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#ciaoNetflix: tutto quello che c’è da sapere sul sito di streaming più conosciuto del mondo

Da quando Netflix è sbarcato in Italia niente è più come prima.

Che siate fra quelli che lo aspettavano dai tempi delle prime stagioni di House of cards, che tentavano di falsificare la propria connessione per fingere di essere su suolo americano, oppure se nelle scorse settimane vi siete imbattuti nell’hashtag del titolo e vi siete detti “Ma più che #ciaoNetflix, #NetflixChi?”…Il momento è giunto, lo streaming dal logo rosso e bianco è arrivato anche da noi. E qui troverete tutti i consigli per non perdervi neanche una virgola del sito che porrà fine alle vostre giornate all’aria aperta.

Tanto per iniziare: cos’è Netflix?

Il CEO di Netflix Reed Hastings. (Credits thestar.com)
Il CEO di Netflix Reed Hastings. (Credits thestar.com)

Creata nel 1997 da Reed Hastings come società di noleggio online di DVD e videogiochi, Netflix diviene nel 2008 un sito di streaming istantaneo. Per i meno esperti: una piattaforma che mette a disposizione un catalogo di titoli fra film, serie tv e documentari, che potete fruire direttamente da un qualsiasi dispositivo dotato di connessione internet (computer, console per videogiochi, lettori DVD e Blu-ray, TV HD, set-top box, sistemi home theater, smartphone e tablet). I contenuti possono essere utilizzati come si farebbe con un qualsiasi DVD: messi in pausa e ripresi quando si vuole, portati avanti e indietro, visionati in lingua originale, sottotitolati oppure doppiati.

Si può scegliere fra tre tipi di abbonamenti mensili: € 7,99 per la visione da un solo dispositivo per volta in qualità standard, € 9,99 per l’HD su due dispositivi per volta e € 11,99 per la visione in qualità 4k su quattro dispositivi contemporaneamente.

Ok, però i siti per lo streaming non sono esattamente una novità. Ci aspetta il solito elenco di titoli tra cui scegliere?

Un catalogo c’è, ma ad alta possibilità di personalizzazione. Ogni account Netflix vi darà la possibilità di configurare fino a 5 profili, ognuno con le proprie preferenze di contenuti. Una volta impostate tali preferenze, il sito vi suggerirà i titoli che più vi si avvicinano, e non solo: grazie a un sistema complesso di categorizzazione basato su tag, Netflix è in grado di soddisfare ricerche di contenuto molto specifiche. Siete in vena di “Crime drama cinici e violenti”? Oppure di “Film comici slapstick ammiccanti”? Provate a digitare e vedrete che succede.

Alcuni esempi di contenuti fruibili dal sito.
Alcuni esempi di contenuti fruibili dal sito.

Se poi inizierete una nuova serie tv, Netflix la salverà automaticamente fra i vostri titoli e potrete controllare in ogni momento a che punto siete arrivati e riprendere la visione senza rischiare il classico: “ma era la stagione 7 episodio 8 o la stagione 8 episodio 7?”

Sembrerebbe bello ma…Non è che ci ritroviamo a guardare cose sconosciute che non verrebbero distribuite altrimenti?

La locandina della terza stagione di Orange is the new black. (Credits imdb.com)
La locandina della terza stagione di Orange is the new black. (Credits imdb.com)

No, tutto il contrario. Netflix non è il solito raccoglitore di serie TV stantie o film ignoti ai più. Oltre a proporre i titoli più recenti (basti pensare alle nuove stagioni di serie cult come Doctor Who o alle novità come Penny Dreadful), al prendere in carico serie di successo abbandonate dalle emittenti originali (ad esempio Arrested Development e The Killing), da qualche anno fa anche la parte del produttore di contenuti in esclusiva.

Fulminante è stato così l’esordio di Orange is the new black, serie iniziata nel 2013 e già campione di audience, sia per l’ironia graffiante dei dialoghi che per la presenza di personaggi emblematici e profondamente caratterizzati. La storia è quella di una ragazza costretta a scontare 15 mesi in un carcere federale femminile per un crimine di gioventù, e ha fra le protagoniste l’attivista per i diritti LGBTQ Laverne Cox.

Gli appassionati del settore possono invece gioire dell’accordo con la Marvel Entertainment, dal quale sono nate Daredevil, sulle avventure dell’omonimo giustiziere cieco, e Jessica Jones, in arrivo il 20 novembre e che ha come protagonista una supereroina (Krysten Ritter) affetta da disturbo post traumatico da stress alle prese con un nemico che si insinua nella mente delle persone (un camaleontico David Tennant). Sempre targati Marvel arriveranno il prossimo anno anche Luke Cage e Iron Fist.

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I protagonisti delle serie Marvel-Defenders nelle loro versioni a fumetti: da sinistra Jessica Jones, Luke Cage, Daredevil e Iron Fist. (Credits freim.tv)

Per quanto riguarda i film, l’offerta è ampia (dal drammatico Shame all’adrenalinico Limitless, dalla commedia dolce-amara La verità è che non gli piaci abbastanza alle meraviglie targate Tim Burton di Alice in wonderland), anche se ancora migliorabile rispetto alla controparte americana. Di spicco la presenza di Beasts of No Nation (2015) del candidato al Leone d’oro di Venezia Cary Fukunaga, un altro originale Netflix che racconta la storia di un bambino africano costretto a diventare soldato sotto la guida del Comandante Idris Elba.

E questo binge-watching di cui si sente tanto parlare, cos’è?

Binge-watching, o “visione a maratona”, è l’espressione tutta americana per descrivere il “divorare” per ore un episodio o un film dopo l’altro senza riuscire a staccarsi dallo schermo.

Netflix è subdolo, sa che a nessuno piace lasciare una storia in sospeso, e getta benzina sul fuoco proponendo un nuovo contenuto in avvio mentre ancora scorrono i titoli di coda di quello appena terminato. 

Se a questo unite un catalogo che comprende evergreen come Dawson’s Creek, La signora in giallo, Ritorno al futuro, Dr House e Serenity, e titoli più recenti ugualmente ghiotti come Sherlock, Californication, Dexter, Pretty little liars, Suits, Bloodline, Piccoli brividi, Acab, Downtown Abbey e Marco Polo…La fine della vita sociale non è lontana.

Anche i Simpson ironizzano sulla "dipendenza" da Netflix (Credits hellogiggles.com)
Anche i Simpson ironizzano sulla “dipendenza” da Netflix (Credits hellogiggles.com)

A parte rischiare di non vedere la luce del sole per giorni, c’è qualche altro lato negativo?

Come già accennato, il catalogo di film è ancora piuttosto incompleto, soprattutto se si pensa alla versione americana. Mancano tanti successi recenti, come la trilogia dello Hobbit, o pluri-premiati come American Hustle o Frozen.

L’italiano Suburra di Stefano Sollima arriverà solo a maggio 2016, mentre non potrà esserci il precedentemente menzionato House of cards. Il primo grande successo targato Netflix è stato infatti acquistato da Sky Atlantic, che non sembra avere alcuna intenzione di cederne i diritti.

E come fa Netflix a porre rimedio a queste mancanze?

Sfornando chicche irresistibili per gli appassionati. Tre esempi diametralmente opposti: nuovi episodi per la serie Una mamma per amica (Gilmore Girls in originale), ormai conclusa da 8 anni ma indelebile nel cuore dei fan; il documentario senza freni inibitori Keith Richards – Under the influence, sul leggendario chitarrista dei Rolling Stones; e infine lo speciale di Natale A very Murray Christmas, con un cast stellare capitanato proprio da Bill Murray.

Cambi di guardia in casa Iceberg. James Long nuovo direttore creativo

Si respira aria di rinnovamento in casa Iceberg: il Gruppo Gilmar ha di recente annunciato che James Long sarà il nuovo direttore creativo del brand. Il designer, in precedenza al timone della linea Uomo, si occuperà anche della linea Donna, prendendo così il posto del viennese Arthur Arbesser che ha concluso la sua collaborazione con Iceberg proprio questo settembre.

James Long- Official Iceberg
James Long- Official Iceberg

Il 35enne stilista inglese solo a partire dalla stagione A/I 17-18 diventerà l’unico direttore creativo del brand. Laureatosi presso il Royal College of Art, Long vive e lavora a Londra, dove ha lanciato la sua linea di abbigliamento maschile nel 2011, caratterizzata da un design frutto di un mix tra provocazione e cura del dettaglio.

Dallo stile innovativo e personale che risente gli echi delle sue origini britanniche, James Long è celebre per la sua visione innovativa nel trattare la maglieria, la passione per le stampe audaci, accostate tra loro sapientemente, e l’uso dei materiali tecnici.

Iceberg logo- Official Facebook
Iceberg logo- Official Facebook

Iceberg segue così un trend che sempre di più va affermandosi in altre maison: ossia unificare il settore femminile e maschile sotto la medesima visione artistica.

Paolo Gerani, AD del Gruppo Gilmar di cui fa parte Iceberg, ha ringraziato Arbesser per l’importante contributo augurandogli di proseguire con successo il suo percorso creativo. Inoltre ha annunciato che il brand in virtù di questo cambiamento non sfilerà durante la fashion week di settembre, mentre le collezioni P/E 2017 resteranno comunque oggetto di una regolare campagna vendita.

New Advertising Campaign by Iceberg Official Facebook
New Advertising Campaign by Iceberg Official Facebook

I mutamenti ai vertici del mondo della moda sembrano essere diventati una tendenza regolare. Ciò che è avvenuto al brand italiano è una situazione non dissimile a quella verificatasi nel panorama internazionale. Infatti questa onda lunga cominciata nel 2015, con l’abbandono del trono di Gucci da parte di Frida Giannini, sostituita da Alessandro Michele, non accenna ad arrestarsi. E anche molte altre maison come YSL, Dior o Balenciaga hanno assistito all’insediamento di nuovi direttori creativi.

Si tratta di un forte segnale di metamorfosi nel business della moda che cambia costantemente le carte in tavola. Sempre più spesso le aziende si rivolgono a giovani designer per il loro rilancio con il tentativo di essere innovativi non distruggendo la tradizione. E James Long sarà uno di quei creativi che cercherà di portare avanti il DNA originale del brand, quindi non resta che attendere le sue prossime creazioni.

L’arte eclettica di Mario Vespasiani. Una nuova storia da dipingere

Eclettico, esploratore, erede.

L’arte di Mario Vespasiani nasce nella pittura per poi viaggiare attraverso nuove forme, come la scrittura, la fotografia e le installazioni, oltrepassando confini con un continuo rimando alla storia dell’arte.

le nove porte celesti
Le nove porte celesti

Mario Vespasiani nasce nelle Marche e vi rimane facendo della sua regione territorio fertile in cui piantare le sue idee. Il suo talento è costantemente alimentato dalla ricerca verso il nuovo, approfondendo i suoi lavori con studi sui colori, sull’importanza della luce, della superficie e soprattutto su un linguaggio simbolico.

Ad oggi ha realizzato circa trenta mostre personali nelle quali si è confrontato con artisti del passato e nelle quali ha coinvolto storici e critici dell’arte, antropologi, filosofi e scrittori. Ogni mostra si presenta diversa dalla precedente, l’oggetto in questione si trasforma come se il suo pensiero fosse in un continuo divenire. Quando partecipiamo a questi eventi qualcosa di nuovo ed imprevedibile, a volte quasi estraneo, si presenta. Filo conduttore sono le Marche, luogo che rimane scelta indiscussa in cui presentare il suo talento.

Il richiamo verso un’eredità artistica affiora già dal 2008 quando Vespasiani inizia un vero e proprio dialogo con maestri del passato. Presentando presso la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno quadri sempre meno figurativi e sempre più essenziali si confronta con l’arte astratta di Osvaldo Licini, che ha riempito i suoi paesaggi, inizialmente pregni di una tranquillità impressionista, di tratti surrealisti.

Mario Vespasiani
Mario Vespasiani

La ricerca di Mario Vespasiani scava indietro nel tempo andando a ripercorrere il percorso di Lorenzo Lotto, esponente del rinascimento veneziano che dedicò la sua carriera ai ritratti. Volti che pregano, che adorano, che chiudono gli occhi e che guardano il cielo. La componente sacra di Lotto viene rivisitata attraverso uno studio di interpretazione delle espressioni mimiche umane.

Anche senza un richiamo diretto tutte le mostre personali di Vespasiani riecheggiano nel passato. Con la mostra Empireo del 2015 presenta opere dipinte su tele e su antichi manoscritti. Sono interi universi, stelle che brillano in un cielo notturno, astri che si scontrano in orizzonti infuocati. Inizialmente un progetto che richiama il puntinismo di Seraut con una scomposizione del colore, per poi avvicinarsi al surrealismo di Mirò, dall’aspetto più allucinatorio ed essenziale.

“La pittura convenzionale dovrebbe essere stuprata, uccisa e assassinata”– Joan Mirò.

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Empireo
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Empireo

Altra prova del talento e dello studio di Vespasiani si percepisce nella mostra Sic Luce At Lux. Qui immensi oli su tela bidimensionali e riempiti di colori accesi alla Klimt.  Il percorso espositivo vira poi verso quadri di costruzioni e di edifici che sembrano inneggiare la modernità e la velocità, riportandoci alle parole forti di Marinetti del 1909 per il Manifesto del Futurismo: “Noi vogliamo cantar l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia…Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità”.

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Sic luce at lux

Uno dei principali progetti di Vespasiani è “Mara As Muse”, una mostra di stampe fotografiche arricchite da due video clip e dal catalogo. Le immagini in bianco e nero ritraggono la sua compagna di vita, Mara, di innegabile bellezza e sicura di sé nel reggere la pressione dell’obiettivo. E’ una musa, naturale nei lineamenti e nei movimenti, in spiaggia come una diva e nei boschi come una fata di una favola.

“Non recita una parte né indossa accessori da promuovere, è lei punto e basta, in tutta la sua carica femminile e insieme ne facciamo un processo di continua scoperta”– ha spiegato Vespasiani commentando la sua mostra.

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Mara As Muse

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https://youtu.be/D0wUq5oBXZw

Dalle fotografie alla pittura con “Storie di viaggiatori, orizzonti e tavole volanti”. Qui non abbiamo più la tela tradizionale come superficie ma tavole da surf in legno che si sporcano di colore. Ogni tavola porta una sfumatura, è monocromatica e allo stesso tempo si agita con la vitalità di onde in movimento. Ritroviamo le forme biomorfe di Kandinsky che galleggiano in questo spazio astratto, facendoci sentire un pulsare di una nuova vita che batte oltre l’involucro esteriore.

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Storie di viaggiatori, orizzonti e tavole volanti

L’ eclettismo di Vespasiani lo porta a scrivere nel 2016 il libro Planet Aurum. Una raccolta di quaranta racconti tutt’altro che convenzionale che descrivono, in chiave poetica, sensazioni e impressioni che si provano nell’osservare un nuovo luogo. Ogni brano parla di un viaggio, a volte reale, a volte immaginario. L’artista ci porta con lui attraverso nuovi paesaggi, facendoci assaggiare nuovi sapori e annusando nuovi odori. Ogni terra porta con sé emozioni e sensazioni che ognuno di noi vive in maniera diversa. Il lettore è come se partecipasse alla stesura in diretta del libro, ognuno porta un sentimento, è protagonista della propria visione, poiché tutti i luoghi descritti non sono mai identificati con chiarezza.

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Planet Aurum

Da sempre grande osservatore e attento a nuove forme di contaminazione tocca l’arte da diversi angoli. Ogni sua opera sembra essere una rivelazione, un qualcosa di nuovo e inaspettato, talmente vissuto con potenza dall’artista che deve essere condiviso con il suo pubblico.

Il viaggio è il tema che lega tutti i suoi progetti, che sia mentale, catartico, che sia nel passato o che voglia proiettarsi nel futuro. Ogni volta un luogo diverso che porta nuove sensazioni e si carica di simboli che Vespasiani trascrive, documentando tutto in volumi, testi critici e testimonianze.

mario vespasiani

“Il linguaggio si evolve, diventa sempre più complesso e vario…..Anche se l’urgenza che l’uomo vuole comunicare resta sempre la stessa, si rinnova con ogni generazione”. Mario vespasiani.

 

Milano Moda Uomo 2015, le ultime tendenze per lui

Colori pastello, look romantici e retrò e attenzione ai dettagli sartoriali rigorosamente Made in Italy. La vetrina di Milano Moda Uomo si è da poco conclusa e i riflettori, ormai spenti sulle passerelle delle case di moda più famose al mondo, sono ora puntati sulla ricerca delle tendenze maschili per la prossima stagione primavera/estate 2016. Moltissime le maison d’alta moda che come al solito hanno partecipato facendo sfilare uomini dai look sempre più casual chic.

Molta attenzione è stata data alla direzione di Alessandro Michele per la nuova collezione firmata Gucci in cui, per la prima volta, hanno fatto la loro comparsa delle ballerine da uomo. Tendenze, queste, che precorrono i tempi trasportandoci in un futuro in cui l’uomo moderno sceglie accessori femminili mai usati prima d’ora. Le stampe floreali fanno ancora una volta il loro ingresso in passerella seguendo la tradizione storica del brand che pone sempre l’accento su petali colorati freschi e primaverili. Tra i materiali scelti prevale la seta che fascia il corpo dell’uomo in maniera aggraziata seguendo i suoi movimenti su capi d’abbigliamento dalla linea stretta e attillata. Camicie e pantaloni si fanno slim ma non troppo per essere infine messi in risalto dai colori talvolta accesi e spesso pastello scelti per questa collezione.

Milano Moda Uomo 2015 Zegna Plein
Ermenegildo Zegna, Philipp Plein – Credits Photo © Marcus Tondo

Tagli sartoriali e mood raffinato ed elegante invadono, invece, la passerella di Giorgio Armani che ancora una volta rende l’uomo sofisticato grazie ai capi d’abbigliamento presentati tra cui camicie a righe o di filo lisce e pantaloni dalla linea scivolata e dalla lunghezza midi fino a metà gamba. Per la linea Emporio Armani diventa al contrario protagonista la pelle facendo il suo ingresso trionfale su blazer e giacche diffondendo subito un mood decisamente più rock ma sempre bon ton in perfetta sintonia con la filosofia del brand. Un animo deciso che si insinua anche nella collezione P/E 2016 di Philipp Plein in cui a farla da padrone sono le borchie che rendono lo stile maschile audace e per nulla banale.

Milano Moda Uomo Armani Emporio
Giorgio Armani, Emporio Armani – Credits Photo © Yannis Vlamos

Semplicità e rigore sembrano essere invece le parole chiave per Calvin Klein dove in passerella si respira un’aria nuova composta in prevalenza da linee piuttosto pulite e tonalità intense. Lusso, stile e classicità sono i tre punti cardine che legano le nuove collezioni della prossima stagione di Dolce & Gabbana ed Ermenegildo Zegna pensate entrambe per eventi eleganti dove primeggiano da una parte giacche doppiopetto e materiali pregiati come la seta e dall’altra completi da lavoro a cui si aggiunge infine anche un trench coat dalle nuance pastello. Colori questi che conquistano perfino il cuore di Ermanno Scervino che li trasferisce su pullover traforati in perfetta armonia con le restanti fantasie della capsule collection, tra cui camouflage e pied de poule.

Milano Moda Uomo
Calvin Klein, Ermanno Scervino, Dolce & Gabbana, Gucci – Credits Photo © Yannis Vlamos

Fracomina presenta la collezione eco-friendly Seed The Future

Basta poco per fare la differenza nel mondo e un brand come Fracomina lo sa bene, dato che per la sua nuova collezione Primavera/Estate 2015 ha scelto di lanciare un progetto eco-friendly a portata di tutti.
“Il momento migliore per piantare un albero è vent’anni fa. Il secondo momento è adesso”. È con questa citazione di Confucio che il marchio italiano scende in campo presentando Seed The Future, una capsule collection molto particolare in cui saranno inclusi ben sette mila capi d’abbigliamento recanti un cartellino pieno di semi piantabili. Un gesto semplice che arriva direttamente al cuore dei clienti che potranno in questo modo fare la loro parte per rendere il mondo più verde. Seed The Future, dunque, non è una semplice linea d’abbigliamento ma un modo diverso di guardare al futuro, un modo diverso di fare azienda e di pensare perché solo così si potrà rendere la terra più vivibile per tutti trasformandola attraverso piccole azioni.

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Collezione P/E 2015 © Fracomina

Risolvere l’impatto ambientale non è una cosa facile e Fracomina lo sa bene ma allo stesso tempo sa che come azienda può fare la vera differenza dagli altri scenari di mercato che, senza scrupoli, si ostinano ad inquinare e rendere meno pulito il mondo in cui viviamo. Il brand, essendo un’azienda industriale conscia del proprio ruolo in questo delicato sistema, ha perciò deciso di coinvolgere fin da subito le consumatrici. I sette mila capi della collezione Seed The Future hanno “un cartellino che si semina” realizzato in carta naturale e ogni cliente, dopo averlo acquistato, potrà scegliere liberamente se contribuire a contrastare l’effetto serra e il cambiamento climatico andando a piantare il proprio seme. Ogni albero che verrà piantato sarà poi immediatamente registrato tramite la geo-referenziazione, fotografato e ricreato su una mappa all’interno della pagina ufficiale del marchio.

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Collezione P/E 2015 © Fracomina

In questo modo Fracomina spera di poter così incrementare l’assorbimento di CO2 e partecipare alla tutela della biodiversità nonché alla lotta alla desertificazione e all’erosione. Ma non solo: le popolazioni locali e le cooperative di agricoltori riceveranno un bonus per ogni albero piantato andando dunque effettivamente a guadagnarci dal punto di vista economico, senza dimenticare le clienti stesse del brand che potranno fare la loro parte in questo progetto green godendo allo stesso tempo dello stile dei capi d’abbigliamento firmati Fracomina, caratterizzati però purtroppo da un impatto ambientale non indifferente per via dei loro processi di lavorazione e produzione. La collezione Primavera/Estate 2015 Seed The Future risulta, poi, ancora più concreta se si considera che una pianta in un anno può assorbire 10 kg di anidride carbonica e migliorare in questo modo l’attuale compensazione ecologica, perché come spiega il brand: “un mondo più verde è un mondo più pulito”.

La Fortezza di Arezzo e il nuovo Museo d’Arte Contemporanea di Milano ‘vestono’ Prada

museo-fondazione-pradaI lavori di restauro e riqualificazione dei beni culturali – di cui l’Italia dispone ma che non sa valorizzare e apprezzare (di pochi giorni fa la notizia dell’abolizione delle materie artistiche dai programmi scolastici) – ad opera della Fondazione Prada continuano imperterriti per la loro strada: dopo il restauro dell’Ultima cena del Vasari e i lavori di riqualificazione di Galleria Vittorio Emanuele a Milano, ora la Fondazione punta tutto sull’apertura del Museo di Arte Contemporanea a Milano e sul recupero della Fortezza di Arezzo.

Per quanto riguarda il primo, il Comune e la maison hanno firmato una convenzione per la riqualificazione dell’area di alcuni edifici industriali d’inizio Novecento e la costruzione di tre nuove strutture, nella periferia Sud di Milano, in Largo Isarco, tra Viale Ripamonti e Corso Lodi. L’inaugurazione del nuovo museo dedicato all’arte contemporanea, che ospiterà mostre ed eventi culturali e il cui progetto è firmato dallo studio OMA di Rem Koolhaas, è prevista per la primavera 2015.

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Nel secondo caso, invece, Prada ha destinato un contributo di 200 mila euro al Comune di Arezzo per gli scavi archeologici in Fortezza per recuperare quanto resta dell’antica chiesa di San Donato. L’ufficio progettazione del Comune, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, sta adesso predisponendo il progetto definitivo per il recupero dell’area della chiesa, al fine di riportare alla luce e consolidare tutte le strutture esistenti della struttura. Un progetto che il Comune ha inserito nel ‘Piano Triennale delle Opere Pubbliche’ e che ammonta a 427 mila euro divisi in due lotti. Dopo le attività di scavo, si renderà necessario operare un consolidamento e restauro architettonico delle strutture, predisporre un progetto di adeguamento funzionale dell’area per la fruizione dei beni archeologici, allestire percorsi di accesso e visite con ausilio di apparati didattici e multimediali, realizzare strutture architettoniche di copertura e protezione con impianti di illuminazione e infine predisporre in apposito locale l’esposizione dei reperti.

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Mille luci illuminano le città: le magie dell’Avvento iniziano dai famosi mercatini di Natale

Merano - Piazza Terme le “Kugln-Terme” Le sfere natalizie dove poter gustare le specialità locali
Merano – Piazza Terme le “Kugln-Terme” Le sfere natalizie dove poter gustare le specialità locali

Come ogni anno l’arrivo del Natale è annunciato già a metà novembre dalla miriade di luminarie e colori che investono tutte le città del mondo. Se fino a poco tempo fa molte realtà indossavano mise terrificanti per i festeggiamenti di Halloween, ora qualcos’altro è pronto per dare un nuovo look a vie, negozi e case: un tocco scintillante per inaugurare il periodo natalizio. E cosa c’è di meglio per ricreare quella atmosfera tipica dell’Avvento, se non dei pittoreschi mercatini natalizi, che durante questo periodo riempono di suoni, luci e profumi i centri storici delle più belle città d’Europa e d’oltre oceano.

Città o piccoli borghi si vestono a festa tra canti di Natale, insegne luminose e piccole casette in legno. Presepi viventi, case di Babbo Natale ed enormi alberi addobbati rallegrano ogni piazza. I mercatini dell’Avvento sono tanti, originali e pieni di sorprese. A seconda delle tradizioni locali e della fantasia del luogo e dei suoi abitanti molti hanno caratteristiche e occasioni diverse di divertimento. Dai più classici ai più curiosi e suggestivi dove fare acquisti e godersi la magica atmosfera del Natale, da est a ovest, dalla punta dello stivale al Polo Nord le incantevoli casette in legno colme di tradizione e artigianato locale non aspettano altro che essere visitate per inebriare i suoi ospiti con profumi e sapori di oggi e di ieri.

Helsinki
Helsinki

Incominciando da Helsinki in Finlandia la tradizione dei mercatini di Natale è molto importante e sentita. Qui ci sono principalmente tre mercati con le loro bancarelle di artigianato e design, fonte infinita di idee regalo uniche. Il più grande mercato di Natale a Helsinki, il Christmas Market si svolge presso Vanha Ylioppilastalo – la Vecchia Casa dello Studente – conta più di 160 produttori, che espongono oggetti di artigianato ed altri prodotti unici, tra cui candele, maglieria, ceramica, cartoline e vestiti. Al St Thomas Christmas Market, che tradizionalmente è il più conosciuto e si svolge presso il Parco Esplanade, conta ben oltre 120 bancarelle, che vendono oltre ad oggetti di artigianato, prodotti da forno e altre specialità di Natale. Questo mercato non è limitato a decorazioni natalizie, ma ci sono anche oggetti creati a mano che possono diventare piacevoli regali, come ad esempio candelabri in ferro, coppe e decorazioni in legno di betulla, pelli e maglie. Il mercatino di Natale del design invece si svolge presso il Design Forum. Molto particolare è il Ladies’Christmas Market (Naisten Joulumessut a Wanha Satama) ovvero il mercatino delle donne. Qui si vendono prodotti finlandesi nuovi ed unici fatti esclusivamente dalle donne, tra cui ritroviamo gioielli, maglieria, tappeti, scialli, decorazioni per gli alberi.

A sud di Helsinki, troviamo Tallin, affascinante capitale dell’Estonia città ricca di storia, cultura e scorci caratteristici dove occorre attendere solo fino al 22 novembre per vedere la piazza del Municipio vestita a festa, adornata di luci e colori e sopratutto pervasa di gioiose e vivaci atmosfere rese ancor più coinvolgenti dalla musica che risuona nell’aria durante l’orario di apertura degli stand. L’appuntamento con il mercatino di Natale di Tallin è dunque imperdibile per tutti gli amanti delle dolci casette in legno in tipico stile nordico. Nel bel mezzo della piazza si erge l‘albero di Natale più famoso dell’Estonia simbolo della lunga storia del mercato dell’Avvento. Le sue origini risalgono al 1441, anno in cui nella capitale estone venne allestito il primo albero di Natale pubblico, intorno al quale si radunarono gli artigiani della città con i loro prodotti. A tutt’oggi ogni anno la piazza è un trionfo di casette ricche di dolci e di oggetti particolari che non si possono acquistare nei normali negozi.

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Mercatini di Tallin

In ogni stand è possibile trovare preziosi tessuti, accessori di lana o feltro, oggetti in legno, vetro o ceramica e candele artigianali. Mentre nei diversi locali ci si può ristorare con le specialità estoni, fuori i canti del Natale e le immagini a tema proiettate su un maxi schermo in piazza, fanno assaporare fino in fondo le poetiche atmosfere di questo periodo pieno di magia. Il Natale poi si sa, è per eccellenza la festa dei bambini, e cosa sarebbe un Natale senza la presenza di Babbo Natale insieme ai suoi folletti e gnomi? Ed è per questo che nei mercatini di Tallin c’è uno spazio dedicato ai più piccoli. Un simpatico gnomo li coinvolgerà in giochi ed attività, ed uno scivolo speciale intratterrà i bimbi più attivi mentre le gare di pan di zenzero, dell’albero più creativo e delle poesie natalizie andranno avanti mettendo alla prova le loro abilità. Babbo Natale accoglierà tutti i bambini per regalare dolci ed ascoltare le richieste dei loro desideri e quest’anno con un accompagnatore d’eccezione, mamma renna e i suoi teneri cuccioli. Il bellissimo mercato di piazza del Municipio rimarrà aperto fino all’8 gennaio, ogni giorno dalle 10 alle 19, e la sera fino alle 23 sarà possibile  gustare dei caldi Christmas drink. Eventi folkloristici, musicali e tradizionali in programma per tutto il mese di dicembre di certo non mancano qui, e grazie anche al Christmas Village all’Estonian Open Air Museum, che offrirà uno spaccato delle usanze e tradizioni estoni, trascorrere il Natale in questo luogo avrà sicuramente un ritmo davvero unico.

Stoccolma
Stoccolma

Giornate molto corte, cosparse di luce azzurrina, che sembra avvolgere come in un magico manto le città. In un tempo sospeso, dove non è più giorno e non ancora notte, si giocano i dicembri svedesi e finlandesi. Neve e luci, ghiaccio e colori si mescolano assieme in un gioco di strabiliante magia creando incredibili effetti che rendono questi posti una favola assolutamente da vivere.

Mercatino Natale di Stoccolma
Mercatino Natale di Stoccolma

Stoccolma sotto quest’atmosfera è ancora più affascinante. Casa e vie sono illuminate con candele e candelabri a forma di stella, la stella dell’Avvento, in carta rossa o in paglia o metallo. Qui tutti sembrano invocare la luce, quella spirituale del Natale e quella pagana del solstizio d’inverno. Qui i mercatini si svolgono a Skansen nella grande piazza di Gamla Stan, nella piazza Kungsträdgården, dove è possibile trovare artigianato, decorazioni, glögg (vino speziato caldo) e i famosi pepparkakor (biscotti allo zenzero).

Rovaniemi invece, capitale della Lapponia Finlandese, che si trova vicino al Circolo Polare Artico, è per eccellenza la città di Babbo Natale. Qui è sempre Natale si può dire, dato che la neve cade per 180 giorni all’anno rendendo il paesaggio tipicamente natalizio. Durante il “vero” Natale però l’atmosfera si fa più intensa grazie alle numerose manifestazioni e attrazioni che vengono organizzate per grandi e piccini.

Lapponia
Lapponia

Il villaggio di Babbo Natale è un grande centro espositivo dedicato prettamente all’evento e a lui, l’uomo con il panciotto e la lunga barba bianca che fa felici i bambini. Qui i mercatini dell’Avvento, tanti negozietti in tipico stile lappone, si trasformano nel paese dei balocchi, dove tutto diventa possibile,  ed è persino possibile fare visite guidate alla casa di Santa Claus che si trova in una cittadina a pochi chilometri. Al villaggio-laboratorio di babbo Natale si può fare shopping tutti i giorni immergendosi nella vasta gamma di prodotti che vengono preparati ed esposti: si va dall’artigianato locale ai costumi lapponi fino agli oggetti tradizionali provenienti da tutto il mondo.

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Casa di Babbo Natale

Fortemente vissuto dai danesi, il periodo dell’Avvento apre il sipario su una serie di tradizioni che non si limitano al giorno di Natale o ai suoi mercatini. Oggetto tipico della città di Copenaghen è la ghirlanda dell’Avvento, composta da quattro candele che vengono accese una dopo l’altra rispettivamente le quattro domeniche di dicembre fino ad arrivare alla viglia di Natale che è il gran giorno della festa natalizia danese. Se si cammina per strada sopratutto nelle zone più più centrali come lo Strøget o l’area dei canali di Nyhavn, si è letteralmente avvolti dall’olezzo di caramello e cannella. Le mandorle croccanti calde e zuccherate vengono vendute nei banchetti per le strade o nei caratteristici mercatini che abbondano in città. Se si vuole passeggiare e scovare i famosi mercatini a Nyhavn fino al 22 dicembre ci sono le tipiche casette in legno che vendono biscotti alla vaniglia, sapore tipico natalizio danese e design, oppure si può andare nel quartiere hippie di Christiania dove si trova il più alternativo mercatino con prodotti unici realizzati a mano. Giostre, carillon, bancarelle, personaggi fiabeschi, fate e folletti e naturalmente Babbo Natale, rendono insieme alle mille luci della città, una favola divenire realtà.

Mercatini a Copenaghen
Mercatini a Copenaghen

Dalla Danimarca alla stupenda Germania. E’ così che il nostro tour verso le mete più affascinanti e a volte poco conosciute sulle vie del Natale, prende piega. Dal profumo di cannella, zenzero e cioccolato fumante si giunge ai dolci tipici di marzapane, i Brenten, i Bethmannchen, i preferiti di Goethe, e i gustosi pupazzetti canditi a base di prugne e noccioline, i Quetschemannchen. Siamo giunti a Francoforte. Qui dal 27 novembre la città sul Meno si veste a festa con l’albero più alto del paese e i colori e le luci del famoso mercatino. Gli stand strapieni di prodotti di artigianato tra i quali poter scovare le graziose decorazioni e gli originali regali, i dolci tipici delle feste, che diffondono nell’aria l’inebriante fragranza di buono e gli allegri canti di Natale insieme alle variopinte scenografie, creano l’atmosfera giusta ed attraente amata proprio dai viaggiatori. La città tedesca vanta uno dei mercatini di Natale più antichi del Paese nel quale trovano spazio non solo le tipiche casette ricche di graziosi oggetti e prelibatezze tutte da gustare, ma anche il grande albero, che con i suoi 30 metri è addirittura il più alto dell’intera Germania. Il periodo del mercato qui va dal 27 novembre al 22 dicembre, ed è un momento di grande festa che coinvolge l’intera città. E’ infatti dalla fine del XIV secolo che la città è famosa per l’organizzazione di mercati natalizi e l’usanza di far partecipare solo artigiani e venditori del luogo, ha permesso alla fiera di mantenere inalterata la propria identità nel corso dei secoli, trasformandosi in uno dei più importanti appuntamenti con la tradizione locale.

Mercati di Natale a Francoforte sul Meno
Mercati di Natale a Francoforte sul Meno

Quella dei mercatini di Natale è una tradizione profondamente radicata nella cultura tedesca ed ogni anno sono molte le città del paese che in questo periodo di festa allestiscono le loro piazze. La Sassonia non fa eccezione infatti, ed anzi si presenta pronta come una vera regina del Natale proponendo appuntamenti ed iniziative adatte a tutta la famiglia. Le sue bellissime city si trasformano in veri e propri paesi delle meraviglie dove tra shop e botteghe vengono venduti molti oggetti manufatti in legno, che rappresentano la massima espressione dell’artigianato natalizio della tradizione tedesca. A Dresda, dal 28 novembre al 24 dicembre si organizza il più antico mercatino dell’Avvento risalente niente meno che al 1434, mentre a Lipsia, dal 26 novembre al 22 dicembre, ci si può lasciar conquistare dal grande calendario dell’Avvento, a Gorlitz, c’è invece il Christkindelmarkt  a colpire i visitatori più esigenti dal 6 al 25 dicembre. Tra i vari stand si possono trovare i caratteristici schiaccianoci, i famosi angioletti in legno, le stelle di carta a 25 punte tipiche della tradizione protestante della Chiesa Moraviana, ed ancora i famosi candelabri in legno a forma di arco chiamati Schwibbögen.

Dresda
Dresda
Mercatini di Lipsia
Mercatini di Lipsia

In questo periodo scintillante ogni paese ha qualcosa di magico ed unico. Saranno le luci, gli addobbi o i profumi speziati, che arrivano dalle strade e dai mercatini o soltanto l’aria di gioia e festa che sprizza ovunque. Se poi la città è Praga, e già magica lo è, il Natale acquista un sapore del tutto speciale. Lasciarsi conquistare dal suo ricco programma natalizio è cosa molto facile qui sopratutto se sono molte le attrazioni del luogo. Sono ben 6 i mercatini di Natale, (detti vanocni trhy), che riempono la località di allegria e festa. Il più famoso è quello allestito in Staromestské namesti (Piazza della città Vecchia) e nella parte bassa dell’immensa Vaclav namesti ( Piazza San Venceslao). Tra i palazzi gotici, rinascimentali e barocchi, in un’atmosfera intima e fiabesca, sotto un grande albero di Natale illuminato da migliaia di luci, le 150 casette di legno dei mercanti si dispongono a forma di stella intorno alla statua di Jan Hus.

Mercatini dell'Avvento a Praga
Mercatini dell’Avvento a Praga

In Piazza San Venceslao, chiamata Piccoli Champs-élyées per la sua somiglianza con la famosa strada di Parigi, le casette sono a ridosso dell’edificio neorinascimentale del Museo Nazionale. Accanto ai classici decori natalizi, alle candele profumate e all’oreficeria artigianale si trovano preziosi cristalli boemi. Negli stand gastronomici si possono assaggiare pannocchie arrostite, pečená klobása (salsicce arrosto), del pernièky ( panpepato al miele), kaštany (castagne arrosto)  o dei vanoèni curkovi (biscotti natalizi). Per scaldarsi nel freddo inverno si può sorseggiare del vin brulè (svarené vino), del horký punč ( ponch caldo ) o la medovina (idromele). Altri mercatini tipici si trovano in Havelské trziste, una delle piazze più vecchie della città, tra Piazza della Città vecchia e Piazza San Venceslao, e in Namesti Republiky. Un pò fuori dal centro invece si trovano le botteghe di Namesti Miru (Piazza della Pace) di fronte all’imponente chiesa di Santa Ludmilla. A Vystaviste Holesovice, si trova invece un mercato con oltre 500 espositori che propongono giocattoli, ceramiche, cristalli boemi e manufatti dell’artigianato ceco. Caratteristica del luogo è la presenza di una gigante casa di panpepato, che alla chiusura viene “mangiata” dai divertiti e stupefatti visitatori. In Staromestské namesti si tengono concerti di musiche dell’Avvento e cori di bambini, che interpretano canti natalizi.

Praga
Praga – La piazza del centro storico allestita a festa

In giro per il mondo c’è solo dunque l’imbarazzo della scelta sul dove andare per visitare i tipici allestimenti di Natale e acquistare oggetti locali: l’importante è partire con la valigia mezza vuota, perché lo shopping è assicurato. Il mercatino di Bruxelles ad esempio è stato scelto nel 2003 come il luogo più caratteristico ed interessante d’Europa da visitare durante le feste natalizie. Sorpassando il Grand Palace, Piazza Santa Caterina e la Bourse si raggiunge il fulcro dell’allegria e della tradizione grazie alle 240 bancarelle belghe e di altri paesi allestite al centro della piazza. In soli due chilometri di percorso, si può vivere le autentiche tradizioni bel posto con le sue luci, il presepe, la pista di pattinaggio e la grande ruota panoramica. Altri famosi mercatini gettonatissimi sono quello di Vienna, che dal 24 novembre al 6 gennaio aprono le porte ai visitatori con i loro 80 espositori, che evocano lo spirito natalizio nel cortile del castello di Schonbrunn, magnificamente illuminato. Spostandosi invece nella piazzaa di fronte al municipio si possono ben ammirare le 150 bancarelle, che espongono addobbi natalizi, regali di Natale, bevande e dolciumi. Il Christkindlmarkt Altstadt Innsbruk è il più famoso da queste parti ad Innsbruck, e dal 15 novembre al 6 gennaio apre il sipario nel centro storico della città con le casette in legno traboccanti di prodotti artigianali tirolesi e decorazioni per l’albero di Natale. Se poi pensiamo alla Svizzera come meta da raggiungere in questo periodo non possiamo non visitare le sue affascinanti città come Zurigo, Lucerna, Montreaux dove oltre agli chalets decorati a festa si possono acquistare e assaggiare prodotti tipici del territorio e specialità culinarie svizzere.

Vienna
Vienna

Se è dall’altra parte del mondo invece, che vogliamo trascorrere le festività, non può di certo mancare sul nostro itinerario una meta come New York, ancora più suggestiva sotto il clima del Natale. Ogni distretto della città si anima di coloratissimi mercatini di Natale, per non parlare delle eccezionali vetrine dei negozi che si animano di tutto punto con giochi di luce e melodie che intonano il Merry Christmas.  I tipici mercatini newyorchesi sono un’infinità, l’uno diverso dall’altro, una sarabanda di oggetti artigianali e decorazioni per la casa e per l’albero. Da non perdere quello che si svolge davanti al Rockfeller Center, simbolo natalizio di New York per eccellenza, con il suo immenso albero e la famosa pista di pattinaggio sita sia qui che a Central Park. Per gli oggetti d’antiquariato dobbiamo recarci a Bryant Park dal 1 novembre al 5 gennaio 2014. Altri celebri mercatini di Natale, ce ne sono sia all’aperto che indoor, sono al Grand Central Terminal dal 18 novembre al 24 dicembre 2013, Union Square dal 21 novembre al 24 dicembre, e al Columbus Circle dal 4 al 24 dicembre 2013.

New York Christmas'Market
New York Christmas’Market

Facendo ritorno nel Bel Paese non possiamo perderci alcuni degli 800 mercatini sparsi per l’Italia. Mercatini a tema, vintage, design, fai da te e food. Orgoglio nazionale affiora nei cartelli, che garantiscono il “prodotto italiano”.  L’Alto Adige ha la tradizione più antica. Fino all’Epifania, in piazza Walther, Bolzano ospita il mercatino di Natale più grande in tutta la nazione. Tra gli stand troviamo biscotti al panpepato, vin brulé, tè aromatizzato, zelten con canditi, strudel di mele. Inoltre un’ampia gamma di decorazioni per la casa, animaletti di legno intagliato, giacche di lana cotta.

Bolzano
Bolzano

A Trento invece la centrale piazza Fiera viene trasformata nel paese dei balocchi, dove oltre all’incredibile varietà di dolci, troviamo guanti, sciarpe in lana fatte a mano e giocattoli di legno artigianali. Anche Cortina D’Ampezzo, dal 12 al 31 dicembre 2013, si veste a festa sotto il manto candido che la caratterizza. In Corso Italia il suo mercatino di Natale è di lusso. Guanti di cachemire e lana, muffole, plaid caldissimi, candele profumate e scolpite con dentro anice stellato e chiodi di garofano, idee regalo originali come le cornici abbinate ad un sacchetto di creta dove stampare la manina dei propri bimbi per conservarla assieme alle foto.

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I mercatini di Natale a Cortina d’Ampezzo

 

 

 

 

 

 

 

Luigi Ghirri. MAXXI Maestro della fotografia italiana

Rendere il pensiero visibile è possibile, fotografandolo.

 

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A Luigi Ghirri, poliedrico artista emiliano degli anni ’70, il MAXXI, Museo Nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, dedica un’approfondita retrospettiva fotografica.

Suggestiva e completa la mostra “Pensare per immagini. Icone, paesaggi, architetture” è ancora visitabile fino al 27 ottobre e  analizza l’autore attraverso l’esposizione di scatti, libri, stampe vintage, menabò, riviste, dischi e copertine di vinili.

Frasi dell’artista in primo piano, le sue parole, protagoniste quanto le opere stesse, accompagnano lo spettatore nel percorso espositivo, facilitando una profonda empatia con il pensiero di Luigi Ghirri. Una personalità dalle mille sfaccettature che ha scelto di osservare la realtà per mezzo della fotografia e di pensarla con l’immagine. “Il mio non è mai un aggiungere ma un togliere”, il suo obiettivo è quello di costruire per mezzo dell’inquadratura una forma di comunicazione il più possibile semplice.

luigi-ghirri-14La sua macchina fotografica attraversa cultura, architettura, musica e letteratura. Luigi Ghirri è lontano da rigidi canoni, vicino a scatti amatoriali. Utilizza pellicole commerciali e formati ridotti, catturando il mondo reale così come appare.

Tre le aree tematiche della mostra esposta al MAXXI. Cartelli pubblicitari stradali, semafori e tv, erano in quel periodo le icone del quotidiano di un pensiero globalizzato. Attraverso scenari avvolti nel silenzio, le architetture, antiche e contemporanee, identificano atmosfere rassicuranti e sorprendenti allo stesso tempo. I paesaggi dell’artista superano lo stereotipo da cartolina degli anni ‘80, per rappresentare attraverso l’immagine il clima più autentico del tempo.
Perdersi nelle sue fotografie equivale a contemplare l’armonia pacifica del cielo: l’orizzonte si confonde con il paesaggio e le fusioni cromatiche si accostano alla delicatezza della luce fredda, restituendo alla realtà un senso rinnovato e profondo.

luigi_ghirri_foto_08Il fotografo del “quotidiano” stupisce rivelando la novità del banale, lo straordinario nell’ordinario.

L’uomo viene spesso ritratto di spalle, mai troppo vicino all’obiettivo. È attraverso il rispetto di una giusta distanza che Luigi Ghirri ha saputo realizzare un singolare modo per avvicinarsi al mondo. I set mai studiati sono già insiti nel paesaggio stesso, l’importante è avere un occhio consapevole, poco affrettato e capace di entrare in sintonia con il luogo.

Il reale è alla base dei suoi scatti, dietro la casualità trapela sempre un senso. I particolari animano l’apparente immobilità degli spazi e le alterazioni cromatiche il clima di solitudine. Il grande potere dell’artista è stato quello di saper viaggiare e allo stesso tempo sapersi fermare.

 

Luigi Ghirri. Pensare per immagini
MAXXI, Via Guido Reni 4A, Roma 
until October 27, 2013

ORARI:
martedì-mercoledì-giovedì-venerdì-domenica 11.00-19.00
sabato 11.00-22.00

PREZZI:
Intero 11 euro
Ridotto 8 euro

 

Gli edifici storici si rifanno il… trucco!

660-0-20130410_160008_FEA3E7DFUna delle cose che l’estero invidia all’Italia è, oltre alla cucina, il patrimonio artistico e culturale, riflesso del Belpaese che fu e che ancora oggi resiste in tutto il suo splendore e la sua magnificenza. La crisi e la mancanza di fondi ha gettato nel dimenticatoio però molti beni pubblici, lasciati andare all’incuria e alla rovina causata dal tempo che passa. Riqualificarli per trasformarli in una vetrina delle eccellenze del Made in Italy, insieme al paesaggio, all’arte, alla storia, alla musica, alla moda, all’artigianato, al design ed all’enogastronomia, con l’obiettivo di lungo periodo di realizzare un network di strutture turistico-ricettive e culturali, facilmente identificabile con un brand unico e riconoscibile: ecco lo scopo del progetto Valore Paese – Dimore d’Italia promosso da Invitalia, Agenzia del Demanio.

Un’iniziativa che intende focalizzare l’attenzione sugli immobili sparsi su tutta la Penisola con una forte valenza strategica, come le ville storiche, ma anche i beni collocati in aree svantaggiate per incrementarne il valore economico e sociale e, allo stesso tempo, potenziare l’offerta culturale e turistica dei territori. Un invito rivolto a Regioni, Comuni, Province ed altri Enti proprietari di immobili che siano inseriti in ambiti di particolare pregio storico, artistico e paesaggistico, competitivi per i settori del turismo e della cultura, che hanno tempo fino al 31 maggio prossimo, per far domanda di inserimento dei propri immobili nel portafoglio di Valore Paese – Dimore d’Italia, che già oggi include oltre 100 unità immobiliari potenzialmente valorizzabili.

La Dogana Vecchia di Molfetta, in provincia di Bari.
La Dogana Vecchia di Molfetta, in provincia di Bari.

Un “posto fisso” per i laureati italiani: al 226esimo della classifica del New York Times

L’illustre testata americana New York Times, in collaborazione con l’agenzia di stampa britannica Reuters, ha stilato la graduatoria annuale delle università più prestigiose del mondo. Il risultato non è dei più esaltanti per gli atenei italiani, il primo dei quali, quello di Bologna, si colloca appena al 226esimo posto.
Considerata la scarsezza qualitativa delle strutture, la mediocrità dei professori e dei loro insegnamenti e la mancanza di esperienza fornita agli studenti durante gli studi, la cultura dei “dott.” nazionali sarebbe aria fritta nel guazzabuglio vuoto del pressapochismo tricolore.
E, siccome pare che oggi un giudizio a stelle e strisce impressioni almeno quanto le profezie catastrofiche dei Maya, bisogna crederci perdutamente, per non rischiare un aumento dello spread anche per l’insolente miscredenza verso uno dei tanti responsi made in USA.

Prendiamo atto, dunque, che del percorso formativo affrontato dopo il liceo non resti altro che il quadretto di pergamena appeso alla parete dello studio di casa, come una sorta di premio di consolazione per una gara di vana gloria, dove l’importante è stato partecipare, dato che da vincere non c’era un bel niente.
Non importa cosa si sia imparato nel frattempo, di pari passo con le dottrine di manuali “scadenti” e le lectio magistralis di docenti nemmeno tanto illustri, perché tra i parametri di riferimento non si contemplano i fattori, per così dire, “umani” acquisiti grazie all’esperienza totalizzante dell’università .
Ciò che conta è l’involucro che incarta, non il contenuto imballato, che resta marchiato da un codice a barre e decifrato con infrarossi che riconoscono numeri di matricola, non persone.

Quello che s’impara in quegli anni, dalla capacità di riuscire ad affrontare le prime prove veramente difficili alla gestione autonoma del proprio tempo, sono elementi che cambiano abitudini e forgiano caratteri, che, nel bene e nel male, trasformano gli adolescenti di oggi negli adulti di domani.
Chi quella laurea “fuffa” l’ha conseguita con impegno sa cosa significhino gli anni pieni di caffeina, le ore passate nei gironi infernali di anime compresse chiamate aule, le cene in scatola e i pranzi rimediati alla buona, i boschi di matite temperate e le lunghe attese sfociate nelle maledizioni per l’esame sfortunato e negli «e vai!» per quello superato.
Sono ricordi che si conservano dentro, fino a “quel giorno” drogato di adrenalina, col primo libro della vita stretto tra le braccia, con l’orgoglio di mamma e papà in formato lacrima, con la toga nera e il “tocco” in testa, con le mani sudate e lo spumante stappato. Memorie nitide, riflesse sulla resa mai contemplata, per “questione di principio”, perché “ce la devo fare”, per quella forza di volontà tutta italiana, che valla a spiegare agli americani…

Poi, un giorno, arriva “la statistica” e, con la freddezza cinica di una calcolatrice che degrada la vita vissuta ad un indefinito conteggio alfanumerico, stabilisce che lo studente italiano, privo dei “money” necessari a occupare la sedia del California Insitute of Tecnology, di Harvard o della Stanford University, rimane culturalmente scarso, destinato ad arrancare tra le menti eccelse del pianeta.

È vero, la laurea in Italia è quella “cosa” che se non ce l’hai sei un deficiente e se ce l’hai non vali comunque. Ma anche se “questo passa il convento”, tra chi spicca il volo oltreoceano e chi raggiunge le università dell’Albania per sentirsi migliore, c’è chi in Italia resta e sceglie di studiare con passione, senza per questo aderire all’ordine monastico dei “senza arte né parte” al quale le classifiche livellanti lo consegnano.

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