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NatS | What the fuck is Indie?

Dodici marzo. Sei e venti. Il sound è ormai finito. L’Amigdala torna al silenzio mentre il sole sta per sorgere. Raggiungiamo i NatS, nel loro furgoncino. Nena, la voce della band, è alle prese con lo struccante, Michele si rilassa giocando a Call of Duty. Tra le lenzuola un cd: Let’s dance to Joy Division, dei Wombats. Si tratta del brano indie che più rappresenta Matteo Foresti, fondatore del gruppo. Era davvero pazzesco per il tempo, molto vicino a ciò che avrebbe sempre voluto comporre.

L’EP diventa un pretesto per parlare di Indie con il gruppo. I NatS sono sempre stati vicini al mondo alternativo, dai flashmob alla barbie che balla il rock.

L’indie era un genere musicale nato da chi voleva avere un approccio musicale, compositivo e comportamentale molto più personale e non per forza legato alle leggi del Mainstream, del commericale, di ciò che vende. Oggi è un genere musicale abbastanza specifico, spesso codificato nei suoni, negli atteggiamenti e con regole troppo simili a quelle del mainstream.

La modernità sta rivalutando il fenomeno. Matteo ci mostra come siano cambiati i metodi di distribuzione e di somministrazione della musica standard. Le funzioni delle major stanno morendo, totalmente inadeguate ai tempi. Loro investono su chi dà garanzie, sempre meno sul nuovo.

Autoproduzione. Il nuovo trova un modo alternativo per emergere. Crea le proprie regole musicali e il proprio stile. Si diffonde secondo i canali a lui accessibili e allo stesso tempo dispersivi.

Nena mette su A Little of You.

Indie non significa di bassa qualità o approssimativo – spiega Matteo – Chi fa indie ha mezzi tecnici ed economici inferiori a chi è prodotto nel mainstream. Dovrebbe, di conseguenza, colmare questa carenze di produzione con una cura estrema dei suoni, degli arrangiamenti, dell’esecuzione dei brani, dei dettagli”.

Come molti categorie musicali, uno su tutti il punk, l’indie si è allontanato dal concetto primordiale per diventare un genere specifico pieno di regole codificate. Ha imparato a rapportarsi ai media, alle industrie, ad essere stereotipato e banalizzato.
La possibilità di espressione, la creatività, la contaminazione dei generi, l’assenza di regole per sviluppare un’idea in maniera estremamente personale, tutte queste caratteristiche basilari dell’indie si stanno piano piano trasformando in chimere.

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