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Identità senza catene: è in rivolta l’uomo del prossimo inverno

Intreccio di generi, capi sovrapposti e libero spazio alla creatività: si mette in scena uno spettacolo che si muove tra classico e innovativo per delineare la moda maschile del prossimo inverno.È un uomo che  urla alla gender equality. Ebbene sì, se la richiesta di pari diritti parte solitamente dalle donne, qui è il cosiddetto “sesso forte” a pretendere di eliminare gli stereotipi di genere, per esprimersi senza il peso dei pregiudizi e delle classificazioni. Si reinterpretano in maniera leggera e ironica i modelli del maschio gay con orecchini lunghi, di tendenza. La missione specifica si traduce nell’espressione gender bender. È facile: ribaltato il concetto comune di abbigliamento che tinge di colori  maschili o femminili i capi e gli accessori,  l’obiettivo  è  allontanarsi dalle definizioni ed etichette impostate per rappresentare, invece, una moda più vicina alla realtà. Pioniere di questa tendenza è stata la collezione firmata Gucci, proposta dall’allora direttore creativo Alessandro Michele che, con pizzi, bluse e fiocchi di seta indossati da modelli efebici, intende provocare il suo pubblico. Ad aggiungere confusione sono, poi,  Westwood con le borsette a tracolla abbinate all’abito, e Versace, che ha scelto per il suo uomo dei leggins bianchi super-aderenti.  A portare la realtà maschile  direttamente nella sfera femminile è stato Thom Browne che per lui ha realizzato delle vere e proprie gonne.

Provocazione? Egocentrismo? Sicuramente i suoi look  non passano inosservati.Quello che vogliono trasmettere gli stilisti è un messaggio ben preciso: le definizioni di genere sono decisamente demodé, non funzionano più. Ciò che conta, piuttosto,  è indossare ed interpretare qualsiasi capo con il proprio stile, secondo una personalità che non conosce definizioni fisse ma  è dinamica, volubile e sempre aperta alla sperimentazione. Parla di una moda, quindi, unisex che permette di esprimere al meglio la propria personalità.

Accanto a quest’uomo “asessuato” si fa avanti, però, un uomo rock e deciso su cui vengono stampati pantaloni skinny in pelle che si stagliano sotto cappotti di montone come quelli della collezione Saint Laurent oppure nella versione larga, modello tuta, proposta da Giorgio Armani.

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Tuttavia,  i designer che hanno mostrato le loro creazioni nella città modaiola del made in Italy, non potevano certo dimenticare la faccia classica e tradizionale dell’eleganza maschile, quella “pettinata” e attillata, da gentleman, che è viva nella cultura italiana, e non solo. Si passa, così, dalla giacca sartoriale, ai pantaloni a sigaretta dell’uomo boho di Cavalli, fino al taglio classico ma con un tocco di soft pop di MSGM. L’idea è quella intramontabile e romantica dell’uomo che con la sua raffinatezza non delude mai.

Se questa figura maschile ispira fiducia, d’altra parte,  a stupire e intrigare allo stesso tempo è l’uomo che decide di  indossare con vanto un capo cult della stagione: la pelliccia. Si torna, ancora una volta, al rifiuto delle categorie di genere, al maschile che si fa femminile e viceversa. Supermorbida, lunga e wild è la versione Dsquared2 e di Paul Smith mentre più classica,  elegante e chic è quella prodotta dai laboratori di Louis Vuitton e Valentino. Spiccano le cromie cangianti ed eccentriche per un uomo che vuole osare e divertirsi.

E  gli accessori?  è la sciarpa la grande protagonista che completa gli outfit maschili a seconda delle diverse occasioni: da quella sottile di seta proposta da Saint Laurent a quelle più morbide e calde di Missoni e Ferragamo. La versione più glamour appartiene però  a  Bottega Veneta che, come a sottolineare il mix di generi, ha annodato al collo del suo uomo la  sciarpa leggerissima e mo di cravatta, tipico indumento del guardaroba maschile.

La personalità dell’uomo che si è cercato di declinare tra una collezione e l’altra è, senza dubbio, mutevole e cangiante. Lo sono i suoi capi e lo sono i suoi accessori. Si spiega, così, la comparsa di simpatiche e divertenti clips e spille che si posano su giacche e maglie. Pronte a strappare un sorriso, come quelle MSGM, o a donare un fiore, come nella scelta di Dior, queste spille sono il dettaglio che fa la differenza, che parla del proprio mood quotidiano e  personalizza un look.

Se  è vero che l’uguaglianza si ricerca nei generi, non manca un riferimento alla democrazia  anche tra le classi sociali. Un po’ come divisa per cancellare le distinzioni, all’insegna di un’integrazione sociale tutta moderna, un po’ come un capo che meglio rende l’idea dell’uomo sexy e intrigante, la jumpsuit, la tuta da lavoro, si afferma come un must have del proprio guardaroba. È chiaro, quindi, come all’uomo del prossimo inverno sia concesso di esprimere e vestire ogni sua sfumatura, ogni sua fantasia, senza alcun timore. Può e deve osare.

Con le personalissime combinazioni di capi, accessori e colori, è un uomo protagonista del suo tempo, legato allo stile sobrio ed elegante ma anche aperto a mood casual- rustici, o, se lo desidera, a quello stravagante ed eccentrico, dal cozy style, molto orientale, a quello al limite della leziosità, che risalta lo stile maschile riadattandolo su una silhouette quasi femminile.  Sulla prossima stagione, così,  sembra soffiare il vento della libertà creativa, quella piena di suggestioni, capace di dare voce ad ogni personalità che non vive di definizioni statiche e monotone ma adora sperimentare e conoscersi tramite la moda.

Se l’abbigliamento è così strettamente legato alla nostra identità e alla nostra pelle, non devono certo stupire le miriadi di forme che un capo, un look, un dettaglio, può assumere all’interno di ogni singolo guardaroba. È il trionfo della personalità.

Chuck Taylor ALL STAR. Nuovo look per le leggendarie Converse

 

È possibile modificare una tradizione che dura quasi un secolo? È la coraggiosa scelta di Converse , l’azienda leader di scarpe in tela, ormai  una certezza nell’ industria della moda. Che siano pensate per il tempo libero, per una serata casual o per un outfit sportivo,ognuno di noi ne ha almeno un paio.  La scelta è davvero molto vasta e va dal classico monocolore,  alle  simpatiche fantasie primaverili,  dai modelli con le borchiette, a quelli con le  linguette multicolor ecc . Insomma, ogni fantasia è soddisfatta.

 

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Se negli anni 60 erano identificate come  le scarpe dei giocatori di basket e, in seguito,  diventarono famose  perché indossate da artisti e cantanti alternativi, come Kurt Cobain,   oggi le ritroviamo ai piedi di tutti. C’è chi ne fa una variante più comoda  e chi, i fedelissimi, le sfoggiano con orgoglio,coloratissime,  stra-consumate, scritte, personalizzate e adattate ai loro outfit . Ad ogni modo,  le Converse che negli anni sono diventate must have dei nostri guardaroba, oggi, dopo 98 anni, ci stupiscono con un cambiamento di look.

 

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Secondo Jim Calhoun, amministratore delegato dell’azienda: “Le Converse Chuck Taylor sono le scarpe da ginnastica più leggendarie ed iconiche di tutti i tempi. Il lancio degli ultimi modelli rappresenta un evento importante per il brand, che con la creatività e l’innovazione delle scarpe intende esprimere anche un nuovo modo di pensare”.

 

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Che non scatti nessun allarme, però: non è una metamorfosi radicale quella che coinvolgerà le Chuck Taylor All Star, quelle che Italia sono note come All Star e che ci hanno abituato al loro inconfondibile stile dal 1917. Semplicemente,  l’azienda, acquistata nel 2003 da Nike, ha deciso di apportare qualche modifica al suo design, in particolare ai suoi dettagli:  le scarpe avranno una tomaia di tela Tencel, anziché di cotone, una suola più comoda e imbottita e una soletta antiscivolo. I più attenti, poi, potranno notare come il logo circolare, prima incollato alla tomaia, nel nuovo modello sarà cucito e gli occhielli da cui passano i lacci saranno dello stesso colore della tomaia.  Saranno, inoltre, messe in vendita in edizione limitata a partire dal prossimo autunno e saranno disponibili solo in blu, bianco, rosso e nero, nonchè i colori della linea basic.

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I più affezionati, quindi, possono tirare un sospiro di sollievo perché le nuove All Star non spodesteranno di certo le “vecchie” rendendole retrò.   È chiaro, invece, che pur mantenendo invariato il valore della tradizione e senza tradire l’idea di base, si introduce una nuova linea, più confortevole e con qualche tratto distintivo, che si aggiungerà, così, all’ infinita collezione firmata Converse.

 

In fondo al mar… Mermen Hair. Ed è subito tendenza.

Chi  l’ha detto che le tendenze più gettonate sono quelle femminili? Complice l’estate e la voglia di liberarsi dal grigiore ed abbandonarsi ai colori, arrivano i MERMEN,gli uomini tritone. L’ispirazione giunge direttamente dal  Coachella Festival californiano che ha portato anche sulle nostre terre i “sirenetti”.

 

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È molto semplice individuarli: capelli e barba sono tinte dei colori del mare e le sue sfumature, dal verde acqua allo smeraldo, dal blu all’azzurro più brillante. Sono molto popolari anche le  gradazioni sul rosa, violetto, giallo o arancione. E per i più eccentrici è possibile anche fare originali combinazioni cromatiche degne del mar dei Caraibi o addirittura colorare d’arcobaleno le  sopracciglia.

 

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Chissà se i ragazzi sono pronti alla sfida.. Per gli hipster la trasformazione è più pratica: si tratta solo di dare un tocco di colore alla loro barba  perfettamente curata, gli altri potranno concentrarsi sulla chioma, meglio se fluente. La moda “merman hair” sta spopolando ovunque coinvolgendo vip e sportivi, come il rugbista australiano David Williams, che ha scelto il rosa, e  fanno da modello per i nostri ragazzi dai capelli color pastello che popolano le strade cittadine e virtuali su Instagram accompagnati dall’hashtag collettivo #mermanhair.

Il risultato è sicuramente stravagante e per chi associa la figura metà umana e metà pesce ad Ariel, la sirenetta per eccellenza del cartone Walt Disney, ritrovarsi come vicino di ombrellone un tritone fa un certo effetto.

Ma, attenzione:  queste chiome fluorescenti non sono sintomo di  uomini dalla virilità compromessa.  Piuttosto, l’idea è quella di   giocare con il loro look e i loro capelli come farebbe una donna o lasciarsi contagiare dalla nuova mania dell’estate. Secondo  una lettura più attenta, invece,  si potrebbe parlare   di una tendenza che fa parte del capitale genderless dell’identità maschile,  quella che non ha bisogno di definizioni per esistere, soprattutto nel mondo della moda.

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La notte delle lanterne. Un messaggio di pace per Milano

Atmosfera romantica e sguardi rivolti al cielo. Il 24 giugno,  il Naviglio Grande  è stato coperto da una miriade di lanterne per il flashmob pacifico e sincero della città di Milano . Si tratta di un flashmob organizzato dall’Unione Buddhista Italiana e Urbanzen Bpeace che intendono dedicare la serata all’ acqua come elemento principe per Nutrire il Pianeta, motto di Expo 2015. Non si tratta di un evento spuntato dal nulla ma fa un fedele riferimento alla festa omonima che si celebra in Oriente, come in Cina e Corea, dove le lanterne colorate illuminano la notte di luna piena per celebrare la nascita di Buddha.

 

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L’idea è quella di scrivere su più di mille lanterne  di carta biodegradabile un proprio pensiero. Ad un certo punto, poi, le lanterne, illuminate da una candela all’interno, vengono rilasciate sulle acque e seguono  dieci  minuti di silenzio.

Tuttavia, la grande eco che l’evento ha suscitato sui social e la curiosità di cittadini e turisti hanno reso difficile mantenere la quiete e la discrezione che caratterizza l’iniziativa. Più di ottantamila milanesi, infatti, si sono riversati sulla Darsena rendendo, così, i Navigli paralizzati, mezzi Atm fermi e traffico in tilt. Un pubblico che nei numeri ha decisamente superato le aspettative degli organizzatori.  Tra i risultati,  le lanterne  terminate in pochissimo tempo  e un po’ di confusione diffusa.

 

 

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Ma non basta certo questo per distogliere dall’obiettivo della serata, che secondo i monaci buddhisti è stato raggiunto: mille pensieri di pace per la città. E se non si è riusciti a vederli sollevarsi in volo sulle lanterne, poco importa.  La speranza è quella di sensibilizzare le persone per un futuro migliore, consapevole e sostenibile per la città.

 

 

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LEGO e la sua sfida da record. Tra fantasia e tutela dell’ambiente

Lavoro di gruppo,  sana competizione, sostenibilità dell’ambiente e una torre da record: sono queste le premesse allettanti della sfida lanciata da Lego, noto marchio danese specializzato nei mattoncini colorati che abbiamo tutti maneggiato almeno una volta.

 

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Di cosa si tratta? L’azienda, con il patrocinio di Expo 2015 e il comune di Milano, all’interno della Fabbrica del Vapore, ha deciso di lanciare una sfida: realizzare la torre di Lego più alta del mondo. Il record da battere è quello dell’Ungheria  datato nel 2014 con i suoi 34,76 metri. La gara durerà  cinque giorni, dal 17 al 21 giugno, dalle ore 10 alle 18.

 

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Bambini e adulti sono invitati, dunque, all’ evento totalmente gratuito per  mettersi alla prova con a disposizione più di 580.000 mattoncini per esibire la loro creatività, la forza del gioco di squadra finalizzato ad un risultato comune: Lego ha stretto, infatti, un patto con WWF per cui devolverà una somma di denaro, 7 euro a centimetro di torre realizzata, per la tutela delle Oasi Urbane, un progetto importante per l’associazione ambientalista che sarà presente con il suo banchetto all’interno della Fabbrica del Vapore nei giorni di sabato e domenica.

Un evento divertente quello di Lego che  all’ intento pubblicitario mescola  diversi temi a sfondo sociale.  A partire dall’ idea della sfida che incita alla partecipazione soprattutto i più piccoli che avranno occasione di collaborare con genitori, parenti, nuovi amici e mettere all’ opera la loro fantasia. In più, tramite l’intrattenimento, l’azienda lancia il messaggio importante della tutela ambientale, sensibilizzando alla causa grandi e piccini.

Come conferma l’amministratore delegato di Lego Italia, Paolo Lazzarin: “L’auspicio è che gli adulti di domani  imparino a pensare in modo creativo e a diventare più consapevoli sul prendersi cura del pianeta”.

Wired Fest 2015. La creatività tra tecnologia, arte e cultura

 

«In Italia l’innovazione è nata a Milano: la città ce l’ha nel sangue». È cosi che  Carlo Antonelli, direttore del mensile Wired, presenta l’evento che si è tenuto a Milano ai  giardini Indro Montanelli,tra il 22 ed il 24 maggio 2015.

L’appuntamento giunto alla sua terza edizione rappresenta quest’anno il fuori Expo dell’innovazione. Nell’idea di Massimo Russo, direttore di Wired Italia, si tratta di un’occasione in cui cogliere il senso reale della parola innovazione che, nelle parole di Antonelli, “altro non è che il salto che fa l’immaginazione quando incontra le realtà”. Più di 100 eventi e 130 ospiti raccontano i cambiamenti, le scoperte e le innovazioni che hanno attraversato e  attraversano ancora oggi la medicina, le tecnologie, il cibo, la cultura, il design e, di conseguenza, le nostre stesse vite.

 

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Tra gli ospiti “big” coinvolti ritroviamo il regista Dario Argento, il giornalista Giuseppe Cruciani, il fumettista Zerocalcare, Federico Marchetti, creatore del sito Joox.it,lo scrittore Roberto Saviano, il chirurgo- pacifista Gino Strada e il nobel della pace, Shirin Ebadi.

In ambito musicale, ad intrattenere il pubblico una serie di artisti rappresentanti della tradizione italiana ma anche protagonisti del più recente panorama discografico: da  Gianni Morandi e Caterina Caselli a Max Pezzali e i  Subsonica,  fino Marracash e Alessio Bartallot che si è esibito al Planetario.  Il Bar Bianco, inoltre, si è fatto  palcoscenico di giovani rapper che hanno tentato di coinvolgere con i loro beat il pubblico nella loro “Lol this way”.  A regalare sorrisi ci hanno pensato, poi, Maccio Capatonda e i suoi fidati Herbert Ballerina e Ivo Avido.

 

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Tanti i laboratori  che si sono susseguiti come quello per insegnare ai ragazzi a programmare in autonomia un videogioco, ed  i workshop con tema tecnologia o scrittura- perché, è bene ricordarlo, il cambiamento passa anche dalle parole. Non sono mancati certo i droni, robot  e  speed- date sul lavoro, maratone sul coding  e sullo sviluppo di app, anteprime cinematografiche, esibizioni live e tre concerti serali con SBCR  dj set ( The Bloody Betroots) vs Salmo e Saint Motel. È stato anche possibile, per i più curiosi,  concludere la visita al museo, guidata dai grandi nomi della cultura, con una notte nei sacco a pelo tra i fossili.

 

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Come è chiaro dalla lista degli ospiti e delle tantissime iniziative in programma, si tratta di un evento che coinvolge e combina musica, arte, cultura e innovazione. Perché la tecnologia nasce dalla mente umana, la tradizione, l’arte ed il progresso possono coesistere creativamente ed il sapere si affianca e si completa con il  divertimento. Il tutto per proiettarsi in un futuro sempre più vicino.

 

Prada e la sua nuova culla dell’arte. Tra tradizione e modernità

La fondazione ha scelto l’arte come principale strumento di lavoro e apprendimento: un territorio di pensiero libero che accoglie sia figure consolidate e imprescindibili sia approcci emergenti. La collezione Prada che include perlopiù opere del ventesimo e ventunesimo secolo, è un altro dei nostri strumenti. Vediamo la nostra collezione come repertorio di prospettive e di energie potenziali“. Sono queste le parole dei  presidenti Miuccia Prada e Patrizio Bertelli in merito al loro nuovo progetto.

 

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Una location affascinante, quella offerta da  Lago Isarno, e una cena esclusiva per un evento speciale, ovvero l’inaugurazione della nuova Fondazione Prada,  ora sede della memoria e raccolta di arte contemporanea della maison. Il 9 maggio, nell’ex distilleria di Milano, reinventata dallo studio OMA, sono state esposte in 12 mila mq opere di una vasta gamma di artisti presentate al pubblico con esposizioni a tema.

A partecipare all’evento,  diverse personalità: dal presidente del Consiglio , Matteo Renzi al sindaco di Milano Giuliano Pisapia, dal vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, al prefetto della città di Milano,  Francesco Paolo Tronca, amministratore delegato Expo 2015, fino a Giuseppe Sala, il curatore della mostra “Serial Classic”. Presenti anche Salvatore Settis, Rem Koolhas, Germano Celant, i direttori e curatori dei principali musei internazionali. Interessante  la collaborazione con Roman Polanski che esplorerà in un documentario le suggestioni cinematografiche del suo lavoro.

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Ad incuriosire  anche  gli  interventi site specific di Robert Gober e Thomas Demand, nonché uno spazio dedicato ai bambini e ideato dagli studenti dell’Ecole nationale supérieure d’architecture de Versailles e naturalmente la parte di contemporaneo organizzata per percorsi tematici. Approderà a Milano anche Wes Anderson – regista premiato di fresco ai Golden Globes  – che realizzerà un’installazione bar tipo vecchia Milano.

Un’iniziativa, quindi, che fa da collante tra il passato con le sue suggestioni e lezioni di arte, il presente su cui si riversa l’influenza benefica di questa corrente ispiratrice e il futuro che farà tesoro di questo repertorio creativo affiancandolo alla sua carica innovativa e contemporanea. È l’arte che si reinventa lasciando immutata la sua bellezza. E se c’è lo zampino della moda, il gioco è fatto.

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Milano Design Week.L’Arte fa da protagonista

Pubblico sempre più ampio e contenuti  originali e accattivanti: stiamo parlando della Milano Design Week,arrivata alla sua decima edizione tra il 14 e il 19 aprile 2015. Una finestra aperta sul mondo delle subculture, iniziative culturali, artistiche ed esibizioni musicali. Proprio per queste ultime, come da tradizione, il Design Week Festival ha il suo fulcro nel  Teatro Parenti anche se molti eventi si distribuiscono tra Magazzini Generali, Tunnel, Fabrique, Rocket e Tom. I nomi della line up sono importanti: da Aucan, a DJ Premier, da Benny Benassi alle esibizioni live di Ninos du Brasil e Mecna.

È  Il tema BORDERLESS a dominare  rimandando alla forte contaminazione tra le diverse sfere artistiche e dando così voce alle diverse suggestioni alternative. Tornando alla grande varietà di eventi dislocati all’interno della città,Il quartiere Tortona ha accolto importanti brand del design italiano e internazionale, insieme alle firme più note e ai giovani talenti mente l’ area Cordusio , propone un percorso che coinvolge negozi, monumenti artistici, reperti archeologici e cortili di palazzi storici. L’obiettivo è lo stesso:  condurci in un viaggio all’insegna della tradizione, della creatività e della loro contaminazione reciproca.

 

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Non vi basta? Al Superstudio Più, 10.000 mq di spazi espositivi mettono in mostra la più interessante produzione italiana e internazionale ma anche progetti lifestyle che hanno fatto del design il punto di partenza per ideare e plasmare il futuro delle nostre case, dei luoghi di lavoro e del nostro habitat.  Tanti gli eventi speciali previsti in calendario, tra cui ZENsation, firmato dal gruppo di designer  ASUS. Il suo cuore pulsante deriva dalla forza equilibrata dello Zen, che è un tema ispiratore di molte proposte presentate. I concetti di armonia e diversità sono alla base di installazioni e progetti innovativi. Ad incuriosire molti visitatori è sicuramente BEYOND COLOR, un percorso di luci, colori, emozioni per un’esperienza multisensoriale. La luce illumina e racconta storie, dona significati, crea metafore e lascia interpretare chi osserva. Gli artisti Davide Groppi e Paola Lenti, qui giocano tra leggerezza e innovazione. Si mettono  in scena, anzi in strada, per renderle così  accessibili a tutti, le tante sfaccetti ature dell’ARTE  nel suo senso più ampio: dalla moda al design, dalle feste, ai concerti, allo street food, dalla creatività locale a quella giapponese. La grande manifestazione si conferma senza dubbio una forte cassa di risonanza delche ricade nello stesso periodo e da cui riprende il forte potere calamitante. Così, la città di Milano si fa ancora una volta scenario di un contesto nazionale e globale che premia e incoraggia l’eccellenza e l’estro del made in Italy ma adora lasciarsi contagiare e arricchire dai flussi esterni e internazionali: per un mix vincente

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Ludovica Amati. L’abito va in scena

Quando l’arte, il teatro e la moda si intrecciano creativamente danno vita ad uno spettacolo suggestivo. È la performance di Ludovica Amati che, in occasione della fashion week parigina,  ha deciso di  trasportarci in un’atmosfera magica. L’attore protagonista è il vestito che si interpreta e reinterpreta continuamente. L’abito, infatti, si fa metafora di guarigione, rinascita, una sorta di incantesimo sciamanico. La designer ci invita a seguirla nel suo viaggio mistico con una guest d’eccezione, l’attrice Asia Argento che, nei panni di una sacerdotessa e insieme ad una vestale,l’artista Emma De Caunes, si fa portatrice di  saperi trascendentali. Infine,  Il sound di Vicarius Bliss e i giochi di luci completano la performance e  contribuiscono a suscitare un’alta tensione emotiva.

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È così che gli abiti, raffinati e ben curati nei dettagli,si  inseriscono perfettamente in questa  scena teatrale  che si basa  sulla  rinascita e sulla trasformazione. Stiamo parlando di processi che invadono sia i vestiti che la donna che li indossa: è una madre ma anche una viaggiatrice, severa ma allo stesso tempo sensuale, rigida e decisa ma libera di esprimersi  senza riserve. Il suo stile si declina in materiali come pelle, lana  e  seta su cui si posano ricami e intarsi d’epoca. I suoi sono motivi ispirati ai popoli indigeni della foresta pluviale e richiamano simboli sacri .  Simboli  che ritroviamo stampati sul jersey di seta o semplicemente tatuati sulla pelle conferendo un tocco solenne agli outfit.

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Non mancano certo  giochi di trasparenze, strati di tulle su seta, camicette caste e leggere.  Mentre a dare un tono bon-ton ci pensano colletti da collegiale, scialli avvolgenti, gonne e maxi pantaloni,  un carattere più deciso è quello suggerito dalle giacche monopetto, cappotti di velluto nero e paltò color rubino.

Quelle di Ludovica Amati, insomma,  sono donne in cerca di equilibrio,  sul sentiero di una rigenerazione interiore. Complesse ma delicate, decise ma aperte al mutamento, salde come una roccia ma malleabili come la cera.  L’arte e la moda plasmano, così, la nuova identità tutta al femminile: poliedrica, curiosa e alla ricerca di nuovi orizzonti.

Let’s ROCK! E’ l’imperativo della donna Anthony Vaccarello

Accattivante, rock e  super femminile. E’ la donna scelta da Anthony Vaccarello per inaugurare  la settimana della moda parigina. Lo stilista italo-canadese, neo-direttore creativo di Versus, ha deciso di dare un carattere deciso e intrigante alla silhouette. Come? Si parte da un omaggio al goth anni ’80 con le sue stelle e borchie graffianti che si posano su abiti aderenti.  E poi si continua con spacchi e scollature, enfasi sulle spalle, tagli cut-out, forme affusolate, asimmetrie e sovrapposizioni. Tutti questi giochi mirano a creare un senso di movimento, a scoprire la pelle, in particolare le gambe e  quindi, in una parola: a sedurre.

 

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Black, black e ancora black: è decisamente questo il colore della collezione. Tinge il camoscio, lo chiffon di seta, la rete e la pelle che viene impreziosita da strass e applicazioni di metallo. Ma, attenzione, il total color non rende gli abiti piatti e semplici. Tutt’altro. A dare creatività ai capi ci pensano le  pieghe, le strisce di pelle e  i  ricami a  forma di stella dai contorni silver. È chiaro come i veri protagonisti della collezione siano proprio i dettagli, capaci di dare un tono, quello giusto, ad ogni look. Tintinnano e scintillano al vento charms argentanti che spiccano su tessuti neri, le borchie, le frange e le stelle , simbolo della città degli angeli. E a queste note si accompagnano quelle di” Behind the wheel”, dei Depeche Mode, colonna sonora dell’intera sfilata.

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Contrasti lungo/corto attraversano la collezione. Si vedono, così, abiti lunghi cut-out laterale con fibbia che scorre lungo la gamba trasformanti  anche in shorts. Perché la donna Vaccarello è una donna a cui piace stupire ed incuriosire. Ha diverse personalità da scoprire.E’ una cow girl cittadina che procede con passo sicuro e indossa le ispirazioni e le suggestioni provenienti dai viaggi del designer. Ma non ci si aspetti di certo una ragazza da Far West. Fanno pensare a tutt’altro, infatti, i tagli sexy e le lunghezze contenute. Lei , una donna rock’n roll, ma non solo: i tagli e gli orli asimmetrici ricordano tanto la Madonna di “Music”ed evocano un mood party girl. Adora divertirsi, reinventarsi ma soprattutto è una donna al comando che sa bene cosa vuole.

 

 

 

E lo sa bene anche Vaccarello che, curando ogni dettaglio, ha fatto degli accessori un mondo a sé. Tacchi con listini indossate con calzini, cinture importanti con fibbia decorata, frange in metallo, stelle, ricami e borchie aiutano a delineare lo stile ed il mood femminile della prossima stagione autunnale. Quel mood che appartiene ad una donna che, nelle parole del designer , “E’ androgina, rock, di ispirazione americana, ma anche molto chic”. Sono tutte sfumature del suo carattere che si intrecciano e si combinano creando una nuova stella nel cielo della moda della prossima stagione. E  l’applauso in passerella di Donatella Versace non fa che confermare l’ottimo risultato dello stilista per la sua  prima collezione da direttore creativo Versus. Non resta, quindi,  che alzare lo sguardo al cielo e lasciarsi guidare dalla stella rock, quella firmata Vaccarello.

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