Dopo la presentazione al Biografilm Festival di Bologna e il debutto nelle sale, “X sempre assenti”, il film documentario dei Verdena, diretto da Francesco Fei, prodotto da Capitol Records Italy e Universal Music Italia e distribuito nelle sale da Lab 80 Film, continua il suo viaggio in giro per i cinema italiani, con un fitto calendario a cui si vanno ad aggiungere numerose nuove date. “X sempre assenti” segue i Verdena nella loro vita privata e nella preparazione del tour di “Volevo Magia”, l’ultimo album in studio della band. Un’opera unica per capacità di entrare nell’intimità dei protagonisti, come mai prima, mostrando i due mondi dei musicisti, dal profondo delle vite semplici che conducono e dei luoghi isolati in cui vivono alla dimensione dello studio di registrazione e del palco.
Verdena, “X sempre assenti”_credits Courtesy of Press Office
“Avevo la possibilità di raccontare i Verdena così come sono, senza filtri né atteggiamenti precostruiti, in un momento topico della loro carriera. – ha raccontato il regista Francesco Fei – Era una trama perfetta per farne un film che raccontasse con un taglio fortemente cinematografico la vita di un gruppo potentissimo dal punto di vista musicale e umanamente diverso da tutti. Sapevo che non sarebbe stata un’operazione semplice e tanto per cominciare ho deciso che l’unica maniera per non creare filtri tra noi era che durante le riprese ci fossi solo io. Perciò, con una metodologia che amo sempre di più usare nei miei documentari d’osservazione, le due camere, la fotografia e l’audio li ho gestiti totalmente da solo. Grazie ai Verdena che, dopo anni che non ci vedevamo, mi hanno accolto come se il tempo non fosse passato e hanno aperto il loro mondo al mio sguardo, “X sempre assenti” è diventato quello che volevo che fosse: un film, con una sua drammaturgia e uno taglio realistico e cinematografico al punto da essere un prodotto inedito e molto personale”.
Verdena, Locandina “X sempre assenti”_credits Courtesy of Press Office
La lente di Fei ci rende accompagnatori silenziosi di personalità atipiche nel panorama musicale, saldamente legate alle loro origini ma promotrici di un discorso eterno, che continua uguale a sé stesso ed in grado di rimanere sempre originale. Come gli sforzi, le fatiche e i sorrisi della vita di tutti i giorni. Come il rock.
Verdena, credits Ph. Paolo De Francesco
“Volevo Magia” – https://capitol.lnk.to/volevomagia – è l’ultimo album della band uscito a settembre 2022 su etichetta Capitol Records Italy/Universal Music, risultando vincitore del Premio come miglior disco dell’anno nei referendum di testate specializzate come Rolling Stone e Rockol.it. Al nuovo disco hanno fatto seguito un tour autunnale prodotto da DNA concerti, che ha portato i Verdena nei più importanti club italiani, un importante tour europeo conclusosi lo scorso 1 maggio a Zurigo e un lungo tour estivo nei migliori festival di tutta la penisola.
Apre a Roma, mercoledì 29 novembre 2023 dalle ore 19, presso la Strati d’Arte Gallery, la mostra personale “Non Mo(ve)ment” di Hamid Zare, a cura di Sveva Manfredi Zavaglia. Pittore internazionale, nato a Yazd in Iran, espone per la prima volta a Roma la sua nuova serie.
Una decina di opere con tecnica mista e olio su tela, dove in primo piano ci sono l’essere umano con il suo IO. L’Umanità vista da Hamid è qui immobile come una statua, non Mo(ve)ment, non si muove non trova i suoi momenti. Cerca attraverso le sue opere di toccare le coscienze, con uno sguardo socio-culturali. Nulla è per caso, tutto è accuratamente studiato in una pittura leggera, simbolica, introspettiva, mentale, creata con maestria e inspirata ai grandi maestri del passato.
Hamid Zare, Non-Mo(Ve)ment, Strati d’Arte Gallery, Roma
“Le opere di Hamid Zare, racconta la curatrice, ci portano in un viaggio nel tempo e dedica la sua ricerca estetica all’essere e l’esistenza. C’è una sospensione, le opere ricordano temi dell’infinito, della solitudine, del tempo che non scorre. Nei suoi quadri, infatti, tutto sembra essersi fermato: la figura, gli oggetti apparentemente familiari, sono come trasfigurati e si lasciano osservare, una realtà che alla fine percepiamo come diversa, come alternativa a quella in cui noi viviamo. Opere che dialogano con l’animo umano, sono in cerca di qualcosa che non sanno se trovarlo o perderlo. Un’umanità che viene rappresentata come una statua, per la sua staticità, come la nostra società che non ha mai un momento per ritrovar sé stessi ed è il tempo per fermarsi: l’essere umano qui è solo, con la sua immobilità e la mancanza di comunicazione. Questa pittura introspettiva e da interpretare, crea sensazioni ed emozioni profonde. Le sue opere infatti vengono evocate dall’uso del colore mai troppo squillante talvolta cupo, variano con tonalità tra il grigio, verde e marrone con tutte le sfumature e con ombre nette e scure dove gli oggetti sono la chiave per risolvere l’enigma”.
Hamid Zare –Artista: Nato nel 1990 a Yazd, in Iran. Ha studiato Arte e finito con un master in pittura presso l’Università della Scienza e della Cultura di Teheran, dove a esposto con diverse mostre. La sua attività artistica e professionale è iniziata nel 2015 e ha tenuto numerose mostre personali e collettive in Iran, Austria e ora in Italia. Tra il 2019 e 2021, ha collaborato con l’Istituto Porta Coeli curando il Mediterranean Contemporary Arts Festival di Potenza. Innamorato dell’Italia e la sua cultura storica, ha deciso di rimanere a studiare un secondo Master di moda presso l’Università La Sapienza di Roma, dove attualmente vive e lavora.
Venerdì 24 novembre, alle ore 18.00, la galleria Incinque Open Art Monti apre le porte al progetto INCINQUE JEWELS, presentato durante la Roma Jewelry Week 2023, con il vernissage della mostra curatada Monica Cecchini.
Una nuova stagione dello spazio espositivo, che da ottobre ha deciso di dedicarsi al gioiello contemporaneo in maniera continuativa. Il format prevede la permanenza delle opere di artisti e designer del gioiello “resident”, che esporranno le loro creazioni nel corso dell’anno. I resident inviteranno ed ospiteranno a loro volta, in maniera temporanea e con progetti site-specific, altri artisti di varie discipline. L’obiettivo è quello di creare un costante dialogo tra le arti, che ha un ruolo centrale nella filosofia della galleria.
Un connubio dinamico che darà vita ad un contesto vibrante in cui creatività e innovazione si intrecciano in una incessante fusione artistica. L’intento principale dell’iniziativa è quello di recuperare pienamente la consapevolezza dell’importanza della creatività e delle tradizioni, che possono essere messe a disposizione della tecnologia, convivendo in uno spazio aperto ad accogliere varie sfumature concettuali e definizioni più inclusive. Un’occasione di riflessione sulle molteplici espressioni del gioiello contemporaneo e sul dialogo con le altre forme d’arte.
In questo scenario, Incinque Open Art Monti si propone come spazio dedicato ad accogliere un nuovo fermento artistico, esaltando i concetti di condivisione e scambio creativo. La galleria diventa centro di riflessioni approfondite sulle molteplici espressioni del gioiello contemporaneo e dell’arte stessa, un luogo in cui l’estro si fonde armoniosamente per promuovere il valore della creazione artistica.
Gli artisti e i designer “resident”:
Myriam Bottazzi: attraverso l’uso di molteplici tecniche di lavorazione trasforma materie sempre più diverse e in modo diverso. I sui gioielli contemporanei nascono dalla necessità intima di ricercare una personale versione di bellezza, asimmetrica e imperfetta, in cui riconoscersi e attraverso cui comunicare la propria visione delle cose.
Chiara Fenicia: nasce come grafica pubblicitaria e da circa otto anni si è specializzata nel gioiello di riuso, la sua regola è che tutto deve essere rigorosamente riciclato e mai comprato, anche la ruggine trattata con delle resine, fa parte dell’originale.
Claudio Franchi: argentiere, orafo, storico dell’arte e designer della bottega storica FRANCHI ARGENTIERI, che dirige insieme al fratello Roberto. La sua ricerca si propone di elaborare linguaggi innovativi recuperando i segni di identità del passato nobile di Scuola Romana, senza tralasciare culture storiche che stimolino il suo interesse.
Emanuele Leonardi: realizza il “gioiello narratore” che racconta storie, spesso autobiografiche, in un garbato equilibrio tra comunicazione e poesia. Nei suoi gioielli autoportanti, scultura e gioiello si fondono creando opere uniche ed armoniose.
Paolo Mangano: è un orafo e uno scultore romano. Si dedica alla creazione di gioielli, oggetti e sculture, anche in collaborazione con artisti di grande notorietà; vere e proprie opere d’arte, presentate in gallerie d’arte contemporanea a Roma, Londra e New York, e alla Biennale di Venezia. Elabora gioielli ispirati alla natura e alle sue forme antropomorfe, abbinando i classici metalli preziosi a materiali alternativi.
Anna Pinzari: crea raccontando le emozioni che accompagnano la sua vita interiore. Ha scelto così l’arduo compito di trasformare il gioiello in un messaggio simbolico ed emotivo che la rappresenta.
Simone Vera Bath: forgia i suoi gioielli prendendo l’energia positiva dell’universo, nella quale crede e che vuole trasmettere in ogni singola creazione. I suoi gioielli emanano imperfezione, trasformazione, contrasto e giocosità. SVB realizza con una speciale tecnica di spalmatura che lascia l’oggetto volutamente incompiuto, è l’idea che le imperfezioni rendono l’oggetto unico, mai esattamente replicabile.
Lorella Verrillo: fa delle gemme la sua passione. I suoi gioielli, in equilibrio tra forma e colore, sono concepiti utilizzando tecniche tradizionali e sperimentali, con materiali nuovi ed insoliti. Ama pensare che il suo lavoro sia frutto di una visione poetica, sempre sospesa tra il sogno e la realtà.
Tra gli artisti e designer “ospiti”:
Angela Gentile: i suoi gioielli, sono come un patchwork di ricordi, di elementi raccolti e conservati, come un collage di emozioni sedimentate; riflettono il dialogo dell’autrice con elementi naturali e stati dell’animo, creando un duplice racconto.
E una giovane designer friulana, Lisa Dal Pont, che da poco ha ultimato il corso di design del gioiello dello IED di Roma. Abituata ad essere circondata dalla natura più verde, dall’aria gelida e pura, dai fiumi cristallini, dal silenzio più indisturbato, crea i suoi gioielli con la stessa sensazione e gentilezza.
Per Incinque Jewels, nel 2024, sono in programma varie mostre ed esposizioni che saranno un’ulteriore occasione di connessione tra le diverse forme d’arte. Molte attività saranno legate alla quarta edizione della Roma Jewelry Week che si terrà il prossimo anno.
Il rinomato designer italiano Antonio Martino ha rubato la scena al Clec Fashion Festival di Valencia, presentando con successo alcune delle sue creazioni più iconiche.
L’evento, svoltosi il 27 e il 28 ottobre presso L’Hemisfèric della Città delle Arti e delle Scienze di Valencia, ha messo in luce il talento di Antonio Martino unico nome illustre presente insieme ad Agata Ruiz de la Prada.
Il Clec Fashion Festival ha posto l’attenzione su una tematica di cruciale importanza: il cambiamento climatico. Quest’ultimo è stato il fulcro centrale dell’intero evento, evidenziando l’impegno dell’industria della moda verso questioni di sostenibilità e consapevolezza ambientale.
Antonio Martino, l’unico stilista italiano ad essere invitato all’evento, ha concluso la prima giornata con un memorabile spettacolo. La sua collezione di abiti di lusso, dal taglio rigorosamente sartoriale e contemporaneo, ha visto il rosso emergere come colore protagonista, catturando l’attenzione e lasciando un’impronta indelebile nel panorama della moda.
Antonio Martino final catwalk Clec Fashion Festival Valencia 2023
Come lo stesso fashion designer ha dichiarato: “Questa esperienza internazionale mi ha regalato una grande emozione quella di aver sfilato nell’Hemisfèric della Città delle Arti e delle Scienze di Valencia, in questo complesso costruito dall’architetto Santiago Calatrava che considero un genio, un visionario.
Tutte le mie collezioni sono fortemente ispirate all’architettura, e questa per me è stata una doppia soddisfazione: le mie creazioni che sono vere e proprie architetture in tessuto che sfilano in uno dei complessi architettonici più famosi ed innovativi nel mondo. Non potevo desiderare altro, una sensazione unica mai provata, mi sentivo “come a casa”, assolutamente a mio agio.
Avevo in passato già reso omaggio al maestro Calatrava quando avevo girato il mio fashion film nella Vele “incompiute” di Tor Vergata a Roma e per me ritrovarmi nell’opera finita maestosa di Valencia è stato fortemente emozionante.
Ho fatto sfilare 18 look, capi iconici che rappresentano al meglio la mia couture, dal tailleur all’abito da sera. I tessuti utilizzati sono sete, tulle e pizzo ma è soprattutto la sperimentazione nei tessuti che è un mio punto di forza: pelle, tessuti tecnici utilizzati come accessori, che creano volumi, anche importanti.
Antonio Martino Couture Clec Fashion Festival Valencia 2023
Dettagli in pelle argento specchiata, intarsi di pelle che vanno ad impreziosire le giacche dei tailleur o intrecci per rendere femminili abiti in colori a contrasto come il rosso e il nero, per una donna molto femminile ma, al contempo molto contemporanea, con una nuvola sul decolleté che sembrava essere in perfetta sintonia con le opere sospese sul fiume di Valencia.”
È fuori ora su YouTube il videoclip di “Cocktail d’amore”, il singolo che segna l’atteso ritorno di Mahmood. Il brano, uscito venerdì 3 novembre, è disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali. Girato a Napoli e diretto dai Torso – registi di Los Angeles internazionalmente riconosciuti nel mondo della musica e che hanno firmato le campagne di moda più importanti degli ultimi anni -, il video traduce in immagini l’atmosfera della canzone, attraverso un gioco di contrapposizioni dove Mahmood cerca di fuggire dal limbo della sua stanza d’albergo immergendosi completamente nel videogioco a cui sta giocando. I confini tra la vita reale e l’action game si confondono, fin quando le acrobazie in pixel e gli effetti speciali lasciano spazio ai veri vicoli della città, attraverso i quali il protagonista corre confondendosi tra la folla e le nuvole, fino a trovare sollievo in un tuffo liberatorio nel mare.
Cocktail d’amore, scritto da Mahmood e prodotto da Dardust, è una ballad malinconica che sfoglia con delicatezza i ricordi di una coppia, dai viaggi ai momenti e gesti più semplici, fino a ripercorrere aspettative e desideri talvolta annebbiati dai rimpianti. La copertina del brano è stata curata dal fotografo Frederik Heyman, che – con il suo immaginario surreale creato con l’ausilio della tecnologia 3D – ha collaborato con le più importanti star internazionali.
COVER credits_ Frederik Heyman
Nei mesi di aprile e maggio 2024 si terrà l’European Tour, 16 date – prodotte da Friends & Partners – che vedranno il canatutore esibirsi nei principali club di 10 Paesi europei – fra cui Regno Unito, Francia, Germania, Spagna – per poi concludere con una tappa italiana al Fabrique di Milano, prevista per il 17 maggio 2024. Le prevendite e tutte le informazioni sul tour sono disponibili su www.friendsandpartners.it. Autore e cantante stimato nella scena italiana e internazionale, Mahmood ha scalato le classifiche diventando uno degli artisti di nuova generazione più rilevanti. Due volte vincitore del Festival di Sanremo, si è esibito due volte anche sul palco internazionale dell’Eurovision Song Contest, e nell’edizione di quest’anno è stato ospite speciale della BBC nella serata finale, segnando la prima volta in cui un artista italiano viene invitato fuori concorso in un’edizione di Eurovision che si svolge all’estero. Con 29 dischi di platino e 7 dischi d’oro in Italia, 6 dischi di platino e 3 dischi d’oro all’estero e ha quasi 2,8 miliardi di stream totali all’attivo, Mahmood è ora pronto ad aggiungere un nuovo importante tassello con Cocktail d’amore e la partenza del suo terzo tour europeo nel 2024.
Naima presenta la pièce teatrale My Fair Lady, in scena al Teatro Sistina sino al 26 novembre con la splendida Serena Autieri:l’insegna nazionale di profumeria, con oltre 275 store in tutta Italia,ha scelto il musical di successo planetario per lanciare #Naimatiportaateatro, il progetto che coniuga l’esperienza sensoriale alla cultura e allo spettacolo, con 2 iniziative speciali rivolte al pubblico, allestite nel foyer del Sistina in occasione della première del 3 novembre, fino all’ultimo spettacolo del 26 novembre. Gli eventi esalteranno la bellezza e la femminilità in un luogo magico sulle note inebrianti della fragranza Laura Biagiotti Roma – Fiori Bianchi, partner dell’iniziativa e brand icona di quella bellezza unica e irresistibile legata all’arte, alla cultura e alla città simbolo in tutto il mondo del made in Italy: Roma.
My Fair Lady Teatro Sistina_credits Courtesy of Press Office
L’esperienza al Sistina inizierà per il pubblico sin dal primo istante di ingresso a teatro: una parete di fiori bianchi farà da sfondo, conferendo fascino e memorabilità al momento da immortalare, mentre uno speciale photo-booth digitale è stato appositamente allestito per gli spettatori per una stampa istantanea del loro scatto artistico e per i più social che vorranno realizzare selfie artistici potranno anche pubblicare sul loro profilo IG la loro creazione. Infatti, dopo ogni scatto apparirà sullo schermo del photo-booth un QR Code che consentirà di acquisire lo scatto sul cellulare e condividerlo sul proprio profilo Instagram con l’hashtag #naimatiportaateatro. Chi otterrà più like, riceverà in premio la fragranza Roma Fiori Bianchi di Laura Biagiotti. Verranno messi a disposizione per lui e per lei cappelli d’epoca. Ad ognuno verrà rilasciato anche un coupon con Bar Code che darà diritto ad uno speciale sconto del 30% sugli acquisti presso tutte le Profumerie Naima di Roma.
Da oggi 31 ottobre, a 100 anni dalla sua prima visita nella Capitale avvenuta nel 1923, Escher torna a Roma con la più grande e completa mostra a lui mai dedicata, a Palazzo Bonaparte.
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
Olandese inquieto, riservato e indubbiamente geniale, Escher è l’artista che, con le sue incisioni e litografie, ha avuto e continua ad avere la capacità unica di trasportarci in un mondo immaginifico e impossibile, dove si mescolano arte, matematica, scienza, fisica e design. Artista scoperto in tempi relativamente recenti, Escher ha conquistato milioni di visitatori nel mondo grazie alla sua capacità di parlare ad un pubblico molto vasto. Escher è amato da chi conosce l’arte, ma anche da chi è appassionato di matematica, geometria, scienza, design, grafica. Nelle sue opere confluiscono una grande vastità di temi, e per questo nel panorama della storia dell’arte rappresenta un unicum.
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
La mostra di Roma si configura come un evento eccezionale che presenta al pubblico, oltre ai suoi capolavori più celebri, anche numerose opere inedite mai esposte prima. Un’antologica di circa 300 opere che comprende l’ormai iconica Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte(1938), la celebre serie degli Emblemata, e tantissime altre. Inoltre, a impreziosire il percorso espositivo, anche una ricostruzione dello studio che Escher aveva a Baarn in Olanda che, qui a Roma, espone al suo interno i vari strumenti originali coi quali il Maestro produceva le sue opere e ilcavalletto portatile che lo stesso Escher portò con sé nel suo peregrinare per l’Italia.
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
Dopo vari viaggi in Italia iniziati nel 1921 quando visitò la Toscana, l’Umbria e la Liguria, Escher giunse a Roma dove visse per ben dodici anni, dal 1923 al 1935, al civico 122 di via Poerio, nel quartiere di Monteverde vecchio. Il periodo romano ebbe una forte influenza su tutto il suo lavoro successivo che lo vide prolifico nella produzione di litografie e incisioni soprattutto di paesaggi, scorci, architetture e vedute di quella Roma antica e barocca che lui amava indagare nella sua dimensione più intima, quella notturna, alla luce fioca di una lanterna. Le notti passate a disegnare, seduto su una sedia pieghevole e con una piccola torcia appesa alla giacca, sono annoverate da Escher tra i ricordi più belli di quel periodo. In mostra a Palazzo Bonaparte, infatti, sarà presente anche la serie completa dei 12 “notturni romani” prodotta nel 1934 – tra cui “Colonnato di San Pietro”, “San Nicola in Carcere”, “Piccole chiese, Piazza Venezia”, “Santa Francesca Romana”, “Il dioscuro Polluce” – insieme ad altre opere che rappresentano i fasti dell’antica Urbe come Roma (e il Grifone dei Borghese) del 1927, San Michele dei Frisoni, Roma (1932) e Tra San Pietro e la Cappella Sistina (1936).
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
La mostra, col patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits ed è curata da Federico Giudiceandrea– uno dei più importanti esperti di Escher al mondo – e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company. La mostra vede come sponsorGenerali Valore Cultura, special partnerRicola,mobility partnerAtac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner la Repubblica e Urban Vision, partnerMercato Centrale Roma e hospitality partnerHotel de Russie e Hotel de la Ville.
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
La mostra Escher rientra nel progetto “L’Arte della solidarietà” realizzato con Komen Italia, charity partner della mostra. Unire l’arte con la salute, la bellezza con la prevenzione: è questa l’essenza di un progetto che vede il colore rosa della Komen Italia fondersi con i capolavori esposti nelle mostre. Nel concreto, una parte degli incassi provenienti dalla vendita dei biglietti di ingresso della mostra verrà devoluta da Arthemisia per la realizzazione di specifici progetti di tutela della salute delle donne. Con questa partnership Komen Italia chiude ottobre, mese della prevenzione, e si prepara al grande evento nazionale per festeggiare il suo 25esimo anno della “Race for the cure” il prossimo maggio 2024. Il catalogo è edito da Skira.
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
LA MOSTRA
Prima sezione – Gli inizi
Samuel Jesserun de Mesquita (1868 – 1944) è stato un esponente del movimento Art Nouveau olandese. Fu insegnante di Escher alla Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem e lo incoraggiò a diventare un grafico. I primi lavori di Escher risentono quindi dell’influenza dall’Art Nouveau, corrente caratterizzata da forme sinuose ed eleganti ed ornamenti decorativi ispirati a soggetti naturali. L’artista ha sempre nutrito un profondo interesse per la natura e ha eseguito numerose stampe con raffigurazioni realistiche di fiori e insetti. Dal 1922 al 1935, Escher intraprese molteplici viaggi nel Belpaese, disegnando monumenti, paesaggi, flora e fauna, che al suo ritorno in studio trasformava in opere grafiche. In questi lavori, per lo più caratterizzati da prospettive insolite, una meticolosa osservazione della natura si fonde già con vedute che spaziano verso orizzonti lontani, quasi anticipando i paradossi prospettici e le illusioni ottiche della maturità. In questa sezione sono riprodotte anche le 28 xilografie che compongono il libro XXIV Emblemata dat zijn zinne-beelden, cioè XXIV Emblemi, con massime in versi, una delle tre opere di Escher in qualità di illustratore.
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
Seconda sezione – Italia
Dal 1922 al 1935, Escher soggiornò in Italia, trasferendosi stabilmente a Roma dal novembre del 1923. La città eterna rappresenta una parte importante del corpus delle sue opere; oltre a vari monumenti e scorci della città, ci resta una serie di 12 magistrali xilografie, realizzate a partire dagli schizzi abbozzati di notte grazie ad una torcia e un cavalletto da viaggio. Un altro riferimento a quel periodo, si trova per esempio nella celebre opera Mano con sfera riflettente dove viene riprodotto fedelmente il suo studio di via Alessandro Poerio 122. Ogni anno Escher intraprendeva un viaggio attraverso l’Italia e nel Mediterraneo per riprodurne i magnifici paesaggi: Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo ecc., spesso in compagnia dell’amico ed artista svizzero Giuseppe Haas Triverio. A seguito della crescente oppressione del movimento fascista, si trasferì dapprima in Svizzera nel 1935, poi nel 1937 a Uccle in Belgio, e infine nel 1941 a Baarn, nei Paesi Bassi. Quello tra Escher è l’Italia è un legame indissolubile. In Italia visse probabilmente gli anni più felici: qui si sposò, fondò una famiglia e raccolse i primi successi professionali; questo trapela dai suoi diari, dalle fotografie ma soprattutto dalle sue opere. Anche dopo la svolta artistica verso soggetti astratti, nella composizione dell’immagine ritroviamo frequenti rievocazioni del paesaggio italiano.
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
Terza sezione – Tassellature
Nel 1936, Escher soggiorna a Granada, in Spagna, dove visita nuovamente l’Alhambra, un complesso palaziale fortificato, costruito fra il secolo XIII e il XIV sul colle che domina la città dagli emiri nasridi, famoso per l’elaborata decorazione degli edifici. Questa visita si rivela essere uno punto di svolta nella sua carriera, le elaborate decorazioni geometriche in stile moresco lo affascino e lo spingono a interessarsi alle tassellature. In geometria, si dicono tassellature i modi di suddividere il piano con una o più figure geometriche ripetute all’infinito senza sovrapposizioni e senza lasciare spazi vuoti. Tali figure geometriche, dette “tasselli”, sono spesso poligoni, regolari o meno, ma possono avere anche lati curvilinei. Sono stati identificati 17 diversi tipi di simmetrie che permettono di suddividere il piano. Di queste simmetrie, Escher costituì un catalogo di 137 acquarelli, numerati e archiviati secondo un suo proprio schema logico, da usare come motivi per eseguire tassellature e metamorfosi. Come vedremo, l’uso delle tassellature diventerà un tratto distintivo della sua arte, in cui fantasia, geometria e soggetti figurativi sono sapientemente combinati. A partire da questo momento, Escher si dedicherà, a parte qualche sporadico caso, alla rappresentazione di scene astratte, di ispirazione geometrico-matematica, paradossali o illusorie.
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
Quarta sezione – Metamorfosi
Le tassellature sono alla base dei cicli e delle metamorfosi, il cui tema Escher affronta a partire dal 1937. Per Escher, una metamorfosi, ovvero dal greco una trasformazione, in particolare una trasformazione di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa, prende infatti le mosse dalla modificazione e successiva concatenazione di diverse tassellature (procedimento di divisione regolare del piano). Escher crea così un mondo in cui diverse figure danno vita a vortici di trasformazioni di forme astratte in forme animate e viceversa. La xilografia Metamorfosi II (1939-1940), uno dei suoi capolavori, è un universo circolare in cui un una lucertola può progressivamente diventare la cella di un alveare o un pesce tramutarsi in uccello che a sua volta si trasforma in un cubo e poi in un tetto ecc. A volte nelle metamorfosi interagiscono elementi antitetici ma complementari, come il giorno e la notte o il bene e il male, intrecciando gli opposti all’interno di una stessa composizione. Lo studio delle tassellature e la realizzazione di cicli e metamorfosi (che per altro possono coesistere nella stessa stampa, come in Ciclo, Giorno e Notte, Rettili o ancora Incontro) inducono in Escher il desiderio della rappresentazione dell’illimitato attraverso la suddivisione infinita del piano. Ci riuscirà formalmente grazie agli spunti forniti dallo studioso di geometria H.S.M. Coxeter, nelle opere Limite del cerchio I-II-II-IV.
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
Quinta sezione – Struttura dello spazio
Fin dalle sue prime opere, più ancora che per l’elemento pittorico, Escher dimostra un’attenzione particolare per l’organizzazione dello spazio compositivo. Come abbiamo visto a partire dalla metà degli anni ‘30, Escher si staccherà progressivamente dalla rappresentazione euclidea dello spazio. Il suo crescente interesse per la matematica e la geometria passa attraverso lo studio e il fascino che esercitano su di lui sfere, superfici riflettenti, solidi geometrici o ancora superfici topologiche come il nastro di Möbius, un oggetto percepito come superficie a due facce ma che, ad una più attenta osservazione, ne dimostra una sola. Potremmo parafrasare un suo commento alla litografia Mano con sfera riflettente del 1935, una delle sue opere più celebri, in questo modo: la sfera, riflettendolo, racchiude in sé tutto lo spazio circostante, al cui centro si staglia proprio colui che la guarda; l’uomo è quindi il centro di questo universo. Escher qui non dissimula una certa ironia riguardo all’ego dell’artista, immortalato in una dinamica autoreferenziale. La disamina di questi concetti porterà Escher ad esacerbare il suo gusto per i paradossi, le distorsioni prospettiche e le illusioni ottiche che queste figure permettono.
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
Sesta sezione – Paradossi geometrici
Le conoscenze matematiche di Escher erano principalmente visive e intuitive. Le sue architetture e composizioni geometriche si caratterizzavano grazie a distorsioni prospettiche che, a prima vista, si presentavano come perfettamente plausibili ma che, dopo una più attenta ispezione, si rivelavano impossibili. Una svolta importante avviene nel 1954, anno in cui vengono esposte alcune stampe di Escher durante il Congresso Internazionale dei Matematici ad Amsterdam. Da quel momento il suo lavoro viene sempre più apprezzato dalla comunità scientifica e l’artista inizia un dialogo serrato con matematici e cristallografi che si rivela una vasta fonte di ispirazione per la sua ricerca sulle strutture impossibili, le illusioni ottiche e la rappresentazione dell’infinito. Questa sezione analizza come Escher abbia cercato di forzare oltre ogni limite la rappresentazione di situazioni impossibili, all’apparenza coerenti, attraverso una selezione di alcune delle sue opere più famose: Salire e Scendere, Belvedere, Cascata, Galleria di stampe, o ancora Relatività. Questi capolavori riflettono un aspetto essenziale dell’arte del grafico olandese: il suo complesso rapporto con la matematica, la geometria e il tema della riproduzione grafica dell’infinito.
Escher, mostra Palazzo Bonaparte di Roma
Settima sezione – Lavori su commissione
Come tutti gli artisti che vivono della propria opera, Escher, in qualità di grafico, riceve nel corso degli anni commissioni di vario genere. In questa sezione ritroviamo una carrellata di alcune di queste opere: ex libris (contrassegni da inserire in libri di collezioni o biblioteche private per attestarne la proprietà ed evitarne la perdita o lo scambio con copie identiche), biglietti d’auguri o ancora design per loghi, francobolli, articoli pubblicitari ecc. Per questi lavori, Escher fa un largo e sapiente uso delle tassellature, che non sono solo un suo tratto caratteristico, ma che si prestano per altro perfettamente all’uso: ideali per ottimizzare i tempi del processo creativo attraverso l’uso ripetuto di uno stesso elemento figurativo.
Ottava sezione – Eschermania
Dagli anni ’50 in poi la popolarità di Escher cresce. Grazie anche alle sue connessioni con il mondo scientifico ed accademico, varie riviste cominciano a dedicargli articoli e recensioni. A partire dalla metà degli anni ‘60, inoltre, suo malgrado, una grossa visibilità gli sarà offerta, soprattutto negli Stati Uniti, dal movimento hippy che si approprierà delle sue opere, modificandole e riproducendole su poster e magliette, in chiave psichedelica. Questa ottava ed ultima sezione presenta una serie di opere d’arte ed oggettistica che dimostrano quanto Escher non sia stato solo un artista figlio del suo tempo, ma anche come, fino ai giorni nostri, tramite il suo lavoro avanguardistico e il suo linguaggio attuale, eserciti ancora una forte influenza sul processo creativo di molti artisti, musicisti, pubblicitari e fumettisti, per citare alcuni esempi. Certamente la sua passione per le tassellature nonché la creazione di modi impossibili e paradossali non hanno ancora cessato di essere fonte d‘ispirazione per ulteriori sviluppi e rielaborazioni, nei settori più diversi.
Roma Capitale e Accademia di Belle Arti di Roma (ABA Roma) presentano Couturialism “Rebel”, il fashion show che celebra i migliori studenti del Corso di Culture e Tecnologie della Moda di ABA Roma. Il progetto curato da Sara Chiarugi e Alberto Moretti e per la seconda volta realizzato in collaborazione con Roma Capitale vedrà i più talentuosi studenti-designer dell’ultimo anno accademico del Triennio e del Biennio, presentare ciascuno la propria capsule collection nella meravigliosa cornice di Palazzo Braschi, situato nel cuore della Roma rinascimentale. Un’opportunità unica che pone in relazione l’inventiva dei giovani con la magnificenza di Roma, un incontro che vuole creare un ponte tra creatività e memoria.
ABA Roma_Couturialism “Rebel”, Palazzo Braschi
L’evento è promosso da Roma Capitale con il contributo di Alessandro Onorato, Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, e da Cecilia Casorati, Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma.L’intero progetto è stato fortemente voluto già dalla sua prima edizione da Mariano Angelucci, Presidente della XII Commissione Capitolina Permanente Turismo, Moda e Relazioni internazionali nell’ottica di una valorizzazione dei giovani talenti e del settore moda secondo le linee di indirizzo approvate nel 2022 dall’Assemblea Capitolina. Oltre all’evento di Palazzo Braschi prevede due sfilate presso la sede del Municipio VI di Roma Capitale e presso la Vaccheria situata nel territorio del IX Municipio.
ABA Roma_Couturialism “Rebel”, Palazzo Braschi
I due appuntamenti in programma, coordinati dall’Accademia di Belle Arti di Roma, avranno come protagonisti le creazioni degli studenti dell’IIS Pertini Falcone e dell’IISS Leon Battista Alberti e si terranno rispettivamente il 17 novembre alle ore 18.00 e il 22 novembre alle ore 18:00.
COUTURIALISM intende, dunque, raccontare l’idea di un’innovativa e originale corrente estetica e di pensiero, di una futura generazione di fashion designer caratterizzati da una visione dirompente della moda e da un’approfondita conoscenza delle tecniche sartoriali dove l’enfasi è posta sull’esaltazione del fatto a mano come elemento fondamentale dell’identità espressiva e culturale di ciascuno studente.
ABA Roma_Couturialism “Rebel”, Palazzo Braschi
Gli abiti e gli accessori presentati evidenziano così le competenze artigianali e artistiche degli studenti che hanno completato il Triennio e il Biennio del Corso di Fashion Design presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, e il cui corso di studi trova nella storia dell’arte e della moda le fondamenta del loro percorso formativo. Il Dipartimento di Culture e Tecnologie della Moda di ABA Roma, infatti, rappresenta un punto di riferimento nel panorama della formazione statale di moda.
L’elemento distintivo di questo percorso risiede nella contaminazione artistica, in cui gli studenti, oltre alla formazione in moda, possono liberamente immergersi nelle discipline artistiche tradizionali proprie di un’accademia di belle arti. Un percorso trasversale che offre agli allievi la possibilità di partecipare a corsi di pittura, scultura e scenografia, creando così un’autentica commistione culturale. Questa mescolanza si riflette in modo ineludibile nelle collezioni presentate in passerella, evidenziando l’approccio multidisciplinare distintivo dell’Accademia.
ABA Roma_Couturialism “Rebel”, Palazzo Braschi
Gli studenti, infatti, seguono, tra gli altri, corsi di Fashion Design, Costume Design, Storia della Moda, Tecniche Sartoriali, Design dell’Accessorio, Design del Tessuto, Cultura Tessile, Anatomia Artistica, Fotografia. Grafica, Cultura dei Materiali di Moda, Ambientazione Moda, Disegno per la Moda, Illustrazione.
I giovani designer, attraverso la presentazione di una capsule collection di 5 capi, sia uomo sia donna, racconteranno la loro personale e identitaria visione della moda.
I 16 designer selezionati da ABA Roma sono:
CLARA RESTIVO, GAIA IMPERIA, ARIANNA LONDI, VALERIO MATINI, ANTONELLA OSSERVANTE, BEATRICE PICCININI, DANIELA TORTI, GONG XIAOTONG, ROSY NEDELCU, LUDOVICA CARLINI, CARMELA CINQUE, CHRISTIAN GARAU, XINGYI BAO, MARIKA BIAGIOTTI, JENNIFER DI GIULIO, GABRIELLA PITARRESI.
ABA Roma_Couturialism “Rebel”, Palazzo Braschi
About ABA ROMA
Tra le più antiche accademie d’Italia, nata da un’evoluzione dell’Accademia di San Luca, fondata a fine XVI secolo, ABA Roma è stata presa a modello per le analoghe istituzioni che sarebbero sorte numerose nel nostro paese e in tutta Europa. E’ oggi una delle più importanti istituzioni pubbliche italiane e una delle sedi primarie di alta formazione, di specializzazione e di ricerca in ambito artistico e gode di piena autonomia didattica e amministrativa. Rientra quindi nel comparto universitario dell’Alta formazione artistica e musicale (AFAM) e può rilasciare diplomi accademici di primo livello (laurea) e di secondo livello (laurea magistrale).
Tra i suoi allievi e docenti, vi sono stati artisti del calibro di Sartorio, Cambellotti, Ferrazzi, Mafai, Ziveri, Fazzini, Scialoja, Gentilini, Kounellis, Pascali, Tirelli, Nunzio, Ceccobelli, Pizzi Cannella, Dessì, Canevari.
Grande successo di pubblico e stampa per la terza edizione della Roma Jewelry Week, la manifestazione ideata e curata dall’ architetto Monica Cecchini, in scena nella Città Eterna con mostre diffuse di arte orafa, conferenze, talk e incontri dai Mercati di Traiano al Museo Napoleonico, dove si è svolta la mostra “Ri-trovamenti. Il gioiello tra Roma e Valenza”, che ha visto in esposizione opere della Neo scuola Romana del gioiello contemporaneo, Le Sibille, e i Maestri Orafi di Valenza, in collaborazione con Mani Intelligenti, Alessia Crivelli e il Comune di Valenza; fino a Palazzo Valentini e Palazzo Braschi. Oltre 5mila i visitatori dell’iniziativa che, promossa dall’associazione Incinque Open Art Monti, quest’anno ha visto la collaborazione organizzativa e logistica del Municipio I – Roma Centro, grazie all’Assessore alla cultura Giulia Silvia Ghia, con la collaborazione di Alessandro Onorato, Assessore Capitolino ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda e della Direzione dei Musei civici della Sovrintendenza capitolina Ilaria Miarelli Mariani. Il tema del 2023 è “Second Life”: in linea con la nuova evoluzione tecnologica. La rassegna si pone come obiettivo quello di approcciare queste tematiche con uno sguardo riflessivo che non fugga dal presente e riesca a dialogare con il futuro. La conferenza “Dalla via della seta a Venezia” di Alessio Boschi, jewelry designer apprezzato in tutto il mondo, si è svolta a Palazzo Venezia grazie alla collaborazione di Edith Gabrielli direttrice del VIVE-Palazzo Venezia, con l’assessorato alla cultura del Municipio I Roma Centro.
Attesissima, dopo Madrid e Sofia, l’esposizione nel prestigioso sito archeologico dei Mercati Traianei con alcune delle creazioni svelate nel corso della mostra “Il prezioso cammino di Dante – La Divina Commedia” nei gioielli di Percossi Papi.
Conferenza di rilievo anche quella sul cammeo italiano, tenuta a Palazzo Valentini da Vincenzo Aucella, Gino Di Luca, con moderatrice Laura Astrologo Porchè. La giornalista è main media partner dell’evento con la pagina @journaldesbijoux, insieme al gruppo Mb media Consulting di Massimo Basile, con le riviste Rinascimento Magazine, Celebre Magazine,Luxury Investment Magazine e Beach-Radio.co.uk.
Hanno accolto l’invito nella suggestiva location, per la cerimonia di consegna del “Premio Incinque Jewels”, vinto da Francesco Ridolfi, Simone Cipolla, Igor Quagliata e l’artista messicana Paula Guzman, La Presidente del Primo Municipio Lorenza Bonaccorsi, la dottoressa Lucia Cianciulli della Sovrintendenza Capitolina, l’attrice Amanda Sandrelli, il presidente della sezione moda di Unindustria Lazio Stefano Dominella, Barbara Brocchi, coordinatrice del dipartimento di design del gioiello Ied-Roma insieme agli studenti dell’Istituto, Matilde Pavone dell’Accademia Italiana, gli artisti Alessandro Arrigo e Myriam Bottazzi, la blogger e influencer Giorgia Zoppolato, nota come MissGiò, l’orafo e argentiere Claudio Franchi, , i designer Ivan Barbato, Maria Patrizia Marra, Rossella Ugolini, Cristiana Perali, Fontanagioielli. Ospiti d’eccezione Milano Faschion &Jewels che ha premiato Chiara Fenicia e Anna Pinzari, Teilor Fine Jewellery con il premio a Lisa Dal Pont e Francesca Pallaoro, Elena Donati Milano, e Luca Daverio della Gioielleria Daverio1933 che ha premiato Angela Gentile.
Brindisi alla galleria “Incinque Open Art Monti”, fra gli ospiti la storica del gioiello Bianca Cappello, la dottoressa Maria Rita Delli Quadri di Roma&Roma S.r.l., il console camerlengo del Nobil Collegio Sant’Eligio Aldo Vitali.
I PREMI E I VINCITORI DELLA RJW 2023
Premio Incinque Jewels:
1° Francesco Ridolfi – Vite parallele
2° Simone Cipolla – Ricordo nel cassetto
3° Igor Quagliata – Void Bracelet
4° Anastasia Mukhortova – Renaissance
5° Elda Maresca – Ghirlanda Poppin
Premio Internazionale:
Paula Guzman – Monsters are flowers
Premio alla carriera:
Ivan Barbato – Passando al futuro
Premio Milano Fashion & Jewels:
WEME Chiara Fenicia e Anna Pinzari – Commistioni
Premio giovani Elena Donati:
Alejandra Aguirre – Pareti palpitante
Premio Rossella Ugolini consulenza al design :
Lisa Dal Pont – Scorretto
Premio MissGiò:
Dettaglidattimi – Mettete dei fiori nei vostri cannoni
Moschino annuncia la nomina di Davide Renne come direttore creativo. Nel suo nuovo ruolo Renne, che per gli ultimi due decenni ha guidato l’ufficio stile donna di Gucci ricoprendo il ruolo di Head designer for Womenswear, supervisionerà le collezioni donna, uomo e accessori della linea Moschino, riportando a Massimo Ferretti, presidente esecutivo di Aeffe SpA. Davide Renne assumerà ufficialmente il ruolo di direttore creativo di Moschino il primo novembre 2023. Il suo debutto avverrà con la collezione Autunno/Inverno 2024 durante la Milan Fashion Week di febbraio 2024.
Davide Renne – Moschino Creative Director – photo by Alessio Bolzoni
“Oggi diamo il benvenuto a Davide nella famiglia Moschino”, afferma Massimo Ferretti, Presidente Esecutivo di Aeffe SpA. “Siamo rimasti tutti colpiti dalla visione estremamente sofisticata di Davide, dalla sua consapevolezza del potere della moda di creare un dialogo vivo e poetico con il mondo che ci circonda e dalla sua profonda comprensione dell’ heritage di Moschino e dei nostri codici. È un designer brillante e un essere umano speciale: Franco diceva che le cattive maniere sono l’unico vero cattivo gusto e conoscendo Davide sono rimasto colpito non solo dal suo evidente talento ma dalla sua gentilezza, dalla sua sensibilità Siamo certi che giocherà un ruolo fondamentale nel plasmare il futuro di Moschino, una Maison globale con un cuore italiano e un DNA davvero unico nel settore del lusso”.
“Franco Moschino aveva soprannominato il suo studio ‘la sala giochi’. È così: ciò che la moda – soprattutto quella italiana, e la Maison Moschino in primis – può realizzare con la sua influenza dovrebbe essere sempre fatto con un senso di gioco, di gioia. Un senso di scoperta e sperimentazione”, afferma Davide Renne. “Sono profondamente consapevole dell’onore che Massimo Ferretti, un gentiluomo quasi paterno nei miei confronti con la sua capacità di ascoltare e dialogare durante i nostri incontri, mi abbia concesso di prendere il timone della Maison fondata da una delle grandi menti della moda. Quindi: grazie infinite, Sig. Ferretti, per avermi dato le chiavi della sua sala giochi. Non vedo l’ora di iniziare: ci divertiremo. Insieme”
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