Impressi di un classicismo estremamente contemporaneo gli orecchini Dior Tribale s’iscrivono nel ritorno ai fondamentali della maison di lusso parigina. Moderni ed eleganti, asimmetrici e audaci, rappresentano il gioiello contemporaneo dal gusto tribal-chic. Gli orecchini Dior Tribales reinterpretano la perla, un evergreen in fatto di accessori, e gioiello preferito di Mitzah Bricard, musa di Christian Dior, richiamando in modo stilizzato i campanellini del mughetto, il fiore portafortuna del couturier.
Dior Women Cruise, Courtesy of Press Office
Un’idea semplice quanto geniale, per leboucles d’oreilles culto della maison francese, che si candidano a diventare un accessorio must have di questa stagione. Due sfere di dimensioni diverse compongono il prezioso dal sapore tribal-chic, che può trasformarsi in infinite variabili grazie ai diversi materiali, applicazioni e colori. La piccola sfera è bene in vista, mentre la grande è parzialmente nascosta dal lobo dell’orecchio. Un contrasto di volumi sapientemente studiato con astuzia ed eccellenza, un’evoluzione del Mis en Dior diventato l’accessorio passepartout di tutte le fashioniste, e non solo. Al contrasto delle dimensioni si aggiunge anche quello cromatico. Dior Tribales è esclusivo proprio perché non è un unico orecchino, bensì due e la combinazione dei colori delle due sfere può essere intercambiabile, svariata e divertente.
Dior Women Cruise, Courtesy of Press Office
Presentati nell’autunno 2013 i Dior Tribales si declinano in molteplici versioni. Oltre alle semplici perle sono disponibili infatti, anche sfere in vetro color serenity, rosa quarz, giallo, rosso, con pietre e con pendenti. Da quelli laccati ai metallizzati, da quelli impreziositi da cristalli fino a quelli con stampe colorate. Indossati da soli o in coppia danno così vita ad una infinità di combinazioni.
Dior Women , Courtesy of Press Office
È al numero 30 di Avenue Montaigne, a Parigi, che questi orecchini prendono forma su un foglio di carta bianca. Dal disegno a matita, addetti allo sviluppo realizzano uno schizzo tecnico in cui ogni elemento del gioiello è precisato nei minimi dettagli. Da Parigi si vola dritti verso Pforzheim, in Germania, dove un modellista basandosi su queste indicazioni progetta al computer tramite apposito programma CAD, il primo stampo degli orecchini in cera.
Dior Women ,Courtesy of Dior Press Office
Gli orecchini Dior di ispirazione tribale e dal design asimmetrico, si declinano davvero in mille variabili. Si va dai Dior Tee Shirt, realizzati con perle in resina metallizzata, ai Gum Tee Shirt, con perle rivestite da una resina gommosa, arrivando sino ai preziosissimi Tribale Flowers, ornati di cristalli a forma di petalo. Questi prendono forma grazie all’antico procedimento di fusione a cera persa, che consiste nel sostituire il modello inizialmente realizzato in cera con un modello di metallo, materiale definitivo del prezioso.
Dior Women, Courtesy of Press Office
Quest’ultimo viene poi lavorato a mano dall’artigiano e immerso in un bagno galvanico per donargli lo strato finale di oro giallo, rosa o palladio. Come per gli abiti la firma couture Dior viene incisa al laser su ogni modello, e per i Dior Tribale Flower l’artigiano seleziona accuratamente ed incolla negli appositi spazi i cristalli, di quattro misure e due colori diversi. Una volta assemblate le due perle gli orecchini sono pronti per alloggiare in un raffinato scrigno pronti per essere indossati e sognare ad occhi aperti.
Come l’universo è infinito anche le possibilità della moda di stupirci sono immense. E questa volta la dea delle apparenze si spinge proprio oltre i confini del tempo e dello spazio e arriva in orbita. Fra corpi celesti su maglie, abiti e soprabiti il soggiorno nello spazio diventerà un’odissea glamour che sembra aver conquistato anche le star come Samantha Cristoforetti, la nostra testimonial intergalattica.
Courtesy of Press Office Polidesign Milano
Tutto è cominciato con il progetto Couture in Orbit quando l’Agenzia Spaziale Europea ESA ha coinvolto cinque scuole di moda e design scelte nei paesi di origine degli astronauti ESA, che dal 2014 in poi hanno soggiornato a bordo della Stazione Spaziale come la stessa Cristoforetti. L’Italia è stata rappresentata dal Politecnico di Milano, che ha un’offerta formativa specifica nell’ambito del fashion design con particolare riferimento alle caratteristiche dei materiali, alle tecniche sartoriali nonché ai processi di lavorazione.
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Le altre scuole coinvolte sono state la Fashion Design Akademiet di Copenaghen, la Revensbourne di Londra e l’Ecole supérieure des arts et techniques de la mode per la Francia e la Germania. Il progetto prevedeva di realizzare una collezione di abiti che integrasse tecnologie spaziali e materiali innovativi. Una sfida pienamente accolta dagli istituti e sopratutto dal Poli.design di Milano. Gli aspiranti couturier hanno lavorato facendo riferimento ai temi forniti che l’ESA ha assegnato ad ogni scuola, tratti dalle strategie dell’agenzia nei settori della sostenibilità, della tutela del clima e del riutilizzo. Tecnologia, ambiente, innovazione, salute e sport sono i punti cardine ispiratori per i giovani designer che si trovano ad esplorare e sperimentare l’interazione tra moda e tecnologia.
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Dai sensori incorporati alle unità per il calore, fino ai tessuti super assorbenti. Gli abiti tecnici del futuro strizzano l’occhio alla funzionalità risultando allo stesso tempo accattivanti dal punto di vista estetico e pratico. Anticipare i bisogni dell’era spaziale che verrà nel campo dell’abbigliamento. Questa la sfida che hanno portato a termine gli studenti con grande successo ed oltre a rispondere ai requisiti specifici collegati a ciascun tema, tutti i modelli disegnati dai giovani stilisti dovranno essere allo stesso tempo adatti ad un utilizzo quotidiano.
Gli ottimi esiti del progetto, i cui risultati sono stati presentati a Londra al Museo della Scienza con una passerella space-à-porter lo scorso maggio, hanno suscitato un particolare interesse tra gli addetti ai lavori del comparto moda internazionale. A fronte del forte successo del progetto il Politecnico di Milano lancia la prima edizione del Corso di Alta Formazione Fashion in Orbit. Moda, tecnologia, ispirazione spaziale che avrà inizio il 30 gennaio prossimo e terminerà il 17 febbraio 2017, proseguendo con l’esperienza insieme ad ESA e aprendo così la partecipazione a professionisti e aziende che operano nel fashion system.
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Materiali innovativi ed estro creativo, con lo sguardo proiettato verso l’immensità dello spazio e le tecnologie che da esso derivano. Sono questi gli ingredienti alla base del progetto Couture in Orbit. Se è vero che l’Astro mania con le sue innovazioni spaziali avranno nel prossimo futuro una sempre più forte influenza su trend di consumo e comportamenti, al fashion designer spetta di capire come diventare protagonista attivo e più consapevole di questo processo per arrivare alla creazione di prodotti e modelli di business innovativi che comprenderanno smart textile, wearable ma anche tecnologie per l’ambiente e politiche di sostenibilità per la moda.
Courtesy of press Office Polidesign Milano
Il corso, con durata di 3 settimane, è suddiviso in due moduli, il primo teorico con seminari e project work per sviluppare il concept della capsule collection ne affianca un secondo pratico presso il laboratorio sartoriale del Politecnico, che permetterà di realizzare la collezione caratterizzata da un alto livello di technology wearable, di presentarla attraverso un portfolio professionale e di fotografarla negli spazi del Lab.
La collezione seguirà un preciso fil rouge che prende ispirazione dalla tecnologia spaziale tra quelle presentate e i partecipanti lavoreranno sia in aula che in laboratorio con materiali tessili innovativi riproducendo le dinamiche reali di un’azienda di moda, dall’immagine complessiva del prodotto alla comunicazione.
Courtesy of press Office Polidesign Milano
Il corso permetterà dunque non solo di approfondire competenze sulle innovazioni tecnologiche e capacità progettuali avanzate, ma offrirà anche l’opportunità unica di costruire relazioni trasversali con esperti appartenenti al settore tecnologicamente più avanzato al mondo e di esplorare come la ricerca condotta nello spazio possa ispirare la moda e creare nuove opportunità di crescita sociale e business.
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I risultati saranno esposti in una speciale mostra dedicata a Fashion in Orbit nella sede dell’Agenzia Spziale Europea all’European Space Researchand Technology Centre a Noordwijk e durante eventi e fiere di tessile innovativo e abbigliamento supportate da TexClubTec (Associazione Tessili Tecnici Innovativi – partner del progetto insieme a Colmar) in Europa.
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L’iniziativa promuove lo scambio di ispirazione tra due settori all’apparenza molto distanti, spazio e fashion, che hanno saputo tuttavia influenzarsi reciprocamente, come dimostra ad esempio il caso di innovazioni dell’ESA utilizzate nel campo della biancheria intima termica dal produttore Björn Borg o della dermotuta fatta su misura per l’ESA dal produttore di indumenti per motoveicoli Dainese, con l’obiettivo di alleviare i problemi di schiena degli astronauti. Nessun limite alla creatività dunque per modelli che sono eleganti, stravaganti, semplici o essenziali ma sopratutto con la “stoffa” per delineare una nuova generazione di capi d’abbigliamento.
Tutto parte da una suggestione, un sentire tradotto con schizzi e acquerelli in una storia che guida verso la morfologia ispiratrice. È così che Francesca Castagnacci, classe 1982, dopo una ricca formazione attraverso una laurea in design d’oreficeria presso la facoltà di Architettura e un ricco bagaglio culturale, grazie alla ricerca di nuove fonti d’ispirazione, culture e mondi a confronto attraverso i suoi viaggi, asseconda la sua vena artistica affacciandosi al mondo della moda.
Francesca Castagnacci Collection – Courtesy of Press Office
Spinta da importanti riconoscimenti come la borsa di studi Ferragamo per il master Polimoda e la vincita di importanti concorsi, i suoi disegni visionari si trasformano in borse e scarpe, oniriche ed evocative, ma al contempo audaci e innovative. E’ la sua ispirazione crescente e il desiderio di mettersi alla prova che spinge Francesca Castagnacci a presentare al pubblico alcuni pezzi della sua collezione. Da quel momento le sue creazioni, pezzi unici trasgressivi ma sofisticati, diventano oggetto iconico e di culto dei molti fashion addict.
Francesca Castagnacci Collection – Courtesy of Press Office
Un successo questo, che ha lanciato di li a poco la nascente società e il brand stesso. L’incontro di Francesca con diverse realtà nel campo della ricerca applicata e dell’industria, e l’interesse di un fondo di investimento per le sue creazioni, ha dato vita nel 2014 ad un progetto con la conseguente nascita di Francesca Castagnacci srl. L’iniziativa, che vede coinvolte competenze del Made in Italy, permette la massima libertà espressiva e la completa possibilità di personalizzare gli accessori metallici curando particolarmente la qualità e l’innovazione del prodotto finale. Dall’universale al particolare, la filosofia e la ricercatezza delle sue creazioni si trasmettono nel suo stile che incanta e convince. Innovazione, eccellenza ed esclusività sono alla base della scelta dei materiali per le sue collezioni.
Francesca Castagnacci Collection – Courtesy of Press Office
Prodotti unici e qualità dell’artigianato italiano unito a materiali inediti e a dettagli tecnologici fanno del marchio un prodotto originale dall’alto contenuto emozionale. Ogni sua creazione trae ispirazione dallo studio delle forme, sintesi di ricerca concettuale e progresso. Accostamenti asimmetrici tra figure e materiali sono il filo conduttore della collezione, tra tonalità decise e colori neutri.
Francesca Castagnacci Collection – Courtesy of Press Office
Forme nelle forme, gusci da cui emergono materie preziose e inaspettate. L’esclusività viene espressa in ogni dettaglio da forti texture e geometrie, dall’altissima qualità nella scelta dei pellami e delle stoffe fino alle finiture. Elementi pregiati e inconsueti a volte si accostano a pelli di origine ittica e tessuti dalla forte componente tecnologica contenenti ad esempio fibre ottiche luminose.
L’accessorio metallico è realizzato come un pezzo unico di gioielleria, direttamente ideato e disegnato da Francesca, rispettando gli ampi standard qualitativi, come l’impiego di trattamenti nickel e piombo free. Elemento figurativo per eccellenza è l’anello, simbolo della costante ricerca di perfezione e della complessità divenuta forma, che si evolve nel particolare stilistico della catena, elemento funzionale e distintivo della collezione di borse.
Francesca Castagnacci Collection – Courtesy of Press Office
Una collezione la sua che diventa parte integrante della donna che la indossa. Si sviluppa e si avvolge esaltandone l’eleganza del polso grazie alla praticità del manico e dalla forza espressa dall’accurata scelta delle minuzia. Un design racchiuso in forme sinuose e audaci, si identifica nella donna alla quale il brand si ispira, decisa forte, ma al contempo femminile e di gran classe.
Francesca Castagnacci Collection – Courtesy of Press Office
Francesca Castagnacci è sinonimo di garanzia e qualità del prodotto, ma sopratutto dell’accurata ricerca con cui è stato ideato e realizzato. Ogni pezzo delle sue collezioni è contrassegnato da un TAG elettromagnetico, un’impronta digitale unica e irriproducibile, che grazie all’aiuto dello smartphone può veicolare e riprodurre contenuti mirati tramite tecnologia NFC garantendo l’autenticità del prodotto. Il suo è un design essenziale studiato su forme e volumi, dove eleganza e particolari stupiscono ed affascinano. Un design dove ogni sfumatura è strettamente ricercata per una donna che sa osare con sofisticata classe e raffinatezza.
Negli ultimi anni il sistema moda, anche se con un maggior ritardo rispetto agli altri settori dell’industria e del commercio, ha manifestato un interesse crescente per i valori etici nelle loro varie accezioni a partire dalla sostenibilità ambientale, dalla valorizzazione e rintracciabilità del contenuto biografico di un oggetto o capo di abbigliamento, dal tipo di lavorazione o tintura da applicare all’articolo, dal made di provenienza, dalla cura per il trattamento dei tessuti e dall’uso di fibre naturali.
Cos’è dunque la moda eco-sostenibile? Si può parlare davvero di etica della moda? Sono questi gli interrogativi che sempre più frequentemente richiamano l’attenzione dei media, puntando il dito sopratutto verso i produttori della moda e le loro filiere, nonché prestando ascolto ai consumatori e all’ambiente. Innanzitutto un prodotto può definirsi ecologico quando è ottenuto da fibre naturali ed è lavorato rispettando i criteri ambientali. Per meritarsi l’appellativo di “ecologico” un prodotto dovrebbe essere anche “etico”. Nella manifattura dei prodotti tessili biologici, quindi oltre a rispettare i diritti dei lavoratori lungo tutta la filiera produttiva si dovranno usare pratiche, tecniche e tecnologie, che consentono una riduzione dell’uso di prodotti chimici, acqua ed energia.
Del segmento eco-fashion non fanno parte solo i marchi con un’offerta di prodotto interamente dedicata alla moda eco-sostenibile, ma anche quelle realtà che offrono una singola linea o solo alcuni capi eco. I modelli di business presenti sul mercato oggi sono differenti. Si passa dalle conglomerate del lusso ai marchi designer, dallo specialista di categoria del bridge al mass market retailer. Davanti a questa eterogeneità la domanda da porsi è quali sono i requisiti minimi per poter parlare di moda eco-sostenibile? Ad oggi sembra che l’unico mezzo a disposizione delle aziende per dichiarare la propria sostenibilità è la certificazione volontaria.
Dati forniti dall’ICEA( Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale) dimostrano come la certificazione biologica di un prodotto tessile si basa principalmente sulla verifica di alcuni aspetti, quali la composizione del materiale, ovvero ogni prodotto deve essere conforme ad almeno una definizione quale biologico, ossia fatto con più del 95% di fibre naturali certificate da agricoltura biologica. Il restante 5% può essere rappresentato da altre fibre naturali o sintetiche/artificiali. Oppure fatto con x % di fibre biologiche, dove il 70% devono essere naturali e certificate da agricoltura biologica, e il restante 30% può essere composto da altre fibre naturali non certificate, o da fibre sintetiche. Altro aspetto è la tracciabilità, si deve cioè garantire l’applicazione di procedure operative per la gestione della reperibilità lungo tutte le fasi del processo produttivo delle materie prime da agricoltura biologica, dei semi lavorati e dei prodotti finiti. La sicurezza dei prodotti tessili Bio riguarda invece il fatto che essi non devono contenere o rilasciare sostanze pericolose come i metalli pesanti o altre sostanze cancerogene o tossiche per la produzione. Inoltre riduzione dell’impatto ambientale e rispetto dei diritti dei lavoratori lungo tutta la filiera produttiva sono altri aspetti fondamentali.
La moda oggi non è solo una moda estetica è anche una moda etica, che si pone questioni valoriali profonde relative alla tutela del consumatore pur essendo innovativa ed aperta all’uso delle tecnologie di ultima generazione. L’uso di queste nuove tecnologie induce spesso le leadership aziendali del sistema moda a riflettere su questioni etiche rilevanti che hanno a che fare con la sostenibilità ambientale e la tutela del consumatore. La moda etica, che oramai da tempo si è fatta strada nelle filiere produttive delle aziende, che aderiscono ad una produzione sempre più eco-sostenibile dell’abbigliamento, pone continuamente questioni cruciali per le aziende, sulla valutazione e il controllo della filiera produttiva, nonché sulla rintracciabilità dei percorsi compiuti da un prodotto o da un capo di abbigliamento, che richiama inevitabilmente la responsabilità sociale dell’impresa.
Fra etica, estetica e innovazione possiamo dire di non essere più in un’epoca di cambiamenti ma nel cambiamento di un’epoca. Oggi il nuovo paradigma è la sostenibilità portata nella moda, dove il pubblico diventa sempre più un consum-attore informato e attento alle proprie scelte sempre alla ricerca di nuove aziende trasparenti e di abiti che raccontino storie sul rispetto per l’ambiente e per le persone. Lontano da ideologismi ecologici ed operazioni di greenwashing si può e di deve trovare un nuovo equilibrio tra etica ed estetica come ha sottolineato lo stesso Elio Fiorucci, icona creativa del made in Italy. “La moda è bellezza, è estetica – commenta lo stilista – e per guidare la creatività verso ciò che è più giusto la strategia che funziona meglio è guardarsi dentro, ascoltare il cuore e la passione. Attingere all’etica che è dentro ognuno di noi”.
Sulla scia della passione per il connubio fra moda ed ecologia percorre questa strada anche Livia Giuggioli Firth, fondatrice insieme alla giornalista britannica Lucy Siegle di Green Carpet Challenge, che unisce glamour ed etica facendo indossare alle celebrities del cinema abiti sostenibili creati da importanti firme come Giorgio Armani, Chanel, Alberta Ferretti, Tom Ford, Gucci, Stella McCartney, Lanvin, Valentino, Roger Vivier, Yves Saint Laurent ed Ermenegildo Zegna. “La moda sostenibile è già una realtà – sottolinea la Firth – ho indossato sul red carpet dei Golden Globes un bellissimo abito creato da Giorgio Armani con un tessuto ricavato da bottiglie riciclate. […] Per i designer avere a che fare con nuovi materiali come i tessuti ecologici, è come per un bambino trovarsi in un negozio di giocattoli e avere nuove, inaspettate possibilità creative. E a volte insieme ai designer e ai produttori di moda, è stata una piacevole scoperta verificare che le filiere erano già sostenibili, mancava solo la consapevolezza”.
Livia Firth indossa un abito ecologico Giorgio Armani, realizzato secondo i criteri della sostenibilità.mancava solo la consapevolezza”.
Nell’affrontare i criteri di sostenibilità del fashion system la Camera Nazionale della Moda Italianaha promosso l’iniziativa del Manifesto della sostenibilità per la moda italiana con l’obiettivo di tracciare una via italiana alla moda responsabile e sostenibile, oltre a favorire l’adozione di modelli di gestione responsabile lungo tutta la catena del valore. L’iniziativa approvata dalla CNMI è rivolta alle imprese associate, ma anche alle altre realtà partecipanti con il loro know-how all’eccellenza dei prodotti italiani nel mondo. Il Manifesto interpreta le sfide globali della sostenibilità definendo azioni concrete e distintive per le imprese italiane. Esso si propone come strumento in grado di guidare le imprese italiane a cogliere le opportunità offerte da una maggiore attenzione posta agli aspetti ambientali e al contempo assistere le imprese a gestire al meglio i rischi di reputazione e quelli operativi.
Il Manifesto, che si sviluppa in 10 punti parte dalle prime fasi della catena del valore e giunge a principi orizzontali. Si parte dal design, con il principio di realizzare prodotti di qualità che possano durare a lungo e minimizzino gli impatti sugli ecosistemi, poi vi è la scelta delle materie prime, dei materiali e tessuti che siano ad alto valore ambientale e sociale. La lavorazione delle materie prime e la loro produzione deve invece ridurre gli impatti ambientali e sociali delle attività riconoscendo il contributo di ognuno al valore del prodotto. Nella distribuzione, marketing e vendita sono inclusi i criteri di sostenibilità lungo tutto il percorso del proprio prodotto verso il cliente. I sistemi di gestione devono impegnarsi verso il miglioramento continuo delle prestazioni aziendali. Altro punto del Manifesto è la moda e sistema paese dove la prerogativa è quella di sostenere il territorio e il Made in Italy. L’etica d’impresa integra invece i valori universali nel proprio marchio, e la trasparenza comunica agli stakeholder in modo trasparente il proprio impegno per la sostenibilità. L’educazione promuove l’etica e la sostenibilità presso i consumatori e gli altri interlocutori. L’ultimo punto del Manifesto della moda riguarda l’applicazione del programma e quindi l’adozione di tutte i principi insiti in esso.
It’s Ethical Fashion Show “Bring Africa to Rome” catwalk collection S/S 2014 fashion show as part of AltaRoma
La CNMI si impegna a sviluppare tale programma attraverso sfilate, fiere, eventi di settore e piattaforme web. “Senza una visione non può esserci la concretezza del fare ogni giorno” – afferma Anna Zegna – vicepresidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, che sottolinea l’importanza dei fattori ambientali e sociali per immaginare un futuro migliore e un ulteriore sviluppo del Made in Italy. Dunque moda etica significa realizzare collezioni utilizzando materiali riciclati, sostenere campagne pubblicitarie, che incitano il riutilizzo degli abiti o accessori non più di moda, verificare se il prodotto è stato realizzato evitando lo sfruttamento minorile e verificare la reperibilità del contenuto biografico attraverso l’etichetta.
Cosa accade quando il più noto tra i fotografi di street style, Scott Schuman, meglio conosciuto come The Sartorialist inizia a collaborare con Roy Roger’s? Nasce un progetto ovviamente per le prossime due stagioni del marchio, presentato a Firenze nell’ambito di Pitti Uomo nell’ 89° edizione appena terminata. Al centro delle limited edition, c’è lui il denim.
Un progetto a quattro mani questo, che vede come protagonista il marchio Made in Italy pionierenella realizzazione del denimwear guidato dal direttore creativo Guido Biondi e The Sartorialist la mente creativa dell’omonimo blog, che punta alla creazione di un dialogo reciproco fra mondo della moda e la sua relazione con la quotidianità.
Guido Biondi e Scott Schuman – Courtesy of Press Office
Da blogger a stilista per Roy Roger’s. Un grande passo avanti per Scott Shuman che ha intrapreso questo viaggio con grande entusiasmo e determinazione. «Durante la ricerca e la progettazione – commenta Shuman – la nostra volontà è stata quella di creare qualcosa che avesse una direzione precisa. Nessuno ha bisogno di un semplice paio di jeans con il mio nome sulla salpa. Dal momento in cui sto per presentare una collezione di denim di primo livello voglio infatti offrire qualcosa di inedito, attraente e sopratutto differente da quella che è la proposta della concorrenza. […] Guido e il suo team hanno fatto un ottimo lavoro; parendo dalle mie idee iniziali hanno realizzato dei capi che non vedo l’ora di indossare personalmente e, se tutto va bene, di vedere nei migliori shop internazionali».
The Sartorialist for Roy Roger’s – Courtesy of Press Office
Guardando alle origini, per l’Autunno-Inverno 2016-17 la capsule collection realizzata consisteva in una serie di capi dalla forma e struttura impeccabili, che indossati insieme creano un total look unico, ma che indossati singolarmente possono comunque risultare perfetti. D’ispirazione per questa collezione sono gli anni ’70, che vengono rielaborati in chiave moderna attraverso una particolare scelta di volumi, silhouette e dettagli estremamente studiati. Proporzioni nuove per i capi, che introducono una lunghezza inedita a richiamare visibilmente l’epoca di culto presa a riferimento. Vita alta per i jeans e gamba che scende morbida aprendosi sul finale, mentre il capo spalla e il maglione si accorciano decisamente. Taglie oversize per il parka, capo iconico di quel periodo. I materiali d’eccellenza utilizzati provengono dalle realtà tessili fiorentine. A completare la collezione la maglieria in 100% lana pettinata realizzata con i migliori filati italiani.
Elemento chiave della collezione è l’autentica passione per il denim e la condivisione di un punto di vista comune sulla moda. «Mi ha sempre affascinato la visione pionieristica di Scott Schuman – dice Guido Biondi direttore creativo di Roy Roger’s – sul concetto di moda che sottolinea il valore dell’interpretazione personale. The Sartrialist rappresenta infatti un osservatorio permanente sui cambiamenti che avvengono nel mondo, attraverso il suo vigile obiettivo che ci mostra ciò che indossa la gente comune nella vita quotidiana».
The Sartorialist for Roy Roger’s – Courtesy of Press Office
«Il miglior modo per progettare qualcosa di valido è quello di essere estremamente accentrati su ciò che personalmente si vuole – dichiara Shuman – […]. Ho infatti una grande stima del marchio e della sua storia, ma sin da subito sono rimasto colpito da Guido e dal suo team, per la passione e conoscenza del denim che ha e per la sua apertura mentale nel creare una collaborazione che portasse il mio nome in maniera speciale e non ordinaria» Come afferma lo stesso direttore creativo Biondi, «la strada è da sempre la prima forma di ispirazione ed è da qui, che ancora oggi parto quando devo cercare una nuova collezione. Perché è dalla vita di tutti i giorni che prendono forma le nuove tendenze». Date due personalità così affini di certo non poteva non nascere un progetto migliore.
Dallo stile post industriale e un po ruvido il Guido Reni District è oggi un luogo che vive di linfa nuova con i suoi spazi. Situato proprio davanti al Maxxi, che con la sua imponente ed architettonica figura lucente, solidifica il legame tra passato e futuro, ospita per questa edizione gli eventi di AltaRoma sposando perfettamente la sua mission. Riflettori accesi dunque sulla Capitale per questa edizione di gennaio dove uno svariato programma sempre più focalizzato sulla formazione a 360 gradi nei settori dell’eccellenza del Made in Italy fa scintille. Più di quaranta appuntamenti in città, tra sfilate, presentazioni, eventi trasversali, opening e mostre. “In un ottica di apertura alla città e al suo pubblico – sottolinea la Presidente Silvia Venturini Fendi – […] facendo convivere diverse anime all’interno della nostra progettualità, che vede da una parte i giovani accompagnati nei primi passi della loro carriera, dall’altra le maison storiche dell’alta moda romana, senza però dimenticare il fatto a mano e un focus sulle tecnologie applicate alla couture”. Negli anni AltaRoma si è infatti evoluta trasformandosi in un incubatore di formazione e creatività, spingendo l’acceleratore sulla valorizzazione dei nuovi talenti. Fil rouge del programma sono i giovani e le loro capacità poste al centro del percorso, e grazie anche al contributo di numerose accademie e università che presiedono alla manifestazione, si rafforza l’obbiettivo di generare uno stimolo per la crescita di nuovi talenti e fornire ad ognuno di essi una prospettiva più ampia nelle aree della creatività. Numerosi i designer presenti alla manifestazione riuniti nella categoria Fashion Hub, provenienti dalle precedenti edizioni di “Who Is On Next?”, progetto di scouting ideato e organizzato da Altaroma in collaborazione con Vogue Italia.
Ad inaugurare la quattro giornate Greta Boldini, finalista “Who Is On Next? 2013”, che presenta la collezione F/W 2017-2018 ispirata agli anni 40. Giochi di forme rigide, volumi delicati e colori pieni, il brand propone una donna dinamica che come una falena ammalia con la sua forza e bellezza. Per la categoria prêt-à-porter Marianna Cimini, finalista “Wion 2014” presenta una poetica similitudine con il bambù. Stampe all-over per la collezione F/W dove il semplice arbusto rappresenta non solo una componente figurativa ma un vero e proprio messaggio non scritto. La sua è una donna sognatrice che fa della propria fragilità la sua forza sempre in grado di trasformare le difficoltà in punti d’inizio come suggerisce la continuità della stampa grafica dove il rigore del nero trova equilibrio nella purezza del bianco. Gli abiti dalle linee semplici e l’essenzialità delle forme è addolcita da nastri e fiocchi dove le nervature dei fusti del bambù sono disegnate da vezzose rouches e impunture. Vincitore del primo premio nella categoria prêt-à-porter di “Wion 2016” Nicola Brognano solca le passerelle a ritmo di street couture romantica e sensuale. Attingendo al guardaroba maschile mixa l’ottimismo fluo degli anni ʻ80 adattandolo ad una donna contemporanea, romantica e vivace.
THE SECRETS COUTURE
Si spazia da abiti arricchiti da volant, rouches, fiocchi e stampe floreali a pantaloni over e silhouette aderenti, dove il technicolor la fa da padrone e dove il ricamo “Hot couture” riformula il vocabolario dello stile.
Morfosis
Come in un sogno surreale Lulù e Anna Poletti di Melampo, finalista “Wion 2016”, hanno riportato in vita le opere del pittore Dino Valls. Capi strutturati come la camicia e un sotto morbido e fluido diventano il focus della collezione. Un viaggio introspettivo questo, dove il tartan scozzese si combina ai colli vittoriani e al barocco spagnolo che convive con gli animali mitologici delle chiese gotiche francesi. Un vestiario-bestiario unico nel suo genere in cui cromatismi lucido-caldi incidono su un’allure che sembra essere sospesa nel tempo.
A.I. Artisanal Intelligence
Tessuti ultra leggeri e pesanti, un’altalena di colori che giocano tra toni piatti e le marcate fantasie animalier. Se l’imperfezione è l’infinita ricercatezza di se stessi allora Morfosis, brand finalista Wion 2008 di Alessandra Cappiello, rappresenta la volontà di esprimersi secondo inclinazioni essenziali e raffinate, oppure androgine, muovendosi entro scenari che perseguono la propria estetica multiforme. Ecco che camicie floreali in chiffon dialogano con pants dall’allure rock, capispalla in raso si sovrappongono a dress in seta o a pantaloni in pelle dall’attitude contemporanea, il tutto in mix urban chic.
Sono le forme, i volumi e le lunghezze che plasmano i corpi di Edithmarcel, indistintamente maschie e femminile. Finalista Wion 2016 e brand nato dalle menti di Gianluca Ferracin e Andrea Masato, s’ispira agli interni onirici di Francis Bacon per la sua collezione proponendo stratificazioni e materiali di carattere opposto dove i tessuti morbidi si combinano con quelli sofisticati e in contrasto alla superficie liscia si contrappongono i tessuti a pelo. Pantaloni ampi e polsi over size, giacche corte in vita e pantaloni cropped. La costruzione dei capi è minimal pur con volumi e lunghezze tanto da accarezzare il corpo senza mai definirlo.Un nuovo viaggio verso nuove destinazioni quello di Miahatami, dal sapore antropologico e dell’infinita ricerca dell’anima. E’ il deserto e i popoli Ghashghai e Bakhtiari, le loro tradizioni e la bellezza dei loro luoghi, i protagonisti indiscussi della collezione del brand vincitore del secondo premio Wion 2016. I colori e la forma delle case iraniane prendono vita nella collezione come un racconto per immagini, dove l’abbigliamento e il panorama fanno da filo conduttore. Colori caldi e texture eleganti lavorati come fossero preziosi tappeti kilim. Frange e ricami punto croce rendono omaggio ai popoli nomadi mentre caratteristiche colorazioni a mosaico cadono lievi sulla silhouette sofisticate e naturali.
Parden’s
Astratto, essenziale, geometrico. Parden’s, il brand fondato da Daniele Giorgio finalista Wion 2016, esplora nuovi principi cardine del neoplasticismo. Non rinuncia alla femminilità la donna Parden’s ma anzi esprime sempre più forza e determinazione grazie a linee geometriche e velati richiami all’arte barocca. In un gioco di proporzioni si intersecano asimmetrie, sovrapposizioni e blocchi di colore. Le stampe esplorano i principi del suprematismo e astrattismo geometrico incrociando l’opera di Malevič e Rietveld. Pé de Chumbo, Estelita Mendonça e Susana Bettencourt sono i rappresentanti della seconda edizione di Portugal Fashion, il collective show del trio creativo dal respiro internazionale. Linguaggi cosmopoliti per i tre designer dove l’uso di palette dai colori opachi, materiali riciclati, stampe e geometrie digitali ricalca il messaggio di una moda che sia portavoce di un’identità collettiva, globale e sostenibile.
A.I. Arazzeria Pennese
Nel grande spazio dell’ex caserma si manifestano anche le tre anime portanti di Altaroma aprendosi alla città attraverso tre mostre, che spingono l’acceleratore ancor di più sulla valorizzazione della creatività emergente e la promozione della formazione. Una di queste è Studioʼ di A. I. Artisanal Intelligence, progetto nato con Altaroma ideato e curato da Clara Tosi Pamphili e Alessio deʼNavasques. In questa edizione A. I. presenta Studioʼ, ovvero il luogo di lavoro dell’artista e dell’artigiano, il posto dove si materializza il pensiero creativo. A. I. ricostruisce lo spazio della memoria emotiva, del lavoro manuale ispirato e dell’esperimento su forma e colore confermando la vocazione di Roma ad accogliere nuove forme artistiche insieme a quelle antiche, creando condizioni di dialogo, di crescita e rinascita. Il progetto questa volta vede il sostegno di Fidenza Village e in particolare di Desirée Bollier, CEO di Value Retail, che con i suoi nove villaggi in Europa e due in Cina sta evolvendo la filosofia dello shopping che fonde lusso e tradizione locale. Nello spazio postindustriale del Guido Reni District di scena sotto i riflettori le idee, gli accessori e le opere dialogano senza limiti che sia per affinità o per stile, si ritrovano insieme nella sintesi estetica di una bellezza cucita e tessuta. L’arazzo, l’abito per il muro o per il pavimento, diventa così l’archetipo tessile su cui inizia un percorso che va da Enrico Accatino ad Alberto Di Fabio con i loro arazzi realizzati a distanza di cinquant’anni. Le loro cromie si mescolano con quelle delle borse di Magrì, che riflettono la cultura dell’eclettica designer Isabella Pia Ayoub dove mixa elementi personali come la passione per la danza e la musica. Una collezione la sua che si rifà alle immagini di Jean Shrimpton realizzate da Richard Avedon nel 1965, con sigilli a serpente. Forme, geometrie e architetture anche per le borse di Forms Studio di Anastasia Komarova. Sintesi di una visione e traduzione della forma le sue borse conservando la funzionalità puntano al design divenendo un’opera di sintesi fra moda e architettura ove la pelle si trasforma in pietra e la superficie diventa materica. Un nuovo concetto di borsa nasce con Solipsi, il brand di Cecilia Serafini che crea le “Bodybag” concepite per essere indossate e non portate. Grazie al design e all’uso di harness e cinture, la borsa diventa un eclettico accessorio. Una commissione cross-culturale per Diana Carolina Yanes del brand Aletheia dove cultura venezuelana e contaminazioni europee creano scarpe dal sapore intellettuale e contemporaneo. Tacchi monolitici, punte tagliate e volant all-leather contraddistinguono lo stile eclettico del brand. Poi ci sono i gioielli naturali di Collanevrosi, nei quali rivivono spugne marine tinte, abbinate all’ottone, legno tagliato e levigato dall’acqua verniciato con la tecnica dei liutai.
Marianna Cimini
Suggestivo il lavoro tra arte e moda di Aurore Thibout che si concentra sugli abiti come sintesi perfetta del processo creativo declinandosi attraverso la cultura di stampa fino ad esprimere una poetica tessile, un omaggio alla bellezza dell’inconscio naturalistico. Un’identità poetica anche per Davide Grillo, ma con una forte predilezione per le realizzazioni artigianali come quella del ricamo. Un carattere drammatico e contemporaneamente sottomesso e dominante, con abiti fatti di contrasti materici e strutturali è lo spirito di Frederick Hornof, che s’ispira al mondo del cinema per abiti leggeri dal pizzo raffinato. Sperimentazione è la parola chiave per descrivere il progetto creativo di Serie Numerica fondato da Maria De Ambrogio e Stella Tosco. Uno stile accurato e riconoscibile il loro dove tra maglieria e pelle si cerca contaminazione ed ogni nuova situazione creativa che possa far raccontare le loro visioni. Approccio couture per Jezabelle Cormio, che grazie ad un’indagine approfondita sulle tecniche più preziose del made in Italy, come ricami e applicazioni gioiello, presta particolare attenzione alle qualità artigianali seguendo personalmente l’esecuzione di ogni capo. Mentre Marta Mantovani, considerata una fashion artisan, cerca di superare ogni limite alla realizzazione grazie a nuove tecniche e materiali lavorati a mano, Karoline Lang, per metà libanese e metà austriaca, crea ispirandosi al corpo di donna sofisticata in movimento. Movimento che ispira anche il lavoro di Ahirain, un neo-sportswear fatto di linee minimali e produzione sartoriale. Sperimentazione per Vien, che indaga sul concetto di coprire e scoprire, mescolare generi e funzioni. La collezione debutterà alla Milan Fashion Week di febbraio. A terminare il ciclo creativo di Artisanal Intelligente il gran tavolo dell’Hub di Barbara Zucchi Frua.
Pugnetti Parma
Altra mostra altro giro di giostra negli spazi del Guido Reni District con l’esposizione delle collezioni FW 17-18 dei designer provenienti dall’ultima edizione di Who is On Next?. Un’installazione a pareti a specchio progettata dalla studentessa del Master in Exhibit & Public Design Federica Batta, dove Ioanna Solea, Pugnetti Parma, Azzurra Gronchi, Akhal Tekè, Damico Milano, Lodovico Zordanazzo e Schield presentano le loro proposte con l’intento di mantenere una linea di continuità con le collezioni precedenti.Artigianaità ed eleganza le parole chiave della filosofia di Akhal Tekè che racconta nelle sue collezioni da sogno lo stile di una donna dinamica e sofisticata attraverso le sue flat shoes ricamate ed evocative. Dalle flat alle scarpe design di Damico Milano laddove un sottile filo dorato posto sulla suola di ogni scarpa ne riconosce il marchio e l’eleganza e i dettagli dell’alta maestria artigiana italiana sono il simbolo distintivo delle creazioni Damico. Dalle shoes ricamate ed evocative si arriva alle collezioni più estrose e deluxe di Lodovico Zordanazzo. In un gioco di contrasti e originalità si passa dalle preziose scarpe alla fresca linea di borse e collane per donne sensuali ed eleganti di Ioanna Solea, da quelle punk-vittoriane di Schield alle carry over pratiche e romantiche di Filippo Pugnetti fino alle preziose borse funny piene di pixel di Azzurra Gronchi.
Nato da un’idea di Silvia Venturini Fendi in collaborazione con Altaroma, The Secrets of Couture affronta la trasmissione dei saperi come argomento primario per la tutela del Made in Italy. I segreti del mestiere vengono avvicinati alle nuove generazioni attraverso nuovi codici.
Il fotografo Jeff Bark, uno dei più rappresentativi nel fashion system, trasforma una tela dipinta a olio in una video installazione digitale che rende omaggio all’artigianalità del made in Italy, usando la creatività come mezzo espressivo. La tecnologia digitale trasformerà lo spazio nudo e scarno dell’archeologia industriale in un setting onirico ed emotivo. A fare da cornice a questa atmosfera onirica gli abiti dei grandi couturier Hussein Bazaza, Antonio Grimaldi, Krikor Jabotian e Aouadi Paris. L’impegno di Altaroma nella promozione della formazione si consolida sempre più offrendo l’opportunità alle Accademie di Costume e Moda, Koefia, l’Istituto Europeo del Design IED di Roma e a quella delle Belle Arti di Roma, di presentare il proprio lavoro e le collezioni dei giovani studenti duranti gli eventi della kermesse. Altro appuntament immancabile del Fashion Hub romano il contemporary department store Coin Excelsior, evento a sostegno del talent scouting. Tema di questa edizione la sinergia tra mondo dell’activewear e della calzatura promuovendo No Ka’Oi, brand di action couture ispirato al mondo dello yoga e Giannico, talentuoso designer di calzature che ha conquistato celebrities internazionali.
PHOTO CREDITS
PUGNETTI PARMA – ( foto con esposizione di varie borse ) – [ph] S. Olivieri – G. Palma / Luca Sorrentino COURTESY OF ALTAROMA PRESS OFFICE
MARIANNA CIMINI abito blu capo spalla bordeax ph S. Dragone -G. Palma Luca Sorrentino COURTESY OF ALTAROMA PRESS OFFICE
MORFOSIS – ph S. Dragone -G. Palma Luca Sorrentino COURTESY OF ALTAROMA PRESS OFFICE
PARDENS – ph S. Dragone -G. Palma Luca Sorrentino COURTESY OF ALTAROMA PRESS OFFICE
ARTISANAL INTELIGENCE – [ph] S. Olivieri – G. Palma / Luca Sorrentino COURTESY OF ALTAROMA PRESS OFFICE
ARAZZERIA PENNESE A.I. – [ph] S. Olivieri – G. Palma / Luca Sorrentino COURTESY OF ALTAROMA PRESS OFFICE
THE SECRETS COUTURE – [ph] S. Olivieri – G. Palma / Luca Sorrentino COURTESY OF ALTAROMA PRESS OFFICE
Dal 26 al 29 gennaio l’edizione invernale delle passerelle romane torna in auge con AltaRoma, che diventa protagonista assoluta della Capitale. Con un raggio d’azione ampliato ed un viaggio incentrato sulle ali della creatività e sulla formazione a 360 gradi, si dipana all’interno dei diversi settori dell’eccellenza il sapere del Made in Italy.
Antiche istituzioni e talenti emergenti si incontrano e si scontrano in un fare unitario, s’intersecano e potenziano le loro esperienze, vivificando così lo spirito e il valore di una produzione artigianale e artistica che rappresenta la forza propulsiva del nostro sapere. Quattro giorni di sfilate, eventi, talk e manifestazioni diffuse per Roma, con l’obiettivo di mantenere intatto il fil rouge con il passato e al tempo stesso valorizzare la creatività emergente.
[ph] S. Olivieri – G. Palma / Luca Sorrentino Courtesy of AltaRoma
Un ricco programma ed un’affascinante location underground, il Guido Reni District, area unica nel suo genere all’interno delle ex caserme Guido Reni, che per questa edizione è il nuovo headquarter della manifestazione a pochi passi dal museo Maxxi, accolgono grandi firme, new talents, fashion addicted e stampa in un mix avvincente di architetture dove il connubio tra arte, luoghi storici e moda si fonde in modo indissolubile. Un calendario vario quello di AltaRoma con numerose presenze tra Maison storiche e nuove realtà dell’alta moda internazionale, che hanno scelto Roma di nuovo per presentare le proprie collezioni. Contenitore di sfilate, presentazione di maison di couture, piccoli atelier, sartorie e artigianalità AltaRoma punta alla promozione del savoir faire inteso non solo come valorizzazione della sapienza artigianale, del fatto a mano e delle eccellenze del made in Italy ma anche di realtà internazionali.
Courtesy of Gattinoni Press Office
Tre le sezioni in cui è suddivisa la manifestazione. Fashion Hub, dedicata allo scouting, formazione e promozione della creatività emergente. Atelier, contenitore di sfilate e presentazione di maison di couture, neo-couture, piccoli atelier, sartorie e artigianalità. In Town, destinata a iniziative e attività connesse alla moda che durante la manifestazione colgono l’occasione per promuoversi ed instaurare contatti utili al proprio business plan in città.
Tante le novità in questa edizione come il tanto atteso ritorno della maison Gattinoni che sfila all’interno dell’Università Link Campus con una collezione Alta Moda 2017 da vero e proprio sogno. Di memoria shakespeariana è la musa di Gattinoni, che reinventa per la prossima primavera estate il “Sogno di una notte di mezza estate” in un immaginifico giardino contemporaneo. Un regno onirico dove mentre l’alta moda si fonde con la realtà giovani adolescenti si rincorrono giocando sulle note della Fata confetto dello Schiaccianoci.“La mia donna ritorna misteriosamente alla sua adolescenza – dichiara Guillermo Mariotto, direttore creativo della maison Gattinoni – vive una nuova esistenza e una nuova giovinezza. Più spensierata, più libera come la new couture che scende dai tacchi ma non rinuncia ai rituali tipici dell’alta moda. Iperbole sartoriale”.
Courtesy of Gattinoni Press Office
Abiti surreali ispirati al sogno-sonno. Di consistenza soffice come le nuvole e di grandi volumi con lavorazioni di alta sartoria sono i capi realizzati dal designer. Camice over in organza si indossano su gonne dalle pieghe severe unite tra loro da piccoli fiocchi di tessuto con effetto origami. Giochi di colore per la collezione che vanno dalle nuances del rosa all’azzurro polvere, dal verde salvia al grigio perla. Lampone, bianco e nero completano la palette. Tulle di seta e organza satinata per i lunghi abiti, che raccontano, con un tripudio di micro cristalli trasparenti a forma di stella, le costellazioni. Un po’ angeli un po’ demoni i sogni non raccontano sempre fiabe e dalla leggerezza del tulle le nuvole diventano nere come il piccolo chiodo in piume di gallo, struzzo indossato su culottes in omaggio a Beyoncè. Libellule dorate si trasformano in bracciali grazie alle arti orafe di Gianni de Benedittis mentre leggere farfalla diventano preziosi anelli.
Renato Balestra Couture – Courtesy of Balestra Press Office
Tanto romanticismo e voglia di poesia per il grande couturier Renato Balestra, che ha vissuto tutti i tempi magici dell’alta moda romana. Trenta gli abiti da cocktail e da gran sera presentati ad AltaRoma. L’arrivo della primavera con i primi boccioli in fiore, i colori tenui come il glicine, il rosa delicato, il verde e il celeste aprono la sfilata di Balestra. Un inno alla rinascita la sua dove un abito arcobaleno fa il suo ingresso sulla passerella, una Venere botticelliana dai capelli cosparsi di petali colorati è la sua musa.
Renato Balestra Couture – Courtesy of Balestra Press Office
Romantica e raffinata come una sontuosa principessa delle favole, la donna di Renato Balestra culmina nell’abito in tulle dal corpino impreziosito da rose ricamate in diverse nuances. Una regina in candido mikado e pizzo chantilly esprime tutta l’eleganza della sposa nell’equilibrio classico della sua linea. Al termine della sfilata Balestra è stato premiato dalla sindaca Virginia Raggi con la medaglia del Natale di Roma 2016 coniata in occasione del sessantesimo anniversario del gemellaggio tra Roma e Parigi.
Rani Zakhem – Courtesy of Rani Zakhem Press Office
Dal celebrare la primavera si passa a rendere omaggio a Dalida e agli anni della disco con Rani Zakhem. Tra l’atmosfera del jet-set degli anni ’70-’80, tra luci, paillette e stelle scintillanti lo Studio 54, la discomusic, Dalida e Bianca Jagger erano le icone indiscusse del momento. A sfilare sono jumpsuite morbide e avvolgenti, abiti scollati all’americana che lasciano scoperta la schiena, altri morbidi e scivolati i cui ampi volumi segnano la figura attorno al busto. E poi ancora outfit dove le maniche a pipistrello danno una connotazione precisa alla silhouette e abiti sirena dove scollature simmetriche e preziosi ricami floreali creano giochi senza fine.
Rani Zakhem – Courtesy of Rani Zakhem Press Office
Toni pastello per la tavolozza di colori di Zakhem. Dal lilla al giallo, dal verde ai toni del lime passando per il rosa, il blu fino al rosso carminio. Beige, oro ed un effetto nudo scintillante per l’abito da gran sera, che rende omaggio agli anni in cui venivano esaltate la dinamicità e una nuova idea di libertà, che per lo stilista viene rappresentata al meglio dalla figura di Dalida.
Virtuosismi sartoriali con un gusto optical si sviluppano da Nino Lettieri, che si lascia trascinare dal fascino delle figure geometriche che sin da ragazzo scarabocchiava sui quaderni di scuola. “Geometria” è il titolo della sua collezione P/E 2017 dove l’originalità dei tessuti sia stampati su chiffon, organza e satin che tessuti dagli antichi telai del 1700 dalla storica azienda Gustavo de Negri raffigurano giochi di righe, pois, geometrie, in una divertente e poetica rappresentazione.
Quaranta gli outfits scesi in passerella che vanno dal bianco-nero al rosso corallo e giallo intenso. Tra kaftani, abiti lunghi, giubotti e soprabiti con ricami di paillets dalle linee essenziali realizzati in broccato di seta, si fa largo una sposa moderna, in un candido kaftano bianco in organza a righe sovrapposta ad un leggero chiffon di piccoli pois con ricami geometrici e delicate paillets bianche. Bijoux rigorosamente black&white in agata e onice by Albaserena.
Sabrina Persechino – [ph] S. Dragone – G. Palma / Luca Sorrentino – Courtesy of AltaRoma Press Office
Rigore geometrico anche qui ma con echi di culture arabe per la collezione PE 2017 di Sabrina Persechino. Fatate atmosfere arabeggianti sono il fil rouge di questa linea dove la stilista ha voluto ispirarsi alla Jaali, la grata decorata attraverso l’uso della calligrafia e della geometria usata nelle popolazioni islamiche per preservare l’intimità familiare. E come un brise-soleil che separa l’interno dall’esterno attraverso il filtraggio della luce, gli abiti come gli edifici assumo aspetti diversi variando continuamente la propria immagine accentuando la sensazione di mobilità e velocità con alternanze di tessuti macramè geometrici, sopratutto vividi nei capi bianchi.
Sabrina Persechino – [ph] S. Dragone – G. Palma / Luca Sorrentino – Courtesy of AltaRoma Press Office
Trame nodose a base quadrata a disegnare una griglia ornamentale che lascia spiare la silhouette esaltando la femminilità. A far da collettore al bianco è l’oro, elemento di legame fra tutte le altre trame in piqué di seta nero e sabbia le cui ampiezze emulano le suriyah libiche. Cromatismi dorati dunque su sfondi bianchi, ma anche nero e colori desertici.
Giada Curti – Courtesy of Giada Curti Press Office
Evoca un Eden segreto e intimo la sontuosa passerella di Giada Curti. Eterea femminilità ed una raggiante leggerezza caratterizza la linea d’ispirazione suggerita dall’ecletticità dell’artista Lawrence Alma Tadema. Onora la bellezza e la visione onirica la collezione di Giada Curti, dove è curata e ricercata la descrizione del particolare ove a giacche sovrapposte a lunghi abiti impalpabili si mixano tessuti come mikado di seta, voile stampati con motivi floreali, pailletts sfumate e luminose.
Giada Curti – Courtesy of Giada Curti Press Office
Preziose le shoes ideate da Valentina Gallo design del luxury brand veneziano in cui il tema dei fiori è stato interpretato con tessuto in crepe de chine. Eleganza ricercata per i gioielli contemporanei firmati Alex Carelli, laddove il ferro si mixa alla morbidezza della forma e del colore delle pietre naturali. A completare i suggestivi outfits creati dalla stilista esclusive borse gioiello in piume.
Vittorio Camaiani – Courtesy of Vittorio Camaiani press Office
Dal Giardino Segreto di Giada Curti si passa ai riccioli barocchi e ai baffi di Vélazquez, che guarniscono le snelle tuniche e le bluse di organza di Vittorio Camaiani. “Questa volta ho subito il fascino non solo della pittura ma della personalità del pittore stesso, della sua figura così caratteristica – dice Camaiani – una corrispondenza tra me e Vélazquez, lontani e diversi ma legati dalla stessa passione per l’arte”. Suggestioni del Seicento spagnolo entrano a far parte della sua collezione dove tutto viene alleggerito grazie a lini, garze e chiffon. Leit motiv della linea non potevano non essere i caratteristici baffi dell’artista, ricamati a mano o ad intarsio sugli abiti.
Vittorio Camaiani – Courtesy of Vittorio Camaiani press Office
Linee a trapezio per camicie e abiti e un nuovo prototipo di gonna la cui forma richiama l’infanta Margarita protagonista di un capolavoro di Velazquez. Dal bianco delle tele ancora da dipingere si passa al grigio, e poi al rosso, al nero e ancora l’azzurro, tinte che cambiano intensità e corposità in base ai preziosi tessuti. Lella Baldi accompagna Camaiani con le sue preziose calzature mentre Marina Corazziari completa gli outfits con i suoi gioielli scultura.
Camillo Bona -[ph] S. Dragone – G. Palma / Luca Sorrentino – Courtesy of AltaRoma Press Office
Interessanti le sovrapposizioni di pizzo e raffia sfruttate da Camillo Bona per dare espressione a moderne fantasie e a silhouette verticali. Segno distintivo del suo stile il certosino lavoro del fatto a mano, dove ore e ore di lavorazione e complesse applicazioni tessili rappresentano il suo stile e quello dell’Alta Moda Italiana. Trenta i capi di finissima fattura e bianco è il primo colore della collezione mescolato poi ai toni pastello del rosa, giallo, verde acqua e celeste.
Camillo Bona – [ph] S. Dragone – G. Palma / Luca Sorrentino – Courtesy of AltaRoma Press Office
Una collezione marmorea la sua, dove panneggi e plissè danzano sullo sfondo della Città Eterna. Lane, cachemire, leggerissimi lini, trasparenti chiffon e raffia rievocano forme e giochi di volute che ricordano le architetture della Città Divina. Perle, coralli e pietre dalle mille sfaccettature ricoprono invece il collo come preziosi collarini.
Comfort, vestibilità e design. Sono questi gli elementi che fanno da fil rouge alle collezioni Autunno/Inverno 2016/2017 firmate MyProtein, l’azienda numero uno nel campo della nutrizione sportiva leader in Europa, con più di 2500 integratori e vitamine di alta qualità. Fondata nel 2004, MyProtein concentra il suo business core nel web grazie al quale i suoi prodotti raggiungono ben 192 paesi tra Europa, America, Asia-Pacifico e Medio Oriente.
Forte del suo successo in tutto il mondo, grazie ad un team specializzato di esperti di sport e nutrizione, che garantiscono l’utilizzo di ingredienti della migliore qualità combinati ad innovazioni all’avanguardia, ha creato anche una vasta linea di abbigliamento omonima dedicata ad una varietà di attività sportive ed esigenze di fitness, nonché al tempo libero.
Courtesy of Myprotein Press Office – Linea Red Concrete Donna
Per inaugurare la stagione fredda e l’arrivo delle festività MyProtein pensa in grande, lancia non una, ma bensì tre linee di abbigliamento ognuna con un concept diverso e quel mix perfetto tra tendenza ed efficienza. Red Concrete per Lei eGraphite per Lui. Questa la collezione di punta lanciata a novembre dall’azienda.
Rosso come la passione, cemento come simbolo di forza e resistenza. Ecco gli elementi chiave che si fondono nella collezione femminile per l’A/I 2016/2017. Red Concrete per dirla con un nome solo, per una Lei che non si perde una sessione di workout neanche in pieno inverno. Star assoluto di questa nuova lineatutta al femminile è il Power Bra dall’innovativa vestibilità migliorata per esaltare le forme, dove il soffice doppio tessuto si sposa con il massimo sostegno, ideale e versatile per qualsiasi tipo di allenamento, dallo yoga alla corsa fino alle intense lezioni di HIIT. Dorso a vogatore e spallina regolabile offrono comfort e massima libertà di azione durante gli esercizi, proprietà traspiranti e tessuti tecnici assicurano massima freschezza durante qualsiasi tipo di movimento.
Courtesy of Myprotein Press Office – Linea Red Concrete donna
Dal workout ad alto impatto scendiamo a quello di medio-bassa intensità dove stile e funzionalità sono il comune denominatore del MyProtein Women’s Sports Top. Non un semplice bra ma un crop top sportivo dal mood sporty chic. Taglio corto e vestibilità aderente offrono comfort e praticità a questo capo. Il reggiseno sportivo integrato permette a questo top di essere indossato da solo o sotto altri indumenti. Morbido tessuto, imbottiture per il sostegno, spalline incrociate dietro la schiena e la soffice miscela di spandex aggiungono un tocco di stile alla sessione cardio.
Courtesy of Myprotein Press Office
Perfetto l’ abbinamento con la Calzamaglia ¾, comodi capri soffici al tatto che sembra quasi di non averli indosso. Grazie al tessuto tecnico che combatte l’umidità e regola la temperatura corporea durante il workout niente più leggins bagnati a fine allenamento, decisamente a prova di squat.
Courtesy of Myprotein Press Office
Per chi ama lo sport outdoor MyProtein ha realizzato il nuovo Giubbino Running in fibra di Spandex waterproof. Cappuccio ventilato e strisce riflettenti permettono le corse notturne mentre la protezione dai raggi UV rende questo capo il compagno perfetto per l’esercizio in qualsiasi condizione meteorologica.
Courtesy of Myprotein Press Office – Giubbino Running Linea Red Concrete donnaMust have della collezione è la Canotta Power in rosso cemento con doppia spallina regolabile e reggiseno sportivo integrato per un grande comfort anche negli esercizi più veloci ed allenanti. Dorso a vogatore e stoffa setosa rendono questo indumento confortevole offrendo la massima elasticità in tutti i movimenti. Lo speciale materiale traspirante regola l’umidità lasciando un’incredibile sensazione di leggerezza e asciutto anche nelle sessione più impegnative. La linea Red Concrete si completa con due diversi modelli di shorts da utilizzare sia per l’allenamento indoor che outdoor e i MyProtein Track, comodi pantaloni dallo stile casual adatti sia per lo sport che per il tempo libero.
Courtesy of Myprotein Press Office – Giubbino Running Linea Graphite uomo
Come il conduttore elettrico ad alte temperature di fusione la linea uomo Graphite è stata pensata per vestire gli atleti e i gym goers del domani propulsori di pura energia esplosiva. Il capo principale che racchiude in sé tutti gli elementi essenziali della collezione è senza dubbio come in quella femminile, il Giubbino Running ideale per gli allenamenti notturni.
Courtesy of Myprotein Press Office – Graphite Collection
Trattato con idrorepellente presenta aperture per la ventilazione sulla parte posteriore e fori per i pollici, tasche con cerniera e una comoda apertura per gli auricolari rendono questa giacca polifunzionale. Design e massimo comfort per la calzamaglia da uomo realizzata in materiale traspirante con cuciture piatte. Stampe geometriche ed inserti in rete dietro al ginocchio rendono questo capo accattivante per uomini che non si fermano mai. Maniche lunghe e tessuto leggero caratterizzano la Mobility ovvero la maglia performante che offre uno sprint in più ad ogni movimento avvolgendo ogni fascio muscolare. Completano la collezione pantaloncini bermuda resistenti al cloro e all’acqua del mare, T-shirt tag e la Stringer tag.
Courtesy of Myprotein Press Office – Linea Graphite Mobility
MyProtein rivoluziona il mondo del fitness non solo dal punto di vista nutrizionale ma anche in quello del performance wear portandolo ad alti livelli. Ed è con Core, Dip Dye Ombre e Digital Geo lanciate i primi di dicembre, che l’azienda fa una vera e propria dichiarazione d’indipendenza dai vecchi standard di abbigliamento per il fitness. Parola d’ordine performance wear allora, dove caratteristiche tecniche e obiettivi da raggiungere camminano di pari passo facilitando gli atleti nelle loro prove più difficili e allo stesso tempo li ispira e li motiva a superare i limiti dell’immaginazione.
Courtesy of Myprotein Press Office – Linea Core
Sovrapposizioni e accostamenti per sinergie ad alto impatto cromatico caratterizzano la linea donna Core. Canottiere impalpabili con dorso a vogatore attorcigliato, profondi scolli e una comoda vestibilità creano incredibili look. Praticità e fashion mood sportivo si uniscono nella Core Tie dove la viscosa soffice al tatto s’incontra con la perfetta linea che la mise disegna sul corpo. A rendere sporty chic il modello un nodo a fiocco, che chiude delicatamente la maglietta lasciando intravedere la schiena, perfetta sia per il tempo libero che per la pratica di svariate attività, dalla danza al pilates e yoga a quelle più estreme. Nuance dai toni pastello del celeste e del bianco si aggiungono alla palette del grigio e del nero.
Courtesy of Myprotein Press Office – Linea Dip Dye Ombre donna
La linea Core da uomo prevede diverse tipologie di maglie e colori. La Core Stripe con girocollo e maniche corte ideata per avvolgere ed esaltare la forma delle braccia, la Core Baseball con maniche raglan contrastanti a tre quarti e la Canotta Stringer Core Stripe dal particolare design a “Y” che esalta la forma del dorso.
Courtesy of Myprotein Press Office – Linea Dip Dye uomo
La particolare tinta dip dye e il dorso a vogatore caratterizza le linea omonima Dip Dye Ombre realizzate sia per la donna che per l’uomo. Adattabile alle forme e dalla confortevole miscela di tessuti sono i capi perfetti da aggiungere al proprio guardaroba. Differiscono da queste la linea prettamente maschile della Digital Geo dove al tessuto prestante delle Canotte Stringer e T-shirt si sovrappongono stampe digitali con geometrici contrasti di colore.
Courtesy of Myprotein Press Office – Linea Digital Geo uomo
La gamma sportiva, al contempo elegante e ricca di creatività come il brand MyProtein sa fare meglio, si completa con la linea Logo realizzata dal marchio inglese per festeggiare un anno ricco di grandi successi. Leggins, top e calzamaglia in cotone traspirante delineano perfettamente la figura per un fashion style a prova di passerella.
Courtesy of Myprotein Press Office – Linea LOGO
La collezione, nata per celebrare la firma, racchiude in se tutti gli elementi che rendono l’abbigliamento MyProtein forte sul mercato del fitness, apprezzato da atleti, amanti del fitness e del bello. Dedizione, forza di volontà, sacrificio e perseveranza. Lo sport fa bene al corpo e allo spirito ma sopratutto ci insegna che senza impegno non si raggiunge nessun traguardo. Forte di questo l’azienda è riuscita a coniugare eleganza e bellezza sulla potenza di un corpo vincendo la sfida di plasmare su fisici muscolosi materiali di qualità per sostenere un corpo più che attivo. Praticità, carattere e stile. In una parola sola MyProtein.
L’innata attitudine nel disegno, l’amore per l’arte e una certa sensibilità estetica delineano il profilo creativo, alla ricerca del bello e del significante, di Marco Grisolia. Fashion designer e fashion stylist docente di comunicazione visiva di moda presso ACM – IED – IES Abroad di Roma, debutta nel 2010 con la sua prima linea di abbigliamento e accessori, Covherlab, con cui riesce a distinguersi sin da subito nel panorama “New Talents” grazie al progetto “The Corner” ideato da Vogue Italia e YOOX.
Marco Grisolia SS 17 – Courtesy of Press Office
Le sue creazioni da allora in poi appaiono sui più prestigiosi magazine italiani ed internazionali come Vogue Italia, Vanity Fair, Marie Claire, Elle, Glamour, D la Repubblica, Grazia e L’Officiel. Da quel momento in poi il suo estro creativo non si è più fermato e come un vortice in piena evoluzione mette in atto le differenti expertise che contraddistinguono il suo straordinario universo espressivo.
Marco Grisolia SS 17 – Courtesy of Press Office
E’ il panorama visuale contemporaneo raccontato attraverso 7 storie sulla condizione degenerativa prodotta dall’essere umano, e interpretate secondo la tecnica del collage, che diventa il nuovo codice di lettura della collezione Primavera Estate 2017 di Marco Grisolia.
“7 storie visive realizzate con la tecnica del collage – racconta Grisolia – in ognuno di esso ho catturato le azioni e le condizioni di degenerazione prodotte dalla mano dell’uomo. Forse è solo un modo per esorcizzare tutte le vibrazioni negative che sento attorno a me giorno dopo giorno, quando cammino per strada in città o guardando la TV; spero sicuramente in un futuro migliore, sono esausto di vivere in questo stato mortificante di continua emergenza”.
Marco Grisolia SS 17 – Courtesy of Press Office
Ecco come le infinite sfaccettature del quotidiano, reinterpretate secondo un approccio sincretico che mixa suggestioni, citazioni iconografiche e correnti artistiche, diventano il punto di partenza del processo creativo del designer. Una sorta di anagramma, una rilettura dei generi e dei linguaggi, un’immagine precisa su cui ristabilire e sperimentare nuovi codici estetici in bilico costante tra effimero e arte.
Una collezione la sua fuori dagli schemi dove la narrazione sintetica diventa una potente metafora espressiva su maxi t-shirt in cotone, dress in georgette goffrata, longdress e felpe in ciniglia e cupro, dove al taglio vivo e crudo si contrappone una palette cromatica nei colori vividi del rosa, avorio, azzurro fino ai luminosi toni del rosso, ocra e turchese.
Marco Grisolia SS 17 – Courtesy of Press Office
Manifesti come I Wanted to stay, I am what i am, Degrees of degradation, It’s too hard for me, Owners of nowhere, crIsis e I wanna be perfect, sono reazioni al sentire personale ed intimo di Grisolia. Tematiche come violenza, rispetto dei generi, degrado ecologico, fragilità interiore sfruttamento delle risorse e dei popoli, il desiderio incessante di apparire, decodificati mediante i media o per contatto diretto, diventano terreno quotidiano di costruzione del reale, un tessuto disarmonico accresciuto dalla distrazione comune, esorcizzato qui attraverso l’attribuzione dell’immagine.
La notte più scintillante dell’anno è tornata e Milano per l’occasione si è trasformata nella più bella giostra che ci sia con una edizione tutta nuova della Vogue Fashion’s Night Out.
Si perché il 20 settembre 2016 si è tenuto l’appuntamento più glamour di sempre, che ha dato il là alle passerelle milanesi per Milano Moda Donna, e questa volta oltre al carosello di shopping sfrenato un occhio di riguardo va alla beneficenza. Infatti gli incassi dell’evento saranno devoluti proprio ai paesini coinvolti dal terremoto di quel terribile 24 agosto.
Per l’ottava edizione della VFNO è stato un altro grande successo tra grandi conferme e tante novità. “Rinnovare per l’ottavo anno consecutivo l’appuntamento con la città di Milano è sintomo di grande riuscita delle precedenti edizioni – ha dichiarato Franca Sozzani Direttore di Vogue Italia – . I Milanesi rispondono sempre con grande entusiasmo alla serata che è un’occasione per vivere la città sotto un’atmosfera diversa e stimolante. Grazie alla collaborazione con il comune di Milano, quest’anno potremo nuovamente contribuire alla ricerca dell’Istituto Monzino sulle malattie cardiovascolari”.
Un pull di eventi dunque, cocktail party e performance musicali hanno animato il centro meneghino dove tutte le più importanti griffe e le più rappresentative boutique cittadine sono rimaste aperte fino a tardi in una festosa atmosfera en plain air. Non sono di certo mancate le iniziative collaterali legate alla moda, a partire dalla collaborazione con Fashion Film Festival Milano, che vedrà la realizzazione di dieci fashion film dedicati a dieci brand italiani e girati da dieci giovani registi di nuova generazione nel panorama internazionale.
A partecipare questo anno anche il colosso e-commerce di Zalando, che ha realizzato per l’occasione un temporary store futuristico dove i prodotti delle nuove collezioni AI 2016/17 ne sono stati i protagonisti. Tanti negozi per la serata si sono trasformati in discoteche, così Intimissimi, Mango e Sisley hanno conquistato la clientela non solo per i loro capi ma anche grazie alle colonne sonore live suonate da famosi dj meneghini.
A Palazzo Morando sono stati esposti i migliori scatti dei quattro shooting a tema#theperfecttime scattati per Martini e realizzati presso la Terrazza Martini di piazza Diaz, le collezioni dei designers selezionati tramite lo scouting lanciato da QVC e Vogue Talents, e per finire i famosi barattoli dell’azienda Illy rivestiti da giovani creativi grazie al progetto Dress for Coffee. Stroili ha presentato la collezione Love Beats, i gioielli aventi tutti un cuore come fil rouge della linea, scontata per l’intera serata. I fortunati nello store di Corso Vittorio sono anche riusciti ad usufruire del servizio gratuito di incidere il proprio nome sul gioiello acquistato. Audi ha partecipato con il progetto #Untaggable e Hugo Boss Parfumes ha presentato la nuova fragranza femminile The Scent for her.
Anche il mondo del makeup era presente all’evento grazie a Kiko che ha illustrato la collezione in edizione limitata Neo Noir disegnata da Ross Lovegrove. Da NYX makeup artist hanno reso eccentrica la clientela mentre da Sephora tutte hanno potuto provare i nuovi rossetti Dior. Accessorize ha sorpreso tutti puntando sul gusto, regalando popcorn a coloro che hanno affrontato la lunghissima fila d’attesa. Motivi invece ha creato la maglietta ufficiale della Vogue Fashion’s Night Out con lo slogan #motividicuore, il cui ricavato andrà ad Amatrice.
Luisa Spagnoli invece ha pensato in grande organizzando un evento originale ospitando nella boutique di Corso Vittorio Emanuele il Mastro Cioccolatiere Perugina facendo rivivere ai suoi ospiti anche la storia di Luisa Spagnoli, fondatrice dell’azienda storica Perugina. Un tripudio di eventi in una sola serata, di iniziative speciali di moda, di shopping e di solidarietà, che ha visto in questa edizione la straordinaria partecipazione di un pubblico di 180.000 persone.
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