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La moda ai tuoi piedi. Ad ognuna il suo sandalo per l’estate

Estate: tempo di vacanze, di mare e di relax. C’è chi va in spiaggia, chi preferisce rilassarsi in una spa, chi si riposa a casa, ma senza rinunciare al glamour. Oltre a mettere in mostra le gambe, si scoprono i piedi. Si sfoggiano sandali di tutti i tipi: colorati, impreziositi da brillantini, bassi, con zeppa, originali o più classici. Insomma, per tutti i gusti.

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La novità per l’estate 2016 sono di sicuro i sandali alla schiava, indossati anche dalle bellissime Kendall Jenner, Adua Del Vescovo e  Letizia Ortiz che li preferiscono con tacchi vertiginosi e lacci fin sopra al ginocchio o addirittura fino alle cosce, ma c’è anche la versione bassa. Jimmi Choo lancia la variante in camoscio con punta open-toe e nastri da legare al ginocchio.

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Per chi preferisce la comodità può scegliere i sandali flatform con suola alta colorata o bianca, come quelli proposti da Alberto Guardiani o con suola dentellata di Desigual. Nero Giardini impreziosisce il modello con gioielli e pietre colorate.

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Altro modello molto acquistato sono le espadrillas, le classiche calzature con para in corda che possono essere basse o altissime. Paloma Barcelò si spinge fino a 13 cm di zeppa, Michal Kors e Tabitha Simmons pensano a modelli in denim, Valentino preferisce la stampa floreale o il pizzo.

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Qualcuno storcerà il naso, qualcun altro li amerà: sono i sandali in stile ciabattina, le slippers, pensate per uscire, disegnate e prodotte anche con materiali preziosi. Brand famosi come Roger Viver inseriscono nelle loro collezioni sandali flat con la punta aperta e il tallone scoperto, Chanel preferisce la versione colorata, tinte pastello per salvatore Ferragamo.

©CHANEL

Di sicuro una valida alternativa alle calzature con tacco sottile, per lo più molto scomode, sono i sandali o le dècolletès con tacco grosso. Gucci li propone in versione sabot con tallone scoperto, Miu Miu preferisce la punta tonda e fibbie colorate lungo la tomaia.

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Spopolano i sandali etnici: frange colorate, pom pom, charms, perline e pietre colorate. Dolce&Gabbana, Sam Edelman non rinunciano a questi modelli.

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Ad ognuna il suo sandalo.

Abaya, la collezione per donne musulmane firmata Dolce & Gabbana

Si chiama Abaya ed è la prima collezione firmata Dolce & Gabbana per donne musulmane.

Dopo Oscar De La Renta, DKNY e la catena Mango, già creatori di linee ispirate al ramadan, ecco arrivare la prima capsula firmata dai designer italiani. Il termine Abaya indica la veste nera che copre interamente il corpo femminile lasciando scoperti solo gli occhi. Grazie ai due stilisti italiani, ora le donne musulmane potranno adornare le loro vesti con varianti in pizzo, floreali e pietre preziose; Potranno inoltre arricchirle con accessori, occhiali da sole e borsette vistose.

Abaya, credits Google
Abaya, credits Google

Le nuance scelte dagli stilisti Stefano e Domenico sono quelle del beige e del nero. La collezione è stata presentata su style.com/Arabia, il portale di moda in Medio Oriente. Un mercato quello musulmano in continua crescita ed espansione soprattutto nel settore del lusso. Secondo lo studio “Doing Business in Halal Market” di Euromonitor International, segnalato da Moda 24 del sole 24 ore, nel 2013 l’abbigliamento donna ha generato un terzo dei ricavi di settore nei paesi che aderiscono alla Organisation of Islamic Coperation (OIC), seguito dal menswear, dalle calzature, dall’abbigliamento junior e dagli accessori.

Abaya, credits Google
Abaya, credits Google

Carlo Capasa, nuovo presidente della Camera della Moda Italiana, ha dichirato: “L’Islamic Fashion rappresenta un mercato potenziale di circa 300 miliardi di dollari che dovrebbe crescere fino a circa 500 miliardi nel 2019. Ma, il settore è ancora caratterizzato da una scarsa offerta da parte delle case stilistiche internazionali. Colmare questo vuoto significherebbe intercettare una fetta di mercato di consumatori che si estende dall’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti, all’Iran, per poi passare per i musulmani europei e americani.

Riuscirà la moda italiana a farsi spazio nei cuori e negli armadi delle donne musulmane?

Ermanno Scervino rifà il look alla Nazionale azzurra

Gli europei 2016 si avvicinano e la Nazionale azzurra cambia divise. Da Dolce & Gabbana ad Ermanno Scervino. Fino ai mondiali del 2018, che si terranno in Russia, sarà la casa di moda fiorentina a vestire gli azzurri capitanati da Antonio Conte. L’accordo con la FIGC è stato presentato a Palazzo Vecchio, a Firenze e accolto con molto entusiasmo.

“Tra le proposte ricevute, abbiamo deciso di scegliere un marchio italiano in grande crescita come Scervino, che abbina lo stile del Made in Italy ad uno spirito innovativo che ben si coniuga con le ambizioni degli Azzurri”, queste le parole del Direttore Generale della FIGC Michele Uva. Un brand che sta registrando una grande crescita.

Marchio nato a Firenze nel 2000, ha da subito riscontrato un grande successo e in pochi anni è diventando sinonimo di qualità Made in Italy. Cinquanta boutique monomarca e un fatturato da cento milioni di euro sono solo alcuni dei numeri che ci danno un’idea del grande impero Ermanno Scervino.

I suoi punti di forza? Capi handmade, eccellenza dello stile, eleganza, made in Italy e un’ambasciatrice importante quel è la moglie del premier Renzi, Agnese Landini.

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“Siamo onorati di essere stati scelti per le divise ufficiali perchè la Nazionale è simbolo di italianità in tutto il mondo”. Così esordisce Toni Scervino, amministratore del brand che ha sede nelle campagne fiorentine.

Non è però la prima volta che Ermanno Scervino prende parte al mondo dello sport. Infatti, già le divise della Nazionale Russa alle Olimpiadi d’inverno di Torino 2006 e quelle dell’Azerbaijan a Londra 2012 e ai giochi europei di Baku del 2015 portavano la sua firma.

Ancora top secret i dettagli stilistici di questa “collezione” che si occuperà sia delle divise ufficiali, sia dell’ outerwer.

Di una cosa siamo certi: sarà una collaborazione che assicurerà il successo della nazionale italiana fino ai mondiali 2018 almeno in merito allo stile. Qui la vittoria sarà stracciante.

Piave37: la nuova vetrina per talenti firmata Dolce&Gabbana

dolcegabbana-piave-37Si chiama Piave37 ed è la nuova fucina di idee e talenti lanciata da Dolce&Gabbana. Il duo creativo, forte dell’esperienza positiva con la boutique Spiga2, ora aprono una nuova era con questo progetto, che porta il nome della via e del civico dove è sito a Milano, poco distante dal Metropol, ex cinema e teatro, oggi ristrutturato dai due stilisti per diventare location ideale dove presentare le loro collezioni.

Una nuova vetrina, inserita nel percorso di talent scouting iniziato qualche anno fa, per offrire ai giovani designer emergenti una concreta possibilità commerciale e di visibilità su Milano. Uno spazio arredato in modo moderno, a tratti bizzarro, alla maniera di Dolce&Gabbana, con le pareti e i soffitti di un bel fucsia acceso e l’appenderia in acciaio. Contrasti per farsi notare nella giungla urbana.

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Piave37 tutt’oggi ospita le collezioni di 23 stilisti emergenti selezionati da Dolce&Gabbana e provenienti dall’Italia e dal resto del mondo: 19A (Canarie), Andrea Incontri (Italia), Andrea Pompilio (Italia), Barbara Casasola (Brasile), Caterina Gatta (Italia), Cedric Charlier (Francia), Christian Pellizzari (Italia), CO-TE (Italia), Fausto Puglisi (Italia), Fyodor Golan (Inghilterra), Guli (Uzbekistan), House of Holland (Inghilterra), Iris Van Herpen (Paesi Bassi), Kaal E. Sutkae (Corea), Lanre Dasilva (Nigeria), Martina Spetlova (Repubblica Ceca), Masha Ma (Cina), Roberto Fragata (Italia), Roksanda Ilincic (Montenegro), Sachin+Babi (New York), Sergei Grinko (Italia), Superduper Hats (Italia) e Vladimiro Gioia (Italia).

Ma la selezione dei brand è in continua evoluzione, di stagione in stagione, per dare sempre nuove opportunità a chi vuole e merita di diventare una stella nel fashion system.

Cooking Couture: la moda si porta in tavola

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Fashion love food. E viceversa. Dalle passerelle alla tavola. L’Italian style e i piatti visionari di un grande chef, che interpreta 11 famosi fashion designer. Ebbene sì, è questa la novità assoluta in fatto di cibo e moda, una fusion perfetta tra due mondi apparentemente diversi, ma assolutamente accomunati dall’elemento creativo. Si tratta infatti di due arti, la cui similitudine è molto più chiara quando la si guarda dalla giusta prospettiva, come se fosse un quadro impressionista. D’altro canto moda e cucina sono due parole dietro le quali risiede tutta la magia e la maestria dei loro creatori. Binomio vincente quindi sopratutto nel nostro panorama italiano, dove entrambe rappresentano il cavallo di battaglia della nostra eccellenza.

Dalle catwalks alla tavola, gli abiti di grandi designer si trasformano così in piatti prelibati d’alta cucina. Food and fashion diventano un tutt’uno grazie a Matias Perdomo, chef stellato del ristorante Al Pont de Ferr di Milano, che in collaborazione con AmazonBuyVip, lo shopping club online di Amazon che vanta una grande fashion expertise,  ha creato piatti ispirati ai capi delle collezioni Primavera/Estate 2013. Un omaggio all‘Italian Taste così come al Made in Italy.

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Il risultato? E’ Cooking Couture, un libro edito da Marsilio in cui sono raccolte le immagini di 11 piatti dedicati ad altrettanti stilisti di fama mondiale. Il compito di immortalare la bellezza dei piatti accostandoli ai singoli look da passerella è stata affidata al fotografo Giovanni Gastel, che ha saputo in ogni scatto, unire i due mondi apparentemente così lontani. Cooking Couture, curato e scritto da Gisella Borioli, esplora il mondo della moda da una prospettiva diversa e punta sulla convergenza tra i due universi legati dal fil rouge della bellezza, creatività e originalità. La collezione di piatti haute-couture inventati da Matias Perdomo, si confronta con gli undici stilisti contemporanei più amati in tutto il mondo.

Il grande Chef  non è neofito al mondo della moda. Ultimamente è stato anche scelto da Benetton insieme a Lea T e ad altri perosnaggi per la campagna primaverile. Con la pubblicazione del volume, il legame con la moda diventa sempre più stretto. Lo chef si immerge nel fashion system riproducendo con gli ingredienti i disegni delle bluse pastello firmate Blumarine. In un piatto riesce a ricreare le geometrie di una bag firmata Marni e le celebri fantasie Missoni, l’essenzialità di un completo Armani e l’estro di un paio di scarpe Prada.

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La fantasia non ha limiti. Sea&Sun per Dolce e Gabbana, dove il piatto fa emergere un’insalata di mare scultura, Color Mix per Missoni, dove una lasagna può essere degna di essere incorniciata in un museo. Prada è invece rappresentata con una scarpetta di radicchio calzata su un pavé di fois gras. Centosessanta pagine di eleganza e profumi declinati in diversi gusti, che rendono visionari quei suggestivi assaggi dell’eccellenza culinaria. Le maison che hanno fatto la storia dell’haute couture si susseguono come deliziose portate di un menù stellato. Fumo freddo per Ennio Capasa e Costume National, dove l’effetto dark di una marinata affumicata di ricciola e caviale su lastra ghiacciata è intagliata da effetti di fumo. Geo Complement per Marni, e per Versace invece la preziosità del tuorlo d’oro con triglia d’argento. Lussuosi giardini di Babilonia con granita di zafferano, velluto di carota, pistacchi e granita prendono vita per dar forma ad Etro. Tra le pagine del libro non si nota mai il distacco tra cucina e abito, tra ingrediente e accessorio, sembra tutto far parte di un gioco di simmetrie, tessuti e colori che creano armoniosamente un vestito come un bel piatto. Non resta che lasciarsi trasportare sull’onda della creatività, tentare dal profumo dello stile preferito e ispirare da una delle tante perle culinarie sapientemente disseminate tra le righe del libro.

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“Non c’è avanguardia senza tradizione” dice Matias Perdomo, alla realizzazione di un piatto dall’ispirazione siciliana, quella Sicilia tanto cara a Dolce e Gabbana, dove i finti peperoncini preparati e glassati, sembrano un classico della dieta mediterranea, ma in realtà sono molto di più.

In Cooking Couture secondo la curatrice Gisella Borioli, c’è molto di più. C’è stile, studio, passione, fantasia nelle portate e sopratutto nel fascinoso modo in cui queste vengono presentate. Indovinare con cosa sono creati abilmente questi piatti risulta non facile, ma occorre uno chef visionario come Perdomo e il suo team per entrare in quella dimensione chiamata arte. Matias riesce a dare corpo ai sogni mentre il fotografo dona stupore con i suoi scatti al food fashion creato dallo chef stellato.

Assaggi di moda, ricette creative, foto d’autore. Cooking Couture è tutto questo. La moda è servita su un bel piatto di design, per illuminare gli occhi e stuzzicare i palati degli appassionati delle due eccellenze del made in Italy, per la prima volta unite assieme da un genio della cucina.

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Milano Moda Uomo, eleganza ed avanguardia tra presente e passato

Milano, Moda, Uomo. Triade perfetta che incarna l’heritage del Belpaese.

Sfila in passerella un uomo poliedrico, che recupera la tradizione e l’eccellenza made in Italy, figlio dell’arte e della lotta di classe,ma contemporaneamente proiettato verso il futuro. Un futuro sussurrato, quasi accennato da dettagli e tessuti innovativi. Eleganza ed avanguardia, facce di una stessa medaglia.

Da Prada a Dolce & Gabbana, da Burberry Prorsum a Gucci, va in scena l’eleganza.

Atmosfere militari e parodia del potere chez Miuccia Prada. La signora di ferro della moda italiana, mette a segno un colpo magistrale dando vita a una kermesse unica. Allure militar-chic e atmosfere retrò sfilano in passerella, un red carpet declinato al maschile con vere stelle hollywoodiane. Da Adrien Brody a Willelm Defoe, da Gary Oldman a Tim Roth, iconiche citazioni cinematografiche, letterarie e riferimenti artistici si concretizzano su cappotti a doppiopetto, su rivisitazioni di divise asburgiche e robe de chambre da vampiro. Occhiali rossi , tondi da Otto Dix fanno capolino su giacche e capospalla. Tra rigore e goliardia va in scena la fenomenologia del potere .

Da Wunderkammer manierista a salotto fanè: così si presenta lo scenario della sfilata di Dolce e Gabbana. Una nobiltà d’antan sfila in passerella sulle note di un verdiano Rigoletto. L’ultima parvenza di ricchezza impreziosisce giacche e maglioni dai ricami a foglia oro di barocca memoria. Uscita finale: 70 cappotti di una bellezza mozzafiato, tailor made, che vanno dal pastrano di foggia militare completamente intessuto da ricami talari, al classico doppiopetto nero con collo e interni di astrakan, omaggio alla magnificenza italiana. Un’apoteosi. La storia lascia il posto alla modernità e la mantella siciliana, la Tistera diventa paltò, pantaloni di velluto si trasformano in jeans sdruciti, unico vezzo un papillon che richiama il romanticismo di un tempo, quando al posto di auto c’erano carrozze e invece di sms, lettere d’amore che raccontavano una storia di fin de siècle.

Sfila l’uomo Gucci, poeta maledetto, figlio di Charles Baudelaire. Questa volta Les Fleurs du mal non li legge, li indossa. Velluto devorè e broccato, adornano abiti e blazer, pantaloni skinny e giacche slim fit in seta jacquard, in netto contrasto con cappotti oversize. Cromatismo e motivi floreali percorrono i tessuti, una palette di colori declinata nei toni del blu, verde e bordeaux dai toni caldi, si manifesta su abiti e borsoni. Ermeneutica moderna di un dandy bohemien. Il nichilismo proprio del decadentismo, non vince sul sogno e sul romanticismo. Tra distruzione, vizi e vita dissoluta, Gucci fa rinascere un uomo grazie al potere salvifico dell’arte. Un dandy diventato un romantico a Milano grazie alla musica dei Baustelle.

It’s raining day. Una pioggia digitale apre la sfilata di Burberry Prorsum, il british style si reifica non solo nei cappotti e nella tradizione sartoriale ma questa volta il vero e proprio deus ex machina è l’accessorio. Come al 221B di Baker Street, odierni Sherlock Holmes transitano in passerella indossando capispalla ineccepibili. Trench, piumini-couture e giubbotti, accorciano le misure e lasciano intravedere giacche craftsmainship. Il twist retrò degli ombrelli, vero oggetto feticcio di questa collezione, si contrappone all’anima moderna di guanti in pelle studded effect, declinati in diversi colori. Teste di levriero, ariete e civetta, spiccano su ombrelli, effige di un gentleman dall’aria retrò.

Ricerca, fluidità di tessuti e riferimenti avveniristici nelle collezioni autunno-inverno di Bottega Veneta, Jil Sander e Roberto Cavalli.

Tomas Maier direttore creativo di Bottega Veneta porta in scena un uomo moderno, dall’urban style. L’eleganza slim fit delle giacche è spezzata da stripes colorate e tagli laserati. Sovrapposizioni, materiali e colori inaspettati, in piena tendenza colour blocking, trovano dimora su shearling e blazer sartoriali. Cut out e inserti in pelle spuntano da giacconi e paltò. Un tocco grunge è dato dall’effetto used di maglioni e jeans e dalla vernice che dona una veste liquida ai tessuti. Mocassini con tacco dal’anima pitonata, accessori originali per un uomo che si reinventa.

Dal fantasy al fairy tale, Roberto Cavalli e Jil Sander rimodellano il mood delle loro maison.

Figlio del lato oscuro, in costante ricerca della verità, l’uomo Sander supera le sue paure più recondite, lasciandosele alle spalle. Dinosauri, balene e piccoli mostri sono ricamati su maglioni e blazer, quasi a voler spezzare quella tensione emotiva in favore di una certa ilarità. Cloni di Matrix incedono in passerella in bilico tra perversi replicanti e business man.

Il delfino di casa Cavalli rigenera la collezione e la trasporta in una visione onirica sulle note di un jazz live.”The charmer” l’incantatore di serpenti di volta in volta si trasforma in altro da sé. Grafismi, stampe animalier su camicie e giacche, sprazzi di colori pastello dal rosa confetto al giallo ranuncolo,una mascolinità frivola stampata su abiti fancy. Metamorfosi moderne, nuance fluo, e rovesciamento bachtiniano dei valori, tutto in nome del caos primordiale, linfa stessa dell’esistenza umana.

Eleganza e sperimentazione, silloge di un universo chiamato moda.

FUCK!FAKE | Come riconoscere un Dolce & Gabbana

Vediamo come riconoscere un Dolce&Gabbana.

ETICHETTE:
Sia le t-shirt che l’intimo Dolce&Gabbana presenta una doppia etichetta
1) la prima etichetta è attaccata alla t-shirt è ha la sigla D&G in nero su sfondo bianco;
2) la seconda è attaccata sulla prima etichetta. E’ più piccola e presenta un quadratino argentato che diventa arcobaleno in presenza di luce diretta. All’interno del quadratino è serigrafato il marchio D&G.

JEANS:
Il jeans Dolce & Gabbana prima linea presenta un etichetta centrale che riporta la scritta DOLCE&GABBANA (seguita dal simbolo R cerchiato). Notate bene che la & è più piccola degli altri caratteri. Sotto al marchio troviamo l’identificazione MADE IN ITALY.

il jeans D&G, invece,  presenta due scritte. la prima D&G in grande e sotto in piccolino la scritta Dolce&Gabbana (seguita dal simbolo R cerchiato.

Il jeans Dolce e Gabbana prima linea presenta il logo sulla tasca posteriore destra. Il logo della prima linea è molto particolare ed è inciso su una piastrina a specchio riportante solo la scritta DOLCE&GABBANA.

Il jeans D&G invece prevede diversi loghi sulla parte posteriore del jeans in alto a destra, proprio dove passa la cintura.

BOTTONI
I jeans DOLCE&GABBANA prima linea riportano sul bottone solo la scritta DOLCE&GABBANA.
I jeans D&G invece riportano oltre alla scritta D&G anche il marchio DOLCE&GABBANA in piccolo.

ETICHETTA FABBRICAZIONE INTERNA
I jeans Dolce&gabbana prima linea hanno all’interno due etichette importanti all’interno. Una indica la ditta di produzione DOLCE & GABBANA INDUSTRIA S.P.A. Legnano MI. L’altra indica il modello del jeans.

Come rinoscere jeans Dolce & Gabbana? Presentano 3 etichette. La prima è bianca ed è quella classica in cui è indicata la fabbrica di produzione, i materiali di cui è composto il capo, etc. Naturalmente la ditta di fabbricazione della linea D&G è la ITTIERRE S.P.A.

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