Tutti gli articoli di Elisa Zisa

Dal Wrap Dress al memoir: Diane von Fürstenberg si racconta in un libro

La stilista Diane von Fürstenberg
La stilista Diane von Fürstenberg

Un’icona di stile, di eleganza che non è appariscenza ma semplicità, quella semplicità che si modella con i segni del tempo, quella che cattura perché profuma di verità e grande consapevolezza.  Diane von Fürstenberg rappresenta tutto questo, una donna che ha deciso di aprire le porte del suo backstage più importante, quello che non è fatto di modelle e creazioni, ma piuttosto di emozioni, sensazioni e un passato che le ha insegnato tanto e le ha dato la carica per poter donare alle generazioni presenti e future un modello di vita: “siate le donne che vorreste essere”.

Lei che, quasi inconsapevolmente 40 anni fa creò un capo iconico, uno di quelli che entrano nella storia non tanto per i tessuti pregiati o i ricami singolari, quanto piuttosto per il valore sociale che si portano dietro. Lei ci è riuscita, avvolgendo la silhouette di ogni donna con del jersey stampato, privo di zip e bottoni, ma dotato solo di una cintura da annodare intorno alla vita per valorizzare la bellezza delle curve femminili. È così che nasce, dal matrimonio tra sartoria, ingegneria e una grande dose di furbizia, il wrap dress: iconico abito femminista. Si, perché Diane, ancora oggi pensa davvero che il femminismo sia un dettaglio importante che tutte le donne debbano portare come torcia nella loro esistenza, per ricordare a se stesse quanto sia importante essere fiere, forti e potenti, perché il potere è un’arma a doppio taglio, “se dubiti del tuo potere, dai potere ai tuoi dubbi”.

Wrap dress indossato da Minka Kelly, New York FW12

A distanza di anni, quella che è considerata una delle designer più importanti dei nostri tempi, ha deciso di raccontarsi, ma non per tirare le somme di una carriera ormai giunta qui alla fine, tutt’altro, lo fa al fine di condividere le proprie esperienze in modo tale che queste possano essere da stimolo per chi ancora ha un lungo percorso davanti e anche per chi crede che invece sia troppo tardi per “reinventarsi”. Non è così, non è mai troppo tardi, non è mai detta l’ultima parola, perché siamo solo noi a decidere cosa fare della nostra vita. “Carattere. Intelligenza. Forza. Questo fa la bellezza” scrive nel suo ultimo libro presentato a Milano, quella città che conserva, come fosse uno scrigno dorato, moltissimi attimi importanti della sua vita.

La donna che volevo essere è il titolo che Diane ha scelto come chiave di volta di queste pagine così importanti in cui scrive quanto, nella sua vita, sia stata fondamentale la figura della madre, la quale l’ha sempre considerata la sua “bandiera di libertà”. Sarà stato probabilmente questo, il racconto di come è venuta al mondo quasi come fosse un miracolo della natura (la madre era stata prigioniera nei campi di concentramento e pesava poco più di 20kg), a donarle tutta la forza che da sempre la contraddistingue. La stilista racconta come, all’età di 20 anni, non sapeva esattamente cosa avrebbe voluto fare nella sua vita, ma aveva ben chiaro il tipo di donna che avrebbe voluto essere. Grandi insegnamenti, momenti toccanti ed emozioni senza tempo, le pagine scritte da Diane von Fürstenberg, sono proprio questo; piccoli pezzi di un puzzle, quello della sua vita, che crescerà ancora e ancora finché riuscirà a dimostrare al mondo quanta forza conserva dentro di sé.

Copertina del libro "La donna che volevo essere"
Copertina del libro “La donna che volevo essere”

Street style en plein air. Chi l’ha detto che si sfila solo in passerella?

La fashion blogger Benedetta Rossi
La Fashion blogger Benedetta Rossi

Avvistate! Giovani donne, fashion addicted o fashion influencer, far capolino fra le strade delle più importanti capitali della moda mondiale. Si tratta di uno strano fenomeno di invasione aliena? Ma no, anzi tutt’altro, stiamo semplicemente parlano di uno dei tratti distintivi e forse ormai maggiormente interessanti delle fashion week.

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La Fashion Blogger Benedetta Rossi

Sono lontani ormai i tempi in cui la moda era solo ed esclusivamente quella confezionata per nobildonne che dovevano presenziare durante feste e i salotti più elitari (questo lo lasciamo all’Haute Couture e i suoi Red Carpet). Oggi l’assetto piramidale della moda ha subito un grande cambiamento, o meglio ribaltamento. Tutto adesso parte dal basso o se vogliamo essere più precisi, proprio dalla strada. Non sarà un caso se Scott Schuman, considerato il patriarca della categoria blogger, ha mosso i primi passi nel suo mondo di The Sartorialist fotografando tutti quei soggetti che per strada, attraevano il suo sguardo proprio per il loro modo di vestire. Lui ha decido di spostare l’obiettivo sul mondo reale, quello che si poteva toccare con mano gettando le basi di un nuovo modo di comunicare il settore moda, così come  hanno fatto numerosissime blogger nostrane.

la fashion blogger benedetta rossi
La Fashion Blogger Benedetta Rossi

È così che se ancor oggi, fortunatamente, le passerelle dei fashion designer inseriti negli ormai rinomati ed intoccabili calendari modaioli, continuano ad essere il punto più alto del fashion system, è pure vero che accanto ai catwalk principali ne esistono altri collaterali che riescono ad attrarre esattamente allo stesso modo.

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Lifestyle Blogger Erika Barbato

Si parla  delle sfilate open air, quelle che permettono a chiunque di poter diventare modella per un giorno, sfoggiare i propri outfit e farsi catturare dall’obiettivo della schiera di fotografi impazienti di fare milioni di click. Individualità, contaminazione, personalità estreme, look sobri ma accattivanti, stilyng sublime, mood eccentrici, gusto rock e accessori casual, è proprio questo il pane quotidiano di quell’amore chiamato street style.

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Lifestyle Blogger Erika Barbato

Insomma, da New York a Londra, da Milano a Parigi, l’imperativo è solo uno: portare per strada i trend di stagione che inevitabilmente ispireranno tutti gli stilisti. La moda ha ormai imparato a guardare oltre perché l’abito viene davvero considerato un vero e proprio sistema di comunicazione non verbale, un fenomeno che ci ha coinvolti a 360° soprattuto da quando si è visto il tramonto della moda come distinzione sociale e l’inizio dell’era della moda aperta.

 

Laura Limone posing outside of the Gucci runway show during Milan Fashion Week Photo: Runway Manhattan/Paolo Diletto
L’allure blog by Laura Limone Photo: Runway Manhattan
Laura Limone  Photo: Runway Manhattan/Paolo Diletto
L’allure blog by Laura Limone  Photo: Runway Manhattan

“La moda da strada ormai è un mezzo di comunicazione e multiculturalismo” ed è così che fra gli outfit di Corso Venezia, le pellicce must have di Via Tortona e l’eleganza sfoggiata in Viale Umbria, le fashioniste non hanno fatto altro che dare vere e proprie lezioni di stile. Direte voi, abbinamenti piuttosto strani, colori poco abbinabili, stili opposti che convivono in una sola persona… e cosa c’è di male? Nello street style tutto è permesso perché è proprio con esso che si mostra al mondo la propria visione della moda, la propria personalità.

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L’allure, blog by Laura Limone

Insomma durante le trepidanti fashion week, ormai da anni attese allo stesso modo sono le sfilate che avvengono al di fuori dei fashion show e che trasformano la strada nella passerella più democratica e attesa del momento. Una cosa è certa: lo street style oggi detta la moda!

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La Fashion Blogger Benedetta Rossi

 

Re Giorgio goes to Moscow! L’amore della Russia per Armani

Sfilata FW2017 Giorgio Armani-Mosca
Sfilata FW2017 Giorgio Armani-Mosca

Ambasciatore dello stile italiano da oltre 40 anni, uomo di grande eleganza, un aggettivo che nel corso degli anni è riuscito a fare totalmente suo al fine da poter essere definito il filo conduttore di ogni suo capo, di ogni sua collezione. Un uomo che ha costruito un vero e proprio impero, uno dei pochi a fatturare nella nostra penisola più di 2 miliardi ogni anno nel settore fashion, insomma lui al quale l’appellativo Re, calza proprio a pennello!

Un sovrano delle passerelle che ha ben deciso dopo un’assenza durata 7 anni, di tornare ad omaggiare una terra che lo ha sempre adorato e portato in alto: la Russia! Un Paese che racchiude fra i propri confini un cospicuo numero di clienti molto importanti che hanno rappresentato una grande percentuale delle sue vendite e che sono dunque apparsi nel front row di questa speciale sfilata nella magnifica Mosca.

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Giorgio Armani alla fine della sfilata a Mosca

Ed è così che si è mostrato il boss della maison Armani nella parte finale del catwalk, portando fra e braccia uno dei simboli per eccellenza di Madre Russia. Ad accoglierlo, dopo aver visionato i capolavori delle collezioni uomo e donna Autunno-Inverno 2916-2017 c’era una platea di 480 presenza fra le quali si potevano contare celebrity, “socialite” e autorità russe. D’altronde a gestire lo spettacolare evento c’era la nipote Roberta Armani che da anni si occupa della gestione delle celebrities internazionali per il gruppo italiano. Ma durante i 10 giorni d’aprile trascorsi nella capitale russa, Giorgio non ha limitato la sua apparizione solo durante la sfilata, anzi è stato protagonista di una serie di eventi che hanno portato una bella ventata di stile italiano fra le vie di Mosca.

Armani accanto alle copie del suo libro autobiografico
Armani accanto alle copie del suo libro autobiografico

Ha infatti toccato terra russa anche la sua preziosa autobiografia, un libro che racchiude grandi tesori fra le sue pagine che Re Giorgio ha firmato a tutti coloro i quali si sono recati presso la boutique della maison in Tretyakovsky Proezd, un piccolo (poi non tanto considerati i 500 metri distribuiti su tre piani) angolo di eleganza italiana inaugurato a marzo 2015.

«Sono felice di essere tornato a Mosca dopo tanti anni. La Russia è un mercato fondamentale, con clienti speciali che accolgono da sempre il mio messaggio di stile e di lifestyle con grande entusiasmo. Per questo ho voluto creare un evento speciale, nel quale ho presentato le mie ultime collezioni e il mio libro, che è la summa per immagini della mia estetica» ha dichiarato il Re dello stile italiano e noi? Noi siamo orgogliosi di essere rappresentati nel mondo da professionisti e personalità come quelle di Giorgio Armani che non ha fatto altro che portare sempre alto il nome e la maestria del nostro Paese.

#WeLoveGiorgio

#WeLoveArmani

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Saint Laurent chiude l’era Hedi Slimane

Hedi Slimane Diary
Hedi Slimane Diary

Talentuoso non è chi riesce a dimostrare al pubblico solo ciò che più gli riesce bene fare, taletuoso è chi nel corso della propria vita ha il coraggio di mettersi in gioco sempre comunque riuscendo ad imparare nel bene e nel male, riuscendo altresì a fare tesoro di ogni piccolo dettaglio visto o immaginato, di ogni persona conosciuta di ogni settore toccato con mano o semplicemente studiato. Talentoso è Hedi Slimane. Vogliamo definirlo eclettico come l’intera stampa internazionale ha fatto negli ultimi anni? Possiamo anche farlo, ma solo se usiamo questo aggettivo con cognizione di causa e non solo perché ormai gli è stato affiancato come tratto distintivo. Tutti sanno che è un bravissimo stilista dallo stampo rock-chic, che ha messo le mani sulla casa di moda YSL eliminando il nome del suo fondatore, che ha trasformato una semplice sfilata nell’evento di Los Angeles più atteso e acclamato dell’ultimo decennio; ma pochi sanno chi è davvero colui che da qualche giorno ha divorziato dalla casa di moda parigina del gruppo Kering.

Hedi Slimane diary
Hedi Slimane diary

 

Hedi è un visionario, è un credente, è stato uno studente modello, è una persona che ha cercato con ogni forza in suo possesso di raggiungere i suoi obiettivi, i suoi sogni, andando a scavare sempre in ogni piccolo angolo della sua persona. Slimane ha saputo mettersi in gioco, accettare le sfide e rialzarsi dalle cadute infantili, ma soprattutto è sempre riuscito a lasciare il segno dal punto di vista professionale in ogni settore con il quale ha dovuto interfacciarsi. Ma dove avrà fatto crescere il suo gusto stilistico o da chi lo avrà ereditato? Potremmo valutare come esatte entrambe le risposte a queste domande perché, l’ormai ex designer di casa Saint Laurent, ha potuto contare sul gusto artigianale e delicato di una mamma italiana sarta e su studi approfonditi che non si sono mai limitati al campo del disegno di moda. Il quid in più che forse oggi ha fatto sì che Hedi sia un professionista a tutto tondo, deriva probabilmente dal fatto che lui, nel corso della sua crescita, ha voluto studiare vari e diversi ambiti che ruotano all’unisono, attorno al mondo del fashion system: arte, musica, giornalismo e fotografia. 

Hedi Slimane diary
Hedi Slimane diary

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha studiato ma soprattutto ha sviluppato un senso di visione del mondo della moda a 360°. Ha lavorato come art director freelance diventando a soli 27 anni direttore creativo di Dior Pour Homme ottenendo nel 2002 il premio come “migliore stilista internazionale dell’anno” dal Council of Fashion Designer of America. E come poteva a questo punto Francois-Henry Pinault, Ceo di PPR, non nominare proprio lui come designer della casa di moda Yves Saint Laurent? Da quel momento ad oggi sono passati ben 4 anni, arco temporale durante il quale Slimane ha totalmente fatto rinascere e riposizionato all’interno del fashion system il marchio Saint Laurent dandogli un’impronta decisamente più trasgressiva ma di grande stile che sicuramente sarà sempre ricordata negli anni come il doppio biennio più importante della casa di moda dopo l’addio del defunto fondatore. Un amore che giunge al termine senza rotture ma con una stretta di mano professionale e di grande rispetto. Il futuro di YSL è già stato deciso, o meglio “postato”. Quello di Hedi Slimane è ancora tutto da scoprire, ma una cosa è certa, un talento del genere avrà bisogno di una cornice altrettanto importante. Good luck HS. 

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Hedi Slimane diary

Snapchat e moda. Storia di un nuovo amore in passerella

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Logo di Snapchat, il social del fantasmino.

 

“C’era una volta, in un favoloso mondo patinato, una bellissima donna che si chiamava Moda. Era una di quelle bellezze paradisiache la cui semplice visione era riservata solo ed esclusivamente ad una ristretta élite di persone, appartenenti naturalmente al suo stesso mondo di provenienza. Tutto sembrava andare avanti in un modo sereno e tranquillo, scandito da una cadenzata routine. La bella principessa si mostrava al pubblico solo due volte nel corso di un singolo anno, con qualche eccezione nel caso in cui ci fossero eventi particolarmente importanti di Haute Couture. I giorni, i mesi, gli anni, trascorrevano così in modo quasi monotono e così, quella donna che non si era mai permessa di alzare la voce, venne improvvisamente scossa dalla voglia improvvisa di rompere quella vita monotona e far presente i suoi desideri. Così, dall’alto della sua carica prestigiosa, decise di comunicare a tutti i suoi sudditi: stilisti, sarti, modelle e tutti coloro i quali gironzolavano attorno al suo castello, che era arrivato il momento di abbattere le mura di cinta e guardare oltre. Aveva capito che fuori dal mondo incantato all’interno del quale trascorreva la sua esistenza, qualcosa stava cambiano e lei, non poteva assolutamente rimanerne allo scuro. Così le mura venendo abbattute, i cancelli furono aperti e vennero convocati a corte tutti quei nuovi fanciulli che, appartenenti ad una nuova generazione, si pensava potessero apportare grandi idee e novità nella sua vita. La bella Moda però non si accontentò inizialmente di scegliere un solo pretendente ma li mise immediatamente subito alla prova; fu così che Facebook, Twitter, Instagram e il timido Snapchat iniziarono la loro “lotta” per conquistare il cuore della principessa, ognuno secondo il proprio stile. Twitter decise di non abbandonare il suo aspetto elegante e raffinato, cinguettando di qui e di lì in modo sempre piuttosto ermetico, insomma non andava mai oltre le 140 battute. Facebook invece partì “in quarta” mettendo in mostra tutte le su potenzialità; iniziò a creare pagine che contenessero le foto di Moda, pubblicò video, foto, post più o meno lunghi cercando di racimolare sempre più like che invece il tranquillo Instagram non si dovette sforzare di ricercare. A quest’ultimo bastò qualche foto, il filtro giusto e un paio di hashtag per portare sul piatto della principessa un numero di follower davvero incredibile. Moda fu così colpito da Instagram e il suo fashion molto street, se ne innamorò, ma quando stava per gettarsi fra le sue braccia, accadde qualcosa di davvero inaspettato. Mancava un pretendente all’appello durante la riunione finale, il timido e sempre ritardatario Snapchat che però accaparrandosi l’esclusiva in tempo reale e soprattutto limited edition di molti amici della principessa moda, riuscì a baciarla e farla sua per sempre. Fu così che bastò una fashion week per convincere la bella Moda a rendere pubblico l’inizio di questa storia d’amore. I suoi amici, colpiti da questa grandissima novità, iniziarono a manifestare le loro idee. Alcuni decisero di commentare con un pollice rivolto verso il basso altri invece, come Burberry, Louis Vuitton, Dior, Michael Kors si sbizzarrirono fra cuori e mi piace iniziando anche ad instaurare un rapporto con il nuovo amico Snapchat che all’interno della patinata corte di madame Moda, conquistò davvero tutti che poi…” (to be continued)

Sfilata Burberry. Ph. GettyImages
Sfilata Burberry FW2017. Ph. GettyImages

Beh, come avrete potuto notare, la nostra storia non ha una fine. Sapete perché? Perché abbiamo deciso di raccontarvi una love story piuttosto moderna, anzi proprio attuale e in via di sviluppo che continua a costruirsi ogni giorno, anche mentre io scrivo e voi leggete, probabilmente qualcosa starà cambiando. È proprio per questo che abbiamo deciso di mettervi al corrente di questo meravigliosi rapporto di amorosi sensi nato fra il mondo della moda e il social del fantasmino, senza però scrivere una fine. Un amore nato quasi per caso che però, stando ai dati resi pubblici durante le fashion week appena terminate, mostra dei dati davvero molto interessanti. “La scorsa New York Fashion Week ha registrato un crollo delle conversazioni su Instagram e Twitter rispetto all’edizione precedente, coinvolgendo 660 milioni di persone a fronte dei 5,8 miliardi di settembre” o meglio è quello che ha ipotizzato il CEO di Pixlee, Kyle Wong, secondo il quale tutto si dovrebbe imputare proprio all’avvento di Snapchat. Ricordiamo che il social, secondo un rapporto di comScore, è il terzo più grande per livello di penetrazione tra i Millennials statunitensi compresi fra i 18 e i 34 anni, dopo Facebook e Instagram.

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Chiara Ferragni, The Blonde Salad

Chi però ha contribuito fortemente a rendere “appetibile” Snapchat fra il pubblico nostrano, è stata la trend setter più famosa al mondo nel panorama delle fashion blogger: Chiara Ferragni che con il suo The Blonde Salad è stata una delle prime a portare dietro le quinte e nel front row delle sfilate, tutti i suoi follower proprio grazie ai mini video pubblicati nel social in questione. Movie e foto che ricordiamo si autoeliminano dopo pochissimo tempo, ed è forse questa una delle peculiarità che ha contribuito a renderlo davvero, come direbbe una blogger: glamour! Oltre alla Ferragni sono molti altri i nomi che si potrebbero fare fra le figure del settore che hanno esposto la loro preferenza nei confronti di Snapchat che risulta essere fra i social, il più umano, informale ed immediato. 

Sfilata Alexander Wang. Ph. GettyImages
Sfilata Alexander Wang. Ph. GettyImages

“Il fascino di Snapchat sta nel fatto che è possibile vedere gli eventi moda da diversi punti di vista, quello del fotografo del make up artist, della modella del designer ecc…”, ha affermato Nick Bell, head of content di Snapchat. E a fronte di quanto appena letto possiamo capire perché questo fantasmino bianco e giallo, sia diventato, all’interno dell’immenso cyberspazio, la piattaforma di condivisione più amata da direttori creativi, maison e influecer che spesso decidono di mostrare in esclusiva le proprio collezioni o i dietro le quinte dei fashion show, proprio tramite quei piccoli video della durata di 10 secondi. Un po’ come fece Valentino in occasione di Zoolander o Gucci che ha anticipato così la pre-collezione 2016-2017. Insomma la nostra storia si potrebbe concludere con un “e vissero felici e contenti” ma attenzione, tutto fra qualche secondo potrebbe scomparire quindi vi consiglio di screenshottare o condividere subito!

 

 

Zoolander 2: la sfilata “bella bella in modo assurdo” che apre la NYFW

Ben Stiller, Will Ferrell, Penelope Cruz e  Owen Wilson sulla passerella per la prima di Zoolander  a New York  (Brian Ach/Getty Images for Paramount)
Ben Stiller, Will Ferrell, Penelope Cruz e Owen Wilson sulla passerella per la prima di Zoolander
a New York (Credits: Brian Ach/Getty Images for Paramount)

Per tutti colori i quali pensano davvero che la moda sia un settore poco importante all’interno del panorama italiano e mondiale, è appena arrivata una grande e significativa risposta. Se così fosse, se si trattasse solo di una piccola parte poco importante, pensate davvero che si sarebbe arrivato al punto di manifestare una grandissima e palese commistione fra grande schermo e il favoloso e patinato fashion system?

Gigi Hadid sfila per la prima di Zoolander 2 a New York  (Frazer Harrison/Getty Images for Paramount)
Gigi Hadid sfila per la prima di Zoolander 2 a New York
(Credits: Frazer Harrison/Getty Images for Paramount)

 

Beh, per tutti gli scettici, per coloro i quali credono ancora che il settore moda sia “inutile” o quantomeno “poco rilevante”, è importante che adesso sappiano che la première del sequel di uno dei film record di incassi, Zoolander, qualche settimana fa ha deciso di rompere gli schemi e trasformarsi in una vera sfilata di moda.

Attori, stilisti, top model, registi, celebs, tutte riunite attorno ad un red carpet sui generis che è riuscito a far sorridere per la bellezza degli abiti messi in mostra ma anche e soprattutto per l’idea che sta alla base di ciò che poi è stato portato in scena. Zoolander2, un fim di Ben Stiller che non fa altro che “prendersi gioco” di tutti quegli stereotipi che si legano alla routine di modelli, fashion icon e fashion addicted. Una pellicola che riesce ad entusiasmare tutto il pubblico ancor prima di mostrarsi definitivamente a tutti coloro che andranno ad occupare le poltrone rosse dei cinema di tutto il mondo.

 

 

La sfilata per la prima di Zoolander 2 a New York  (Frazer Harrison/Getty Images for Paramount)
La sfilata per la prima di Zoolander 2 a New York
(Credits: Frazer Harrison/Getty Images for Paramount)

Dopo aver annunciato il progetto della realizzazione del sequel durante la sfilata prêt-à-porter di Valentino, nel marzo dell’anno scorso, come poteva proseguire il cammino del cast se non con una sfilata? È così che ad aprire in modo del tutto unico la New York Fashion Week sono stati Ben Stiller, Owen Wilson, Penelope Cruz e Will Ferrel, accompagnati dalle splendide mannequin più in voga del momento; da GigiHadid a Irina Shayk. Una sfilata “bella bella in modo assurdo” che ha visto calpestare lo stesso catwalk contemporaneamente, creazioni di Marc Jacobs, Alexander Wang, Tommy Hilfiger e Valentino sapientemente osservati dagli occhi attenti della regina del fashion sysmet: Anna Wintour.

Anna Wintour alla prima di Zoolander 2 a New York  (Frazer Harrison/Getty Images for Paramount)
Anna Wintour alla prima di Zoolander 2 a New York
(Credits: Frazer Harrison/Getty Images for Paramount)

D’altronde all’interno del film, interamente girato a Roma, compaiono volti noti del mondo della moda, dalla direttrice di Vogue America a quella di Vogue Italia, Franca Sozzani, ma anche Kate Moss e Alexander Wang. Insomma tutto inizia con una passerella a cielo aperto che ha trasformato il Lincoln Center in uno dei luoghi più ambiti del momento ma come finirà? Il film verrà apprezzato tanto quanto il lancio pubblicitario messo in atto da un anno a questa parte? Al pubblico l’ardua sentenza, adesso è arrivato il momento in cui si spengono le luci e inizia la proiezione…

Parigi Haute Couture. Il trionfo italiano

 

La sfilata di Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.  (AP Photo/Francois Mori)
La sfilata di Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.
Credits: AP Photo/Francois Mori

Il tempo scorre sotto le nostre dita e noi non riusciamo spesso nemmeno a rendercene conto. Così mentre noi rimaniamo con le mani in mano, c’è invece chi si rimbocca le maniche e impugnando una semplice matita inizia a ricostruire il passato, lo rende vivo attraverso le stoffe, le linee e lo mostra in passerella regalando attimi di meraviglia ed emozioni indescrivibili. È proprio questo quello che sono riusciti a fare Pier Paolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri con la collezione Haute Couture Primavera/Estate 2016.

Una modella sfila per Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.  (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Una modella sfila per Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.
Credits: Vittorio Zunino Celotto/Getty Images

“L’arte di Mariano Fortuny, la sua personale ricerca dell’eternità facendo dialogare oriente bizantino e occidente classico”, è proprio da qui che parte l’ispirazione che sta alla base di questa collezione che fra broccato, chiffon e minuziose lavorazioni manuali, mette in scena il concetto di bellezza esaltando la figura della donna. Una donna senza tempo che con le sue coroncine. i calzari gioiello e avvolta fra voli di farfalle e fiori, è in grado di danzare con ogni suo libero movimento naturale, con leggerezza armoniosa.

Vi siete mai chiesti quale sia il significato dell’Haute Couture? Beh la risposta è stata già data il 27 Gennaio durante la sfilata della maison Valentino, che si erge nettamente sopra tutti.

Il dettaglio di una creazione di Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.  (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Il dettaglio di una creazione di Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.
(Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

Insomma, noi italiani potremmo varcare la soglia delle principali città della moda a testa alta, fieri di ciò che i nostri designer riescono a creare stagione dopo stagione, portandoci davvero al centro del mondo, all’apice di un settore nel quale “eccellenza” è il termine adatto per descriverci.

Altro catwalk da “chapeau” è stato sicuramente quello di Re Giorgio e la sua collezione monocromatica che fra tessuti impalpabili, organza, cristalli e onde di tulle, ha decisamente lasciato il segno. “Mauve en mouvement” è così che può essere sintetizzata questa sfilata in cui la donna è perfettamente vestita con capi armonici color malva, sia di giorno, che di notte.

Giorgio Armani applaudito dopo la sua sfilata haute couture, Parigi, 26 gennaio 2016.  (AP Photo/Thibault Camus)
Giorgio Armani applaudito dopo la sua sfilata haute couture, Parigi, 26 gennaio 2016.
Credits: AP Photo/Thibault Camus

Sono le dive anni ’40 ad invadere la passerella in cui, fra le sfumature di glicine e lilla non possono mancare l’eleganza del nero e il grigio metallico, adatto ad esprimere il “concetto di normalità eccezionale” che lo stilista ha voluto rendere pubblica con la sfilata Giorgio Armani Privé.

Onde che dalle acconciature delle modelle si estendono fino agli abiti, proprio come il favoloso abito da ballo che forse è già stato definito il “pezzo” migliore dell’ intera collezione. Un capo che sicuramente andrà ad adornare il corpo di qualche bellezza da “Oscar”. Un tripudio di cristalli scintillanti, bagliori sorprendenti e un vortice infinito di lavorazioni certosine ottenute artigianalmente.

Una modella sfila per Giorgio Armani Privé, Parigi, 26 gennaio 2016.  (MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)
Una modella sfila per Giorgio Armani Privé, Parigi, 26 gennaio 2016.
(MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)

Armani sarà sicuramente definito ora e sempre il Re della moda italiana, ma non possiamo sicuramente dimenticare, in questa breve carrellata che ripercorre le principali sfilate Alta Moda Primavera/Estate Parigi 2016, la reginetta che con la sua chioma bionda, ha affiancato il fratello, con lui è cresciuta e nonostante la sua scomparsa, continua a portare alto il suo nome e soprattutto il suo stile. Stiamo parlando di Donatella Versace e la sua collezione sport chic che ha visto succedersi in passerella le top model più iconiche del momento; da Gigi Hadid con il tailleur nero rivisitato con oblò che scoprono parti del corpo a Joan Smalls con il minidress arancione indossato subito dall’artista Rita Ora. Quello che possiamo notare osservando le creazioni portate in passerella dall’Atelier Versace è che sicuramente la designer ha cercato di proporre una sua personale concezione di Alta Moda nel 2016, fatta principalmente da uno stile in grado di coniugare: eleganza, sensualità e maestria sartoriale. Non è un caso se fra i tessuti utilizzati per gli abiti in cui spesso compaiono delle applicazioni fluo, ritroviamo anche tessuti tecnici.

La modella russa Natasha Poly (a destra) con una creazione di Versace, Parigi, 24 gennaio 2016.  (MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)
La modella russa Natasha Poly (a destra) con una creazione di Versace, Parigi, 24 gennaio 2016.
Credits: MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images

Una donna forte, sicura di sé e assolutamente sporty quella che con sguardo deciso calpesta con i suoi sandali pieni di lacci, che ritroviamo anche negli abiti, la passerella total white di Parigi. Questa collezione Haute Couture Primavera/Estate 2016, con le sue tonalità di colori accesi e gli effetti scomposti, mostra come gli abiti di una donna possono essere considerati davvero delle potenti armi di seduzione.

Una modella sfila per Versace, Parigi, 24 gennaio 2016.  (AP Photo/Thibault Camus)
Joan Smalls  sfila per Versace, Parigi, 24 gennaio 2016.
Credits: AP Photo/Thibault Camus

Ma mettiamo da parte per qualche momento l’aggressività tremendamente sexy delle modelle di Donatella che ricordiamo ha avuto a sua disposizione anche Rosie Huntington Whitley e Irina Shayk, per farci trasportare invece verso un mondo più romantico e dolce, quello di Giambattista Valli.

La sfilata di Giambattista Valli, Parigi, 25 gennaio 2016.  (FRANCOIS GUILLOT/AFP/Getty Images)
La sfilata di Giambattista Valli, Parigi, 25 gennaio 2016.
Credits: FRANCOIS GUILLOT/AFP/Getty Images

Italiano di nascita ma francese di adozione, il designer è riuscito in qualche modo, attraverso la sua collezione colma di tulle, a far rivivere il sogno “da principessa” di ogni donna. È come se il suo giardino personalmente curato con dedizione, sia finalmente rifiorito andando a decorare ogni singolo abito dove margherite, rose e peonie, formano un bouquet Haute Couture. Volumi importanti che però si alternano anche a mini-abiti di organza e cristalli che con il loro taglio dritto e le ruches, mostrano nel migliore dei modi tutta la bellezza del corpo femminile: un corpo degno da creazione Alta Moda!

Una modella sfila per Giambattista Valli, Parigi, 25 gennaio 2016.  (AP Photo/Thibault Camus)
Una modella sfila per Giambattista Valli, Parigi, 25 gennaio 2016.
Credits: AP Photo/Thibault Camus

New York Public Library: la storia della moda a portata di clic

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Schoolgirl suit
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Soft short fitted suit

Brevi tratti di matita che vanno a raffigurare ora corpi di donne ben vestite, ora accessori e indumenti maschili. Semplici fogli di carta ingiallita direte voi… ma non è assolutamente così che può definire un patrimonio così ampio come quello dei figurini di moda. Pensate che se ieri piccoli sarti, artigiani e precursori di coloro che adesso chiamano designer, non avessero messo nero su bianco modelli, linee, colori e tagli di vari indumenti, oggi noi non saremmo in grado di poter vantare un patrimonio artistico legato alla storia della moda così ampio.

 

Come qualsiasi settore e campo di azione che nei secoli ha visto uno sviluppo significativo, anche quello legato ai modi di abbigliarsi e dunque alle relative ripercussioni in determinati momenti storici, risulta essere tesoro prezioso per noi proprio perché non smetteremo mai di ribadire quanto la moda sia un settore che ha accompagnato lo sviluppo della figura della donna e non solo. La moda, con le sue creazioni è stata la principale vetrina di cambiamento e andamento della società sin da tempi in cui noi nemmeno pensiamo che il termine “moda” potesse esistere.

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Fashionable ladies
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Greco-Roman Costumes

Ma ci siamo mai chiesti perché gli antichi Romani, i Greci o gli Egizi vestivano in un certo modo? O perché in Giappone o in Cina le donne erano solite portare addosso qualcosa che invece in Europa non veniva riconosciuto come abbigliamento adatto alla routine quotidiana? Beh, dietro tutti questi interrogativi ci sarebbero milioni di risposte che solo esperti del settore e studiosi potrebbero dare. Ma affinché determinati soggetti possano spiegare a noi comuni mortali, è necessario che vengano portati avanti degli studi.

 

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Yellow shirtwaist dress
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Weave dress with contrasting jacket

Fin a qualche epoca fa questi soggetti dovevano essere visti come topi di biblioteca immersi fra polveri, scaffali e pagine ormai logore, adesso è tutto cambiato. Il 2016 si apre all’insegna di una grande conquista che porterà ognuno di noi a poter diventare un grande studioso di storia della moda. Nasce un vero paradiso per bibliofili e non. “Per noi la digitalizzazione è un punto di partenza, non un punto di arrivo. Non ci limitiamo a mettere il materiale on line. Vogliamo incoraggiarne l’uso”, spiega Ben Vershbow dei Nypl Labs, la divisione tecnologica della New York Public Library che ha aperto al mondo intero i propri archivi in versione digital.

 

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Leda
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Caprilya

 

 

Circa 180mila immagini riguardanti ogni settore, disponibili e scaricabili gratuitamente in alta risoluzione. È così che ognuno di noi sarà in grado di farsi una grandissima cultura sulla storia della moda con qualche semplice clic.

 

 

 

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Ladies shoes of nineteenth century
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Ladies shoes of nineteenth century

 

Questo perché riguardo il settore fashion sono innumerevoli i figurini di moda, le illustrazioni in generale e i libri resi in linguaggio digitale. Insomma la NWPL è riuscita a mettere online quei documenti fonte di grande ispirazione per attuali e futuri designer; perché ricordiamo che la moda di oggi spesso non fa altro che andare a cercare e studiare dal patrimonio storico, dal passato. Tesori gratuiti su internet che ripercorrono la moda anni ’30, quella che abbraccia l’arco temporale che va dagli anni ’50 agli anni ’70, senza tralasciare la moda maschile e il grande universo delle calzature.

 

“Le piastre abbracciano diversi decenni che sono stati fondamentali nella cultura americana, che mostrano i tagli distintivi, colori e tessuti che hanno trasformato la moda all’epoca”. Amanti della moda siete pronti dunque ad entrare in una camera delle meraviglie 2.0? 

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Spring suit for ladies

 

No Gender, fragranze “surreali” nel progetto Prada Olfactories

Prada Olfactories ph. Sito ufficiale
Prada Olfactories ph. Sito ufficiale

 

È un incontro piacevole e inatteso avvenuto ad un incrocio a tre strade fra arte, aromacologia e moda; un ossimoro olfattivo fra le note del profumo che caratterizza il passaggio dalla luce alle tenebre in alto mare, fra il legame che intercorre tra il mondo celeste e il mondo umano che gioca chiama, ricorre e scappa per lasciare il posto all’armonia di esotico ed elegante. Il gioco di opposti creato e voluto per questo progetto vive nell’incontro scontro fra maschile e femminile, tra reale ed immaginario, fra quotidiano e prezioso grazie all’incontro fra aromi contraddittori ed inebrianti.

Un Chant d'Amour
Un Chant d’Amour
Cargo de Nuit
Cargo de Nuit

Quando un marchio riesce a rappresentare in ogni settore di sua competenza la propria personalità, è li che possiamo dire abbia raggiunto l’apice del successo. Affermiamo questo poiché è necessario in un mondo poliedrico e competitivo come quello della moda, lasciare il proprio segno ben visibile al fine di essere ricordati, al punto da portare esperti del settore e non, a poter usare anche uno solo dei cinque sensi a noi disposizione per dire: è Prada!

Pink Flamingos
Pink Flamingos

La maison made in Italy ha recentemente raggiunto un obiettivo molto importante che forse nessun marchio prima d’ora era riuscito a portare entro le proprie mura. In un panorama ormai totalmente mutato come quello che raffigura la società contemporanea, il “No Gender” risulta essere un argomento piuttosto importante da gestire con le dovute attenzioni.

Heat Wave
Heat Wave
Double Dare
Double Dare

 

 

Eppure è proprio tale argomento che rende ancora più interessante il progetto olfattivo più intuitivo e all’avanguardia del panorama della moda nostrana: Prada Olfactories: “esperienze intense dell’inatteso, del surreale, di un sogno cinematografico che si ricorda solo in parte”.

Tainted Love
Tainted Love

«Questa nuova collezione di fragranze si rivolge a clienti diversi svelando una multiforme poetica narrativa. Prada esprime il suo concerto di moda con uno sguardo costante alle diverse espressioni artistiche» afferma Stefano Cantino, figura essenziale di Prada Group Communication and Marketing Director. Dieci gioielli in bottiglietta sinonimo di fusione di diversi elementi in fragranze dalle mille sfaccettature, insomma un vero e proprio melting pot di sensazioni inebrianti.

Day for Night
Day for Night
Marienbad
Marienbad

Non si tratta di semplici profumi, perché dietro questa vera collezione di moda c’è arte e questo lo si può affermare guardando ogni singolo collage surrealistico inedito creato ad hoc da Michael Rock per ogni singola fragranza. Un fiore d’arancio viene immerso nell’oro per Nue au Solei mentre l’iris, fiore simbolo per eccellenza della maison, colora e abbellisce il volto di Purple Rain che come gli altri 9 profumi è accompagnato da una pouch di seta.

Nue au Soleil
Nue au Soleil
Purple Rain
Purple Rain

 

D’altro canto l’amore per le stampe esclusive è sempre stato un must all’interno di casa Prada che ha scelto in tale occasione di creare dei pattern coloratissimi ed esclusivi per abbellire ancora di più i figli di colei che è stato il naso creatore: Daniela Andrier. La moda è arte, la moda è cultura, la moda è simbolo del nostro Paese che adesso profuma di 10 nuove fragranze androgine.

 

 

Volez, Voguez, Voyagez: l’heritage di Louis Vuitton nella Ville Lumière

Ph. sito ufficiale LV
Ph. sito ufficiale LV

Amare la moda non vuol dire adorarla solo superficialmente, facendo diventare oggetto di desiderio qualsiasi capo costoso visto in passerella o degli accessori limited edition. Amare la moda vuol dire, piuttosto, avere sempre “fame di sapere”, di conoscere ogni singolo particolare che ha portato alla nascita di una determinata maison, conoscere altresì tutto il lavoro che sta dietro ciò che poi viene esposto nelle vetrine. Perché è proprio attraverso la conoscenza di chi ha davvero scritto le pagine della moda mondiale, che si può apprezzare ancora di più ciò che viene creato e che poi indossiamo. Louis Vuitton non è solo borse bellissime e distinguibili grazie alla fantasia monogram o il delicato damier, Louis Vuitton è molto di più. È principalmente storia, una storia che ha avuto inizio nel 1854 e che ancora oggi tutti vorremmo ascoltare come se si trattasse della fiaba più bella di tutti i tempi. Una maison che oggi, dopo anni e anni di lavoro e dedizione, ha deciso di aprire le porte del suo patrimonio artistico al Grand Palais di Parigi, dove è attraverso diversi percorsi tematici che si viene improvvisamente trasportati all’interno dell’universo Louis Vuitton.

Catherine Deneuve & Nicolas Ghesquière Ph. sito ufficiale LV

Viaggiatori e amanti del fashion system saranno improvvisamente invasi da un profumo di faggio che contribuirà a portare la mente indietro nel tempo quando, a soli 14 anni, il padre fondatore della maison iniziò a muoversi verso la Ville Lumière al fine di apprendere le tecniche della lavorazione del legno; da lì fu tutto un cammino in salita, da abile artigiano volto a realizzare le crinoline dell’Imperatrice Eugenia, il suo nome diventò un vero punto fermo riconoscibile nel panorama dell’arte e della moda, come se si trattasse di due sorelle destinate a camminare mano nella mano per il resto della loro vita. Il quid in più che Gaston- Louis Vuitton mostrò da subito, fu quello di avere l’acutezza mentale in grado di percepire quali fossero le esigenze della popolazione del tempo, in particolare dei viaggiatori, e riuscire ad offrire prodotti di eccellenza in grado di “favorire” il viaggio e non ostacolarlo, nona caso portò proprio la firma del brad, il primo “baule-letto” d’uso leggendario creato unicamente per l’esploratore Brazza. “Il vento avanguardista soffia sulle linee della Fondazione, simbolo dell’audacia cara a…Louis Vuitton” sono queste le parole che accompagnano lo shortmovie Never Ending Story

Bernard Arnault, Delphine Arnault, Karl Lagerfeld ph. sito LV
Bernard Arnault, Delphine Arnault, Karl Lagerfeld Ph. sito ufficiale LV

Una grande retrospettiva che il curatore dell’esposizione, Olivier Saillard,ha deciso di ricreare diversi angoli di viaggio, degli isolotti, in cui esporre l’heritage appartenente alla maison. La mostra Volez, Voguez, Voyager è proprio un incontro fra pezzi storici, dai bauli più antichi agli schizzi sul taccuino di Gaston-Louis Vuitton, e ancora profumi e oggetti attuali. E’ come se fra le mura del Grand Palais si andasse a creare un vero e proprio dialogo fra passato e presente.

Susie Lau ph. sito ufficiale LV
Susie Lau Ph. sito ufficiale LV

«È una mostra meravigliosa, riflette un modo di viaggiare che non esiste più, non sarà mai più come prima» afferma Karl Lagerfeld, «È un vero viaggio ed è un’esperienza che ti fa sognare su com’era la vita un tempo” continua Natalia Vodianova, mentre Adele Exarchopoulos viene invasa da una grande voglia di viaggiare dopo aver visto la mostra che riassume con la parola “liberté” e mentre Catherine Deneuve afferma che l’aria, il treno, la nave danno proprio l’impressione che si stia viaggiando, è così che Michael Burke, CEO di Louis Vuitton descrive l’esposizione: «La Maison Louis Vuitton è sempre stata un’avanguardista nelle sue creazioni. Se oggi, dopo più di un secolo dalla sua fondazione, la Maison è leader mondiale indiscusso nel settore del lusso e della moda è grazie alla valorizzazione del nostro patrimonio e alla nostra sensibilità nell’anticipare le tendenze. Per questa mostra, Olivier Saillard si è immerso negli archivi della Maison per scoprirne tutti i segreti. La sua è una nuova visione del nostro passato, presente e futuro». 

A sinistra Olivier Saillard curatore della mostra Ph. sito ufficiale LV
A sinistra Olivier Saillard curatore della mostra Ph. sito ufficiale LV

Atemporalità, universalità e bellezza, questo è il mondo #LouisVuitton.

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