“Il diavolo veste Zara”, la moda racconta l’universo giovanile

Da Prada a Zara, la determinazione non ha davvero firme.Lo sanno bene i “giovani diavoletti” di oggi che non perdono occasione per mostrare al mondo intero il loro talento, i loro sogni e le loro passioni. È questo il concetto che vuole portare alla luce il terzo romanzo pubblicato da Sara Lorenzini ed intitolato in “Il Diavolo veste Zara”. Reduce del successo di “45 metri quadri” e “Diario semiserio di una redattrice a progetto”, la sfida che la giovane scrittrice vuole affrontare è interamente dedicata ai giovani ed alle mille difficoltà che affrontano per affermarsi, per trovare il loro “posto nel mondo”. Per riuscire a portare a termine la sua piccola impresa la Lorenzini, si spoglia dei suoi veri panni per vestire quelli di Mia Valenti, giovane designer impegnate a ricoprire il ruolo di assistente della direttrice artistica di una delle maison più prestigiose della toscana.
Mia Valenti non è un nome scelto a caso ma è quello della vera protagonista del romanzo e, quello che l’autrice racconta è la sua storia. La storia di due diverse generazioni a confronto: Mia, spirito dinamico, dalle idee fresche e innovative, con spiccate doti in campo tecnologico, tutto il contrario del suo capo, Veronique, di impostazione vecchio stampo e dalle regole molto rigide, poco tecnologica e con un obiettivo ben preciso, farsi rispettare. Mia ammira Veronique, ma allo stesso tempo la disprezza, il suo capo ha fatto la storia della maison e lei è fiera di occupare quel posto. Il ruolo di assistente inizierà però a non bastare e Mia che diventa esempio dei giovani di oggi, inizierà a mettere in pratica le sue conoscenze che la porteranno ben presto ad avere ciò che vuole e che merita. Tra le due non esisterà vincitore né vinto, ad essere spietato, più che Mia sarà il mercato.
Oltre che le tematiche giovanili il romanzo rende tangibile anche il mondo della moda, da una breve chiacchierata con l’autrice si delinea il suo studio nei confronti di questo settore, “una vera e propria eccellenza italiana”. Parlando con alcune giovani fashion designer la Lorenzini ha approfondito questa professione: dal disegno del figurino alla scelta dei tessuti, dalla colorazione del modello alla preparazione della sfilata. “Un lavoro creativo, di grande precisione che richiede una costante attenzione sia per i particolari che per la lunga gavetta”. In quanto al titolo l’autrice ci rivela che ripensando alla “vecchia” Andy si capisce come oggi le cose siano cambiate, Mia non capita per caso il una casa di moda, crede nel suo talento e decide di smettere di subire.
Mia di sicuro non è Andy, ma una cosa è certa, è l’esempio vero delle nuove generazioni.
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