Tutti gli articoli di Federico Albani

Federico Flamminii Albani was born at San Benedetto del Tronto (AP) in 1990. For fifteen years he lived in the second worst neighborhood of Giulianova (TE) where he became friends with loads of interesting characters. One day he decided to become a Buddhist monk but soon he gave up on the idea because it wasn’t cool anymore. In front of friends and relatives he can brag about getting a Master Degree in Communication and Fashion Journalism at Eidos and Fashion Marketing and Communication summer course at Accademia di Costume e di Moda, about writing for Via Montenapoleone, about collaborating with Eidos Communication school, with dj Andrea Mattioli, with ModaSapienza with a brand that draws lowbrow puppets with a heart and two bones and so many other things – all this at the tender age of 20. Being 20 makes him hysterical. In his spare time Federico designs, tweets, invents new communication methods, talks while looking at himself in the mirror, studies all types of fashion and all the ways to make people feel more ignorant than ever. Because of his enormous ego, Federico Albani. tends too often to refer to himself in third person. This annoys a lot of people.

Calcutta, Cosmo, Eugenio in via di Gioia. Ed è sold out al Carroponte

Una serata, tre artisti incredibili sul palco del Carroponte!
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CALCUTTA – MAINSTREAM SUMMER TOUR 2016
Il suo ultimo disco “Mainstream” ha sparigliato generi, appartenenze e definizioni. Le melodie contagiose delle sue canzoni lo hanno reso un fenomeno irresistibile che ha attirato a sé, grazie ad una scrittura pop che non ha pari in Italia, l’attenzione trasversale di pubblico, stampa e social network.
Solo chi ha avuto la possibilità di vederlo in azione durante un concerto ha potuto testare con i propri occhi il magnetismo di questo musicista che è stato una vera e propria bomba deflagrata nel panora ma musicale nostrano. Dopo il tour che nei mesi invernali lo ha visto protagonista sui palchi dei live club di tutta la penisola, Calcutta annuncia le date estive, in partenza a fine maggio, che lo vedranno protagonista nelle arene e nei festival italiani.
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COSMO

Marco Jacopo Bianchi – meglio conosciuto anche in veste di frontman e leader dei Drink To Me, una delle band più solide e apprezzate del nostro panorama underground – non ha paura di rischiare: la sua musica cerca di parlare un linguaggio nuovo, imbastardito dalle esperienze e dalla sperimentazione.  Prova a far convivere una scrittura spiccatamente pop con un attitudine che pesca a piene mani dall’universo della musica da club e che guarda senza timidezza anche a mondi all’apparenza lontanissimi e irraggiungibili. Le sue sono canzoni che si possono cantare a squarciagola, ma anche ballare senza sosta e senza prestare attenzione al testo. Oppure possono essere ascoltate nel silenzio di una stanza e arrivare dritte al cuore. Pop, lo ripetiamo, ma anche altro. Il suo nuovo album si chiama “L’ultima festa”, un vero e proprio manifesto estetico e sonoro del Cosmo-pensiero (anche grazie al video girato da Jacopo Farina, con il contributo del performer Giacomo Laser) che gioca continuamente col contrasto tra realtà e sogno, delirio e concretezza, “L’ultima festa” amplifica i contenuti che avevano reso “Disordine” uno dei dischi più celebrati e interessanti del panorama italiano di questi ultimi anni. Siete pronti alla festa?

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EUGENIO IN VIA DI GIOIA 

Arriva da quattro giovani torinesi una delle proposte più fresche di questa stagione. Le canzoni di Eugenio Cesaro esplorano con irriverenza e un pelo di curiosa ingenuità le cattive abitudini di oggi: la visibilità estremizzata sui social, l’incapacità di cogliere la concretezza dell’oggi, l’insana abitudine italiana ai concorsi e alla musica live a notte fonda. Il tutto condito da un folk estremamente godibile, un tuffo nello swing più sfrenato, trame melodiche che si incollano in testa e intrecci vocali modulati. L’abitudine a suonare in strada (e gli incontri che proprio in strada hanno forgiato l’ossatura della band) li ha portati in fretta sui palchi di tutta Italia e all’ambìto premio della critica al Premio Buscaglione. Dopo un ep andato a ruba, Lorenzo Federici – unico membro della band a non aver legato il proprio nome a Eugenio In Via Di Gioia – è denso di canzoni memorabili: dall’allegra ballata paesana in Argh! con la fisarmonica ad accompagnare la melodia, al contagioso swing Ho Perso; dall’irresistibile crescendo di Ottetto Di Stabilità allo swing ruffiano che anima gli scherzi di Zoo Balneare. Come se i Mumford & Sons fossero scesi dal piedistallo e avessero passato qualche serata con Gaber e Jannacci. Ironia, sorprendente consapevolezza e un suono denso di personalità fa di Lorenzo Federiciuna sorpresa assoluta. Ne sentiremo parlare.

Carroponte, a Sesto il Festival multiculturale che rivaluta la memoria urbana.

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Quello di Carroponte è l’esempio lampante di come un festival possa diventare uno strumento per valorizzare una città e la sua storia. Le sonorità pop, rock, reggae e rap di Carroponte, infatti, prendono vita nel parco Archeologico Industriale ex Breda di Sesto, un’area destinata ad eventi nata dal recupero di una fabbrica dismessa, l’ex Breda.

Il successo di Carroponte, ormai diventato punto di riferimento per la musica, la cultura, lo svago e la socialità dell’intera area metropolitana di Milano, sta infatti nella capacità degli organizzatori di aver costruito un festival dall’hype internazionale, partendo appunto dalla memoria storica della città. E così l’imponente struttura metallica del Carroponte, teatro dell’arena multiculturale del festival, diventa il ricordo monumentale dell’attività industriale che si svolgeva nel parco.

Damian Marley, Alborosie, Limp Bizkit, Daniele Silvestri, Stazioni Lunari, Sum 41, Tyler – The Creator, Carmen Consoli, Max Gazzè, Brunori Sas, Diaframma e Patty Pravo sono solo alcuni degli artisti che si esibiranno durante gli oltre 100 eventi del festival. (qui il calendario completo)

Musica, dunque, ma anche perle del grande schermo da godersi sotto le stesse. Si va da Napolislam di Ernesto Pagano (5 giugno), La bella gente di Ivano De Matteo (12 giugno), Vergine giurata di Laura Bispuri (26 giugno) e L’odore della notte di Claudio Caligari (24 luglio).

In questa nuova stagione Carroponte presenta due novità dedicate ai più piccoli: la festa di compleanno e la ludoteca. I genitori possono, infatti, organizzare divertenti birthday party all’interno di Carroponte oppure prendere in prestito un gioco dalla ludoteca, lasciando la carta di identità presso la cassa dedicata, per giocare con i figli in ogni momento della serata.

Lo Sferisterio di Macerata vibra sotto le Corde di Mannarino

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SOUNDTRACK: Alessandro Mannarino – Scendi giù

Prendi un cantastorie dall’animo umano in grado di far ballare e sognare e mettilo in uno sferisterio del 1829 dall’acustica impeccabile. Il risultato sarà un concerto fatto di storie di oniriche e tragicomiche, di pagliacci, di ubriachi e di zingari innamorati. Il tutto raccontato con i forti toni del surrealismo. E’ quello che, o scorso 25 agosto, è successo sul palco dello Sferisterio di Macerata dove Alessandro Mannarino ha messo in scena lo spettacolo acustico “Corde 2015″, ovvero il live che toglie agli arrangiamenti delle canzoni orpelli e aggiunte inutili per dare più libertà all’artista.

Obiettivo del concerto quello di far risuonare le corde profonde degli spettatori attraverso le vibrazioni dei legni e di chi li suona. Obiettivo raggiunto in pieno: basti pensare al calore mostrato dal pubblico e all’emozione dello stesso Mannarino che anni fa aveva stregato quello stesso palco durante l’evento Musicultura, dando il via alla sua consacrazione artistica. «Voglio godermi lo Sferisterio» ha infatto esclamato il folksinger romano in apertura del concerto, invitando i fotografi a farsi da parte per non disturbarlo durante lo spettacolo.

Corde è stato un concerto in crescendo che ha raggiunto l’apice dell’emozione con l’esecuzione di “Scendi giù”, fresca del Premio Amnesty International 2015 per il miglior brando sui diritti civili. Sferisterio in piedi, invece, nella seconda parte dello spettacolo in cui i suoni intimisti, che hanno caratterizzato la prima parte del concerto, sono diventati pian piano sempre più folk. Da “Il bar della rabbia” a “Al monte”, Alessandro Mannarino ha eseguito le sue canzoni più amate dal pubblico trasportando il pubblico in viaggio fatto di metafore, spensieratezza, vita di strada e riflessione. Il tutto nella suggestiva cornice dello Sferisterio di Macerata.

Jamie Jones, Art Department e Davide Squillace. Svelati gli headliner del Summerdome Festival

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SOUNDTRACK: Jamie Jones – Summertime

Dopo il grande successo della serata inaugurale, che ha visto in consolle Len Faki e Dasha Rush, il Summerdome Festival svela il cartellone completo. Sarà Jamie Jones l’headliner del secondo appuntamento, previsto per sabato 8 agosto, mentre Art Department e Davide Squillace saliranno in consolle sabato 22 agosto.

Stessa formula del primo appuntamento. Day Time, dalle 16 all’01 al parco Chico Mendes di Giulianova per mostrare il lato festoso del festival fatto di giochi luci che si scatenano su un mega palco, ledwall in 3d, laser e teste mobili. Night Time, dall’01 alle 8 del mattino al Warehouse (via Francia 12, Mosciano Sant’Angelo, all’altezza del casello dell’autostrada), ex magazzino industriale dove l’estetica psichedelica della festa verrà ridotta all’essenziale e dove saranno la qualità musicale e il suono dell’impianto Meyer sound ad illuminare l’atmosfera dark e underground del magazzino, ovvero il Warehouse.

Cartellone, quello del Summerdome, costruito ad hoc per mostrare le varie sfumature della musica house e ricreare quell’energia formatosi nei club dagli anni ’30 fino a quelli degli ’80 che ha sradicato molte certezze culturali. Il festival si pone, inoltre, l’obiettivo di dimostrare come la musica è cultura e come essa possa essere un valore aggiunto per la società e per le città.

Scopriamo allora qualcosa in più sul prossimo ospite del festival.

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JAMIE JONES – In meno di un decennio Jamie Jones ha rivoluzionato il genere house e ha aperto la strada a nuove idee sperimentali. Jones ha raggiunto nel giro di pochi anni quello che molti produttori cercano per tutta la vita: creare un’identità musicale – ammirata e seguita in tutto il mondo – senza rinunciare alle contaminazioni di genere. Il suo stile, infatti, si può descrivere come una perfetta fusione di deep house e techno.

Il suo album di debutto ‘Don’t you remember the future’ è stato salutato dalla stampa di tutto il mondo come il miglior album elettronico dell’anno. Ed ecco perché è considerato uno dei dj più importanti della club culture, capace di far divertire il pubblico dei più prestigiosi club e festival del mondo.

Addio a Elio Fiorucci, il maestro della moda che ha dato nuova vita all’ordinario

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È stato trovato morto questa mattina​, nella sua abitazione di Milano, Elio Fiorucci, lo stilista celebre per i suoi angioletti e  considerato da molti addetti ai lavori uno dei più grandi innovatori italiani.​

Che poi, a ben pensarci, chissà come l’avrebbe presa, Fiorucci, questa cosa dello “stilista”. Lui che ha sempre rifiutato questo aggettivo, questo ruolo, questo status.​ Era molto di più, in realtà, di uno stilista, e lui lo sapeva. ​Ma tant’è. Nella moda, così come nella comunicazione e nel mondo in generale, si tende sempre a semplificare, a discapito della pertinenza. Fiorucci era  e resterà sempre un inventore scrupoloso, un osservatore attento e maestro di stile.

«E’ il maestro di tutti noi» aveva detto Vivienne Weestwod.

Elio Fiorucci è riuscito, infatti, a raccontare​,​con la sua moda​,​il cam­bia­mento della società e la rivoluzione culturale a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Anni, come ricorda lo stilista, allegri, colorati e creativi. ​​Gli anni della libertà in cui John Lennon canta Imagine e in Italia si vota il referendum sul divorzio.​ Gli​ anni della fine delle ipocrisie perbeniste.

Non solo: la moda di Fiorucci è riuscita a mostra come gli abiti fossero sempre più una forma di comunicazione​ e come pongano inessere la relazione tra​ gli​ individui e la costruzione del s​é​; e come questo significato fosse sempre più influenzato dal contesto in cui è consumato. ​Quella di Fiorucci​, infatti, ​era una moda basata sulla trasformazione semantica del significato di un oggetto attraverso una​ ride​​finizione del contenuto espressivo e linguistico. ​

Non a caso la sua ispirazione fu Biba, il primo concept store, aperto a Londra da Barbara Hulanicki. Un negozio che​,​in antitesi con la filosofia dei grandi magazzi​ni​, proponeva a giovani e a donne​ non solo​un modo di vestire, ma sopratutto un modo di vivere. E così nel 1967 ha portato la Carnaby street del tempo a Milano, con il suo store in Galleria Passerella disegnato da Amalia Del Ponte e fatto di minigonne, colori e musica alta.

È solo l’inizio di una carriera di 35 anni di innovazioni in cui Elio Fiorucci diventa un cool hunter ante litteram, scovando nuovi talenti dalle strade, apre concept store in giro per il mondo, collabora con l’opening dello Studio 54, si circonda di artisti della pop art, da Andy Warhol a Basquiat e trasforma il jeans in un oggetto di culto per la moda, a tal punto da far dichiar​ar​e a Bruce Springsteen che ha dichiarato: ​« Quando il Metropolitan mi ha chiesto un oggetto simbolo della mia personalità da esporre, ho dato la mia chitarra e i miei blue-jeans Fiorucci».

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Lo stilista amava decontestualizzare gli oggetti per poi ricontestualizzarli in ottica Fiorucci​: dalle galosce in plastica spolverate dall’alone di vecchiume e trasformate in un must-have, ai jeans sdoganati in tutti i contesti sociali​,attraverso il potere della fantasia​, ​e non più relegati solo al mondo del lavoro manuale. ​Così nel ’84 concepì il negozio come una cattedrale da far “affrescare” dai grandi pittori, proprio come nel passato. Keith Haring fu l’artista prescelto.​ ​E​ ancora fece diventare​​ pop​​la spiritualità, facendola uscire dalle​​ chiese e applicando quegli angioletti, diventati poi emblema del brand, su maglie, borse e negozi.​

Elio Fiorucci amava definirsi un commerciante. Un abile commerciante, verrebbe da dire, che strizza l’occhio alla capacità di Andy Warhol di fare arte con una Campbell Soup.

Summerdome Festival, 16 ore di musica no stop

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SOUNDTRACK: Len Faki – BX 3

Summerdome è il festival di 16 ore che domenica 12 luglio si svolgerà al Parco Chico Mendes e al Warehouse di Giulianova (TE).

Con le sue 3 date estive Summerdome si propone anche come un caleidoscopio musicale che trasmette immagini ricercate a volume intenso. Una combinazione di specchi che ama i suoni conosciuti ai più, da quelli della techno alla deep, senza interferenza alcuna.

Summerdome si pone l’obiettivo di partecipare alla trasformazione della riviera Adriatica in un brand e di dimostrare come la musica è cultura e come essa possa essere un valore aggiunto per la società e per le città.

Summerdome, infatti, si svolgerà in un parco di 4000 mq nel cuore della città di Giulianova, a due passi dal mare. Il palco, oltre ai tre headliners Len Faki, Dasha Rush e Andrea Mattioli, si trasformerà in una vetrina per una selezione di promettenti dj del centro Italia, così da offrire al pubblico una filosofia della musica a 360 gradi. Della serie, diamo ai giovani dj lo spazio di cui hanno bisogno e vediamo che succede. Inoltre, all’interno del parco, sarà presente un’area dedicata allo street food, in cui trovare i prodotti tipici della regione Abruzzo.

Due le anime del Summerdome. La prima, in scena dalle 16 all’1, al parco Chico Mendes, mostra il carattere festoso, fatto di giochi luci che si scatenano su un mega palco, ledwall in 3d, laser e teste mobili. La seconda, quella più dark, che si svolge all’interno del Warehouse dall’1 alle 8 del mattino, un ex magazzino industriale dove l’estetica psichedelica della festa viene ridotta all’essenziale e dove sono la qualità musica e il suono dell’impianto Meyer sound ad illuminare l’atmosfera dark e underground del magazzino, ovvero il Warehouse.

Due anime quelle del Summerdome giustapposte per ricreare quell’energia formatosi nei club dagli anni ’30 fino a quelli degli ’80 che ha sradicato molte certezze culturali. Due anime per continuare la diffusione dello spirito di rinnovamento.

Al Palais Galliera la retrospettiva su Jeanne Lanvin

Al Palais Galliera la retrospettiva su Jeanne Lanvin

Nonostante fosse stata un tedoforo chiave dell’eleganza francese, Jeanne Lanvinè stata spesso oscurata ingiustamente dai virtuosismi di Madeleine Vionnet e dall’arte di Elsa Schiaparelli. Non a caso quando Alber Elbaz è stato nominato nel 2001 il direttore artistico del marchio, il suo compito era quello di svegliare una “bella addormentata”. Parole, pronunciate da Shaw-Lan Wang, proprietario di Lanvin, e che si fanno ancora più veritiere pensando alla retrospettiva “Jeanne Lanvin” che inaugurerà domenica al Palais Galliera.

Quella su Jean Lanvin è una retrospettiva sussurrata, dominata dal silenzio. Gli abiti, selezionati da Elbaz facendosi guidare dalle emozioni invece che dalla cronologia, sono infatti esposti senza enfasi e i più preziosi sembrano uscire dal cassetto delle meraviglie. Si va dalla storica Robe de style, realizzata da Lanvin dall’esordio fino agli anni Quaranta al cappotto con le tasche di pelo degli Anni Trenta. Senza dimenticare le emozionanti immagini di Jeanne Lanvin insieme alla figlioletta Marguerite, compresa quella utilizzata da Paul Iribe per realizzare il logo della maison: una foto del 1907 in cui Jeanne Lanvin e Marguerite ballavano abbracciate, vestite allo stesso modo.

Dieci anni di Gareth Pugh. A Londra la retrospettiva.

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Se ci fosse una canzone per descrivere quello che sta capitando a Gareth Pugh sarebbe sicuramente London Calling dei The Clash. Lo scorso mese, infatti, il designer aveva annunciato di voler tornare a sfilare a Londra, dopo che per 7 anni le sue creazioni erano approdata a Parigi e a New York.  << Londra è dove è iniziato tutto – aveva dichiarato – la mia famiglia creativa è qui, la nostra storia è qui >>. Ed ecco allora che Londra, dopo aver ospitato a febbraio la sfilata del designer –  diventerà la location della retrospettiva realizzata per festeggiare i dieci anni di attività Gareth Pugh.

La retrospettiva, in scena dal 11 febbraio a maggio, si terrà alla Galeria Melissa Covent Garden, 43 King Street. Per l’occasione lo spazio sarà completamente trasformato per abbracciare i codici visivi della progettazione concettuale di Gareth Pugh. Melissa è da sempre partner del designer inglese, nonchè main sponsor della prossima sfilata di Pugh, durante la quale i modelli indosseranno le Melisse Solider.

Ma c’è di più: Gareth Pugh ha rivelato a WWD  che la sua sfilata a Londra non sarà un evento isolato, ma che ha intenzione di continuare a sfilare alla London Fashion Week.


Gucci conferma, Alessandro Michele nuovo direttore creativo

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La notizia che tutti aspettavano è finalmente arrivata: Alessandro Michele è il nuovo direttore creativo Gucci.

«Al termine di un processo di selezione attento e ponderato – ha dichiarato Marco Bizzari, nuovo CEO di GucciAlessandro Michele è stato scelto per ricoprire il ruolo di Direttore Creativo di Gucci sulla base della sua visione contemporanea del marchio, che ha saputo sviluppare nel corso degli anni e alla quale darà forma da partire da oggi. Alessandro ed io siamo pienamente allineati sulla nuova visione contemporanea di cui Gucci ha bisogno, e sarà questa visione che ci guiderà nell’esercizio dei nostri rispettivi ruoli». Stando alle parole di Marco Bizzari, il futuro di Gucci sarà molto più legato al concetto di contemporaneo e di moda. E le sue parole hanno già trovato la conferma pratica nella collezione  donna che Alessandro Michele  ha realizzato in soli sette giorni, dopo l’addio di Frida Giannini. Collezione, come ha sottolineato Bizzarri,  realizzata grazie all’efficace collaborazione tra Design Team e produzione. Ecco allora che il talento di Alessandro Michele e la sua conoscenza dell’azienda e dell’Ufficio Stile di Gucci sono diventati l’ago della bilancia nella scelta del nuovo designer da parte dei vertici di Gucci.

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«Durante la sua storia, Gucci ha sempre creato attesa ed eccitazione attraverso prodotti e collezioni innovative e distintive.  – Ha dichiarato in una nota  François-Henri Pinault, Chairman e CEO di Kering. – In questo modo, Gucci si è affermato come il marchio italiano di moda più conosciuto, nonché uno dei più rilevanti ed iconici marchi di lusso nel mondo. Alessandro Michele possiede sia le qualità che la visione necessarie per portare un nuova prospettiva contemporanea a Gucci, e guidare il marchio in un nuovo, eccitante capitolo della sua storia.”

Jeremy Scott x Adidas, nasce il primo profumo

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Jeremy Scott riempie le sue celebri Wings 2.0, le sneakers con le ali, di note di bergamotto calabrese, incenso, pepe bianco e legno di cashmere. E nasce Jeremy Scott x Adidas, la prima fragranza del designer per il brand sportivo.

L’idea alla base del processo creativo è stata quella di ricreare qualcosa di unico strettamente legato al designer. E così Jeremy Scott ha fornito alcuni esempi visivi, come un asciugamano bianco fresco di bucato in una giornata estiva. Il tutto sotto la supervisione dei profumieri Symrise Maurice Roucel e Philippe Roques.

A  Inez van Lamsweerde e Vinoodh Matadin il compito di immortalare il profumo che sarà venduto negli States al prezzo di 105 dollari per la versione da 75. E i rumors stimano un fatturato da un milione di dollari per il primo anno di vita del profumo.

<<E’ un lifestyle – uno stile di vita per un sacco di miei fans – ha dichiarato Jeremy Scott parlando della collaborazione con Adidas – Quindi, per me , [ il profumo ] è stato anche un modo per rendere onore ai fan e alla fede in tutto quello che facciamo. Ho fan che si sono tatuati le Wing 2.0 sul corpo>>.

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