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Il regista Pietro Mereu premiato al Fiorenzo Serra Film Festival con il docufilm “Il Clan dei ricciai”

Il Clan dei ricciai  è la storia di un gruppo di pescatori di Cagliari che hanno avuto problemi con la giustizia in passato. Il boss di questo clan è Gesuino Banchero, disposto a dare un’altra occasione a questi uomini, offrendogli la possibilità di condurre la propria vita in modo onesto e aiutandoli ad integrarsi nuovamente nella comunità.

Locandina "Il Clan dei ricciai"_ credits Courtesy of Press Office
Locandina “Il Clan dei ricciai”_ credits Courtesy of Press Office

L’opera filmica, firmata dal pluripremiato regista sardo Pietro Mereu, continua a riscuotere ampi consensi da parte del pubblico e della critica, sul podio del Fiorenzo Serra Film Festival 2021 di Sassari,che si è svolto in Sardegna dal 15 al 20 novembre. L’ultima giornata della kermesse è stata dedicata alle premiazioni. L’award è stato attribuito nella sezione lungometraggi con la motivazione “per aver puntato lo sguardo con coraggio, raffinatezza e profonda umanità verso coloro dai quali il mondo, volutamente e colpevolmente, lo sguardo preferisce distoglierlo. Sono gli ex galeotti della città di Cagliari che, faticosamente, cercano di reinserirsi nella società grazie ad una solida rete di mutuo soccorso e grazie alla pesca dei ricci. Mentre il mondo li rifiuta, l’acqua li accoglie”.  Il documentario, inoltre, ha già ricevuto il riconoscimento “Film riconosciuto d’interesse culturale dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Direzione generale cinema” ed è stato realizzato con il sostegno della Fondazione Sardegna Film Commission e del Comune di Cagliari – Fondo Filming Cagliari. «Sono molto felice ed orgoglioso sia da sardo che da regista di ricevere questo premio, in quanto Fiorenzo Serra è un pilastro fondamentale del cinema documentario non solo della Sardegna , ma del mondo. Il Clan dei ricciai continua a girare e vincere premi da quattro anni, la sua forza credo sia quella di svelare senza filtri una realtà unica e caratterizzata come quella dei ricciai», dichiara Mereu.

"Il Clan dei ricciai"_ credits Courtesy of Press Office
“Il Clan dei ricciai”_ credits Courtesy of Press Office
"Il Clan dei ricciai"_ credits Courtesy of Press Office
“Il Clan dei ricciai”_ credits Courtesy of Press Office

Note di Regia e Motivazioni culturali

Nel libro di Primo Levi, “Se questo è un uomo”, le persone che sopravvivono ai lager nazisti sono gli intellettuali ebrei più raffinati e i commercianti più spietati. Anche nel “Clan dei Ricciai” i protagonisti sono dei sopravvissuti alla galera, alcuni da questa esperienza ne sono usciti distrutti psicologicamente e fisicamente come Andrea, altri ne hanno fatto un punto di forza come Gesuino, che nella storia sono i due personaggi agli antipodi per atteggiamento e temperamento. Il comune denominatore di tutti i protagonisti è l’essere nati da contesti sociali difficili, ed essere esponenti di una vecchia malavita cagliaritana che ormai sta scomparendo. Raccontano di codici di rispetto che ormai nessuno applica più, parlano “su casanzinu” il gergo del carcere cagliaritano, hanno sulla pelle tatuaggi che riportano inequivocabilmente all’ambiente carcerario: in un’epoca in cui il tatuaggio esprimevano i desideri di persone private di tutto. Il lavoro dei ricciai nasce da persone che uscendo dal carcere, si trovano senza lavoro e prendendo una barca si mettono a pescare ricci e altri frutti di mare, un’occasione di riscatto e sostentamento che è diventata una tradizione storica nella città di Cagliari.

"Il Clan dei ricciai"_ credits Courtesy of Press Office
“Il Clan dei ricciai”_ credits Courtesy of Press Office

 

"Il Clan dei ricciai"_ credits Courtesy of Press Office
“Il Clan dei ricciai”_ credits Courtesy of Press Office

La storia dei ricciai è la storia dei quartieri difficili come S. Elia, San Michele, Is Mirrionis in cui nascervi era già un handicap, e come dice Gesuino “Nel mio quartiere per sopravvivere bisognava saper muovere le mani”. Le famiglie di provenienza dei protagonisti sono violente, difficili, poco presenti per cui il carcere diventa un rito obbligatorio e di passaggio, per avere un biglietto da visita nel mondo criminale che è quello che regna in questi quartieri. Gesuino rispetto agli altri, frequenta anche la buona società cagliaritana e definisce la sua barca ”Un ponte” tra il mondo della strada e della criminalità e il mondo rispettabile dei colletti bianchi. Attraverso il lavoro ha trovato un riscatto, e aiuta centinaia di persone del suo quartiere, per cui il Quartiere protegge e rispetta Gesuino, in meccanismi molto sottili ma ben comprensibili. In questo film vedremo una Cagliari e una Sardegna mai vista, a metà strada tra il Sudamerica e il mediterraneo. Colori accesi e zone degradate di una città apparentemente borghese dominata dalla Massoneria, uomini con facce segnate dal carcere e dalla sofferenza La Musica del film è di un artista cagliaritano, Joe Perrino, che ha dedicato ben due album alla malavita e che è il naturale cantastorie di questo Clan sui generis. Lo stile del Film è crudo come è la vita degli uomini segnati dal crimine, con un velo di romanticismo tipico dei mondi in estinzione come quello dei malavitosi cagliaritani.

Il regista Pietro Mereu_credits Courtesy of Press Office
Il regista Pietro Mereu_credits Courtesy of Press Office

Biofilmografia Pietro Mereu-Regista

Nato a Lanusei nel 1972, si è diplomato in sceneggiatura presso la scuola civica di cinema tv e nuovi media di Milano. Lavora come assistente di produzione ed autore presso la 7, Magnolia, All Music e Mediaset per diversi anni. Nel 2010 ha ideato e scritto il film documentario “Disoccupato in affitto” di cui è protagonista, vincendo vari premi nazionali. Nel 2012 viene distribuito nelle sale da “Distribuzione Indipendente”. Dal 2012 al 2015 ha alternato il lavoro di autore televisivo a quello di regista indipendente lavorando ad alcuni progetti come il reportage trasmesso da Mediaset “La Grecia è qui , lettera dalla Sardegna” e ad altri progetti indipendenti per cause sociali come “Etic Art” (lavoro su una comunità che si occupa di bambini affetti da autismo). E poi ancora “Noi non molliamo – facce e storie dell’alluvione”, che racconta dell’alluvione che colpì la città di Olbia nel 2013. Nel 2015, una serie di documentari da lui ideata intitolata “Senza regole” sul calcio storico fiorentino, va in onda sulla Rai . Sempre nel 2015 gira “Il Club dei Centenari”, sulla longevità degli abitanti della Sardegna, prodotto dalla sua casa di produzione Ilex e vincendo nel 2017 il premio AAMod al “Babel Festival” di Cagliari e nel 2018 il premio del pubblico a “Sguardi altrove film festival” di Milano. Nel 2017 una sua miniserie di documentari sulla regola benedettina , “I manager di Dio ” va in onda su Tv 2000. Un altro suo documentario dal titolo “Il Clan dei Ricciai”, prodotto da Nicolas Vaporidis , vince nel 2018 il premio Ucca al Biografilm 2018 ed è andato in onda su Sky. In questo momento sta girando una serie sulla pesca del tonno per Giuma Produzioni che andrà in onda su Dmax. Pietro sta anche lavorando ad un film documentario in Colombia da titolo “El milagro de Barranquilla ”. Attualmente sta girando il Film documentario “Sonaggios” sulle ultime famiglie che a Tonara, in barbagia, producono i campanacci prodotto da Palomar e Velvet  con il direttore della fotografia Samir Ljuma , nella cinquina dei premi Oscar nel 2019 con Honeyland.

Official Website: www.pietromereu.it   

 

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