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La moda è dialogo: Benetton e Stella Jean insieme per la prima capsule collection

United Colors of Benetton fondata nel 1965 da Giuliana, Luciano, Carlo e Gilberto Benetton, a 50 anni dalla nascita, ha deciso di lanciare la sua prima capsule collection in collaborazione con la stilista Stella Jean. 

L’azienda made in Italy, per la precisione di Treviso, conta più di 5.000 negozi presenti in tutto il mondo e deve la sua notorietà, oltre che ai suoi prodotti, anche al suo stile di comunicazione: non si possono non citare le campagne shock dirette dal fotografo Oliviero Toscani.

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Campagna shock firmata dal fotografo Oliviero Toscani per Benetton

 Benetton si è sempre contraddistinta per l’attenzione nei confronti della maglieria, sulla celebrazione del colore come pilastro stilistico e sull’esaltazione della diversità. Non manca l’impegno sociale: da poco ha lanciato la campagna “Clothes of Humans“, basata sul fatto che le emozioni e i sentimenti sono meravigliosi.

Proprio in queste caratteristiche che  contraddistinguono l’azienda  si crea il rapporto con la stilista Stella Jean. Nata a Roma, nel 2011 è tra i vincitori del concorso promosso da Vogue Italia “Who is on Next?”. Nel 2013 durante il Pitti Uomo ha presentato la sua prima collezione dedicata all’uomo. Sempre in quell’anno viene scelta dallo stilista italiano Giorgio Armani per sfilare come ospite durante la Fashion week milanese. Il suo stile basato sull’attenzione per i giochi cromatici riprende le sue origini creole proposte in una miscela di contaminazione con la cultura occidentale per poi attualizzarle. La designer collabora con artigiani africani e haitiani per preservare e sostenere l’economia di queste popolazioni ma anche per dare vita ad un prodotto unico ed artigianale carico di cultura.

Stella Jean
Stella Jean

 L’impegno nel sociale e la passione per i colori sono gli elementi fondamentali dell’incontro tra Benetton e Stella Jean per la nascita della prima capsule collection promossa da Vogue Italia e realizzata con una comunità di artigiani italiani.

“La moda è dialogo” , questo è il pensiero condiviso sia dalla designer Stella Jean che da Benetton, uniti nell’impegno etico, nella promozione dell’artigianalità e nella valorizzazione del colore.

La collezione, ispirata ai Navajo Yei (popolo nativo americano situato nell’Arizona), sarà composta da accessori, maglioni, vestiti e cappotti dai colori eccentrici. Si sostiene così il territorio e il lavoro delle tradizioni artigianali dove la moda è il filo conduttore.

La capsule collection verrà lanciata attraverso un’evento e sarà disponibile all’ inizio di dicembre sia online sia nei principali negozi dell’azienda.

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Da Valentino a Stella Jean. Vento d’Africa sulle passerelle europee

Mai come quest’anno il continente africano ha ispirato stilisti e case di moda con la sua fragilità selvaggia. Terra crudele e fertile, ancestrale culla dell’umanità. Inevitabile che, soprattutto in un momento come questo, produca riflessioni etiche e soluzioni estetiche.

Negli ultimi anni, a rendere l’Africa musa delle sue collezioni è stata Stella Jean, stilista italo-haitiana che fin dal suo esordio nel 2011 ha posto l’interculturalità alla base delle proprie sperimentazioni stilistiche. La sua wax and stripes philosophy mescola le camicie sartoriali di gusto europeo con le stampe animalier, i turbanti esotici, gli accessori tribali. Il tessuto wax utilizzato per gli abiti di Stella Jean viene realizzato in Burkina Faso con tecniche di tradizione centenaria, le tinture a base di fango fermentato sono opera degli abili artigiani del Mali. «Attraverso un dialogo paritario di stili e un’efficace miscela fatta di esplorazione e sperimentazione – dichiara la stilista – vorrei dimostrare come non ci siano limiti agli abbinamenti e ai confronti culturali». È questo infatti il tema costante delle sue collezioni.

Photo courtesy Stellajean.it
Photo courtesy Stellajean.it
Photo Courtesy Stellajean.it
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Per la prossima primavera estate, il vento africano ha soffiato anche sulla passerella di Valentino. Nella nuova collezione, presentata nel corso della Paris Fashion Week, i direttori artistici Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli hanno voluto omaggiare la culla della civiltà. Le collane d’ebano, i motivi tribali e le piume Masai si sono posati sui maestosi sugli abiti in pizzo e tulle. Eliminato il folklorismo e nobilitato l’animalier, il risultato è una collezione romantica e lieve, in cui dominano il bianco candido, il nero impetuoso e i caldi colori della savana. E chi avrebbe potuto esprimere il rispetto delle tradizioni e dei popoli africani meglio di Steve McCurry? Il fotoreporter, pluripremiato dal National Geographic, ha una sensibilità unica nel ritrarre paesaggi e genti di tutto il mondo, e a lui è stata affidata la campagna pubblicitaria svelata pochi giorni fa dalla maison Valentino. McCurry, insieme a Chiuri e Piccioli e tutto il loro staff, ha viaggiato lungo tutto il continente per trovare il luogo perfetto in cui scattare. La scelta finale è ricaduta sull’Amboseli Park, un villaggio Masai tra il Kenya e la Tanzania. Gli scatti sono sublimi e poetici, i colori sono brillanti o evanescenti, le modelle posano nella savana circondate da guerrieri Masai.

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Photo courtesy Valentino.com
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Photo courtesy Valentino.com
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Photo courtesy Valentino.com

L’ultimo contatto tra la moda europea e l’Africa è avvenuto nel corso di Pitti Immagine Uomo 2016, manifestazione di moda maschile terminata pochi giorni fa a Firenze. Lo show Generation Africa ha visto sfilare in passerella le collezioni di quattro brand emergenti africani: AKJP dal Sudafrica; Ikiré Jones (brand statunitense-nigeriano); Lukhanyo Mdinigi x Nicolas Coutts, anche loro dal Sudafrica, e l’anglo-nigeriano U.Mi-1. Fondazione Pitti Discovery e ITC Ethical Fashion Initiative hanno fortemente voluto questo progetto creato per sostenere le capacità dei micro-imprenditori africani e le reti del settore moda, coinvolgendo anche tre richiedenti asilo provenienti dal Mali e dal Gambia.  Perché l’integrazione tra culture è un progetto complesso, al quale anche la moda può contribuire.

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Photo courtesy Pittimmagine.com
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Photo courtesy Pittimmagine.com
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Photo courtesy Pittimmagine.com

Stella Jean per Oxfam Italia: un gallo a sostegno di Haiti

A Natale regalate un gallo. Ma non uno qualsiasi. Scegliete quello della stilista Stella Jean che, ancora una volta, rinnova il suo impegno per Oxfam Italia creando una capsule collection disponibile da Coin. Perché il gallo? Semplice. La designer, molto legata alle sue origini haitiane, lo sceglie come fil rouge della collezione in quanto simbolo di buon augurio nella sua patria natia. Così, imponente e coloratissimo, il nostro galletto si mette in bella mostra su due dei tre capi della capsule: la camicia in cotone stretch,  nelle due varianti del bianco e del blu, e la pochette a bustina in pelle e tessuto, entrambe made in italy. Il terzo pezzo è un particolarissimo bangle in fer forgé, un bracciale unico, dipinto a mano dalle donne di Haiti. Proprio a sostegno delle donne, infatti, nasce questa collaborazione tra stilista, Oxfam Italia e Coin.

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Il progetto entro cui si colloca questa collezione è chiamato “Women’s Circle for Change“. Un circolo di solidarietà che si impegna a dare delle opportunità a tutte quelle donne nel mondo piegate dalla fame e dalla povertà. Sono loro, in effetti, le vittime più colpite da questi mali sociali e iniziative come questa possono davvero fare la differenza. La capsule collection in particolare sostiene il progetto “Right to be Heard“, che garantisce un reddito dignitoso a circa 20.000 produttori agricoli che lavorano nella regione di frontiera tra Haiti e Repubblica Dominicana. Racconta la stessa Stella Jean che questa iniziativa nata assieme a Oxfam e Coin “è motivata da una volontà e un impegno condivisi, mirati a generare impresa e auto sostentamento nelle comunità locali, di Haiti in questo caso, evidenziando la forza motrice femminile al fine di innescare un meccanismo di indipendenza che scardini il fallimentare assistenzialismo“.

stellajeanQuesta non è la prima volta che la stilista italo-haitiana si fa artefice di una moda sociale. Già precedentemente aveva sostenuto i progetti di Oxfam Italia in collaborazione con Coin. Ma il suo impegno va addirittura oltre. Forse è questo che la rende tanto speciale e la evidenzia all’interno del fashion system. Nelle sue collezioni la moda racconta storie, tradizioni e modi di vivere di Paesi considerati più poveri. È come se ogni sua creazione diventasse un modo efficace per comunicare la bellezza della diversità nel mondo, una diversità che si fa colore, tessuto, forma. Più concretamente, Stella Jean sostiene e rispetta le comunità indigene africane e ne promuove tradizioni e creazioni nel rispetto delle loro risorse, della cultura e del territorio. In che modo? Collaborando con artigiani africani e haitiani e apprendendo da loro quegli antichi saperi altrimenti destinati a soccombere di fronte alla massificazione imperialista.

Perché la moda non è solo estetica. La moda può essere un forte strumento di comunicazione. Un gallo può gridare al mondo che le donne Haitiane, così come molti, troppi altri popoli nel mondo, hanno bisogno di aiuto. Hanno bisogno del tuo aiuto.

 

Talents made in Italy. Stelle brillanti nell’universo fashion

Stella Jean, Marco De Vincenzo, Gabriele Colangelo, Christian Pellizzari: sono questi i nuovi talenti italiani della moda.Giovani e ambiziosi, vincitori di prestigiosi concorsi dedicati alle stelle nascenti del fashion e  diplomati nelle più celebri accademie di moda. Con una capacità comune: reinventare un vecchio concetto di moda.

Multiculturalità, dandy metropolitano, eleganza e raffinatezza sono le parole chiave per i giovani designer, già lanciati con successo nell’universo del fashion system.

Colori e tessuti Wax ( tipica texute africana con stampe fantasia) per Stella Jean, la bella designer italo-haitiana nata nella capitale dove vive e lavora.

Seconda classificata, nel luglio 2011, del prestigioso concorso “Who is on Next?”,organizzato da Alta Moda Roma e Vogue Italia, Stella Jean è in grado di creare un mosaico culturale dove fantasie e  accessori eccessivi giocano un ruolo fondamentale.

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La stilista dà vita alle sue collezioni partendo dalla struttura narrativa tipica di un racconto con l’obiettivo di raccontare una storia attraverso le immagini. È lo styling la parte vincente della giovane Stella Jean che rende ogni pezzo della collezione unico e capace di comunicare.

Stampe geometriche e silhouette pulite per il siciliano Marco De Vincenzo.

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Nato a Messina nel 1978, si trasferisce a Roma a soli diciotto anni. Anche lui tra i vincitori del concorso “Who is on Next”, è da undici anni l’assistente di Silvia Venturini Fendi per la linea accessori.Le sue collezioni di prêt-à-porter sono caratterizzate da simmetrie, tessuti accoppiati o tagliati a laser e contrasto di colori.

“L’importante è che io riesca a mantenere i miei codici, la mia firma, anche se ogni sei mesi cerco di raccontare qualcosa di nuovo.” Queste le parole dello stilista siciliano quando gli viene chiesto cosa vuole che emerga dalle sue collezioni.

Mentre il giovane trevigiano Christian Pellizzari (classe 1981) dopo gli studi al Polimoda di Firenze e la collaborazione, di quattro anni, con Tonello, nel 2010 lancia la sua collezione.

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Reinterpreta il classico dandy mettendo al centro delle sue collezioni le giacche da uomo, sia casual che formali, in vari tessuti. Dalla lana al cachemire, passando per la seta e il poliestere. Un mix di forme e tessuti visibile anche nei giubbotti.

La sua moda? Lui la definisce così: “Quello che disegno e produco mi riflette molto, è uno stile contaminato da pezzi di sartoria tradizionale, mixati a pezzi sport wear, tessuti ricercati e sempre una parte riservata alla sera,  ma sempre con uno spirito ironico”.

Dulcis in fundo il milanese Gabriele Colangelo (classe 1975). Inizia la gavetta disegnando la linea Versace Jeans Donna, passando poi a Just Cavalli Donna e approdando al ruolo di direttore creativo del marchio italiano Jenny. La svolta avviene nel 2008 quando debutta con la sua prima collezione.

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Segni distintivi? Pellicceria artigianale e ricamo. Tutto frutto della cultura sartoriale appresa nell’atelier di famiglia. La sua donna è elegante, raffinata e discreta.

Quattro giovani. Quattro ragazzi italiani. Quattro stili diversi. Quattro personalità vincenti.

Ancora una volta il Made in Italy sembra avere una marcia in più nel fashion system e noi ne siamo orgogliosi.

L’Alta Roma e l’Alta Moda Italiana: connubio di arte, storia e artigianalità

Negli ultimi anni AltaRoma, la fashion week capitolina diretta da Silvia Venturini Fendi, che ha avuto luogo al Complesso Monumentale S. Spirito in Sassia dal 26 al 29 Gennaio scorso con una preview il 25, ha contribuito in modo decisivo alla rinascita di Roma attraverso l’artigianato e l’arte, la promozione dei giovani talenti, la valorizzazione dell’Alta Moda Italiana, la riscoperta di botteghe e laboratori, che salvaguardano ancora oggi quel profumo di antico nonché l’immenso bacino di abilità che rappresentano il Made in Italy. La XXI edizione di AltaRoma parte proprio da questo, valorizzando e sostenendo la moda nazionale e internazionale. Un appuntamento in cui Roma diventa l’epicentro italiano dove tradizione e innovazione creano un forte connubio, dialogano e si confrontano nei termini di unicità ed eccellenza.

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Oltre alle maison storiche che hanno confermato la loro presenza sulle passarelle di AltaRoma come Sarli Couture, Curiel Couture, Gattinoni e Renato Balestra,  i nuovi protagonisti affermati della kermesse romana sono stati Camillo Bona, Giada Curti, Nino Lettieri, Gianni Molaro, Jamal Taslaq, Tony Ward, Antonella Rossi, Delfrance Ribeiro, e la new entry Mireille Dagher. Nel calendario della fashion week romana è stato inserito anche il Final Work dell’ Accademia di Costume e Moda e il progetto dello IED Moda, scuole che formano le nuove promesse del settore fashion.

Anche in questa edizione la fashion week capitolina si è fatta vetrina dei capolavori delle menti creative, che hanno trovato nei suoi luoghi più romantici il proprio palcoscenico per esibirle. Tesoriere della tradizione e attenta alla riscoperta di brand storici, AltaRoma ha l’obiettivo di rivitalizzare i grandi nomi grazie all’ingresso di una nuova linfa creativa, per vederli tornare attivi nel mondo della moda, e Roma con il suo bacino a cui attingere e con il suo immenso patrimonio culturale e sartoriale  ha tutte le carte in regola per poterlo fare. Malgrado la crisi economica sono varie le situazioni favorevoli che creano quell’humus ideale affinché una maison storica trovi terreno fertile per il suo rilancio. AltaRoma è prammatica, dà i suoi frutti in Italia, anche perché nei momenti di oculato risparmio un pò di creatività funziona, e attrae anche consensi internazionali, il che vuol dire che al di là dei confini domestici la nostra sartorialità e artigianalità è riconosciuta e stimata.

Galitzine by Sergio Zambon
Galitzine by Sergio Zambon

Nell’animato paesaggio tracciato da AltaRoma si legano i concetti del fatto a mano, del sartoriale e della sperimentazione proprio quello che nasce dall’incontro tra la maison Galitzine e Sergio Zambon, il designer che ha basato la start up del rilancio facendo leva sull’invenzione storica della maison “il pyjama palazzo”. In anteprima per AltaRoma all’interno del progetto LIMITED/UNLIMITED dedicato al red carpet, è stato esposto per la pre-opening capitolina un pyjama palazzo Galitzine by Sergio Zambon, una capsule collection di 30 outfit che si arricchisce di capispalla e maglieria. Il nome glielo diede Diane Vreeland, ma ad inventarlo ci pensò la principessa russa e fashion designer Galitzine nel 1960 e solo a pronunciarlo si rievoca una storia, un’epoca, imponendosi sulla scena del fashion mondiale legandosi in modo assoluto e indissolubile al glamour patrizio e araldico di icone femminili senza tempo, che sono diventate ideali di bellezza ed eleganza come Jacqueline Bouvier Onassis e la sorella Lee Radzwill, Audrey Hepburn, Liz Taylor, Claudia Cardinale. Zambon_0016-500x750

Una collezione quella di Zambon a cui ha dato vita partendo dall’heritage di Galitzine composto da tre elementi importanti quali un’esercitazione che incrocia la portata storica del pyjama palazzo, la sua contraddittoria e affascinante complessità di aristocratica opulenza romana, di evocativa sensualità tra Russia zarista e la Venezia di Proust, memorie di Bakst e le fragranze di un oriente fiabesco che si intreccia ad una sofisticata vocazione all’astratto fino alla semplificazione minimalista di quella che si può definire un’autentica “informale” uniforme. Zambon per dipingere il capo è andato fino all’essenza del pyjama palazzo traendone un segno geometrico, una dinamica libera e gioiosa, versatile e moderna. La capsule è stata impaginata in 3 modi diversi, uno più daily e informale, l’altro più svincolato ed autonomo, il terzo vira sul classico con una rivisitazione vintage. Il mood della creazione seguiva sensazioni e suggestioni autonome riportando in scena forza e leggerezza che sono il segno caratteristico di donna Irene.

Le sorprendenti ceramiche di Caltagirone diventano le protagoniste della nuova collezione firmata Sarli Couture che affonda le sue radici nel più alto artigianato composto da tecniche sartoriali e da una filosofia di stile impareggiabile, associata alla luminosità dei tessuti e dei colori alla ricercatezza dei gioielli e alle linee impeccabili.

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La collezione realizzata da Carlo Alberto Terranova vive del profumo della Sicilia e di esperienze evocative che la rendono elegante e sensuale. Mediterranea nell’essenza per solarità e naturalità evoca la maestria artistica e artigianale delle maioliche e vive negli accostamenti dei colori pieni e decisi offrendo uno spunto culturale ad una nuova interpretazione dell’intramontabile stile Sarli, fatto di poetiche geometrie, volumi provocatori e femminili seduzioni. Un viaggio attraverso i caldi colori dell’isola dall’arancio melograno al marrone, dal Sicily’s chocolate al blu copiativo fino all’intramontabile bianco Sarli. Purezza geometrica e linee pulite sono da sempre il cavallo di battaglia della maison. Dai dinamici tailleurs e piccoli cappotti costruiti in bicolore alternati a mikado e organza spalmata si passa agli abiti da cocktail dalle grandi maniche costruite con un effetto foglia con giochi di sovrapposizioni di tessuto su cappe, gonne, bustier avvolgenti che rievocano le pigne in terracotta ornamentali delle maioliche in ceramica.

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Preziosi i decori sia nelle fogge che nei colori, rievocano i rilievi delle sculture siciliane e impreziosiscono i sapienti drappeggi della sublime couture handmade. I drappeggi e la leggerezza dello chiffon, che fascia la shilouette, accompagna nei tagli e nei volumi i movimenti del corpo come se fosse una seconda pelle. Le foglie prendono vita e si trasformano in rifiniture in sbieco su organze e crèpe de chine, in ricami ad intarsio ed ancora in jais e Swarovski. Per una scena finale dove trionfa l’alta couture, come in una fiaba da sogno, Sarli ha pensato di portare in scena la grande manualità della sua maison grazie ai suoi preziosi abiti da sposa. Avvolte in volute di tulle le modelle hanno calcato la passerella fasciate da magici abiti fiore i cui petali adornano delicatamente il loro corpo impreziosendolo, sbocciando in un’apoteosi di sensualità.

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Sfila sulla passarella del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari la nuova interpretazione dell’artigianato sartoriale. E’ la maison Gattinoni con il suo direttore creativo Guillermo Mariotto a portare in scena la nuova collezione primavera – estate presentata nel Salone D’Onore dove è esposta la mostra “La Seduzione dell’Artigianato: ovvero il bello e il ben fatto” curata da Stefano Dominella e Bonizza Giordani Aragno. Ritorna la tradizione in casa Gattinoni, ma questa volta le ferree regole della couture di Madame Fernanda sono state riprese dal direttore creativo in una veste del tutto nuova ed originale creando una collezione che mette in luce ricami tridimensionali fatti al computer per aerei bustier farfalla, sintesi di tradizione e creatività in una commistione di pura fantasia artistica e di quel fil rouge che lega passato e futuro.

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Una collezione proiettata al futuro dove viene rispolverata la vera moda italiana utilizzando però le nuove tecniche digitali del computer grafica. Sperimentazioni sartoriali ultramoderne dove la quarta dimensione di Mariotto inizia da un’esplorazione della realtà virtuale in un laboratorio 3D dove si tagliano e cuciono materiali illusionistici, panneggi senza peso, quasi ad essere immateriali. Un artigianato sartoriale Made in Italy e un disegno immaginifico differente concorrono a creare un incredibile equilibrio, una 4D dove il sogno nasce nel mondo della terza dimensione per poi essere trasportato e ricreato nella nostra realtà, aggiungendo l’illusione ad altra illusione.

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Il disegno di una possibilità fantastica s’incrocia con tessuti e lavorazioni del nostro mondo per una corsa sull’ottovolante della moda, una visione di cui il pubblico ha potuto godere grazie all’ausilio di occhiali distribuiti nel parterre per poter percepire la tridimensionalità della collezione a cui si aggiunge la quarta, quella tattile offerta da tessuti come il tulle, l’organza, lo chiffon, il pizzo e il mikado. La collezione di Guillermo Mariotto per Gattinoni è confezionata su souplesse e trasparenze, sfumata sulle tonalità del bianco, del nero, del panna, contrappunto cromatico per colori caldi, molto intensi e luminosi. Una collezione declinata nei toni cipriati dell’arancio e del rosa con un lampo di giallo cadmio per l’abito lungo e drappeggiato. Insieme a bronzo, rame, ematite, crinoline, voile e plissé noir, non mancano le righe intagliate nello chiffon. Ritornano le righe, rinascono le geometrie, tratti essenziali e rigore prospettico giocano in una evoluzione di linee black and white.

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Negli abiti da sera con gonne aerodinamiche, corte davanti e più lunghe dietro si ha un effetto optical, così come nella lingerie couture con preziose sottovesti, vestaglie in organza e satin con volant e ricami. Nella collezione irrompe sfavillante anche un prezioso bikini gioiello d’oro rosa, interamente realizzato da pietre dure da Gianni de Benedittis, che grazie ad una grande ricerca e artigianalità manuale ha creato anche dei capolavori orafi appositamente per il defilé. Designer del brand “Futuro Remoto”, ha dato vita a vere e proprie meraviglie d’oro, ripercorrendo l’immaginario favolistico. Una collezione da favola chiamata “Scacco al Re” dove gli anelli sono troni, Re, regine, principesse, carrozze, scarpette di Cenerentola, corone, per una donna che ha deciso di riprendere in mano la propria vita e diventarne la protagonista. Grandi protagonisti di tutto il defilé, i cappelli pagoda, che nascondo il volto delle Dame, che come su una immaginaria scacchiera di “Alice nel Paese delle Meraviglie” si muovono sinuose e conturbanti nel viaggio musicale di sottofondo.

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AltaRoma però non è solo per grandi marchi, ma è anche il trampolino di lancio di designer emergenti e proprio per questo è considerata a livello mondiale il centro dello scouting in continua crescita. Ed è così che nel corso del tempo ha dato e continua a dare ampio spazio al progetto di scouting da essa stessa ideato e organizzato, “Who is on next?” in collaborazione con Vogue Italia, che offre la possibilità ai finalisti del concorso vincitori all’edizione di Luglio di AltaRomaAltaModa di avere uno spazio nel calendario ufficiale di Gennaio ospitandoli sulle catwalk di Roma. Ad aver calcato le passarelle di AltaRoma questo Gennaio 2013 sono stati i brand Stella Jean, San Andrès by Andrès Caballero, Suzanne Susceptible by Cha Soo Jung, MarcoBologna by Marco Giugliano e Nicolò Bologna.

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San Andrès finalista del progetto “Who is on next?” 2012, per il suo stile classico e bon ton torna sulla passarella romana del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia per presentare in anteprima la sua pre-collezione autunno-inverno 2013-2014. Attraverso una collezione dove i materiali e i colori interpretano l’arte di creare nuovi volumi Andrès Caballero celebra l’architettura modernista di Luis Barragàn. Una visione contemporanea della cultura messicana la sua, ironica e un pò nostalgica. Un gioco tra luce e ombra dove blocchi di colore danno vita ad abiti grafici dal taglio netto e toni vivaci. I colori sono pieni di energia grazie a nuance vintage come il blu indaco, il rosa fucsia, giallo, bianco, nero e oro, interpretati con blocchi di colore in contrasto. Le textures dei materiali, come crèpe di lana e bouclè mohair si abbinano sapientemente creando strutture ampie e morbide per i cappotti e giacche dal sapore sartoriale arricchiti da particolari in pelliccia. Abiti di lana e twill di seta intarsiati di materiali e colori a contrasto. Una artigianalità tutta impreziosita da ricami handmade.

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Cha Soo Jung è la designer del brand Suzanne Susceptible, finalista anch’essa del progetto di scouting 2012 e vincitrice del premio speciale YOOX.COM calca la scena di AltaRoma presentando la sua collezione autunno-inverno 2013-2014. La stilista ha trovato ispirazione per la sua collezione al Gugghenheim di Bilbao e in particolare in Chagall, nel suo “Violinista Verde” . Da qui tagli cubisti e forme strutturate hanno dato vita alle sue creazioni. Contemporanea in tutta la sua purezza i tessuti sono panno di lana tinto in fibra e in pezza, lana vergine garzata e doppiata con tela di seta intrecciata ad applicazioni di pelle. Il patchwork è composto da disegni jacquard geometrici, floreali in cotone e flanella colorata. Una collezione a chilometro zero dato che tutto è stato confezionato a Milano con tessuti del comasco e del biellese, tutto Made in Italy. La palette è dominata da colori scuri per i capispalla, foderati in verde acqua a contrasto. Il rosso, il rosa e il verde compongono un bouquet surrealista e i dettagli in cuoio fanno pensare al legno stagionato. La designer coreana si è saputa distinguere per aver sperimentato nella sua collezione forme e lusso italiano con classiche ispirazioni rivisitate in chiave hi-tech.

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A tornare invece come guest designer sulle catwalk romane è Stella Jean, portando in scena la sua autunno-inverno 2013-2014. La stilista, vincitrice dell’edizione 2011 di “Who is on next?” con il progetto più originale ed inedito della stagione, ha riscosso molto successo anche nella scorsa edizione di AltaRoma 2012. Designer dall’allure internazionale, grazie al suo stile caratterizzato da un eclettico melting-pot culturale ha riscosso in breve tempo il plauso sia di stampa che di buyer, approdando così nelle migliori boutique italiane e straniere. La sua collezione è un viaggio che ha tratto spunto dallo sbalorditivo metissages d’avanguardia radicato nelle civiltà incontrate quali quella europea, quella amerinda, fino alle coste d’Africa per poi perdersi nel deserto del Gobi. Caratteristici jacquard andini avvolgono novelle e inconsapevoli paladine della salvaguardia delle civiltà pre-colombiane, la cui femminilità è esaltata da gonne arricciate in vita. I lunghi e morbidi cappotti foderati di eco pelliccia d’ispirazione Navaho, si accompagnano nella lunga traversata oceanica alle coste africane, tanto amate dalla stilista, per sfoggiare le tradizionali stoffe wox. Particolari cappelli e mannish dal sapore britannico come la bombetta, abbinati a vibranti foulards colorati. Il contatto con le culture mongole ispira i tagli asimmetrici delle camicie e dei caban, mentre sono suggestive le sovrapposizioni di stoffe che giocano con i diversi pesi. Importanti anche gli accessori come i bijoux, che testimoniano l’esplorazione dei confini geoculturali. Elaborati capolavori dell’oreficeria delle comunità amerinde e della raffinata gioielleria dei coloni europei rappresenta il tentativo di realizzare una contro-colonizzazione estetica in cui emergono i tratti distintivi delle differenti civiltà. Una collezione quella di Stella Jean che mira a realizzare una comunione delle ricchezze culturali e di costume di più civiltà prese in esame per un connubio da cui trarne ispirazione con gli occhi e con il cuore, in quanto le uniche frontiere invalicabili sono solo quelle della mente, la quale racchiude in sé lo spazio utile per accogliere tutte le civiltà del mondo.        

 

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Stella Jean
Nella foto. La designer italo-haitiana Stella Jean

SOUNDTRACK: Cosmic Love, Florence + The Machine

Arte, Moda, Bellezza. E’ questo il trinomio vincente per Stella Jean, giovane stilista di origini caraibiche,  seconda classificata nel 2011 al concorso dei nuovi talenti Who is on next?”, durante la kermesse capitolina AltaRoma AltaModa. Romana di adozione, vero e proprio astro nascente del Made in Italy, il sogno del fashion business per Stella  Jean nasce sulle passerelle quando, nelle vesti di modella,  indossa un abito da sposa firmato Egon von Furstenberg.

Nel frenetico mondo della moda le ore passate tra casting, fitting e backstage le hanno dato una formazione a 360 gradi, attraverso la continua sperimentazione e un’acuta ricerca del bello che hanno premiato l’originalità della giovane stilista. Stella Jean crea senza disegnare bozzetti, sposando il pensiero di Madame Vionnet secondo cui “il corpo ha tre dimensioni e, pertanto, non ci si può affidare alla carta”. Ereditiera di indimenticabili tradizioni, già le pioniere sorelle Fontana affermavano che l’abito va costruito con gli spilli appuntati sul mannequin, Stella Jean drappeggia e plasma le sue creazioni in un gioco di forme materiali e dal grande impatto visivo. Da Nadia Valli impara l’arte della pittura su stoffa che richiede pazienza, sapienza e attenta manualità artigianale. Questa l’idea dello Slow Fashion di Stella Jean, un nome che è già un brand.

Il fascino della couture per Stella Jean è puro metissage: nella sua identità creola si fondono e mescolano come in un cocktail estivo, colorato e frizzante, diverse culture che rispecchiano le sue origini. La verve contemporanea e anticonformista del nuovo continente si sposa perfettamente con l’anima vintage e sognatrice europea. Quando si dice che gli opposti si attraggono…

La Wax & Stripes philosophy è la fonte di ispirazione indiscussa della sua moda: non solo fusione tra  il wax, il bon ton anni Cinquanta ed i tessuti a righe di fattura made in Europe, ma continue contaminazioni storiche in un melting pot stilistico in evoluzione, fatto da racconti trasversali che echeggiano variazioni sociali e culturali. Comunicazione e immediatezza visiva rendono lo stile di Stella Jean protagonista assoluto in passerella con quella giusta dose di ironia, filo conduttore del melange artistico di diverse civiltà.

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Tra le collezioni della giovane designer ricordiamo Jeune, Belle et Gatée del 2009, Oysters don’t lie del 2010 e Still a Goddess, quest’ultima dedicata alle atmosfere haitiane che le ha regalato il podio al concorso Who is on Next/Vogue nel luglio 2011. In Still a Goddess  Stella si ispira all’Essenza, la Spiritualità e le Gestualità delle figure femminili che hanno contribuito alla liberazione di Haiti nell’ Ottocento, prima colonia di schiavi neri deportati dall’Africa ad aver ottenuto l’indipendenza. Donne sicure, fiere, orgogliose, schiave che finalmente possono gridare al mondo la loro libertà, tanto desiderata e ottenuta con sacrificio. Nei poderi dei coloni usurpatori costretti a fuggire dopo la rivolta, indossano i loro abiti, le loro camice e, al collo, in segno di vittoria, vistosi gioielli, smeraldi, rubini e diamanti. Trofei che la Dea Scalza sfoggia per attraversare trionfante le terre ormai incolte dove era prima costretta a lavorare in schiavitù.

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Suggestioni naif, preziosismi e ricami vévé (blasoni rappresentanti le divinità voudu), si  fondono all’artigianalità sartoriale italiana dando all’innovativo design dal sapore creolo sembianze spettacolari che saltano all’occhio per forma e contenuto. Candidi lini sopraffatti da vorticose tempeste cromatiche, abiti cerimoniali dai grandi volumi. Prevalgono i colori degli elementi naturali, la terra, il fuoco, l’acqua, screziati dal giallo. Senza sfumature, in una continua narrazione di colori accesi. La Donna dea, vittoriosa e ribelle, avanza fiera e scalza sulla passerella, sacerdotessa e custode di una  libertà ormai riconquistata.

Stella Jean

Nell’edizione del gennaio 2012 della fashion week AltaRoma, Stella Jean porta Hitchcock in passerella. Un connubio perfetto quello tra Moda e Cinema, che ha visto il supporto sul catwalk della proiezione del fashion movie Madeleine, cortometraggio che riprende il film di Alfred Hitchcock del 1958, Vertigo (la donna che visse due volte), con la partecipazione straordinaria dell’attore  francese Ivan Franek.

Marmellata di stagioni (Jam Seasons) è il mood della collezione Primavera/Estate 2012 con un piccolo anticipo sull’Autunno/Inverno 2012-2013: fil rouge l’ispirazione anni Sessanta. Gonne ampie e tempestate da gemme colorate, lane tricot con ricami in punto maglia, stoffe hawaiane e ricami gallici. Uno splendido accostamento interculturale che esprime la dialogia, mai fuori luogo, tra conoscenze storiche e sociali. Tasselli di un mosaico culturale intercambiabili tra presente e passato che rendono il futuro artisticamente originale. Come quello della stilista, del resto.

Ironica come non mai, Stella ha partecipato, lo scorso 2  Maggio all’Auditorium Parco della Musica di Roma, all’evento La Moda è di moda. Incontro con i protagonisti del Made in Italy, promosso dal Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, ideato e curato da Stefano Dominella, Presidente del Comitato Tecnico Sistema Moda di Unindustria. In un talk show esilarante, in cui protagonista indiscusso è stato Guillermo Mariotto, direttore creativo dell’Alta Moda della maison Gattinoni, affiancato dal giovane designer Gianni De Benedittis, del brand futuroRemoto gioielli, Stella si è concessa alle domande bacchettone di Laura Laurenzi, giornalista di Repubblica, professoressa di stile nella conduzione della serata. Un racconto di vita e di moda con il backstage della creatività, in cui Stella si è tolta i suoi sassolini dalla scarpe con alcune giornaliste presenti in sala, poco generose in passato riguardo al suo percorso professionale.

Stella Jean e Guillermo Mariotto

Ultima sfida per la giovane e bellissima Stella Jean, che aspettiamo a luglio per la nuova edizione di AltaRoma AltaModa, l’Italian Fashion week che si terrà nella città texana di Dallas dal 22 al 28 Ottobre prossimi, con il supporto di Alta Roma e della Camera di Commercio Americana. Con Stella Jean partiranno per l’avventura americana anche la maison Raffaella Curiel,  la designer Lucia Odescalchi e Carmina Campus, il brand ecosostenibile creato da Ilaria Venturini Fendi.

Quando si dice esportazione oltreoceano del  fascino e della magia Made in Italy, si dice Stella Jean.

Moda d’Africa. Novità, Successo e Speranza.

SOUNDTRACK: Des’ree Life

Africa. Immense distese di sabbia, caldo sole in un eterno tramonto, raggi bollenti che toccano la pelle, è calore, è passione.
Una passione che prende e coinvolge, e che la moda recupera ad ogni cambio di stagione. Dimenticate il brutto tempo, è tempo di estate, è tempo di Africa.

Lunghi abiti zebrati, aderenti fasce maculate, grossi e rigidi bracciali,  lunghe e colorate collane: luoghi comuni o imponente verità? Realtà passata e presente, perchè nella moda tutto torna. Ma mentre noi sogniamo la moda che verrà, cosa succede nel continente nero? Novità, successo, speranza. Ecco le tre parole chiave che spiegano l’approccio africano al nuovo sistema moda.

Novità. Freschezza, e non poca ingenuità nella presentazione delle collezioni che hanno sfilato un mese fa a Lagos, capitale della Nigeria, durante l’Arise Fashion Week. Settantasette stilisti africani, hanno presentato in cinque giorni le nuove collezioni, innovative e sorprendenti, per una moda che piace. Lagos è novità. Aria di innovazione in un sistema di sfilate ormai “vecchio”. Nel ricco quartiere di Victoria Island, si è assistito a nuove situazioni, con un front-row fatto di “tutto pubblico”, dove per i posti a sedere a dettar legge è stata la regola del “chi tardi arriva male alloggia”, ed allora ecco buyers e giornalisti misti a donne comuni. Nuovi scenari per nuove situazioni.

                

 

Successo. Collezioni che hanno fatto il giro del mondo, e che sono piaciute. Passerelle colorate che pescano dalla tradizione etnica africana i colori e le fantasie, ma che nelle linee e nelle lunghezze ricordano la moda occidentale. Ce n’è per tutti i gusti. “Qui si respira un’energia e un’atmosfera unica – afferma la top model Alek Wek si percepisce, anzi si vede proprio una creatività che sulle piazze più affermate quasi non c’è più.”  Il successo c’è e si vede, lo dimostra l’invito ricevuto a sfilare a New York per cinque giovani stilisti, che sulla passerella africana hanno presentato le loro collezioni. La moda africana riscuote così consensi ed accende una speranza.

Sfilata di Oswald Boateng
Sfilata di Eijiro Amos Tafari
Sfilata di Kola Kuddus
Sfilata di Kiki Kamanu

Speranza. “Abbiamo Milano, Londra, New York e Parigi. Perchè non Lagos? – ha chiesto Penny McDonald, uno degli organizzatori – siamo stati invitati alle passerelle di New York e ci è stato chiesto di tornare a Città del Capo e in altre città, ma c’è così tanta voglia di moda a Lagos che ci sentiamo a nostro agio nella nostra idea di farne la quinta capitale della moda del mondo“.  E’ questa la speranza futura: Lagos come quinta capitale della moda internazionale.

Un sogno che diventerà realtà? Chi può dirlo, intanto cresce il sogno che le parole “novità”, “successo” e “speranza” diventino un passaggio obbligato per la realizzazioni di progetti moda futuri: che possano portare cose nuove, avere una buona riuscita, per crescere in futuro.

Il mosaico culturale di Stella Jean

Ricordi, vortici e visioni in bilico tra Hitchcock e Proust

Vertigine, ossessione perturbante. Carlotta Valdes e Madeleine ambigue eroine di Alfred Hitchcock, rivivono sulla passerella di Stella Jean, nel fashion movie, rivisitato in chiave moderna de  “La donna che visse due volte“. Visioni, incubi, tema del doppio si ripetono nell’eterno ritorno dell’uguale. Una maniacale attenzione ai vestiti e agli accessori, firmati Stella Jean, apre una porta sospesa tra echi passati e leitmotiv moderni.

Contrapposizioni mèlo, parallelismi e voluttuose geometrie popolano gli abiti della designer. Sfila una donna cosmopolita che attinge alla tradizione ma la reinterpreta, rivive il passato ma è proiettata verso il futuro, tra ardente nostalgia e laconica ironia. Una petite Madeleine, tanto cara a Marcel Proust, materializza il ricordo. Una Recherche fatta di discendenze creole, influenze haitiane e un presente romano.

Sfilano gonne a ruota, pencil skirt, maglioni e cappotti couture. Stampe tapestry, wax africano e richiami gallici, lacerti inaspettati di culture lontanissime, si fondono in un melange retrò.

Gli anni cinquanta, lo stile inconfondibile di Greta Garbo si reificano nelle lunghezze degli abiti, nell’allure sofisticato dei maglioni e nei sapienti ricami. ll verde e il rosso del “Vertigo “ di Hitchcock si accosta al giallo, al blu, all’arancio del sole e del mare di Haiti. Stampe check, tessuti spigati e lana tricot, girano vorticosamente in un mix and match di stoffe e fogge tra orgoglio italiano e aplomb very british.

Il Mood urban chic delle camicie in denim, dona  un twist più contemporaneo alle gonne fiorate altrimenti troppo bon ton. Focus on sugli accessori, guanti in pelle rossa, decolleté animalier e pochette colorate danno quel tocco scanzonato e malizioso ad una jeune fille proveniente da un’epoca lontana. Fancy jewels, cristalli multicolore incastonati nei tessuti, impreziosiscono gli abiti ed esaltano la silhouette.

Vivide, quasi scolpite appaiono due modelle, immobili, nei loro abiti scultura di inenarrabile bellezza. Estasiato silenzio.

Vibranti emozioni e  fragorosi applausi, confermano che è nata una Stella.

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