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L’atelier del metafisico. Giorgio de Chirico in mostra a Ferrara

“L’atelier del metafisico ha dell’osservatorio astronomico, ogni inutilità è soppressa, troneggiano invece certi oggetti che la scempiaggine universale rilega tra le inutilità. Poche cose. Quei quadretti e quelle asticelle che all’artefice esperto bastano per costruire l’opera perfetta”.
Giorgio de Chirico.

le muse inquietanti,1917,Giorgio de Chirico

La realtà in una prospettiva illusoria.
La luce rasoterra allunga le ombre trasformando gli oggetti in enigmi sistemati in luoghi onirici, in attesa di essere decifrati.

Dal 14 novembre 2015 al 28 febbraio 2016 Palazzo dei Diamanti, a ridosso delle mura di Ferrara, ospiterà la mostra “de Chirico a Ferrara, metafisica e avanguardia”, dove le opere del padre della metafisica dialogheranno con tele di pittori metafisici, come Carrà, Morandi, de Pisis, surrealisti come Dalì e Magritte e artisti dadaisti come Man Ray.

Le visage du génie, 1926, René Magritte      Natura morta con la squadra,1917, Carlo Carrà          Oggetto indistruttibile, 1923-1965, Man Ray

 

Storie e capolavori si confronteranno lungo dodici sale.
Ad accogliere i visitatori il celebre quadro di de Chirico I progetti della fanciulla. Una scatola verde, un filo di lana grezzo e uno più lucente di seta, un guanto inchiodato alla parete. Lo scorcio di un palazzo. La tela sembra sospesa, si avverte il silenzio del luogo, non c’è vita, solo un senso di solitudine e di abbandono che riempie.

I progetti della fanciulla,1915, Giorgio de Chirico

La “solitudine dei segni” di de Chirico da forma a realtà illusorie dove tutto è fermo. Come in un sogno quando riconosciamo i luoghi e i personaggi, sono li stessi ma qualcosa di diverso li alimenta. De Chirico ci parla di nuovi significati, di una mancanza di logica. Piccoli spazi si riempiono di squadre, di tavole, di biscotti simmetricamente disposti, di manichini.

L’arte di de Chirico attraversa diversi concetti. Dal quadro nel quadro,dove la finzione diventa parte della realtà con giochi di illusione e prospettiva, alla presenza ossessiva del pesce, simbolo che allude alla vicenda biblica di Tobia. Dalle nature morte, dove una pittura precisa e geometrica si perde nell’atmosfera irrazionale surrealista, ai manichini dal sapore dadaista.

Interno metafisico, 1917, Giorgio de Chirico              La condition humaine, 1933, René Magritte

Il sogno di Tobia, 1917, Giorgio de Chirico

Muse Metafisiche, Le Muse Inquietanti, Il Trovatore, Ettore e Andromaca, Il Grande Metafisico. Sono tutti quadri che hanno come protagonisti manichini scolpiti di perfezione geometrica. Plastici automi. Una forma umana che non è umana, un’ assenza di vita che manifesta emozioni e che racconta la propria storia.

ettore e andromaca,1917, Giorgio de Chirico     Il trovatore, 1917,Giorgio de Chirico        Il grande metafisico, 1917, Giorgio de Chirico

La quantità di opere esposte e il confronto con altri artisti fa di questa mostra un’occasione irripetibile da visitare e da esplorare o meglio, per rimanere in tema, da sognare.

“Come fossimo in un luogo astrale, o più semplicemente, nell’oscurità di un palcoscenico, dove ciò che emerge lo deve proprio all’illuminazione, esasperata ma precaria, vistosa ma incorporea”. Renato Barilli.

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