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Saint Laurent chiude l’era Hedi Slimane

Hedi Slimane Diary
Hedi Slimane Diary

Talentuoso non è chi riesce a dimostrare al pubblico solo ciò che più gli riesce bene fare, taletuoso è chi nel corso della propria vita ha il coraggio di mettersi in gioco sempre comunque riuscendo ad imparare nel bene e nel male, riuscendo altresì a fare tesoro di ogni piccolo dettaglio visto o immaginato, di ogni persona conosciuta di ogni settore toccato con mano o semplicemente studiato. Talentoso è Hedi Slimane. Vogliamo definirlo eclettico come l’intera stampa internazionale ha fatto negli ultimi anni? Possiamo anche farlo, ma solo se usiamo questo aggettivo con cognizione di causa e non solo perché ormai gli è stato affiancato come tratto distintivo. Tutti sanno che è un bravissimo stilista dallo stampo rock-chic, che ha messo le mani sulla casa di moda YSL eliminando il nome del suo fondatore, che ha trasformato una semplice sfilata nell’evento di Los Angeles più atteso e acclamato dell’ultimo decennio; ma pochi sanno chi è davvero colui che da qualche giorno ha divorziato dalla casa di moda parigina del gruppo Kering.

Hedi Slimane diary
Hedi Slimane diary

 

Hedi è un visionario, è un credente, è stato uno studente modello, è una persona che ha cercato con ogni forza in suo possesso di raggiungere i suoi obiettivi, i suoi sogni, andando a scavare sempre in ogni piccolo angolo della sua persona. Slimane ha saputo mettersi in gioco, accettare le sfide e rialzarsi dalle cadute infantili, ma soprattutto è sempre riuscito a lasciare il segno dal punto di vista professionale in ogni settore con il quale ha dovuto interfacciarsi. Ma dove avrà fatto crescere il suo gusto stilistico o da chi lo avrà ereditato? Potremmo valutare come esatte entrambe le risposte a queste domande perché, l’ormai ex designer di casa Saint Laurent, ha potuto contare sul gusto artigianale e delicato di una mamma italiana sarta e su studi approfonditi che non si sono mai limitati al campo del disegno di moda. Il quid in più che forse oggi ha fatto sì che Hedi sia un professionista a tutto tondo, deriva probabilmente dal fatto che lui, nel corso della sua crescita, ha voluto studiare vari e diversi ambiti che ruotano all’unisono, attorno al mondo del fashion system: arte, musica, giornalismo e fotografia. 

Hedi Slimane diary
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Ha studiato ma soprattutto ha sviluppato un senso di visione del mondo della moda a 360°. Ha lavorato come art director freelance diventando a soli 27 anni direttore creativo di Dior Pour Homme ottenendo nel 2002 il premio come “migliore stilista internazionale dell’anno” dal Council of Fashion Designer of America. E come poteva a questo punto Francois-Henry Pinault, Ceo di PPR, non nominare proprio lui come designer della casa di moda Yves Saint Laurent? Da quel momento ad oggi sono passati ben 4 anni, arco temporale durante il quale Slimane ha totalmente fatto rinascere e riposizionato all’interno del fashion system il marchio Saint Laurent dandogli un’impronta decisamente più trasgressiva ma di grande stile che sicuramente sarà sempre ricordata negli anni come il doppio biennio più importante della casa di moda dopo l’addio del defunto fondatore. Un amore che giunge al termine senza rotture ma con una stretta di mano professionale e di grande rispetto. Il futuro di YSL è già stato deciso, o meglio “postato”. Quello di Hedi Slimane è ancora tutto da scoprire, ma una cosa è certa, un talento del genere avrà bisogno di una cornice altrettanto importante. Good luck HS. 

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Hedi Slimane diary

Snapchat e moda. Storia di un nuovo amore in passerella

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Logo di Snapchat, il social del fantasmino.

 

“C’era una volta, in un favoloso mondo patinato, una bellissima donna che si chiamava Moda. Era una di quelle bellezze paradisiache la cui semplice visione era riservata solo ed esclusivamente ad una ristretta élite di persone, appartenenti naturalmente al suo stesso mondo di provenienza. Tutto sembrava andare avanti in un modo sereno e tranquillo, scandito da una cadenzata routine. La bella principessa si mostrava al pubblico solo due volte nel corso di un singolo anno, con qualche eccezione nel caso in cui ci fossero eventi particolarmente importanti di Haute Couture. I giorni, i mesi, gli anni, trascorrevano così in modo quasi monotono e così, quella donna che non si era mai permessa di alzare la voce, venne improvvisamente scossa dalla voglia improvvisa di rompere quella vita monotona e far presente i suoi desideri. Così, dall’alto della sua carica prestigiosa, decise di comunicare a tutti i suoi sudditi: stilisti, sarti, modelle e tutti coloro i quali gironzolavano attorno al suo castello, che era arrivato il momento di abbattere le mura di cinta e guardare oltre. Aveva capito che fuori dal mondo incantato all’interno del quale trascorreva la sua esistenza, qualcosa stava cambiano e lei, non poteva assolutamente rimanerne allo scuro. Così le mura venendo abbattute, i cancelli furono aperti e vennero convocati a corte tutti quei nuovi fanciulli che, appartenenti ad una nuova generazione, si pensava potessero apportare grandi idee e novità nella sua vita. La bella Moda però non si accontentò inizialmente di scegliere un solo pretendente ma li mise immediatamente subito alla prova; fu così che Facebook, Twitter, Instagram e il timido Snapchat iniziarono la loro “lotta” per conquistare il cuore della principessa, ognuno secondo il proprio stile. Twitter decise di non abbandonare il suo aspetto elegante e raffinato, cinguettando di qui e di lì in modo sempre piuttosto ermetico, insomma non andava mai oltre le 140 battute. Facebook invece partì “in quarta” mettendo in mostra tutte le su potenzialità; iniziò a creare pagine che contenessero le foto di Moda, pubblicò video, foto, post più o meno lunghi cercando di racimolare sempre più like che invece il tranquillo Instagram non si dovette sforzare di ricercare. A quest’ultimo bastò qualche foto, il filtro giusto e un paio di hashtag per portare sul piatto della principessa un numero di follower davvero incredibile. Moda fu così colpito da Instagram e il suo fashion molto street, se ne innamorò, ma quando stava per gettarsi fra le sue braccia, accadde qualcosa di davvero inaspettato. Mancava un pretendente all’appello durante la riunione finale, il timido e sempre ritardatario Snapchat che però accaparrandosi l’esclusiva in tempo reale e soprattutto limited edition di molti amici della principessa moda, riuscì a baciarla e farla sua per sempre. Fu così che bastò una fashion week per convincere la bella Moda a rendere pubblico l’inizio di questa storia d’amore. I suoi amici, colpiti da questa grandissima novità, iniziarono a manifestare le loro idee. Alcuni decisero di commentare con un pollice rivolto verso il basso altri invece, come Burberry, Louis Vuitton, Dior, Michael Kors si sbizzarrirono fra cuori e mi piace iniziando anche ad instaurare un rapporto con il nuovo amico Snapchat che all’interno della patinata corte di madame Moda, conquistò davvero tutti che poi…” (to be continued)

Sfilata Burberry. Ph. GettyImages
Sfilata Burberry FW2017. Ph. GettyImages

Beh, come avrete potuto notare, la nostra storia non ha una fine. Sapete perché? Perché abbiamo deciso di raccontarvi una love story piuttosto moderna, anzi proprio attuale e in via di sviluppo che continua a costruirsi ogni giorno, anche mentre io scrivo e voi leggete, probabilmente qualcosa starà cambiando. È proprio per questo che abbiamo deciso di mettervi al corrente di questo meravigliosi rapporto di amorosi sensi nato fra il mondo della moda e il social del fantasmino, senza però scrivere una fine. Un amore nato quasi per caso che però, stando ai dati resi pubblici durante le fashion week appena terminate, mostra dei dati davvero molto interessanti. “La scorsa New York Fashion Week ha registrato un crollo delle conversazioni su Instagram e Twitter rispetto all’edizione precedente, coinvolgendo 660 milioni di persone a fronte dei 5,8 miliardi di settembre” o meglio è quello che ha ipotizzato il CEO di Pixlee, Kyle Wong, secondo il quale tutto si dovrebbe imputare proprio all’avvento di Snapchat. Ricordiamo che il social, secondo un rapporto di comScore, è il terzo più grande per livello di penetrazione tra i Millennials statunitensi compresi fra i 18 e i 34 anni, dopo Facebook e Instagram.

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Chiara Ferragni, The Blonde Salad

Chi però ha contribuito fortemente a rendere “appetibile” Snapchat fra il pubblico nostrano, è stata la trend setter più famosa al mondo nel panorama delle fashion blogger: Chiara Ferragni che con il suo The Blonde Salad è stata una delle prime a portare dietro le quinte e nel front row delle sfilate, tutti i suoi follower proprio grazie ai mini video pubblicati nel social in questione. Movie e foto che ricordiamo si autoeliminano dopo pochissimo tempo, ed è forse questa una delle peculiarità che ha contribuito a renderlo davvero, come direbbe una blogger: glamour! Oltre alla Ferragni sono molti altri i nomi che si potrebbero fare fra le figure del settore che hanno esposto la loro preferenza nei confronti di Snapchat che risulta essere fra i social, il più umano, informale ed immediato. 

Sfilata Alexander Wang. Ph. GettyImages
Sfilata Alexander Wang. Ph. GettyImages

“Il fascino di Snapchat sta nel fatto che è possibile vedere gli eventi moda da diversi punti di vista, quello del fotografo del make up artist, della modella del designer ecc…”, ha affermato Nick Bell, head of content di Snapchat. E a fronte di quanto appena letto possiamo capire perché questo fantasmino bianco e giallo, sia diventato, all’interno dell’immenso cyberspazio, la piattaforma di condivisione più amata da direttori creativi, maison e influecer che spesso decidono di mostrare in esclusiva le proprio collezioni o i dietro le quinte dei fashion show, proprio tramite quei piccoli video della durata di 10 secondi. Un po’ come fece Valentino in occasione di Zoolander o Gucci che ha anticipato così la pre-collezione 2016-2017. Insomma la nostra storia si potrebbe concludere con un “e vissero felici e contenti” ma attenzione, tutto fra qualche secondo potrebbe scomparire quindi vi consiglio di screenshottare o condividere subito!

 

 

Parigi Haute Couture. Il trionfo italiano

 

La sfilata di Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.  (AP Photo/Francois Mori)
La sfilata di Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.
Credits: AP Photo/Francois Mori

Il tempo scorre sotto le nostre dita e noi non riusciamo spesso nemmeno a rendercene conto. Così mentre noi rimaniamo con le mani in mano, c’è invece chi si rimbocca le maniche e impugnando una semplice matita inizia a ricostruire il passato, lo rende vivo attraverso le stoffe, le linee e lo mostra in passerella regalando attimi di meraviglia ed emozioni indescrivibili. È proprio questo quello che sono riusciti a fare Pier Paolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri con la collezione Haute Couture Primavera/Estate 2016.

Una modella sfila per Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.  (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Una modella sfila per Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.
Credits: Vittorio Zunino Celotto/Getty Images

“L’arte di Mariano Fortuny, la sua personale ricerca dell’eternità facendo dialogare oriente bizantino e occidente classico”, è proprio da qui che parte l’ispirazione che sta alla base di questa collezione che fra broccato, chiffon e minuziose lavorazioni manuali, mette in scena il concetto di bellezza esaltando la figura della donna. Una donna senza tempo che con le sue coroncine. i calzari gioiello e avvolta fra voli di farfalle e fiori, è in grado di danzare con ogni suo libero movimento naturale, con leggerezza armoniosa.

Vi siete mai chiesti quale sia il significato dell’Haute Couture? Beh la risposta è stata già data il 27 Gennaio durante la sfilata della maison Valentino, che si erge nettamente sopra tutti.

Il dettaglio di una creazione di Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.  (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Il dettaglio di una creazione di Valentino, Parigi, 27 gennaio 2016.
(Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

Insomma, noi italiani potremmo varcare la soglia delle principali città della moda a testa alta, fieri di ciò che i nostri designer riescono a creare stagione dopo stagione, portandoci davvero al centro del mondo, all’apice di un settore nel quale “eccellenza” è il termine adatto per descriverci.

Altro catwalk da “chapeau” è stato sicuramente quello di Re Giorgio e la sua collezione monocromatica che fra tessuti impalpabili, organza, cristalli e onde di tulle, ha decisamente lasciato il segno. “Mauve en mouvement” è così che può essere sintetizzata questa sfilata in cui la donna è perfettamente vestita con capi armonici color malva, sia di giorno, che di notte.

Giorgio Armani applaudito dopo la sua sfilata haute couture, Parigi, 26 gennaio 2016.  (AP Photo/Thibault Camus)
Giorgio Armani applaudito dopo la sua sfilata haute couture, Parigi, 26 gennaio 2016.
Credits: AP Photo/Thibault Camus

Sono le dive anni ’40 ad invadere la passerella in cui, fra le sfumature di glicine e lilla non possono mancare l’eleganza del nero e il grigio metallico, adatto ad esprimere il “concetto di normalità eccezionale” che lo stilista ha voluto rendere pubblica con la sfilata Giorgio Armani Privé.

Onde che dalle acconciature delle modelle si estendono fino agli abiti, proprio come il favoloso abito da ballo che forse è già stato definito il “pezzo” migliore dell’ intera collezione. Un capo che sicuramente andrà ad adornare il corpo di qualche bellezza da “Oscar”. Un tripudio di cristalli scintillanti, bagliori sorprendenti e un vortice infinito di lavorazioni certosine ottenute artigianalmente.

Una modella sfila per Giorgio Armani Privé, Parigi, 26 gennaio 2016.  (MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)
Una modella sfila per Giorgio Armani Privé, Parigi, 26 gennaio 2016.
(MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)

Armani sarà sicuramente definito ora e sempre il Re della moda italiana, ma non possiamo sicuramente dimenticare, in questa breve carrellata che ripercorre le principali sfilate Alta Moda Primavera/Estate Parigi 2016, la reginetta che con la sua chioma bionda, ha affiancato il fratello, con lui è cresciuta e nonostante la sua scomparsa, continua a portare alto il suo nome e soprattutto il suo stile. Stiamo parlando di Donatella Versace e la sua collezione sport chic che ha visto succedersi in passerella le top model più iconiche del momento; da Gigi Hadid con il tailleur nero rivisitato con oblò che scoprono parti del corpo a Joan Smalls con il minidress arancione indossato subito dall’artista Rita Ora. Quello che possiamo notare osservando le creazioni portate in passerella dall’Atelier Versace è che sicuramente la designer ha cercato di proporre una sua personale concezione di Alta Moda nel 2016, fatta principalmente da uno stile in grado di coniugare: eleganza, sensualità e maestria sartoriale. Non è un caso se fra i tessuti utilizzati per gli abiti in cui spesso compaiono delle applicazioni fluo, ritroviamo anche tessuti tecnici.

La modella russa Natasha Poly (a destra) con una creazione di Versace, Parigi, 24 gennaio 2016.  (MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)
La modella russa Natasha Poly (a destra) con una creazione di Versace, Parigi, 24 gennaio 2016.
Credits: MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images

Una donna forte, sicura di sé e assolutamente sporty quella che con sguardo deciso calpesta con i suoi sandali pieni di lacci, che ritroviamo anche negli abiti, la passerella total white di Parigi. Questa collezione Haute Couture Primavera/Estate 2016, con le sue tonalità di colori accesi e gli effetti scomposti, mostra come gli abiti di una donna possono essere considerati davvero delle potenti armi di seduzione.

Una modella sfila per Versace, Parigi, 24 gennaio 2016.  (AP Photo/Thibault Camus)
Joan Smalls  sfila per Versace, Parigi, 24 gennaio 2016.
Credits: AP Photo/Thibault Camus

Ma mettiamo da parte per qualche momento l’aggressività tremendamente sexy delle modelle di Donatella che ricordiamo ha avuto a sua disposizione anche Rosie Huntington Whitley e Irina Shayk, per farci trasportare invece verso un mondo più romantico e dolce, quello di Giambattista Valli.

La sfilata di Giambattista Valli, Parigi, 25 gennaio 2016.  (FRANCOIS GUILLOT/AFP/Getty Images)
La sfilata di Giambattista Valli, Parigi, 25 gennaio 2016.
Credits: FRANCOIS GUILLOT/AFP/Getty Images

Italiano di nascita ma francese di adozione, il designer è riuscito in qualche modo, attraverso la sua collezione colma di tulle, a far rivivere il sogno “da principessa” di ogni donna. È come se il suo giardino personalmente curato con dedizione, sia finalmente rifiorito andando a decorare ogni singolo abito dove margherite, rose e peonie, formano un bouquet Haute Couture. Volumi importanti che però si alternano anche a mini-abiti di organza e cristalli che con il loro taglio dritto e le ruches, mostrano nel migliore dei modi tutta la bellezza del corpo femminile: un corpo degno da creazione Alta Moda!

Una modella sfila per Giambattista Valli, Parigi, 25 gennaio 2016.  (AP Photo/Thibault Camus)
Una modella sfila per Giambattista Valli, Parigi, 25 gennaio 2016.
Credits: AP Photo/Thibault Camus

Accademia italiana festeggia 30 anni e punta al riciclo

Riciclo, eco-sostenibilità & sensibilità etica sono le parole-chiave che descrivono il fashion show di fine semestre dell’Istituto Internazionale Accademia Italiana Arte Moda Design.

Collezione Francesca Faralli
Collezione Francesca Faralli, VI semestre

In passerella abiti ispirati alla natura, agli anni Cinquanta, all’eleganza delle  geometrie strutturate, con audaci trasgressioni fatte di maschere anti-gas e  armature in alluminio.

Il fil rouge che lega le differenti collezioni è il riutilizzo: i capi vengono  rielaborati e rinascono in nuove forme.

Ampio è l’uso della seta: dall’organza allo chiffon, dal velluto alla duchesse fino  ai broccati. Le palette cromatiche spaziano dai classici back and white, ai  colori del deserto, ai pastelli, fino ai toni della natura più verde.

Il risultato dell’attenta ricerca fatta dagli studenti si ravvisa nell’uso di  diversi  tessuti sapientemente mixati, come la carta di riso col velluto e la rafia  intrecciata con la gomma per le gonne o la plastica trasparente imbottita di piume per la cappa di lui. Raffinati bracciali in ceramica e visiere in broccato accompagnano abiti realizzati con tessuti provenienti dal caldo Sorrento o dalla bellissima Tanzania per moderni turbanti.

Numerose sono le tecniche utilizzate dai ragazzi per creare i loro abiti: dalle borse in pelle incise e tagliate a laser a strisce di collant tagliate, intrecciate e lavorate interamente al telaio che creano il perfetto cappotto per lui.

Si offre nuova vita ai materiali classici, trasformandoli e assemblandoli in maniera innovativa e fuori dagli schemi. Così le camere d’aria diventano splendidi corpetti e borse, mentre le cinture di sicurezza si intrecciano ai fili di lana per creare eleganti e safety dresses.

Sfilano anche i modelli della collezione provocatoria “Fashion on the job” per  Klopman, azienda leader nel settore del tessuto tecnico, che ha visto la rielaborazione in chiave ironica delle più famose divise da lavoro: dalle sexy infermiere ai virili carpentieri, dai carabinieri distratti agli operatori ANAS in minigonna.

Vincenzo Giubba e Renato Balestra
Vincenzo Giubba e Renato Balestra

Dall’Africa invece arriva un assaggio della capsule collection primavera/estate, realizzata in collaborazionecon Franca Sozzani e Vogue Italia nell’ambito del progetto AIFA (Accademia Italiana For Africa).

Se da una parte Accademia Italiana sostiene il progetto RE:SILK, donando nuova vita a sete preziose thailandesi, dall’altra mostra il suo impegno etico in patria, facendo realizzare da alcune detenute delle carceri pugliesi, abiti disegnati dagli studenti.

Ma le sorprese non finiscono qua: il presidente di Accademia Italiana, Vincenzo Giubba, dichiara un doppio festeggiamento.  Il Premio Piramide dell’eccellenza, evento molto atteso, compie 10 anni.

Compaiono tra i premiati passati Vivienne Westwood, Oliviero Toscani, Ermanno Scervino, Franca Sozzanie molti altri.

Quest’anno ritirano il premio il maestro della fotografia Maurizio Galimberti, il presidente di Artemide Ernesto Gismondi, l’imprenditrice della praticità Patrizia Pepe e per l’Alta Moda, il creatore di vere e proprie opere d’arte, Renato Balestra, che dichiara “Stasera ho visto una fantasia sfrenata. Solitamente i giovani osano poco, ma loro non hanno avuto paura di farlo”.

Osare è dunque il suggerimento di un grande della moda a tutti i futuri stilisti… e non solo!

Giulia Faralli

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