Natale è alle porte: le vie delle città si illuminano, i pacchi regalo si moltiplicano sotto l’albero e i colossi della moda cercano, come ogni anno, il modo più originale per augurare buone feste.
Spicca H&M che dopo la collaborazione con Lady Gaga e di Katy Perry, sorprende con uno spot natalizio in pieno stile Wes Anderson. Il regista statunitense, dal tocco riconoscibilissimo, è infatti l’autore del cortometraggio “Come together”, che vede un interprete d’eccezione: Adrien Brody. Già protagonista di molti suoi film – il più recente “Grand Budapest Hotel” – l’attore è l’interprete perfetto dell’atmosfera calda data dai colori brillanti e dai contrasti cromatici tipici dell’estetica di Anderson. Come della sua attenzione per la prospettiva, per la precisione geometrica e la percezione di irrealtà, che interpongono un filtro tra lo spettatore e le immagini che si susseguono.
Lo spot, sulle orme di un altro film del regista, “Il treno per il Darjeeling”, è ambientato tra le carrozze di un treno verde pastello. A causa di una bufera di neve, il capotreno Ralph, ha il gramo compito di informare i passeggeri, tutti vestiti con riconoscibili capi H&M, che non riusciranno a raggiungere i loro cari in tempo per Natale. L’inconveniente diventa l’occasione perfetta per condividere insieme un momento speciale.
Non è la prima volta che Anderson presta il nome ad una campagna pubblicitaria per la moda: il caso più recente è quello di Prada, di cui ha diretto nel 2013 il cortometraggio Castello Cavalcanti, omaggio a Federico Fellini, e nel 2015 lo spot per il lancio del profumo Prada Candy.
L’atmosfera magica si ripete ed è subito aria di festa.
“La fondazione ha scelto l’arte come principale strumento di lavoro e apprendimento: un territorio di pensiero libero che accoglie sia figure consolidate e imprescindibili sia approcci emergenti. La collezione Prada che include perlopiù opere del ventesimo e ventunesimo secolo, è un altro dei nostri strumenti. Vediamo la nostra collezione come repertorio di prospettive e di energie potenziali“. Sono queste le parole dei presidenti Miuccia Prada e Patrizio Bertelli in merito al loro nuovo progetto.
Una location affascinante, quella offerta da Lago Isarno, e una cena esclusiva per un evento speciale, ovvero l’inaugurazione della nuova Fondazione Prada, ora sede della memoria e raccolta di arte contemporanea della maison. Il 9 maggio, nell’ex distilleria di Milano, reinventata dallo studio OMA, sono state esposte in 12 mila mq opere di una vasta gamma di artisti presentate al pubblico con esposizioni a tema.
A partecipare all’evento, diverse personalità: dal presidente del Consiglio , Matteo Renzi al sindaco di Milano Giuliano Pisapia, dal vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, al prefetto della città di Milano, Francesco Paolo Tronca, amministratore delegato Expo 2015, fino a Giuseppe Sala, il curatore della mostra “Serial Classic”. Presenti anche Salvatore Settis,Rem Koolhas, Germano Celant, i direttori e curatori dei principali musei internazionali. Interessante la collaborazione con Roman Polanski che esplorerà in un documentario le suggestioni cinematografiche del suo lavoro.
Ad incuriosire anche gli interventi site specific di Robert GobereThomas Demand, nonché uno spazio dedicato ai bambini e ideato dagli studenti dell’Ecolenationalesupérieure d’architecture de Versaillese naturalmente la parte di contemporaneo organizzata per percorsi tematici. Approderà a Milano anche Wes Anderson – regista premiato di fresco ai Golden Globes – che realizzerà un’installazione bar tipo vecchia Milano.
Un’iniziativa, quindi, che fa da collante tra il passato con le sue suggestioni e lezioni di arte, il presente su cui si riversa l’influenza benefica di questa corrente ispiratrice e il futuro che farà tesoro di questo repertorio creativo affiancandolo alla sua carica innovativa e contemporanea. È l’arte che si reinventa lasciando immutata la sua bellezza. E se c’è lo zampino della moda, il gioco è fatto.
Fendiesprime da sempre un certo savoir faire, insito nel suo desiderio di sperimentare. Il suo approccio spericolato, e insieme tradizionale, alla creatività e alla manualità ha un valore affabulante e narrativo, definisce mondi possibili e fantastici con i personaggi che li abitano. Così come nel cinema.
Ed è infatti con il cinema che la maison romana ha un’affinità naturale, che si è sedimentata nel tempo attraverso numerose collaborazioni, producendo visioni entrate a far parte dell’immaginario collettivo. Da Silvana Magnano, che in Gruppo di famiglia in un interno (1947) di Luchino Visconti con i costumi di Piero Tosi, indossava pellicce Fendi, ad Isabelle Huppert ne La vera storia della dama delle Camelie (1981), fino alle Bond Girls di Die another day (2002) la maison Fendi è stata protagonista della realizzazione dei costumi. Ed è ancora Fendi, che contribuisce a definire le atmosfere rarefatte de La leggenda del pianista sull’oceano (1998) di Giuseppe Tornatore con i costumi di Maurizio Millenotti. In The Royal Tenenbaums (2001) di Wes Anderson, Gwyneth Paltrow indossa per l’intera durata del film un trench di visone miele realizzato negli atelier del prestigioso marchio.
Il rapporto tra Fendi e il cinema continua ancora oggi, e sono proprio i costumisti, tutti di rango, a partire da Piero Tosi fino ad arrivare a Milena Canonero e Anna Shepard, ad aver creato questo dialogo e a continuare la tradizione, attratti dall’eccellenza del marchio, dalla possibilità di esplorare soluzioni inedite e sopratutto di sperimentare. A renderli fedeli sono stati i risultati, reiterando la partnership negli anni.
La nuova collaborazione instauratasi in casa Fendi con il cinema è la realizzazione dei costumi e delle pellicce per il nuovo film di Wes Anderson, “The Grand Hotel Budapest”, che arriverà nelle sale italiane ad aprile. La maison ha realizzato su disegno della costumista Premio Oscar Milena Canonero, i costumi di alcuni dei protagonisti del film, tra cui Edward Norton e Tilda Swinton. Per l’ispettore Henckel, interpretato da Edward Norton, Fendi ha realizzato un maxi cappotto in stile militare doppiopetto di astrakan grigio, mentre ha impreziosito di visone nero i bordi, il collo e il manicotto della sontuosa mantella di velluto di seta italiana dipinta a mano indossata da Madame D., impersonata da Tilda Swinton.
Sono firmati Fendi anche tutti i colli e le stole in pelliccia vestiti dai personaggi femminili nel film. Trattandosi di costumi di scena non è possibile cogliere la creatività e l’estro che la maison ha aggiunto nelle sue ultime collezioni, grazie alla presenza nella parte stilistica di Karl Lagerfeld, che ha reso lo stile leggermente punk. Ogni capo presente nel film è stato attentamente pensato e studiato insieme alla costumista Canonero, che ha vinto numerose statuette sia per i costumi di Maria Antonietta di Sofia Coppola nel 2007 e prima ancora con BarryLyndon di Stanley Kubrick e Momenti di gloria di Hugh Hudson, ricreando egregiamente l’ambientazione di fine Anni ’20 del film. La realizzazione dei costumi è avvenuta nello storico atelier di pellicceria Fendi, da sempre simbolo di ricercatezza e prestigio della storica maison.
La casa di moda ha da sempre creato costumi e pellicce memorabili sia per produzioni cinematografiche italiane sia per quelle europee e hollywoodiane, continuando a farlo con grande accuratezza storica e libera interpretazione. La maison vede nel cinema la possibilità di mettersi in gioco sul campo e con la materia. E’ una sfida continua quella di creare oggetti e capi, che descrivano perfettamente la sua autentica creatività. Autenticità che ha reso il brand un punto di riferimento nel mondo del cinema.
“La collaborazione con una costumista come Milena Canonero per questo film – commenta Pietro Beccari, Presidente e Amministratore Delegato del marchio – riafferma come il dialogo tra Fendi e il cinema continui ad essere fatto di affinità, alimentato da una naturale passione”. “Il cinema ha sempre rappresentato un aspetto importante della nostra vita familiare come quella del marchio – racconta Silvia Venturini Fendi. […] Fendi ha infatti sempre avuto uno stretto legame con Cinecittà. Parte della Roma creativa e artistica, le sorelle Fendi sono state coinvolte in collaborazioni che ad oggi si possono considerare pionieristiche. Avvicinate da costumisti del calibro di Pietro Tosi, hanno realizzato pellicce e costumi per produzioni memorabili […]”.
Fulcro della maison è la cultura del fare, usando le mani per dar vita a quello che l’immaginazione è in grado di pensare, anello di congiunzione tra due mondi solo apparentemente lontani. Realizzare un film e creare una pelliccia sono attività non dissimili, almeno per come le intende Fendi, ma in entrambi i casi fantasia, ricerca e virtuosismo sono caratteri indispensabili.
Fendi e l’arte per la pelliccia
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