Il gusto degli imprenditori italiani per le storiche maison d’alta moda.

Dimenticatevi i giovani talenti, i concorsi stile “Who’s the next”, gli stilisti emergenti. Il futuro della moda sembra risiedere nel passato, negli insegnamenti propri dei grandi couturier di ieri, attualissimi anche oggi. Questo sembra essere il messaggio che circola negli ultimi tempi: ritorno al passato, celebrazione di chi ha creato e reso così importante e remunerativo per chi investe, questo tanto decantato fashion system. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, da biografie a retrospettive, a mostre celebrative. Ultima in ordine di tempo Schiaparelli and Prada. Impossibile Conversations, al MET di New York dal 10 Maggio 2012, un confronto tra le due stiliste Elsa Schiaparelli e Miuccia Prada, impossibile per limiti temporali ( Schiaparelli muore nel 1973, Miuccia inizia la sua attività nel 1977) ma allo stesso tempo possibile per l’apporto creativo e rivoluzionario che le due protagoniste hanno saputo dare alla creatività made in Italy.

L’inaugurazione della mostra è stata anche un’eccellente occasione per annunciare il rilancio della storica maison Schiaparelli, ad opera di un imprenditore italiano non del tutto estraneo ad operazioni di questo tipo: Diego Della Valle. I fatti risalgono al Maggio 2006, quando l’affarista marchigiano riesce ad acquistare dagli eredi, per svariati ed indefiniti milioni di euro, l’archivio e il marchio della celebre stilista. Successivamente, il silenzio. Secondo Della Valle, infatti, il progetto avrebbe richiesto una lunga fase di elaborazione, per estrapolarne al meglio gli elementi senza tempo dello stile Schiaparelli, senza doverli collegare a logiche di vendita e fatturato. Un investimento a fondo perduto, senza certezze e senza obiettivi di vendita, che rappresenta l’ingresso ufficiale di Della Valle nell’ambito dell’haute couture. Sarà, intanto la mostra organizzata dal MET ha già fornito un ottimo trampolino di lancio, che ha costretto il team di Della Valle ad anticipare l’inizio dei lavori. Primo appuntamento: Luglio 2012, in occasione delle sfilate Haute Couture di Parigi, con l’inaugurazione della Maison in Place Vendome, lì dove la stilista romana inaugurò il suo atelier. In Settembre l’annuncio del direttore creativo ( rumors parlano di John Galliano o Rodolfo Paglialunga, già stilista per Vionnet, anche se lo stesso Della Valle sembra abbia lasciato intendere, in un’intervista per il Sole24ore, che si tratti di “una stilista”) ed infine il lancio della collezione nel Marzo 2013, con un’attenzione particolare per accessori, profumi e cosmetici.

L’operazione non smentisce il senso dell’imprenditore marchigiano per gli affari: già prima della maison Schiaparelli, Della Valle aveva acquistato nel 2003 gli archivi e il marchio di Roger Vivier, affidando a Bruno Frisoni la direzione creativa. Il risultato? Un fatturato raddoppiato agli inizi del 2012, stimato intorno ai 13 milioni, che assieme a Tod’s (137,5 milioni) rappresentano i fiori all’occhiello dell’imprenditore, che vanta partecipazioni azionarie nei grandi magazzini di New York Saks (5,9%), in Piaggio (5%), Bialetti (10%) e Marcolin (45%) l’azienda di occhiali, produttrice dell’eyewear per Tod’s, Hogan e Fay (tutti brand di Della Valle). Se “l’operazione Schiaparelli” dovesse rivelarsi egualmente remunerativa, sarebbe l’ennesima gallina dalle uova d’oro nelle mani dell’operoso Della Valle, che intanto già parla di grande esclusività del brand, e della volontà di non espandere la rete di vendita, né di aprire un canale di e-commerce. Ritorno al passato, anche in questo: se i futuri consumatori vorranno abiti o accessori Schiaparelli, dovranno obbligatoriamente ritagliarsi del tempo per un weekend di shopping a Parigi. Ma un ritorno a vecchie logiche di vendita sarà davvero la chiave per garantirsi un posto al sole nel settore del lusso? L’esclusività a tutti i costi paga?

Decisamente diversa la strategia operata per il ritorno di un’altra storica maison, quella di madame Vionnet, ad opera di Matteo Marzotto, Gianni Castiglioni, già proprietario con la moglie Consuelo di Marni, e altri investitori italiani, tutti reduci dall’esperienza Valentino Group. Iniziata l’avventura nel 2009, quando secondo Marzotto “nessuno voleva sentir parlare di una nuova casa di moda”, il marchio ha raggiunto fin da subito risultati di un certo rispetto, raggiungendo un fatturato di 7 milioni e 300mila nel 2011, destinato probabilmente a raggiungere quota 10 milioni nel 2012. Un’avventura che ha visto l’attuazione di diversi piani strategici, dall’espansione immediata worldwide, con il marchio presente nei 250 negozi più importanti del mondo, fino alla realizzazione di una precisa strategia di comunicazione, vestendo le dive di Hollywood con preziosi abiti drappeggiati in puro stile Vionnet.

Così, se gli stilisti di oggi hanno già da tempo appreso la lezione del passato, omaggiando e facendo tesoro degli insegnamenti dei grandi couturier, adesso è la volta degli investitori. A metà tra strumenti di profitto e veri e propri reperti storici, le grandi maison rappresentano un interessante investimento, a patto di non discostarsi troppo dallo stile originale e di dedicarsi unicamente alla ripresentazione di modelli d’archivio: in questo il fashion system non perdona.

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