Un’emozionante storia di amicizia tra sorrisi e lacrime diventa una lezione di vita sullo sfondo dei caravaggeschi e bucolici paesaggi irlandesi. “The Banshees of Inisherin”, in seguito all’anteprima mondiale alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e la vittoria di tre Golden Globe, arriva dal prossimo 2 febbraio nelle sale cinematografiche italiane.
Gli spiriti dell’isola
Searchlight Pictures e Film4 presentano, in associazione con TSG Entertainment, una produzione Blueprint Pictures, “Gli spiriti dell’ isola”, titolo italiano della pellicola diretta dal regista Martin McDonagh, interpretata da Colin Farrell (migliore attore nel miglior film commedia o musicale) e Brendan Gleeson, che si riuniscono a McDonagh dopo “In Bruges –La Coscienza dell’Assassino”, oltre che da Kerry Condon e Barry Keoghan.
Gli spiriti dell’isola
La troupe principale comprende il direttore della fotografia e collaboratore abituale di McDonagh, Ben Davis, la costumista Eimer Ni Mhaoldomhnaigh, lo scenografo Mark Tildesley e il montatore Mikkel E.G. Nielsen. La colonna sonora è composta da Carter Burwell. McDonagh e i suoi frequenti collaboratori Graham Broadbent e Peter Czernin di Blueprint Pictures sono i produttori per Searchlight Pictures e Film4.
Gli spiriti dell‘isola
Il film è stato girato sulle isole Inishmore e Achill, sulla costa occidentale dell’Irlanda. Ambientato su un’isola al largo della costa occidentale dell’Irlanda, “The Banshees of Inisherin” segue due amici di lunga data, Padraic (Colin Farrell) e Colm (Brendan Gleeson), che si trovano in una situazione di stallo quando Colm decide bruscamente di porre fine alla loro amicizia.
Gli spiriti dell’isola
Padraic, confuso e devastato, tenta di riaccendere il loro rapporto con il supporto di sua sorella Siobhan (Kerry Condon), che insieme a Dominic (Barry Keoghan), il figlio del poliziotto locale, ha le sue preoccupazioni all’interno della piccola comunità dell’isola. Ma quando Colm lancia un ultimatum scioccante per concretizzare le proprie intenzioni, la situazione inizia a degenerare.
Steven Spielberg trionfa ai Golden Globe vincendo i due riconoscimenti più importanti. The Fabelmans conquista infatti i premi per il Miglior Film e per la Miglior Regia assegnati dalla Hollywood Foreign Press Association, confermandosi come uno degli eventi cinematografici della stagione.
The Fabelmans
I Golden Globe rappresentano così un ulteriore, prestigioso tributo al film che è stato accolto da un consenso unanime ed entusiasta da parte di critica e pubblico, e al suo regista, il 4 volte Premio Oscar Steven Spielberg.
The Fabelmans
The Fabelmans è attualmente nelle sale italiane e il pubblico potrà continuare ad emozionarsi con il grande cinema attraverso i sogni, le speranze e gli amori di Sam Fabelman, alter ego di Spielberg che, nel suo film più personale, rivela aspetti intimi e segreti della sua vita in un appassionante racconto di formazione che diverte e commuove.
The Fabelmans
Prodotto da Amblin Entertainment,The Fabelmans è un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema, nei cinema con 01 Distribution.
Il mondo del cinema è in subbuglio. Parte il conto alla rovescia per la Notte degli Oscar 2016, che si terrà il 28 febbraio. Nel frattempo, attori protagonisti, non protagonisti, registi, sceneggiatori, mogli, mariti, compagni e amici vari si allenano per affrontare la corsa sul Red Carpet e si confrontano già in una prima competizione: quella dei Golden Globe Awards. Nella notte tra il 10 e l’11 gennaio, presso la “modesta” location del Beverly Hilton Hotel di Los Angeles, la Hollywood Foreign Press Association (associazione di giornalisti esperti di cinema e tv) ha assegnato i globi dorati della 73esima edizione dell’evento.
Impossibile non accorgersi dell’espressione di gioia immensa celata dietro una convenzionale sobrietà (sebbene il suo sguardo sembrava dicesse “Dai che quest’anno ce la faccio!”) di Leonardo Di Caprio. Proprio a lui, infatti, è andato il premio come Miglior Attore in un film drammatico, guadagnato grazie alla sua eccellente interpretazione in The Revenant – Il Redivivo, film che ha trionfato ai Golden Globes, accaparrandosi anche il premio per la Miglior Regia di Alejandro González Iñárritu. Dopo questa bella soddisfazione, è arrivata l’attesa nomination agli Oscar. Sarà questa la volta buona in cui la serie di barzellette “Di Caprio e l’Oscar mancato” avrà finalmente fine? Nel frattempo l’attore è protagonista indiscusso dei social, che, a quanto pare, parteggiano solidamente per la sua vittoria.
Leonardo Di Caprio, Migliore Attore Drama
Per la categoria Miglior Attore comedy a stringere tra le mani l’ambito globo è stato Mat Damon, per il filmThe Martian – Sopravvissuto. Su questa scelta della HFPA vi sono state però delle critiche, specie per il fatto contestabile di aver considerato il lungometraggio una commedia. Polemiche a parte, il film di Ridley Scott ha convinto i telespettatori che hanno affollato le sale cinematografiche all’uscita della pellicola. Il Golden Globe come Miglior Attore non protagonista è andato a Sylvester Stallone, che nel film Creed – Nato per combatteretorna nei panni di uno dei personaggi che più gli ha dato fama, Rocky Balboa. Stavolta però il ruolo assume una luce tutta nuova e lo vede nei panni di mentore del figlio illegittimo del suo grande rivale, Apollo. Un’interpretazione che convince critica e pubblico.
Sylvester Stallone, Miglior Attore non protagonista
Per quanto riguarda il gentil sesso, a trionfare nella categoria Miglior Attrice in un film drammatico è la giovane Brie Larson, protagonista di Room (Lenny Abrahamson), che ruba a sorpresa il Golden Globe (e la scena) all’ormai veterana Cate Blanchett. L’attrice statunitense è quasi una sconosciuta se paragonata alle grandi dive presenti. Tuttavia la sua vittoria non sorprende, data la sublime interpretazione nel film. Che si aggiudicherà anche l’Oscar? Staremo a vedere. Quasi scontato, invece, il premio per la Miglior Attrice in una commedia che è andato dritto dritto nelle mani di una splendida Jennifer Lawrence per il film Joy. Questo è il terzo globo su tre che l’attrice vince grazie a un film del regista David O. Russel. Una collaborazione, quella tra regista e musa, che pare decisamente fruttuosa. La Miglior Attrice non protagonista è invece Kate Winslet, davvero convincente nel film biografico di Danny Boyle su Steve Jobs.
Jennifer Lawrence, Miglior Attrice Comedy
Premi o non premi, i Golden Globe Awards, così come tutte le serate evento di questo tipo (quelle in cui, per intenderci, potreste ritrovarvi come vicino di posto Christian Bale che vi passa la forchetta) sono quasi soprattutto delle vetrine in cui le celebrities, specie le donzelle, amano mostrarsi nelle loro mise più eleganti e preziose. Ed è questa la vera sfida sul tappeto rosso: quella che si combatte a suon di capi griffati e accessori glamour.
Brie Larson, Miglior Attrice Drama
Carismatico il look total gold di Brie Larson: il suo abito firmato Calvin Klein si abbinava perfettamente al Globo d’Oro vinto. Stessa nuance anche per la sensuale Eva Green e la bellissima Rosie Huntington (la quale ha sfoggiato un vistoso anello sull’anulare sinistro: nozze in arrivo?). Molto graziosa e tra le nostre preferite Alicia Vikander (The Danish Girl) in abito bianco con schiena scoperta firmato Louis Vuitton.
Alicia Vikander in Louis Vuitton
Preferisce il cipria Rooney Mara (Carol) in un sontuoso Alexander McQueen che si confondeva con la sua pelle diafana. Particolarissima la collega Cate Blanchett, tutta frange in una mise Givenchy Haute Couture. Christian Dior per la Lawrence, che sceglie un rosso intenso e stavolta riesce a non inciampare a causa del vestito. Fascino da diva retrò è quello ostentato dalla cantante Lady Gaga, meravigliosa nell’abito nero scollato dell’Atelier Versace (probabilmente visto da mezzo mondo dopo l’esilarante video dell’espressione di Leonardo Di Caprio al suo passaggio).
Lady Gaga in Atelier Versace
Blu elettrico per Kate Winslet, che sceglie un abito di Ralph Lauren. Ma, forse, avrebbe potuto osare un po’ di più. E i Maschietti? Quasi tutti in giacca e cravatta (o papillon) neri che, si sa, sono l’evergreen dell’eleganza maschile. Tutti tranne Ryan Gosling, che opta invece per un tuxedo bianco.
E ora siamo tutti in attesa della Notte degli Oscar. Pronti (speriamo) per applaudire Di Caprio e per rifarci gli occhi con gli outfit delle dive.
Moda ed ecologia si sa, non vanno molto d’accordo. Due mondi spesso in contrasto, due modi differenti di concepire la moda, e che difficilmente riescono a dialogare. Nell’affascinante ed edulcorato mondo del fashion system, tutto dedito alla creazione, produzione del prodotto e al commercio, è difficile si possa pensare all’ambiente, quando per la lavorazione dei jeans ad esempio, vengono utilizzati prodotti chimici cancerogeni, che non solo inquinano l’ambiente, in cui vengono poi espulsi, ma anche gli stessi sottopagati dipendenti di quelle aziende. Per non parlare degli animali uccisi per le loro pellicce o pelli pregiate, che diventano materiale per oggetti preziosissimi a costi pressapoco inaccessibili.
Colin Firth e Livia Giuggioli
Qualcuno però che ha veramente provato a diffondere nel mondo della moda che ecologico è sinonimo di sano e bello, ed ha avuto anche successo, c’è, e questa è Livia Giuggioli Firth, moglie di Colin Firth. L’italianissima Livia, straordinaria combattente per i diritti ambientali, per farsi largo tra le fauci dei leoni del fashion, ha usato le loro stesse “armi” del bello, del lusso e del glamour. Fondatrice di una casa di produzione cinematografica insieme al marito, è la direttrice creativa di Eco Age, il primo negozio ecologico-etico a Londra, co-fondato con il fratello Nicola. La sua scalata verso la moda green non si limita solo a questo, ma è sempre più attiva nel circuito dei grandi stilisti, con i quali ha stipulato diversi accordi per la creazione di almeno un abito ecologico a sfilata. Livia Firth lavora anche a livello internazionale per promuovere la sostenibilità nell’Alta Moda. Secondo la Firth per cambiare approccio al consumo bisognerebbe ridiscutere tutto il nostro rapporto con i vestiti. Lei è stata la prima a farlo a partire dall’incontro con Noam Chomsky, il linguista più famoso e conosciuto al mondo. Basta con le semplici e spesso riduttive parole come verde, ecologista, equo. Occorre rinnovare il vocabolario e rendere il tutto più d’ispirazione.
La moda, la sua industria, è un sistema pesante sia in termini d’impatto ambientale, sia in termini di consistenza economica. Un business immenso dietro al quale c’è il mercato del tessile, il più inquinante dopo quello agroalimentare. Inoltre il fast fashion, capi a basso prezzo, che strizzano l’occhio all’Alta Moda, ma che funzionano solo per una stagione, è quello che inquina maggiormente, data l’elevata produttività. Cappotti, jeans, scarpe e quant’altro a poco prezzo, provenienti dalla Cina dove vengono prodotti, o in altri paesi d’oriente, indossati e gettati via. Dietro quello sfizio dell’istante, o di uno shopping compulsivo, quella pseudo convenienza svanisce se ci si rende conto, che dietro una produzione super-veloce come nelle catene di negozi di H&M e Zara, lavorano incessantemente notte e giorno, persone senza la minima garanzia o tutela, e in condizioni umane e ambientali da schiavi. Noi, con noncuranza di quello che accade dall’altra parte della medaglia fatta di paillets e lustrini, indossiamo le storie di chi ha realizzato i nostri vestiti. E le storie “dietro” certi vestiti sono tristi e parlano di sofferenza e non di gioia, storie che non si possono indossare con felicità.
Accanita sostenitrice dell’ambiente, Livia Giuggioli Firth ha lanciato la sfida eco-ambientale al mondo della moda attraverso ilGreen Carpet Challenge. Sfilare in modo elegante e raffinato solcando i tappeti rossi più celebri, ma sopratutto farlo indossando abiti ecologici ed eticamente a impatto zero, è la battaglia che la signora Firth ha iniziato, solleticando l’interesse del pubblico e del fashion system. L’idea è giunta nel 2010 alla premiazione di Colin Firth, come migliore interprete del re Giorgio, nel film The King’s, al Golden Globe. Occasione che non poteva essere più adatta per portare all’attenzione dei media, fotografi e alle star del red carpet, una causa come quella dell’attenzione per l’ecologia del pianeta. Livia Firth ha infatti pensato che il tappeto rosso dei Golden Globe, secondo per importanza solo a quello degli Oscar, sarebbe stata l’opportunità migliore per promuovere una moda etica ed ecologica. Secondo la Firth la moda ha attirato l’attenzione sullo sfruttamento del lavoro, ma ci sono anche molti stilisti che hanno come lei sposato la causa dell’ecosistema dando priorità all’ambiente e alla giustizia sociale.
Abiti ecologici di Leila Hafzi e Jeff Garner
Livia grazie al suo progetto di Eco-Age, ha dato loro una piattaforma per poter sviluppare progetti improntati alla salvaguardia del pianeta, che altrimenti sarebbero rimasti aleatori. Per il Golden Globe del 2010 Livia ha lavorato con stilisti come LeilaHafzi, Linda Loundermilk e Orsola de Castro, per creare un abito da sposa riciclato e adattato per l’occasione, mentre lo scorso anno ha scelto di lanciare lo stilista americano Jeff Garner, la cui etichetta Prophetikè ammirata a livello internazionale per i suoi valori e la sua eleganza. L’abito creato dallo stilista era fatto interamente con una seta proveniente da bachi che non vengono uccisi e tinto con le piante che il designer stesso coltiva. Questo tipo di seta è alla base di abiti di altri stilisti ecologici con cui Livia lavora, come Karen Caldwell che usa solo materiale eco-sostenibile come seta della pace, hemp, cotone cresciuto e raccolto in America colorato con tinte naturali.
Il Green Carpet Challenge è un ottimo inizio per scardinare il sistema moda basato sulle ingiustizie sociali e la Firth ha proposto il suo progetto anche a stilisti del calibro di Armani, Valentino, Tom Ford e tanti altri che hanno accettato la sfida. Per ogni appuntamento da red carpet dell’anno, questi stilisti realizzeranno almeno un abito per una celebrità concepito e prodotto secondo le linee guida di Eco-Age. L’obiettivo di Livia Firth non è solo questo, lo scopo ultimo è quello di riuscire ad ottenere dalla ComunitàEuropea delle leggi, che regolino la provenienza dei tessuti e le rispettive lavorazioni. Inoltre il sito Eco-Age, risultato del lavoro della Firth, offre la possibilità di ottenere informazioni e acquistare capi “immacolati” dal punto di vista della provenienza etica. Per le recenti apparizioni in pubblico e le premiazioni al Golden Globe la coppia Firth si è presentata indossando un abito creato da Giorgio Armani, re indiscusso dello stile italiano, il quale ha collaborato con entusiasmo al progetto confermando una teoria portata avanti dalla Giuggioli, ovvero un’alta moda eco-compatibile, rispettosa dell’ambiente e allo stesso tempo sorprendentemente affascinante, data la “storia” felice dietro la produzione di un abito. Una filosofia importante, quella abbracciata dall’ambientalista, che mira dunque a sdoganare e diffondere la green culture per una maggiore consapevolezza sull’importanza dell’ecosistema e della sua salvaguardia.
Abiti ecologici disegnati da Giorgio Armani per Golden Globe
Filosofia che ha fatto breccia nei cuori degli stilisti, e condivisa da Armani, che ha dato il via a questa affascinante collaborazione creando un abito di alto target. In linea con l’estetica classica italiana degli anni ’60, re Giorgio ha realizzato un abito senza spalline con un corpetto strutturato che concentra l’attenzione sulle pieghe sinuose della gonna a coda di pesce. La bellezza e particolarità dell’abito risiede proprio nel materiale utilizzato, attraverso una lavorazione meccanica e non chimica della plastica delle bottiglie, trasformate in tessuto dall’azienda NewLife di Filature Miroglio, su richiesta dallo stesso stilista. La tintura è avvenuta in fase di filatura del prodotto, evitando così inutili sprechi d’acqua. Una conquista questa importante sia per il mondo del riciclo ecologico che per l’ambiente circostante. Un esempio che di certo non rimarrà isolato, quello della maison italiana, che ha fatto da apri pista per le case di Alta Moda. Anche casa Damiani, è attenta all’eticità delle materie prime per la realizzazione dei gioielli, come pure Alberto Parada, gioielliere eco-sostenibile. Livia Firth porta avanti la causa ambientale con fermezza e non si limita alle buone azioni di una green vip, ma per vestirsi indossa sempre capi pensati da stilisti che utilizzano stoffe riciclate o con fibre ecologiche, mentre per i gioielli si affida a pietre e metalli eticamente certificati. Il lusso infatti, è carico d’oro e diamanti che arrivano nella maggior parte dei casi, da zone in cui nè l’ambiente, nè la dignità umana sono rispettati.
Scarpe e borsa realizzati con materiale riciclato
Secondo la signora Firth non è facile convincere le persone a convertirsi ad una moda green e consapevole. Tante attrici venute in contatto con la sua filosofia e il suo progetto, ancora stentato ad appoggiarlo seriamente e ad indossare abiti bio, perché troppo spesso si affidano ai loro stylist e inoltre vengono pagate per indossare vestiti dei grandi stilisti. Il grande desiderio di Livia è proporre ai maggiori designer di moda di prendere sotto la propria ala protettrice uno stilista ecologico e aiutarlo a portare avanti i propri progetti, e il messaggio che la moda può essere bella anche senza far male. Qualità e artigianalità sommati a naturalezza dei tessuti dimostrano che etica e bellezza possono andare a braccetto, e questi abiti lo dimostrano a pieno.
Cool News for Cool People
Bad Behavior has blocked 383 access attempts in the last 7 days.