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Bread&Butter by Zalando. Il trend show all’arena di Berlino

Il Bread&Butter, conosciuto inizialmente come fiera B2B durante la Berlin Fashion Week, si rifà il trucco grazie al duo di artisti visivi Craig & Karl diventando il nuovo trend show aperto al pubblico, che si è tenuto qualche giorno fa, dal 2 al 4 settembre 2016, all’Arena Berlin di Berlino.

Courtesy of Press Office Bread&Butter
Courtesy of Press Office Bread&Butter

Da semplice fiera dedicata ai professionisti della moda contemporanea e della musica a livello mondiale, Bread&Butter diventa la nuova sfida dell’ e-commerce Zalando, che l’ha acquisita per crearne un evento unico nel suo genere in cui brand e consumatori interagiscono sinergicamente insieme. Grazie a questo evento i consumatori non sono più esclusi dal mondo della moda ma ne diventano subito i diretti interessati. 

Courtesy of Press Office Bread&Butter
Courtesy of Press Office Bread&Butter

La manifestazione è stata creata per permettere alle persone di poter vedere in anteprima i nuovi trends Autunno/Inverno 2016/2017 e acquistare le ultime novità all’istante direttamente sul sito online, il tutto accompagnato dalla grande live performance organizzata da Boiler Room, che ha creato una line-up di live e dj set ad hoc, ospitando spettacoli pop-up e invitando gli artisti più in voga del momento come Angel Haze, Kero Kero Bonito, Palmistry, Tensnake.

Boiler Room Music Act_Kero Kero Bonito Courtesy of Press Office Bread&Butter
Boiler Room Music Act_Kero Kero Bonito
Courtesy of Press Office Bread&Butter

Una fiera internazionale 2.0 questa, dove trends, moda, musica e pubblico sono in sinergia. Sono stati più di 25 i fashion brand internazionali presenti alla fiera che hanno partecipato con le loro novità tra cui Adidas, Converse, Eastpak, Nike, Levi’s, Reebok, Stance, Vans. Presente anche la maison Marni che con l’occasione ha presentato una collezione di scarpe creata appositamente per Zalando, mentre Tommy Hilfiger ha debutatto con la capsule collection “Tommy x Gigi” presentata dalla stessa Gigi Hadid. Altri brand come Topshop e Puma hanno creato presentazioni speciali ed esperienze virtuali di pezzi da collezione che potevano essere acquistati subito dopo lo show.

BB_adidas-futurecraft Courtesy of Press Office Bread&Butter
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Courtesy of Press Office Bread&Butter

Il nostro concetto sfida lo status quo – dice David Schneider membro del Management Board di Zalandore-inventa la fiera internazionale e crea un nuovo entusiasmante evento in cui marchi e consumatori interagiscono direttamente e apertamente tra loro. Vogliamo che le persone siano ispirate dagli ultimi trend, vedano in anteprima i nuovi prodotti e possano acquistarli per primi”. La moda non è stata l’unica protagonista della tre giorni, infatti Nike ha organizzato delle sessioni sportive come le run session, e la musica ha accompagnato gli eventi attraverso performance e party capitanati da artisti internazionali.

BB_adidas-futurecraft Courtesy of Bread&Butter Press Office
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Courtesy of Bread&Butter Press Office

Per i consumatori è un’opportunità per entrare in stretto contatto con i brand che preferiscono, oltre a poter acquistare quello che gli piace poche ore dopo la presentazione – dice Jolanda Smit, Head of Global Brand Communications di Bread & Butter -”. Quale l’obiettivo dell’evento? “Arrivare al cuore del consumatore finale – spiega la Smit -. Questo significa per i brand lavorare con largo anticipo sulla produzione delle nuove collezioni per essere pronti alle vendite appena dopo la preview. Ne avevamo avuto un assaggio con il concetto di fast fashion e ora i brand sono pronti a rendere questo processo più organico”. 

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BB_Marina-Hoermanseder-X-Hello-Kitty_ Courtesy of Press Office Bread&Butter

Un progetto questo importante tanto per il brand awareness quanto per le vendite stesse in quanto per Zalando è un’ottima vetrina per lanciare prodotti e collaborazioni in esclusiva mentre per i marchi è sopratutto un modo per differenziarsi da chi sceglie di non vendere subito quello che ha presentato. Il “B2B”, business to business, continuerà ad esistere sopratutto per far capire ai buyer quali capi funzioneranno di più nelle vendite, ma il concetto “look now, buy now” sarà sicuramente affascinante per il consumatore che si innamora di un capo e lo vuole acquistare subito, senza aspettare la stagione successiva. Gli ospiti hanno assistito anche alla fusione di moda e tecnologia con la zLabels, dove fashion design sono stati creati da macchinari intelligenti mentre i brand offrivano workshop personalizzati ed esperienze virtuali.

Bread&Butter by Zalando_Mainstage Rendering_Credits Kemmler
Bread&Butter by Zalando_Mainstage Rendering_Credits Kemmler

 

Ecco il perché di un evento aperto al pubblico dunque “il punto di forza di retailers digitali come Zalando è la possibilità di rendere accessibile la moda ovunque, a chiunque – afferma Jolanda Smith – non importa se abiti in un paesino sperduto perché tutti i tuoi brand preferiti sono disponibili e a portata di click. Grazie ai social media, inoltre, è possibile interagire con i propri customers per capire cosa desiderano. Questi ultimi però non hanno la possibilità di prendere parte in modo diretto al fashion cycle e a tutto ciò che accade dietro le quinte. Con B&B by Zalando abbiamo deciso di creare una piattaforma che permetta al pubblico di interagire con i brand immergendosi nell’universo fatto di moda e musica di Zalando”. 

 

 

 

Pharrell Williams diventa Co-owner del brand G-Star

Pharrell Williams G-Star
Pharrell Williams profilo Instagram

Se il termine COOL fosse una persona, questa sarebbe sicuramente Pharrell, non solo per il suo look e il suo senso dello stile, ma anche per la sua bontà e lealtà. Nessuno è immune al suo fascino” ha dichiarato lo scorso anno Diane Von Furstenberg, presidente del CFDA, consegnando il premio a Williams.

Il cantante di “Happy” e la moda sono effettivamente sempre andati a braccetto sin dal 2004, quando collabora per la prima volta con Reebook. Da allora solo successi, con Louis Vuitton per gioielli e occhiali, Moynat per accessori in pelle, una capsule collection con Moncler, gli stivali per Timberland, un profumo per Comme des Garçons e la fortunatissima patnership con Adidas. Il vincitore di tre Grammy Awards disegna anche le sue collezioni (Billionaire Boys Club) e il suo marchio Bionic Yarn si occupa di moda sostenibile.

Ed è proprio la moda sostenibile, tanto cara a Pharrell, che lo ha portato a collaborare per la prima volta con il marchio olandese G-star RAW nel 2014 per il progetto RAW for the Oceans, che trasforma la plastica riciclata dal mare in denim.

Pharrell Williams Adidas
Pharrell Williams profilo Instagram

Lo scorso 9 Febbraio lo stesso Pharrell, attraverso il suo profilo Instagram, annuncia di essere il nuovo co-owner del brand G-star, con una sua foto sopra una distesa di capi denim. “G-star è un’azienda indipendente e lungimirante. Credo che saranno il marchio denim del 21esimo secolo. Voglio essere parte della missione e collaborare alla creazione del futuro di G-Star” ha dichiarato Williams.

Pharrell Williams
Pharrell Williams profilo Instagram

Thecla Schaeffer, CMO di G-Star, ha espresso quanto l’azienda sia entusiasta e ottimista riguardo l’arrivo di Pharrell: “Lavorando con Pharrell Williams speriamo di continuare ad innovare, permettendogli di sconfinare oltre i nostri limiti dalla creazione di nuovi prodotti e nuove idee di sostenibilità fino a portare nuove esperienze al brand. Siamo felicissimi di accogliere Pharrell in G-Star, immaginando il futuro del denim insieme.”

Pharrell Williams Cara Delevingne
Pharrell Williams profilo Instagram

Il coach di “The Voice” ha aggiunto un altro tassello al grande mosaico della sua carriera artistica, dove musica e moda occupano il centro della scena. Si tratta senza dubbio di un personaggio unico, che porta innovazione e positività in ogni causa che sposa.

 

The Life Of… Kanye. Un evento racconta i mille volti di West

Credits Google
Credits Google

L’11 febbraio, nel prestigioso Madison Square Garden di New York, il musicista e stilista americano Kanye West ha presentato la nuova collezione frutto dell’ormai salda collaborazione con Adidas,  la “Yeezy Season 3” per il prossimo autunno/inverno. La colonna sonora dell’evento è stata (guarda caso) il settimo disco solista di Kanye West, “The Life of Pablo”, presentato in grande anteprima proprio in occasione del mega show.

Credits Dimitrios Kambouris/Getty Images
Credits Dimitrios Kambouris/Getty Images

Più di 20 milioni di persone hanno guardato lo streaming della sfilata su Tidal, la piattaforma per la musica in streaming di proprietà dell’amico Jay-Z, che infatti è andata in tilt poco dopo l’inizio dello spettacolo, e attraverso delle proiezioni cinematografiche sparse un po’ in tutto il mondo (due anche in Italia, a Milano e a Roma). L’evento, molto più di una semplice sfilata, è durato circa due ore. Con lo stadio preso d’assalto, solo alcuni fortunati sono riusciti ad accaparrarsi un biglietto per entrare ad assistere alla performance, giudicata da molti come un’esperienza multisensoriale unica.

Anna Wintour all'evento. Credits Dimitrios Kambouris/Getty Images
Anna Wintour all’evento. Credits Dimitrios Kambouris/Getty Images

Nel pubblico del Madison Square Garden c’era, ovviamente, la famiglia di Kanye West: la moglie Kim Kardashian e la figlia North West, i genitori di lei Caitlyn e Kris Jenner, le sorelle Kourtney e Khloé (con il marito ed ex giocatore di basket Lamar Odom, alla prima uscita pubblica dopo che, lo scorso ottobre, era stato trovato incosciente ed era poi stato in coma per tre giorni) e Kendall e Kylie Jenner. L’intero clan Kardashian-Jenner indossava abiti disegnati dallo stilista Olivier Rousteing, direttore creativo di Balmain, disegnati insieme a Kanye e realizzati a Parigi nell’atelier del giovane designer in pochi giorni.

I Kardashian-Jenner vestita da Rousteing. Credits Google
I Kardashian-Jenner vestita da Rousteing. Credits Google

Kanye West invece si è piazzato al mixer, da dove ha fatto partire le tracce dell’album, discusso in seguito per la sua complessità. Contemporaneamente, al centro dello stadio, ha avuto inizio la performance, realizzata dal rapper insieme all’artista italiana Vanessa Beercroft e composta da un centinaio di modelli in piedi immobili, con lo sguardo rivolto verso le due grandi strutture centrali su cui erano in posa altri ragazzi. Decine di telecamere riprendevano i volti intensi e severi proiettando le immagini sui mega schermi, e il contrasto tra il luogo, la musica e quelle facce scolpite e desolate è stato, a detta di molti, davvero potente: così mentre Kanye e il clan Kardashian ballavano e si divertivano, sulla scena hanno preso piede anche Naomi Campbell e altre supertop, da Liya Kebede a Veronica Webb.

Credits Dimitrios Kambouris/Getty Images
Credits Dimitrios Kambouris/Getty Images

Tutto va avanti per più di un’ora, permettendo la visione della collezione, realizzata nei toni del marrone e dell’arancio e contraddistinta da quello stile casual-industriale ma di lusso al quale l’artista sembra affezionato. Importanti le Yeezy Boost, elette scarpe dell’anno nel 2015 e sold out in tutto il mondo, a cui vengono dedicati lunghi ed artistici primi piani.

Le nuove scarpe della collezione. Credits Dimitrios Kambouris/ Getty Images.
Le nuove scarpe della collezione. Credits Dimitrios Kambouris/Getty Images.

Mettendo da parte le recenti polemiche riguardo i tweet del rapper e i battibecchi con la popstar Taylor Swift, da lui citata in una canzone con dei toni certamente poco nobili, non si può negare che Kanye West resti una delle menti più creative dell’ultimo decennio. Tutto ciò che combina, inventa, tocca e compone acquista un successo planetario.

Credits Dimitrios Kambouris/Getty Images
Credits Dimitrios Kambouris/Getty Images

Sincero il discorso conclusivo di Mr.West, che ha ringraziato tutti quelli che lo hanno aiutato, da Olivier Rousteing e Jay-Z ad Adidas. Pare essere tutto finito, ma arriva il colpo di scena finale: il trailer del videogame “Only One” prodotto da Kanye e ispirato alla madre scomparsa. Con lo scopo di farle raggiungere il paradiso, in un viaggio metafisico verso l’al di là. Come se non bastasse, lo ha fatto vedere per ben due volte. Qualcuno deve aver pensato che si trattasse di uno scherzo ma Kanye West ancora una volta stupisce. Lui fa sul serio. Chissà che in futuro non ci tocchi vederlo davvero in corsa alle presidenziali degli Stati Uniti, come aveva dichiarato tra le risate generali non molto tempo fa.

Star Wars, il risveglio della moda

La celebre saga tiene ancora in attesa milioni di fan in tutto il mondo: il settimo episodio della serie, intitolato Star Wars: Il risveglio della forza, sarà nei cinema italiani dal 16 dicembre, dopo dieci anni di assenza sullo schermo, insomma non proprio un affare da poco. Proprio per questo, non si contano gli effetti collaterali e gli eventi ispirati alla pellicola che vede il ritorno di Harrison Ford, Carrie Fisher e Mark Hamill come protagonisti.

Uno degli ultimi eventi, “Star Wars: Fashion finds the Force”, è andato in scena a Londra e ha visto dieci designer inglesi, chiamati da Disney e Lucasfilm, creare una sfilata ispirata alla serie. Sul sito Starwarsfashion è aperta l’asta (fino al 18 dicembre) per acquistare i look firmatissimi: il ricavato sarà devoluto al Great Ormond Street Hospital Children’s Charity, che fornisce cure e trattamenti innovativi a bambini affetti da malattie rare e complesse. Giacche di pelo alla Chewbecca, rivisitazioni delle uniformi degli Stormtrooper, capi ispirati a Phasma, Kylo Ren o alla Principessa Leila: tanto basta a catapultarsi in luccicanti e modernissime galassie Disney.

I dieci stilisti protagonisti del "Fashion finds the Force"
I dieci stilisti protagonisti del “Fashion finds the Force”

L’ampio numero dei designer coinvolti, che include J.W. Anderson e Peter Pilotto tra gli altri, dimostra l’influenza universale della saga a distanza di tanti anni dall’uscita del primo capitolo. “Star Wars offre spunti ad ognuno di noi, perché le immagini sono davvero stimolanti”, ha dichiarato lo stilista Bobby Abley che, come Alvarno, per la sua collezione primavera/estate 2016 si è proprio ispirato alle guerre stellari. Un’occasione rara, per i fan, di vedere ed acquistare capi di design ispirati al film e realizzati da stilisti importanti.

 

Alvarno p/e 2016  Ph: www.vogue.es
Alvarno p/e 2016 Ph: www.vogue.es
Bobby Abley p/e 2016 Ph: www.vogue.co.uk
Bobby Abley p/e 2016 Ph: www.vogue.co.uk

«Trovarcisi dentro è una cosa da uscire di testa» ha dichiarato il J.J. Abrams, sul set come successore di George Lucas, regista dei primi sei film della saga. Ad impazzire è anche il mondo della moda che, trent’anni dopo l’inizio della saga, sorprende ancora in passerella e fuori: vanno citate le vetrine londinesi di Selfridges, addobbate come Stars Wars comanda.

Le fan donne della saga, molto più numerose di quello che si potrebbe pensare, avranno piacere nel sapere che Hot Topic e Her Universe, due retailer online per fangirl della saga, hanno stretto una collaborazione per dare vita ad una collezione di abbigliamento femminile ispirato a Guerre Stellari e all’imminente Star Wars: Il Risveglio della Forza. Il risultato è un ottimo connubio tra fashion e cultura pop.

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Tra le curiosità più cliccate dagli appassionati del genere c’è anche la collezione di scarpe appena lanciata nel Regno Unito dal brand inglese Irregular Choice: la Star Wars Footwear Collection è la prima collezione al mondo di calzature realizzate con i personaggi della saga. Così, i tacchi diventano mini Darth Vader, Yoda e spade laser.

E poi ancora felpe e t-shirt trionfano negli store Disney, i trolley di American Tourister sono già un must per le fashioniste e le Adidas a tema non tardano ad arrivare. I foulard di Emma Shipley, le agende Moleskine, i celebri Moon Boot e i set da make up firmati Pat McGrath completano l’infinita gamma di pezzi già cult. Per chi è alla ricerca di un look stellare, c’è davvero l’imbarazzo della scelta.

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Jeremy Scott x Adidas, nasce il primo profumo

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Jeremy Scott riempie le sue celebri Wings 2.0, le sneakers con le ali, di note di bergamotto calabrese, incenso, pepe bianco e legno di cashmere. E nasce Jeremy Scott x Adidas, la prima fragranza del designer per il brand sportivo.

L’idea alla base del processo creativo è stata quella di ricreare qualcosa di unico strettamente legato al designer. E così Jeremy Scott ha fornito alcuni esempi visivi, come un asciugamano bianco fresco di bucato in una giornata estiva. Il tutto sotto la supervisione dei profumieri Symrise Maurice Roucel e Philippe Roques.

A  Inez van Lamsweerde e Vinoodh Matadin il compito di immortalare il profumo che sarà venduto negli States al prezzo di 105 dollari per la versione da 75. E i rumors stimano un fatturato da un milione di dollari per il primo anno di vita del profumo.

<<E’ un lifestyle – uno stile di vita per un sacco di miei fans – ha dichiarato Jeremy Scott parlando della collaborazione con Adidas – Quindi, per me , [ il profumo ] è stato anche un modo per rendere onore ai fan e alla fede in tutto quello che facciamo. Ho fan che si sono tatuati le Wing 2.0 sul corpo>>.

Contaminati dalla moda: continuano le adesioni alla “Detox Campaign” di Greenpeace da parte di molte case di moda

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La Campagna Detox di Greenpeace continua con determinazione a portare avanti la sua missione: convincere le case di moda ad azzerare gli scarichi di sostanze chimiche pericolose per la salute dell’uomo entro il 2020, imponendo ai loro fornitori di rivelare tutte le emissioni di sostanze chimiche tossiche nell’ambiente e nei corsi d’acqua.

Costanti ricerche effettuate da Greenpeace rivelano come le industrie tessili rilascino pericolosi scarichi nei principali fiumi in Cina. Questi impianti riforniscono grandi brand internazionali come i giganti dell’abbigliamento sportivo Nike e Adidas. La pericolosità degli scarichi di queste industrie, che dipende dalle sostanze chimiche usate per le varie fasi della produzione, dalla pittura dei tessuti al lavaggio fino alla loro finitura, rappresenta una minaccia per l’ambiente e per la salute umana. Alcuni di questi composti chimici, come gli alchilfenoli e i composti perfluorurati alterano il sistema ormonale dell’uomo agendo anche a concentrazioni molto basse. Molti di questi fanno parte di un gruppo di sostanze persistenti nell’ambiente, che si accumulano lungo la catena alimentare fino ad arrivare all’uomo. Trasportati lontano dalla loro fonte di origine attraverso le correnti oceaniche e atmosferiche, è stata rilevata la presenza di questi agenti chimici nei tessuti dei pesci, che finiscono sulle nostre tavole, negli uccelli, nelle balene e negli orsi polari.

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I risultati delle ricerche di Greenpeace non si limitano ovviamente ai soli impianti cinesi, ma interessano tutto il mondo e sono indicative di un problema ben più vasto, che va oltre il territorio della Cina e del settore tessile. Riguarda la vita umana. L’associazione ambientalista sottolinea il bisogno di innovazione e di leadership da parte delle aziende, chiedendo loro un modo diverso di produrre senza inquinare le acque del nostro pianeta con sostanze tossiche e persistenti.

La catena di fornitura dell’industria tessile è molto complessa, e generalmente è il proprietario del marchio a dettare le regole sul processo di sviluppo del prodotto, compresa la ricerca e il design. E’ il brand stesso, che sceglie il fornitore con cui entrare in commercio esercitando anche il controllo sull’uso degli agenti chimici nei processi produttivi  negli articoli di consumo. Di questi brand, che fanno uso di sostanze tossiche, c’è un gruppo in particolare, che oltre a proclamarsi leader nell’abbigliamento sportivo, hanno la dimensione e la reale capacità di spingere il settore dell’abbigliamento verso un nuovo sistema di produzione. Queste aziende potrebbero davvero impegnarsi ad essere la soluzione del problema, e non solo la causa se lo volessero veramente. Devono solo agire seguendo i loro slogan “Just do it” , “Impossible is nothing”, “Make the change”. Greenpeace invita tutti questi brand a diventare campioni in un futuro senza sostanze nocive promuovendo l’eliminazione delle miscele pericolose dalla catena di produzione e dai prodotti in commercio.

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Negli ultimi mesi l’azienda Limited Brands, proprietaria dei noti marchi di biancheria intima “Victoria’s Secret” e “La Senza”, ha lanciato il suo impegno pubblico per la lotta contro i ftaliti, impegnandosi a stipulare contratti con fornitori che utilizzano formulazioni chimiche prive di ogni composto pericoloso. Questa è la quattordicesima azienda ad assumersi un impegno credibile, dopo aver rilevato la presenza di sostanze cancerogene nei capi di biancheria venduti negli Stati Uniti, e la prima a garantire la totale eliminazione dei prodotti tossici dalla produzione dei capi. L’azienda stessa ha dichiarato di essere consapevole che l’accesso all’acqua pulita è un problema di portata mondiale ed è quindi orgogliosa di unirsi in un progetto che risani il Pianeta. Anche Limited Brands ha dato una data precisa per l’eliminazione totale dei PFC, luglio 2015. Limited Brands da diavolo tossico diventa angelo Detox.  

G-Star, noto marchio olandese di moda giovanile è il quindicesimo fashion brand ad aderire alla campagna Detox di Greenpeace, impegnandosi ad eliminare lo scarico di tutte le sostanze nocive dalla sua filiera produttiva entro il 2020. Il noto marchio ha dichiarato ai suoi clienti e concorrenti che “i tessuti tossici sono un errore della moda. Per G-Star è arrivato il momento di scegliere la via della trasparenza e della tutela di coloro che vivono nelle acque colpite dall’inquinamento delle industrie della moda”. Il brand si è così impegnato seriamente nella sua opera ambientale tanto da eliminare gli ftalati e gli alchilfenoletossilati entro questo anno, e i composti perfluoroclorurati entro il 2014, accettando dei tempi di eliminazione che sono più rapidi di quelli di qualsiasi altro brand coinvolto nella campagna Detox.

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Dopo Levi’s, Zara e H&M, anche Benetton ha preso l’impegno di eliminare gli agenti chimici pericolosi dai propri prodotti e in tutta la catena di fornitura entro l’anno 2020. Un grande passo avanti da parte di un’altra azienda italiana, che attuerà politiche di trasparenza nei confronti dei suoi consumatori sulla propria filiera produttiva. Benetton è il tredicesimo marchio globale che si sta impegnando a ripulire la propria catena produttiva ed è il nono a fornire una data precisa, il 2015, per l’eliminazione completa delle sostanze chimiche tra cui i PFC (perfluorocarburi). Entro fine 2013 inoltre Benetton rivelerà i valori delle emissioni delle sostanze chimiche pericolose di ben 30 dei loro fornitori, 15 dei quali in Cina. L’azienda inoltre dichiara di garantire in questo modo a chi vive in prossimità di queste industrie, il diritto di conoscere esattamente cosa viene scaricato nell’ambiente in cui vivono.

Sulla base del principio di precauzione e prevenzione Greenpeace ha chiesto l’aiuto anche dei governi per un intervento istituzionale più ampio riguardante le politiche globali di gestione delle sostanze chimiche. L’approccio nuovo e consapevole auspicato dall’associazione ambientalista deve necessariamente includere il principio di sostituzione, secondo cui le sostanze chimiche dannose vengano sostituite progressivamente con quelle alternative e perché no, del tutto naturali provenienti dall’ambiente stesso. Il secondo passo sarà quello di isolare chi non rispetta queste norme e comprenderne le responsabilità.

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Un’altra azienda, che ha deciso di aderire alla richiesta di Greenpeace per la salvaguardia del pianeta è la società comasca Canepa Spa, primo produttore di tessuti pregiati come la seta e il jacquard per le principali firme dell’ haute couture e del  prêt-à-porter italiano e del mondo. Oltre ad aderire alla campagna Detox, l’azienda è diventata il primo produttore a livello mondiale a sottoscrivere pubblicamente il Detox Commitment. ” Siamo orgogliosi ad essere la prima impresa tessile al mondo a sottoscrivere il Detox Commitment di Greenpeace – ha dichiarato Elisabetta Canepa – Questo è il nostro contributo a una moda libera da sostanze tossiche che aiuterà i migliori brand dell’alta moda a produrre gli splendidi capi che sanno creare e che con i nostri tessuti avranno anche il pregio di non inquinare un bene prezioso come l’acqua”. In particolar modo Canepa richiederà all’80% dei propri fornitori di rivelare da gennaio 2014 i quantitativi delle sostanze chimiche pericolose emesse. Canepa ha inoltre incluso nell’eliminazione delle sostanze anche la metacrilammide, una sostanza che presenta elevati rischi per l’uomo, su cui l’azienda ha lavorato nei mesi precedenti all’impegno.

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Dopo Valentino Fashion Group, prima azienda italiana a dare il buon esempio impegnandosi fermamente nella sfida lanciata da Greenpeace, ora è la volta dell’azienda comasca ad impegnarsi volontariamente nello sviluppo di materie e sostanze alternative a quelle pericolose per la salute del pianeta. Chiara Campione, Project leader di The Fashion Duel afferma, che dal lancio della campagna Detox i consumatori di tutto il mondo hanno fatto sentire la loro voce. A questi, per la prima volta nella storia della campagna ambientale di Greenpeace, si unisce un produttore, Canepa. “E se un’azienda come questa, che lavora per tutti i più importanti marchi del lusso, può impegnarsi così seriamente – continua Chiara Campione – non hanno davvero più senso l’indecisione di Gucci e Armani, la lentezza di Versace, Ermenegildo Zegna e Ferragamo e l’opposizione di Dolce e Gabbana, Prada, Chanel e Roberto Cavalli a ripulire le proprie filiere e i nostri vestiti dalle sostanze tossiche e dalla deforestazione”

La domanda ora è quando queste e altrettante case di moda italiane e non saranno in grado di rispondere alle richieste dei consumatori e delle popolazioni locali, colpite dall’inquinamento delle proprie risorse idriche, smettendo di inquinare il pianeta e di investire invece nella moda che non costa nulla al pianeta? 

 

 

 

 

Progetto ZDHC: la moda grida stop alle emissioni nocive

Quando indossare la moda può diventare un serio attentato alla salute della persona allora significa che è giunto il momento di passare dai teorici slogan di protesta all’azione effettiva dei fatti.

E’ grazie a questo principio-guida che alcuni tra i più popolari brand internazionali del fashion come A&C, Nike, Adidas, Puma, H&M, Lining, Levi Strauss e G-Star Raw prendono una netta posizione e si schierano nel rivoluzionario programma etico ZDHC, ovvero “Zero Discharge of Hazardous Chemicals, lanciando una sfida che stavolta promette una tanto ambiziosa quanto concreta ristrutturazione del sistema produttivo delle loro fabbriche.

Che significa dire definitivamente stop all’emissione di sostanze nocive lungo tutta la catena di produzione – fornitori compresi – provando a raggiungere il difficile ma forse non impossibile traguardo finale delle “0 emissioni entro il 31 Dicembre 2020”, data conclusiva della “deadline”.

uno dei capi firmati Adidas sotto accusa

In realtà questo lungimirante progetto prende vita nel 2011 grazie a due “scomode” inchieste condotte e approfondite da Greenpeace dal titolo indicativo “Dirty Laundry First and Second Part”, letteralmente “Panni Sporchi”, dalle quali a luglio scaturisce la campagna “Detox”.

Dai primi allarmanti risultati emerge la dannosità degli scarichi dell’industria tessile in Cina che minacciano la sicurezza delle acque dei suoi fiumi.

Dal secondo rapporto, invece, si evidenzia un serio rischio nei confronti della salute dell’uomo dovuto al rilascio di sostanze tossiche da parte di ben 58 articoli tra capi d’abbigliamento e calzature dei marchi sotto accusa: vi figurano le iconiche tute in acetato del noto brand tedesco con le 3 strisce (Adidas n.d.r.), ma anche pantaloni sportivi di tuta, giacche e t-shirt e in più indumenti intimi e scarpe di tela, acquistati in 18 diverse nazioni del mondo tra cui l’Italia.

Le sostanze incriminate sono ritenute tra le più pericolose per la salute: i famigerati nonifenoli etossilati (Npe), composti chimici che una volta rilasciati nell’ambiente si rivelano potenziali e seri attentatori al sistema ormonale umano.

giovani attivisti della campagna di Greenpeace “Detox”

I nonifenoli infatti, come nel 2011 denuncia l’attivista cinese Li Yifang presentando i risultati delle indagini svolte in una conferenza stampa, sono usati come detergenti nell’industria tessile e “rappresentano, anche a bassi livelli, non solo una grave minaccia per l’ambiente”, ma anche e soprattutto per la salute umana, poiché “in grado di alterare lo sviluppo sessuale e arrivare addirittura ad avere effetti negativi sull’intero apparato riproduttivo”.

graffito che inneggia alla campagna “Detox”

Fatto sta che il programma di “risanamento” sottoscritto da questi famosi brands li impegnerà sia formalmente da un punto di vista legale che empiricamente.

Essi infatti sono vincolati a tutti gli aspetti singoli previsti dal piano ZDHC e condividono le politiche di gestione e le procedure del progetto, il cui fulcro è la presenza di organismi strutturali interni, ossia i Membri Aderenti (Signatory Members), i probabili nuovi Membri aderenti, (On Boarding Members), i Membri Associati (Associate Members) e la presenza di un Manager progettuale ( ZDHC Project Manager).

E soprattutto la condivisione dei costi del progetto, tramite lo stanziamento di un budget di base.

Inoltre, parte intergrante del sistema saranno i cosiddetti “Project Teams”, che avranno una funzione tecnico-operativa primaria di verifica e monitoraggio di tutte le fasi del programma e dei singoli progressi da esso compiuti.

In più, le iscrizioni al progetto sono ancora aperte e dunque si spera vivamente nel coinvolgimento di numerose altre aziende.

Per i marchi finora coinvolti nell’iniziativa sono previsti notevoli vantaggi sia sul piano privato che su quello pubblico: acquisizione di nuove competenze tecnico-scientifiche, benefici per quanto riguarda il settore finanziario grazie all’acquisizione di nuove fasce di clientela e della divulgazione di una nuova “brand-awarenessecocompatibile e quindi della rinnovata consapevolezza di raggiungere un obiettivo tanto ambito quanto urgente.

Saranno questi i presupposti dell’alba di una nuova moda davvero responsabile e finalmente rispettosa dei valori etici umani e dei ritmi bioecologici del nostro pianeta? Naturalmente, sì.

La moda gareggia alle Olimpiadi di Londra 2012

 

 

Londra, capitale della moda per eccellenza con le sue prestigiose fashion week, dal 27 luglio al 12 agosto sarà la capitale dell’evento più cult dell’anno: ospiterà la XXX° edizione dei Giochi Olimpici estivi 2012. Per la capitale del Regno Unito questa è la terza volta dopo l’edizione del 1908 e del 1948.

Questa estate le gare non saranno una semplice corsa all’oro o all’argento, nè tantomeno solo atleti e squadre a gareggiare da tutto il mondo, ma anche i più grandi nomi della moda, che hanno deciso di investire nello sport , e quale migliore occasione se non alle Olimpiadi?

In prima linea la nazione ospitante. Infatti la Gran Bretagna sarà vestita da Stella McCartney, designer per le Olimpiadi 2012. Già da due anni è la stilista ufficiale del marchio Adidas e per l’occasione ha realizzato un’intera collezione per la squadra britannica. Gli atleti che parteciperanno ai giochi olimpici avranno uno stile molto patriottico grazie alla fashion designer, che ha realizzato le loro divise con i colori ufficiali della ” Union Jack”, la bandiera del Regno Unito.

Stella McCartney for Olympics Games

 

I capi creati dalla figlia dell’ex Beatles Paul McCartney sono stati presentati alla Torre di Londra. Le uniformi comprendono capi da indossare durante le Olimpiadi e Paralimpiadi, capi per l’allenamento, per le premiazioni e ci sono anche quelli pensati per un meritato relax. Il kit completo, che sarà indossato da 500 partecipanti del team della Gran Bretagna e dai 350 atleti paralimpici, è stato pensato e disegnato per uguagliare e far sentire uniti gli atleti delle 26 discipline olimpiche e 20 paralimpiche sotto un unico look. Un modo questo, per farli essere una squadra e come tale, essere più forti insieme.

Le divise sono bianche e blu scuro, accompagnate da scarpe rosse, rifacendosi appositamente ai colori della bandiera inglese, che è stata simbolicamente smantellata, ammorbidita e scomposta per plasmarla sui corpi audaci degli atleti rendendoli più fashion. La fedeltà all’icona dell’Inghilterra prima di tutto, ma anche renderla moderna per presentare modelli più contemporanei, era d’obbligo.

Kit Stella McCartney diverse discipline

 

Divisa McCartney team Tennis

 

Lo sport ha sposato la moda, ma non solo la grande Stella è stata la prima a creare questo connubio. Anche Dolce&Gabbana ha disegnato le uniformi per i mondiali di calcio e Giorgio Armani per quelli di basket.

La competizione è iniziata ancor prima dell’inizio ufficiale dei giochi, perché a far a gara per contendersi il primato delle divise ufficiali delle squadre nazionali, sono proprio loro, gli stilisti. E se la giovane designer inglese ha dettato moda per le divise inglesi, a quella italiana ha pensato Re Giorgio.

In questa stagione ispirata all’evento dell’anno in tema di sport, l’ EA7 è l’official outfitter del team italiano. Celebrato con il manifesto del video presentato da Emporio Armani, “The sense of being”, il senso della collezione per la nazionale italiana non è solo quello di celebrare la grande manifestazione, ma più in generale, questa linea interamente dedicata allo sport. Il brand ha deciso di accompagnare con il suo stile e la sua innata eleganza i campioni azzurri durante le gare londinesi.

Durante le ultime Olimpiadi i concorrenti avevano sempre vestito la moda di brand più casual e legati al mondo sportivo, ma si sa, quando l’Alta Moda scende in campo e si unisce allo sport, nulla tiene e i risultati sono sempre eccellenti.

Divisa per gli Azzurri EA7

 

Per gli Stati Uniti si è candidato Ralph Lauren, che aveva già usato le passarelle newyorkesi per presentare il suo Olympic Village Kit e già in precedenza aveva vestito la rappresentanza americana alle Olimpiadi di Pechino 2008 e ai Giochi Olimpici invernali di Vancouver. Nel corso della kermesse sportiva gli atleti americani sfoggeranno così divise all’ultima moda. Il brand è uno dei principali fornitori ufficiali di abbigliamento del team olimpico e paralimpico statunitense, e ha disegnato le uniformi per la sfilata delle cerimonie di apertura e chiusura dell’evento. Occasione per presentare anche le collezioni di abbigliamento e accessori per il tempo libero.

Divise ufficiali USA Ralph Lauren

 

Tenuta informale Ralph Lauren London 2012

 

Le Olimpiadi di moda non finiscono di certo qui. Siamo o non siamo in una capitale glamour? E com’è di buon auspicio solito fare, anche altre perle del fashion system partecipano alla gara. Maison Prada ha concluso l’accordo con la Federazione Italiana Vela, fornendo le divise agli atleti impegnati nella competizione. Il marchio del brand oltre ad apparire sull’abbigliamento sarà anche presente sulle vele delle imbarcazioni in gara per tutte le regate previste per questo anno, in tipico stile pradese. Un legame quello di Prada che si rinnova con il mondo della vela, volta per volta, confermando la Coppa America del 2013 con il team Luna Rossa.

Velisti Azzurri griffati Prada

 

Le Olimpiadi non sono mai state così griffate prima d’ora. Tutti i brand vogliono creare un omaggio per gli atleti delle diverse discipline accomunati tutti dallo stesso obiettivo. Non un traguardo fatto solo di vittoria, ma quello di dimostrare al mondo dello sport e non solo, di esserci, di scrivere una pagina di storia con il proprio impegno, le proprie emozioni, le proprie gare, e di lasciare nel cuore di chi ama lo sport, il ricordo di un esempio di vita.

Lacoste, brand per eccellenza della moda sporty-chic, affronta la sfida da vero sportivo e lancia la sua Capsule Collection con tre versioni della mitica maglia coccodrillata. La prima è la Croco Flag, la classica polo bianca di cotone piquet con il logo-coccodrillo, che cambia colore nelle tonalità di una bandiera nazionale. Versione di forte impatto visivo è la polo Flag dove la maglia intera sventola i colori sociali. La polo Limited Edition riporta invece gli stendardi di 16 nazioni.

Polo Limited Edition, Polo Croco Flag, Polo Flag

Mentre Adidas, marchio autorevole in campo sportivo, firma il pallone ufficiale di calcio con grafiche e colori della campagna olimpica, la Repubblica di Azerbaijan ha scelto Ermanno Scervino, come testimonial per l’eccellenza del Made in Italy e per la sua capacità creativa di saper coniugare ricerca e tradizione sartoriale per soluzioni innovative e contemporanee. Saranno i colori e i simboli della bandiera Azera ad ispirare la maison per creare le divise che saranno indossate durante le parate di apertura e chiusura. Per la Francia si mormora un Jean Paul Gaultier e la partecipazione di Azzedine Alaïa per la Tunisia.

Inoltre già altre stiliste come la giapponese Izumi Ogino, rende onore all’avvento in arrivo, con una collezione per Anteprima tutta al femminile e sporty-chic per l’ A/I 2012-2013, e sopratutto non in gara. Le Olimpiadi 2012? Sicuramente di Alta Moda. Non solo per patiti sportivi, ma anche per fashion addicted di gusto, e sicuramente  da mettere in calendario tra le altre fashion week da non perdere. Un inno allora, alla moda atletica, comoda e pratica, come del resto un campione esige a livello agonistico.

Adidas & Noel Gallagher: a new rock collection

Mods, musica e moda. Questa volta protagonista delle contaminazione artistiche è Noel Gallagher, chitarrista e mente creativa degli Oasis, che in collaborazione con il brand Adidas, ha lanciato una sua linea di sneakers. Adidas X il nome.
La collezione reinterpreterà lo storico modello Court del 1964, per l’occassione rinoninato Training 72 NG.  Allure più sobrio, tomaia in pelle bianca e dettagli in suède per il restyling realizzato da Noel Gallagher. La dicitura Endorsed by, volto del chitarrista ed autografo rendono la linguetta della sneaker un vero e proprio sigillo della collaborazione.

Quella tra Adidas e Noel Gallagher sarà una collezione limited edition. Solo 200 i pezzi disponibili su scala mondiale all’interno dei flagship a partire dal prossimo 22 ottobre, data in cui verra lanciato anche l’album di debutto dei High Flying Birds, il gruppo creato da Noel dopo l’ennesimo scioglimento degli Oasis.

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