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Dal Wrap Dress al memoir: Diane von Fürstenberg si racconta in un libro

La stilista Diane von Fürstenberg
La stilista Diane von Fürstenberg

Un’icona di stile, di eleganza che non è appariscenza ma semplicità, quella semplicità che si modella con i segni del tempo, quella che cattura perché profuma di verità e grande consapevolezza.  Diane von Fürstenberg rappresenta tutto questo, una donna che ha deciso di aprire le porte del suo backstage più importante, quello che non è fatto di modelle e creazioni, ma piuttosto di emozioni, sensazioni e un passato che le ha insegnato tanto e le ha dato la carica per poter donare alle generazioni presenti e future un modello di vita: “siate le donne che vorreste essere”.

Lei che, quasi inconsapevolmente 40 anni fa creò un capo iconico, uno di quelli che entrano nella storia non tanto per i tessuti pregiati o i ricami singolari, quanto piuttosto per il valore sociale che si portano dietro. Lei ci è riuscita, avvolgendo la silhouette di ogni donna con del jersey stampato, privo di zip e bottoni, ma dotato solo di una cintura da annodare intorno alla vita per valorizzare la bellezza delle curve femminili. È così che nasce, dal matrimonio tra sartoria, ingegneria e una grande dose di furbizia, il wrap dress: iconico abito femminista. Si, perché Diane, ancora oggi pensa davvero che il femminismo sia un dettaglio importante che tutte le donne debbano portare come torcia nella loro esistenza, per ricordare a se stesse quanto sia importante essere fiere, forti e potenti, perché il potere è un’arma a doppio taglio, “se dubiti del tuo potere, dai potere ai tuoi dubbi”.

Wrap dress indossato da Minka Kelly, New York FW12

A distanza di anni, quella che è considerata una delle designer più importanti dei nostri tempi, ha deciso di raccontarsi, ma non per tirare le somme di una carriera ormai giunta qui alla fine, tutt’altro, lo fa al fine di condividere le proprie esperienze in modo tale che queste possano essere da stimolo per chi ancora ha un lungo percorso davanti e anche per chi crede che invece sia troppo tardi per “reinventarsi”. Non è così, non è mai troppo tardi, non è mai detta l’ultima parola, perché siamo solo noi a decidere cosa fare della nostra vita. “Carattere. Intelligenza. Forza. Questo fa la bellezza” scrive nel suo ultimo libro presentato a Milano, quella città che conserva, come fosse uno scrigno dorato, moltissimi attimi importanti della sua vita.

La donna che volevo essere è il titolo che Diane ha scelto come chiave di volta di queste pagine così importanti in cui scrive quanto, nella sua vita, sia stata fondamentale la figura della madre, la quale l’ha sempre considerata la sua “bandiera di libertà”. Sarà stato probabilmente questo, il racconto di come è venuta al mondo quasi come fosse un miracolo della natura (la madre era stata prigioniera nei campi di concentramento e pesava poco più di 20kg), a donarle tutta la forza che da sempre la contraddistingue. La stilista racconta come, all’età di 20 anni, non sapeva esattamente cosa avrebbe voluto fare nella sua vita, ma aveva ben chiaro il tipo di donna che avrebbe voluto essere. Grandi insegnamenti, momenti toccanti ed emozioni senza tempo, le pagine scritte da Diane von Fürstenberg, sono proprio questo; piccoli pezzi di un puzzle, quello della sua vita, che crescerà ancora e ancora finché riuscirà a dimostrare al mondo quanta forza conserva dentro di sé.

Copertina del libro "La donna che volevo essere"
Copertina del libro “La donna che volevo essere”

Sfilate? No grazie. Meglio un cocktail party con Diane Von Fürstenberg

Sfilate, fashion week, calendari della moda: obsoleti! Qualcuno è d’accordo con questa tesi. Qualcuno un po’ meno, legato nostalgicamente a quell’aura di esclusività che questo mondo possiede sin dalle sue origini. Difensori di sfilate tradizionali o sostenitori di nuovi modi di fare moda, una cosa è certa: tecnologia e social hanno introdotto forti cambiamenti all’interno del fashion system. Dopotutto a vedere dal vivo le collezioni sulla passerella sono ben pochi. Giornalisti, direttori, blogger, buyer, celebs sono tutti con il proprio smartphone o tablet in mano, pronti a scattare e a condividere con il resto del mondo quanto stanno “vivendo” in prima persona. Gli stessi stilisti fanno uso dei social. Inoltre, grazie alla trasmissione online delle sfilate è possibile seguire le fashion week anche ai comuni mortali interessati alla moda ma impossibilitati ad accedere agli show.

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Alcune modelle intente a farsi un selfie nel backstage della sfilata di Diane Von Furstenberg FW 2016/2017

Questo ha creato alcune problematiche. Se gli addetti ai lavori sono ben inseriti nell’ottica dei calendari, tra gli spettatori è arrivata un po’ di confusione. “Vorrei questo abito. Cosa? Che significa che devo aspettare sei mesi? Ma io lo vorrei ora! Me ne sono innamorata vedendolo alla sfilata e mi dite che non è ancora disponibile?”. Certo, non tutte le persone comuni hanno la possibilità di acquistare un capo griffato. Ma il disagio e l’incomprensione hanno condotto direttori creativi di grandi Maison a rivedere i programmi e a proporre cambiamenti.

Photograph by Yu Tsai Diane Von Furstenberg
Diane Von Furstenberg, ph. Yu Tsai

Una sfilata, in fondo, richiede molto tempo, energie e denaro. E l’obiettivo principale non è forse quello di vendere, prima di quello di far spettacolo o di creare arte da indossare? Tra le varie voci fuori dal coro, la prima, limpida e chiara, a farsi sentire è stata quella di Diane Von Fürstenberg. «Non solo stilisti e buyers. Un po’ tutti ci stiamo lamentando delle sfilate. Specie le persone, che sono davvero confuse a causa dei social media» aveva sostenuto nei panni di presidente del CFDA (la Camera della Moda americana). «La possibilità di vedere in tempo reale le immagini delle collezioni su Facebook e Instagram – ribatteva la stilista – porta le persone a volere subito abiti e accessori che non saranno nei negozi prima di sei mesi. Per questo le sfilate devono essere più vicine alle esigenze dei clienti». Il CFDA ha affidato, quindi, alla società di consulenza Boston Consulting Group il compito di trovare una nuova formula nelle fashion week che fosse più al passo con i tempi.

NEW YORK, NY - FEBRUARY 14: (L-R) Lily Aldridge, Irina Shayk, Gigi Hadid, Kendall Jenner, Karlie Kloss, Jourdan Dunn, Elsa Hosk and Alanna Arrington pose at the Diane Von Furstenberg Fall/Winter 2016 fashion show during New York Fashion Week on February 14, 2016 in New York City. (Photo by Victor VIRGILE/Gamma-Rapho via Getty Images)
Le top che hanno sfilato per DVF a New York il 14 febbraio. Da sinistra: Lily Aldridge, Irina Shayk, Gigi Hadid, Kendall Jenner, Karlie Kloss, Jourdan Dunn, Elsa Hosk and Alanna Arrington. ph.Victor VIRGILE/Gamma-Rapho via Getty Images

Nel frattempo che questa rivoluzione è in corso, a New York si sono aperte le sfilate FW 2016/2017. E qualche stilista ha già cominciato a seguire strade alternative. Tra le varie collezioni andate in scena, c’è stata anche quella di Diane Von Fürstenberg. E come poteva colei che ha scagliato la prima pietra proporre una sfilata tradizionale? Di fatto, la sua è stata piuttosto alternativa.

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Le amiche e colleghe Gigi Hadid e Kendall Jenner, due tra le top model più famose del momento

La stilista ha radunato tutte le top del momento, quelle la cui popolarità si conta soprattutto a suon di followers. Al cospetto di vostra maestà Von Fürstenberg c’erano Gigi Hadid, Kendall Jenner, Karlie Kloss, Irina Shayk, Lily Aldridge, Jourdan Dunn, Elsa Hosk e Alanna Arrington. Chilometri e chilometri di gambe. Top divine e sorridenti. Sì, sorridenti. Perché lo show non implicava loro di sfilare serie su una banale passerella. Tutto somigliava piuttosto a un cocktail party in discoteca. Tra passeggiate, balli anni ’70, paillettes, trenini, risate, chiacchiere e selfie, le modelle, talvolta sensualmente sedute, talaltra coinvolte nel gruppo, hanno mostrato la loro bellezza e la meraviglia delle creazioni DVF agli spettatori, i quali, a loro volta, hanno fatto a gara per rubare e condividere quanti più scatti possibili. Alla fine anche la stilista si è unita al party con le sue giovani amiche. E si è divertita molto. Alla faccia del saluto furtivo e di corsa lungo il catwalk!

Ma le novità non sono finite. Secondo il principio “see now, buy now” che muove alla base tutta questa rivoluzione, per la prima volta alcuni degli outfit presentati sono già disponibili per l’acquisto sul sito dvf.com. Insomma, no Diane, no party!

Novità in casa Burberry, si sfila due volte l’anno

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«Ogni nuova moda è rifiuto di ereditare, è sovvertimento contro l’oppressione della vecchia moda; la moda si vive come un diritto, il diritto naturale del presente sul passato» così parlava il noto critico letterario Roland Barthes e che cos’è la moda se non sovvertimento di se stessa, rifiuto e riaffermazione, eredità e progresso. Il tempo scorre inesorabile, la società si evolve, i tempi cambiano tanto per essere retorici e nulla esprime al meglio il cambiamento come la moda. Perifrasi troppo lunga, soltanto per introdurre una novità. L’autore di questa è il noto brand britannico Burberry, che ha ufficializzato la propria decisione riguardo alle prossime sfilate. Una vera e propria rivoluzione! Il calendario di Burberry d’ora in avanti prevedrà soltanto due appuntamenti annuali, uno a febbraio ed uno a settembre. Ma le novità non terminano qui, infatti sulla passerella vedremo sfilare simultaneamente la collezione uomo e la collezione donna, inoltre i capi saranno immediatamente disponibili sul sito del brand al termine dello show. «Questi cambiamenti ci serviranno per creare una connessione tra l’esperienza della sfilata e il momento in cui le persone possono esplorare personalmente i capi», afferma Christopher Bailey, Chief Creative e Chief Executive Officer del brand, che aggiunge «I nostri show vanno in questa direzione già da qualche tempo. Dagli streaming live, alla possibilità di ordinare i capi direttamente dalla passerella, alle campagne social. Questo è solo un ulteriore passo in un processo creativo che è in continua evoluzione». Casa Burberry non si arresta ed introduce un’ulteriore news, stiamo parlando dell’unificazione delle linee Brit, London e Prorsum in una sola nuova etichetta Burberry.

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Evoluzione è dunque la parola chiave. Si ci chiede sempre di più quale sarà il futuro delle sfilate, una cosa è certa, la volontà degli stilisti di oggi è quella di ridurre le distanze tra il prodotto della passarella e il potenziale cliente. La stessa Diane Von Furstenberg, Presidente della Camera della Moda americana aveva reso noto il proposito di cambiare la modalità delle sfilate newyorkesi. In un mondo sempre più social, il cliente che ha la possibilità di assistere virtualmente all’evento e di osservare i pezzi della collezione è portato, inevitabilmente, ad avere l’immediata esigenza di richiedere l’articolo, oggetto di desiderio, nello store del brand, articolo che però non sarà disponibile prima di sei mesi. Un tempo troppo lungo che non soddisfa più l’esigenza dei potenziali clienti. A seguire l’esempio di Burberry, sono anche altri noti brand di moda, come Michael Kors che permette di acquistare una selezione di capi subito dopo la sua sfilata seguito da Proenza Schouler che ha messo in vendita una limited edition di borse e capi d’abbigliamento, la Proenza Schouler Early Edition, subito dopo lo show. Questa notevole aria di cambiamento ha intanto smosso qualcosa e la proposta del CFDA sembra piuttosto allettante, questa infatti per risolvere la situazione avrebbe proposto di presentare le collezioni dapprima agli addetti ai lavori con delle presentazioni semestrali presso gli showroom dei brand, consentendo così alle sfilate di divenire sempre più social, e dare una rapida visibilità ai capi proposti, i quali sarebbero già presenti negli store.

Quale stagione sfila? Rivoluzione in vista per le settimane della moda

Smartphone in passerella alla New York Fashion Week (Photo: Albert Urso/Getty Images)
Smartphone in passerella alla New York Fashion Week (Photo: Albert Urso/Getty Images)

Ammettiamolo: febbraio si avvicina, con lui arriveranno le settimane della moda e alla domanda “quale stagione sfila?” un brivido di impreparazione corre lungo la schiena.

I veri feticisti del fashion avranno già storto il naso e risposto immediatamente “l’Autunno/Inverno 2016/2017, è ovvio”, ma il ben più ampio bacino dei non addetti ai lavori potrebbe non essere così competente.

Se i frequentatori abitudinari delle sfilate sanno bene che, nel caso delle collezioni donna, la stagioni presentate sono sfalsate di sei mesi rispetto a quelle reali (con la Primavera/Estate in passerella a settembre/ottobre e l’Autunno/Inverno, per l’appunto, a febbraio/marzo), il pubblico meno addentro alla materia è spesso perplesso per tale dissincronia.

È forse questo uno dei motivi che ha spinto il Council of Fashion Designers of America (CFDA) ad iniziare i lavori per far sì che presentazioni di collezione e stagioni reali coincidano. Una rilevante conseguenza sarebbe la quasi immediata messa in vendita dei capi visti in passerella.

La presidente del CFDA Diane von Furstenberg (Photo: Patrick Demarchelier)
La presidente del CFDA Diane von Furstenberg (Photo: Patrick Demarchelier)

La stilista Diane Von Furstenberg, presidente del CFDA, ha infatti incaricato lo studio di consulenza Boston Consulting Group di effettuare, proprio questa stagione, una ricerca sulla possibile influenza che un cambiamento nel calendario del prêt-à-porter potrebbe avere su mercato e pubblico. Questo partendo dal presupposto che, grazie alla realtà odierna di social media come Instagram, i vestiti sono in rete non appena le modelle mettono piede fuori dalle quinte, e i seguaci dei brand si domandano come mai possano acquistarli solo dopo sei mesi.

«Ci sono stilisti, commercianti, tutti a lamentarsi degli show. – Ha dichiarato la von Furstenberg. – A causa dei social media qualcosa non funziona più, le persone sono confuse.» La stilista ha poi aggiunto:«Abbiamo qualche idea. A tutti sembra che avere delle presentazioni orientate al consumatore sia un’ottima soluzione.»

Il presidente della Camera Nazionale della Moda Carlo Capasa (Photo: Crisalidepress)
Il presidente della Camera Nazionale della Moda Carlo Capasa (Photo: Crisalidepress)

A quanto pare, però, tutta questa concordanza non si è estesa oltre oceano. Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ha dichiarato: «[…] agire in questi termini significherebbe sposare una visione principalmente marketing oriented. In secondo luogo, si ingenererebbe una perdita di appeal dei brand emergenti, impossibilitati ad aggredire il mercato in questo modo dall’assenza di un’adeguata struttura industriale alle spalle».

Di una struttura industriale c’è di sicuro bisogno: l’anticipo di sei mesi delle presentazioni di collezione è soprattutto dovuto alle tempistiche di produzione di abiti e accessori una volta selezionati da critici e (soprattutto) compratori. Se una delle opzioni prospettate dal CFDA andasse in porto, questo processo sarebbe mantenuto grazie a minimaliste anteprime in showroom ad uso esclusivo di stampa e buyers, mentre al grande pubblico sarebbe riservato, a stagione in corso, lo spettacolo dei runway shows. Con buona pace dei detrattori di Chanel e delle sue mastodontiche realizzazioni.

Tentativi di percorrere queste strade sono già in atto: dopo la chiacchieratissima sfilata di Givenchy aperta a 800 fortunati, Rebecca Minkoff ha deciso, per l’imminente settimana della moda di New York, di mandare in passerella la sua collezione primavera/estate di fronte ad un pubblico costituito in larga parte da consumatori. Diametralmente opposta è invece la scelta del londinese Thomas Tait, vincitore lo scorso anno del LVMH Young Fashion Designer Prize, il quale opterà per presentazioni su appuntamento con soli stampa e buyers.

Rebecca Minkoff e Thomas Tait: due nuovi modi di concepire la sfilata.
Rebecca Minkoff e Thomas Tait: due nuovi modi di concepire la sfilata.

Orientato al marketing o al consumatore che sia, è ormai innegabile che il mondo dei défilé stia attraversando un periodo di piena rivoluzione. L’ipotesi del CFDA potrebbe avvicinare ai ritmi dei social, ma anche nascondere lo spettro – se così lo si può definire – del fast fashion (con Zara ed H&M in testa), un’industria per il pubblico assetato di novità, ma che spesso confonde la velocità dell’ottenere gli abiti desiderati con la ricerca e la qualità degli stessi, principi che invece fondano il prêt-à-porter di lusso.

E che dire del senso della sfilata in sé? Da santuario del gotha della moda a puro evento-spettacolo, una sua mondanizzazione sarà abbastanza attraente dal punto di vista commerciale per abbattere i costi già ingenti? 

I prossimi mesi potrebbero fornire qualche risposta, o chissà, magari altri interrogativi. Resta il fatto che l’emozione del silenzio prima della passerella illuminata è difficile da dimenticare.

Atmosfera di attesa per lo show di Lanvin. (Photo: Getty)
Atmosfera di attesa creata da Etienne Russo per Lanvin. (Photo: Getty)

CFDA Fashion Awards 2014: le nomination per gli Oscar della moda americana

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Il prossimo 2 giugno all’Alice Tully Hall del Lincol Center di New York verranno premiati stilisti, designer e icone fashion d’oltreoceano. Nell’edizione dei CFDA Awards 2013 erano stati premiati Proenza Schouler, Philip Lim e Oscar De La Renta oltre a Riccardo Tisci come International Award.

In attesa di scoprire i vincitori dei CFDA Fashion Awards 2014, i premi assegnati dal Council Fashion Design of America presieduto da Diane Von Furstenberg, che sono la celebrazione della quintessenza della moda disegnata da stilisti statunitensi, sono state annunciate le nuove nomination durante la cerimonia tenutasi al Bowery Hotel di New York presentata da Nadja Swarovski e Diane Von Furstenberg.

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Nadja Swarovski, Steven Colb e Diane Von Furstenberg

L’Alice Tully Hall sarà il palcoscenico per antonomasia delle premiazioni, luogo designato a racchiudere tutta l’eccellenza della moda americana, deputato a simbolo della crescita della Grande Mela come capitale della moda.

“I CFDA Fashion Awards sono un’istituzione della moda, – commenta Steven Colb, CEO della CFDA, che spiega cosa abbia orientato le nomination di questo 2014, – è una serata che non celebra solo tutte le generazioni del talento dei designer americani, ma rafforza anche l’influenza crescente della nostra industria intorno al mondo. Le nomination e i premi alla carriera di quest’anno rappresentano il meglio dei talenti più creativi dello scorso anno, determinati da una giuria di loro pari”. 

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Alexander Wang, Joseph Altuzarra, Marc Jacobs, Dao-Yi Chow e Maxwell Osborne, Marcus Wainwright e David Neville, Thom Browne.

La lista delle nomine annunciata riguarda diverse categorie. Per la sezione Womenswear Designer of the Year concorreranno Marc Jacobs, Joseph Altuzarra di Altuzarra e Alexander Wang, mentre per il Menswear Designer of the Year sono in gara Maxwell Osborne e Dao-Yi Chow di Public School, Marcus Wainwright e David Neville di Rag & Bone e Thom Browne. Alexander Wang è stato senz’altro uno dei protagonisti assoluti della serata delle nomination, aggiudicandosi anche una seconda candidatura nella categoria Accessories Designer of the Year accanto ad Ashley e Mary-Kate Olsen per The Row, Lazaro Hernandez e Jack McCullough di Proenza Shouler, l’anno scorso vincitori per la terza volta del premio Womenswear.

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Mary Kate and Ashley Olsen, Tom Ford and Raf Simons

Anche in questa annualità, per il tredicesimo anno di sponsor della manifestazione Swarovski premierà i talenti emergenti con riconoscimenti speciali. Uno per la Moda Donna, che vede tra i finalisti Shane Gabier e Christopher Peters di Creatures of the Wind, Rosie Assoulin e Wes Gordon. L’altro premio è per la Moda Uomo, che vedrà invece sfidarsi Tim Coppens, Todd Snyder, e Shanye Oliver di Hood by Air. Infine per gli Accessori ci saranno Marc Alary, Irene Neuwirth e Jennifer Fisher.

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Shane Gabier e Christopher Peters di Creatures of the Wind

Il prestigioso premio alla carriera Geoffrey Beene Lifetime Achivement Award sarà assegnato a Tom Ford, mentre Raf Simons, direttore creativo di Christian Dior, verrà insignito dell‘International Award. The Media Award In Honor of Eugenia Sheppard verrà consegnato a Paul Cavaco, mentre Bethann Hardison sarà omaggiato del The Founder’s Award In Honour Of Eleanor Lambert, infine il Board Of Directors’ Tribute andrà a Ruth Finley.

 

 

 

You Can’t Fake Fashion!

Nella moda l’imperativo è essere unici, originali. Come ribadisce a chiare lettere la nuova edizione di “You can’t fake fashion”: qui le copie non sono assolutamente ammesse, in nessun modo.

Anche quest’anno la nota campagna di sensibilizzazione verso la contraffazione di borse e accessori griffati è supportata dal Council of Fashion Designers of America in collaborazione con il colosso mondiale di e-commerce Ebay, dove dal 19 marzo scorso è in vendita un’esclusiva limited edition di handbag, tote bag e shoulderbag sulle quali si staglia la drastica scritta: “You can’t fake fashion”, vale a dire “Non puoi falsificare la moda.”.

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L’importante iniziativa, che si schiera a difesa del concetto di autenticità nel settore moda, intende appunto promuovere i capi e gli accessori delle varie Maison attraverso una splendida capsule collection di ben 90 borse rigorosamente “originali” create per l’occasione da altrettanti designers americani, tra cui figurano nomi e marchi celebri come ad esempio Ralph Lauren, Diane Von Furstenberg, Tommy Hilfiger, Carolina Herrera, Derek Lam e Converse.

Ognuno di essi, infatti, ha dato il proprio contributo firmando e personalizzando una borsa unica nel suo genere pensata per focalizzare l’attenzione sulla rilevanza del diritto d’autore nel fashion system.

Tutti insieme per rivendicare un diritto spesso troppo violato dal mercato di massa, dato dal valore unico (e aggiunto) dell’originalità dei prodotti di un’azienda.

E anche e soprattutto del proprio segno di riconoscimento contro l’omologazione in un mercato sempre più aperto, flessibile e quindi globale.fake fashion

Tutte le borse della collezione “You can’t fake fashion” sono – come da tradizione – all’asta su Ebay a partire dal prezzo simbolico di $100. In più sarà possibile acquistare fin da subito la borsa tote disegnata ad hoc per la campagna al prezzo basic di $50 con spese di spedizione gratuite in tutto il mondo.

“Con una borsa venduta ogni quattro minuti, un collaudato sistema di feedback e la presenza di venditori dall’affidabilità top, qualificati per l’ottimo servizio fornito, Ebay si impegna a garantire sempre un’esperienza di shopping e si schiera in prima linea per combattere la contraffazione” – afferma Eleonora Gandini, consumer pm manager di Ebay Italia.

Perchè originalità uguale ricerca, bellezza e qualità, le uniche che garantiscono ad un oggetto di moda di acquistare valore nel tempo.

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Christian Wijnants vince l’International Woolmark Prize

fzhfpnxivcypbbws_lÈ arrivato al capolinea l’International Woolmark Prize, il prestigioso concorso di scouting, che si propone di lanciare nuovi stilisti e di valorizzare le proprietà e la qualità di un tessuto naturale come la lana merino. Sessant’anni fa questa competizione diede notorietà a maestri come Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld, talenti di rara grandezza.

Oggi l’ultima edizione se l’è aggiudicata il belga Christian Wijnants, che ha vinto un premio di 100 mila dollari australiani e la visibilità presso le boutique più importanti del mondo. Dopo aver passato la prima fase, quella dei contest regionali, suddivisi nei vari continenti (Cina, Australia, India, Italia, Gran Bretagna, Francia e Usa), Wijnants è entrato a far parte dei sei finalisti, insieme a Ban Xao Xiu dalla Cina, Sophie Theallet dagli Stati Uniti, Dion Lee dall’Australia, Dressedunddressed dal Giappone e Pankaj and Nidhi dall’India. Sei giovani talenti che hanno avuto la possibilità di presentare la loro collezione in una sfilata-evento organizzata per l’occasione durante la Fashion Week londinese davanti ad una giuria d’eccezione: Donatella Versace, Diane von Furstenberg, Franca Sozzani, Tim Blanks (direttore di style.com), Victoria Beckham, Andrew Keith, Carla Sozzani, Linda Fargo, Paula Reed e Stefen Asbrand – questi ultimi direttori delle grandi boutique, partner dell’iniziativa. L’ha spuntata Wijnants con una capsule collection in lana merino 100%, creata da un singolo filato bianco e fatta a mano da un’unica persona.

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Ora la collezione di Christian Wijnants verrà commercializzata nelle boutique più rinomate a livello mondiale: Bergdorf Goodman negli Stati Uniti, Harvey Nichols in Inghilterra, 10 Corso Como in Italia, Joyce in Cina, Eickhoff in Germania e David Jones in Australia.

Una bella iniziativa con l’intento di promuovere l’eccellenza della lana, valorizzata da un design all’avanguardia, affidato all’interpretazione dei talenti emergenti della moda.

Diane Von Furstenberg e le fetish box

Può una borsa farci sentire speciale come la protagonista di una delle favole più amate di tutti i tempi?

La risposta ce la fornisce Diane Von Furstenberg, famosa designer belga e autentica icona del glamour, che con la sua ultima collezione di borse da sera, le “Fetish Box”, sembra condurci per mano attraverso il mondo incantato di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, la celebre fiaba-capolavoro di Lewis Carroll che tutte noi portiamo nel cuore fin da bambine.

L’ex “stilista-principessa”, che nel 1969 convola a nozze col principe svizzero della moda Egon Von Furstenberg e dal quale divorzierà tre anni dopo, dal 2006 ricopre anche il prestigioso incarico di presidentessa del CFDA, il Council of Fashion Designers of America.

la stilista Diane Von Furstenberg

La capsule di clutch griffate Furstenberg, a edizione limitata, uscirà per il prossimo autunno-inverno 2012 e si avvale di nove modelli che traggono ispirazione – per forme e colori – da due grandi maestri del Surrealismo: il grande artista spagnolo Salvador Dalì e anche il suo compagno e amico regista Luis Bunuel.

Ma il nome di questa collezione, che a una prima lettura lascerebbe pensare a tutt’altro genere di accessori, non deve trarre in inganno perchè poi quest’idea iniziale viene subito smentita dalla loro originalissima immagine.

Ironiche, stravaganti, audaci e colorate, queste “borse-feticcio” sembrano uscite direttamente dal cappello magico del Bianconiglio o dal castello della perfida Regina di Cuori e fin da subito ci proiettano con la fantasia nell’onirico e straniante Paese delle Meraviglie visitato da Alice, dove il potere dell’immaginazione è il filo conduttore di tutte le vicende della fiaba che la bambina si troverà a vivere.

C’è la divertente clutch-orologio presa direttamente in prestito dal buffo coniglio o dal Cappellaio Matto, quella a forma di serratura magica, i dadi, la soffice nuvoletta o un compositore numerico del telefono e ancora il cuore rosso-fuoco decorato a mano e la borsa-volto con occhi e bocca ricamati: tutte rigorosamente lavorate a mano e arricchite da dettagli realizzati con materiali ricercati e preziosi come le chiusure – gioiello in swarowsky e brillanti rifinite con le iniziali del marchio, mentre al loro interno sono anche corredate da uno specchietto.

Oggetti unici e accattivanti che per questo diventano piccole gioie tutte da collezionare, questi scrigni magici sono perfetti per una donna che vuole avere un allure misterioso e chic allo stesso tempo e desidera sdrammatizzare con stile il proprio look rendendolo così molto “funny” e ricercato.

Ma più che borse, infatti, sono “veri e propri oggetti di seduzione” – afferma il Direttore Creativo della Maison Yvan Mispelaere.

Dedicate quindi alle donne munite di sense of humour che giocano col proprio stile e che nella vita amano sentirsi come le eroine di una favola in cui ci si stupisce delle sempre nuove “meraviglie” della moda.

Anna Wintour for Obama

Cosa succede quando il sistema moda si affaccia con stile e determinazione nel mondo della politica? Il risultato dell’incontro genererà sicuramente vere e proprie faville.

E questo lo sa bene Mrs Anna Wintour, a capo di Vogue America edirettore editoriale più spietato del mondo, che, a distanza di 4 anni dalla prima, ha pensato bene di riproporre la nuova campagna elettorale per la rielezione del Presidente degli States Barack Obama.

Il nuovo evento si affaccia nel fashion system in concomitanza della settimana della moda di New York e giunge come naturale prosecuzione della campagna originaria di supporto al candidato democratico per le Presidenziali del 2008 intitolata “Runway to change” presentata sempre dalla stessa Wintour e che ha senza dubbio procurato una cospicua fortuna all’ascesa politica di Obama.

Runway to win” è il lungimirante nome del secondo “inno di incoraggiamento” alla prossima vittoria elettorale di Barack Obama targato Wintour e della strategica operazione con cui la direttrice della “Bibbia dello stile” nel mondo esce allo scoperto dichiarando senza mezzi termini la sua innata fede democratica.

Quindi ecco che a sostegno della prestigiosa causa sono stati chiamati dal direttore di Vogue in persona un golden team di 20 designers contemporanei tra i più influenti di questo periodo: si va da StellaMc Cartney a Derek Lam, da Vera Wang a Tory Burch e Rachel Roy, da Marc Jacobs a Diane Von Furstenberg.

Tutti coinvolti dalla Wintour, che ha loro chiesto di creare ad hoc dei pezzi unici che sono stati poi resi noti nel corso dell’esclusivo party presentato insieme all’attrice Scarlett Johansson esvoltosi il 7 febbraio scorso presso il Theory, nel Meatpacking District di New York, al quale hanno presenziato diversi personaggi della moda e dello showbiz.

La very special collectionè stata poi presentata tramite un’anteprima sul web, dove sono ancora acquistabili, nonostante la maggioranza sia comunque andata in breve tempo sold out.

Tutti i capi disegnati per l’iniziativa si contraddistinguono comunque per l’alluresportiva e piuttosto cheap: infatti i prezzi, davvero “easy”, dei vestiti e degli accessori oscillano tutti tra i 45 e i 95$.

Ogni articolo è un piccolo tributo creativo alla nazione americana firmato da ognuno degli stilisti partecipi al progetto: La Von Furstenberg ha disegnato una borsa rossa, bianca e blu, la “Love bag”, che richiama chiaramente i colori della bandiera americana con i cuoricini al posto delle stelle, Marc Jacobs, invece, una semplice t-shirt da 30 euro su cui campeggia lo slogan breve ma efficace: “I vote Obama”, mentre Rachel Roy ha optato per un top bianco con una bandiera stampata.

L’auspicio è che si riescano a raccogliere i fondi necessari alla campagna elettorale di Obama ma che allo stesso tempo, quest’evento raccolga lo stesso successo delle precedenti iniziative lanciate dalla fashion icon in persona, che, consapevole di incarnare il simbolo del potere mediatico della moda sulle masse, riesce sempre e comunque a dettare stile e a far parlare di sé.

 

Christian Blanken @ Lounge #1

Christian Blanken. Olandese di nascita ma cresciuto in Inghilterra, Christian Blanken si forma e diploma nel 1990 alla Central Saint Martins di Londra, dopo aver studiato anche storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Arnhem. Un lato artistico che si ritrova per certi aspetti nelle sue collezioni e che il designer ha potuto esprimere nell’installazione fotografica “Women” con Terry Richardson.
Blanken debutta con la sua linea nel 1995. Lavora per oltre dieci anni a New York disegnando per marchi internazionali come Diane Von Furstenberg, Michael Kors e Harvey Nichols Private Label. Solo nel 2008 ritorna a disegnare la propria label con collezioni uomo e donna. Il suo stile si caratterizza per le silhouette definite e lineari, la grande ricerca dei materiali e le fome pulite che giocano con una ristretta ma molto intensa gamma cromatica.

Hai studiato alla St. Martins di Londra. Che ricordo hai di quel periodo?
La St. Martins è stata una grande esperienza di crescita, ma l’aspetto più emozionante è stato quello di poter interagire con persone della mia età con i miei stessi interesse nell’ arte, nel design e nelle esperienze di vita. Essendo, inoltre, uno studente in una città grande e vivace come era Londra in quel periodo, come in qualsiasi altro momento, è stato fantastico. Troppe esperienze da raccontare qui.

Nato in Olanda, sei cresciuto tra Estremo Oriente, Regno Unito e Stati Uniti. Quali influenze hanno avuto sulla tua creatività le tue radici globali?
In qualche modo mi hanno influenzato tutti i paesi in cui ho vissuto. L‘Oriente mi ha influenzato per il forte interesse nella progettazione di prodotti di design e per l’attenzione ai particolari. Nel mio lavoro c’è sempre una sottesa contaminazione orientale; dagli Stati Uniti ho preso la disciplina del lavoro. New York è una città molto veloce e competitiva a tal punto che devi essere sempre al top. Il Regno Unito mi ha influenzato per la grande fruibilità di arte, per la vita notturna e per le molte e diverse culture ed influenze. L’Italia è molto importante per me per la qualità della vita e per l’alta qualità della lavorazione artigianale.

Come definiresti il tuo stile?
Sto cercando di ridefinire il guardaroba urban-modern dell’uomo e della donna perciò il mio stile è lussuoso ma semplice, sempre basato sulle influenze atletiche con particolari nel taglio e nel design creati per apparire semplici e razionali.

Quali sono gli elementi che permettono di riconoscere un Christian Blanken?
Linee pulite, particolari essenziali, finitura e mano d’opera di qualità oltre ad un look assolutamente e senza eccezioni urban-modern. I miei vestiti non sono dolci .

Dal 2008 sei tornato a lavorare sul tuo marchio. Come mai questa scelta?
Non si tratta quindi di una vera e propria scelta, mi è stata data l’oppurtunità di lavorare con un produttore di abiti anglo-turco e rilanciare la mia collezione. Il periodo sembrava giusto anche se mi era molto comodo lavorare come designer freelance per i principali produttori italiani di quel periodo. Poi è iniziata la recessione!

Come stai affrontando la crisi economica?
Per sopravvivere e affrontare la crisi attuale bisogna mantenere uno stretto controllo dei costi, comunicare il messaggio del brand nel modo più chiaro possibile e, ovviamente,  produrre abiti che le persone vogliano comprare ed indossare.

Disegni abiti sia per uomo che per donna. Come riesci a mantenere il confine tra i due generi?
Quando progetto per la donna disegno quello che mi piacerebbe vedere per poi essere indossato, mentre per l’uomo progetto abiti che mi piacerebbe indossare oppure vederli indossati ad altri ragazzi. I due generi sono chiaramente definiti e distinti anche se, spesso, sorpasso il confine attraverso i tessuti e, chiaramente, i dettagli se sono abbastanza unisex.

Quali caratteristiche deve avere un fashion designer?
Perseveranza, una forte convinzione in quello che si sta facendo e accesso al capitale e alla produzione. Penso che sia diventato sicuramente più difficile avere successo per i designers indipendenti e non penso che avrei provato a perseguirlo nel mercato corrente senza l’appoggio che ho.

Anna Wintour nei primi anni Novanta  si espresse in modo negativo nei confronti di Karl Lagerfeld, che aveva usato una pornostar in una delle sue sfilate. Tu hai collaborato con Terry Richardson da molti considerato come un’artista pornografico. Come è stata giudicata questa scelta dal fashion system?
Penso che la pornografia e la moda siano collegate: entrambe considerano le apparenze fisiche, gli stili di vita, l’espressione di se stessi ed il denaro. Tom Fordha fatto molto più degli altri designer per facilitare questo legame. Pornografia e moda sono, però, anche separate. La moda è accettata, rispettata ed è parte di una tradizione, la pornografia no. Penso che sia questo il motivo per cui le due cose non sono sempre in armonia. Il disagio di Anna Wintourpotrebbe essere scaturito proprio da questo, oppure potrebbe non aver gradito il look. Considera che il corpo di una pornostar viene costruito per il sesso (muscoli per i ragazzi, tette e culo per le ragazze) mentre un corpo di un modello è costruito per mostrare e vendere vestiti. Sono modi differenti di vedere la cosa: io ho usato tre atleti olimpionici per il mio ultimo spettacolo e loro non creavano nessuna confusione in termine di look con i modelli professionisti che ho usato.

Cosa pensi dei creativi che traggono ispirazione dal vivere in modo davvero estremo?
Penso che i designer che vivono di eccesso e prendono ispirazione dal loro vivere ad andamento veloce o estremo sono pochi e sono distanti tra loro. Lee McQueen è stato un’eccezione. Quello che può uccidere e rendere spesso un designer molto stressato è la pressione costante dovuta alla creazione di nuove collezioni, l’aumento dei costi, lo stresso del vendere abbastanza. Questa pressione può incidere negativamente e seriamente se non si è veramente forti.

La moda è arte o business?
Prima di tutto business…Sfortunatamente.

John Galliano, Mary Quant, Vivienne Westwood. Cosa ha di magico il Regno Unito?
Il Regno Unito ha un solido patrimonio nella cultura popolare che include la moda, la musica, la fotografia, il design e l’arte e questo influenza le persone che vivono e progettano nel Regno Unito. A Londra, in particolare, c’è un grande accessibilità all’arte, una contaminazione  davvero interessante di culture, storie, associazioni e personee questo sicuramente impatta sulle persone che studiano design li oppure decidono di stabilire i propri affari li.

Hai lavorato con il gruppo Max Mara. Che idea ti sei fatto della moda e delle industrie Italiane?
Sono ancora un freelance in Italia e ho il massimo rispetto per l’Italia intesa come un paese di moda e di Milano come capitale della moda. Il livello di abilità e di lavorazione non ha paragoni nel mondo. Sono, tuttavia, preoccupato dal fatto che il governo italiano sembra non offrire nessuna forma di protezione contro la competizione globale il che ha significato che l’Itallia fosse invasa da importazioni a basso costo mentre resta difficile e costoso per i brand di moda italiani esportare la propria moda nel mondo: questa è una grande ingiustizia e non dà benifici all’industria di moda italiana.

Sei stato scelto da Dolce&Gabbana per il progetto Spiga 2. Come è nata questa collaborazione?
Non ne ho idea! Sono stato contattato da loro via email. Sono stato veramente sorpreso. Non avevo idea di essere nel loro radar…

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
L’anticipazione della collezione invernale2011 deve essere pronto per metà gennaio, stesso periodo per la collezione maschile. La settimana della moda di Londra a Febbraio e prima di tutto questo Natale e Capodanno: è un periodo davvero frenetico.

Quali consigli vuoi dare ai nostri lettori fashionisti di Trendstoday?
Se quello che stai facendo è rilevante, in linea con il periodo in cui stai vivendo ed è fatto con convinzione avrai successo…oppure no dal momento che ci sono molti fattori che bisogna prendere in considerazione per avere successo nella moda, ma se non succede la prima volta, poi prova ancora e impara dagli errori.

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