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Velvet touch. Avanguardia preziosa e vittoriana

Sapete come si chiamano a New York gli invitati ai party che contano e quelli che restano fuori? I “Dos and Don’ts of velvet ropes” , ovvero gli “in e out” delle transenne di velluto (quelle che limitano l’accesso ai selezionatissimi club). Non a caso il libro di cui tutta Manhattan parla è “Confessions from the Velvet Ropes”, nel quale il doorman Thomas Onorato svela al giornalista Glenn Belverio aneddoti e memorie da buttafuori di lusso. Dallo starbusiness alla poesia, la poetessa americana Elinor Wylie scriveva: “Cammineremo con scarpe di velluto e ovunque andremo il silenzio calerà come rugiada sul bianco silenzio sottostante”.

India, Cina o Persia, esattamente dov’è nato il velluto? Chissà le origini non sono così chiare ma se nell’Italia del Cinquecento le leggi addirittura impedirono l’ “uso di velluto e gioielli alle genti non nobili” oggi è vietato rinunciare a drappi e damaschi.

Dai principi rinascimentali, alle regine del nostro tempo. Greta Garbo, Joan Crawford e i loro abiti da sera, Grace Kelly con la sua velvet bag. Poi in tempi moderni, i mantelli di Tilda Swinton in “Orlando”, e ancora un eccentrico Johnny Depp alias Willy Wonka con la sua celebre marsina di velluto rosso rubino in “La fabbrica di cioccolato”.

Elegante come nessuno è il protagonista delle passerelle autunno inverno 2015/16. La collezione di Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli per Valentino dedicata all’universo femminile, lo propone in versione austera e allo stesso tempo romantica, rigorosa ma sensuale. La qualità palpabile del tessuto arricchito dalla maestria artigiana danno vita a un lusso che non è mai ostentato. Da Gucci in una tonalità retrò del carne il “velvet touch” spicca come una nota nostalgica tra una tavolozza di accostamenti azzardati, pezzi vintage in una carrellata di look rivoluzionari. Tra capi di ispirazione vittoriana in seta,cuoio,lana,chiffon,pelle, e ancora feltro,rete,pizzo e tulle,il gaucho in velluto contrasta e esalta impalpabili trasparenze. Il must?Gli zoccoli con morsetto foderati di pelliccia.

Valentino f/w 15
Gucci f/w 15

Di velluto ne basta un tocco. Un accessorio su tutti, lo stivale. Se Dries Van Noten ne esalta l’ iridescenza scegliendo i toni dell’ azzurro, Stella McCartney propone ankle boots in velluto damascato con motivi floreali,regali. Accostato al tacco dorato,il velluto rosso rubino per la donna fatale di Emilio Pucci.

Stella McCartney f/w 15
Stella McCartney f/w 15
Dries Van Noten f/w 15
Dries Van Noten f/w 15
Emilio Pucci f/w 15
Emilio Pucci f/w 15

Velvet chiude!

“Perchè Velvet? E’ il primo nome che mi è venuto in mente. Nessuno ci crede. Tutti immaginano chissà cosa e si finisce sul velluto: morbido, brillante, sexy, underground, sonoro, voluttuoso, addirittura, dicono, profumato. Ci ho dormito un po’ su. E mi sono svegliata in un mondo così. Davvero. Sfogliate, e scoprite quanto velvet c’è nella vita di ognuno di noi”. Era il 9 novembre 2006 quando, con queste parole, la direttrice Michela Gattermayer dava ufficialmente il benvuto a Velvet, il magazine del Gruppo Espresso. Ed ora, a sei anni di distanza l’annuncio della chiusura. Sei anni, in cui sono cambiate tendenze, saltati capi e giornalisti. Ma per molti Velvet è rimasto il magazine delle origini, quello della veste grafica accattivante e aggressiva, capace di sbatterti immagini a pagina interna. E che pagina verrebbe da dire visto il formato scelto. Proprio quello delle grandi occassioni. E così, il più delle volte, le immagini finivano per sembrare tridimensionali. Un po’ come il gioco legatura, trama, ordito che si crea nel velluto.

Velluto, appunto. Come l’anima rock dei Velvet Underground e dei Velvet Revolver. Ma anche come quella del completo nero indossato dai Beatles. Velluto come l’incatamento del Bel Canto, quello dei teatri tappezzati di rosso e delle opere con la Callas. Velluto come Hollywood, Lynch e Ewan McGregor. Velluto come le rivoluzioni, quella della Cecoslovacchia prima, e quella arancione dell’Ucraina dopo. Velluto come Velvet, il magazine che fu esplosione continua di pensieri e parole. E che ora chiude.

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