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Venice Gardens Foundation presenta il progetto green di restauro architettonico “In Venetia Hortus Redemptoris”

È stato presentato in occasione del XXVII Seminario di Venezia organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Londra, “In Venetia Hortus Redemptoris”: il nuovo progetto di Venice Gardens Foundation volto al restauro, conservazione, gestione ed apertura ai visitatori del Compendio del Giardino – l’Orto, le Cappelle di meditazione, le Antiche Officine, la Serra e l’Apiario – del Convento della Chiesa palladiana del Santissimo Redentore, luogo di alto valore storico, simbolico e spirituale, caro ai veneziani e al mondo.

In Venetia Hortus Redemptoris
In Venetia Hortus Redemptoris

Un grande Progetto Città di rilevanza internazionale che conferisce a tali spazi un ruolo di riferimento significativo, condiviso con l’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e con la Santa Sede che lo rende un progetto modello di reciproco scambio di visioni e sapere.

Presieduta da Adele Re Rebaudengo,Venice Gardens Foundation promuove il suo impegno dal 2014 nel restauro e nella conservazione di parchi, giardini e beni di interesse storico e culturale, attuando progetti rivolti alla tutela del patrimonio botanico ed artistico. In linea con lo spirito di alto mecenatismo che ne contraddistingue da sempre l’operato e dopo il restauro e riapertura al pubblico nel 2019 dei Giardini Reali di San Marco a Venezia – grazie ad un complesso intervento di oltre 6 milioni di euro (tra i numerosi premi vinti dai Giardini Reali restaurati, anche “Il Parco più bello d’Italia 2022). – Venice Gardens Foundation intraprende oggi una nuova sfida: la rinascita di un luogo di profonda valenza simbolica e spirituale, il Compendio del Redentore, mai aperto al pubblico, attraverso un disegno durevole nel tempo che, nel pieno rispetto dei valori cappuccini, riconduce all’importante tradizione dei giardini e degli orti conventuali, alla loro ricchezza e capacità di sperimentazione, ma che al contempo guarda al futuro con consapevole e responsabile impegno.

In Venetia Hortus Redemptoris
In Venetia Hortus Redemptoris

«È un onore per Venice Gardens Foundation poter concorrere a tramandare un Bene di così alto valore storico, simbolico e spirituale, attraverso il suo restauro e conservazione nel tempo – dichiara Adele Re Rebaudengo, Presidente di Venice Gardens Foundation – Un progetto reso possibile grazie sia alle affinità tra il carisma Cappuccino e la missione della Fondazione sia al proficuo confronto con i Frati del Convento, che ci ha portati, dopo due anni, ad iniziare il cantiere dei lavori domani 30 gennaio. Un percorso che ha coinvolto tanti professionisti, istituzioni e generosi mecenati che partecipano con entusiasmo a questo nostro progetto, condividendone la visione e i principi: il valore del restauro, del rispetto e della protezione della natura in armonioso accordo. Un progetto attento al passato, ma rivolto anche al futuro con responsabile impegno, fedele al senso di responsabilità,sostenibilità, autosufficienza e al riconoscimento del ruolo fondante che questi luoghi ricoprono in un contesto sociale e comunitario attraverso la loro apertura che avverrà nel rispetto dello spirito del luogo».

Sostenibilità ed autosufficienza sono i principi-chiave che animano il progetto il cui restauro botanico è stato affidato a Paolo Pejrone, giardiniere e architetto paesaggista di fama internazionale, allievo di Russell Page e Roberto Burle Marx, autore, tra i tanti lavori, anche del ripristino dell’Orto di Santa Croce in Gerusalemme a Roma e, su incarico della Fondazione, i Giardini Reali di Venezia a San Marco. Il progetto di restauro architettonico è a cura di Alessandra Raso, architetto impegnato in restauri di importanti complessi storico-artistici e progetti per istituzioni culturali, tra cui la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano.

«Un orto ben coltivato può esse un generoso e versatile compagno di lavoro (e di avventure e di vita); quello dell’orto è un affascinante e lungo viaggio a tappe fatto di partenze e di arrivi e non solo…La diversità e la ricchezza sono il felice programma veloce d’estate e lento d’inverno…», afferma l’Arch. Paolo Pejrone. Realizzato dalla Serenissima e da Papa Gregorio XIII come simbolo di gratitudine e rinascita in seguito alla peste del 1575-1577, il Complesso del Redentore, che si estende per circa un ettaro, dal canale della Giudecca fino alla Laguna, si presenta segnato in maniera significativa dalla “acqua granda” del novembre 2019, una marea eccezionale che, raggiungendo i 187 centimetri, ha sommerso e devastato la città di Venezia. Al fine di impedire che andassero perse le tracce di una testimonianza di così importante rilevanza paesaggistica, culturale e religiosa, nel 2021 il Compendio Monumentale è stato affidato a Venice Gardens Foundation dalla Curia Provinciale dei Frati Minori Cappuccini, con l’autorizzazione della Santa Sede e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, al fine di consentire il recupero del luogo e la sua successiva riapertura, con ingresso gratuito ai veneziani, prevista nel 2024 al termine dei lavori.

In Venetia Hortus Redemptoris
In Venetia Hortus Redemptoris

Il restauro botanico – che ha ottenuto il finanziamento dell’Unione Europea NextGenerationEU con un contributo di 2 milioni di euro (PNRR Ministero della Cultura Restauro e valorizzazione di parchi e giardini storici) – vede nel progetto dell’architetto Paolo Pejrone oltre 2.500 alberi e piante previste a dimora.

I visitatori potranno trovare accoglienza e svago passeggiando fra gli ulivi, il frutteto i cipressi, la vasca delle ninfee(omaggio alla fascinazione per l’Oriente che da sempre anima la Serenissima), i 400 metri di pergolati in legno di castagno, tramandati negli orti veneziani e ricoperti da piante di uva, rose, glicini e bignonie, nel giardino dei pitosfori e rose affacciato sulla Laguna, nell’antica cappella di meditazione e nella biblioteca accanto al ristoro. Grande attenzione sarà dedicata al benessere delle api, con la presenza di arnie e con lo svolgimento dell’attività di smielatura in loco.

Un’iniziativa di alto mecenatismo, volta a restituire ad un luogo unico al mondo bellezza, tradizione e visione futura nonché l’opportuno riconoscimento del ruolo fondante che orti e giardini ricoprono in un contesto sociale e comunitario favorendo un proficuo accordo fra spirito e natura.

Venice Gardens Foundation, presieduta da Adele Re Rebaudengo, nasce a Venezia nel 2014 per il restauro e la conservazione di parchi, giardini e beni di interesse storico e culturale.

La Fondazione promuove, elabora e attua progetti rivolti alla tutela del patrimonio botanico, artistico e architettonico, nonché al riconoscimento del ruolo fondante che questi luoghi ricoprono in un contesto sociale e comunitario, favorendo l’armonioso accordo tra spirito e natura.

Tutti i luoghi restaurati dalla Fondazione sono poi dalla stessa direttamente curati e preservati con i propri giardinieri attraverso specifici programmi, sintesi delle antiche conoscenze e delle nuove tecniche. Nel novero dei Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia e iscritta all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del Ministero, Venice Gardens Foundation è inoltre impegnata nello sviluppo e nell’applicazione di studi rivolti all’innovazione e alla gestione sostenibile e responsabile dei beni paesaggistici e ai relativi percorsi formativi.

La Fondazione collabora inoltre con ricercatori e artisti alla realizzazione di opere strettamente connesse all’essenza e alla vita dei giardini e sostiene, attraverso un sistema di cooperazione internazionale, la pubblicazione e la trasmissione di testi inerenti alla cultura del giardino. Tra le varie attività promosse dalla Fondazione il “Campiello Verde – Premio Venice Gardens Foundation”, un’iniziativa frutto della collaborazione con il Premio Campiello: le due Fondazioni hanno infatti deciso di istituire un riconoscimento speciale alla narrativa che porti al centro della propria narrazione il tema della Natura. Un nuovo riconoscimento per le parole che, in ascolto della natura, con essa risuonano attraverso la scrittura, con particolare profondità.

Photo credits Courtesy of Press Office

Quando conviene importare le buone idee

L’architettura apre le porte a Roma, svelando molti luoghi suggestivi della nostra capitale. Dalle architetture moderne del MAXII e dell’Università Roma Tre fino a veri e propri gioielli dell’antichità barocca come il “tempietto” di San Pietro in Montorio, opera del Bramante e la Chiesa dei Ss. Luca e Martina di Pietro da Cortona. Nato nel 1992 a Londra da un’idea di Victoria Thornton, l’Open House Worldwide sbarca presto in numerose città dell’Europa, America, Medio Oriente e Australia.

E Roma non si tira indietro, anzi coglie la sfida e attraverso gli sforzi di volontari e architetti, progetta e coordina quello che da due anni a questa parte, è diventato uno degli appuntamenti più attesi dagli addetti al settore e non solo.

L’esaurimento dei posti disponibili per la visite guidate ai siti architettonici, già a pochi giorni dall’inizio della manifestazione, è infatti indice dell’elevato interesse del pubblico per l’architettura e per la città in cui vive. Il programma di quest’anno prevedeva un’ampia scelta di siti visitabili, tra cui anche itinerari guidati attraverso gli scorci dei quartieri romani di Testaccio, Ostiense e EUR, modi nuovi e originali per rivivere le emozioni che questi luoghi che appartengono alla nostra quotidianità, sanno rivelare.

Tra il profumo del bucato appena steso e l’odore intenso del sugo che si mescola a quello di spezie indiane, è stato possibile godere di una chiacchierata di alcuni tra gli architetti più creativi del momento. Ma non sono mancate le passeggiate nei luoghi considerati inaccessibili dai più, come gli incantevoli giardini dell’Istituto di Cultura Giapponese, edificio opera dell’architetto Yoshida Isoya, oppure quelle all’ombra dell’elegante portico borrominiano dell’Accademia di San Luca.

Tuttavia questa iniziativa non permette di esporre solo le perle di un patrimonio storico e artistico unico al mondo ma anche di puntare un riflettore su tutte le realtà professionali della città. Ad aprire le porte al pubblico sono ad esempio gli architetti Claudia Clemente e Francesco Isidori, i quali hanno permesso ai visitatori di lasciarsi “spiare” in una loro tipica giornata lavorativa, oppure la coppia (anche nella vita) dello studio Lai Be che ha ospitato il pubblico nella loro accogliente studio – abitazione.

L’architettura a Roma ha da sempre imposto il suo ritmo a livello internazionale con grandi opere come accade anche oggi con la recentissima inaugurazione della Stazione Tiburtina di Roma, nata dall’idea di Paolo Desideri oppure della famosa “nuvola” del Nuovo Centro Congressi all’Eur di Massimiliano Fuksas, ancora in fase di costruzione, senza dimenticare la Torre Eurosky di Purini-Thermes, curatori del progetto architettonico.

Questi sono stati solo alcuni dei luoghi visitabili in occasione della seconda edizione dell’Open House Roma, iniziativa che si inquadra nella variegata rosa di proposte culturali della primavera romana.

E come si gestisce il “post Open House”? L’idea è quella di raccogliere testimonianze dirette di chi c’è stato veramente attraverso commenti e immagini che è possibile pubblicare sul sito Flickr http://www.flickr.com/groups/openhouseroma/. Ed è in questo spazio, tra amanti dell’arte e appassionati di fotografia che si può cominciare a ragionare sull’impatto che questo genere di iniziative hanno nel nostro paese, specialmente in un’epoca in cui a volte si ha la sensazione che la cultura voglia essere messa a margine.

Chiara Cianfarani

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