regista Martin Scorsese in collaborazione con la casa di moda italiana.

I lungometraggi selezionati per la rassegna sono tra quelli che hanno fatto la storia: Una moglie di John Cassavetes e Il caso Mattei di Francesco Rosi hanno aperto le danze, seguiti da La Dolce Vita di Federico Fellini e Senso di Luchino Visconti. Il 19 Febbraio sarà la volta di Le amiche firmato Antonioni e ancora Visconti con Il Gattopardo. A chiudere il festival ci saranno Gioventù bruciata di Nicholas Ray e C’era una volta in America di Sergio Leone, ultimo capolavoro restaurato dall’associazione no profit.

Il compito di The Film Foundation è quello di tutelare e salvaguardare il patrimonio artistico del cinema d’autore, che nel corso del tempo ha subito gravissime perdite a causa del deterioramento delle pellicole e della mancata conservazione. Frida Giannini, direttore creativo di Gucci, d’altro canto si è sempre detta orgogliosa della collaborazione e il modo migliore per dimostrare il pieno sostegno all’organizzazione di Scorsese è quello di far rivivere ancora una volta i lungometraggi più amati della storia. Ma il contributo della maison toscana non finisce qui: l’obiettivo è quello di continuare ad aggiungere ogni anno un altro film restaurato e dunque recuperato dai disastrosi effetti del tempo.

AltaRoma: il talento si scrive a… Quattromani

439_11106Quattromani perché sono in due a dar vita a una collezione, che dapprima è solo un’idea, ma poi diventa realtà: Massimo Noli e Nicola Frau sono gli stilisti, che dopo anni di carriera individuale hanno deciso di dar vita a un progetto comune, diventando l’anima creativa del brand, sperimentale per vocazione. Finalisti a ‘Who’s on next?’, con menzione speciale per il ready-to-wear, hanno appena presentato ad AltaRoma AltaModa la collezione Autunno-Inverno 2014/15, caratterizzata da un approccio rigoroso e una minuziosa definizione delle forme e che focalizza l’attenzione su tagli netti e precisi e su inedite giustapposizioni materiche, facendo un interessante uso di materiali inediti.

La silhouette, rigida e asciutta, mutua forme architettoniche stabili, perdendosi poi in bluse dalla foggia boxy e nei dress in lana e cady, divenendo, infine, affusolata e fasciante nei pants e nelle gonne al ginocchio dalla texture vinilica. Il panno di lana tecnico è protagonista di micro giacche e cappotti dalle linee cocoon, mentre i filati stretch caratterizzano i top bustier, i pantaloni dal fit slim e gli shorts con inserti in vernice.

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L’importante collaborazione dei giovani designer con Alcantara dà, infine, vita a cocktail dress in rete laminata, minibomber, coat over e felpe dal mood sporty con un’inedita stampa Muridae – realizzata in esclusiva dall’azienda su disegno di Quattromani – ispirata alle controverse e surreali sculture di Katharina Fritsch.

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La palette cromatica esplora i toni del grigio mélange, del salvia e nero assoluto, interrotti da lampi di bianco, geranio, giallo avocado che ricorrono anche nelle immancabili borse in pelle e vernice e nell’ iconica clutch/piattina proposta, questa volta, anche in versione maxi.

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Completano la collezione eclettici accessori, anch’essi di matrice sperimentale: le ankle pump in cuoio con chiusura a cartella – realizzate in collaborazione con Trenta7 di Eleonora Moccia; i sottili cuff e i keen collar in ottone, oro rosa e rutenio nero disegnati per Quattromani dalla designer Giuliana Mancinelli Bonafaccia; gli occhiali dal design esclusivo appositamente selezionati da Frank Lo tra i migliori marchi dell’occhialeria di ricerca internazionale.

Un talento WION: Arthur Arbesser presenta la collezione A/I 2014 ad AltaRoma

“La moda è una cosa leggera in grado di rendere la tua vita molto più bella, una cosa importante per molte ragioni ma che comunque non va presa troppo sul serio: è qualcosa che ti rende molto felice, proprio come una meringa con il gelato”. 

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E’ così che Arthur Arbesser definisce la sua passione, quella per la moda, tanto amata fino al punto di decidere compiuti i 30 anni di lasciare un ruolo sicuro di fashion designer in casa Armani per intraprendere un viaggio da solo per creare il suo di brand, che porta il proprio nome. Determinazione, risolutezza e sopratutto il suo talento sono stati premiati, tanto da riuscire a fondare il suo marchio in meno di un anno.

A fine 2012, Arthur Arbesser è la nuova linea womenswear che in pochi mesi e appena due collezioni, ha portato il fashion designer a vincere la nona edizione, ex equo con Esme Vie, di Who Is On Next? il più importante concorso di scouting italiano organizzato da AltaRoma in collaborazione con Vogue Italia, dove è stato premiato per il ready to wear, grazie alla sua capacità di interpretare un’attitudine contemporanea attraverso forme ed alternanze di tessuti, in un mixage che ha dato vita ad uno sportwear fatto di comodità e ricerca.

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Nato e cresciuto a Vienna, immerso sin da piccolo nella cosmopolita cultura austriaca, il percorso creativo di Arthur è segnato da alcuni momenti fondamentali che lo hanno portato dall’Austria a Londra, dove ha studiato fashiondesign nella prestigiosa Central Saint Martins, e dalla capitale inglese a Milano, dove ha preso contatti con le grandi maison di moda lasciando ad ognuna il lookbook della collezione finale per la Saint Martins, finito in mano a Giorgio Armani che lo ha immediatamente assunto. E’ il 2005 quando entra a far parte dell’entourage di Re Giorgio e per sette lunghi anni Arthur apprende conoscenze e competenze, che come non mai in questo momento si rivelano utili per gestire il suo brand in prima persona.

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Dopo la vittoria del concorso Who Is On Next? Arthur Arbesser è tornato a sfilare nella città che lo ha consacrato, durante gli eventi della XIV edizione di AltaRoma, portando sulle passerelle capitoline la collezione autunno inverno 2014-2015. E’ un viaggio indietro nel tempo la sua terza collezione, che ci porta a ripercorrere gli anni di studio londinesi. Contaminazioni dello street style inglese e delle culture giovanili, la spregiudicatezza delle controculture e le notti nei Club si fondono come inesorabili metafore delle sue creazioni.

Londra, Vaticano, militare, Joy Division, amori non corrisposti, gang di ragazzi pericolosi, una giovane Diane Keaton e grafiche primi anni ’80, sono la chiave di volta della sua collezione. Una fusione di stili che danno vita ad una serie di capi che mettono in risalto la visione androgina della donna cui il designer viennese resta ancorato.

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Forme nette e decise, chiare, mascoline e potenti, quelle per la donna Arbesser, ma allo stesso tempo morbide e sognanti. “Mi ispiro spesso alle architetture cittadine, magari prendendo spunto da un portone – dichiara Arthur – […] e poi le riporto sui miei abiti, che sono molto lineari. Rendono così portabili le stampe estrose e particolari che amo e che sono uno degli elementi distintivi del mio stile, perché solitamente queste linee sono legate a toni neutri”. A ispirare Arbesser non è solo il mondo della moda, ma sono particolarmente il teatro, l’opera, la musica e l’arte. “Un elemento ispira l’altro, è un lavoro in continuo divenire, – afferma lo stilista – anche se so sempre dall’inizio cosa voglio mandare in passerella, e di solito alla fine è sempre così […]”. 

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Un gioco di linee sartoriali molto marcate e trasparenze femminili sottolineano la linea di Arbesser, dallo spiccato accento su stampe e superfici. I tessuti per lo stilista sono un altro elemento che lo caratterizzano per eccellenza. Sempre speciali e con quel tocco in più, la luce e la lavorazione speciale, che rende unici gli abiti dai tagli puliti. Mix and match azzardato per i materiali coniugati assieme dove il Loden made in Austria si sposa con il faux astrakhan e il cavallino, le organze di seta trasparenti abbracciano i materiali tecnici gold glitter.

Ancora una volta a premiare è stato l’estro, l’idea dietro il concetto espresso da un artista eclettico come Arbesser, che ha creato silhouettes fresche utilizzando materiali inaspettati, portando in scena una collezione relativamente nostalgica, dove la voglia di riportare in luce ricordi dolcemente malinconici legati allo sforzo di crescere si fonde con la volontà di scoprire la propria identità.

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Dimmi che murale indossi e ti dirò che donna sei!

La street art per una volta ha lasciato il proprio habitat naturale e si è trasferita sulle passerelle dell’Alta Moda. Infatti abbandonando momentaneamente le strade metropolitane, spesso grigie e degradate, ma veri e propri musei a cielo aperto costituiti da enormi tele murarie su cui artisti, anonimi e non, danno sfogo alla propria creatività, i murales sono diventati elementi scenografici e contemporaneamente soggetti delle sfilate di Miuccia Prada (vedi il video).

Ormai la critica sta dando il giusto valore a opere che assurgono ad avere dignità artistica a tutti gli effetti, non solo per come sono realizzate, ma anche per il messaggio sociale che veicolano (basti pensare alle opere del più famoso writer del mondo, Banksy). Non è un caso, infatti, che Prada, da sempre impegnata in ambito civile e  politico, abbia voluto chiamare dei writer di fama internazionale, le cui gigantesche immagini decorano edifici di tutto il mondo.

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Prada, collezione P/E 2014 – Foto: Ansa

Si tratta di Miles “El Mac” Gregor, Mesa, Gabriel Specter, Stinkfish, Jeanne Detallante e Pierre MornetOgnuno dei writer ha un proprio stile e utilizza tecniche diverse con richiami a modelli differenti, che vanno dalla pittura di Caravaggio a quella di Klimt, alla fotografia all’illustrazione agli stencil. Sono personalità artistiche dalla formazione spesso accademica e dai percorsi variegati, anche legati alla moda, ma tutti, attraverso la propria originalità creativa sembrano, esattamente come Prada, aver tenuto come punto di riferimento i murales del messicano Diego Rivera (marito della pittrice Frida Khalo), che attraverso i propri lavori esprimeva negli anni ’20 e ’30 i propri ideali comunisti di lotta per la libertà e l’uguaglianza sociale.

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In questo modo la stilista che ha riprodotto le opere dei 6 anche sugli abiti da lei disegnati, ha lanciato un messaggio ben preciso. Non è certo la prima volta, infatti, che i vestiti sono stampati con immagini che riproducono icone di ogni periodo (basti pensare ai mosaici bizantini della collezione di Dolce e Gabbana), ma nel suo caso si tratta di qualcosa di diverso, perché le donne raffigurate da questi artisti vogliono essere emblema di una femminilità  che rivendica il proprio ruolo attivo e combattivo nel mondo. In the Heart of the Moltitude è il titolo di questo lavoro artistico-sociale, in cui, in mezzo alla massa, ogni donna, sempre troppo poco presa in considerazione, deve emerge con la propria forte personalità, che qui è resa attraverso i tratti del volti, decisi e unici, tracciati con colori accesi e contrastanti, che richiamano anche quelli della Pop Art. Sono l’animo e la personalità femminili, così, a campeggiare ed essere portatrici del vessillo etico di Prada, così come lo sono a Città del Messico i murales di Rivera.  Attraverso i volti che la stilista ha voluto riprodurre su accessori e abiti -che con i finti reggiseni ricamati sopra sembrano anche corazzati- emerge l’idea generale di una donna delicata, ma dalla personalità incisiva, che si fa largo a testa alta tra le difficoltà e il degrado metropolitano, in qualsiasi modo venga dipinta.

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Del resto è lo stesso principio con il quale il writer Rone decora i muri di tutte le città del mondo abbellendoli con ritratti e manifesti di donna. Dall’Australia agli USA, dal Messico alla Germania, sembra che le sue gigantografie richiamino Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”. Come dire che solo la bellezza, quella interiore, data da una delicatezza d’animo che solo le donne possono avere, è in grado di rendere migliore ogni luogo, portando rinascita anche nel quartiere più degradato e fatiscente, così come in una società ancora maschilista e violenta.

A questo punto sta proprio alle donne di ogni età voler dimostrare di essere quello che Prada e Rone indicano al mondo, perché, come afferma la stilista: “L’abito è quello che ci rappresenta. I nostri vestiti non passano inosservati”. Dunque che ognuna    si faccia un murale vivente, in qualsiasi strada di qualsiasi città.

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La vanità (di Valentino) nell’arte

Per questa stagione invernale 2014 i Direttori Creativi della maison Valentino, Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, hanno deciso di ricorrere a suggestioni artistiche d’epoca barocca e rococò, attraverso richiami all’iconografia e al gusto tipici del XVII e XVII secolo, a cui si mescolano con estrema naturalezza accessori di moda, come pochette, scarpe e foulard (vedi il video). 

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In particolar modo i fotografi olandesi che si sono occupati della campagna pubblicitaria, Inez e Vinoodh, hanno riprodotto attraverso la fotografia quelli che sembrano veri e propri dipinti di gusto fiammingo, ognuno dei quali è abbinato a una modella che l’abito di Valentino, seppur contemporaneo, sembra rendere una dama del Settecento, in perfetta armonia con le nature morte raffigurate accanto.

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Le particolarità di queste immagini sono molteplici, a partire dal fatto che sembrano delle tele a olio a tutti gli effetti (vedi sotto il particolare della foto a confronto con un quadro del ‘600 di Van Utrecht), mentre sono scatti in cui i due professionisti hanno sapientemente disposto quelli che erano i simboli che all’epoca, nei Paesi Bassi come nel resto d’Europa, rappresentavano la vanitas e la caducità di tutte le cose terrene, a partire, naturalmente, dalla bellezza.

VALENTINO dettaglio                                                                          Adriaen van Utrecht

Esaminando l’immagine pubblicitaria, da sinistra si nota il primo elemento che indica per antonomasia lo scorrere inesorabile del tempo: la clessidra. Non a caso attorno ad essa sono posti un torsolo di mela, esempio palese del deteriorarsi delle cose, e la farfalla, simbolo della trasformazione e dello svanire rapido della vita. L’insetto, però, è su una sfera,  che rappresenta la perfezione, l’armonia, la grazia e l’immortalità dell’anima e non a caso vicino ha una collana di perle, che nella sua altrettanto sferica bellezza rappresenta un ornamento, intrinsecamente effimero, in quanto legato alla vanità, esattamente come la spazzola in argento. Un vaso, poi, separa la sfera dal teschio, che sta a indicare il più classico degli ammonimenti, il memento mori. E come quel cranio di morto ricorda all’uomo la sua caducità, fanno altrettanto la rosa, rossa come la passione, ma destinata a sfiorire presto, la conchiglia vuota, quindi priva della vita che un tempo l’abitava, e il libro, a ricordare che qualsiasi cosa è transitoria, anche il sapere.

La genialità di questi creativi consiste nell’aver abbinato in modo tanto sapiente elementi che di per sé sembrano contrastare, ma che invece lanciano un messaggio evidente, seppure non esplicito. La moda, infatti, rappresenta l’effimero per eccellenza, la vacuità su cui donne di ogni epoca basano la propria vanitas, ma c’è una cosa destinata a rimanere immortale nella sua eterna bellezza senza tempo: Valentino.

E appunto, impavida davanti alla fine della giovinezza e della bellezza, la modella della maison, eternando se stessa attraverso il marchio, è circondata da teschi e tiene perfino un ramo su cui sono appoggiati. In questo caso il richiamo è al gusto rococò che andava a sfociare nel macabro e nel grottesco e di cui sono un esempio tipico la Cappella dei Cappuccini a Roma e Palermo, le cui pareti sono interamente decorate con gli scheletri -veri e non finti come questi- dei frati defunti.

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Infine, tornando indietro a un anno e mezzo fa, alla campagna pubblicitaria di Red Valentino 2012, si nota che già c’era una ripresa del grottesco e insieme magico attraverso il servizio fotografico realizzato nel Parco dei Mostri a Bomarzo, in provincia di Viterbo (realizzato precedentemente, per la collezione del 2012). Si tratta di un bosco in cui nel 1552 il principe Orsini fece costruire la cosiddetta Villa delle Meraviglie, circondata da sculture raffiguranti mostri e creature fantastiche. E’ una location in cui il tempo sembra essersi fermato e in cui sembra che possano prendere vita gli esseri meravigliosi che la abitano, meravigliosi come gli abiti che diventano essi stessi opere d’arte. Come dire: “sic transit gloria mundi”, ma non quella del marchio Valentino!

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“Rosso Valentino”: ecco il libro sull’Imperatore della moda

Valentino-master-of-couture-Mostra-Valentino-Master-of-CoutureNon solo è stato Maestro di moda, lui è stato ed è ancora oggi la moda. Non solo abiti d’haute couture, ma vere e proprie creazioni d’arte. Su di lui è già stato detto e scritto tutto, son stati girati film, è stata coniata ad hoc una tonalità di rosso che prima non c’era: lui è Valentino, re, anzi imperatore indiscusso della moda italiana, che seppur si sia ritirato ormai dalle scene ormai sette anni fa, non ha mai smesso di far parlare di sé.

Oggi torna alla ribalta con un libro, non autobiografico, ma scritto a quattro mani da Franco Rossi e Piera de Sensi, due ex dipendenti della Maison che per anni hanno lavorato per Valentino e che lo conoscevano molto bene. Il titolo è “Rosso Valentino. Quando la moda era magia” ed è uno spaccato più che sulla persona di Valentino, su quello che negli anni ha saputo creare, insieme al suo socio e compagno di una vita Giancarlo Giammetti, svelando aneddoti e risvolti segreti di una vita interamente dedicata al bello e alla moda. Come nasce un abito d’alta moda? E come fa a crescere intorno ad un abito d’alta moda un’azienda multinazionale? Come si svolge la giornata lavorativa di un grande couturier? Cosa succede dietro le quinte di una sfilata? A queste e a molte altre domande, i due autori cercano di dare una risposta che si nasconde tra le pieghe di una storia durata ben 45 anni, fino all’epilogo conosciuto ai più della vendita del marchio e del ritiro dalla scena creativa di uno dei più grandi couturier della storia, alle cui porte bussavano tutti: dai regnanti, alle stelle dello spettacolo, fino alle habitué dei salotti del jet set.

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Il libro è pubblicato online su ilmiolibro.kataweb.it e può essere ordinato in versione cartacea oppure come e-book presso le librerie Feltrinelli.

Weekend Max Mara e NewLife: il Made in Italy è ecosostenibile

1558417_733282436691768_9174305_nEstetica ed ecosostenibilità. Un binomio indissolubile secondo la filosofia di Weekend Max Mara che, per la collezione Primavera Estate 2014, si avvale della collaborazione della Saluzzo Yarns, azienda leader nella produzione di poliestere. La collaborazione prevede una capsule collection tutta realizzata grazie all’utilizzo dell’innovativo filo NewLifeTM, ricavato dalla conversione delle bottiglie di plastica PET. Il processo che sta dietro a tutto questo non soltanto è completamente meccanico e non chimico, ma prevede anche una riduzione notevole dei consumi in termini ambientali. Si parla infatti di un risparmio di acqua del 94% e di energia del 60% circa con una riduzione dell’emissione di anidride carbonica pari al 32%. Il risultato? Un impermeabile, una giacca senza colletto, una t-shirt e una gonna a tubo decorati da una particolare fantasia in pied-de-poule e negli store da Gennaio 2014. Ad accompagnare i capi ci sarà un’etichetta, che informerà il cliente del progetto green e dello scopo della lavorazione.

Ma NewLifeTM non è soltanto un innovativo filato, quanto una vera e propria realtà ecosostenibile che fa parte della piattaforma internazionale CLASS (Creativity Lifestyle and Sustainable Synergy) e che ha conquistato numerosi premi come il Best Recycled Plastic Product 2012, assegnato da EPRO (European Association of Plastics Recycling & Recovery Organisations) e il Premio Impresa Ambiente nella categoria Miglior Prodotto 2012, assegnato dal Ministero dell’Ambiente e dalla Camera di Commercio di Roma. La Saluzzo Yarns, entrata a far parte del Sinterama Group, si dice orgogliosa dei risultati raggiunti da NewLifeTM e dalla nuova collaborazione con Weekend Max Mara. E grande entusiasmo è stato espresso anche dal fashion brand che da poco ha installato ben undicimila pannelli solari nel quartier generale dell’azienda per produrre energia in maniera naturale. Pochi, ma importanti gesti per dare avvio a una nuova idea di moda, che sia sostenibile, etica e pulita, senza rinunciare alla bellezza di un capo tutto italiano.

Seminaked Party by Desigual: i saldi cominciano… svestiti!

Il primo giorno di saldi è per molti sinonimo di confusione, file chilometriche e nervi a fior di pelle. Per molti, ma non per Desigual, il marchio spagnolo che ha deciso di organizzare un evento molto originale proprio in occasione dell’inizio degli sconti invernali in Italia.

A Roma e a Torino, infatti, il 4 Gennaio si è svolto il Seminaked Party: i primi cento clienti entrati seminudi in negozio sono stati rivestiti da capo a piedi. Uno scherzo? Assolutamente no. E’ bastato presentarsi in biancheria intima a partire dalle ore 08:00, avere molta pazienza e capacità di resistere al freddo pungente del primo mese dell’anno e lasciarsi catapultare nello store più atipico del momento. I clienti ammessi hanno avuto un’ora a disposizione per scegliere il proprio outfit, con la musica di Radio Dimensione Roma e la voce di Claudio Guerrini di RDS in sottofondo. E poi la colazione servita e un’atmosfera di puro divertimento hanno fatto il resto. Il Seminaked Party è ormai tradizione del marchio di Barcellona; infatti è dal 2005 che l’evento fa il giro del mondo coinvolgendo migliaia di persone: da New York a Tokio, da Praga a Parigi a Torino e in Via del Corso a Roma.

Qualche lamentela sulla strategia di marketing c’è stata, ma è emerso soprattutto l’entusiasmo da parte di chi è riuscito ad andar via dal negozio con un look completamente nuovo e… gratuito. Che per essere il primo giorno di saldi, è una conquista niente male. Ma il tour dell’evento, che dopo le due tappe italiane si è spostato a Madrid e poi a Nizza, non si ferma di certo qui e continuerà a far divertire i propri fan in giro per il mondo. Perché, si sa, #lavidaeschula secondo Desigual.

Seminaked Party - Desigual
Seminaked Party – Desigual
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