Archivi tag: Giorgio Armani

Identità senza catene: è in rivolta l’uomo del prossimo inverno

Intreccio di generi, capi sovrapposti e libero spazio alla creatività: si mette in scena uno spettacolo che si muove tra classico e innovativo per delineare la moda maschile del prossimo inverno.È un uomo che  urla alla gender equality. Ebbene sì, se la richiesta di pari diritti parte solitamente dalle donne, qui è il cosiddetto “sesso forte” a pretendere di eliminare gli stereotipi di genere, per esprimersi senza il peso dei pregiudizi e delle classificazioni. Si reinterpretano in maniera leggera e ironica i modelli del maschio gay con orecchini lunghi, di tendenza. La missione specifica si traduce nell’espressione gender bender. È facile: ribaltato il concetto comune di abbigliamento che tinge di colori  maschili o femminili i capi e gli accessori,  l’obiettivo  è  allontanarsi dalle definizioni ed etichette impostate per rappresentare, invece, una moda più vicina alla realtà. Pioniere di questa tendenza è stata la collezione firmata Gucci, proposta dall’allora direttore creativo Alessandro Michele che, con pizzi, bluse e fiocchi di seta indossati da modelli efebici, intende provocare il suo pubblico. Ad aggiungere confusione sono, poi,  Westwood con le borsette a tracolla abbinate all’abito, e Versace, che ha scelto per il suo uomo dei leggins bianchi super-aderenti.  A portare la realtà maschile  direttamente nella sfera femminile è stato Thom Browne che per lui ha realizzato delle vere e proprie gonne.

Provocazione? Egocentrismo? Sicuramente i suoi look  non passano inosservati.Quello che vogliono trasmettere gli stilisti è un messaggio ben preciso: le definizioni di genere sono decisamente demodé, non funzionano più. Ciò che conta, piuttosto,  è indossare ed interpretare qualsiasi capo con il proprio stile, secondo una personalità che non conosce definizioni fisse ma  è dinamica, volubile e sempre aperta alla sperimentazione. Parla di una moda, quindi, unisex che permette di esprimere al meglio la propria personalità.

Accanto a quest’uomo “asessuato” si fa avanti, però, un uomo rock e deciso su cui vengono stampati pantaloni skinny in pelle che si stagliano sotto cappotti di montone come quelli della collezione Saint Laurent oppure nella versione larga, modello tuta, proposta da Giorgio Armani.

mix foto

Tuttavia,  i designer che hanno mostrato le loro creazioni nella città modaiola del made in Italy, non potevano certo dimenticare la faccia classica e tradizionale dell’eleganza maschile, quella “pettinata” e attillata, da gentleman, che è viva nella cultura italiana, e non solo. Si passa, così, dalla giacca sartoriale, ai pantaloni a sigaretta dell’uomo boho di Cavalli, fino al taglio classico ma con un tocco di soft pop di MSGM. L’idea è quella intramontabile e romantica dell’uomo che con la sua raffinatezza non delude mai.

Se questa figura maschile ispira fiducia, d’altra parte,  a stupire e intrigare allo stesso tempo è l’uomo che decide di  indossare con vanto un capo cult della stagione: la pelliccia. Si torna, ancora una volta, al rifiuto delle categorie di genere, al maschile che si fa femminile e viceversa. Supermorbida, lunga e wild è la versione Dsquared2 e di Paul Smith mentre più classica,  elegante e chic è quella prodotta dai laboratori di Louis Vuitton e Valentino. Spiccano le cromie cangianti ed eccentriche per un uomo che vuole osare e divertirsi.

E  gli accessori?  è la sciarpa la grande protagonista che completa gli outfit maschili a seconda delle diverse occasioni: da quella sottile di seta proposta da Saint Laurent a quelle più morbide e calde di Missoni e Ferragamo. La versione più glamour appartiene però  a  Bottega Veneta che, come a sottolineare il mix di generi, ha annodato al collo del suo uomo la  sciarpa leggerissima e mo di cravatta, tipico indumento del guardaroba maschile.

La personalità dell’uomo che si è cercato di declinare tra una collezione e l’altra è, senza dubbio, mutevole e cangiante. Lo sono i suoi capi e lo sono i suoi accessori. Si spiega, così, la comparsa di simpatiche e divertenti clips e spille che si posano su giacche e maglie. Pronte a strappare un sorriso, come quelle MSGM, o a donare un fiore, come nella scelta di Dior, queste spille sono il dettaglio che fa la differenza, che parla del proprio mood quotidiano e  personalizza un look.

Se  è vero che l’uguaglianza si ricerca nei generi, non manca un riferimento alla democrazia  anche tra le classi sociali. Un po’ come divisa per cancellare le distinzioni, all’insegna di un’integrazione sociale tutta moderna, un po’ come un capo che meglio rende l’idea dell’uomo sexy e intrigante, la jumpsuit, la tuta da lavoro, si afferma come un must have del proprio guardaroba. È chiaro, quindi, come all’uomo del prossimo inverno sia concesso di esprimere e vestire ogni sua sfumatura, ogni sua fantasia, senza alcun timore. Può e deve osare.

Con le personalissime combinazioni di capi, accessori e colori, è un uomo protagonista del suo tempo, legato allo stile sobrio ed elegante ma anche aperto a mood casual- rustici, o, se lo desidera, a quello stravagante ed eccentrico, dal cozy style, molto orientale, a quello al limite della leziosità, che risalta lo stile maschile riadattandolo su una silhouette quasi femminile.  Sulla prossima stagione, così,  sembra soffiare il vento della libertà creativa, quella piena di suggestioni, capace di dare voce ad ogni personalità che non vive di definizioni statiche e monotone ma adora sperimentare e conoscersi tramite la moda.

Se l’abbigliamento è così strettamente legato alla nostra identità e alla nostra pelle, non devono certo stupire le miriadi di forme che un capo, un look, un dettaglio, può assumere all’interno di ogni singolo guardaroba. È il trionfo della personalità.

Etica ed Ecologia: binomio vincente del nuovo fashion system

Negli ultimi anni il sistema moda, anche se con un maggior ritardo rispetto agli altri settori dell’industria e del commercio, ha manifestato un interesse crescente per i valori etici nelle loro varie accezioni a partire dalla sostenibilità ambientale, dalla valorizzazione e rintracciabilità del contenuto biografico di un oggetto o capo di abbigliamento, dal tipo di lavorazione o tintura da applicare all’articolo, dal made di provenienza, dalla cura per il trattamento dei tessuti e dall’uso di fibre naturali.

7

Cos’è dunque la moda eco-sostenibile? Si può parlare davvero di etica della moda? Sono questi gli interrogativi che sempre più frequentemente richiamano l’attenzione dei media, puntando il dito sopratutto verso i produttori della moda e le loro filiere, nonché prestando ascolto ai consumatori e all’ambiente. Innanzitutto un prodotto può definirsi ecologico quando è ottenuto da fibre naturali ed è lavorato rispettando i criteri ambientali. Per meritarsi l’appellativo di “ecologico” un prodotto dovrebbe essere anche “etico”. Nella manifattura dei prodotti tessili biologici, quindi oltre a rispettare i diritti dei lavoratori lungo tutta la filiera produttiva si dovranno usare pratiche, tecniche e tecnologie, che consentono una riduzione dell’uso di prodotti chimici, acqua ed energia.

Del segmento eco-fashion non fanno parte solo i marchi con un’offerta di prodotto interamente dedicata alla moda eco-sostenibile, ma anche quelle realtà che offrono una singola linea o solo alcuni capi eco. I modelli di business presenti sul mercato oggi sono differenti. Si passa dalle conglomerate del lusso ai marchi designer, dallo specialista di categoria del bridge al mass market retailer. Davanti a questa eterogeneità la domanda da porsi è quali sono i requisiti minimi per poter parlare di moda eco-sostenibile? Ad oggi sembra che l’unico mezzo a disposizione delle aziende per dichiarare la propria sostenibilità è la certificazione volontaria.

eco

Dati forniti dall’ICEA ( Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale) dimostrano come la certificazione biologica di un prodotto tessile si basa principalmente sulla verifica di alcuni aspetti, quali la composizione del materiale, ovvero ogni prodotto deve essere conforme ad almeno una definizione quale biologico, ossia fatto con più del 95% di fibre naturali certificate da agricoltura biologica. Il restante 5% può essere rappresentato da altre fibre naturali o sintetiche/artificiali. Oppure fatto con x % di fibre biologiche, dove il 70% devono essere naturali e certificate da agricoltura biologica, e il restante 30% può essere composto da altre fibre naturali non certificate, o da fibre sintetiche.  Altro aspetto è la tracciabilità, si deve cioè garantire l’applicazione di procedure operative per la gestione della reperibilità lungo tutte le fasi del processo produttivo delle materie prime da agricoltura biologica, dei semi lavorati e dei prodotti finiti. La sicurezza dei prodotti tessili Bio riguarda invece il fatto che essi non devono contenere o rilasciare sostanze pericolose come i metalli pesanti o altre sostanze cancerogene o tossiche per la produzione. Inoltre riduzione dell’impatto ambientale e rispetto dei diritti dei lavoratori lungo tutta la filiera produttiva sono altri aspetti fondamentali.

armani eco

La moda oggi non è solo una moda estetica è anche una moda etica, che si pone questioni valoriali profonde relative alla tutela del consumatore pur essendo innovativa ed aperta all’uso delle tecnologie di ultima generazione. L’uso di queste nuove tecnologie induce spesso le leadership aziendali del sistema moda a riflettere su questioni etiche rilevanti che hanno a che fare con la sostenibilità ambientale e la tutela del consumatore. La moda etica, che oramai da tempo si è fatta strada nelle filiere produttive delle aziende, che aderiscono ad una produzione sempre più eco-sostenibile dell’abbigliamento, pone continuamente questioni cruciali per le aziende, sulla valutazione e il controllo della filiera produttiva, nonché sulla rintracciabilità dei percorsi compiuti da un prodotto o da un capo di abbigliamento, che richiama inevitabilmente la responsabilità sociale dell’impresa.

Fra etica, estetica e innovazione possiamo dire di non essere più in un’epoca di cambiamenti ma nel cambiamento di un’epoca. Oggi il nuovo paradigma è la sostenibilità portata nella moda, dove il pubblico diventa sempre più un consum-attore informato e attento alle proprie scelte sempre alla ricerca di nuove aziende trasparenti e di abiti che raccontino storie sul rispetto per l’ambiente e per le persone. Lontano da ideologismi ecologici ed operazioni di greenwashing si può e di deve trovare un nuovo equilibrio tra etica ed estetica come ha sottolineato lo stesso Elio Fiorucci, icona creativa del made in Italy. “La moda è bellezza, è estetica – commenta lo stilista – e per guidare la creatività verso ciò che è più giusto la strategia che funziona meglio è guardarsi dentro, ascoltare il cuore e la passione. Attingere all’etica che è dentro ognuno di noi”.

7o

Sulla scia della passione per il connubio fra moda ed ecologia percorre questa strada anche Livia Giuggioli Firth, fondatrice insieme alla giornalista britannica Lucy Siegle di Green Carpet Challenge, che unisce glamour ed etica facendo indossare alle celebrities del cinema abiti sostenibili creati da importanti firme come Giorgio Armani, Chanel, Alberta Ferretti, Tom Ford, Gucci, Stella McCartney, Lanvin, Valentino, Roger Vivier, Yves Saint Laurent ed Ermenegildo Zegna. “La moda sostenibile è già una realtà – sottolinea la Firth – ho indossato sul red carpet dei Golden Globes un bellissimo abito creato da Giorgio Armani con un tessuto ricavato da bottiglie riciclate. […] Per i designer avere a che fare con nuovi materiali come i tessuti ecologici, è come per un bambino trovarsi in un negozio di giocattoli e avere nuove, inaspettate possibilità creative. E a volte insieme ai designer e ai produttori di moda, è stata una piacevole scoperta verificare che le filiere erano già sostenibili, mancava solo la consapevolezza”.

Livia Firth indossa un abito ecologico Giorgio Armani, realizzato secondo i criteri della sostenibilità.
Livia Firth indossa un abito ecologico Giorgio Armani, realizzato secondo i criteri della sostenibilità.mancava solo la consapevolezza”.  

Nell’affrontare i criteri di sostenibilità del fashion system la Camera Nazionale della Moda Italiana ha promosso l’iniziativa del Manifesto della sostenibilità per la moda italiana con l’obiettivo di tracciare una via italiana alla moda responsabile e sostenibile, oltre a favorire l’adozione di modelli di gestione responsabile lungo tutta la catena del valore. L’iniziativa approvata dalla CNMI è rivolta alle imprese associate, ma anche alle altre realtà partecipanti con il loro know-how all’eccellenza dei prodotti italiani nel mondo. Il Manifesto interpreta le sfide globali della sostenibilità definendo azioni concrete e distintive per le imprese italiane. Esso si propone come strumento in grado di guidare le imprese italiane a cogliere le opportunità offerte da una maggiore attenzione posta agli aspetti ambientali e al contempo assistere le imprese a gestire al meglio i rischi di reputazione e quelli operativi.

Il Manifesto, che si sviluppa in 10 punti parte dalle prime fasi della catena del valore e giunge a principi orizzontali. Si parte dal design, con il principio di realizzare prodotti di qualità che possano durare a lungo e minimizzino gli impatti sugli ecosistemi, poi vi è la scelta delle materie prime, dei materiali e tessuti che siano ad alto valore ambientale e sociale. La lavorazione delle materie prime e la loro produzione deve invece ridurre gli impatti ambientali e sociali delle attività riconoscendo il contributo di ognuno al valore del prodotto. Nella distribuzione, marketing e vendita sono inclusi i criteri di sostenibilità lungo tutto il percorso del proprio prodotto verso il cliente. I sistemi di gestione devono impegnarsi verso il miglioramento continuo delle prestazioni aziendali. Altro punto del Manifesto è la moda e sistema paese dove la prerogativa è quella di sostenere il territorio e il Made in Italy. L’etica d’impresa integra invece i valori universali nel proprio marchio, e la trasparenza comunica agli stakeholder in modo trasparente il proprio impegno per la sostenibilità. L’educazione promuove l’etica e la sostenibilità presso i consumatori e gli altri interlocutori. L’ultimo punto del Manifesto della moda riguarda l’applicazione del programma e quindi l’adozione di tutte i principi insiti in esso.

It's Ethical Fashion Show "Bring Africa to Rome" catwalk collection S/S 2014 fashion show as part of AltaRoma
It’s Ethical Fashion Show “Bring Africa to Rome” catwalk collection S/S 2014 fashion show as part of AltaRoma

La CNMI si impegna a sviluppare tale programma attraverso sfilate, fiere, eventi di settore e piattaforme web. “Senza una visione non può esserci la concretezza del fare ogni giorno” – afferma Anna Zegnavicepresidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, che sottolinea l’importanza dei fattori ambientali e sociali per immaginare un futuro migliore e un ulteriore sviluppo del Made in Italy. Dunque  moda etica significa realizzare collezioni utilizzando materiali riciclati, sostenere campagne pubblicitarie, che incitano il riutilizzo degli abiti o accessori non più di moda, verificare se il prodotto è stato realizzato evitando lo sfruttamento minorile e verificare la reperibilità del contenuto biografico attraverso l’etichetta.

Photo credits web

Spazio ai giovani talenti per Re Giorgio a Milano Moda Uomo

Quando i grandi della moda, e per grandi intendiamo quella con la “m” maiuscola, ripongono la propria fiducia negli stilisti di nuova generazione, allora si deve prender carta e penna, segnarsi i loro nomi e tener d’occhio queste nuove promesse. È il caso di Moto Guo, Consistence e Yoshio Kubo, i tre giovani stilisti emergenti sostenuti da Giorgio Armani che presenteranno il 17 gennaio, ultimo giorno di Milano Moda Uomo, le loro collezioni.Del resto il sostegno di Re Giorgio alla giovane creatività della moda non è mai mancato e tuttora continua. Dopo aver ospitato lo scorso giugno all’Armani Teatro di Milano, un nuovo designer per ogni stagione di Milano Moda Uomo e Milano Moda Donna, in vista della prossima settimana della moda maschile, insieme alla Camera Nazionale della Moda Italiana, lo stilista ospiterà in un’unica sfilata e in uno stesso appuntamento queste tre giovani promesse.

Spazio ai giovani talenti per Armani: Moto Guo, Consistence e Yoshio Kubo a Milano Moda Uomo

Moto Guo, Consistence e Yoshio Kubo, provenienti rispettivamente dalla Malesia, Cina/Taiwan e Giappone, proporranno le proprie creazioni sempre all’interno dell’Armani Teatro, in uno spazio dedicato a loro.
Una speranza ben riposta quindi quella di Armani, ma che parte anche da una considerazione di fondo e quanto mai più realistica: “Milano sta vivendo un momento di grande fermento estetico e culturale, del quale la moda è parte attiva. Per questo ho deciso di ampliare e strutturare la mia iniziativa a favore dei designer di maggior talento, per creare una giornata unica e stimolante nel calendario. Mi piaceva l’idea di offrire la possibilità a più brand di presentare il proprio lavoro in quest’occasione, lasciando che siano semplicemente gli abiti a parlare senza avvalersi di particolari allestimenti. Mi auguro che, così come era stato per me, anche per loro sia di buon auspicio”.
La scelta di dare spazio, voce e stimolo ai giovani talenti è anche un modo per favorire il cosiddetto “ricambio” generazionale e di rendere sempre più internazionale il calendario milanese in modo tale da far conoscere quanto più possibile i nuovi designer anche in diverse parti del mondo. Stessa intenzione che ha avuto il presidente Cnmi Carlo Capasa quando ha deciso di organizzare due sfilate in più quest’anno rispetto all’ edizione passata. Fra i nuovi nomi, ci saranno Billionaire, Federico Curradi, Plein Sport. Degli ormai noti brand, torneranno sulle passerelle milanesi Antonio Marras, Ermenegildo Zegna, Frankie Morello, Moschino e N. 21.

Spazio ai giovani talenti per Armani: Moto Guo, Consistence e Yoshio Kubo a Milano Moda Uomo

Forse però, questa possibilità che Giorgio Armani sta dando ai tre nuovi talenti, per alcuni potrà sembrare solo un grande azzardo. In effetti, una così grande visibilità difficilmente si dà a chi è agli esordi e sta appena varcando le soglie del fashion world.

Ma se facciamo un piccolo sforzo con la memoria e torniamo al lontano 1974 quando nella Sala Bianca di Palazzo Pitti un giovane Giorgio Armani si presentò davanti al pubblico delle passerelle, e si fece notare con la sua collezione Tendresse, dallo stile che ricordava quello del Bauhaus, con quel prendisole e chemisier dalle nuances tra il bianco e il blu, ma soprattutto da quella che oggi è diventata la sua firma inconfondibile, ovvero la giacca, il capo maschile rivisitato completamente sulla donna, potremo dire che, magari, ogni tanto azzardare può portare a un risultato unico e irripetibile.

E quindi, perché non ricreare la stessa situazione oggi e dare la stessa possibilità di farsi conoscere? Sarà infatti così per Moto Guo, Consistence e Yoshio Kubo grazie a Giorgio Armani: spazio ai giovani e al talento per future collezioni e nuove tendenze.

Fondazione Giorgio Armani: quando la moda incontra il sociale

La moda non va mai in vacanza e l’estate diventa il periodo giusto per elaborare i bilanci della prima decade di attività e programmare dettagliatamente il “futuro”.

By Armani Official
By Armani Official

Giorgio Armani ne sa qualcosa e dopo il clamoroso annuncio di addio alle passerelle milanesi, lo stilista annuncia la nascita della Fondazione che porta il suo nome.

La Fondazione-ha dichiarato Re Giorgio- creata per realizzare progetti di utilità pubblica e sociale, assicurerà nel tempo che gli assetti del governo di Armani si mantengano stabili, rispettosi e coerenti con alcuni principi che mi stanno particolarmente a cuore e  che da sempre ispirano la mia attività di designer ed imprenditore“.

Principi che si ispirano all’autonomia e all’indipendenza di un Gruppo, quello Giorgio Armani S.p.A., che dal 1975 include tutti i marchi fondati nel corso del tempo come Armani Collezioni, Emporio Armani, A|X, Armani Casa, Armani Jeans, Armani Caffè, Giorgio Armani, Giorgio Armani Privé, AJ, EA7, Armani Ristorante ecc…

L’impero, diventato perciò troppo grande e “potente”, necessitava di una sorta di garanzia mirata allo sviluppo del marchio in nome dell’eccellenza del Made in Italy, capace di equilibrare gli investimenti finanziari, limitando gli indebitamenti e le acquisizioni.

by Giorgio Armani Facebook
by Giorgio Armani Facebook

Più volte il Fashion System si è interrogato circa il futuro dell’azienda e la Fondazione è la risposta concreta. Non solo un mezzo, bensì uno strumento in grado di fornire continuità economica rassicurando così tutte le persone del Gruppo che lavorano con lealtà e passione contribuendo al successo aziendale.

By Armani Official
By Armani Official

 

Le fondazioni di moda in Italia rappresentano oggi un patrimonio dal valore inestimabile. Diverse maisons, come Ferragamo, Prada, Gucci e Trussardi, hanno deciso di dare vita a fondazioni omonime con lo scopo di raccontare la propria storia, promuovere l’arte e la cultura tramite restauri e interventi urbani.

 

 

 

 

Tutti vestono Sanremo. I look delle star al 66^ Festival della canzone italiana

“Un giorno mi dirai….”, suona ancora nelle nostre orecchie il grande successo degli Stadio proclamato vincitore della sessantaseiesima edizione del Festival (o festivàl) di San Remo. Ronza ancora nell’aria la ritmata “Wake up” di Rocco Hunt e cerchiamo ancora di ricordare divertiti i molteplici ritornelli che riempiono la canzone di Elio e le storie tese. Da sempre si sa che il Festival fa parlare di sé, anche quando il sipario viene calato sul teatro Ariston. Oltre a sentire le canzoni e ad aspettarsi qualche scivolone (non solo fisico dalle scale) dei valletti in questione, ciò che molti aspettano è di vedere i look delle star e degli ospiti per poi poterli criticare vestendo i panni di Enzo Miccio, urlando  allo schermo “ma come ti vesti?”! Vi prego ditemi che lo fate anche voi!

teatro Ariston

Oltre alla gara canora dietro le quinte si accende una vera battaglia tra gli stilisti per vestire i valletti, gli ospiti e ovviamente i cantanti che, ad ogni esibizione, indossano outfit diversi, sfilando come modelli prima di raggiungere la temuta asta del microfono al centro del palco.

Sicuramente da questa edizione molti sono usciti come vincitori per quanto riguarda il look, altri invece sono rimandati assolutamente a settembre (pardon a febbraio)!

Il primo premio se lo è aggiudicato sicuramente il padrone di casa Carlo Conti, il quale  ha saputo dirigere cinque lunghe, ma che dico eterne, serate in Euro visione. Oltra allo stile personale il tocco in più glielo ha dato Salvatore Ferragamo, celebre brand italiano che lo ha vestito con completi eleganti e raffinati, adatti a un conduttore chic come Conti.

Carlo Conti   Carlo Conti con Virginia Raffaele   C.Conti

Al fianco del conduttore l’attore sex symbol Gabriel Garko, il quale, ogni tanto, è riuscito a distogliere lo sguardo dai fogli che si portava sempre dietro mostrandoci cinque look, omaggi a divi del cinema. Da Paul Newman a Marcello Mastroianni, da Cary Grant a Marlon Brando fino a vestire i panni dell’affascinante Sean Connery in 007 in smoking bianco.

Gabriel Garko    G.Garko

Altra “spalla” di Conti la bella Madalina Ghenea, la colta Miss Universo in Youth, capolavoro del grande maestro Paolo Sorrentino. Ogni sera uno stilista diverso, ogni stilista tre cambi. Piume, trasparenze, spacchi audaci, scollature vertiginose e gioielli preziosi. Una Elsa di Frozen, come lei stessa si è definita, contemporanea e per niente timida.

Alberta Ferretti si è aggiudicata la prima serata. Dopo un azzardato e poco applaudito look da tigre della Malesia, i toni si sono raffreddati con tinte ghiaccio e trasparenze.

Madalina Ghenea, ferretti  Alberta-Ferretti-per-Madalina-Ghenea-sketch  Madalina Ghenea in Alberta Ferretti

Più romantica la maison di moda francese Vionnet per la terza serata, che ha velato il corpo della modella con abiti raffinati. Essenziale nei colori, bianco, nero e rosso. Essenziale nello stile. Essenziale nella quantità di tessuto altezza décolleté.

Cristina Savulescu, designer rumena connazionale di Madalina, ha vestito la modella per la quarta serata con trasparenze, piume, luccichio stile disco anni 80,(intendo il lampadario).

Zuhair Murad, per la seconda e per l’ultima serata, ha continuato questo gioco di trasparenze, in caso non avessimo capito le fattezze della Ghenea, con abiti leggeri e leggiadri, grigi metallici e algidi bianchi fino a un’esplosione di rosso carminio.

madalina ghenea

Simpatica, irriverente e dai mille volti. La comica Virginia Raffaele ha divertito il pubblico vestendo i panni di una esuberante Sabrina Ferilli, di una rigida Carla Fracci, di una Donatella Versace che perdeva pezzi di pelle rifatta lungo il palco e di, ormai il suo cavallo di battaglia, Belen Rodriguez, sempre pronta a essere fotografata dai paparazzi! L’ultima sera però Virginia ha interpretato sé stessa vestendo lunghi abiti con ardimentosi spacchi di Marco de Vincenzo. Insomma dietro la maschera ecco apparire una bella donna, in gamba e con gambe chilometriche da far invidia alla cara collega Madalina.

Virginia Raffaele

 

E ora la carrellata dei look scelti dai cantanti in gara!

Parte Noemi con la sua “borsa di una donna”. Non è più la ragazza un po’ hippy dall’aria assente e trasognata. I capelli si ammorbidiscono in boccoli composti (anche se il lungo rasta non lo taglia neanche per San Remo). Gli abiti, di Bianca Gervasio, mostrano profonde scollature, linee morbide, colori basici, dal nero al bianco al burgundy. Che sia un tailleur o un abito lungo il risultato è una donna femminile e seducente.

noemi

Annalisa, vestita in Mario Dice, mostra raffinatezza e buon gusto con abiti che sfiorano il pavimento, scollature generose (a questo punto sembra essere ciò che accomuna le donne del festival) e ricami virtuosi. Eleganza forse un po’ forzata in una ragazza di trent’anni che, oltre a cantare e decantare l’amore, potrebbe aggiungere un po’ di grinta al suo stile.

Dolcenera, in Emilio Pucci, si mostra in total black, poi in total White e poi black and white. La dark del debutto lascia spazio a una fatina che svolazza sul palco fino a entrare in un mood optical decisamente anni Sessanta, decisamente Emilio Pucci!

Francesca Michielin, giovanissima, timida, carina in Au jour Le jour. Gli abiti sono come lei, giovanili (escluderei da questo elogio il primo abito un po’ troppo breaking amish) e semplici. Trucco acqua e sapone, capelli sciolti, colori tenui. I suoi 21 anni diventano per magia 15, specialmente in finale con una jampsuit rosa pastello.

annalisa  dolce nerafrancesca michielin

Un po’ meno vincitrici di stile Arisa e Debora Iurato. Se la prima si è presentata alla prima serata con un maglioncino-abito un po’ #insipidinosemplicino di Anna Purna, la seconda era pronta ad andare al ballo di corte con Lady Oscar. L’abito lungo color prugna, ben farcito e voluminoso non è stata la scelta perfetta per l’ex vincitrice di Amici. Dopo una scarica di commenti negativi e dopo l’abbandono dello stilista Francesco Paolo Salerno, il quale non ha più voluto che il suo nome venisse associato alla cantante (comoda così), Debora ha ripiegato per look semplici, ma che dico, semplicissimi, con giacca e pantalone nero, stop!

arisa  debora iurato

La simpatia va a Elio e alle sue storie tese, tutti in rosa big bubble scelto da Etro. Coraggiosa Patty Pravo che oltre a mettersi in gioco con la voce ha scelto mise sempre più discutibili, da completi stampati anni settanta, al giubottino di pelle, all’effetto “non indosso niente sotto la giacca”, tutti disegnati da Gianluca Saitto. Incommentabile, perché impeccabile, Valerio Scanu in Carlo Pignatelli, posato e signorile, diverso dal più sbarazzino Alessio Barnabei in Christian Pellizzari.

Elio in Etro  scanu  barnabei

Gli ospiti hanno sicuramente mostrato un po’ più stile. Laura Pausini col suo “grassie grassie” romagnolo ha incantato il pubblico presentandosi con un abito nero e rosa plissettato di Stefano de Lellis e la mitica giacca dalle spalline giganti,  con cui vinse proprio il Festival di San Remo nel 1993. Che dire poi di Nicole Kidman, una bambola di porcellana pronta a rompersi nel suo abito Giorgio Armani con vertiginosa scollatura sulla schiena. Kasia Smutniak con un abito da sera tra lo chic e il bon ton, di Prada, approda all’ Ariston per presentare il suo film in uscita con la collega Anna Foglietta, in un altrettanto elegante abito nero firmato Costume National.

pausini  nicole kidman  kasia smutniak

 

Si chiude così la sessantaseiesima edizione del festival più amato e più odiato, più seguito e più evitato d’Italia. Nessuno lo segue ma ancora fa picchi di ascolti. Facciamo zapping e poi ci ritorniamo, anche perché non c’è niente nelle altre reti, gli amici su facebook lo commentano, la nostra serie televisiva preferita slitta alla settimana dopo.

La musica è cambiata, i suoni sono diversi. “Si parla veloce e non si canta più come un tempo”- così affermano gli anziani-” sono canzoni che verranno dimenticate domani!”.

I look invece sono sempre stati criticati, amati e copiati, dal tempo di “Grazie dei Fiori” e “Vola colomba vola”. E citando Chanel “la musica cambia, lo stile resta” (diceva così, vero?).

 

 

 

 

 

 

 

 

Ujoh, il brand di Mitsuru Nishizaki va in scena all’Armani Teatro

Signore e signori l’Armani/Teatro presenta la collezione autunno/inverno 2016-2017 di Ujoh. Non è una semplice sfilata quella a cui si assisterà il prossimo 27 febbraio, ma un debutto, proprio come succede nei migliori teatri. Lo stilista giapponese Mitsuru Nishizaki, direttore creativo del brandfinalista di Who is in Next? Dubai, approda sulle passerelle milanesi in qualità di ospite del Re della moda, Giorgio Armani, che mantiene il suo impegno nella promozione del talento di giovani stilisti, quelli che lasceranno un segno nella moda del futuro, ma a partire dal presente.

Photo YOSHIKAZU TSUNO/AFP/Getty Images
Photo YOSHIKAZU TSUNO/AFP/Getty Images

«Sostengo i giovani designer da ormai 12 edizioni – dichiara Giorgio Armani – ma il loro entusiasmo, la loro dedizione e la creatività continuano ogni volta a sorprendermi. La mia volontà è di mantenere una prospettiva internazionale: per questa stagione ho quindi scelto il giapponese Ujoh, a cui auguro una lunga e brillante carriera».

Giorgio Armani

Dopo Andrea Pompilio, Stella Jean, Julian Zigerli, Christian Pellizzari, Angelo Bratis, Edmund Ooi, Vivietta, Hiromichi Ochiai, Daizy Shely, e Lucio Vannotti, saranno le creazioni pure e razionali firmate Ujoh a dare energia alla passerella dell’Armani /Teatro. Un concept, quello di Ujoh, che trae ispirazione da uno stile spesso androgino ma sofisticato, fatto di un’attenta ricerca dei tessuti e di uno studio quasi maniacale per le linee e i tagli asimmetrici. Abiti semplici alla vista, ma complessi nella struttura. Dietro ogni singolo capo d’abbigliamento del brand giapponese si cela un lavoro certosino, dove nulla è lasciato al caso.

Bianco, nero e oro, le tinte che hanno dominato le passate collezioni targate Ujoh; difficile immaginare se la sfilata milanese riserverà dei colpi di scena o se Nishizaki resterà fedele al suo elegante rigore. Precisione e delicatezza sono i tratti che distinguono il tocco di Ujoh, che alla morbidezza dei tessuti mischia l’estro delle forme. La donna che vesta Ujoh è un’occidentale che cede al fascino dell’Oriente, con intelligenza e con un occhio sempre aperto sul futuro. È una donna che cammina a testa alta nel traffico di una città che corre, e non si stanca.

 

Con questa scelta Giorgio Armani conferma di credere nel talento e nell’unicità dei giovani stilisti, che sognano un posto di riguardo nell’Olimpo della moda. Così per la dodicesima stagione apre le porte del teatro che porta il suo nome a un designer emergente e lo aiuta a farsi strada. In molti pensano che quello di Armani sia un modo per scovare un suo degno successore; per il momento basta godersi lo spettacolo è apprezzare lo spirito di innovazione dimostrato da Re Giorgio.

Mitsuru Nishizaki

Ma conosciamo meglio lo stilista giapponese che ha convita Giorgio Armani. Nato nel 1978 a Fukui Prefecture, nel cuore del Giappone, Mitsuru Nishizaki sviluppa un interesse per la moda fin da giovane, forse influenzato dal fatto che la sua città di origine è molto conosciuta per le industrie tessili. Così Nishizaki si trasferisce nella capitale giapponese e si iscrive alla scuola di moda Tokyo Mode Gakuen.

 

Dopo essersi diplomato, Nishizaki è pronto a lasciare il Giappone, ma gli viene presentato lo stilista Yohji Yamamoto, che stava proprio cercando un apprendista, e assume il giovane talento. Dopo 7 anni all’interno della casa di moda di Yohji Yamamoto, Mitsuru Nishizaki inizia a sviluppare un approccio personale alla moda e decide di creare un suo marchio; così nasce Ujoh. Il punto di partenza di tutti i lavoro di Nishizaki è lo studio approfondito dei tessuti, perché solo attraverso la loro conoscenza, secondo lui, si può creare qualcosa di unico.

 

«Sono onorato e molto riconoscente a Giorgio Armani – spiega Mitsuru Nishizaki – per l’opportunità concessami di presentare la mia collezione all’Armani/Teatro. Sono determinato a fare del mio meglio per trarre beneficio da questa opportunità unica e attendo con entusiasmo le nuove sfide che il futuro mi riserverà».

 

Milano Moda Uomo 2015, le ultime tendenze per lui

Colori pastello, look romantici e retrò e attenzione ai dettagli sartoriali rigorosamente Made in Italy. La vetrina di Milano Moda Uomo si è da poco conclusa e i riflettori, ormai spenti sulle passerelle delle case di moda più famose al mondo, sono ora puntati sulla ricerca delle tendenze maschili per la prossima stagione primavera/estate 2016. Moltissime le maison d’alta moda che come al solito hanno partecipato facendo sfilare uomini dai look sempre più casual chic.

Molta attenzione è stata data alla direzione di Alessandro Michele per la nuova collezione firmata Gucci in cui, per la prima volta, hanno fatto la loro comparsa delle ballerine da uomo. Tendenze, queste, che precorrono i tempi trasportandoci in un futuro in cui l’uomo moderno sceglie accessori femminili mai usati prima d’ora. Le stampe floreali fanno ancora una volta il loro ingresso in passerella seguendo la tradizione storica del brand che pone sempre l’accento su petali colorati freschi e primaverili. Tra i materiali scelti prevale la seta che fascia il corpo dell’uomo in maniera aggraziata seguendo i suoi movimenti su capi d’abbigliamento dalla linea stretta e attillata. Camicie e pantaloni si fanno slim ma non troppo per essere infine messi in risalto dai colori talvolta accesi e spesso pastello scelti per questa collezione.

Milano Moda Uomo 2015 Zegna Plein
Ermenegildo Zegna, Philipp Plein – Credits Photo © Marcus Tondo

Tagli sartoriali e mood raffinato ed elegante invadono, invece, la passerella di Giorgio Armani che ancora una volta rende l’uomo sofisticato grazie ai capi d’abbigliamento presentati tra cui camicie a righe o di filo lisce e pantaloni dalla linea scivolata e dalla lunghezza midi fino a metà gamba. Per la linea Emporio Armani diventa al contrario protagonista la pelle facendo il suo ingresso trionfale su blazer e giacche diffondendo subito un mood decisamente più rock ma sempre bon ton in perfetta sintonia con la filosofia del brand. Un animo deciso che si insinua anche nella collezione P/E 2016 di Philipp Plein in cui a farla da padrone sono le borchie che rendono lo stile maschile audace e per nulla banale.

Milano Moda Uomo Armani Emporio
Giorgio Armani, Emporio Armani – Credits Photo © Yannis Vlamos

Semplicità e rigore sembrano essere invece le parole chiave per Calvin Klein dove in passerella si respira un’aria nuova composta in prevalenza da linee piuttosto pulite e tonalità intense. Lusso, stile e classicità sono i tre punti cardine che legano le nuove collezioni della prossima stagione di Dolce & Gabbana ed Ermenegildo Zegna pensate entrambe per eventi eleganti dove primeggiano da una parte giacche doppiopetto e materiali pregiati come la seta e dall’altra completi da lavoro a cui si aggiunge infine anche un trench coat dalle nuance pastello. Colori questi che conquistano perfino il cuore di Ermanno Scervino che li trasferisce su pullover traforati in perfetta armonia con le restanti fantasie della capsule collection, tra cui camouflage e pied de poule.

Milano Moda Uomo
Calvin Klein, Ermanno Scervino, Dolce & Gabbana, Gucci – Credits Photo © Yannis Vlamos

Parigi Haute Couture Primavera Estate 2015. Principesse di modernità

Sono sempre stato proiettato nel futuro, più che nel passato. Ma anche il passato può essere interessante se viene riletto nel modo giusto“. Eccolo qui, riassunto in poche parole pronunciate da Raf Simons, direttore creativo di Dior, il letmovit delle sfilate di Haute Couture appena terminate a Parigi.

Esclusività certo, caratteristica imprescindibile quando si parla di Alta Moda, ma anche uno stile moderno e contemporaneo che ben si adatta all’attitudine delle principesse del terzo millennio. Ed ecco allora sfilare le creazioni di Karl Lagerfeld per Chanel, sempre attento ai continui cambiamenti della società: il classico tailleur scopre proporzioni inaspettate che lasciano la pancia a vista, le gonne ad A che ricordano le corolle dei fiori. Una collezione che potrebbe piacere a Rihanna Kristen Stewart o Alice Dellal, muse e testimonial della Maison.

Schermata 2015-02-07 alle 16.01.35

Sulla passerella di Dior  il classico abito da cocktail viene ridisegnato da strategici tagli sui fianchi, o dove gli stivali sopra il ginocchio, abbinati a mini abiti stile Mary Quant, che tanto piacevano alle ragazze del Piper, si accentuano nelle loro proporzioni fintanto da sembrare un unicum con i pantaloni.

Anche il romanticismo sembra essere un tema caro agli stilisti per questa stagione. “Amor vinci Omnia” si legge sull’ultima uscita della sfilata della Maison Valentino ed è l’amore che vince su tutto e tutti  quello che ci hanno proposto Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli per questa stagione. Un’iconografia sull’amore da Chagal a Dante, da Fabrizio De André  a Jacques Prévert, che scopre e traduce in abiti le mille sfaccettature di questo sentimento.

Schermata 2015-02-07 alle 16.02.11

Schermata 2015-02-07 alle 16.01.48

Sulla passerella si alternano donne angelo che sembrano appena uscite dalla Divina Commedia,  danzatrici dei balletti russi con gilet ricamati e abbinati ad abiti lunghi di chiffon impalpabili, fino alle uscite finali interamente decorate e dipinte a mano, dove la dedica all’amore dei due stilisti diventa manifesta.

Sembra una sala di un castello incantato, uno di quei luoghi dove non può succederti niente di brutto, quello allestito da Giambattista Valli per far sfilare le sue principesse. Le sue Femmes Fleur sfilano su una morbida moquette con abiti di ispirazioni anni settanta. Abiti da piglio pre-a-porter sono resi lussuosi da elaborate costruzioni couture e ricchezza di particolari: volante, onde e nastri, rosette, applicazioni in rilievo, ricami tridimensionali. Linee pulite si sovrappongono a forme effervescenti, vaporose e soffici come una nuvola. La veletta, appena calata sugli occhi per lasciare un po’ di mistero accompagna tutte le uscite.

Schermata 2015-02-07 alle 16.03.03

Schermata 2015-02-07 alle 16.02.34

La veletta, a conferma della rinascita degli accessori per capelli, la ritroviamo sulla passerella di Chanel, a riprova del filo che lega lo stilista italiano alla Maison dalla doppia C.  “Immagina Coco Chanel che fa una passeggiata con Janis Joplin per i Jardin des Tuileries” dice Val Garland, make up artist della sfilata Giambattista Valli. Oltre alla veletta anche il romanticismo è un particolare che accomuna le due sfilate. Lagerfield per Cahnel esalta la femminilità nei dettagli, nei ricami, nelle applicazioni delle camelie, in organizza, pvc e cristalli.

Schermata 2015-02-07 alle 16.03.19

Infine, a ricordarci che le donne non sono solo delle bambole e che hanno molto da dire al mondo ci pensa Giorgio Armani. Nella sua collezione più preziosa lo stilista meneghino prende ad esempio il bambolo, pianta tropicale abituata a vivere in qualsiasi clima urbano, dal fusto rigido e resistente, ma dalle foglie fluttuanti proprio come la sua donna forte e fragile al tempo stesso.

Eccole lì, sulle passerelle di una Parigi ricoperta di neve e che riscopre il valore e la lotta per la libertà, le principesse di oggi: moderne Lady D, Jackie O e Audrey Hepburn, ideali a cui vorremmo somigliare,  personalità che guardiamo con ammirazione.

 

Sorrentino e Armani insieme per “Films of city frames”

films-of-city-frames-defaultUno è il re della moda italiana, tanto è vero che viene soprannominato “King”; l’altro è il neo premio Oscar, regista del film “La grande bellezza”, omaggio a Roma e a un’Italia decadente, ma sempre bella: Giorgio Armani e Paolo Sorrentino insieme per “Films of city frames”, un progetto corale che vede coinvolti gli studenti più talentuosi di sei scuole di cinema internazionali: a loro tocca realizzare cortometraggi su istanti di vita e scorci di città, visti attraverso il filtro degli occhiali della nuova collezione “Frames of life” di Giorgio Armani.

“Paolo mi è sembrato la persona più adatta con cui condividere questo progetto – spiega Armani – Ha uno sguardo limpido e ispirato sulla realtà, coglie aspetti emozionanti e poetici del quotidiano con uno stile asciutto e moderno. Soprattutto, rappresenta per me la magia vera del cinema, che è un linguaggio senza barriere: parla a tutti, ma il suo è un occhio innegabilmente italiano. Ed è proprio l’importanza dello sguardo individuale che volevamo cogliessero gli studenti”.

eyewear-and-short-films-giorgio-armani-unveils-films-of-city-frames

A realizzare il corto pilota ci ha pensato Piero Messina, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia e assistente alla regia di Sorrentino, che si è ispirato a sequenze inedite de “La grande bellezza” e a “Viaggio al termine della notte” di Céline.

Le varie fasi di produzione dei corti saranno raccontate attraverso una sezione dedicata sul sito www.framesoflife.com, e condivise sui canali social Armani. Il risultato finale sarà un collage visivo e narrativo sulle metropoli contemporanee, filtrate dall’individualità dei punti di vista.

Un talento WION: Arthur Arbesser presenta la collezione A/I 2014 ad AltaRoma

“La moda è una cosa leggera in grado di rendere la tua vita molto più bella, una cosa importante per molte ragioni ma che comunque non va presa troppo sul serio: è qualcosa che ti rende molto felice, proprio come una meringa con il gelato”. 

arthur-arbesser-portrait

E’ così che Arthur Arbesser definisce la sua passione, quella per la moda, tanto amata fino al punto di decidere compiuti i 30 anni di lasciare un ruolo sicuro di fashion designer in casa Armani per intraprendere un viaggio da solo per creare il suo di brand, che porta il proprio nome. Determinazione, risolutezza e sopratutto il suo talento sono stati premiati, tanto da riuscire a fondare il suo marchio in meno di un anno.

A fine 2012, Arthur Arbesser è la nuova linea womenswear che in pochi mesi e appena due collezioni, ha portato il fashion designer a vincere la nona edizione, ex equo con Esme Vie, di Who Is On Next? il più importante concorso di scouting italiano organizzato da AltaRoma in collaborazione con Vogue Italia, dove è stato premiato per il ready to wear, grazie alla sua capacità di interpretare un’attitudine contemporanea attraverso forme ed alternanze di tessuti, in un mixage che ha dato vita ad uno sportwear fatto di comodità e ricerca.

Arthur-Arbesser-Runway-AltaRoma-AltaModa-fall-winter-2014-2015

Nato e cresciuto a Vienna, immerso sin da piccolo nella cosmopolita cultura austriaca, il percorso creativo di Arthur è segnato da alcuni momenti fondamentali che lo hanno portato dall’Austria a Londra, dove ha studiato fashiondesign nella prestigiosa Central Saint Martins, e dalla capitale inglese a Milano, dove ha preso contatti con le grandi maison di moda lasciando ad ognuna il lookbook della collezione finale per la Saint Martins, finito in mano a Giorgio Armani che lo ha immediatamente assunto. E’ il 2005 quando entra a far parte dell’entourage di Re Giorgio e per sette lunghi anni Arthur apprende conoscenze e competenze, che come non mai in questo momento si rivelano utili per gestire il suo brand in prima persona.

Arthur-Arbesser-Runway-AltaRoma-AltaModa-fall-winter-2014-2015

Dopo la vittoria del concorso Who Is On Next? Arthur Arbesser è tornato a sfilare nella città che lo ha consacrato, durante gli eventi della XIV edizione di AltaRoma, portando sulle passerelle capitoline la collezione autunno inverno 2014-2015. E’ un viaggio indietro nel tempo la sua terza collezione, che ci porta a ripercorrere gli anni di studio londinesi. Contaminazioni dello street style inglese e delle culture giovanili, la spregiudicatezza delle controculture e le notti nei Club si fondono come inesorabili metafore delle sue creazioni.

Londra, Vaticano, militare, Joy Division, amori non corrisposti, gang di ragazzi pericolosi, una giovane Diane Keaton e grafiche primi anni ’80, sono la chiave di volta della sua collezione. Una fusione di stili che danno vita ad una serie di capi che mettono in risalto la visione androgina della donna cui il designer viennese resta ancorato.

Arthur-Arbesser-Runway-AltaRoma-AltaModa-fall-winter-2014-2015

Forme nette e decise, chiare, mascoline e potenti, quelle per la donna Arbesser, ma allo stesso tempo morbide e sognanti. “Mi ispiro spesso alle architetture cittadine, magari prendendo spunto da un portone – dichiara Arthur – […] e poi le riporto sui miei abiti, che sono molto lineari. Rendono così portabili le stampe estrose e particolari che amo e che sono uno degli elementi distintivi del mio stile, perché solitamente queste linee sono legate a toni neutri”. A ispirare Arbesser non è solo il mondo della moda, ma sono particolarmente il teatro, l’opera, la musica e l’arte. “Un elemento ispira l’altro, è un lavoro in continuo divenire, – afferma lo stilista – anche se so sempre dall’inizio cosa voglio mandare in passerella, e di solito alla fine è sempre così […]”. 

Arthur-Arbesser-Runway-AltaRoma-AltaModa-fall-winter-2014-2015

Un gioco di linee sartoriali molto marcate e trasparenze femminili sottolineano la linea di Arbesser, dallo spiccato accento su stampe e superfici. I tessuti per lo stilista sono un altro elemento che lo caratterizzano per eccellenza. Sempre speciali e con quel tocco in più, la luce e la lavorazione speciale, che rende unici gli abiti dai tagli puliti. Mix and match azzardato per i materiali coniugati assieme dove il Loden made in Austria si sposa con il faux astrakhan e il cavallino, le organze di seta trasparenti abbracciano i materiali tecnici gold glitter.

Ancora una volta a premiare è stato l’estro, l’idea dietro il concetto espresso da un artista eclettico come Arbesser, che ha creato silhouettes fresche utilizzando materiali inaspettati, portando in scena una collezione relativamente nostalgica, dove la voglia di riportare in luce ricordi dolcemente malinconici legati allo sforzo di crescere si fonde con la volontà di scoprire la propria identità.

Arthur-Arbesser-Runway-AltaRoma-AltaModa-fall-winter-2014-2015

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...