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Quando la “celebrità” rende liberi… di scrivere un libro

Prezzemoli di minestre catodiche riscaldate, tuttologhi esperti di ciarle internettiane, all’arrembaggio culturale! Imbracciate il fucile dell’intellettualismo casereccio e trivellate le librerie a colpi di letteratura qualunquista: scrivete anche voi un libro.
Tanti vostri colleghi lo hanno già fatto, suvvia, non ci vuole tanto.

Considerate di partire avvantaggiati, perché siete già famosi. La casalinga che vi segue in tv e legge di voi sui rotocalchi vi considera parte della famiglia. Nei salotti televisivi, aggiunge la seggiola della sua cucina e siede curiosa accanto a voi. Si arrabbia se vi mettono le corna, gioisce se vi fidanzate con l’attore belloccio, si commuove per la nascita di vostro figlio.
Se scrivete un libro, lei lo acquisterà di certo e potrà dire alla vicina che non legge solo le trame delle fiction, ma “libri veri”, quelli con la copertina rigida.

Non temete, perché non ci vuole la laurea. Per carità, se ce l’avete è meglio perché allunga la biografia, ma un diploma è più che sufficiente. E, anzi, se il vostro curriculum scolastico si ferma alla terza media, a volte è pure meglio, così fate vedere che siete arrivati dove siete arrivati da soli, senza l’aiuto di “spintarelle”.
Non è necessario neppure aver letto tanti libri, tanto ognuno ha il suo stile narrativo, quindi voi direte di averne uno tutto vostro. Ma, mi raccomando, se non avete dimestichezza con i congiuntivi, limitatevi a frasi semplici (soggetto-predicato-complemento): al massimo direte che “si è voluto usare un linguaggio semplice, fruibile da chiunque, per arrivare al cuore di tutti”. Funziona sempre. Altrimenti chiedete l’aiuto di un amico che con la penna ci sa fare: voi dettate e lui scrive forbito, con tanto di periodi ipotetici complessi, consecutio temporum impeccabili e vocaboli illustri. Alla fine, racconterete che è stato scritto a quattro mani: voi sarete gli “autori“, poi aggiungete un “con” al nome dell’amico.
Non sapete di cosa parlare? Pensateci un attimo.

Eravate dei ferventi onnivori e avete deciso di diventare vegani? Perfetto, i motivi che vi hanno portato a detestare chi scanna i maiali e l’amore viscerale per le mele che madre natura fa cadere dagli alberi è un argomento vincente.
Come pure la conversione mistica che vi ha convinti di essere i nuovi Messia, la storia della vostra famiglia che è “incredibile”/”pazzesca”/”straordinaria”, l’irrefrenabile passione per le ricette di cucina: sono tutte storie che stuzzicano la curiosità del pubblico, cari potenziali tele-scrittori.

E se proprio nella vostra vita non c’è nulla da raccontare, prendete spunto dai fatti di cronaca e insinuate dubbi angoscianti, tipo “perché mai la morta è stata ammazzata?”, “come può la depressione guidare la mano dell’assassina?”, “chi ha visto cosa?” e “perché non hai parlato?”.
Vedrete, è più semplice di quanto crediate.
Troverete di certo un editore che pubblichi le vostre memorie, perché chi buca lo schermo fa vendere tante copie.
Poi preparatevi alle interviste in tv per presentare la vostra fatica letteraria e lì confesserete, mano sul cuore e occhi lucidi, che avete sempre voluto scrivere, che il sacro fuoco della letteratura ardeva in voi ancor prima del reality show cui avete partecipato, e sbancherete anche in libreria, abbiate fede.

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Altra cosa: è importante che la foto per la quarta di copertina vi ritragga sorridente, con un’espressione mite e, all’occorrenza, sofferta, magari in bianco e nero e di tre quarti, che immortali il profilo migliore.
Ora aspettate che il vostro ego venga fortificato dai dati delle vendite.

Intanto però, se smanettate su internet e vi imbattete in post come quello di Roberto Crotoneo, (un giornalista che fa il critico letterario e di libri ne ha scritti un bel po’) andate avanti, non leggete, perché non vi riguarda. In bocca al lupo, talentuosi letterati.

Photo credits web

Pink Floyd, una mostra al V&A Museum di Londra

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<<We don’t need no education. We don’t need no thought control>>. I primi due versi dell’iconica Another Brick in the wall, una delle canzoni più famose dei Pink Floyd, sono forse i più rappresentativi della band che ha rivoluzionato le sorti della storia musicale.

A cinquant’anni dalla pubblicazione del loro primo singolo Arnold Layne, il 13 maggio del 2017 aprirà i battenti al Victoria & Albert Museum The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains, la retrospettiva-evento sull’omonimo gruppo inglese. In occasione della sua presentazione, è stato liberato sui cieli londinesi un maiale gonfiabile: simbolo dell’ album Animals e figura caratteristica nei concerti dei Pink Floyd.

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V&A Museum

La mostra sarà un viaggio audio-visivo multisensoriale, tra memorabilia, materiale audio e video, strumenti, rarità e immagini iconiche, con cui sarà possibile rivivere quasi cinquant’anni di storia della musica, attraverso la band che più di tutte è riuscita a riscrivere le tendenze musicali della propria epoca, diventando uno dei gruppi più importanti della storia che ha maggiormente influenzato la percezione del rock.

La monumentale esposizione non sarà soltanto un percorso d’immersione nella storia musicale, ma anche nella cultura degli anni ’60 a oggi. Partendo dagli esordi della musica psichedelica a cui inizialmente si dedicarono i Pink Floyd, allo space rock, il genere che meglio definisce la loro opera, fino agli esperimenti sonori.

Grafiche innovative e spettacolari concerti d’avanguardia sono stati da sempre marchio distintivo dei Pink Floyd, insieme ai testi impegnati che nel corso della loro carriera gli hanno permesso di vendere oltre 200 milioni di copie.

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copertina dell’album Animals- V&A Museum

The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains è la più grande retrospettiva mai vista fino adesso e, dopo tanto parlare e altrettante ipotesi sulla realizzazione, vedrà la luce negli stessi spazi in cui un altro mostro sacro quale David Bowie ha di recente ricevuto tributo con l’esposizione David Bowie Is.

La band inglese più influente di tutti i tempi -dopo i Beatles- ha dato vita a un fenomeno culturale unico e senza tempo,  in grado di fondere rock, psichedelia, politica, design, cinema e molto altro.

Fashion Film Festival Milano: la moda vista con gli occhi del cinema

fashion-film-festival-milanoTorna il Fashion Film Festival Milano, edizione numero tre; al centro cinema, moda e arte, raccontati attraverso il linguaggio più immediato, quello visivo. Fondato e diretto da Constanza Cavalli Etro, dal 24 al 26 settembre, testimonierà il ruolo di Milano, centro internazionale della moda . Oltre 750 film provenienti da oltre 50 paesi, divisi in 14 categorie (come Best Director, Best Fashion Film, Best Styling, Best Photography e Best Music) saranno raccolti in due macrosezioni: Established Talent e New Talent.

Una giuria, composta da personalità di spicco del mondo del cinema e della moda, selezionerà il migliore per ogni categoria: Claudia Llosa, regista vincitrice dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino e candidata al Premio Oscar, Andrea Lissoni, Senior Curator, International Art (Film) della Tate Modern a Londra, Miroslava Duma, fondatrice della piattaforma digitale Buro24/7, Olivier Zahm, fotografo, regista e fondatore della rivista Purple Magazine, Emanuela Martini, direttrice del Torino Film Festival e critica cinematografica, Michelangelo Di Battista, fotografo di moda di fama internazionale, Enrico Dorizza, Chairman & CCO di J Walter Thompson Milano e Franca Sozzani, Direttore di Vogue italia e de L’Uomo Vogue.

L’ultima parola verrà data al pubblico che durante i tre giorni di proiezioni gratuite, dibattiti e special screening, organizzati all’Anteo SpazioCinema, potrà votare on-line i film e i registi in gara. Mentre Mercedes-Benz, anche per quest’anno main sponsor, consegnerà il premio speciale Mercedes-Benz Special Award, per l’innovazione e l’impiego di nuove tecnologie nel processo cinematografico.

"Spirit of Travel" by Gordon von Steiner for Louis Vuitton
“Spirit of Travel” by Gordon von Steiner for Louis Vuitton

Tra le novità la collaborazione con la Cineteca Nazionale e la presenza della giornalista Renata Mohlo, con proiezione di fashion film sperimentali italiani degli anni Sessanta e Settanta, prime testimonianze del legame tra cinema, arte e moda. Sperimentale anche il canale pop-up dedicato ai fashion movies, Fashion Film Festival Milano Channel, in onda su DPLay. La piattaforma digitale di Discovery Channel Italia trasmetterà contenuti delle precedenti edizioni, anteprime e  short film inediti.

La tre giorni si concluderà con l’Award Ceremony, presso la Triennale di Milano, un evento speciale al Teatro dell’Arte, luogo d’incontro della cultura e dell’arte contemporanea in città.

L’atelier del metafisico. Giorgio de Chirico in mostra a Ferrara

“L’atelier del metafisico ha dell’osservatorio astronomico, ogni inutilità è soppressa, troneggiano invece certi oggetti che la scempiaggine universale rilega tra le inutilità. Poche cose. Quei quadretti e quelle asticelle che all’artefice esperto bastano per costruire l’opera perfetta”.
Giorgio de Chirico.

le muse inquietanti,1917,Giorgio de Chirico

La realtà in una prospettiva illusoria.
La luce rasoterra allunga le ombre trasformando gli oggetti in enigmi sistemati in luoghi onirici, in attesa di essere decifrati.

Dal 14 novembre 2015 al 28 febbraio 2016 Palazzo dei Diamanti, a ridosso delle mura di Ferrara, ospiterà la mostra “de Chirico a Ferrara, metafisica e avanguardia”, dove le opere del padre della metafisica dialogheranno con tele di pittori metafisici, come Carrà, Morandi, de Pisis, surrealisti come Dalì e Magritte e artisti dadaisti come Man Ray.

Le visage du génie, 1926, René Magritte      Natura morta con la squadra,1917, Carlo Carrà          Oggetto indistruttibile, 1923-1965, Man Ray

 

Storie e capolavori si confronteranno lungo dodici sale.
Ad accogliere i visitatori il celebre quadro di de Chirico I progetti della fanciulla. Una scatola verde, un filo di lana grezzo e uno più lucente di seta, un guanto inchiodato alla parete. Lo scorcio di un palazzo. La tela sembra sospesa, si avverte il silenzio del luogo, non c’è vita, solo un senso di solitudine e di abbandono che riempie.

I progetti della fanciulla,1915, Giorgio de Chirico

La “solitudine dei segni” di de Chirico da forma a realtà illusorie dove tutto è fermo. Come in un sogno quando riconosciamo i luoghi e i personaggi, sono li stessi ma qualcosa di diverso li alimenta. De Chirico ci parla di nuovi significati, di una mancanza di logica. Piccoli spazi si riempiono di squadre, di tavole, di biscotti simmetricamente disposti, di manichini.

L’arte di de Chirico attraversa diversi concetti. Dal quadro nel quadro,dove la finzione diventa parte della realtà con giochi di illusione e prospettiva, alla presenza ossessiva del pesce, simbolo che allude alla vicenda biblica di Tobia. Dalle nature morte, dove una pittura precisa e geometrica si perde nell’atmosfera irrazionale surrealista, ai manichini dal sapore dadaista.

Interno metafisico, 1917, Giorgio de Chirico              La condition humaine, 1933, René Magritte

Il sogno di Tobia, 1917, Giorgio de Chirico

Muse Metafisiche, Le Muse Inquietanti, Il Trovatore, Ettore e Andromaca, Il Grande Metafisico. Sono tutti quadri che hanno come protagonisti manichini scolpiti di perfezione geometrica. Plastici automi. Una forma umana che non è umana, un’ assenza di vita che manifesta emozioni e che racconta la propria storia.

ettore e andromaca,1917, Giorgio de Chirico     Il trovatore, 1917,Giorgio de Chirico        Il grande metafisico, 1917, Giorgio de Chirico

La quantità di opere esposte e il confronto con altri artisti fa di questa mostra un’occasione irripetibile da visitare e da esplorare o meglio, per rimanere in tema, da sognare.

“Come fossimo in un luogo astrale, o più semplicemente, nell’oscurità di un palcoscenico, dove ciò che emerge lo deve proprio all’illuminazione, esasperata ma precaria, vistosa ma incorporea”. Renato Barilli.

Miami Swim Fashion Week 2015, le ultime tendenze della moda mare

Da New York a Londra passando per Milano e infine Parigi: quando si parla di prêt-à-porter ogni fashion addicted sa quali sono le tappe obbligatorie per scoprire le nuove tendenze di abbigliamento e accessori dei migliori brand nazionali e internazionali. Ma quando l’attenzione è interamente rivolta alle tendenze mare è un’altra la città che detta le rigide regole del fashion system. Stiamo parlando di Miami e in particolar modo della Swim Fashion Week 2015, quest’anno svoltasi in quattro giornate dal 18 al 21 luglio, in cui hanno sfilato in totale quasi una ventina di brand mettendo in mostra l’accessorio numero uno dell’estate: il costume da bagno.

Credits Google
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Tantissime le novità che hanno sfilato in passerella e che, in alcuni casi, prendono in prestito la loro ispirazione dalla moda degli anni ’80. Da una parte, infatti, sono stati presentati costumi caratterizzati da uno stile sportswear perfetto per vere surfer girl con slip cut e top sportivi, come quelli di Mara Hoffman, ma anche interi sempre più tecnici e stampe minimal chic come quelli firmati Chromat. Dall’altra parte, invece, il leit motiv sceso in campo a Miami Beach, Florida, sembra puntare sui colori vitaminici e caraibici, su modelli dalle linee sinuose e femminili perfetti per esaltare ancora di più le curve e su un leggero tocco vintage richiamante proprio gli Eighties.
Minimale Animale non si lascia scappare l’occasione di far sfilare bikini e trikini effetto bondage su modelle con tanto di casco nella tonalità del nero dark per snellire ancora di più la figura. Intrigante e iper femminile la passerella di Tori Praver che presenta modelli super sexy come micro tanga oppure slip brasiliani resi ancora più eleganti dalle aperture sui fianchi e infine fasce con micro stampe e maxi volants. Palette cromatica che punta interamente sulle tonalità del rosa barbie e della carta da zucchero, con prevalenza di stampa tie-dye, per Luli Fama che porta in auge gli anni ’80 sfoggiando slip dai colori fluo.

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Non manca naturalmente una particolare attenzione ai dettagli come i caftani dalle tonalità calde, i costumi a manica lunga e le culotte a vita alta perfette per adattarsi sul corpo femminile come una seconda pelle. Per quanto riguarda i materiali molto interessante sembra essere la scelta di Mikoh Swimwear di puntare sul neoprene, che rende in pochissimo tempo il costume da bagno grintoso e di carattere data la potente somiglianza alla pelle e al lattice; mentre Caffè Swimwear non si lascia scappare l’occasione della Miami Swim Week per sfoggiare costumi con top a triangolino impreziositi dalla seta, il tessuto numero uno dell’eleganza.

Luigi Ghirri. MAXXI Maestro della fotografia italiana

Rendere il pensiero visibile è possibile, fotografandolo.

 

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A Luigi Ghirri, poliedrico artista emiliano degli anni ’70, il MAXXI, Museo Nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, dedica un’approfondita retrospettiva fotografica.

Suggestiva e completa la mostra “Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture” è ancora visitabile fino al 27 ottobre e  analizza l’autore attraverso l’esposizione di scatti, libri, stampe vintage, menabò, riviste, dischi e copertine di vinili.

Frasi dell’artista in primo piano, le sue parole, protagoniste quanto le opere stesse, accompagnano lo spettatore nel percorso espositivo, facilitando una profonda empatia con il pensiero di Luigi Ghirri. Una personalità dalle mille sfaccettature che ha scelto di osservare la realtà per mezzo della fotografia e di pensarla con l’immagine. “Il mio non è mai un aggiungere ma un togliere”, il suo obiettivo è quello di costruire per mezzo dell’inquadratura una forma di comunicazione il più possibile semplice.

luigi-ghirri-14La sua macchina fotografica attraversa cultura, architettura, musica e letteratura. Luigi Ghirri è lontano da rigidi canoni, vicino a scatti amatoriali. Utilizza pellicole commerciali e formati ridotti, catturando il mondo reale così come appare.

Tre le aree tematiche della mostra esposta al MAXXI. Cartelli pubblicitari stradali, semafori e tv, erano in quel periodo le icone del quotidiano di un pensiero globalizzato. Attraverso scenari avvolti nel silenzio, le architetture, antiche e contemporanee, identificano atmosfere rassicuranti e sorprendenti allo stesso tempo. I paesaggi dell’artista superano lo stereotipo da cartolina degli anni ‘80, per rappresentare attraverso l’immagine il clima più autentico del tempo.
Perdersi nelle sue fotografie equivale a contemplare l’armonia pacifica del cielo: l’orizzonte si confonde con il paesaggio e le fusioni cromatiche si accostano alla delicatezza della luce fredda, restituendo alla realtà un senso rinnovato e profondo.

luigi_ghirri_foto_08Il fotografo del “quotidiano” stupisce rivelando la novità del banale, lo straordinario nell’ordinario.

L’uomo viene spesso ritratto di spalle, mai troppo vicino all’obiettivo. È attraverso il rispetto di una giusta distanza che Luigi Ghirri ha saputo realizzare un singolare modo per avvicinarsi al mondo. I set mai studiati sono già insiti nel paesaggio stesso, l’importante è avere un occhio consapevole, poco affrettato e capace di entrare in sintonia con il luogo.

Il reale è alla base dei suoi scatti, dietro la casualità trapela sempre un senso. I particolari animano l’apparente immobilità degli spazi e le alterazioni cromatiche il clima di solitudine. Il grande potere dell’artista è stato quello di saper viaggiare e allo stesso tempo sapersi fermare.

 

Luigi Ghirri. Pensare per immagini
MAXXI, Via Guido Reni 4A, Roma 
until October 27, 2013

ORARI:
martedì-mercoledì-giovedì-venerdì-domenica 11.00-19.00
sabato 11.00-22.00

PREZZI:
Intero 11 euro
Ridotto 8 euro

 

Woody arriva a Roma


Salire sulla motocilcetta ed attraversare le strade romane, dopo aver compiuto un lungo viaggio nelle più importanti capitali europee: Londra, Barcellona, Parigi.
Così Woody Allen in veste di regista e attore “abbandona” la sua sceneggiatura nelle mani di un vigile romano, il quale come un menestrello in divisa seleziona quattro coppie ponendole al centro della scena e, nel scardinare i loro equilibri, li proclama protagonisti indiscussi della storia da lui narrata.

Jack (Jesse Eisenberg) e Sally (Greta Gerwig), due giovani studenti americani, sono la prima coppia
ad essere sconvolti, precisamente dall’arrivo dell’amica di Sally: l’affascinante e seducente Monica (Ellen Page); le passeggiate, le passioni letterarie e l’amore per il passato portano Jack a rimanere stregato da Monica, la quale senza porsi troppi scrupoli si diverte ad alimentare il suo ego provocando in tutti i modi il giovane Jack. John (Alec Baldwin), famoso architetto, ritorna dopo trent’anni nella città eterna per ripercorrere tra i vicoletti il suo passato, intrecciando inevitabilmente la sua storia a quella di Jack. Rivivere la sua giovinezza o cercare di allontanarsi da una scelta azzardata?

L’amore tra l’americana Hayley  (Alison Pill) e il giovane figlio di un impresario di pompe funebri Michelangelo (Flavio Parenti), è il protagonista della seconda storia narrata, messo in discussione dall’arrivo dei genitori di lei a Roma.  A complicare l’ “idilliaco” quadretto familiare, oltre all’evidente differenza di classe, le smanie di Jerry , padre di Hayley, nel tentativo di portare alla ribalta in primis sè stesso, non ancora rassegnatosi alla pensione, e il futuro consuocero Giancarlo (Fabio Armiliato)  con la passione per il canto.

Anche la coppia Milly (Alessandra Mastronardi) e Antonio (Alessandro Tiberi), arrivati a Roma da Pordenone per conoscere la rigida famiglia di lui, incappano in un turbine di equivoci che porterà i giovani a finire tra le braccia rispettivamente di una  di una star televisiva (Antonio Albanese) e di una irresistibile prostituta interpretata da Penelope Cruz, per poi ritrovarsi.

In ultimo è la storia di Leopoldo Pisanello (Roberto Benigni) a evocare una realtà molto vicina a quella italiana, ovvero la ricerca esasperata di celebrità senza necessariamente possedere i giusti requisiti. Così da semplice impiegato deriso dai colleghi, Pisanello arriverà alle luci della ribalta senza alcun merito, e proprio quando donne, fama e interviste entreranno a far parte della sua quotidianità,  sarà allora che scompariranno in un click di macchina fotografica.

Una commedia dai toni delicati, un ritorno sulle scene di Woody Allen e una cornice dai colori caldi ad accogliere un cast davvero varipinto: dall’affascinante e sexi neo-mamma Penelope Cruz, all’ansioso e prevenuto Woody Allen, fino ad arrivare al sempre esilarante Roberto Benigni. Impossibile non cogliere l’ironia composta di uno dei registi americani più noti, innegabili certe sue trovate sceniche davvero originali, eppure nonostante il tanto clamore, il pubblico e la critica italiana faticano a difendere il suo quarantunesimo film. Echi di film storici, autocitazioni come i “maligni” sottolineano, o esclusivamente un nuovo viaggio di Un Americano a Roma?

Renzo Rosso veste The Sims

Moda e tecnologia: Binomio vincente o semplice tentativo di restare al passo con i tempi?

La moda deve far parlare, deve stupire, interessare e accattivare. Il tentativo è quello di estendere i mercati, di acquisire nuovi clienti, e per farlo bisogna venire incontro alle loro esigenze, creare in loro il desiderio di possedere qualcosa di nuovo. Chi ci riesce va avanti, i mezzi a disposizione sono quelli della comunicazione e del marketing.
Dopo abili campagne pubblicitarie e slogan sempre divertenti ed ironici, quella a cui assistiamo è un ennesima abile mossa che porterà a breve grossi risultati. Diesel e la Maxis Label di Electronic Arts Inc.  hanno infatti annunciato la collaborazione tra The Sims™ e la celebre azienda di design per la moda e l’arredamento, che offrirà ai giocatori articoli d’abbigliamento e di arredo direttamente dalla collezione primavera/estate 2012, attualmente disponibile nei negozi Diesel e online.

 


Ebbene si, i nostri alter ego, vestiranno alla moda, con le nuove creazioni Diesel, un modo per essere sempre al passo con i tempi.
Cerchiamo di offrire ai giocatori di The Sims degli stuff pack sempre ricchi di oggetti alla moda che, in linea con la loro creatività, possano dar loro degli strumenti sempre nuovi per un’esperienza di vita virtuale sempre più completa – ha affermato Jennifer Lane, Producer dello Studio di The SimIl brand Diesel, caratterizzato dall’unione dello stile rock’n’roll con quello raffinato del denim fashion, si adatta perfettamente alla passione dei nostri fan per la moda e l’arredamento. La cosa più esaltante è la possibilità di vedere dal vivo le ultime creazioni nei negozi Diesel, poterle indossare nella vita reale e ricreare tutto questo nel mondo digitale di The Sims per arricchire le vite dei Sims e rendere moderno il loro quartiere.”

            
The Sims 3 Diesel Stuff Pack include più di una trentina di capi d’abbigliamento come vestiti, giacche e la celebre collezione denim. Lo stuff pack uscirà in estate e sarà disponibile nei negozi e online su Origin.com

Reale o virtuale? Non ha importanza, quello che conta è che la nostra (e la loro) scelta sia unicamente Diesel “for successfull living

Attenzione: la storia è un “caso”

Pare che non piova, niente ombrello. Poi, d’improvviso, la grandine e la flagranza di una bestemmia inveisce furiosa contro l’inaspettata lapidazione ghiacciata. E’ un caso: può succedere. La giornata di lavoro trasforma la casa in reggia. L’acqua scorrerà e il pigiama accarezzerà: il pensiero è già estasi. Davanti al portone, le sogni, le cerchi, le vuoi, ma niente, le chiavi non ci sono. Capita anche questo: è un caso.

I casi della vita. Il caso ha voluto così. Per caso. A caso.

“Evento accidentale e imprevisto” per il dizionario, “elemento che esclude la punibilità” per il diritto, il caso condiziona la vita : come fortuna la distende, come sciagura la stronca. Spesso è anche pretesto. Il “non volere” si appella all’imponderabile per non ammettere e il “non potere” lo sollecita a reggere il gioco di una vile disonestà. E lui, eclettico qual è, ci sta, si fa scudo e para i colpi di accuse e di attacchi.
Ma non sempre il “fedele alleato” è all’altezza del compito assegnato.

Una bomba esplode, una ragazza scompare nel nulla, milioni di euro spariscono.
E no, aspetta… qui il caso non c’entra niente.   

Le ipotesi inverosimili, le tombe da scoperchiare, i “cerchi magici” da far quadrare non bastano per convincere. Dietro a quel baluardo, l’avidità, talmente evidente da sovrastare l’inutile cortina di polistirolo e apparire. Crede di essersi nascosta bene, ma si vede. E’ stato fatto, è stato detto, è stato tentato. Tutti sapevano, tutti hanno taciuto. Alla fine, però, tutti “sereni”.

«Ormai è una vicenda che va affidata alla storia, ancor più che alla giustizia»
. E la storia, poveretta, inghiotte. Ma “dubita”, come una formula assolutoria. «Non risulta sia stato nascosto nulla»: nessun segreto. Se c’è, riposa in pace. Amen«Basta vicende giudiziarie, torniamo a fare politica»: come dire “che noia, sempre le stesse cose….”.

“La storia siamo noi”, ovvero una specie di film che rende “Alice nel paese delle meraviglie” un documentario del National Geographic“Nessuno si senta offeso”: neppure voi, familiari delle vittime. Zitti e pagate anche le spese processuali. “Nessuno si senta escluso”: anche tu, che “non volevi” e “non potevi”.

Tutti insieme, dunque, ammollati nello stesso paiolo, minestrone informe di ingredienti macerati.

Mentre la vendetta brama, la giustizia fa spallucce nella logica del “tiriamo a campare” e spinge affinché gli interrogativi diventino punti che facciano voltare pagina.

Parola d’ordine: dimenticare.

Vuoi mettere la tranquillità dell’oblio? La promessa d’intangibilità di un pacioso andazzo? Allora, è stato un caso tutto. E peggio è per chi si ostina a sospettare l’esistenza di intrighi e complotti, destinato a scervellarsi nel biancore di notti insonni.

“La storia siamo noi”, la speranza di una canzone.
Noi, “questo piatto di grano”, canzonato dalla storia.

Il voyeurismo perturbante di Luigi Borbone

Helmut Newton e Sigmund Freud. Luigi Borbone presenta a Palazzo Ferrajoli la sua nuova collezione, fusione tra voyerismo e pertubante. L’intera collezione gioca sul fascino del doppio, dell‘ambiguità femminile. Tweed, velluti, broccati esaltano l’eleganza. Occhi rossi, guanti a mezze mani, lane bouclè comunicano passione.

il voyerismo perturbante di Luigi Borbone


Femmina dominatrice, femmina fatale. Luigi Borbone titilla l’immaginario collettivo attraverso alamari, scuri cromatismi e linee rigide di stampo militare. Le modelle  conservano tutta la forza e la padronanza di sè, ma è palpabile  la loro disponibilità ad ogni fantasia erotica. I militarismi si trasformano in feticismi, le corazze cedono il posto a collant semitrasparenti. Le modelle diventano simboli dall’irresistibile voglia di farsi guardare.

Il tempo appare sopseso.  Le stanze di Palazzo Ferrajoli richiamano i luoghi delle fantasie irrealizzabili, il lusso e la richezza di Helmut Newton. Il doppio s’inverte. Gli abiti diventano gialli, verdi, lunghi. Le pellicce sfilano su sonorità maliziose. Il risultato rimane intatto.

Luigi Borbone porta in passerella una moda scevra delle polemiche che caratterizzano l’ambiente capitolino. Sartoriali e provocanti, le sue creazioni rappresentano quella creatività sinergica e giovanile che spesso viene oscurata in nome della tradizione; quella stessa creatività giovanile che si respira anche all’interno del suo staff, a partire da Romina Toscano (Art Director), Olivier Di Gianni (Press Office) ed Antonio Ciaramella (Make up Artist), tutti giovani e talentuosi pieni di voglia di farla in barba al sistema.

Clicca qui per vedere le foto della sfilata di Luigi Borbone.

il voyerismo perturbante di Luigi Borbone


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