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Con Naima e i profumi Laura Biagiotti, esperienze olfattive d’autore al Teatro Sistina di Roma

Naima presenta la pièce teatrale My Fair Lady, in scena al Teatro Sistina sino al 26 novembre con la splendida Serena Autieri: l’insegna nazionale di profumeria, con oltre 275 store in tutta Italia, ha scelto il musical di successo planetario per lanciare #Naimatiportaateatro, il progetto che coniuga l’esperienza sensoriale alla cultura e allo spettacolo, con 2 iniziative speciali rivolte al pubblico, allestite nel foyer del Sistina in occasione della première del 3 novembre, fino all’ultimo spettacolo del 26 novembre. Gli eventi esalteranno la bellezza e la femminilità in un luogo magico sulle note inebrianti della fragranza Laura Biagiotti Roma – Fiori Bianchi, partner dell’iniziativa e brand icona di quella bellezza unica e irresistibile legata all’arte, alla cultura e alla città simbolo in tutto il mondo del made in Italy: Roma.

My Fair Lady Teatro Sistina_credits Courtesy of Press Office
My Fair Lady Teatro Sistina_credits Courtesy of Press Office

L’esperienza al Sistina inizierà per il pubblico sin dal primo istante di ingresso a teatro: una parete di fiori bianchi farà da sfondo, conferendo fascino e memorabilità al momento da immortalare, mentre uno speciale photo-booth digitale è stato appositamente allestito per gli spettatori per una stampa istantanea del loro scatto artistico e per i più social che vorranno realizzare selfie artistici potranno anche pubblicare sul loro profilo IG la loro creazione. Infatti, dopo ogni scatto apparirà sullo schermo del photo-booth un QR Code che consentirà di acquisire lo scatto sul cellulare e condividerlo sul proprio profilo Instagram con l’hashtag #naimatiportaateatro. Chi otterrà più like, riceverà in premio la fragranza Roma Fiori Bianchi di Laura Biagiotti. Verranno messi a disposizione per lui e per lei cappelli d’epoca. Ad ognuno verrà rilasciato anche un coupon con Bar Code che darà diritto ad uno speciale sconto del 30% sugli acquisti presso tutte le Profumerie Naima di Roma.

Trendsetter: chi influenza realmente la moda?

Ci sono persone che hanno la capacità di anticipare le tendenze, di influenzare con i proprio gusti la moda e di essere anni luce avanti in tema di scelte stilistiche. Si tratta dei cosiddetti “Trendsetter”, gente con una spiccata attenzione e propensione per la moda, capaci di dare risposte geniali ai diversi stilisti delle grandi marche, ma anche ad orientarne le scelte.

Si possono trovare in qualsiasi posto, a qualsiasi livello della scala sociale e in qualsiasi lavoro. Si possono trovare per strada, nei piccoli centri. Sono giovani che la mattina si alzano e danno spazio alla loro fantasia, che si tramuta nel vestiario in abbinamenti che poi riescono a fare tendenza. È sotto i loro giubbini che si nasconde la capacità di creare ciò che viene definito fashion.

Anna Wintour_credits web
Anna Wintour_credits web

Ma di trendsetter ce ne sono anche tra i personaggi famosi. La maga indiscussa in questo settore, colei che è riuscita a fare del proprio gusto in fatto di vestiti un mestiere, divenendo una delle donne più celebri nel mercato della moda è Anne Wintour. È lei il monarca assoluto, da Ancient Regime, della moda mondiale, è una regina, una Maria de Medici dell’eleganza, quella massima star tra le famose “celebrity” che da ormai 17 anni, dirige il più autorevole mensile di moda, Vogue America. Ogni stilista per essere definito tale deve passare sotto il vaglio di questa donna, che realmente sa essere mille anni avanti tutti gli altri. E’ lei che detta tutte le mode e ogni uscita del suo Vogue è una scoperta. O piuttosto una risposta a quanti si chiedono: cosa sarà di tendenza nella prossima stagione?

Ma oltre questa la regina indiscussa della moda, ci sono anche altre celebrità che hanno cercato di fare del proprio gusto e del proprio stile un cavallo di battaglia. Basta ricordare la fondatrice e forse unica componente della cosiddetta “Heroin art”: è Kate Moss, la modella super magra, sempre fuori dagli schemi, ma sempre in prima linea in fatto di scelte stilistiche. A scoprirla furono gli scatti di Corinne Day, la fotografa deceduta solo qualche tempo ma che ha lasciato una forte impronta di sè. A dispetto di uno stile fotografico classico e patinato, tipico delle riviste di moda, la Day propose un genere crudo, non ritoccato, personale, diverso. Come diversa era la bellezza ricercata dalla fotografa, che quasi impose a riviste e agenti, la giovane Kate Moss.

Anna Wintour_credits web
Anna Wintour_credits web

Sembra strano dirlo, ma la modella rappresentava qualcosa di atipico, rispetto ai canoni estetici dei primi anni Novanta. E la copertina che fece “esplodere” il tutto fu quella del 1990 scattata per The Face di una Kate Moss giovane, con le lentiggini e senza neanche un fino di trucco. Ma passeranno ancora alcuni anni, prima che il fenomeno diventi allargato e ufficializzato tanto da arrivare nel 1993 sulle pagine di Vogue. E da allora la modella non ha più lasciato le passerelle, anzi. È diventata una delle donne che più le influenzano.

Ma non serve andare troppo in là. Perché c’è anche gente comune, quelle ragazze e quei ragazzi che si incontrano per strada, nelle stazioni e nei bar, che sanno dare uno stile al loro abbigliamento. E sono proprio loro che fanno la moda reale, quella low cost e di tutti i giorni.

Erika Barbato, i segreti di Instagram svelati da una fashion influencer

Come creare un account che abbia successo su Instagram? Scatti belli e tanto da raccontare sono essenziali, ma ci sono anche delle regole che dovresti iniziare a seguire. Una tra tutte ce l’ha svelata Erika Barbato, lifestyle blogger affermata.

Come avere successo su Instagram? È un po’ quello che ci chiediamo tutti, soprattutto adesso che i social network sono invasi da piccoli e grandi influencer, in grado di conquistare il pubblico e guadagnare mettendo in mostra la propria vita. Ma quali sono i loro segreti?

Instagram e moda: ecco qualche segreto

Belle foto, didascalie curate, contenuti interessanti e trasparenza sono gli elementi essenziali di un buon profilo. Sicuramente avere la possibilità di fare delle belle foto è un plus, ma anche se non si ha la possibilità di passeggiare sulle bianche spiagge delle Maldive tutti i giorni, questo non significa che non si possano pubblicare scatti belli e coinvolgenti. A volte basta davvero guardarsi intorno, immortalare e ispirare gli altri con pochi elementi, forse quelli più impensabili. Insomma, una volta ottenuto il contenuto, il passaggio successivo è quello di pulirlo, ordinarlo, privarlo dei dettagli obsoleti (ricorda che less is more) e poi pubblicarlo.

Come creare un buon profilo Instagram: le dritte da seguire

  • La luce: per scattare le proprie foto scegli sempre la luce naturale, anziché quella artificiale. Anche se non sei munito/a di una buona macchina fotografica, con una buona illuminazione, anche il proprio cellulare può fare degli ottimi scatti.
  • Guardati intorno: seleziona oggetti e dettagli, e ricorda che lo spazio non deve mai essere troppo carico. Punta sulla semplicità.
  • Usa sfondi neutri, meglio puntare sul bianco, sui toni pastello, ma sempre monocromatici.
  • Per quanto riguarda le modifiche, per il calore e la saturazione punta su bianchi, neri, grigi e rosa, nuances predilette su Instagram. Come app esterna ti consigliamo snapseed.
  • Usa un solo filtro per rendere la gallery omogenea e ordinata.
  • Prima di iniziare a pubblicare, fai una programmazione. Individua un massimo di 6 scatti che vorrai pubblicare. Scegli le foto in modo che creino una sequenza per oggetto fotografato, colori, forme o linee. Impara anche a lasciare degli spazi, alternando foto ricche di dettagli a quelle più vuote, per non far apparire la gallery nel suo insieme un ammasso di dettagli.

I profili Instagram che più piacciono sono quelli in cui la gallery appare come un moodboard, caratterizzato da accostamenti di foto coerenti, seppur differenti.

Leggi anche i consigli della blogger Ida Galati su come migliorare la gallery Instagram di una blogger

Erika Barbato, i segreti di Instagram svelati da una fashion influencer

Intervistandola abbiamo capito che, regole a parte, quello che più premia è la spontaneità. Essere se stessi ripaga sempre, anche sul web. Erika Barbato, fashion e lifestyle blogger è la dimostrazione che su Instagram spesso le regole vanno infrante e che non sempre devi usare filtri o tagli particolari per avere successo. Erika ha aperto il suo blog nel 2012 e il suo è, come lo definisce lei stessa, “un diario personale da condividere con chi decide di andare oltre le foto sui social ed entrare nella mia quotidianità”. Su Instagram conta 95k followers, il suo profilo è ricco e colorato, racconta di lei, della sua vita, ispira allegria. L’Orèal Paris, Maybelline, Freddy, Morellato, Stroili, Guess, Hugo Boss, Swarovsky sono solo alcuni brand con cui ha collaborato, ma l’abbiamo vista anche nelle vesti di blogger a Miss Italia e a Sanremo.

Erika Barbato
Credits: Profilo Instagram Erika Barbato

Sei nata come fashion blogger e poi sei sbarcata su Instagram. Com’è cambiato il tuo modo di comunicare e quanto peso ha ancora il blog secondo te?

«Sì, ho iniziato innanzitutto dal blog, senza avere ancora Instagram, quindi chi mi seguiva leggeva esclusivamente i miei articoli sul blog. Adesso è un po’ cambiato tutto essendo i social più immediati e rapidi rispetto al blog. Continuo ad aggiornarlo (erikabarbato.com), ma curo sempre di più Instagram e il rapporto con i followers, credo conti molto di più oggi».

Su Instagram hai raggiunto 95mila followers. Qual è stata la tua strategia vincente per “sfondare” su questo social?

«Sono su Instagram da 4 anni e ho raggiunto da poco i 95k. Devo dire, però, che non ho mai guardato ai numeri, ma ai contenuti. Mi piace curare la gallery e come dicevo prima, il rapporto con i followers. Molte volte numeri grandissimi non implicano persone vere dietro i telefoni, e allora meglio pochi, ma buoni no?
La strategia vincente per me è rimanere se stessi e darsi al pubblico per quello che si è: chi ti segue se ne accorge quando ti crei un personaggio».

Foto, filtri, didascalie e hashtag. Su cosa punti per catturare l’attenzione dei tuoi followers?

«Punto in genere sulle didascalie, scrivo quello che penso, molte volte in maniera ironica. I followers mi rispondono e ridono con me. Per quanto riguarda i filtri non ne ho trovato uno preferito, mi piacciono le foto molto colorate».

Erika Barbato
Credits: Profilo Instagram Erika Barbato

Come si realizza la gallery ideale?

«Non so se la mia è la gallery ideale: mi piace condividere momenti di quotidianità, i look, i viaggi, i piatti che mangio… non ho quindi un argomento in particolare. Però le gallery che trovo più curate sono solitamente quelle in cui viene utilizzato sempre lo stesso filtro e un unico focus principale».

Le fashion influencer su Instagram sono sempre più numerose. È ancora possibile distinguersi e proporre qualcosa di nuovo? Cosa consiglieresti a chi vuole provarci partendo adesso da zero?

«Diciamo che, essendo il web aperto a tutti, basta creare un account e scrivere in bio “Influencers”/ “Blogger”, senza avere nemmeno un blog. Ce ne sono tantissime, troppe. Ma credo che il pubblico sappia distinguere tra chi lo fa in maniera professionale e chi ci prova per ricevere qualche capo gratis. Io consiglierei di farlo solo se si ha qualcosa da dire con personalità e desiderio genuino di condividere piccoli e grandi pezzi della propria quotidianità».

Erika Barbato
Credits: Profilo Instagram Erika Barbato

Hai già fatto dei progetti che coinvolgessero più igers? Se sì, quali e come si sono sviluppati? Ti è capito anche di collaborare con altri igers?

«Progetti con più igers sì, sempre relativi a promozione del territorio, di attività locali. Sicilia, Campania, Puglia, eravamo tra igers (ma direi anche amiche) e oltre a prender parte a bei progetti abbiamo passato bei momenti in posti bellissimi».

Fai più collaborazioni con il tuo blog oppure con Instagram?

«La fonte principale al momento è Instagram, aggiorno comunque il blog con un post magari al riguardo. Ma la maggior parte dei progetti si focalizzano su Instagram e gli altri social in genere»

Terme Luigiane, in Calabria relax e benessere sulla Riviera dei Cedri tra fanghi e acque sulfuree

Percorsi benessere sulla Riviera dei Cedri, in Calabria, nell’ampia vallata del fiume Bagni: l’odore di zolfo e l’acqua sulfurea, il verde incontaminato e tutta la bellezza delle Terme Luigiane, tra il territorio di Acquappesa e Guardia Piemontese sul Tirreno cosentino, per rigenerarsi dopo il lockdown. Boschi di faggi e castagni che si affacciano sulle acque cristalline del Mediterraneo, a circa un chilometro dal mare, per respirare, di nuovo, sulle spiagge dorate che sanno di salsedine e ricordi d’antan cantati da Brunori Sas nel celebre brano “Guardia ‘82”.

Il “miracolo sulfureo” delle Terme Luigiane si compie con l’effetto benefico delle acque minerali salsobromojodiche, oggi come nell’antichità storiografica documentata da Plinio il Vecchio e da una lettera del 1446, firmata di San Francesco da Paola, che ne testimonia l’uso terapeutico. Un momento sacro, terapeutico, per purificare il corpo e lo spirito in seguito a mesi di isolamento forzato per prendersi cura di sé, puntando sulla prevenzione delle patologie che riguardano l’apparato respiratorio (naso, gola, polmoni). Le acque, le più ricche di zolfo in Europa, infatti, esplicano numerosi azioni sulle vie aeree superiori: inalazioni, docce nasali, aerosol (quello ionico è ottimo per le forme allergiche), nebulizzazione, humage.

Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office
Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office

Lo zolfo esercita azione mucolitica, con conseguente fluidificazioni delle secrezioni bronchiali e un’espettorazione facilitata. Inoltre, grazie alla vasodilatazione provocata dal minerale, le mucose respiratorie ricevono impulsi eutrofici e rivitalizzanti. Ideali specie dopo questo periodo in cui si è trascorso molto tempo in ambienti chiusi o si è avuto più difficoltà. Importante è anche l’azione di stimolo nella produzione delle IgA secretorie (immonoglobuline A) che determina una maggiore resistenza contro agenti infettivi.

Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office
Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office

Tra le varie terapie a disposizione c’è la ventilazione polmonare, indicata nelle broncopatie croniche. Consiste in insufflazioni di acqua sulfurea, micro nebulizzata mediante un respiratore meccanico che ne favorisce l’afflusso durante la fase di inspirazione e riduce a meno di quattro secondi la fase di espirazione. Con questa tecnica l’acqua sulfurea giunge fin nelle più piccole vie bronchiali, difficilmente raggiungibili. Per contrastare e curare riniti, sinusiti, adenotonsilliti e faringiti c’è la possibilità di effettuare aerosol: il gas solfureo viene inalato utilizzando una mascherina (aerosol orale) o una forcella (aerosol nasale), così le particelle sono in grado di raggiungere anche le basse vie respiratorie. I trattamenti termali fanno bene ai grandi e bambini, lo riconosce anche il Ministero della Salute, tanto che alcune cure sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Per ogni assistito può essere erogato un ciclo all’anno, da effettuarsi in un unico periodo (12 giorni). Basta farne richiesta e farsi rilasciare dal proprio medico curante l’impegnativa. In un paesaggio senza tempo, ci si può poi immergere nelle piscine esterne nel Parco Termale Acquaviva, cullati dai suoni della natura circostante.

Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office
Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office

About Parco Termale “ACQUAVIVA”

Alle Terme Luigiane viene data un’interpretazione moderna e olistica allo “star bene” e l’acqua termale è protagonista di trattamenti benessere & beauty. Rigenerare corpo e mente, tornare in forma, combattere la cellulite, recuperare energie, prendersi il tempo per se stessi e per stare bene. Tutto questo è possibile nell’adiacente Parco Termale Acquaviva, un luogo ameno circondato da alberi e piante, dove respirare aromi di essenze balsamiche e folate di zolfo salutare. Non mancano sdraio, lettini e ombrelloni.

Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office
Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office

Ci si rilassa in tre piscine ad acqua termale fluente e non trattata, dove si può praticare l’idromassaggio terapeutico con getti d’acqua a pressione o dedicarsi al nuoto controcorrente. Particolari i distributori di fango per un’applicazione “fai da te” (4 euro il costo), una vera e propria maschera total-body dalle insuperabili qualità terapeutiche e cosmetologiche: ci si cosparge di fango, si lascia asciugare al sole e poi si rimuove con una doccia di acqua dolce. La pelle viene purificata e si disintossica dalle tossine, così appare subito più levigata e morbida e vellutata al tatto. Disponibili pure le turbo docce che garantiscono effetti tonificanti e migliorano la circolazione. Infine, l’humage nature consente di sfruttare l’azione del gas sulfureo liberato dall’acqua termale: un modo per avere un’azione curativa e preventiva sulle vie respiratorie.

Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office
Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office

Cosa vedere nei dintorni:

Negli immediati dintorni si può visitare Guardia Piemontese, borgo che ospita una delle minoranze etniche presenti in Calabria, conserva ancora oggi i resti delle origini valdesi e l’uso della lingua occitana, ancora parlata e insegnata ai bambini. Ancora mantiene le antiche tradizioni, a iniziare dai nomi delle strade che hanno la doppia denominazione in italiano e in dialetto occitano. Il Paese si caratterizza per i panorami aperti verso il mare. Merita una visita il centro di cultura “Giovan Luigi Pascale” di proprietà della Tavola Valdese, all’interno di un palazzo storico, per ripercorrere le vicende dei valdesi della Calabria e per ammirare gli abiti antichi indossati dalle signore, fatte con metri e metri di tessuti preziosi. Proprio accanto si trova la “porta del sangue”, così chiamata perché secondo la tradizione, tanti furono i valdesi massacrati nel 1561, che attraverso di essa il sangue vi scorreva a Rivoli. Davanti una piccola piazzetta che sembra un terrazzo, un salotto sospeso e dove d’estate si gode della brezza del mare di fronte, e delle magiche notti stellate. Dall’entroterra alla costa il passo è breve e si arriva al mare.

Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office
Terme Luigiane_Calabria_Courtesy of Press Office

La costa su cui si affacciano le terme è la nota Riviera dei Cedri caratterizzata da vasti arenili che degradano dolcemente e conosciuta anche come Alto Tirreno calabrese. A sud, si sviluppa la lunga spiaggia di Guardia Piemontese. Esiste un luogo che, più di altri, rimane impresso nella mente dei vacanzieri, vuoi per la sua bellezza, vuoi per la sua forte carica evocativa: si tratta dello scoglio della Regina, il faraglione più famoso della riviera dei Cedri. Qui il mare lascia emergere dall’acqua un prezioso dono della natura che spicca in alto, quasi ad accarezzare il cielo, con i suoi 1800 metri pronto a separare le spiagge dell’Intavolata e Acquappesa, a Nord, da quelle di Guardia Piemontese Marina a Sud. Stando a quanto narra un’antica leggenda, queste acque sembrano avere magici poteri in quanto capaci di rendere fertili le donne: si racconta infatti che la regina Isabella di Francia, non potendo avere figli, intraprese in compagnia dello sposo un viaggio finalizzato a capire il motivo della sua sterilità. La coppia, a bordo di una barca a vela, navigò le acque del mare Tirreno per approdare in Oriente ma, a causa di una tempesta, si trovò costretta sbarcare sulla spiaggia di Acquappesa: una volta scesi a terra, i due trovarono rifugio in una piccola grotta rocciosa scavata in un grosso scoglio, immerso per metà nell’acqua e per l’altra metà poggiato sulla terraferma.

Durante la sosta la regina notò un piccolo fiume le cui acque dalla gradevole temperatura la invitarono a tuffarsi per un bagno, cosa che fece anche nei giorni a seguire notando, nel mentre, che stava avvenendo un cambiamento del suo corpo: era incinta. Ecco che, da quell’episodio, lo scoglio, già noto in epoca romana come Petra Majura, venne chiamato scoglio della Regina e si diffuse nei dintorni la notizia del suo potere rigenerante. Suggestioni a parte, questo bellissimo regalo della natura è divenuto una vera e propria attrazione, qui si viene per immortalare la scenografia ma anche per rilassarsi attratti dalle spiagge lambite da acque limpide e cristalline che, ogni anno, richiamano nel periodo estivo l’attenzione di circa 60.000 persone.

A nord si trova Diamante che brulica di botteghe artigianali (dove trovare in vendita il famoso peperoncino) ed è nota anche per i suoi “muri che parlano”, decine e decine di murales arricchiscono le pareti delle abitazioni. Un museo d’arte, senza soffitti, né pareti. Di fronte l’isola di Cirella. E ancora il borgo di Scalea, adagiato su una “gradinata” tra la collina e la valle del fiume Lao.

More info:

Terme Luigiane: www.termeluigiane.it    Tel. 0982 94054

“LongLife formula”, alle Terme di Castrocaro nasce il rimedio del benessere

Lucia Magnani Portrait (1) Terme di Castrocaro 1 Terme di Castrocaro 2

In una location da sogno, dove il tempo sembra essere infinito e dove l’arte del vivere riesce ad intrecciarsi perfettamente con quella del divertimento, niente risulta essere più piacevole del prendersi cura di se stessi concedendosi momenti di puro e sano “egoismo”.
Ma c’è di più, per poter godere del misterioso mondo del benessere non bisogna andare molto lontano ma sono le Terme di Castrocaro situate nell’ambiente rilassante e distensivo del parco secolare in cui si trova l’intera struttura ed il Grand Hotel che ad oggi, vantano di servizi terapeutici esclusivi.
Oggi le terme di Castrocaro aprono le porte della loro secolare struttura per far conoscere ad un target molto vasto la “ La Clinica del Benessere”.
“La Clinica del Benessere” è un progetto ideato dalla dott.ssa Lucia Magnani, amministratore delegato della società che da molti anni gestisce le Terme, ed è un percorso creato ad hoc, completamente dedicato alla prevenzione e al benessere dell’individuo.
Si tratta di un progetto innovativo, che riunisce e completa le competenze e le prestazioni di diversi settori per fornire al paziente un approccio integrato.
Il vero e proprio “cavallo di battaglia” del nuovo prodotto è la Long Life Formula, che propone sette percorsi differenti caratterizzati da un diverso obiettivo finale. Tutti i percorsi, sono accomunati da una fase preliminare di check-up medico approfondito, oltre che dall’impostazione di un regime alimentare personalizzato e dall’indicazione di un programma di attività fisica e posturale idonea ad un determinato soggetto. È sulla base poi di questi presupposti preliminari che viene costruito il programma successivo che comprende tutti i trattamenti medico-estetici, di benessere, termali e riabilitativi che concorrono al raggiungimento dell’obiettivo preposto: perdita di peso, relax, disintossicazione, ringiovanimento, sport e riabilitazione.
La Long life formula è sviluppata all’interno della holding sanitaria GVM Care & Research, una Holding che opera in sanità, ricerca, industria biomedicale, benessere termale e servizi dell’impresa. È uno dei primi gruppi sanitari italiani e conta strutture ospedaliere di alta specialità, poliambulatori e diagnostiche in Italia e all’estero.
Come racconta la stessa dott.ssa Magnani durante un’intervista, “l’obiettivo resta sempre quello di sviluppare un progetto innovativo rivisitando in chiave moderna l’offerta termale”.
Sembrano dunque molto lontani i tempi in cui essere felici ed avere un “cuore allegro” richiedeva sforzi fisici non indifferenti, oggi è tutto più semplice e “La Clinica del Benessere” ne è la pura e semplice dimostrazione.

Photo credits Courtesy of Press Office

Palazzo Versace a Dubai, il trend dei fashion luxury hotel

Photo Courtesy palazzoversace.ae
Photo Courtesy palazzoversace.ae

Quello di Dubai è il secondo Palazzo Versace nel mondo. Il primo è stato aperto nel 2000 in Australia, il prossimo si prevede a Macao. Una residenza di lusso, che comprende 215 tra camere e suite, tutte arredate nel segno della Medusa. È stata l’eclettica Donatella Versace a scegliere spazi e arredi, carte da parati e complementi ispirandosi alla villa di Miami in cui è stato assassinato il fratello Gianni nel 1997. Stucchi e affreschi, cuscini e broccati decorano le meravigliose stanze. La più lussuosa è l’Imperial Suite: 1200 mq di sfarzo con terrazza privata, piscina, vasca idromassaggio e una magnifica vista sulla città. «Fin dall’inizio il mondo Versace ha compreso diverse categorie di prodotto: dagli abiti agli accessori, dai beni preziosi alla collezione per la casa, capaci di trasmettere lo stile esclusivo e iconico proprio del brand – afferma Gian Giacomo Ferraris, Amministratore Delegato di Versace – oggi, con il nuovo Palazzo portiamo il lifestyle Versace a Dubai. Il design ricercato e lussuoso è ritrovabile in ogni dettaglio dell’hotel, e il lusso diventa uno stile di vita».

Photo Courtesy palazzoversace.ae
Photo Courtesy palazzoversace.ae
PalazzoVersace_Dubai
Photo Courtesy palazzoversace.ae

Versace non è l’unica casa di moda a lanciarsi nell’hôtellerie di alta gamma: altri stilisti e maison hanno scelto di creare luoghi in cui si respira e si vive la filosofia del brand a 360 gradi. La prima in Italia è stata Mariuccia Mandelli alias Krizia, che già negli anni ’80 apriva il suo K Club nelle Antille. E da allora i resort progettati dagli stilisti si sono moltiplicati nelle location più esclusive del mondo. C’è chi ha scelto la città dove tutto è cominciato, come la famiglia Fendi. Villa Laetitia a Roma è stata restaurata e arredata con l’impeccabile gusto di Anna Venturini Fendi, e promette un’esperienza unica e un magico silenzio in cui sentirsi a casa propria. Allo stesso modo Giorgio Armani ha scelto l’atmosfera metropolita della sua Milano e di Dubai per i suoi hotel di lusso. Il gusto dello stilista e il minimalismo estetico accolgono i clienti in un’atmosfera raffinata, nelle camere come nei ristoranti e nella spa. Bulgari ha preferito invece Londra come prima location di una serie di hotel di lusso. Eleganza e sobrietà sono le parole chiave di questo gioiello di marmo e argento a pochi passi da Hyde Park. Anche qui camere e suite sono ispirate all’estetica della maison italiana, con dettagli e arredi che ne ripercorrono la storia. Le tende di seta con motivi in argento, per esempio, si ispirano a una spilla creata di Sotirio Bulgari del 1800.

Residenze esclusive quindi, che nel nostro Paese o all’estero testimoniano il gusto italiano per la moda, il design e il lifestyle. Solo per veri fashion addicted!

“Sheket”, tutto il fascino di uno show club cosmopolita nel cuore di Roma

Uno Slow Club esclusivo e poliedrico, punto d’incontro per gli amanti della cucina, dei cocktail e della musica. Sheket, in ebraico שקט, Silenzio, sorge a Roma nel celebre Palazzo Caetani di Via delle Botteghe Oscure 33. Nato dalla partnership tra Izhak Nemni, proprietario di Baccano e La Zanzara, e Riccardo Sargeni e Gianluca Sette (già partner di locali quali Cohouse Pigneto, Terrazza di San Pancrazio e Vodoo Bar) che qui si occupano della direzione artistica e pr, Sheket si inserisce come un unicum nella scena notturna capitolina, un luogo in grado di offrire al cliente un’esperienza totale, dall’aperitivo fino al dopocena. Elegante e raffinato, Sheket vanta una cucina dal respiro internazionale, un’ampia selezione di cocktail e distillati provenienti da tutto il mondo, con i live set e le performance degli artisti più rinomati della scena disco del momento.

Courtesy of Factory4 Press Office
Courtesy of Factory4 Press Office

IL CONCEPT – Con un concept molto attento ai trend internazionali, Sheket è in grado di catapultarci in un attimo nelle atmosfere più cool di un club parigino o di un cocktail bar di Soho, circondati dalla vivacità di una clientela proveniente da ogni parte del mondo. Un interior design ricercato, con pareti policrome che sembrano ricamate, luci e colori studiati per regalare un’atmosfera cromatica tendente al rosa, con l’utilizzo del color ruggine, caldo e emozionale, per i colori delle pareti e del velluto dei divani. Il designer Alfredo Cianchetta, ispirandosi all’immaginario di Wes Anderson e rispettando l’architettura del luogo, ha saputo dar vita ad un ambiente accogliente e familiare, ma allo stesso tempo trendy e contemporaneo. Gli arredi sono pezzi unici creati ad hoc, come il bancone piccolo in ceramica smaltata, le lampade in japan style, ma sono stati anche rivalorizzati degli elementi già esistenti, come il grande lampadario della sala centrale, che spicca sulle pareti nere. Il tutto con l’idea di creare un ambiente che resti e non invecchi mai.

Courtesy of Factory4 Press Office
Courtesy of Factory4 Press Office

LA CUCINA – La cucina multietnica e ricercata è affidata alla maturata esperienza dell’executive Chef Marco Milani, già Chef de La Zanzara e di Baccano, rinomato per la sua conoscenza delle culture culinarie più disparate, per la raffinata cura del dettaglio che si fa piacere per gli occhi oltre che gusto per il palato, per la capacità di unire tradizione e modernità con creatività e trasformismo. La degustazione che diventa momento conviviale e di condivisione, l’ispirazione alla tradizione contemporanea dei ristoranti di Nobu Matsushita, un autentico fenomeno nella ristorazione di tutto il mondo, per un viaggio culinario innovativo e attentissimo alle materie prime. Sheket propone sushi e tempura, ma anche snacks internazionali da accompagnare ai drinks: crudi, sushi rolls, tartare, ostriche al nature o in Sheket Style. Ogni giorno si realizzano dei deliziosissimi ravioli cotti al vapore e scottati: sono le gyoza di verdure o di carne. Da non dimenticare il grill, che ci propone differenti yakytory di pollo, piccoli anticucho peruviani e kushiyaki di pork belly che si alternano a picana di Wagyu e churrasco di agnello.

Courtesy of Factory4 Press Office
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LA MUSICA – Sheket non è solo un ristorante. Sheket è anche un club esclusivo, che propone ogni sera una selezione musicale inedita per la notte capitolina, che passa dai suoni groove al blues, al funk, tenendo come fil rouge la black music declinata nei suoi differenti sottogeneri.

Il palco del live set, costruito su una pedana mobile che può aprirsi o chiudersi in base alle esigenze delle performances, si apre il mercoledì sera con la serata Sugar Department, che inizia con l’aperitivo e vede alternarsi alla consolle nomi della scena romana. Il giovedì è la volta della serata “It’s so good”dedicata alla ricerca e alla new disco, con le esibizioni di djs importanti della scena internazionale come Soul Clap, Sadar Bahar, Dimitri from Paris. Si arriva poi al weekend, alle serate “No guest list” del venerdì e Extra Cheese” del sabato, entrambe aperte da esclusivi live che reinterpretano la scena black di successo, con nomi del calibro di Joshua Jack, Chelsea Como, Lydia Lyon. Il venerdì sul live stage del club i djs italiani di tendenza del momento, come Spiller e Lele Sacchi, suonano la loro house music. Il sabato è la volta dell’hip-hop: la stagione è stata aperta da Frenkie hi-nrg mc, che tornerà anche nella seconda parte della stagione, e vedrà poi on stage rapper della vivace scena romana e internazionale.

Courtesy of Factory4 Press Office
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IL BAR – Sheket ti accoglie con un bancone imponente, alto sei metri: che espone una selezione esclusiva di spirits introvabili, come la gamma di whisky di tutti i paesi, tra cui spiccano gli scozzesi, i rye americani e i giapponesi; insieme a un’ampia scelta di gin, mezcal, tequile e rhum. Vengono proposti una ventina di cocktail home-maid, tutti realizzati con prodotti freschi e divisi in tre sezioni: la “Predinner”, con proposte ideali per l’aperitivo, come il Once upon a time…, un French 75 rivisitato a base di fiori di sambuco; c’è poi la “Fresh Anytyme”, che propone delle miscelazioni molto fresche e originali, tutte ideate dal capo barman Matteo Dedde e studiate apposta per essere consumate in qualsiasi momento della serata: da provare lo Shinano, a base di sakè e lemon grass; infine la “Our Classic”, drink classici rifatti allo Sheket Style, come il Margarita realizzato con un mix di Tequila con bordatura di zucchero di camomilla.

Non meno preziosa è la carta dei vini e degli champaigne, molto ampia e che propone mescite e bottiglie di grande qualità, anche di nicchia: da Sheket potrai infatti degustare dei rari Viognier Independants o Salon Delamotte, ma anche degli eleganti Jermann o Sassicaia, fino ad arrivare ad un porto Don Pedro Ximenes del 1987.

 

“Larte”, a Milano il meglio dell’Italian lifestyle

logo-Larte-Milano-960x473Larte, scritto proprio così, senza apostrofi, tutto attaccato, quasi a voler abbracciare in un’unica parola tutto quello che in essa può essere contenuta. Questo il nome del concept, nato nel cuore di Milano, nella centralissima Via Manzoni, laddove anni fa visse il poeta e scrittore Carlo Emilio Gadda, che vuole essere il nuovo polo dell’eccellenza italiana in fatto di lifestyle: uno spazio dove possono convivere e completarsi moda, enogastronomia, arti e design.

Un progetto ambizioso, ispirato da Fondazione Altagamma, che intende rilanciare e far conoscere nel mondo l’esperienza del Contemporary Italian Lifestyle, riunendo tra i soci alcuni dei più importanti brand Made in Italy: Alessi, Artemide, Baratti & Milano, Bellavista, Ca’ Del Bosco, Caffarel, Cantine Ferrari, Capri Palace Hotel, illycaffè, MK Consulting, Federico Regalia, Sanpellegrino e Santo Versace. Non solo ristorante stellato, dunque, ma anche luogo di ritrovo per un caffè o una cioccolata, galleria per mostre d’arte d’eccezione e store per shopping di lusso.

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«Desideriamo creare un ambiente affascinante in cui tutto ciò che viene presentato e acquistato diviene esso stesso ‘opera d’arte’ da guardare, vivere, condividere e ricordare – commenta Davide Rampello, presidente e direttore creativo dell’hub milanese – Dal caffè al cioccolato, dal quadro al piatto dello chef, dalle bottiglie al modello di scarpe e all’arredo».

Oltre a Rampello, nel team dirigenziale vi sono anche Roberto Morelli, vicepresidente esecutivo, già direttore delle strategie di business di illycaffè ed Ermanno Zanini, già general manager del Capri Palace, nel ruolo di direttore. A dare un tocco glam e artistico, invece, ci saranno in esposizione alcune delle opere dei più importanti designer italiani, come Fortunato Depero, Arnaldo Pomodoro ed Emilio Vedova, per citarne solo alcuni.

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Un modello di collaborazione tutto italiano, pronto però ad essere esportato nel mondo, per farsi portavoce del meglio dell’Italian lifestyle.

Photo credits Courtesy of Press Office

“Zeromolecole”, esperienze olfattive d’autore nel cuore di Torino

Nella foto Stefania Marzufero Boni
Nella foto Stefania Marzufero Boni

Petali di fiori e rosmarino. Per creare esperienze olfattive d’autore nel cuore di Torino, a due passi dalla Mole Antonelliana. Dalla passione per i profumi di Stefania Marzufero Boni nasce il brand Zeromolecole. Zero, come il civico della boutique-atelier, Mole come il simbolo della città che lo ospita e dove Stefania crea. “Per raccontarvi cosa significa oggi per me creare profumi, avere oggi una linea mia, vi posso dire che quando ero bambina il mio gioco preferito era pestare nel fondo del mio bicchiere di spremuta che so, petali di fiori e terra, piuttosto che il rosmarino che aveva mia nonna in giardino e giocare a fare profumi” spiega Stefania Marzufero Boni a Trendstoday.it.

Zeromolecole
Zeromolecole

Emozioni liquide e tangibili in cui l’animo dell’eterna ragazza si riflette su tavolozze profumate che l’ideatrice del brand realizza ad hoc con quel savoir faire tipico dei maitres parfumeurs parigini. Incontri di gusti e sapori esotici, un volo nella fantasia olfattiva in cui si alternano terre orienatali e guizzi fruttati, per lasciare spazio a quell’armonia senza tempo che in un sapiente mélange artistico produce sensazioni irripetibili e multisensoriali. Già perché chi crede che Zeromolecole sia solo un brand di profumeria sbaglia di grosso. Design impeccabile e minimal per il packaging, gioia per la vista e mix perfetto di sapori olfattivi come in Lalao e Nerocacao, dove latte e cacao fanno venire quasi voglia di assaggiarli. E poi Osa, il tripudio della sensualità che fonde le note romantiche dei fiori d’arancio con quelle esotiche del tiaré, Dudù con spezie orientali, vaniglia e frangipane e l’aroma che solo il legno di cedro sa regalare.

Zeromolecole
Zeromolecole

Non mancano limone, muschio bianco, cedro e fiori di lino nell’essenza eterea e delicata di Nuvole, fragranza lineare e capace di accompagnare tutti gli stati d’animo. Per lui e per lei. Il patchouly indonesiano sposa invece la cannella, il rhum, il sandalo, la noce moscata, la vaniglia e la dolcezza del miele in Geco per un delizioso effetto gourmet. Profumi per buongustai. Alghe mediterranee, muschi e licheni in Stromboli, fragoline, lampone e caramello in Iaia, talco, iris viola e oponax in Nhè?!, un omaggio elegante e raffinato alle donne torinesi. Dulcis in fundo Biancolatte, essenza simbolo di purezza con vaniglia, caramello, burro e un pizzico di sale. E ancora Bollicine di champagne, pepe rosa, incenso e agrumi per una frizzante atmosfera di festa. Il menù a la carte dell’alta profumeria è servito con l’artigianalità di Zeromolecole nel centro di Torino.

(S)concerti e appunti di viaggio on the road

SOUNDTRACK: Amici miei

Va bene, c’è crisi. Lo spread sale, la borsa scende, il Pil sta fermo.
Ma ogni tanto almeno un viaggetto ci vuole, che diamine.
E se l’aereo è un lusso per pochi, la nave una iattura per molti, la benzina un castigo di Dio, resta il buon vecchio treno a far sperare che lo svago sia ancora un diletto nazionalpopolare.

Il pellegrino che subisce il “fascino del binario” può essere un inguaribile claustrofobico. È oppresso dal pensiero che durante il tragitto la sua visuale si fermerà allo schienale del sedile di fronte e urterà contro il vetro oltre il quale tralicci elettrici e tangenziali saranno l’unico panorama. Avere con sé un libro, l’iPod, l’iPad, l’iPhone, tuttavia, potrebbe non bastare, per cui una capatina in edicola va fatta prima di partire. Un quotidiano a destra, uno a sinistra e uno al centro per il viaggiatore intellettuale, gazzette e corrieri per quello che «giocava a calcio finchè i legamenti non lo hanno tradito», un arcobaleno di riviste patinate per chi si diletta con le cronache di tutti i colori, perché «già il mondo è tanto triste».
Alla valigia e al sacchetto del bar si aggiunge, dunque, anche un personale bagaglio enciclopedico.

L’attesa della partenza s’imbatte in un numero altissimo di sentimenti.
La schietta commozione e quella trattenuta, l’amore appassionato e l’affetto caloroso, la gioia di andare e la tristezza di restare. Si levano mani e si celano lacrime. La famiglia che accompagna, la mamma che raccomanda, il fidanzato che giura, la figlia che promette. Alzi la mano chi è cattivo! Silenzio: è l’attimo in cui «si ama da morire». Ma il convoglio è insensibile alla nostalgia, fischia e parte.
Sistemare “l’arsenale” al seguito, innanzitutto. «Permesso», «Scusi, se la sposta un pochino entra anche la mia», «Giovanotto, ti dispiace aiutarmi?». La cortesia e la comprensione dei primi istanti sono le attitudini naturali di qualunque passeggero. Una volta accomodati, un artificioso silenzio invade la carrozza. Si dorme, si legge, si guarda un film al computer. Lenti sugli occhi, cuffiette nelle orecchie, penne nelle mani. Poi, «Biglietto, prego» ed ecco la fine della finzione: ognuno, lentamente, si attribuisce la licenza di scrivere una personalissima “nota musicale” nel “pentagramma in movimento” e inizia così un “concerto”, che diventa la sinfonia di una pittoresca cagnara.

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Un greve ronfare batte il ritmo, un colpetto di tosse segna le pause, la carta di una caramella e il mordicchio di un biscotto rallegrano la nenia. Poi, tutti insieme, intonano il ritornello di una chiacchiera confusa, breccia nel ghiaccio di una formale compostezza.
Il «governo ladro» s’imbatte nel «miracolo italiano», «la fine del mese» insorge contro «le rendite catastali» e il prontuario di frasi fatte raggiunge il picco del suo utilizzo.
Un via vai di gambe da sgranchire serpeggia sinuoso e il vociare di bambini che scalano poltrone disturba il cane tascabile che fa capolino dalla borsa, subito bloccato dal padrone, “progettista” di una moquette di patatine sbriciolate. È il culmine di una contaminazione che scambia di tutto, dal crackers alle ricette di cucina. L’intellettuale chiede di “sfogliare” la cronaca rosa “solo per curiosità, non per altro!” e l’esperta di Grande Fratello si concentra su bund, btp e tassi d’inflazione. L’addetto alla pulizia invoca la magia di un aspirapolvere che ingurgiti tutto, individui compresi. La meta è vicina: forza, raggiungerla è possibile!

Quando manca ancora mezz’ora, basta che uno solo inizi ad alzarsi perché si scateni una tacita gara a chi fa prima a raggiungere la porta. «Arrivederci», «è stato un piacere», «Allora ci sentiamo, eh?!» «Come no?! Sicuro!»L’arrivo è conquista. Di aria, di spazio, di udito. Gli orchestrali si allontanano: epilogo di un “concerto” a cui non si chiede di “bissare”. Chissà come mai…!

Photo credits “Amici miei”, web

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