Jil Sander, tra addii e ritorni all’origine

Non bastava un semplice applauso per salutare Raf Simons, fashion designer belga, classe 1968, direttore creativo del marchio Jil Sander dal 2005. Nessun petalo di rosa, come è successo a Tom Ford nell’ultimo giorno presso Gucci, ma una spontanea standing ovation a fine sfilata, con tanto di lacrime di commozione e dedica gestuale dello stilista al suo pubblico, “Vi amo tutti”. Uno spettacolo raro per il gelido e composto ambiente modaiolo, soprattutto durante un evento così importante come la Milano Fashion Week. Eppure, nonostante l’impegno degli ultimi sette anni, nonostante le novità apportate e i successi, il cambio di guardia è divenuto realtà. La tedesca Heidemarie Jiline Sander, detta Jil, fondatrice dell’omonimo luxury brand, tornerà al vertice dell’ufficio stile, mentre per Simons e per il suo bagaglio di esperienza, chissà. Voci squillanti, sul web come sulla carta stampata, non fanno altro che accostare il suo nome alla maison Dior, additandolo come il successore di John Galliano, mentre lui fatica ad uscire dal backstage riservato a pochi intimi, tanto è triste il suo addio.

Una collezione impeccabile e languida, come gli ampi cappotti di flanella dalla linea a trapezio e senza collo, simili a sensuali kimono. Languide anche le leggere sottovesti e i candidi abiti bustier, dalla gonna ora a tubo ora ampia e morbida dall’allure retrò. Principesse eteree come Grace Kelly moderne, avvolte da un mix di tessuti opachi e metallici con rimandi all’Art Deco, ondeggiano tra le sei colonne che dividono la passerella, sormontate da delicati bouquet di rose racchiusi in involucri di vetro, quasi per proteggerne bellezza e odore.

Rosa cipria, celeste, bianco, cammello, blu e rosso ciliegia che, con il susseguirsi delle uscite, si trasformano in pezzi total black dai dettagli in vernice, degni di una femme fatale sospesa tra passato e futuro. Gonne al ginocchio, pochissimi pantaloni palazzo e clutch rigide in pelle e cristalli accompagnano il passo leggero delle modelle, ritmato dalla melodica “Tonight tonight” degli Smashing Pumpkins. Una forte scossa di emozione pervade la sala. Gridano tutti il suo nome. Pochi cenni ad occhi rossi e lucidi. La sfilata è terminata. The show must go on.

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