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“In-caute trame”, alla galleria SpazioCima la personale romana dell’artista Federica Zianni

La Galleria SpazioCima di Roma  inaugura oggi una nuova stagione espositiva con la mostra IN-CAUTE TRAME, personale di Federica Zianni, vincitrice sezione Scultura MArteLive 2022. Curata da Roberta Tosi, IN-CAUTE TRAME racconta di “intrecci, reticoli astrali, trame dell’essere attonite e inquiete che si aprono come segni e presenze di segni ancestrali”, appartenenti all’anima o trasformatisi in materia che si piega o combatte. Un reale allegorico, dunque, o estremamente veritiero, ossimorico, è ciò che identifica le opere di Federica Zianni, in cui i contrasti di ombre e luci che caratterizzano il suo interrogarsi trovano anche nei materiali e nei colori, sapientemente scelti, la dualità e il contrasto delle possibili risposte; camere e lacci emostatici, dunque, ma anche legno e bronzo, nero e oro. Un’arte totalizzante, che esige un contatto e una pluridimensionalità creatrice di quel collegamento necessario tra spirito e mondo reale.

In-caute trame, la personale di Federica Zianni

“Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all’uomo come in effetti è, infinito”. William Blake

Dove finisce il nero che aggroviglia i pensieri, l’oro liquefatto che arroventa la forma e la solidifica? Intrecci, reticoli astrali, trame dell’essere attonite e inquiete si aprono come segni e presenze di segni ancestrali, quelli che appartengono all’anima e lì restano a tratti inespressi, altri trovano la via coraggiosa della materia che si piega o combatte. Tra le mani di Federica Zianni si muovono, si ergono raffigurazioni ardite suscitate dall’incontro o scontro con la realtà, colta nell’intimo della sua inespressa essenza. In fondo raffigurare significa “mettere in figura”, ovvero rappresentare nell’allegoria, o simbolicamente, il reale da cui non si fugge e non ci sono sconti, né facili risoluzioni. Da questo incontro sempre generativo dove i contrasti diventano singolarità, teatri d’ombre e di luce che si dibattono e gridano la loro lotta con la vita, nascono opere come paradossi, quasi fossero scherzi del destino che interrogano e disturbano se l’esistenza diviene solo un facile attraversamento dei giorni. Ma l’arte, quella vera non appare mai un mansueto attraversamento: «Nessuna opera regge se dentro di sé non ha tutto il pathos e tutta la sofferenza dell’autore. (…).

In-caute trame, la personale di Federica Zianni_credits Courtesy of Press Office
In-caute trame, la personale di Federica Zianni_credits Courtesy of Press Office

Né video art, né body art, né concettuale art, acephal art, squallida art, fecal art. Nessuna comic art o ethnic art. Solo un eterno punto interrogativo inchiodato al cielo.», ha scritto Claudio Parmiggiani. Quel punto interrogativo è anche ciò che scuote la ricerca di Zianni quando la raggiungono le sue improvvise apparizioni, sul finire del giorno. Scende allora l’artista, scende e risale la scala preziosa dell’esistenza, la sua Scales, quasi fosse la scala biblica di Giacobbe, ne cercasse l’accesso o ne togliesse la pelle, di più, le squame. Come fossimo anche noi creature che si dibattono, tra terra e acqua, anche cielo, e forse è così. Quasi cercasse le «immagini spettrali a strati sovrapposti sino all’infinito, avvolte in membrane infinitesimali» di Balzac, sedimentando tessiture di vita e interrogandosi costantemente sulle sue forme, su ciò che è e, soprattutto, non è. Il percorso è lungo, un parto nel tempo accolto quando ancora Federica muoveva i primi passi nell’arte e dunque nella vita, per giungere a materia e sostanze in continuo affanno tra loro, sospinte da forze centripete che stringono, avvolgono, proteggono. Anche la scelta dei materiali, che non è mai un caso, si scopre a tratti duttile, docile, arrendevole come camere d’aria e lacci emostatici, altri potente e salda, come bronzo o legno. L’intreccio di forze contrastanti, l’insaziabile scelta del controcanto cromatico come il nero, nel profondo che tutto trattiene, e l’oro, icona che spalanca e apre, creano un equilibrio che riassume e ritrova l’istinto al viaggio archetipico. Non potrebbe essere che così quando, faccia a faccia, come di fronte a uno specchio che non riflette ma evoca, si chiede: Who are you? Interrogativo che cela tra le pieghe, ciò che non rivela: “Who am I?”. O ancora, il suo I’m looking for the Man, bronzo teso e aggrovigliato dell’anima che non si arrende e si protende come un Diogene con la sua lanterna, a cercare l’Uomo, l’essere umano stesso e la sua verità. Una ricerca inquieta, perché inquieta è la realtà che viene assoggettata ai propri desideri o bisogni ma rimane lì come quella spada, risoluta a cedere e a risvegliare le coscienze. Appesa quasi per errore, pronta al minimo sussulto, Restless of Democles è questo monito a cui fa quasi da eco In case of emergency. C’è sempre un’emergenza che impone la sua evidenza e ci scopre a volte fragili, sulla soglia, nell’oro e nel nero, tra trame d’aria e di respiro. Trame che si scoprono Reticulum, grandi e piccoli, e tornano, tornano sempre. Linee sovrapposte che imbrigliano il pensiero, lo celano al sentire distratto, pieghe oscure che trattengono la luce per non schiuderla a chi non ne è degno. Il movimento diventa costante, l’inseguimento infinito e bussa alle porte dell’Io e al mistero di ciascuno, anche a costo di svuotarne la custodia per accedere a una semente incapace di generare. Cosa resta di un melograno che non produce più frutto, paradigma di una vita in cui si è donato tutto? S’intrecciano fili, si avvolgono reticoli che chiedono, no esigono, il contatto, pelle a pelle, perché l’arte o è in questa totalità o non è. Federica Zianni lo afferma, senza reticenze: nella bidimensionalità si sente soffocare. Così spodesta la mano dalla sua quiete e oltrepassa il vuoto, quello che resta attorno alle opere, lo spazio necessario perché l’arte avvenga, si compia l’incontro e ci sia il lungo succedersi dei momenti, uno dopo l’altro. Laddove il mondo accelera, l’arte sospende, chiede tregua, trattiene lo sguardo per inabissarsi nello spirito e trovarne l’accesso. Se questo avviene, allora ci sarà la possibilità di cambiare rotta, tagliare i cordoni che imbrigliano, le cravatte al collo che imprigionano ma, al contempo, sciolgono i fili incostanti dei giorni e si appuntano al chiodo come memento. E allora, tutto questo non sarà stato invano”, scrive Roberta Tosi nel testo curatoriale.

“LOTTO TBQ”, esperimenti e residenze d’arte al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma

Uno spazio di ricerca per il teatro e la danza con residenze, laboratori e incontri dove la comunità artistica e il tessuto cittadino si incontrano per sperimentare nuove visioni del contemporaneo. Dal 20 settembre prende il via LOTTO TBQ, progetto con cui il Teatro Biblioteca Quarticciolo si prepara alla ripartenza della nuova stagione 2023 | 2024 ricca di proposte; due mesi e mezzo fino al 20 novembre di creatività e formazione che vanno oltre la normale programmazione di spettacoli e attività culturali del cartellone del Teatro Biblioteca Quarticciolo e dei progetti del Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita|Spellbound. Il titolo LOTTO TBQ è suggerito dalla morfologia del Quarticciolo che è costituito da 11 lotti dove ogni lotto è organizzato come luogo autonomo ma in contiguità con tutti gli altri. Idealmente il Teatro Biblioteca Quarticciolo diventa un dodicesimo lotto, il lotto della cultura e della creazione artistica ma anche il luogo della lotta e della resistenza agli stilemi omologanti del produrre le arti performative. E in ultima analisi il termine lotto è inteso come premio per artisti e artiste che abbiamo scelto di sostenere all’insegna della libera creatività.

“Ahmen” del gruppo Cromo Collettivo Artistico
“Ahmen” del gruppo Cromo Collettivo Artistico

Molti gli ospiti che abiteranno il LOTTO TBQ e che, attraverso il dispositivo della residenza, contribuiranno a costruire all’interno del Teatro, fuori dal perimetro del centro storico della città, un luogo in ascolto dei fermenti e dei linguaggi del presente. Come il gruppo di ricerca nel campo teatrale e audiovisivo, Cromo Collettivo Artistico, nato dall’incontro di artisti tutti under 30, che con il progetto Ahmen esplorano l’esperienza emotiva di un giovane immigrato, immerso nella sua routine quotidiana (debutto in forma di studio nella rassegna Anni Luce di Romaeuropa Festival 2023). Oppure Greta Tommesani, che con CA-NI-CI-NI-CA porta la leggerezza del suo sguardo mescolato a una profonda riflessione politica legata allo sfruttamento nel mondo del lavoro, o Giovanni Onorato, che con A.L.D.E non ho mai voluto essere qui coniuga poesia e ironia (entrambi i progetti debutteranno in prima nazionale al REF23). E ancora, Adriana Borriello che proprio a Lotto TBQ prosegue il percorso coreografico di Timelessness Dances focalizzato sulla relazione suono/movimento; Michela Aiello che con il suo omaggio tra danza butoh e marionetta, Prayer for quiet, ripercorre l’incredibile parabola del danzatore Kazuo Ono, che iniziò a danzare a 51 anni e non smise fino alla sua morte a 101; Arkadi Zaides che con The Cloud attenziona la ricerca sul recente tentativo della Russia di invadere l’Ucraina, in cui Chernobyl è stato il primo luogo preso dalle forze russe.

CA-NI-CI-NI-CA di Greta Tommesani  ©Cosimo Trimboli
CA-NI-CI-NI-CA di Greta Tommesani ©Cosimo Trimboli

Durante le sei residenze sono previsti percorsi di condivisione e incursioni informali – al termine  anche un confronto finale – tra gli artisti e gli spettatori e le spettatrici che così partecipano al processo creativo entrando nei meccanismi della drammaturgia scenica. Puntando infatti sull’accessibilità di comunità spesso escluse dall’offerta culturale per questioni economiche, linguistiche, generazionali o legate alla salute, LOTTO TBQ prosegue il cammino già avviato dall’attuale direzione del Teatro Biblioteca Quarticciolo, che ha indirizzato la propria attività anche e soprattutto all’inclusione e alla coesione sociale, e si rivolge a generazioni differenti e con diverse condizioni socio-culturali. Soprattutto non si limita a raccontare un territorio ma anzi proprio da esso si genera, nella convinzione che il ruolo del teatro sia anche questo: mettere al servizio della collettività strumenti di contenuto e sistemi di partecipazione lungo un  percorso nella creazione da fare tutti insieme per generare una circolarità di idee, pensieri, progettualità condivise. Fare teatro per creare comunità.

LOTTO TBQ sarà arricchito anche da diverse attività collaterali e percorsi di visione in collaborazione con la rivista Teatro e Critica, e ospiterà la mostra fotografica di Irene Tomio This is a Male Nipple. Am I Censored Enough? sulla censura del corpo femminile sui social. Sono previsti anche due laboratori teatrali Chi è di scena?, pensati per bambine e bambini del Municipio V di età compresa tra i 6 e i 13 anni da Danilo Turnaturi/ Compagnia TeatroViola.

mostra fotografica This is a Male Nipple. Am I Censored Enough? ©Irene Tomio
mostra fotografica This is a Male Nipple. Am I Censored Enough? ©Irene Tomio

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E, visto che il Teatro nasce in un ex mercato comunale coperto, sarà riproposta l’iniziativa TBQ a KM0 che offre l’opportunità agli abitanti del Quarticciolo, e non solo, di poter ritirare la propria cassetta della frutta. Infine, per lasciare al pubblico del materiale di riflessione e di lettura su tematiche di attualità, sarà distribuito gratuitamente l’editoriale TBQvoices che, sotto il titolo MANIFESTO, raccoglie i manifesti poetici di svariate comunità di interesse e associazioni portatrici di messaggi identitari di attuale rilevanza. Una grande attenzione sarà riservata ai piccolissimi abitanti del Quarticciolo, molti dei quali vittime della dispersione scolastica, a cui la Comunità Educante Quarticciolo cerca di ovviare con il Doposcuola Quarticciolo. Attraverso una chiamata pubblica, sarà organizzata una raccolta di materiali scolastici, da destinare a tutti i bambini del quartiere. Il progetto è realizzato da E.D.A. in Ati con il Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita|Spellbound e il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo ed è vincitore dell’Avviso Pubblico Lo spettacolo dal vivo fuori dal Centro – Anno 2023 promosso da Roma Capitale – Dipartimento Attività Culturali.

“Le origini delle buone maniere a tavola”, alla galleria d’arte Casa Vuota di Roma la mostra di Alberto Maggini

Il corpo dell’artista si smembra e si fa cibo, fra seduzione e cosmesi, per apparecchiare un ironico banchetto capace di scardinare la separazione tra natura e cultura, ambientando le trasgressioni rispetto alle regole imposte nel luogo in cui esse sono codificate e tramandate: un appartamento borghese. L’appartamento è Casa Vuota, lo spazio espositivo indipendente in via Maia 12 a Roma, che allestisce dal 21 settembre al 5 novembre 2023 Le origini delle buone maniere a tavola, una personale di Alberto Maggini. La mostra si inaugura giovedì 21 settembre dalle ore 18:30 alle 21 e, dopo l’inaugurazione, è fruibile dai visitatori su appuntamento.

lberto Maggini, Giardiniera, 2023, ceramica smaltata, 45 x 28 x 14 cm
lberto Maggini, Giardiniera, 2023, ceramica smaltata, 45 x 28 x 14 cm

Spiegano Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, ideatori del progetto curatoriale di Casa Vuota: “Costruita su misura con un approccio versatile e multilinguistico, utilizzando la struttura dell’ambiente domestico come traccia per ordinare uno spazio che rievoca i modi propri dell’abitare e le abitudini che si hanno al suo interno, Le origini delle buone maniere a tavola si presenta come una grande installazione che si disloca nei vari ambienti espositivi dell’appartamento e si compone di elementi scultorei in ceramica, di dipinti, di ricami e di un video che documenta una performance. Questi artifici concorrono, tutti insieme, a portare gli spettatori al centro di un sontuoso banchetto cannibale, vegliato da due nasute allegorie arcimboldiane dell’Abbondanza e della Vanità. Alla pienezza della stanza conviviale, si contrappone uno spazio più vuoto e intimo. Qui si viene invitati a spiare nella penombra di una camera da letto, abitata da due enigmatiche figure dotate di elmi e pantofole, intente a loro volta a guardare uno spot pubblicitario sulla cura del corpo, che rende esplicito il discorso su consumismo, capitalismo e merce”.

Alberto Maggini, Tacchino ripieno al forno, 2023, ceramica smaltata, 45 x 31 x 20 cm
Alberto Maggini, Tacchino ripieno al forno, 2023, ceramica smaltata, 45 x 31 x 20 cm

La ricerca artistica di Alberto Maggini riflette la sua formazione in biologia e botanica e il suo interesse per le ecologie queer, per la mitologia e più in generale per la reinterpretazione degli archetipi visivi che definiscono le culture dominanti ed egemoniche del nostro tempo. In questa mostra, nello specifico, l’artista si sofferma sul continuo gioco di rispecchiamento dell’uomo nella natura, sulla sua passione per la classificazione biologica che attribuisce “nomi e cognomi” a piante e animali e sulla separazione tra natura e cultura che giustifica il dominio esercitato dall’uomo sulle altre forme di vita.

Alberto Maggini, Giardiniera, 2023, ceramica smaltata, 45 x 28 x 14 cm
Alberto Maggini, Giardiniera, 2023, ceramica smaltata, 45 x 28 x 14 cm

L’artista parte da una riflessione sull’idea di natura e sui suoi significati culturali. Il principio ordinatore che da essa si fa discendere viene usato, nel mondo occidentale, per separare e distinguere ciò che è considerato innato, selvaggio, spontaneo da quanto è coltivato, civilizzato, artificiale, il crudo dal cotto. Ciò che non è naturale è perciò innaturale, secondo un senso morale che vede l’ordine minato dalla presenza dell’errore, del mostro che trasgredisce i confini delle specie. “Tali aberrazioni di natura – annota Alberto Maggini – sono state meravigliosamente rappresentate nei bestiari medievali, in cui a ogni bestialità veniva associato un traviamento della norma”. Vizi e virtù si ritrovano dunque rispecchiati nelle forme della natura, che diventa una gigantesca camera di risonanza per gli ordini morali che l’uomo crea.

L’esaltazione dell’errore, in chiave queer, ispira nella pratica artistica di Alberto Maggini l’utilizzo del corpo umano come strumento per ridurre la frattura tra natura e cultura: se da una parte infatti, in quanto elemento biologico, esprime la sua naturalezza, dall’altra è un mezzo di espressione della cultura di una società. Rievocando in maniera archetipica fertilità e resurrezione, l’artista prende in prestito i miti sullo smembramento disseminati tra le culture di popoli molto distanti fra loro e smembra il suo stesso corpo per offrirlo allo sguardo di un pubblico antropofago.

Il corpo dell’artista – argomenta – si smembra diventando cibo. Si fa bello per sedurci, come alimento afrodisiaco, ci confonde tra le sue decorazioni e guarnizioni, mascheramenti e trattamenti di bellezza. Attraverso il suo smembramento indago la transitorietà, il cambiamento, la mutevolezza della vita sociale, delle regole che reggono i comportamenti individuali e collettivi, sfidando l’ideologia capitalista patriarcale. Lo smembramento seduttivo che metto in scena asseconda con ironia le regole del capitale, secondo le quali soltanto decorazioni e accessori sono oggetto di una perpetua e superficiale trasformazione”.

Alberto Maggini, Le Virtù - Vanità e Abbondanza, 2023, ceramica smaltata, 48 x 38 x 67 cm (ognuna)
Alberto Maggini, Le Virtù – Vanità e Abbondanza, 2023, ceramica smaltata, 48 x 38 x 67 cm (ognuna)

Scrivono Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo: “Con il suo progetto installativo ipercolorato e saturo di elementi formali, culturali e simbolici, metabolizzati dal ventre-casa nell’itinerario di una fantasmagoria abitabile, Alberto Maggini ci conduce direttamente al cuore delle metamorfosi, dove il già scritto si svela nella possibilità di un errore vivificante, in un cortocircuito tra mito e cibo che fonda il nostro essere mutanti. Per il suo ritorno a Roma dopo una lunga stagione di studio e di ricerca a Londra, Alberto Maggini si confronta con le memorie di una romanità monumentale fatta di marmi, mascheroni e sculture che, incontrandosi con paillettes, resine, acquerelli, ricami e con gli smalti della ceramica lavorata con una minuziosa preziosità, vengono ripensati come cifre di un linguaggio queer, donando leggerezza a quello che sembra inamovibile e immutabile. Il volto dell’artista, le sue dita, il naso, la bocca e persino i glutei vengono riprodotti e, graziosamente, imbanditi come se fossero insalata russa o tacchino, in un’ipotesi di commestibilità non commestibile che, nel titolo della mostra, cita esplicitamente gli studi dell’antropologo Claude Lévi-Strauss. Il corpo è misura dell’esperienza, il cibo è veicolo della trasformazione e la tavola, con il suo affastellarsi di miti, credenze, comportamenti, è il teatro per inscenare le strutture sociali più profonde, gli stereotipi, la nevrosi umana del classificare ed etichettare che si fa pregiudizio, mettendone a nudo l’innaturalezza naturalizzata e la smania cannibale mai si sazia”.

“Nel ricreare l’interno di un appartamento borghese – conclude Alberto Maggini – genero un linguaggio fatto di miti, modi di stare a tavola e ricette per cuocere i cibi. Tali usanze infatti dicono in realtà molto di più: per quanto appaiano casuali, sono il mezzo attraverso cui una società traduce inconsciamente la propria struttura mentale o addirittura rivela, sempre senza saperlo, le proprie contraddizioni”.

About Alberto Maggini

Alberto Maggini (Roma, 1983) ha conseguito una laurea in biologia e un master in botanica ed ecobiologia presso l’Università Sapienza di Roma e un master in arti visuali presso il Chelsea College of Arts di Londra. Tra principali mostre alle quali è stato invitato, si segnalano a Londra nel 2022 A celebration of LGBTQIA+ artists and creative communities alla Tate Late della Tate Modern, They/Them/Their: Naturally Not Binary alla IMT Gallery e Crafting Ourselves all’Ugly Duck and Courtauld Institute of Art, nel 2021 A Lost World al Sotheby’s Institute, Diva’s Boudoiralla Deptford Does Art Gallery, la performance Make Utopia Great Again all’interno di Qw’ere London alla Matchstick Piehouse Gallery e Why do you tear my from myself? alla Cookhouse Gallery e in Austria nel 2018 Animism alla Fortezza di Salisburgo. Ha esposto inoltre in Grecia ad Atene e a Tessalonica e in Italia a Milano e a Roma ed è stato in residenza nei Pesi Bassi, in Belgio e in Portogallo. Nel 2023 è fra gli artisti vincitori del bando Italian Council 12indetto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Photo credits Courtesy of Casa Vuota

“Aeterni”, a Roma le gerarchie celesti nella personale di Roberto Di Costanzo

Inaugurerà al pubblico il prossimo 20 settembre l’esposizione “Aeterni – Le gerarchie celesti” dell’artista,pittore, ritrattista, Roberto DiCostanzo, a cura di Cornelia Bujin,promossa da ICAS Intergruppo Parlamentare “Cultura, Arte, Sport” di cui l’Onorevole Federico Mollicone è fondatore e coordinatore con gli auspici della Presidenza della Commissione Cultura della Camera dei deputati, e realizzata in collaborazione con Roberto Di Costanzo Home Gallery in Roma.

Aeterni - Le gerarchie celesti
Aeterni – Le gerarchie celesti

“Voi, chi siete? …Voi, opera prima felice, beniamini del creato, profili di vette, crinali di monti all’aurora dell’intera creazione, polline della divinità in fiore, articolazioni di luce, varchi, scale, troni, spazi di essenza, tumulto di sentimento in uragani di entusiasmo, e d’un tratto, ad uno ad uno, specchi, che la bellezza emanata da voi riattingete nei vostri volti”. Rainer Maria Rilke

La mostra sulle gerarchie celesti degli Angeli di Di Costanzo è unica e preziosa. Unica perché ideata e disegnata appositamente per il meraviglioso chiostro di Palazzo Valdina e preziosa perché vivifica l’arte del puro disegno a china di cui Di Costanzo è maestro. La tradizione degli angeli eternizzati nel Paradiso della Commedia si rivelano al visitatore come pure creature veglianti nell’ordine del numero e della simmetria. Una mostra che fa pensare e ci riporta alla nostra condizione di esseri umani in sincronia, inconsapevole ma presente, con le sfere celesti.” Federico Mollicone, Presidente Commissione Cultura  Camera dei deputati.

Aeterni - Le gerarchie celesti
Aeterni – Le gerarchie celesti

Aeterni – Le gerarchie celesti

 A cura di Cornelia Bujin                                                                    

Forse gli angeli sono le nostre idee migliori vaganti nello spazio.
                                                                                                                                                              Kahlil Gibran

Il progetto espositivo “AETERNI – Le Gerarchie Celesti” dell’artista Roberto Di Costanzo, nasce dall’incontro singolare di una narrazione tra elementi di natura spirituale e narrativa del mondo misterioso degli angeli e la loro rappresentazione e scomposizione semantica mediante il segno grafico.

Ci sono sorrisi di santi, angeli e arcangeli sui volti delle statue nelle cattedrali. E noi non sappiamo più guardarli“- Eugène Ionesco – Roberto Di Costanzo infonde in questa narrazione, nuova vita alle figure alate, facendole trasmigrare dal loro contesto originale secondo un racconto che trascende il linguaggio classico, mantenendo altresì il fascino celeste di questi esseri superiori, così come farebbe un insegnante ai suoi allievi.

Il risultato è fortemente empatico e all’osservatore viene richiesto soltanto di acconsentire a mettersi in viaggio, uscendo dal territorio ben noto del senso comune conoscendo o riconoscendo quei luoghi reali e dell’anima, imparando la lingua degli angeli.

Non esiste religione che li ignori, che ci crediamo o no, gli angeli sono i nostri messaggeri. Oggi, poi, ritornano di moda e la loro immagine viene riscoperta, nella cinematografia come nel fashion, nella fotografia, nella scultura, nelle arti più in generale. In realtà gli esseri alati non hanno mai abbandonato la nostra immaginazione e nelle opere di Di Costanzo, ci appaiono ancora più vicini, come compagni di viaggio.

Circa quindici opere presentate in formato variabile, china nera su carta e pastello di cui nove di grande formato pensate come installazioni aeree che introducono e accompagnano il visitatore in questa esplorazione, rappresentando al contempo, il principio più alto della comunicazione libera da condizionamenti, allusiva di un linguaggio universale fatto non soltanto di parole, ma anche di gesti, segni, colori, suoni, odori, materiali e persino silenzi. Una lingua capace di affratellare ogni essere così come pensavano gli umanisti rinascimentali, convinti che ognuna possedesse la facoltà di perfezionarsi, diventando simile agli angeli.

Aeterni - Le gerarchie celesti
Aeterni – Le gerarchie celesti

E’ come se, in un clima di spaesamento e di fissità̀ astratta, venisse investita l’immagine stabilendo così un rapporto diretto con l’osservatore dimenticando le tecniche costruttive che divengono così, fascinazione pura. Questo viaggio interpretativo e iniziatico, Di Costanzo l’ha intrapreso grazie anche allo studio e analisi della simbologia della Dottoressa Mariangela Di Costanzo, studiosa di angeologia e dottrine esoteriche, la cui visione e lettura archetipica, ha contribuito alla interpretazione iconografica indagando proprio il rapporto tra il culto cristiano e le tradizioni angeliche ortodosse delle grandi religioni semantiche.L’esposizione presentata nel Chiostro e nella suggestiva Sagrestia di Palazzo Valdina è la rappresentazione di un cammino artistico di ispirazione ecelebrazione del regno angelico nel suo ordine celeste cogliendo, come ulteriore suggestione,   la  data  del  29  settembre  in cui  si celebrano i tre

Arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele: esseri incorporei, spirituali, perfetti, creati da Dio all’inizio dei tempi con lo scopo di farne i suoi servitori e messaggeri.

Lo stesso Walter Benjamin nel “Geschichtsphilosophische Thessen” nel 1940, scrive: “C’è un quadro di Paul Klee che si intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato…Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro……”. Così, non senza un pizzico di ironia, il maestro Di Costanzo si rivolge a noi in queste lezioni (lui stesso un angelo?) insegnandoci a mettere le ali, finché riusciremo a volare da soli riscoprendo i luoghi più intimi e nascosti della nostra anima esplorando i moltepliciruoli degli angeli e le loromanifestazioni, quali messaggeri, mediatori, guardiani e compagni di vita.

Aeterni - Le gerarchie celesti
Aeterni – Le gerarchie celesti

Durante l’esposizione, all’interno della Sacrestia, verrà proiettato un filmato della Ccedits di Emanuele Pasutto che ripercorre il percorso creativo dell’artista durante questo intenso periodo di disegno e visioni.

Durante l’inaugurazione avrà luogo una performance artistica a cura di due danzatori  della  Mvula Sungani Physical Dance Studios.

L’esposizione sarà visitabile, con ingresso gratuito da giovedì 21 settembre a venerdì 29 settembre dalle ore 11.00 alle 19:30 (ultimo ingresso ore 19:00).

About Roberto Di Costanzo 

Illustratore, ritrattista, pittore, dopo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, si diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia in costume, scenografia e arredamento per il cinema sotto la guida del suo mentore, il Maestro costumista e premio Oscar, Piero Tosi. Seguono numerosi lavori come illustratore per case editrici italiane ed estere tra cui Azimut e Editions Nomades. Molte le mostre collettive e personali in Italia e all’estero, tra cui l’Espace Pierre Cardin.

I suoi lavori vengono poi esposti alla Casa dell’Architettura di Roma, all’Institut Français – Centre Saint-Louis e alla 71esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Nel 2019 ha inaugurato il suo atelier in Via Giulia 111, nel cuore di Roma.

A dicembre 2020 ha presentato il suo settimo libro illustrato “Roma. Viaggio segreto con Eros”, edizioni Efesto.

Da Ottobre 2021 fino ad agosto 2022 l’Atelier di Roberto Di Costanzo è stato inserito nel prestigioso complesso cinquecentesco di PalazzoAntonio Massimo a Roma, dove propone corsi di disegno, mostre ed eventi culturali.

Da settembre 2022 ha creato Roberto Di Costanzo Home Gallery, spazio espositivo negli ambienti domestici, nel quale è inserita tutta la sua produzione artistica.

È docente di iconografia e disegno anatomico, disegno dell’architettura di stile e arredo e cromatologia all’Accademia Italiana di Roma e storia del Costume all’Accademia del Lusso. Conduce corsi privati di disegno e pittura e workshop di disegno del paesaggio.

Photo credits Courtesy of Press Office

Siriana, il rock della band forlivese strega l’Auditorium Parco della Musica di Roma

Un esordio di tutto rispetto quella della band forlivese dei Siriana,  la rock-pop  alternative band fondata e capitanata dall’attore italiano Marcello Maietta insieme al bassista e chitarrista Elia Martina, sul palco del Roma Summer Fest 2023, alla cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone come open act della storica band belga dei dEUS.

Il frontman dei “Siriana” Marcello Maietta
Il frontman dei “Siriana” Marcello Maietta

Un grande successo di critica e di pubblico per la band che ha portato sei brani in scaletta, cinque dei quali in anteprima nazionale (La tua resistenza  – Sempre al limite  – Nella mente mia – Insania – Un modo per tornare a vivere)  tratti dal nuovo album NEORAMA, in uscita a settembre 2023, prodotto da Pierpaolo Capovilla.

I “Siriana”
I “Siriana”

Fortemente voluti da Tom Barman, frontman e geniale leader dei dEUS, cult band di Anversa e dall’organizzazione Barley Arts, Marcello Maietta, Elia Martina, Michele Tomasini e Luca Pegorari non si sono risparmiati sul palco e hanno regalato la loro carica musicale e il loro personalissimo stile al folto pubblico presente nella torrida serata estiva della Capitale.

Il frontman dei “Siriana” Marcello Maietta
Il frontman dei “Siriana” Marcello Maietta

«È stata una serata incredibile, Tom Barman ci ha dato questa opportunità unica di aprire l’unica data italiana dei dEUS, per questo ci siamo incontrati appositamente a Milano, è stata un’esperienza mozzafiato, per me è stato bello vedere anche tanti colleghi del cinema italiano tra il pubblico presente,  da Saverio Costanzo ad Alba Rohrwacher, un’emozione incredibile», spiega Maietta.

I “Siriana”
I “Siriana”

Un modo per tornare a vivere la canzone conclusiva è stata scritta dal frontman  e attore Marcello Maietta, per la collega del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, la regista Martina Di Tommaso, prematuramente scomparsa giovanissima, a cui è stata fatta una dedica profondamente sentita ed accorata. La serata si è conclusa nel migliore dei modi con un aftershow dei dEUS al TREEbar di Roma, dove ha partecipato anche la band dei Siriana, in uno splendido gemellaggio tra musica italiana e musica internazionale.

Photo credits Elia Montefiori/Daniele Mannozzi/ Sabrina Vani

“Ritratte. Donne di arte e di scienza”, al Museo Carlo Bilotti di Roma gli scatti di Gerald Bruneau raccontano il merito femminile

Dal 13 luglio, presso il Museo Carlo Bilotti di Roma, apre al pubblico “Ritratte. Donne di arte e di scienza”, una mostra fotografica dedicata ai volti, alle carriere e al merito di donne italiane che hanno conquistato ruoli di primo piano nell’ambito della scienza e dei beni culturali. L’esposizione, promossa da Roma CapitaleAssessorato alla CulturaSovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è curata e realizzata dalla Fondazione Bracco in collaborazione con ArthemisiaServizi museali Zètema Progetto CulturaLa mostra allestita a Villa Borghese, attraverso gli scatti del fotografo di fama internazionale Gerald Bruneau, mette in luce non solo la figura ma anche e soprattutto le capacità professionali di 40 donne che hanno raggiunto posizioni apicali nel loro settoreUn itinerario eclettico di immagini e parole, che si snoda in luoghi spesso nascosti, tra vaste sale rivestite di marmi di palazzi d’epoca e laboratori di ricerca inaccessibili, per raccontare la guida sapiente di queste professioniste che non di rado propongono – attraverso la loro stessa biografia – un modello di governo inclusivo e ispirante.

“Ritratte. Donne di arte e di scienza”
“Ritratte. Donne di arte e di scienza”

Viviamo in un’epoca che invita ad agire collettivamente per raggiungere un bilanciamento di genere, partendo da pratiche essenziali, come il contrasto agli stereotipi che inibiscono vocazioni individuali e crescita sociale, l’evoluzione della lingua, come organismo vivo che dà forma al mondo, la disseminazione di modelli di ruolo, in grado di ridefinire i confini del possibile.
Il titolo della mostra è infatti programmatico. Un tempo, nella storia dell’arte, a essere raffigurati erano soprattutto i potenti, membri di famiglie nobili, aristocratici e regnanti che, in mancanza della fotografia, fissavano sulla tela la propria immagine. Una pratica che, per quanto riguardava le donne, investiva quasi unicamente le dame di buona nascita, la cui famiglia poteva permettersi l’onorario di un pittore e non di rado serviva per combinare matrimoni. Oggi “ritratte” amplifica il senso di uno sguardo nuovo, su donne finalmente visibili, protagoniste, centrali.
Ancora di più, la mostra offre l’incontro con queste storie vive, per ricordare il valore di determinazione, forza e competenza, per scoprire nuovi modelli di governo, per approfondire ambiti professionali insoliti, per ereditare spunti per un futuro equo, oltre i pregiudizi.

“Ritratte. Donne di arte e di scienza”
“Ritratte. Donne di arte e di scienza”

La mostra propone due percorsi espositivi distinti ma complementari, oggi riuniti per la prima volta in un’unica esposizione, fortemente voluta da Fondazione Bracco nell’ambito del proprio intervento di contrasto agli stereotipi di genere e di promozione delle competenze, concepiti rispettivamente come asse prioritario di intervento per raggiungere la parità e unico discrimine per qualsiasi sviluppo personale e collettivo. “Ritratte. Donne di arte e di scienza” alterna dunque storie di donne alla guida di primarie istituzioni culturali del nostro Paese e di alcune tra le più importanti scienziate italiane, in un ideale unione di saperi tra arte e scienza, un viaggio esemplare tra luoghi d’arte e laboratori scientifici. Da un lato, le direttrici dei musei italiani, “luoghi sacri alle Muse”, spazi dedicati alla conservazione e alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico, custodi del nostro passato e laboratori di pensiero per costruire il futuro, ma anche imprese con bilanci e piani finanziari, che contribuiscono in modo cruciale alla nostra economia. Oggi alla guida di importanti istituzioni culturali italiane ci sono professioniste che hanno raggiunto posizioni apicali grazie a competenze multidisciplinari, che uniscono una profonda conoscenza della storia dell’arte con capacità gestionali e creative. È ancora più importante sottolineare tale conquista alla luce dei dati disponibili, che mostrano come in tutta l’Unione europea le donne che si occupano di arte e cultura generalmente abbiano meno accesso alle risorse di creazione e produzione, siano pagate meno degli uomini e siano sottorappresentate nelle funzioni dirigenziali e decisionali, nonché sul mercato dell’arte.

“Ritratte. Donne di arte e di scienza”
“Ritratte. Donne di arte e di scienza”

Dall’altro, le scienziate, con racconti che rafforzano ancor di più l’empowerment e il contrasto agli stereotipi di genere nella pratica scientifica. In mostra alcuni dei volti del progetto più ampio denominato #100esperte (100esperte.it): ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall’Associazione Gi.U.Li.A. e sviluppato con Fondazione Bracco grazie al supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, è una piattaforma online per accrescere la visibilità dell’expertise femminile, alimentata nel tempo con i profili di esperte italiane in settori strategici che vedono ancora una sottorappresentazione femminile a partire dalle discipline STEM (science, technology, engineering and mathematics).

Al centro della mostra Ritratte lo spettatore può osservare le vaste competenze, il merito, le qualità intrinseche o acquisite che hanno portato queste donne a rivestire ruoli di primo piano, nell’arte e nella scienza”, sottolinea Diana Bracco, Presidente di Fondazione Bracco. “Nel percorso fotografico le protagoniste, che di norma vivono spazi di lavoro appartati, che siano musei o laboratori, sono finalmente oggetto di attenzione collettiva, sono riconosciute nel loro ruolo. Questo è il movimento necessario che siamo tutti invitati a compiere: riconoscere le competenze, renderle visibili. Da tempo con Fondazione Bracco, attraverso il progetto #100esperte e molte iniziative formative dedicate all’empowerment femminile, facciamo proprio questo: valorizziamo il merito e incoraggiamo nuove vocazioni, leve essenziali per sostenere le aspirazioni di bambine e ragazze, e per raggiungere una presenza paritaria di donne e uomini nelle posizioni apicali”.

“Ritratte. Donne di arte e di scienza”
“Ritratte. Donne di arte e di scienza”

Il potere ispirante di queste biografie è inestimabile. In quest’ottica, un percorso virtuale tratto dall’esposizione sulle direttrici di musei italiani, arricchito con interviste alle protagoniste, da oggi è parte della piattaforma “Art4ART”, il progetto del Gemelli ART (Advanced Radiation Therapy) centro di Radioterapia Oncologica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS.
Il Gemelli ART, in collaborazione con l’Associazione Romanini, offre ai pazienti la possibilità di fruire di contenuti artistici durante le terapie oncologiche. È infatti un’evidenza scientifica che la fruizione dell’arte, nel senso più ampio del termine, crea un ambiente favorevole per i pazienti riduce lo stress e permette di affrontare le terapie in modo più efficace.

Photo credits Courtesy of Press Office

Nastri d’Argento 2023, tutti i vincitori della 77esima edizione al Maxxi di Roma

Trionfa ancora una volta Marco Bellocchio, dopo il successo di Esterno notte tra le Grandi Serie ai Nastri d’Argento 2023, che con Rapito vince come miglior film e per la migliore regia ma anche per la migliore attrice protagonista Barbara Ronchi, la sceneggiatura ancora di Bellocchio e Susanna Nicchiarelli in collaborazione conEdoardo Albinati e Daniela Ceselli, l’attore non protagonista Paolo Pierobon e il montaggio di Francesca Calvelli e Stefano Mariotti. Il film, racconto di una storia drammatica e minuziosa ricostruzione storica,vince anche per la produzione IBC Movie(Beppe Caschetto) Kavac Film (Simone Gattoni) e Rai Cinema (Paolo Del Brocco).

Marco Mengoni_credits web
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Scorrendo l’elenco dei premi e dei titoli vincitori (in allegato) il verdetto votato dai Giornalisti Cinematografici mai come quest’anno premia con il cinema d’autore cultura e novità: con i sette Nastri al cinema di Bellocchio, nel palmarès di quest’edizione dedicata ai film #soloalcinema, in una selezione di quaranta titoli tra i quali i premiati che ricevono questa sera a Roma Nastri e premi speciali al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo.

Ed è un Nastro di eccellenza il successo collettivo de La stranezza, il film di Roberto Andò che ha siglato una svolta eccezionale nel rapporto col pubblico ma per la prima volta anche nella joint venture produttiva tra Rai Cinema e Medusa Film.

Ancora: Nastri d’Argento a Giuseppe Fiorello, miglior esordio per Stranizza d’amuri, premiato anche con il Nastro della legalità e per i due giovani protagonisti, a Sydney Sibilia il Nastro d’Argento per la migliore commedia Mixed by Erry premiata anche per la produzione Grøenlandia con Rai Cinema in collaborazione con Netflix, la scenografia di Tonino Zera e la casting director Francesca Borromeo. Nastri d’Argento per Alessandro Borghi e Luca Marinelli i migliori attori protagonisti per Le otto montagne, Barbora Bobulova migliore attrice non protagonista per Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, a Pilar Fogliati migliore attrice di commedia (che riceve anche il Premio Wella Professionals per l’immagine) per Romantiche di cui è anche regista e Antonio Albanese miglior attore di commedia per Grazie ragazzi di Riccardo Milani.

 

In un’annata davvero speciale accanto ai premo votati dai Giornalisti anche i Nastri d’Argento alle eccellenze del cinema italiano: ‘Nastri speciali’ a Giovanna Ralli per una carriera che continua tra i successi con il ritorno sul set quest’anno con Marcel!, a Michele Placidonell’anno de L’ombra di Caravaggio di cui è regista e dell’interpretazione emozionante di Orlando di Daniele Vicari. A Giovanni Veronesi il ‘cameo dell’anno’ ne La divina cometa opera prima dell’artista Mimmo Paladino e a Valeria Bruni Tedeschi il ‘Nastro d’Argento Europeo’ per Forever Young – Les Amandiers.

Molto cinema giovane tra i riconoscimenti dei Giornalisti: il ‘Premio Guglielmo Biraghi’ per il talento più interessante tra i nuovi interpreti è andato a Leonardo Maltese per Il signore delle formiche, Rapito e a Valentina Romani per Il sol dell’avvenire. ‘Premio Graziella Bonacchi’ che ricorda un’agente molto amata dal cinema italiano, per un’intera generazione di attori e autori che ha lanciato, va agli esordienti Samuel Segreto e Gabriele Pizzurro per Stranizza d’amuri. La Fondazione Nobis premia inoltre la più giovane delle candidate, Greta Gasbarri per Mia e con Massimiliano Caiazzo il ‘salto’ nel cinema da Mare fuori a Piano piano di un attore molto popolare grazie al fenomeno della serie Mare fuori. Premio Nastri/Nuovo Imaieche consegna il Presidente di Nuovo Imaie, Andrea Miccichè – a Lidia Vitale per l’interpretazione davvero intensa in Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa.

Pilar Fogliati_credits web
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Come sempre con i Nastri d’Argento il Premio Persol-Personaggio dell’anno per Giacomo Gianniotti, un autentico outsider in Diabolik – Ginko all’attacco! che ha confermato in Italia il successo nel mondo grazie al ruolo del popolarissimo dottor De Luca in Grey’s Anatomy.

A due protagonisti della musica già molto amati come Colapesce e Dimartino il Nastro d’Argento per la migliore ‘colonna sonora’ per il road movie che li ha lanciati sullo schermo, La primavera della mia vita di Zavvo Nicolosi. Per loro anche il premio Nastri d’Argento/Hamilton Behind the camera per l’exploit che ci hanno regalato come protagonisti ormai anche del cinema in un rapporto speciale con la musica. Per la migliore ‘canzone originale’, infine, Nastro d’Argento alla straordinaria interpretazione di Marco Mengoni del brano Caro amore lontanissimo e a Riccardo Sinigallia autore del testo costruito sulla musica del grande Sergio Endrigo. La canzone, edita da Sugar Music/Concertone e riscoperta da Caterina Caselli, è contenuta nella colonna sonora del film Il Colibrì di Francesca Archibugi, dal best seller di Sandro Veronesi.

Luca Marinelli e Alessandro Borghi_credits web
Luca Marinelli e Alessandro Borghi_credits web

Più di 120 i Giornalisti Cinematografici che hanno espresso per voto notarile le loro scelte e attribuito, come da tradizione, premi ad artisti e tecnici che rendono grande il nostro cinema. Per il miglior ‘soggetto’ Nastro d’Argento a Emanuele Crialese per L’immensità, per la ‘fotografia’ a Michele D’Attanasio per L’ombra di Caravaggio, Ti mangio il cuore, per la ‘scenografia’ a Tonino Zera ancora per L’Ombra di Caravaggio e Mixed by Erry, per i ‘costumi’ a Carlo Poggioli  L’Ombra di Caravaggio, per il ‘sonoro’ ad Alessandro Palmerini per Le otto montagne.

In questa 77.ma edizione, realizzata con il  sostegno del MiC Ministero della Cultura – Direzione generale per il Cinema, stili e generazioni diverse e sorprese in un’annata che, soprattutto tra gli esordi (con una presenza interessante di autrici, registe e sceneggiatrici) e tra i giovani, segna nelle candidature e nel voto dei Giornalisti una svolta di cambiamento che ora attende la prova più difficile del ritorno in sala. “Per questo – sottolinea la Presidente Laura Delli Colli a nome del Direttivo Nazionale – i Nastri d’Argento hanno deciso quest’anno di limitare la selezione ai film #soloalcinema”: un atto di solidarietà e di impegno dei Giornalisti Cinematografici per la campagna appena lanciata dal Mic”.

Colapesce e Dimartino_credits web
Colapesce e Dimartino_credits web

E conferma il Sottosegretario Lucia Borgonzoni che ha tenacemente lavorato per l’iniziativa di Cinema Revolution affiancando l’impegno delle categorie in prima linea nella distribuzione e nell’esercizio: “Come ben dimostra la 77.ma edizione di questa prestigiosa manifestazione, il cinema italiano è in piena salute. I prodotti dell’audiovisivo, le storie, i volti che animano il grande schermo così come i bravissimi professionisti che lavorano dietro la macchina da presa rappresentano un’eccellenza nel panorama culturale mondiale e stanno meritatamente conquistando fette sempre più grandi di pubblico internazionale e di mercato.” “Come Ministero – continua la Borgonzoni – stiamo lavorando senza sosta affinché l’intero settore possa continuare a crescere. Molte le misure messe in campo. Non ultima, la campagna ‘Cinema Revolution’, che con un investimento di circa 20 milioni di euro mira a riportare il pubblico nelle sale anche nei mesi estivi e i primi risultati sulle presenze ci lasciano ben sperare”. Così il Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura Lucia Borgonzoni che aggiunge: “Ringrazio i Nastri D’Argento per aver scelto di sostenere l’iniziativa e ancora ringrazio tutti coloro i quali rendono possibile la realizzazione di questa importante occasione di promozione e valorizzazione dell’industria cinematografica italiana. Le mie congratulazioni a tutti i professionisti protagonisti dell’edizione 2023 del premio e complimenti ai vincitori”.

Un ringraziamento, infine, ai partner istituzionali: con il MiC – Direzione Generale per il Cinema, MAXXI – Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, NUOVO IMAIE e FONDAZIONE CLAUDIO NOBIS con i loro Premi ai giovani attori. Media partner RAI MOVIE-RAI CULTURA. E grazie agli sponsor ufficiali per il loro prezioso supporto: BNL BNP Paribas, HAMILTON con il Premio Hanilton Behind the Camera e  Colapesce e Dimartino  PERSOL, con Giacomo Gianniotti Personaggio dell’anno WELLA PROFESSIONALS, Premio all’immagine per Pilar Fogliati GE-Gruppo Eventi eCOPLAND GROUP, con le new entry FIAT official car, PIANEGONDA, BENEDETTA RICCIO service make up e CAMPO MARZIO che ha affiancato i Nastri d’Argento con un omaggio speciale per gli sceneggiatori del miglior film.

La selezione del Direttivo Nazionale dei Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI)                        

Laura Delli Colli (Presidente), Fulvia Caprara (Vicepresidente), Oscar Cosulich, Maurizio di Rienzo, Susanna Rotunno, Paolo Sommaruga e Stefania Ulivi. Romano Milani Segretario Generale, Franco Mariotti Sindaco.

 

Sonia Catalogna, le regole “non scritte” della pittura nelle opere dell’artista

Le forme della realtà perdono i loro contorni, nascono significati oltre le immagini esistenti. La composizione è libera, volti rigidi, paesaggi dai confini sfocati. È un sogno che si avvicina alla realtà, tanto da scatenare in noi vere emozioni, vicine ma comunque impalpabili.

astratto 004
Astratto 004

Queste le sensazioni che affiorano quando guardiamo le tele della pittrice Sonia Catalogna. Classe 1980, una laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, l’incontro fortunato con Assunta Paravati, allieva a sua volta del celebre pittore Sandro Trotti, esposizioni in diverse gallerie d’arte, scenografia per il cinema e per la televisione fino alla docenza presso l’associazione culturale capitolina Defrag prima e poi alla sua Accademia, il “Segno delle Emozioni!, e al Miur.

I quadri di Sonia sono dei viaggi nella sua memoria e nei suoi pensieri. Sono intimi e insieme accoglienti. Si incontrano antiche e lontane culture, si attraversano spazi surreali, si perde l’orientamento in universi astratti , si passeggia nella Roma dei nostri giorni.

la mia africa
La mia Africa

Parte della sua collezione è dedicata a un mondo astratto che supera le immagini concrete muovendosi con linee di colori autonome, libere. Pastelli ad olio e tempere ricercano nuove forme. Sono pennellate disordinate che rimandano al dripping del grande artista statunitense Jackson Pollock, il quale sgocciolava letteralmente i colori sulla tela rifiutando il concetto convenzionale di immagine.

astratto 001
Astratto 001

I ritratti sono una componente molto forte del suo portfolio. I tratti sono decisi, marcati ma qualcosa sfugge. Sono visi di donne imprecisi ma studiati. Matite e smalti tratteggiato volti grigi e sfumati che si illuminano con i colori forti e saturi degli oggetti intorno.

La reina
La Reina
bailaora
Bailaora

Nella serie di fotografie Sonia ama giocare con le forme prendendo in giro i significati. Sembra un test psicologico gestaltico che propone un’ immagine, è semplice da interpretare ma la soluzione non è scontata. Sono tulipani che prendono le sembianze di animaletti con le ali e di insetti esploratori. È una metamorfosi naturale come le foglie surrealista di René Magritte che nel cielo si trasformano in uccelli.

tulipano rosso
Tulipano rosso

tulipano giallo viola
Tulipano giallo viola

Una pittrice contemporanea che immerge i suoi pennelli in un retaggio artistico del Novecento, portando sulla sua carta tratti decisi e linee morbide. È un caos studiato, di primo impatto irrazionale di cui poi si riconosce un senso logico.

“Bello come l’incontro causale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio” diceva Max Ernst parlando di accoppiamenti di realtà lontane che però sulla tela trovavano un significato comune.

L’ amata Roma, dove Sonia è nata e vissuta, viene più volte catturata dalla sua pittura. Sono fotografie disegnate, sgranate. Dipinte con una imprecisione analogica che non riesce a mettere a fuoco.

mercati traianei
Mercati traianei
fori imperiali
Fori imperiali

Dall’amore verso la capitale italiana alla totale ammirazione verso un personaggio che ha fatto di Roma lo sfondo dei suoi libri: Pier Paolo Pasolini, omaggiato dall’artista in diversi dipinti.  Un intellettuale definito troppe volte scomodo che osservava silenzioso la realtà, fotografandola con parole cariche di amarezza e definendone lo squallore e il degrado di cui era impregnata. I quadri di Sonia rappresentano le parole dell’immortale scrittore con scene di quotidianità vissute in periferia, dove il tono è atro e le sfumature cupe.

periferia 1
Periferia 1

L’arte di Sonia Catalogna segue regole non scritte. È qualcosa di casuale che alla fine casuale non è. 

baile
Baile
viaje
Viaje
pensiero- sonia catalogna
Pensiero

http://www.soniacatalogna.com/

Sonia Catalogna

Nastri d’Argento, tutti i candidati al prestigioso premio cinematografico per la 77esima edizione

“Rapito” di Marco Bellocchio e “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti, in sala dopo gli applausi a Cannes, entrano prepotentemente nelle candidature ai Nastri d’Argento 2023 che si concluderanno a Roma martedì 20 Giugno nell’arena del MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Una sfida per il miglior film che comprende anche Il ritorno di Casanova di Gabriele Salvatores e due titoli lanciati dall’ultima Mostra di Venezia, Il signore delle formiche di Gianni Amelio e Siccità di Paolo Virzì che aveva già ricevuto dalla stampa, proprio a Venezia, il Premio Pasinetti. I Giornalisti Cinematografici Italiani lo annunciano mentre si avvicina la fase finale dei Nastri 2023 con la serata di premiazione dedicata alla terza edizione delle Grandi Serie, sabato 17 Giugno al Teatrino di Corte di Palazzo Reale di Napoli ricordando che è stato già annunciato il ‘Nastro dell’anno’ al film di Roberto Andò La stranezza. È il piccolo capolavoro di commedia che ha segnato la grande svolta in sala dopo la pandemia conquistando il pubblico con un cast di protagonisti eccezionali – Toni Servillo con Salvo Ficarra e Valentino Picone, ma non solo – e ha siglato la ripresa della stagione con la capacità di coniugare cultura e intrattenimento in un successo unico. Un film straordinario al quale sarà dedicato l’evento speciale dei Nastri d’Argento la sera del 1° Luglio, al Teatro Antico di Taormina, in chiusura del Taormina Film Fest.

Il regista Marco Bellocchio alla 74esima edizione del premio a Taormina_credits Official website
Il regista Marco Bellocchio alla 74esima edizione del premio a Taormina_credits Official website

Quaranta in totale sono i film finalisti di questa edizione: con i più candidati Rapito (9 candidature) seguito da Il sol dell’avvenire (8), sono 5 i film ai quali sono andate altrettante nomination ciascuno, 11 i titoli con 3 candidature, 12 quelli con 2 e 9 i film comunque segnalati. Le scelte di questa 77esima edizione, dopo gli anni di apertura al cinema proposto anche dalle piattaforme, tornano ai film esclusivamente usciti in sala dal 1° Giugno 2022 al 31 Maggio 2023: per sostenere quest’anno più che mai i cinema in crisi un’attenzione speciale va all’iniziativa #soloalcinema con l’adesione dei Nastri d’Argento a “Cinema Revolution”, la campagna promozionale del Ministero della Cultura che per tutta l’estate consentirà di vedere al cinema i film italiani ed europei al prezzo unico di 3 euro e 50, iniziativa per la quale i Giornalisti Cinematografici chiedono a distributori e esercenti di far tornare in sala anche i titoli candidati dai Nastri d’Argento. E proprio per promuovere accanto al grande cinema d’autore il talento più giovane, i Nastri, fin dalle candidature segnalano la qualità anche tra molti titoli che non hanno avuto il tempo di consolidare il rapporto con il pubblico in sala. Per questo, eccezionalmente, sono 6 e non 5 le nomination per le opere prime, i soggetti e per le canzoni che sempre di più contribuiscono a rafforzare il legame fra il cinema e il suo pubblico. Non tutte le candidature per il Miglior film – che peraltro riguardano insieme al regista anche i produttori – coincidono con le nomination per la Migliore regia, categoria in cui accanto a Bellocchio e Moretti entrano Andrea Di Stefano (L’ultima notte di Amore), Kim Rossi Stuart (Brado) e Luca Guadagnino (Bones and All), una candidatura che offre lo spunto per ricordare che i Nastri d’Argento prevedono in selezione i soli film di produzione nazionale ma considerano da sempre i talenti italiani anche all’interno delle produzioni internazionali. Entrando nel dettaglio delle candidature, per le quali segnaliamo la lista ufficiale in allegato (che da domani sarà votata dai giornalisti SNGCI), le sei opere prime scelte sono: Amanda di Carolina Cavalli, Margini di Niccolò Falsetti, Spaccaossa di Vincenzo Pirrotta, Stranizza d’amuri di Giuseppe Fiorello, Marcel! di Jasmine Trinca e Disco Boy di Giacomo Abbruzzese. Le commedie in ‘cinquina’: Grazie ragazzi di Riccardo Milani, Il grande giorno di Massimo Venier, Romantiche di Pilar Fogliati, Astolfo di Gianni Di Gregorio e Mixed by Erry di Sydney Sibilia. Per il soggetto (sei candidature) concorrono MiaPrincessIl primo giorno della mia vitaL’immensità, Orlando e Piano piano. Per la sceneggiatura, sempre in ordine alfabetico: BradoIl sol dell’avvenireMixed by ErryRapito e Siccità.

la 74esima edizione del premio a Taormina_credits Official website
la 74esima edizione del premio a Taormina_credits Official website

Molte novità nelle candidature di attrici e attori: nella selezione di questa 77.ma edizione – realizzata come sempre con il sostegno del MiC – Direzione generale per il Cinema sono in ‘cinquina’ come attrici protagoniste, con Margherita Buy (Il sol dell’avvenire), Jasmine Trinca (Profeti), Linda Caridi (L’ultima notte di Amore), Benedetta Porcaroli (Amanda) e Barbara Ronchi (Rapito). Tra le non protagoniste candidate, con Barbora Bobulova (Il sol dell’avvenire), Milena Mancini (Mia), e Lidia Vitale (Ti mangio il cuore). Per gli attori protagonisti invece: Alessandro Borghi e Luca Marinelli (Le otto montagne), Pierfrancesco Favino (L’ultima notte di Amore), Edoardo Leo (Mia), Luigi Lo Cascio (Il signore delle formiche) e Fausto Russo Alesi (Rapito). Per i non protagonistiFabrizio Bentivoglio (Il ritorno di Casanova), Francesco Di Leva (L’ultima notte di Amore), Lino Musella (Princess), Saul Nanni (Brado), Paolo Pierobon (Rapito). Per la commedia le attrici candidate sono Antonella Attili (Il grande giorno), Giorgia (Scordato), Pilar Fogliati (Romantiche), Valentina Lodovini (I migliori giorni) e Stefania Sandrelli (Astolfo). Gli attoriAntonio Albanese (Grazie ragazzi), Claudio Bisio (Vicini di casa), Paolo Calabresi (I migliori giorni), Nicola Rignanese (Margini) e Giorgio Tirabassi (Il Pataffio).      Infine la musica con le candidature di maestri come Stefano BollaniFranco PiersantiPivio e Aldo de ScalziTeho Teardo e una coppia di musicisti e autori come Colapesce e DiMartino. Per le canzoni, insieme agli outsider di Margini Francesco TurbantiEmanuele Linfatti e Matteo Creatini, sono candidati interpreti come Marco MengoniLevanteDiodatoElodie con Joan ThieleLiberato.

L’elenco completo delle candidature con il dettaglio di tutte le categorie artistiche e tecniche dei film selezionati è nella lista in allegato. Nei prossimi giorni l’annuncio dei Nastri speciali di quest’edizione aggiungerà riconoscimenti e segnalazioni per film e talenti che non figurano nelle nomination e il Nastro europeoE i giovani saranno grandi protagonisti di un palmarès che come sempre comprende proprio con i Premi Guglielmo Biraghi e Graziella Bonacchi, il premio Nastri d’Argento-Nuovo Imaie e con il riconoscimento della Fondazione Claudio Nobis. A breve verrà annunciato anche il Premio Nino Manfredi e verranno assegnati come consuetudine il Premio Nastri d’Argento-Hamilton Behind the camerail Persol-Personaggio dell’anno e il Premio Wella per l’immagine. I vincitori della migliore sceneggiatura riceveranno anche un omaggio speciale, condiviso dai Nastri d’Argento con Campo Marzio.

La selezione del Direttivo Nazionale dei Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI)                        

Laura Delli Colli (Presidente), Fulvia Caprara (Vicepresidente), Oscar Cosulich, Maurizio di Rienzo, Susanna Rotunno, Paolo Sommaruga e Stefania Ulivi (Romano Milani Segretario Generale) sarà votata da domani fino all’8 Giugno prossimo dai Giornalisti Cinematografici. Lo spoglio notarile è affidato, come sempre, al Notaio Alessandra Temperini.

I dettagli della promozione e le sale aderenti alla campagna sono disponibili sul sito cinemarevolution.it

“Vita Dvlcis”, al Palazzo delle Esposizioni di Roma arriva la mostra di Francesco Vezzoli

In programma al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 22 aprile al 27 agosto 2023, curata da Francesco Vezzoli e Stéphane Verger, la mostra VITA DVLCIS – ideata da Azienda Speciale Palaexpo, Museo Nazionale Romano e Studio Vezzoliprende spunto dalla più recente produzione dell’artista per proporre al pubblico un inedito e sorprendente percorso che accosta arte contemporanea, archeologia e cinema.

Negli ultimi anni, Francesco Vezzoli ha sviluppato la sua pratica artistica creando un ponte tra l’immaginario contemporaneo e la storia dell’arte. Una prassi che lo ha portato a rivolgere la sua poetica all’arte antica, al passato e alle sue icone, e a districarsi tra diversi linguaggi, in un gioco di riferimenti e mescolanze tra cultura classica – solenne, eterna – e cultura pop.

Francesco Vezzoli, “Vita  Dulcis”
Francesco Vezzoli, “Vita Dulcis”

La mostra pensata per il Palazzo delle Esposizioni vede l’intersezione di diversi livelli: l’arte contemporanea, la storia romana attraverso le opere provenienti dalle sedi del Museo Nazionale Romano e la rappresentazione che della storia romana è stata fornita attraverso il cinema nel corso del Novecento.

«Vita dulcis inaugura il nuovo corso dell’Azienda Speciale Palaexpo e rilancia in modo fattivo il ruolo del Palazzo delle Esposizioni come punto di riferimento per la produzione e ideazione di progetti espositivi inediti volti a riportare Roma al centro della scena culturale internazionale del contemporaneo. Con la mostra presentata oggi miriamo a un cambio di passo verso la realizzazione di questo disegno ambizioso che verrà portato avanti anche attraverso collaborazioni più incisive con istituzioni e artisti di livello mondiale come Vezzoli», dichiara Marco Delogu, presidente di Azienda Speciale Palaexpo.

«Il Museo Nazionale Romano è molto lieto di avviare una proficua collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo, grazie alla quale il pubblico scoprirà, accanto ad alcuni dei capolavori noti del museo, molti oggetti poco conosciuti o addirittura mai visti, che abbiamo tirato fuori dagli ingenti depositi per l’occasione della mostra. Questi “Depositi (Ri)scoperti” prendono un significato particolare grazie alla visione straordinaria di Francesco Vezzoli, che proietta gli oggetti antichi in una prospettiva decisamente contemporanea: una doppia riscoperta quindi dei tesori del Museo Nazionale Romano grazie all’iniziativa proposta con grande lungimiranza da Marco Delogu», aggiunge Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano.

Francesco Vezzoli, “Vita  Dulcis”
Francesco Vezzoli, “Vita Dulcis”

VITA DULCIS è un progetto che vuole creare una nuova narrativa, presentando opere e reperti dell’arte classica romana in un percorso espositivo privo di quella “freddezza” e “lontananza” caratteristiche di molte esposizioni museali, per restituire al visitatore l’intensità vitale e la passione autentica che questi reperti sanno suscitare, immergendoli in un allestimento concettuale-scenografico suggestivo e inaspettato, che li mette in relazione con alcune opere recenti di Vezzoli che incorporano elementi d’epoca antica o che all’antico sono ispirate.

Il cinema è il completamento ideale del racconto di VITA DULCIS: tra tutte le arti visive, è stato il mezzo che più di tutti ha utilizzato e celebrato il periodo storico dell’antica Roma, sempre cercando di restituirne la verità, la passione, le storie, le psicologie, le atmosfere e i colori.

Fin dagli inizi della sua carriera da artista, Vezzoli ha celebrato la Settima Arte come “medium” privilegiato per l’interpretazione della realtà e come riferimento emotivo e narrativo più potente nel dibattito contemporaneo. E non è un caso che una delle sue opere più note, “Trailer for a Remake of Gore Vidal’s Caligula”, presentata alla Biennale di Venezia del 2005, unisca appunto in una citazione irriverente dei “peplum”, il cinema e l’antico per offrire una rappresentazione della degenerazione contemporanea del potere.

Francesco Vezzoli, “Vita  Dulcis”
Francesco Vezzoli, “Vita Dulcis”

È stato dunque per lui naturale accostare i reperti di epoca romana a spezzoni di film ambientati nell’antica Roma, creando un excursus parallelo sulla storia del cinema che parte da “Cabiria” del 1914 (il primo kolossal italiano, sceneggiato da Gabriele D’Annunzio), al “Satyricon” di Federico Fellini, fino alle incarnazioni più contemporanee, sia di produzione italiana che internazionale.

Il risultato è un intenso mosaico di opere classiche iconiche, sorprendenti reperti inediti, capolavori del cinema mondiale e un tocco di contemporaneità. Questa compresenza di livelli semantici è già particolarmente evidente all’ingresso della mostra, nella grandiosa “rotonda”, dove i visitatori sono accolti da una serie di opere provenienti dal progetto “24Hours Museum”, che Francesco Vezzoli ha prodotto nel 2012 in collaborazione con Prada per esser messo in mostra – per un solo giorno – nello storico Palais d’Iéna a Parigi.

Dopo 10 anni, vengono qui ripresentate per la prima volta sei grandi opere luminose (lightbox) del 24Hours Museum, con le quali Vezzoli ha reinterpretato alcune iconiche sculture romane, trasformandole in misteriose divinità che alludono a note dive contemporanee. Una “prefazione” al percorso espositivo, che vuole introdurre il visitatore in un viaggio immersivo nell’immaginario dell’Impero Romano, vissuto attraverso la bellezza e la vitalità dei tesori che provengono dal Museo Nazionale Romano, molti dei quali saranno mostrati al pubblico per la prima volta.

Immersi in una dimensione installativa, suggestiva e teatrale, disegnata dall’artista Filippo Bisagni, ed esaltati da un gioco di luci e ombre, di bianchi e neri, concepito da Luca Bigazzi (il più celebrato DoP italiano vivente, autore della fotografia di “Così ridevano”, “il Divo” e “La Grande Bellezza”, tra gli altri), i reperti e le opere contemporanee selezionati da Francesco Vezzoli e Stéphane Verger dialogano all’interno di un percorso complesso ed emozionante, fatto di stratificazioni e accostamenti di livelli estetici distanti, epoche diverse, arte colta e arte popolare, racconto del potere e fotografia della vita “reale”.

Intorno alla Sala Rotonda di Palazzo delle Esposizioni si sviluppano sette sale tematiche, ognuna dedicata a un aspetto peculiare della storia dell’Impero Romano, senza alcuna pretesa di realizzare un’analisi scientifica completa o omnicomprensiva, ma piuttosto con l’intento di suggerire una visione alternativa, più “obliqua”, dei temi più vivi e appassionanti – e per questo ancora molto contemporanei – che questi reperti archeologici ci ispirano da più di duemila anni.

La prima sala, intitolata PARA BELLUM, è dedicata al tema della guerra e al culto della potenza del corpo maschile, inteso nella sua duplice accezione di difensore armato e protettore di valori estetico-morali.Un ritratto di Alessandro Magno da Palazzo Massimo, una Testa del Dio Marte e un torso monumentale dell’Imperatore Domiziano vestito da Ercole combattente, dai depositi delle Terme di Diocleziano, verranno messi in relazione con una re-interpretazione del mito di Achille e Pentesilea.

La seconda sala ANIMULA VAGULA BLANDULA è dedicata a un tema molto vicino al cuore della produzione artistica di Francesco Vezzoli: il culto di Antinoo fondato dall’Imperatore Adriano, come definitiva creazione culturale ed estetica della passione amorosa. L’iconico Busto di Antinoo, dalla Collezione Boncompagni Ludovisi di Palazzo Altemps, è al centro di un’installazione concepita come rappresentazione dell’ossessione sentimentale, della moltiplicazione e stratificazione artistica.

Francesco Vezzoli, “Vita  Dulcis”
Francesco Vezzoli, “Vita Dulcis”

La terza sala DUX FEMINA FACTI vuole evidenziare l’importanza della celebrazione della donna, imprescindibile nella cultura romana. La figura femminile verrà qui rappresentata in tutte le sue personificazioni, dalle più aggressive e minacciose (Testa di Medusa) alle più fisiche e passionali, (le Dee, come Venere e Diana), dal ritratto di una Matrona all’installazione di 75 sculture di uteri ex-voto.

La quarta sala, intitolata CERTA OMNIBUS è dedicata al culto dei defunti, molto sentito nell’antica Roma. Un culto che si manifestò in varie forme nell’arte e che qui viene rappresentato con un’imponente installazione di circa 50 lapidi funerarie in marmo, provenienti dai depositi delle Terme di Diocleziano.

Fellini Satyricon” (1969), capolavoro assoluto del cinema mondiale, dà lo spunto centrale al tema della quinta sala, RIDENTEM DICERE VERUM. La celebre sequenza della cena di Trimalcione fa da sfondo a un’installazione di sculture (teste e busti di personaggi storici) apparecchiate come in un banchetto dionisiaco, al cui centro appare una delle opere più riconoscibili e iconiche del Museo Nazionale Romano: l’Ermafrodito dormiente del II sec. a.C.

Due imponenti e suggestive soluzioni installative illustrano il tema delle ultime due sale: la celebrazione del potere imperiale e la forza distruttiva della sua degenerazione.

La sesta sala UBI POTENTIA REGNAT ospiterà una sequenza di ritratti di imperatori romani, appartenenti alla collezione di Palazzo Massimo, mentre nella settimana e ultima sala della mostra, MIXTURA DEMENTIAE, dedicata alla caduta dell’impero, una serie di preziosi frammenti e reperti, molti dei quali provenienti dalla sede di Crypta Balbi, sono di contrappunto alla proiezione di “Trailer for a Remake of Gore Vidal’s Caligula” (2005), un segno con cui Francesco Vezzoli intende, a conclusione del percorso espositivo, chiudere un cerchio su questa parte della sua ricerca artistica dedicata allo studio, la citazione e l’intersezione di opere antiche e di opere contemporanee. Una ricerca che nella mostra VITA DULCIS trova il suo compimento attraverso la prossimità e la ri-narrazione della Storia, qui riplasmata nella resa memoriale e sensibile dell’artista.

La mostra è promossa dal Ministero della Cultura, Roma Culture, Azienda Speciale Palaexpo e Museo Nazionale Romano ed è organizzata da Azienda Speciale Palaexpo.

Photo credits Courtesy of Press Office

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