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Identità senza catene: è in rivolta l’uomo del prossimo inverno

Intreccio di generi, capi sovrapposti e libero spazio alla creatività: si mette in scena uno spettacolo che si muove tra classico e innovativo per delineare la moda maschile del prossimo inverno.È un uomo che  urla alla gender equality. Ebbene sì, se la richiesta di pari diritti parte solitamente dalle donne, qui è il cosiddetto “sesso forte” a pretendere di eliminare gli stereotipi di genere, per esprimersi senza il peso dei pregiudizi e delle classificazioni. Si reinterpretano in maniera leggera e ironica i modelli del maschio gay con orecchini lunghi, di tendenza. La missione specifica si traduce nell’espressione gender bender. È facile: ribaltato il concetto comune di abbigliamento che tinge di colori  maschili o femminili i capi e gli accessori,  l’obiettivo  è  allontanarsi dalle definizioni ed etichette impostate per rappresentare, invece, una moda più vicina alla realtà. Pioniere di questa tendenza è stata la collezione firmata Gucci, proposta dall’allora direttore creativo Alessandro Michele che, con pizzi, bluse e fiocchi di seta indossati da modelli efebici, intende provocare il suo pubblico. Ad aggiungere confusione sono, poi,  Westwood con le borsette a tracolla abbinate all’abito, e Versace, che ha scelto per il suo uomo dei leggins bianchi super-aderenti.  A portare la realtà maschile  direttamente nella sfera femminile è stato Thom Browne che per lui ha realizzato delle vere e proprie gonne.

Provocazione? Egocentrismo? Sicuramente i suoi look  non passano inosservati.Quello che vogliono trasmettere gli stilisti è un messaggio ben preciso: le definizioni di genere sono decisamente demodé, non funzionano più. Ciò che conta, piuttosto,  è indossare ed interpretare qualsiasi capo con il proprio stile, secondo una personalità che non conosce definizioni fisse ma  è dinamica, volubile e sempre aperta alla sperimentazione. Parla di una moda, quindi, unisex che permette di esprimere al meglio la propria personalità.

Accanto a quest’uomo “asessuato” si fa avanti, però, un uomo rock e deciso su cui vengono stampati pantaloni skinny in pelle che si stagliano sotto cappotti di montone come quelli della collezione Saint Laurent oppure nella versione larga, modello tuta, proposta da Giorgio Armani.

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Tuttavia,  i designer che hanno mostrato le loro creazioni nella città modaiola del made in Italy, non potevano certo dimenticare la faccia classica e tradizionale dell’eleganza maschile, quella “pettinata” e attillata, da gentleman, che è viva nella cultura italiana, e non solo. Si passa, così, dalla giacca sartoriale, ai pantaloni a sigaretta dell’uomo boho di Cavalli, fino al taglio classico ma con un tocco di soft pop di MSGM. L’idea è quella intramontabile e romantica dell’uomo che con la sua raffinatezza non delude mai.

Se questa figura maschile ispira fiducia, d’altra parte,  a stupire e intrigare allo stesso tempo è l’uomo che decide di  indossare con vanto un capo cult della stagione: la pelliccia. Si torna, ancora una volta, al rifiuto delle categorie di genere, al maschile che si fa femminile e viceversa. Supermorbida, lunga e wild è la versione Dsquared2 e di Paul Smith mentre più classica,  elegante e chic è quella prodotta dai laboratori di Louis Vuitton e Valentino. Spiccano le cromie cangianti ed eccentriche per un uomo che vuole osare e divertirsi.

E  gli accessori?  è la sciarpa la grande protagonista che completa gli outfit maschili a seconda delle diverse occasioni: da quella sottile di seta proposta da Saint Laurent a quelle più morbide e calde di Missoni e Ferragamo. La versione più glamour appartiene però  a  Bottega Veneta che, come a sottolineare il mix di generi, ha annodato al collo del suo uomo la  sciarpa leggerissima e mo di cravatta, tipico indumento del guardaroba maschile.

La personalità dell’uomo che si è cercato di declinare tra una collezione e l’altra è, senza dubbio, mutevole e cangiante. Lo sono i suoi capi e lo sono i suoi accessori. Si spiega, così, la comparsa di simpatiche e divertenti clips e spille che si posano su giacche e maglie. Pronte a strappare un sorriso, come quelle MSGM, o a donare un fiore, come nella scelta di Dior, queste spille sono il dettaglio che fa la differenza, che parla del proprio mood quotidiano e  personalizza un look.

Se  è vero che l’uguaglianza si ricerca nei generi, non manca un riferimento alla democrazia  anche tra le classi sociali. Un po’ come divisa per cancellare le distinzioni, all’insegna di un’integrazione sociale tutta moderna, un po’ come un capo che meglio rende l’idea dell’uomo sexy e intrigante, la jumpsuit, la tuta da lavoro, si afferma come un must have del proprio guardaroba. È chiaro, quindi, come all’uomo del prossimo inverno sia concesso di esprimere e vestire ogni sua sfumatura, ogni sua fantasia, senza alcun timore. Può e deve osare.

Con le personalissime combinazioni di capi, accessori e colori, è un uomo protagonista del suo tempo, legato allo stile sobrio ed elegante ma anche aperto a mood casual- rustici, o, se lo desidera, a quello stravagante ed eccentrico, dal cozy style, molto orientale, a quello al limite della leziosità, che risalta lo stile maschile riadattandolo su una silhouette quasi femminile.  Sulla prossima stagione, così,  sembra soffiare il vento della libertà creativa, quella piena di suggestioni, capace di dare voce ad ogni personalità che non vive di definizioni statiche e monotone ma adora sperimentare e conoscersi tramite la moda.

Se l’abbigliamento è così strettamente legato alla nostra identità e alla nostra pelle, non devono certo stupire le miriadi di forme che un capo, un look, un dettaglio, può assumere all’interno di ogni singolo guardaroba. È il trionfo della personalità.

Jackie Kennedy: l’iconica borsa “1961” diventa un mito come la sua musa

A cura di Annarita Caramico

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Il manico sinuoso, gentile, leggero. La fibbia dorata, fredda e dura. Il cuoio è rigido e morbido al tempo stesso. Il marchio toscano è sinonimo di lusso e qualità. Gentile ma forte. Dietro il riserbo dello sguardo malinconico della sua musa, custodisce indicibili segreti. E la fibbia della sua Gucci le ricorda, appunto, il diario segreto che scriveva da bambina a Southampton.

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Allo stesso modo della First Lady americana, nota per una innata timidezza e un profondo riserbo, l’autenticità  della “Jackie 1961” è racchiusa al suo interno dove gelosamente e con orgoglio è disseminato il monogramma della maison italiana, quelle due “G” mirabilmente intrecciate. E’ possibile certamente immaginare Jackie Kennedy quando la fibbia della sua borsa scatta, prendere i suoi grandi occhiali da sole dietro cui nasconde il mascara colato.

Flash, flash ovunque, le tocca aprirsi in un sorriso. Entra nella limousine, accavalla le gambe e accarezza il cuoio pregiato e finemente lavorato della sua Gucci, quasi la coccola. Ormai è come un’amica fidata. Forse l’unica vera amica. L’unica amica della First Lady, Jackie Kennedy.

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Photo credits Instagram @alexisclaustre

House Style. Cinquecento anni di moda a Chatsworth

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Location di film come The Wolfman con Antony Hopkins, Orgoglio e Pregiudizio e La Duchessa con Keira Knightley e della serie in costume della BBC Death Comes to Pemberley ma anche località turistica, di matrimoni e di eventi. Chatsworth House, nel cuore del Derbyshire in Inghilterra, è da sempre simbolo di lusso ed eleganza e una delle case più spettacolari d’Inghilterra, con i suoi ampi e maestosi saloni barocchi. Casa del Duca e della Duchessa del Devonshire, da 16 generazioni di proprietà della famiglia Cavendish, dal 25 marzo al 22 ottobre 2017, Chatsworth aprirà le sue porte alla mostra House Style: 500 anni di moda a Chatsworth, dedicata alla storia della moda e della decorazione.

“Avere avuto accesso alle stanze del guardaroba, sotto volte dorate, alla stanza degli archivi, gli armadi, le credenze e gli attici di Chatsworth alla ricerca di tesori sartoriali è un sogno divenuto realtà. Chatsworth racchiude uno straordinario patrimonio e le personalità di generazioni di membri della famiglia Cavendish che hanno abitato le sue stanze, i suoi giardini e paesaggi sono rivelate attraverso le loro scelte d’abbigliamento e le decorazioni, e raccontati dalle tele e le lenti dei grandi artisti e fotografi che li hanno immortalati nei secoli. Con House Style, ci auguriamo di dare vita a questi irresistibili e affascinanti personaggi e ai diversi mondi in cui essi hanno vissuto attraverso gli abiti e i gioielli che indossavano” ha commentato Hamish Bowles.

Era il XVII secolo quando Georgiana, Duchessa del Devonshire e l’imperatrice della Moda, animava i saloni di Chatsworth e prima di lei, Bess di Hardwick, una tra le più potenti donne del XVI secolo. Molto dopo ritroviamo Adele Astaire, sorella di Fred Astaire; Deborah e Nancy Mitford; “Kick” Kennedy, sorella di John F. Kennedy; fino ad arrivare ai giorni nostri con la modella Stella Tennant. La mostra le ricorderà tutte, facendo rivivere al pubblico questi accattivanti e affascinanti componenti della famiglia Cavendish in una visione inedita e approfondita della loro vita, con lo scopo di evidenziare il potere della moda nel mettere in risalto questi straordinari personaggi.

Deborah Devonshire & Stella Tennant, Chatsworth, 2006. Foto Mario Testino
Deborah Devonshire & Stella Tennant, Chatsworth, 2006. Foto Mario Testino

Storia dell’arte, moda, gioielli, materiali d’archivio, design e tessuti si snoderanno tra l’opulente salone dell’abitazione barocca, la Painted Hall, la Cappella e la Sala della Musica in un percorso a temi quali “l’abito dell’incoronazione”, “la Devonshire House Ball”, “Bess di Hardwick”, “l’influenza dei Tudor”, “l’effetto Georgiana”, “lo stile ducale”, “il country living, “il cerchio della vita”, “l’intrattenimento a Chatsworth”.

Foto Thomas Loof
Foto Thomas Loof

Cinquecento anni di stile esposti a Chatsworth attraverso le straordinarie creazioni couture di Jean Phillipe Worth e Christian Dior, e capi contemporanei di Gucci, Helmut Lang, Margiela, Erdem, Alexander McQueen, Christopher Kane e Vetements. Ad affiancare i grandi designer, le collezioni di famiglia, con pezzi appartenenti agli attuali Duca e Duchessa del Devonshire, tra cui il bolero Givenchy della Duchessa, indossato il giorno del suo matrimonio. Inoltre, in esposizione, divise, uniformi, cappe di incoronazione e preziosi abiti a testimoniare le diverse influenze nella Devonshire collection attraverso le generazioni.

Abito dell'incoronazione, indossato dalla Duchessa Evelyn nel 1937 e dalla Duchessa Mary nel 1953, Painted Hall, Chatsworth, 2016. Foto Thomas Loof
Abito dell’incoronazione, indossato dalla Duchessa Evelyn nel 1937 e dalla Duchessa Mary nel 1953, Painted Hall, Chatsworth, 2016. Foto Thomas Loof

Una mostra resa possibile grazie al sostegno dello sponsor principale Gucci e di CW Sellors Fine Jewellery, Investec, Sotheby’s e Wedgwood e curata da Hamish Bowles, international editor-at-large di Vogue USA, con la direzione artistica di Patrick Kinmonth e Antonio Monfreda, il duo dietro ad alcune tra le più memorabili esibizioni di moda degli ultimi anni (Valentino a Roma: 45 years of style, Anglomania: Tradition and Transgression in British Fashion, Making Dreams: Fendi and the Cinema). La collaborazione tra Gucci e la famosa tenuta storica inglese del XVI secolo, sottolinea ancora una volta l’attitudine british e la passione per la cultura inglese di Alessandro Michele, direttore creativo del brand, presente in tutte le collezioni del marchio italiano: dalla sfilata presso l’Abbazia di Westminster, passando per la collaborazione con Chatsworth fino ad arrivare alla campagna della collezione Cruise 2017 scattata nel castello e nel parco della storica tenuta.

Alessandro Michele ha dichiarato: “Chatsworth è unico al mondo. È un luogo pieno di fascino, storia e tradizione. Un pezzo di Inghilterra, Europa e mondo contemporaneo, allo stesso tempo. La storia emerge in ogni singolo angolo e tutto è pieno di vita. Questa esposizione testimonia quanto gli oggetti storici rappresentino un’incredibile fonte di ispirazione per la creazione del presente. È stata la casa a comunicare finora e, “House Style” ridà oggi vita al guardaroba dei suoi abitanti e ospiti”.

Campagna Gucci Cruise 2017
Campagna Gucci Cruise 2017

In contemporanea con l’esibizione, Rizzoli pubblicherà House Style: 500 anni di moda a Chatsworth, un libro a cura di Hamish Bowles, con prefazione del Duca del Devonshire e introduzione della Contessa di Burlington: uno studio di 200 pagine dedicato alla moda a Chatsworth con fotografie di Cecil Beaton, Bruce Weber, Steven Meisel, Tim Walker, Mario Testino, Ellen von Unwerth, e numerose immagini inedite tratte dagli album privati di Devonshire. Un volume da collezione per Anglofili, appassionati di storia della moda e dello stile aristocratico.

La moda ai tuoi piedi. Ad ognuna il suo sandalo per l’estate

Estate: tempo di vacanze, di mare e di relax. C’è chi va in spiaggia, chi preferisce rilassarsi in una spa, chi si riposa a casa, ma senza rinunciare al glamour. Oltre a mettere in mostra le gambe, si scoprono i piedi. Si sfoggiano sandali di tutti i tipi: colorati, impreziositi da brillantini, bassi, con zeppa, originali o più classici. Insomma, per tutti i gusti.

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La novità per l’estate 2016 sono di sicuro i sandali alla schiava, indossati anche dalle bellissime Kendall Jenner, Adua Del Vescovo e  Letizia Ortiz che li preferiscono con tacchi vertiginosi e lacci fin sopra al ginocchio o addirittura fino alle cosce, ma c’è anche la versione bassa. Jimmi Choo lancia la variante in camoscio con punta open-toe e nastri da legare al ginocchio.

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Per chi preferisce la comodità può scegliere i sandali flatform con suola alta colorata o bianca, come quelli proposti da Alberto Guardiani o con suola dentellata di Desigual. Nero Giardini impreziosisce il modello con gioielli e pietre colorate.

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Altro modello molto acquistato sono le espadrillas, le classiche calzature con para in corda che possono essere basse o altissime. Paloma Barcelò si spinge fino a 13 cm di zeppa, Michal Kors e Tabitha Simmons pensano a modelli in denim, Valentino preferisce la stampa floreale o il pizzo.

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Qualcuno storcerà il naso, qualcun altro li amerà: sono i sandali in stile ciabattina, le slippers, pensate per uscire, disegnate e prodotte anche con materiali preziosi. Brand famosi come Roger Viver inseriscono nelle loro collezioni sandali flat con la punta aperta e il tallone scoperto, Chanel preferisce la versione colorata, tinte pastello per salvatore Ferragamo.

©CHANEL

Di sicuro una valida alternativa alle calzature con tacco sottile, per lo più molto scomode, sono i sandali o le dècolletès con tacco grosso. Gucci li propone in versione sabot con tallone scoperto, Miu Miu preferisce la punta tonda e fibbie colorate lungo la tomaia.

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Spopolano i sandali etnici: frange colorate, pom pom, charms, perline e pietre colorate. Dolce&Gabbana, Sam Edelman non rinunciano a questi modelli.

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Ad ognuna il suo sandalo.

CFDA 2016. L’ Oscar del settore va ad Alessandro Michele

 

 

Annunciati i nomi di coloro che, il prossimo 6 giugno 2016, verranno premiati nel corso del CFDA (Council of Fashion Designer of America).

Come da tradizione, anche i candidati di questa edizione sono stati comunicati da Diane vor Furstenberg e Nadja Swarovski.

Se un anno fa il premio è finito nelle mani dei direttori artistici della maison Valentino, Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, a portare a casa l’Oscar del settore, quest’anno toccherà all’ ormai invincibile Alessandro Michele di Gucci.

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Segni distintivi?

Capello lungo, barba da cattivo ragazzo, mani piene di anelli e un modo di fare tutto suo.

Innovativo, fresco, giovane e talentuoso, ha conquistato tutti.

Non un pivello del settore, in passato ha infatti lavorato per Les Copains e Fendi, ma da quando ha preso le redini della casa di moda italiana, sostituendo Frida Giannini, nessuno lo ha più fermato ed è anche grazie a lui se la moda italiana ha ripreso quota in tutto il mondo.

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Vincitore di svariati premi tra cui il Bfa-British fashion awards 2015 come miglior designer straniero, ritiene fondamentale inserire il passato nelle sue collezioni; da qui lo stile Vintage che tutti vorremmo avere.

Un premio meritato insomma quello destinato all’italiano Alessandro Michele che chissà quante altre sorprese ci riserverà.

Stay Tuned

Snapchat e moda. Storia di un nuovo amore in passerella

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Logo di Snapchat, il social del fantasmino.

 

“C’era una volta, in un favoloso mondo patinato, una bellissima donna che si chiamava Moda. Era una di quelle bellezze paradisiache la cui semplice visione era riservata solo ed esclusivamente ad una ristretta élite di persone, appartenenti naturalmente al suo stesso mondo di provenienza. Tutto sembrava andare avanti in un modo sereno e tranquillo, scandito da una cadenzata routine. La bella principessa si mostrava al pubblico solo due volte nel corso di un singolo anno, con qualche eccezione nel caso in cui ci fossero eventi particolarmente importanti di Haute Couture. I giorni, i mesi, gli anni, trascorrevano così in modo quasi monotono e così, quella donna che non si era mai permessa di alzare la voce, venne improvvisamente scossa dalla voglia improvvisa di rompere quella vita monotona e far presente i suoi desideri. Così, dall’alto della sua carica prestigiosa, decise di comunicare a tutti i suoi sudditi: stilisti, sarti, modelle e tutti coloro i quali gironzolavano attorno al suo castello, che era arrivato il momento di abbattere le mura di cinta e guardare oltre. Aveva capito che fuori dal mondo incantato all’interno del quale trascorreva la sua esistenza, qualcosa stava cambiano e lei, non poteva assolutamente rimanerne allo scuro. Così le mura venendo abbattute, i cancelli furono aperti e vennero convocati a corte tutti quei nuovi fanciulli che, appartenenti ad una nuova generazione, si pensava potessero apportare grandi idee e novità nella sua vita. La bella Moda però non si accontentò inizialmente di scegliere un solo pretendente ma li mise immediatamente subito alla prova; fu così che Facebook, Twitter, Instagram e il timido Snapchat iniziarono la loro “lotta” per conquistare il cuore della principessa, ognuno secondo il proprio stile. Twitter decise di non abbandonare il suo aspetto elegante e raffinato, cinguettando di qui e di lì in modo sempre piuttosto ermetico, insomma non andava mai oltre le 140 battute. Facebook invece partì “in quarta” mettendo in mostra tutte le su potenzialità; iniziò a creare pagine che contenessero le foto di Moda, pubblicò video, foto, post più o meno lunghi cercando di racimolare sempre più like che invece il tranquillo Instagram non si dovette sforzare di ricercare. A quest’ultimo bastò qualche foto, il filtro giusto e un paio di hashtag per portare sul piatto della principessa un numero di follower davvero incredibile. Moda fu così colpito da Instagram e il suo fashion molto street, se ne innamorò, ma quando stava per gettarsi fra le sue braccia, accadde qualcosa di davvero inaspettato. Mancava un pretendente all’appello durante la riunione finale, il timido e sempre ritardatario Snapchat che però accaparrandosi l’esclusiva in tempo reale e soprattutto limited edition di molti amici della principessa moda, riuscì a baciarla e farla sua per sempre. Fu così che bastò una fashion week per convincere la bella Moda a rendere pubblico l’inizio di questa storia d’amore. I suoi amici, colpiti da questa grandissima novità, iniziarono a manifestare le loro idee. Alcuni decisero di commentare con un pollice rivolto verso il basso altri invece, come Burberry, Louis Vuitton, Dior, Michael Kors si sbizzarrirono fra cuori e mi piace iniziando anche ad instaurare un rapporto con il nuovo amico Snapchat che all’interno della patinata corte di madame Moda, conquistò davvero tutti che poi…” (to be continued)

Sfilata Burberry. Ph. GettyImages
Sfilata Burberry FW2017. Ph. GettyImages

Beh, come avrete potuto notare, la nostra storia non ha una fine. Sapete perché? Perché abbiamo deciso di raccontarvi una love story piuttosto moderna, anzi proprio attuale e in via di sviluppo che continua a costruirsi ogni giorno, anche mentre io scrivo e voi leggete, probabilmente qualcosa starà cambiando. È proprio per questo che abbiamo deciso di mettervi al corrente di questo meravigliosi rapporto di amorosi sensi nato fra il mondo della moda e il social del fantasmino, senza però scrivere una fine. Un amore nato quasi per caso che però, stando ai dati resi pubblici durante le fashion week appena terminate, mostra dei dati davvero molto interessanti. “La scorsa New York Fashion Week ha registrato un crollo delle conversazioni su Instagram e Twitter rispetto all’edizione precedente, coinvolgendo 660 milioni di persone a fronte dei 5,8 miliardi di settembre” o meglio è quello che ha ipotizzato il CEO di Pixlee, Kyle Wong, secondo il quale tutto si dovrebbe imputare proprio all’avvento di Snapchat. Ricordiamo che il social, secondo un rapporto di comScore, è il terzo più grande per livello di penetrazione tra i Millennials statunitensi compresi fra i 18 e i 34 anni, dopo Facebook e Instagram.

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Chiara Ferragni, The Blonde Salad

Chi però ha contribuito fortemente a rendere “appetibile” Snapchat fra il pubblico nostrano, è stata la trend setter più famosa al mondo nel panorama delle fashion blogger: Chiara Ferragni che con il suo The Blonde Salad è stata una delle prime a portare dietro le quinte e nel front row delle sfilate, tutti i suoi follower proprio grazie ai mini video pubblicati nel social in questione. Movie e foto che ricordiamo si autoeliminano dopo pochissimo tempo, ed è forse questa una delle peculiarità che ha contribuito a renderlo davvero, come direbbe una blogger: glamour! Oltre alla Ferragni sono molti altri i nomi che si potrebbero fare fra le figure del settore che hanno esposto la loro preferenza nei confronti di Snapchat che risulta essere fra i social, il più umano, informale ed immediato. 

Sfilata Alexander Wang. Ph. GettyImages
Sfilata Alexander Wang. Ph. GettyImages

“Il fascino di Snapchat sta nel fatto che è possibile vedere gli eventi moda da diversi punti di vista, quello del fotografo del make up artist, della modella del designer ecc…”, ha affermato Nick Bell, head of content di Snapchat. E a fronte di quanto appena letto possiamo capire perché questo fantasmino bianco e giallo, sia diventato, all’interno dell’immenso cyberspazio, la piattaforma di condivisione più amata da direttori creativi, maison e influecer che spesso decidono di mostrare in esclusiva le proprio collezioni o i dietro le quinte dei fashion show, proprio tramite quei piccoli video della durata di 10 secondi. Un po’ come fece Valentino in occasione di Zoolander o Gucci che ha anticipato così la pre-collezione 2016-2017. Insomma la nostra storia si potrebbe concludere con un “e vissero felici e contenti” ma attenzione, tutto fra qualche secondo potrebbe scomparire quindi vi consiglio di screenshottare o condividere subito!

 

 

Oscar 2016. Kate e Leo, il politically correct e gli abiti da favola

 

Da sinistra: Mark Rylance(miglior attore non protagonista), Brie Larson, Leonardo DiCaprio e Alicia Vikander. Credits: Google.
Da sinistra: Mark Rylance(miglior attore non protagonista), Brie Larson, Leonardo DiCaprio e Alicia Vikander. Credits: Google.

Ancora una volta la notte più attesa dell’anno è stata anche la più discussa, sia per quello che abbiamo visto sul red carpet che all’interno del Dolby Theatre di Los Angeles. Il 28 Febbraio scorso, infatti, tutte le star della Hollywood più glamour hanno gareggiato ancora una volta a colpi di pellicole e strascichi. Da molti verranno ricordati come gli Oscar che hanno (finalmente) visto vincere un Leonardo DiCaprio emozionatissimo, premiato nella categoria degli attori protagonisti, grazie alla sua interpretazione in “Revenant- Redivivo”. Dopo cinque nomination, l’Academy ha pensato che fosse giunto il momento di premiare uno dei migliori attori in circolazione. Tanto che alla ragazza incaricata di porre la targa col suo nome sulla statuetta dorata, DiCaprio ha simpaticamente chiesto: “Fai ogni anno questa cosa? Beh, io non potrei saperlo!”.

Kate Winslet in Ralph Lauren e Leonardo DiCaprio in Giorgio Armani, alla cerimonia degli Oscar. Credits: Google.
Kate Winslet in Ralph Lauren e Leonardo DiCaprio in Giorgio Armani, alla cerimonia degli Oscar. Credits: Google.

Ha fatto commuovere i più romantici l’arrivo di Leo in passerella, in posa di fronte agli obiettivi dei fotografi insieme all’amica/collega di lunga data Kate Winslet che, oltre ad esser stata criticata da alcuni per l’abito nero troppo simile ad una busta della spazzatura, non è riuscita a conquistare la statuetta come miglior attrice non protagonista, categoria nella quale ha invece trionfato la giovanissima attrice di origini svedesi Alicia Vikander per l’intensa interpretazione in “The Danish Girl“. Un abito, il suo, tra i più discussi del red carpet: un esclusivo giallo firmato Louis Vuitton (di cui Alicia è testimonial) che ha diviso il pubblico in perplessi e amanti del look. Molti altri abiti, invece, sono stati apprezzati per l’eleganza e la semplicità. E’ il caso di Rachel McAdams, in gara con “Il caso Spotlight (premio come miglior film dell’anno), splendida con un make-up naturale e un leggerissimo abito color verde smeraldo disegnato dallo stilista semisconosciuto e giovanissimo August Getty (l’unica, visto che di solito gli stilisti da red carpet sono altri). Un punto in più per aver osato!

Rachel McAdams in August Getty. Credits: Google.
Rachel McAdams in August Getty. Credits: Google.
Da sinistra: Alicia Vilkander in custom Louis Vuitton e Olivia Wilde in Valentino Haute Couture. Credits: Google.
Da sinistra: Alicia Vilkander in custom Louis Vuitton e Olivia Wilde in Valentino Haute Couture. Credits: Google.

Cate Blanchett può essere facilmente inserita nella lista di quelle che non sbagliano mai un colpo (ma proprio mai), grazie al suo abito celeste Armani Privé e gioielli Tiffany&Co. Perfetta, come da copione. E poi ancora Charlize Theron in un classicissimo rosso Christian Dior. Olivia Wilde invece, in Valentino Haute Couture, ha giocato benissimo con i contrasti: abito bianco algido ma con la schiena nuda, acconciatura neoromantica e collier sexy.

Da sinistra: Cate Blanchett in Armani Privé, Brie Larson in Gucci e Charlize Theron in Christian Dior. Credits: Google.
Da sinistra: Cate Blanchett in Armani Privé, Brie Larson in Gucci e Charlize Theron in Christian Dior. Credits: Google.

Tra le ultime ad arrivare sul red carpet, si è fatta notare Jennifer Lawrence, diversa dal solito in un trasparente abito nero in pizzo firmato Christian Dior Couture. Stessa scelta di colore anche per il celebre afterparty a casa di Vanity Fair, dove a trionfare sono stati proprio gli abiti neri e, soprattutto, le applicazioni, gli inserti e i dettagli metallici (silver ma soprattutto gold, proprio come le statuette). Trasformando la notte in una delle più sexy dell’anno.

Jennifer Lawrence prima in Christian Dior Couture, poi in Alexander Wang. Credits: Google.
Jennifer Lawrence prima in Christian Dior Couture, poi in Alexander Wang. Credits: Google.
Da sinistra Anne Hathaway, Olivia Munn, Selena Gomez, Alicia Vikander e Kate Hudson al party di Vanity Fair. Credits: Google
Da sinistra Anne Hathaway, Olivia Munn, Selena Gomez, Alicia Vikander e Kate Hudson al party di Vanity Fair. Credits: Google

Una notte di premi in alcuni casi prevedibili, come la vittoria del cartone animato “Inside Out” e quella di Leo (come ormai ci piace chiamarlo), quest’anno favoritissimo. In altri casi sorprendenti, come quello della giovane Brie Larson, che alla prima nomination si è subito accaparrata la celebre statuetta nella categoria delle attrici protagoniste, per la sua splendida e commovente interpretazione in “Room“, fasciata in uno splendido abito blu firmato Gucci e realizzato da Alessandro Michele su misura per l’attrice. In effetti, nonostante non fosse tipico dello stile della maison fiorentina, Michele si è dichiarato orgoglioso di vestire una delle sue favorite in gara.

Brie Larson in Monse al party di Vanity Fair. Credits: Google.
Brie Larson in Monse al party di Vanity Fair. Credits: Google.

E se questi dovevano essere gli Oscar della protesta (a causa dell’assenza di nomination black), sono diventati invece quelli del politically correct. Si è parlato (tra uno sbadiglio e l’altro) della questione razziale, ripercorrendo la storia delle candidature nere e con degli sketch non sempre apprezzati o riusciti da parte di Chris Rock, presentatore dell’evento per la seconda volta. Se dunque, negli ultimi anni, la forza degli Oscar era proprio nelle gag che si frapponevano tra una premiazione e l’altra, stavolta nemmeno queste trovate (la migliore sicuramente quella della vendita di biscotti delle scout girls ai presenti in sala) sono riuscite a portare brio sul palco degli Academy Awards.

Chris Rock e le Scout Girl che hanno raccolto soldi per beneficenza vendendo biscotti in sala. Credits: Google.
Chris Rock e le Scout Girl che hanno raccolto soldi per beneficenza vendendo biscotti in sala. Credits: Google.

A far brillare gli Oscar quest’anno sono state le star: da DiCaprio che al suo primissimo Academy Award parla dell’importanza di una consapevolezza ambientale, a Kate Winslet che lo guarda commossa. Da Alicia Vikander che con il suo abito da favola bacia il principe (Michael Fassbender, non uno qualsiasi) e poi conquista il suo happy ending, fino a Lady Gaga (che si è esibita sul palco a favore delle vittime di abusi sessuali). Dal tenerissimo Ennio Morricone, che ritira un premio importante quanto mai doveroso salutando tutti con un “Buonasera signori”, fino ad Alejandro G. Iñárritu (per la seconda volta di fila regista dell’anno), per poi arrivare ai creatori di “Mad Max-Fury Road, il pluripremiato della serata con ben sei statuette. Per loro, di sicuro sarà stata una delle notti più splendenti.

Finale della cerimonia con i vincitori sul palco. Credits: Google
Finale della cerimonia con i vincitori sul palco. Credits: Google

2015: gli avvenimenti più importanti nel fashion system

L’anno appena terminato è stato costellato da notizie e avvenimenti importanti per il mondo della moda: ripercorriamoli insieme.

Chi viene e chi va.

Dopo il chiacchierato addio di Frida Giannini, il 21 gennaio Gucci ha comunicato il nome del nuovo direttore artistico, Alessandro Michele. La scelta di uno stilista giovane e poco conosciuto è stata vincente per il brand del gruppo Kering: Michele ha turbato e poi conquistato i cuori delle fashioniste con collezioni genderless e un romanticismo d’antan. Ma altri giri di poltrona hanno scosso il fashion system nei mesi successivi. Dopo soli tre anni la liason tra Alexander Wang e Balenciaga è terminata nella struggente sfilata dello scorso ottobre. Il giovane statunitense ha dichiarato di volersi dedicare a tempo pieno alla propria griffe, ma c’è chi giura che la maison francese lo abbia cacciato a causa del calo di vendite. Gli ultimi mesi dell’anno non hanno risparmiato scossoni ai piani alti della moda francese. Mentre Raf Simons annunciava di voler lasciare la direzione di Dior, la maison Lanvin estrometteva Alber Elbaz dopo 14 anni di onorata carriera. Entrambi gli stilisti hanno risentito della pressione di dover disegnare circa 10 collezioni l’anno, tra sfilate, cruise collections, capsule e seconde linee.

Alessandro Michele Photo courtesy Gucci.com
Alessandro Michele
Photo courtesy Gucci.com

Anniversari illustri.

A dominare la scena milanese del 2015 è stato Giorgio Armani, che ha festeggiato i 40 anni del suo impero. Una sfilata-evento, una serie di party patinati, la nomina a special ambassador per Expo 2015 e infine l’apertura di Armani/Silos, un museo che raccoglie 600 abiti e 200 accessori tra i pezzi più iconici delle sue collezioni. «La moda, che sembra vivere in un eterno presente, ha necessità di riflettere su se stessa e sulle proprie radici proprio per proiettarsi nel futuro – ha dichiarato durante l’inaugurazione –  Ricordarci come siamo stati ci aiuta a capire come potremo essere». Karl Lagerfeld e Fendi hanno festeggiato 60 anni di amore incondizionato con una nuova sede (presso il Palazzo della Civiltà a Roma), un libro che ripercorre le tappe principali di questi decenni e il debutto nell’alta moda con la prima collezione haute furrure. Anche i gemelli canadesi Dean e Dan Canten hanno voluto festeggiare in Italia i 20 anni del loro marchio DSquared2, in una sfilata colossale che ha aperto Milano Moda Uomo a gennaio.

Il libro "Fendi by Karl Lagerfeld" Photo courtesy Fendi.com
Il libro “Fendi by Karl Lagerfeld”
Photo courtesy Fendi.com

Il valzer degli addii.

Il 2015 è stato segnato da due momenti bui nel mondo della moda italiana: l’addio a due grandi stilisti, Elio Fiorucci e Mariuccia Mandelli. Fiorucci, spentosi a luglio a 80 anni appena compiuti, è stato un grande rivoluzionario del made in Italy. Con lo sguardo sempre rivolto ai giovani e allo streetwear, ha introdotto il camouflage nell’abbigliamento casual, ha creato il primo concept store con un’atmosfera giocosa e pop e ha rivoluzionato il concetto stesso di fashion con la sua love therapy. Mariuccia Mandelli, meglio conosciuta come Krizia, ci ha salutati lo scorso 7 dicembre alla veneranda età di 90 anni. Sempre irriverente eppure profonda, la sua moda raccontava di mondi onirici e animali fantastici, di tagli audaci e linee moderne.

Elio Fiorucci Photo courtesy Lovetherapy.it
Elio Fiorucci
Photo courtesy Lovetherapy.it

Cosa ci riserverà il 2016? Lo scopriremo insieme!

Velvet touch. Avanguardia preziosa e vittoriana

Sapete come si chiamano a New York gli invitati ai party che contano e quelli che restano fuori? I “Dos and Don’ts of velvet ropes” , ovvero gli “in e out” delle transenne di velluto (quelle che limitano l’accesso ai selezionatissimi club). Non a caso il libro di cui tutta Manhattan parla è “Confessions from the Velvet Ropes”, nel quale il doorman Thomas Onorato svela al giornalista Glenn Belverio aneddoti e memorie da buttafuori di lusso. Dallo starbusiness alla poesia, la poetessa americana Elinor Wylie scriveva: “Cammineremo con scarpe di velluto e ovunque andremo il silenzio calerà come rugiada sul bianco silenzio sottostante”.

India, Cina o Persia, esattamente dov’è nato il velluto? Chissà le origini non sono così chiare ma se nell’Italia del Cinquecento le leggi addirittura impedirono l’ “uso di velluto e gioielli alle genti non nobili” oggi è vietato rinunciare a drappi e damaschi.

Dai principi rinascimentali, alle regine del nostro tempo. Greta Garbo, Joan Crawford e i loro abiti da sera, Grace Kelly con la sua velvet bag. Poi in tempi moderni, i mantelli di Tilda Swinton in “Orlando”, e ancora un eccentrico Johnny Depp alias Willy Wonka con la sua celebre marsina di velluto rosso rubino in “La fabbrica di cioccolato”.

Elegante come nessuno è il protagonista delle passerelle autunno inverno 2015/16. La collezione di Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli per Valentino dedicata all’universo femminile, lo propone in versione austera e allo stesso tempo romantica, rigorosa ma sensuale. La qualità palpabile del tessuto arricchito dalla maestria artigiana danno vita a un lusso che non è mai ostentato. Da Gucci in una tonalità retrò del carne il “velvet touch” spicca come una nota nostalgica tra una tavolozza di accostamenti azzardati, pezzi vintage in una carrellata di look rivoluzionari. Tra capi di ispirazione vittoriana in seta,cuoio,lana,chiffon,pelle, e ancora feltro,rete,pizzo e tulle,il gaucho in velluto contrasta e esalta impalpabili trasparenze. Il must?Gli zoccoli con morsetto foderati di pelliccia.

Valentino f/w 15
Gucci f/w 15

Di velluto ne basta un tocco. Un accessorio su tutti, lo stivale. Se Dries Van Noten ne esalta l’ iridescenza scegliendo i toni dell’ azzurro, Stella McCartney propone ankle boots in velluto damascato con motivi floreali,regali. Accostato al tacco dorato,il velluto rosso rubino per la donna fatale di Emilio Pucci.

Stella McCartney f/w 15
Stella McCartney f/w 15
Dries Van Noten f/w 15
Dries Van Noten f/w 15
Emilio Pucci f/w 15
Emilio Pucci f/w 15

Londra incorona Alessandro Michele con il British Fashion Award

Quei capelli che spesso finiscono davanti alla faccia e quell’aria da ribelle addolcito, non avrebbero mai fatto pensare che un giorno Alessandro Michele avrebbe ricevuto uno dei premi più ambiti nel settore della moda. Ma lo stilista di Gucci ha stupito anche gli ultimi scettici e tra pochissimi giorni, il prossimo 23 novembre, sarà premiato come migliore stilista internazionale in occasione dei British Fashion Awards.

 

Al The London Coliseum i riflettori saranno puntati su di lui e non sulle sue geniali creazioni.  Il numero uno di Gucci è stato riconosciuto come il designer, acclamato a livello internazionale, capace di avere diffuso i valori della moda non solo nel Regno Unito, ma nel mondo. Il caso vuole che insieme a lui nell’olimpo dei premiati entrerà anche uno dei suoi maestri di vita Karl Lagerfeld, che riceverà l’Outstanding Achievement Award.

 

 

«Alessandro Michele è un fenomeno per Gucci – ha dichiarato Natalie Massenet, presidente del British Fashion Council – la sua estetica così eclettica ha avuto un impatto immediato sulle tendenze globali della moda. In più non ha solo reso il brand e i suoi prodotti desiderabili, ma anche rafforzato l’esperienza del retail riportando la magia e il lato giocoso della moda nei negozi del marchio». Suo il merito di avere sdoganato una moda genderless, che non teme di oltrepassare i confini imposti dalla società, che confonde, ma lo fa con sapienza. Uomo e donna diventano una cosa sola, come due fidanzati che si divertono a scambiarsi i vestiti e così si sentono vicini anche quando non lo sono. Una moda che ha a che fare con l’imperfezione quella di Alessandro Michele. Con abbinamenti azzardati, tessuti e colori che diventano ossimori viventi, talmente opposti da attrarsi senza sosta.

Alessandro Michele

 

Come dimenticare il suo debutto come designer di Gucci a New York. In passerella sfilarono broccati e chiffon, lurex e camoscio indossati con disinvoltura da una donna contemporanea, come un’opera d’arte. Scelse il quartiere Chelsea per presentare la collezione Cruise 2016 e fu qui che conquistò quel pubblico e quella critica che oggi lo ama e lo rispetta.Ma dove e quando nasce la sua passione per la moda. Fu il caso ad indirizzarlo verso questo mondo. Prima di crearsi una solida carriera in questo settore Alessandro Michele fa molti lavoretti, quelli che aiutano a mantenersi e ad aiutare la propria famiglia. Dal giornalaio, al manovale, fino a quando entra da Les Copains dove si innamora dell’artigianalità, e inizia ad apprezzare i ritmi di un’industria e il profumo della moda, con un occhio di riguardo per gli accessori. Perciò crea un suo book e lo invia a diverse case di moda. Sarà Fendi a rispondergli.

Alessandro Michele

Alessandro Michele

Qui incontra i grandi della moda, a partire da Karl Lagerfel, che gli insegna che la creatività non ha tempo né spazio, che creare significa essere liberi. Capisce che la moda è divertimento e passione. Insieme a Frida Giannini vola a Londra, da Tom Ford, e inizia un’avvetura che è viva ancora oggi. Conosce l’essenza del glamour, l’edonismo sfrontato il rigore misto alla pura fantasia, conosce Gucci. All’inizio del 2015 subentra a Frida Giannini e prende il timone della casa di moda che oggi lo ha conscrato come uno tra gli stilisti più amati al mondo. Alessandro Michele ha il merito di avere voltato pagina, o meglio di avere chiuso un libro intero avendo il coraggio di iniziare una nuova storia. Un racconto fatto di contraddizioni, azzardi e provocazioni ben riusciti. Alessandro Michele ha vinto una sfida su cui all’inizio avrebbero scomosso in pochi. E chissà se a Londra le sue guance arrossiranno e l’emozione riempirà i suoi occhi quando salirà sul palco e la scena sarà solo sua.

 

 

 

 

 

 

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