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Guida al vintage: dai mercatini delle pulci al glamour degli swap party

L’arte dello scovare il buon affare nei mercatini e nei negozi vintage prende il nome di thrifting, da “thrift”, letteralmente “risparmio”. Cheap is chic, questa l’idea di fondo. I nuovi consumatori vogliono spendere in modo saggio ed intelligente. Gli osservatori notano che questo atteggiamento è emerso nell’America post 11 settembre, ed è sicuramente legato anche alla crisi economica che ha colpito il Paese. Ora che la parola crisi sta uscendo dai discorsi dei più, si ricomincia a spendere ma sempre in modo più mirato.  La moda è più discreta, più understated, meno convenzionale e più personale.

I mercatini delle pulci nascono a Parigi alla fine del XIX secolo, quando gli straccivendoli si riuniscono in diversi mercati alle porte della capitale. Oggi tutte le grandi città hanno i loro mercatini, alcuni fedeli alle loro origini, altri più sofisticati dove è più facile orientarsi ma la merce è più cara. Nell’ultimo decennio, si è assistito ad una rapida crescita del numero di mercatini dell’usato: il giro d’affari annuale è stimato in oltre 3 miliardi di euro.

Le boutique specializzate d’alta moda sono templi del lusso rarissimi da trovare, hanno contribuito a far nascere l’entusiasmo per il vintage vendendo i capi più pregiati dei più famosi stilisti. Sono veri e propri musei della moda dove è difficile non svenire davanti agli abiti e ai prezzi!

Il nuovo trend dello shopping è lo swap (in inglese, baratto) che è invece a costo zero. Il glam senza sprechi: il baratto degli abiti amato dalle eco-frugaliste che risparmiano e rispettano l’ambiente. Soldi e carte di credito sono banditi, si paga con altri vestiti durante party organizzati ad hoc. Il fastidio della sovrabbondanza ha toccato l´anima della moda, e allora ecco il baratto, l´antica forma di scambiare valore con valore equo.

La boutique specializzata è un luogo che ha saputo elevarsi oltre lo stato di semplice negozio di abiti usati, senza però entrare nell’iper-spazio dell’inaccessibile. La risorsa di queste boutique risiede nei proprietari. E’ lui/lei a lasciare il segno tramite i suoi gusti, scelte. Contrariamente al negozio di vestiti usati, dove si trova tutto e il contrario di tutto, qui la merce è selezionata, spesso divisa per categorie, materiali e colori, facilitandone l’acquisto. Chiaramente questo lavoro ha un prezzo: gli abiti costeranno di più rispetto a un mercatino delle pulci.

Il negozio in conto vendita è un’attività di intermediazione tra privati. In sostanza l’agenzia non è altro che una struttura che ospita oggetti che privati cittadini mettono a disposizione di possibili acquirenti. Gli abiti in questione sono proposti alla boutique, e se questi soddisfano i criteri del proprietario saranno presi in deposito per un limitato periodo. In questi negozi si può trovare di tutto, sono di rado dedicati totalmente al vintage, d’altronde sono i luoghi ideali per scovare gli articoli non così vecchi ma già cult.

Prolificano su internet le vendite all’asta. Privati mettono in vendita abiti rètro attraverso siti come Ebay (il più famoso). Ci si trova autentico vintage o vestiti usati non troppo chic e ribattezzati “vintage” per invogliare all’acquisto. Il maggior vantaggio di internet è la possibilità di fare acquisti internazionali: Ebay è anche sul mercato inglese o americano, particolarmente ben forniti.

Il «seconda mano» di lusso conquista le case d’ aste: l’ equivalente dei negozietti dell’usato per chi ha il conto in banca con qualche zero in più. Christie’s, Kerry Taylor o Sotheby’s, qui le star inviano i loro personal stylist a fare incetta di griffatissimi capi di seconda mano.

Probabilmente però vintage è più di tutto il contenuto del baule della nonna, un modo ideale per attingere al vintage a costo zero e connettersi con il proprio passato.

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